[Nonviolenza] Telegrammi. 3529



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3529 del 4 ottobre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Una commemorazione delle vittime della strage del 3 ottobre 2013. Un discorso tenuto a Viterbo una mattina sei anni dopo
2. Giacomo Leopardi: La ginestra o il fiore del deserto
3. La domanda
4. Per la ricostruzione della civile convivenza
5. Verso il ritorno alla civilta': i doveri piu' urgenti. Una lettera aperta a chi siede al Governo e in Parlamento
6. Una lettera aperta alla Ministra dell'Interno
7. I compiti dell'ora
8. Tre tragedie, tre interventi, tre principi
9. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
10. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
11. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
12. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. UNA COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DELLA STRAGE DEL 3 OTTOBRE 2013. UN DISCORSO TENUTO A VITERBO UNA MATTINA SEI ANNI DOPO

La mattina del 3 ottobre 2019, nel sesto anniversario della strage del 3 ottobre 2013 in cui perirono centinaia di vittime innocenti, vittime delle mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani, dei governi europei che negli artigli di quelle mafie li avevano gettati e abbandonati negando loro di giungere in salvo con mezzi di trasporto legali e sicuri, e vittime di un ordine economico, politico, militare e ideologico internazionale che affinche' i gruppi dominanti accumulino sempre piu' profitti non esita a imporre dittature e schiavitu', a provocare guerre e carestie, a rapinare i popoli di interi continenti, ad avvelenare, devastare e distruggere la biosfera mettendo a rischio di estinzione tante forme di vita vegetali e animali, e l'intero genere umano; questa mattina a Viterbo, nel piazzale nei pressi degli impianti sportivi del quartiere di Santa Barbara, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto il discorso commemorativo di cui di seguito si riporta una rastremata sinossi ricostruita a memoria alcune ore dopo.
*
1. La strage continua
La strage avvenuta al largo di Lampedusa il 3 ottobre del 2013 continua ancora ogni giorno nel Mediterraneo. E continuera' finche' i popoli europei, e innanzitutto il popolo italiano, non apriranno gli occhi e decideranno di farla cessare. Perche' siamo noi che abbiamo il potere e il dovere di farla cessare. E su di noi ricade quel diluvio di sangue innocente che muta colore alle onde del mare e innalza il suo grido fino al cielo.
*
2. La genealogia della violenza
L'indimenticabile padre Balducci ci chiedeva di ricostruire la genealogia della violenza per poterla contrastare efficacemente. E nulla e' piu' rivelatore dell'orrore presente, della strage degli innocenti in corso.
Se milioni di esseri umani sono costretti alla fuga dalle loro case, dalle loro famiglie, dalle loro comunita', dai loro paesi, dai loro continenti, una ragione c'e', anzi: piu' d'una.
E' che quei paesi e quei continenti sono stati saccheggiati e devastati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quei popoli sono stati rapinati e schiavizzati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quegli immensi, variegatissimi, preziosi ecosistemi, e con essi l'intera biosfera, sono stati avvelenati e desertificati, e stanno per essere distrutti, annnichiliti, da quella secolare violenza colonialista, imperialista e razzista, che tuttora perdura e si estende in geometrica progressione.
Sovviene quella metafora del ventinovesimo giorno che Lester Brown utilizzo' come titolo ed esempio decisivo in un libro che tutte e tutti abbiamo letto. Del lago coperto di ninfee solo per meta', ma poiche' la presenza di quelle ninfee raddoppia ogni giorno, anche se sembra che siamo solo a meta' del processo che l'intero lago invadera' provocandone la morte, anche se sembra che il pericolo e' lontano, che - come si usa dire - il bicchiere e' mezzo vuoto e mezzo pieno, gia' domani, proprio domani, e non fra un mese o fra un anno, la catastrofe sara' compiuta.
La crisi ecologica, esito di quell'onnidistruttivo sistema di dominazione che la tragedia delle migrazioni denuncia, ci chiarisce quanto grave sia il pericolo che incombe sull'umanita', e quanto sia urgente e necessario che l'umanita' si unisca per fare fronte comune contro la morte non solo di questo o di quell'individuo empirico, ma dell'intera famiglia umana.
*
3. Messaggeri
Le migrazioni ci parlano quindi del nostro comune destino, della sorte dell'umanita' intera: o ci salveremo tutti insieme, o non si salvera' nessuno.
Cosi' chiunque capisce che i migranti sono messaggeri, ambasciatori dell'umanita', ospiti sacri: ci recano il messaggio della nostra stessa umanita', che noi che viviamo nelle sempre piu' ristrette aree territoriali e sociali del privilegio (un privilegio frutto anche di quella secolare rapina colonialista, imperialista e razzista) abbiamo in larga misura dimenticato e perso sotto l'urto della narcosi indotta dal consumismo.
E ci recano il messaggio che la casa brucia e che occorre svegliarci, tutte e tutti, e porre mano ai secchi e formare quella catena della solidarieta' che ogni essere umano include nell'impegno comune per la salvezza di tutti, come gia' vide e scrisse Giacomo Leopardi nel suo ultimo immenso capolavoro, quella Ginestra che e' uno dei due piu' luminosi manifesti politici dell'Ottocento, e perenne un appello all'umanita' dell'umanita'.
E ci recano il messaggio del naufragio della civilta' e l'appello alla resistenza necessaria contro il totalitarismo onnidivoratore ed onnicida che l'intera umanita' minaccia di annientamento.
Ci recano il messaggio della solidarieta', l'appello alla solidarieta', che e' il seme e il fulcro degli immortali principi dell'89: liberta', eguaglianza, fraternita' e sororita'.
La strage che ogni giorno si compie nel Mediterraneo, il ripresentarsi in Libia dell'orrore dei lager, la sordita' vile e scellerata dei governanti europei dinanzi al massacro dalle loro stesse stoltissime politiche provocato, come la riduzione in schiavitu' e lo sterminio per guerra e per fame di popoli interi, tutto cio' ci riguarda, tutto cio' e' nostra comune responsabilita'. O fermeremo questi orrori, o tutte e tutti ne saremo travolti.
*
4. La regola aurea
Vi e' una regola antica, la regola aurea di ogni morale, che recita: "Agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te". Questa regola chiama all'impegno a salvare tutte le vite umane, a salvare l'intero mondo vivente. Questa regola deve diventare il fondamento della politica dell'umanita'.
Chi ancora sragiona di confini e barriere, di cavalli di frisia e di blocchi navali, di muri alti piu' della torre di Babele e di fossati colmi di coccodrilli da nutrire di carne umana, di eserciti armati contro esseri umani innocenti ed inermi in fuga dalla fame, dall'orrore e dalla morte, ebbene, chi ancora rumina e latra pensieri come pugnali e parole come denti di drago, costui ha perso il lume della ragione, e nel suo sciagurato delirio nasconde a se stesso la realta' a tutte e tutti evidente: che siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune di tutte le persone, e ci salveremo solo insieme, o insieme periremo, noi e i nostri figli e l'intera umana famiglia, fra i tormenti piu' atroci, nella disperazione piu' abissale.
Molti anni fa padre Balducci ci avvertiva anche delle "tre verita' di Hiroshima": che l'umanita' e' ormai unificata ed ha un unico destino di vita o di morte; che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'; che la pace e l'istinto di sopravvivenza ormai coincidono. E ci parlava dell'"essere umano planetario", ovvero della consapevolezza che era giunto il tempo in cui in ogni decisione occorre tener conto del bene comune dell'umanita' intera, in ogni riflessione occorre ricordare che siamo tutte e tutti una sola umanita', che tutte le antiche divisioni di lingua e nazione, di culto e tradizioni, sono ormai obsolete.
*
5. Quid agendum?
Cosa dobbiamo fare? Poche cose, semplici e indispensabili.
La prima: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; e quindi: soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. E quindi: riconoscere a tutte le persone in fuga dalla guerra e dalla fame, dalle dittature e dalla schiavitu', dal terrorismo dei potenti come dei disperati, dalle devastazioni ambientali, il diritto di giungere in salvo nei luoghi ove quelle minacce non siano, o non siano insostenibili, o perlomeno siano concretamente, adeguatamente, effettivamente contrastate dalle leggi, dai costumi, dal sentire e dall'impegno comune, e di giungervi con mezzi di trasporto legali e sicuri.
Questo, questo sconfiggerebbe una volta per sempre le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani. Questo, e non altro. Questo: che i governi europei, o anche solo uno di essi, e che possa essere per prima l'Italia, decidano di riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, e di potervi vivere una vita degna di esseri umani tra esseri umani.
Questo e' anche l'appello, la promessa, l'impegno, il valore affermato e la legge scritta negli articoli 2, 3, 10 e 11 della Costituzione della Repubblica italiana, scritta col sangue dei martiri della Resistenza, che sancisce il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, che impegna a recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno, che garantisce il diritto d'asilo, che ripudia la guerra e tutte le uccisioni.
La seconda: abolire ogni forma di riduzione in schiavitu' e di segregazione razzista nel nostro paese; riconoscere quindi a tutte le persone che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il principio alla base della democrazia; non e' ammissibile lo scandalo che milioni di nostri conterranei siano privati del diritto di voto e di altri diritti umani fondamentali.
La terza: opporsi alle guerre, alle dittature, allo sfruttamento onnidistruttivo. E quindi opporsi alle armi ed alle organizzazioni armate, che sono lo strumento che quelle violenze consente.
Il disarmo e' l'urgenza delle urgenze: le armi sempre sono nemiche degli esseri umani, le armi sempre sono assassine. E nell'eta' inaugurata dalla bomba di Hiroshima Guenther Anders ha chiarito una volta per tutte come l'impegno per il disarmo sia il compito fondamentale cui l'umanita' intera e' chiamata. Solo il disarmo salva le vite; senza disarmo l'umanita' si estingue.
La quarta: estendere in tutto il mondo la pace, la democrazia e i diritti umani cosi' come sancito nei piu' importanti documenti delle Nazioni Unite.
La quinta: fermare la distruzione della biosfera, ed iniziarne subito il risanamento, con un impegno fatto insieme di scelte di vita personali e di decisioni politiche cogenti non piu' rinviabili.
La sesta: condividere il bene ed i beni. Nella condivisione del bene e dei beni e' la chiave di volta dell'edificio della civilta', e' il cuore pulsante della convivenza, e' il nucleo dell'umano consistere.
*
6. Il signor Quidam
"Corpo di Bacco, ma questo e' un programma ecologista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico ecologista, consapevole che l'umanita' ha dei doveri nei confronti della natura, degli altri esseri viventi, di tutto cio' che vive e la cui vita ha quindi ipso facto un significato e un valore, dell'intero mondo vivente, di cui e' essa stessa parte.
"Perdindirindina, ma questo e' un programma femminista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico femminista, il movimento di liberazione delle donne essendo la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della liberazione e della conservazione dell'umanita' e dell'intero mondo vivente; il maschilismo essendo la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze e le devastazioni.
"Per tutti i numi, ma questo e' un programma socialista e libertario, comunista e anarchico", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico socialista, sollecito del bene comune di tutti gli esseri umani, sollecito della liberazione dell'umanita' intera da ogni menzogna e da ogni oppressione.
"Oh cospetto, ma questo e' un programma tolstoiano, gandhiano, nonviolento", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico nonviolento, perche' se l'umanita' non si decidera' a contrastare e sconfiggere la violenza, la violenza distruggera' l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
7. Parlano le vittime
Ecco, le vittime della strage del 3 ottobre 2013 ci parlano. Ci esortano. Ci convocano alle nostre responsabilita', ai nostri doveri verso l'umanita'.
E con loro ci parlano, ci esortano, ci convocano tutte le vittime di tutte le violenze.
E ci dicono quello che ci dicevano la Rosa Rossa e la Rosa Bianca: di opporci alle guerre, di opporci alle dittature, di opporci alle stragi, di difendere la liberta', la dignita', i diritti e la vita di ogni essere umano.
E ci dicono quello che ci dicevano Virginia Woolf e Simone Weil: di costruire la pace contrastando il maschilismo, il militarismo, le gerarchie che negano l'altrui umanita' e schiavizzano le persone; di esercitare la virtu' dell'attenzione e tutti gli ineludibili doveri verso l'umanita' oppressa e sofferente.
E ci dicono quello che ci dicevano Primo Levi e Hannah Arendt: di contrastare il fascismo che torna, di sentire sempre la responsabilita' per l'altrui vita, di opporci al male radicale e alla banalita' del male.
E ci chiedono quindi di fare la scelta necessaria, di prendere la decisione urgente e impegnativa; e questa scelta, questa decisione, e' la nonviolenza.
La nonviolenza, che e' la lotta nitida e intransigente contro tutte le violenze e le oppressioni.
La nonviolenza, che riconosce e difende e sostiene ogni essere umano e l'intero mondo vivente.
La nonviolenza, che invera il primo dovere di ogni persona: il dovere di opporsi al male senza mai reduplicarlo; il dovere di fare il bene nella coerenza tra mezzi e fini; il dovere di soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Quel dovere il cui adempimento invera il diritto di ogni persona alla vita, all'aiuto, alla condivisione del bene.
La nonviolenza, che e' "la forza della verita'" (satyagraha) di Gandhi, l'"essere il cuore pensante della baracca" di Etty Hillesum, "la forza dell'amore" di King, il "rispetto per la vita" di Schweitzer, la "vittoria al mondo" di Vinoba, il "potere di tutti" e la "compresenza" di Capitini, la maieutica e il palpitare di nessi di Dolci, la biofilia di Fromm, la convivialita' di Ivan Illich e di Alexander Langer, l'azione terapeutica e liberatrice di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia, l'etica della resistenza di Nelson Mandela e di Germaine Tillion, la testimonianza di Marianella Garcia e di Berta Caceres, di Maria Zambrano e di Rosanna Benzi, di Laura Conti e di Ginetta Sagan, di Ada Gobetti e di Luce D'Eramo, di Emma Thomas e di Hedi Vaccaro; il pensiero e l'azione di Luce Fabbri per realizzare una societa' senza oppressione.
*
8. E ripetendolo una volta ancora
E ripetendolo una volta ancora, ancora una volta diciamo quali provvedimenti urgentissimi qui ed oggi occorrono per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo, per far tornare l'Italia un paese civile, uno stato di diritto, una democrazia fedele alla Costituzione, alla civilta', all'umanita'.
- abrogare immediatamente tutte le misure razziste e persecutorie imposte dal governo razzista recentemente caduto (ma anche le altre imposte dai governi precedenti che hanno aperto la strada all'inabissamento nella brutalita' di quest'ultimo anno);
- ripristinare l'adempimento del dovere di soccorrere chi e' in pericolo;
- che siano processati nei tribunali della Repubblica i responsabili di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione;
- ripristinare la legalita' costituzionale che il governo della disumanita' da poco caduto ha impunemente infranto per oltre un anno;
- riconoscere il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono in Italia, facendo cessare l'effettuale regime di apartheid di cui sono vittima milioni di nostri effettivi conterranei;
- far cessare la strage nel Mediterraneo, riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
*
9. In questa giornata, tutti i giorni
Questi pensieri suscitati dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono i pensieri che dovremmo pensare ogni giorno.
Queste parole suscitate dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono le parole che dovremmo dire ogni giorno.
Ed ogni giorno dobbiamo impegnarci per far cessare questa mostruosa strage che ogni giorno continua.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

2. MAESTRI. GIACOMO LEOPARDI: LA GINESTRA O IL FIORE DEL DESERTO

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce
Giovanni, III, 19

Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor ne' fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de' mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiar di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi de' potenti
Gradito ospizio; e fur citta' famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
E' il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potra' dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e puo' con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.

Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra se. Non io
Con tal vergogna scendero' sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avro' quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'eta' propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Liberta' vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civilta', che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Cosi' ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci die'. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fe' palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che se schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.

Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama se ne' stima
Ricco d'or ne' gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma se di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io gia', ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicita', quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge si', che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura e' quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra se nel soffrir, ne' gli odii e l'ire
Fraterne, ancor piu' gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma da' la colpa a quella
Che veramente e' rea, che de' mortali
Madre e' di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome e' il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra se confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede cosi', qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul piu' vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Cosi' fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probita' del volgo
Cosi' star suole in piede
Quale star puo' quel ch'ha in error la sede.

Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo voto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo e' nulla,
Sconosciuto e' del tutto; e quando miro
Quegli ancor piu' senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o cosi' paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiu', di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente eta', che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pieta' prevale.

Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui la' nel tardo autunno
Maturita' senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; cosi' d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli,
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar la' su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e citta' nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo pie' quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom piu' stima o cura
Che alla formica: e se piu' rara in quello
Che nell'altra e' la strage,
Non avvien cio' d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.

Ben mille ed ottocento
Anni varcar poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta piu' mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando piu' volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pieta' rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Cosi', dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per si' lungo cammino,
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternita' s'arroga il vanto.

E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Gia' noto, stendera' l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Ne' sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma piu' saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.

3. CRONACHE DI NUSMUNDIA. LA DOMANDA

Giorni fa in un raduno di suoi seguaci un senile signor B. ha rivendicato di esser stato lui a portare al governo per la prima volta "la Lega e i fascisti", chiamati una volta tanto con il loro vero nome.
A dire il vero i fascisti al governo c'erano gia' stati, ed erano costati all'umanita' cinquanta milioni di morti solo nella fase terminale del loro potere, senza contare gli omicidi e i massacri commessi lungo tutti gli anni Venti e Trenta prima dello scatenamento della seconda guerra mondiale.
Ma la domanda che, come si usa dire, sorge spontanea e': ma la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica italiana non vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista?

4. REPETITA IUVANT. PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CIVILE CONVIVENZA

E' il riconoscimento dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani la chiave di volta.
*
Come si puo' tollerare che gli europei abbiano il tristo privilegio di recarsi ovunque nel mondo a rapinare e dissipare risorse, ed agli esseri umani di interi continenti sia negato il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro?
Chi, se non i governi europei, i governi del continente gia' responsabile di secoli di colonialismo, genocidio e saccheggio, ha creato il mercato illegale del traffico di esseri umani gestito dalle mafie schiaviste?
E non e' chiaro a chiunque che c'e' un solo modo per sconfiggere ed annientare il mercato illegale del traffico di esseri umani su cui le mafie schiaviste lucrano profitti immensi, e questo solo modo e' riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi su quest'unico pianeta casa comune di tutti in modo legale e sicuro?
Accogliere gli esseri umani in fuga da guerre e fame, da dittature e schiavitu', e' certo impegnativo, ma questo impegno non e' un nostro dovere, un dovere comune?
Accogliere gli esseri umani in fuga da violenze inenarrabili non e' forse un adempimento del primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto, il dovere di salvare le vite?
E salvare le vite dei fuggiaschi non e' il primo passo per una piu' ampia azione per contrastare guerre e fame, schiavitu' e dittature?
Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire le guerre e la fame? Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire ovunque le dittature e la schiavitu'?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
*
E come si puo' tollerare che in Italia vi sia ancora un non dichiarato ma effettuale regime di apartheid che nega diritti fondamentali a milioni di esseri umani?
Il cosiddetto "reato di clandestinita'" non e' forse una flagrante violazione di un diritto umano fondamentale, il diritto ad esistere, che implica il diritto ad avere un luogo nel mondo in cui vivere?
La riduzione in schiavitu' di innumerevoli esseri umani da parte delle mafie tanto nelle citta' quanto nelle campagne non e' forse un crimine contro l'umanita'?
L'esistenza in Italia di campi di concentramento non e' un pezzo di fascismo che denega, infetta e aggredisce il nostro ordinamento giuridico costituzionale?
La negazione del diritto di voto a milioni di persone che qui vivono, non e' la negazione della democrazia stessa?
Non e' ancora giunta l'ora di inverare le promesse e il programma della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
*
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione di tutte le infami misure razziste imposte dal precedente governo.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento del diritto di ogni essere umano a giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione del cosiddetto "reato di clandestinita'".
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per contrastare adeguatamente il cancro della schiavitu' in Italia.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abolizione dei campi di concentramento.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici per tutte le persone che si trovano in Italia, ed innanzitutto per il diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento stesso della democrazia.
*
Il pericolo razzista e fascista e' tutt'altro che sconfitto nel nostro paese.
La destra razzista e fascista oggi controlla e domina i mass-media e quello strumento principe del totalitarismo che sono i cosiddetti "social media".
La destra razzista e fascista costruisce il suo consenso con una propaganda che usa della diffusione della paura, della menzogna e della barbarie come risorse primarie.
La destra razzista e fascista e' ancora maggioritaria in parlamento, ed e' solo per la spaccatura tra i due principali partiti di essa espressione che da pochi giorni non e' piu' coesa al governo, e vi e' invece (e fortunatamente) un governo in cui due partiti antifascisti si trovano insieme ad un partito fascista.
Se la parte antifascista e costituzionale del governo riuscira' a promuovere il ritorno dell'Italia alla democrazia e alla legalita' costituzionale, cio' dipendera' anche e soprattutto dalla mobilitazione dal basso contro il razzismo e contro il fascismo, mobilitazione dal basso che deve continuare, deve intensificarsi ed estendersi.
Ma perche' questa mobilitazione dal basso per la democrazia possa crescere, essa deve anche approfondire la riflessione e l'autocoscienza e fare in piena consapevolezza la scelta necessaria: deve fare la scelta della nonviolenza.
Perche' solo la nonviolenza contrasta il fascismo in modo adeguato.
Perche' solo la nonviolenza eredita e prosegue la Resistenza antifascista nei suoi valori e nel suo progetto.
Perche' solo la nonviolenza invera il programma scritto nella Costituzione repubblicana.
*
Analisi concreta della situazione concreta, dunque.
Ed impegno concreto e coerente, che difenda e promuova la democrazia e la dignita' umana ovunque e comunque sia possibile farlo; che valorizzi e sostenga ogni azione che difende la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'umanita' intera; che incessantemente si opponga ad ogni cedimento alla barbarie fascista.
Uscire dalla subalternita', dunque.
La nostra lotta scaturisce e si svolge nel confronto reale ovunque conflitto tra oppressione e liberazione si dia, ed insieme si sviluppa e si autocomprende in una prospettiva globale di azione costantemente orientata al bene comune dell'umanita'.
Oggi qui l'opposizione al razzismo ed allo schiavismo e' l'impegno cruciale.
Come il disarmo, come la salvaguardia dell'ambiente, come l'opposizione al sistema di potere ed al modo di produzione che riduce gli esseri umani a mere merci consumatrici di merci ed avvelena e divora e desertifica il mondo vivente, distruggendo con esso la stessa umanita' che ne e' abitatrice e parte.
*
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. REPETITA IUVANT. VERSO IL RITORNO ALLA CIVILTA': I DOVERI PIU' URGENTI. UNA LETTERA APERTA A CHI SIEDE AL GOVERNO E IN PARLAMENTO

Gentili signore e gentili signori,
se, come la decisione odierna relativa all'approdo a Lampedusa della nave "Ocean Viking" lascia supporre, il nuovo governo fara' cessare la scellerata barbarie dell'omissione di soccorso nei confronti dei naufraghi, finalmente l'Italia sembra avviarsi verso la fine della criminale barbarie razzista e fascista, della barbarie persecutrice e assassina cui e' stato dedito per un intero anno il precedente governo.
*
Ma per cessare di essere scellerata corresponsabile della strage degli innocenti nel Mediterraneo, l'Italia deve fare un passo ancora, quello decisivo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Italia e in Europa con mezzi di trasporto legali e sicuri, cosi' annientando il mercato illegale gestito dalle mafie schiaviste dei trafficanti, cosi' salvando innumerevoli vite umane.
Questo occorre fare, subito.
*
Ed insieme a  questo, un passo ancora deve fare l'Italia per tornare un paese civile, uno stato di diritto, un ordinamento democratico: abolire tutte le abominevoli misure razziste che inabissano il nostro paese al rango di infame regime di apartheid.
Abolire le misure razziste dei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza", ed abolire anche le misure razziste imposte e mantenute dai precedenti governi: la disumana criminalizzazione dei cosiddetti "clandestini" (nessun essere umano e' un clandestino in quest'unico mondo vivente patria comune dell'umanita'); i mostruosi campi di concentramento; il favoreggiamento della schiavitu' conseguente alla negazione da parte dei pubblici poteri di fondamentali diritti umani a milioni di esseri umani innocenti.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia.
Non e' una democrazia un paese in cui a milioni di abitanti il diritto di voto e' assurdamente, scelleratamente negato.
Non e' una democrazia un paese in cui esistono i campi di concentramento.
Non e' una democrazia un paese in cui esseri umani innocenti ed inermi vengono denegati, emarginati, perseguitati e abbandonati tra gli artigli dei poteri criminali.
Non e' una democrazia un paese in cui sussiste la schiavitu'.
*
Ogni persona ragionevole sa che l'umanita' e' ormai unificata da un unico destino di vita o di morte. I disastri ambientali e la crisi climatica sono qui a ricordarcelo ogni giorno.
Ogni persona ragionevole sa che l'agire umano deve essere ormai adeguato alla scala planetaria ed intergenerazionale; il principio di precauzione che deve presiedere ad ogni decisione ormai non puo' piu' conoscere frontiere: ogni rilevante decisione pubblica impatta sull'umanita' intera e quindi deve essere sussunta al bene comune dell'umanita' intera.
Mai come adesso la regola aurea non solo della morale personale e sociale, ma della politica e del diritto, si conferma quella che recita: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Mai come ora ogni azione politica deve avere come scopo primario il bene comune dell'umanita', nessuna persona esclusa, vivente o ventura che sia.
*
Soccorrere, accogliere, assistere le persone in fuga dalle guerre e dalla fame, dai disastri ambientali e dalle dittature, non e' un di piu': e' il fondamento stesso della civile convivenza, e' l'incarnazione cogente del principio responsabilita'. Cosi' come abolire le guerre e le armi. Cosi' come cessare di avvelenare, devastare e distruggere la biosfera.
Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, dalla cui difesa e reintegrazione dipende la nostra stessa esistenza.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 14 settembre 2019

6. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA MINISTRA DELL'INTERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
mi consenta innanzitutto di congratularmi per la sua nomina a tale incarico. Lei ha sicuramente le competenze giuridiche ed amministrative, e le risorse culturali e morali, per svolgere la sua funzione con la cura e lo scrupolo richiesti.
*
Lei sa che il suo predecessore, invece, assuefatto ad una propaganda d'odio cui era gia' dedito da molti anni, ha ricoperto questa medesima carica dimentico di quella pietas che sempre dovrebbe illuminare chi sia investito di pubblici uffici in pro del bene comune; e che da quella delirante propaganda reso ebbro e cieco ha imposto al nostro paese decisioni empie, indegne di un paese civile, di uno stato di diritto, di un ordinamento democratico.
In particolare ha imposto, con la vile complicita' dell'intero governo di cui era magna pars, anzi: vero e proprio dominus, in guisa di ministro plenipotenziario, misure confliggenti non solo con la Costituzione della Repubblica italiana, non solo con il diritto internazionale, ma finanche con le leggi non scritte ma incise nel cuore di ogni essere umano.
Con insensata hybris ha imposto e commesso crimini abominevoli.
Come l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Come la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo per impedire loro di continuare a salvare vite innocenti.
Come la persecuzione delle persone piu' fragili, piu' esposte al pericolo di violenze inaudite e piu' bisognose della protezione della legge tra quante si trovano nel nostro paese.
Come una costante, crescente, mostruosa istigazione all'odio razzista.
Ora quel ministro non e' piu' tale, il governo da lui subornato non e' piu' in carica; dopo un anno di follia, di violenza, di eversione dall'alto, l'Italia puo' ora tornare alla democrazia, alla legalita' costituzionale, alla civilta'.
*
Con specifico riferimento ad alcune misure contenute in due particolari atti legislativi, i due cosiddetti "decreti sicurezza", lo stesso Presidente della Repubblica con due sue lettere aveva segnalato l'abissale gravita' di esse.
Ebbene, quelle misure persecutorie, inammissibili e disumane, devono essere al piu' presto abrogate.
E quell'antipolitica razzista di proclamato odio e di praticata empieta' deve cessare.
Unisco quindi la mia voce a quella delle tante persone che sicuramente gia' l'avranno pregata di restaurare il diritto nel nostro paese, di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune.
Faccia cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Faccia cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Faccia cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese.
Faccia cessare l'istigazione all'odio razzista.
Ed innanzitutto apra i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'; si adoperi affinche' siano soccorsi, accolti ed assistiti tutti gli esseri umani in pericolo; restituisca umanita' alla politica italiana e restituisca il nostro paese all'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 settembre 2019

7. REPETITA IUVANT. I COMPITI DELL'ORA

Abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
Soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite.
Far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia.
Tornare alla Costituzione repubblicana antifascista.
*
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. TRE TRAGEDIE, TRE INTERVENTI, TRE PRINCIPI

Tre tragedie
La strage degli innocenti nel Mediterraneo.
I lager libici.
La schiavitu' in Italia.
*
Tre interventi
Primo: soccorrere tutti i naufraghi, e non solo: consentire a tutte - tutte - le persone di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Cosi' annientando il lucrosissimo mercato criminale dei trafficanti di esseri umani.
Secondo: liberare e portare in salvo in Italia tutti i prigionieri dei lager libici: se necessario pagando sia al governo di Tripoli, sia al generale Haftar, un compenso affinche' non lo impediscano, ma anzi cooperino a tal fine.
Terzo: riconoscere subito a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a partire dal diritto di voto. Abolire il cosiddetto "reato di clandestinita'" riconoscendo che chiunque si trovi in Italia deve avere tutti i diritti e i doveri di ogni altra persona. Far valere su tutto il territorio italiano i diritti di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Liberare l'Italia dalla schiavitu'.
*
Tre principi
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

10. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

12. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Ana Llurba, Nellie Bly, Rba, Milano 2019, pp. 192, euro 9,99.
*
Riletture
- Gabriella Alfieri, Verga, Salerno-Rcs, Roma-Milano 2016, pp. 368.
- Lina Bolzoni e Marcella Tedeschi, Dalla scapigliatura al verismo, Laterza, Roma-Bari 1975, pp. VIII + 168.
*
Riedizioni
- Georges Simenon, Il testamento Donadieu, Adelphi, Milano 1988, Gedi, Roma 2019, pp. 428, euro 7,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e a varie altre testate).

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3529 del 4 ottobre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com