[Nonviolenza] Telegrammi. 3518
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- Date: Sun, 22 Sep 2019 19:53:44 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3518 del 23 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Que reste-t-il de nos amours
2. Per la ricostruzione della civile convivenza
3. Verso il ritorno alla civilta': i doveri piu' urgenti. Una lettera aperta a chi siede al Governo e in Parlamento
4. Una lettera aperta alla Ministra dell'Interno
5. I compiti dell'ora
6. Tre tragedie, tre interventi, tre principi
7. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
8. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
9. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
10. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
11. Omero Dellistorti: Colore
12. Omero Dellistorti: Sciapezze, ovvero: la solita storia
13. Omero Dellistorti: L'assaggiatore
14. Segnalazioni librarie
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'
1. SCORCIATOIE. QUE RESTE-T-IL DE NOS AMOURS
Se non si contrasta il razzismo, che resta della nostra umanita'?
Se non si salvano le vite, che resta della nostra umanita'?
Se non si contrasta il fascismo, che resta della nostra umanita'?
Se non si sceglie la nonviolenza, come si puo' salvare il mondo dall'abisso?
2. REPETITA IUVANT. PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CIVILE CONVIVENZA
E' il riconoscimento dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani la chiave di volta.
*
Come si puo' tollerare che gli europei abbiano il tristo privilegio di recarsi ovunque nel mondo a rapinare e dissipare risorse, ed agli esseri umani di interi continenti sia negato il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro?
Chi, se non i governi europei, i governi del continente gia' responsabile di secoli di colonialismo, genocidio e saccheggio, ha creato il mercato illegale del traffico di esseri umani gestito dalle mafie schiaviste?
E non e' chiaro a chiunque che c'e' un solo modo per sconfiggere ed annientare il mercato illegale del traffico di esseri umani su cui le mafie schiaviste lucrano profitti immensi, e questo solo modo e' riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi su quest'unico pianeta casa comune di tutti in modo legale e sicuro?
Accogliere gli esseri umani in fuga da guerre e fame, da dittature e schiavitu', e' certo impegnativo, ma questo impegno non e' un nostro dovere, un dovere comune?
Accogliere gli esseri umani in fuga da violenze inenarrabili non e' forse un adempimento del primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto, il dovere di salvare le vite?
E salvare le vite dei fuggiaschi non e' il primo passo per una piu' ampia azione per contrastare guerre e fame, schiavitu' e dittature?
Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire le guerre e la fame? Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire ovunque le dittature e la schiavitu'?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
*
E come si puo' tollerare che in Italia vi sia ancora un non dichiarato ma effettuale regime di apartheid che nega diritti fondamentali a milioni di esseri umani?
Il cosiddetto "reato di clandestinita'" non e' forse una flagrante violazione di un diritto umano fondamentale, il diritto ad esistere, che implica il diritto ad avere un luogo nel mondo in cui vivere?
La riduzione in schiavitu' di innumerevoli esseri umani da parte delle mafie tanto nelle citta' quanto nelle campagne non e' forse un crimine contro l'umanita'?
L'esistenza in Italia di campi di concentramento non e' un pezzo di fascismo che denega, infetta e aggredisce il nostro ordinamento giuridico costituzionale?
La negazione del diritto di voto a milioni di persone che qui vivono, non e' la negazione della democrazia stessa?
Non e' ancora giunta l'ora di inverare le promesse e il programma della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
*
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione di tutte le infami misure razziste imposte dal precedente governo.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento del diritto di ogni essere umano a giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione del cosiddetto "reato di clandestinita'".
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per contrastare adeguatamente il cancro della schiavitu' in Italia.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abolizione dei campi di concentramento.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici per tutte le persone che si trovano in Italia, ed innanzitutto per il diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento stesso della democrazia.
*
Il pericolo razzista e fascista e' tutt'altro che sconfitto nel nostro paese.
La destra razzista e fascista oggi controlla e domina i mass-media e quello strumento principe del totalitarismo che sono i cosiddetti "social media".
La destra razzista e fascista costruisce il suo consenso con una propaganda che usa della diffusione della paura, della menzogna e della barbarie come risorse primarie.
La destra razzista e fascista e' ancora maggioritaria in parlamento, ed e' solo per la spaccatura tra i due principali partiti di essa espressione che da pochi giorni non e' piu' coesa al governo, e vi e' invece (e fortunatamente) un governo in cui due partiti antifascisti si trovano insieme ad un partito fascista.
Se la parte antifascista e costituzionale del governo riuscira' a promuovere il ritorno dell'Italia alla democrazia e alla legalita' costituzionale, cio' dipendera' anche e soprattutto dalla mobilitazione dal basso contro il razzismo e contro il fascismo, mobilitazione dal basso che deve continuare, deve intensificarsi ed estendersi.
Ma perche' questa mobilitazione dal basso per la democrazia possa crescere, essa deve anche approfondire la riflessione e l'autocoscienza e fare in piena consapevolezza la scelta necessaria: deve fare la scelta della nonviolenza.
Perche' solo la nonviolenza contrasta il fascismo in modo adeguato.
Perche' solo la nonviolenza eredita e prosegue la Resistenza antifascista nei suoi valori e nel suo progetto.
Perche' solo la nonviolenza invera il programma scritto nella Costituzione repubblicana.
*
Analisi concreta della situazione concreta, dunque.
Ed impegno concreto e coerente, che difenda e promuova la democrazia e la dignita' umana ovunque e comunque sia possibile farlo; che valorizzi e sostenga ogni azione che difende la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'umanita' intera; che incessantemente si opponga ad ogni cedimento alla barbarie fascista.
Uscire dalla subalternita', dunque.
La nostra lotta scaturisce e si svolge nel confronto reale ovunque conflitto tra oppressione e liberazione si dia, ed insieme si sviluppa e si autocomprende in una prospettiva globale di azione costantemente orientata al bene comune dell'umanita'.
Oggi qui l'opposizione al razzismo ed allo schiavismo e' l'impegno cruciale.
Come il disarmo, come la salvaguardia dell'ambiente, come l'opposizione al sistema di potere ed al modo di produzione che riduce gli esseri umani a mere merci consumatrici di merci ed avvelena e divora e desertifica il mondo vivente, distruggendo con esso la stessa umanita' che ne e' abitatrice e parte.
*
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. REPETITA IUVANT. VERSO IL RITORNO ALLA CIVILTA': I DOVERI PIU' URGENTI. UNA LETTERA APERTA A CHI SIEDE AL GOVERNO E IN PARLAMENTO
Gentili signore e gentili signori,
se, come la decisione odierna relativa all'approdo a Lampedusa della nave "Ocean Viking" lascia supporre, il nuovo governo fara' cessare la scellerata barbarie dell'omissione di soccorso nei confronti dei naufraghi, finalmente l'Italia sembra avviarsi verso la fine della criminale barbarie razzista e fascista, della barbarie persecutrice e assassina cui e' stato dedito per un intero anno il precedente governo.
*
Ma per cessare di essere scellerata corresponsabile della strage degli innocenti nel Mediterraneo, l'Italia deve fare un passo ancora, quello decisivo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Italia e in Europa con mezzi di trasporto legali e sicuri, cosi' annientando il mercato illegale gestito dalle mafie schiaviste dei trafficanti, cosi' salvando innumerevoli vite umane.
Questo occorre fare, subito.
*
Ed insieme a questo, un passo ancora deve fare l'Italia per tornare un paese civile, uno stato di diritto, un ordinamento democratico: abolire tutte le abominevoli misure razziste che inabissano il nostro paese al rango di infame regime di apartheid.
Abolire le misure razziste dei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza", ed abolire anche le misure razziste imposte e mantenute dai precedenti governi: la disumana criminalizzazione dei cosiddetti "clandestini" (nessun essere umano e' un clandestino in quest'unico mondo vivente patria comune dell'umanita'); i mostruosi campi di concentramento; il favoreggiamento della schiavitu' conseguente alla negazione da parte dei pubblici poteri di fondamentali diritti umani a milioni di esseri umani innocenti.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia.
Non e' una democrazia un paese in cui a milioni di abitanti il diritto di voto e' assurdamente, scelleratamente negato.
Non e' una democrazia un paese in cui esistono i campi di concentramento.
Non e' una democrazia un paese in cui esseri umani innocenti ed inermi vengono denegati, emarginati, perseguitati e abbandonati tra gli artigli dei poteri criminali.
Non e' una democrazia un paese in cui sussiste la schiavitu'.
*
Ogni persona ragionevole sa che l'umanita' e' ormai unificata da un unico destino di vita o di morte. I disastri ambientali e la crisi climatica sono qui a ricordarcelo ogni giorno.
Ogni persona ragionevole sa che l'agire umano deve essere ormai adeguato alla scala planetaria ed intergenerazionale; il principio di precauzione che deve presiedere ad ogni decisione ormai non puo' piu' conoscere frontiere: ogni rilevante decisione pubblica impatta sull'umanita' intera e quindi deve essere sussunta al bene comune dell'umanita' intera.
Mai come adesso la regola aurea non solo della morale personale e sociale, ma della politica e del diritto, si conferma quella che recita: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Mai come ora ogni azione politica deve avere come scopo primario il bene comune dell'umanita', nessuna persona esclusa, vivente o ventura che sia.
*
Soccorrere, accogliere, assistere le persone in fuga dalle guerre e dalla fame, dai disastri ambientali e dalle dittature, non e' un di piu': e' il fondamento stesso della civile convivenza, e' l'incarnazione cogente del principio responsabilita'. Cosi' come abolire le guerre e le armi. Cosi' come cessare di avvelenare, devastare e distruggere la biosfera.
Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, dalla cui difesa e reintegrazione dipende la nostra stessa esistenza.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 14 settembre 2019
4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA MINISTRA DELL'INTERNO
Gentilissima Ministra dell'Interno,
mi consenta innanzitutto di congratularmi per la sua nomina a tale incarico. Lei ha sicuramente le competenze giuridiche ed amministrative, e le risorse culturali e morali, per svolgere la sua funzione con la cura e lo scrupolo richiesti.
*
Lei sa che il suo predecessore, invece, assuefatto ad una propaganda d'odio cui era gia' dedito da molti anni, ha ricoperto questa medesima carica dimentico di quella pietas che sempre dovrebbe illuminare chi sia investito di pubblici uffici in pro del bene comune; e che da quella delirante propaganda reso ebbro e cieco ha imposto al nostro paese decisioni empie, indegne di un paese civile, di uno stato di diritto, di un ordinamento democratico.
In particolare ha imposto, con la vile complicita' dell'intero governo di cui era magna pars, anzi: vero e proprio dominus, in guisa di ministro plenipotenziario, misure confliggenti non solo con la Costituzione della Repubblica italiana, non solo con il diritto internazionale, ma finanche con le leggi non scritte ma incise nel cuore di ogni essere umano.
Con insensata hybris ha imposto e commesso crimini abominevoli.
Come l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Come la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo per impedire loro di continuare a salvare vite innocenti.
Come la persecuzione delle persone piu' fragili, piu' esposte al pericolo di violenze inaudite e piu' bisognose della protezione della legge tra quante si trovano nel nostro paese.
Come una costante, crescente, mostruosa istigazione all'odio razzista.
Ora quel ministro non e' piu' tale, il governo da lui subornato non e' piu' in carica; dopo un anno di follia, di violenza, di eversione dall'alto, l'Italia puo' ora tornare alla democrazia, alla legalita' costituzionale, alla civilta'.
*
Con specifico riferimento ad alcune misure contenute in due particolari atti legislativi, i due cosiddetti "decreti sicurezza", lo stesso Presidente della Repubblica con due sue lettere aveva segnalato l'abissale gravita' di esse.
Ebbene, quelle misure persecutorie, inammissibili e disumane, devono essere al piu' presto abrogate.
E quell'antipolitica razzista di proclamato odio e di praticata empieta' deve cessare.
Unisco quindi la mia voce a quella delle tante persone che sicuramente gia' l'avranno pregata di restaurare il diritto nel nostro paese, di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune.
Faccia cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Faccia cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Faccia cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese.
Faccia cessare l'istigazione all'odio razzista.
Ed innanzitutto apra i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'; si adoperi affinche' siano soccorsi, accolti ed assistiti tutti gli esseri umani in pericolo; restituisca umanita' alla politica italiana e restituisca il nostro paese all'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 settembre 2019
5. REPETITA IUVANT. I COMPITI DELL'ORA
Abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
Soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite.
Far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia.
Tornare alla Costituzione repubblicana antifascista.
*
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
6. REPETITA IUVANT. TRE TRAGEDIE, TRE INTERVENTI, TRE PRINCIPI
Tre tragedie
La strage degli innocenti nel Mediterraneo.
I lager libici.
La schiavitu' in Italia.
*
Tre interventi
Primo: soccorrere tutti i naufraghi, e non solo: consentire a tutte - tutte - le persone di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Cosi' annientando il lucrosissimo mercato criminale dei trafficanti di esseri umani.
Secondo: liberare e portare in salvo in Italia tutti i prigionieri dei lager libici: se necessario pagando sia al governo di Tripoli, sia al generale Haftar, un compenso affinche' non lo impediscano, ma anzi cooperino a tal fine.
Terzo: riconoscere subito a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a partire dal diritto di voto. Abolire il cosiddetto "reato di clandestinita'" riconoscendo che chiunque si trovi in Italia deve avere tutti i diritti e i doveri di ogni altra persona. Far valere su tutto il territorio italiano i diritti di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Liberare l'Italia dalla schiavitu'.
*
Tre principi
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
7. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
8. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
9. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
10. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA
L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org
11. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: COLORE
Successe cosi'.
Che io dissi: No, questo non si puo' dire.
E lui: E perche'?
- Perche' ci vogliono le prove.
- Quali prove?
- Uno che l'ha fatto.
- E' un modo di dire.
- Si', pero' per poterlo dire bisogna che ci sia almeno uno che l'ha fatto.
- Ma che c'entra?
- C'entra. E' una questione di rispetto.
- Di rispetto di che?
- Come di che? Della verita'. Di rispetto della verita'.
- Perche', vorresti dire che se ci fosse uno che l'avesse fatto allora si potrebbe dire e se invece non l'avesse mai fatto nessuno allora no?
- Risposta esatta.
- Ma per favore.
- Non e' questione di farti un favore, e' questione di rispetto della verita'. Quando uno parla non e' che puo' aprire bocca e dargli fiato.
- E allora?
- Allora che?
- Allora, allora, la conclusione.
- Non c'e' una conclusione. E' gia' detto tutto.
- E allora?
- Che, ricominci? Allora che?
- No, dicevo, adesso?
- Adesso niente. Solo che non si puo' dire. Fine.
- E adesso si puo' continuare la partita?
- Certo che si puo' continuare la partita.
- Allora giochiamo.
- Giochiamo.
*
Pero' un paio di mani dopo si vedeva che sbuffava, scuoteva la testa, cambiava posto alle carte di continuo.
Gli chiesi: Mo' che c'e'?
Come che c'e', disse.
- Che c'e', t'ho chiesto che c'e'.
- Niente.
- E allora perche' fai tutti 'sti versacci?
- Ma quali versacci?
- Forza, dillo.
- Dillo che?
- Quello che ci hai sullo stomaco, no?
- Ce lo sai quello che ci ho sullo stomaco, ce lo sai.
- No che non ce lo so.
- Invece ce lo sai, e' quello che hai detto prima.
- E che ho detto prima?
- Che non si poteva dire.
- Ah, quello.
- Si', quello.
- E dov'e' il problema?
- Come dov'e'? Allora non si puo' dire niente, uno gioca a carte per poter chiacchierare liberamente con gli amici e invece non si puo' dire niente. Finisce pure il gusto di giocare a carte, no?
- E chi l'ha detto che non si puo' dire niente? Si puo' dire tutto.
- Eh no, e tu allora devi fare pace col cervello. Prima hai detto che quello non si poteva dire.
- E che c'entra? Si puo' dire tutto quello che e' vero, quello che non e' vero no.
- E che ne sai tu che non e' vero?
- Apposta t'ho chiesto se sapevi di uno che l'aveva fatto.
- Il fatto che io non ce lo so non significa essere sicuri che non ci sia uno che l'abbia fatto. Magari c'e'. Che ne sai?
- Un momento: questo si chiama invertire l'onere della prova, e non e' una cosa bella. Sei tu che l'hai detto e sei tu che devi provare che almeno una volta e' successo. Se non lo puoi provare non lo puoi dire.
- E tu che ne sai se in tutta la storia del gioco del ramino e' successo o no? Puo' essere successo, solo che tu non lo sai.
- Infatti io non lo so, ma il punto e' che non lo sai neppure tu, e sei tu che hai detto che certe volte uno gli manca una sola carta per andare a colore e non ti arriva neanche se ti impicchi.
- Lo dicono tutti.
- Qui pero' lo hai detto tu, e io ti ho chiesto se mi sapevi dire il nome di uno che l'aveva fatto di impiccarsi per vedere se poi la carta entrava, e tu non ce lo sai.
- E se invece lo sapessi?
- Se lo sapevi lo dicevi subito.
- Magari m'e' venuto in mente adesso.
- A questo siamo ridotti? A 'sti trucchetti da asilo infantile?
- Non ho detto che mi e' venuto in mente adesso.
- Quindi non lo sai.
- Quindi non lo so.
- Appunto. Giochiamo che e' meglio.
- E giochiamo.
*
Ma dopo qualche mano ricominciava, strizzava gli occhi, biascicava a mezza bocca mezze frasi che non si riusciva a capire che diceva ma dovevano essere parolacce o bestemmie, cambiava di continuo posto alle carte. Non se ne poteva piu'.
Ero li' li' per alzarmi e andare a casa quando fa: Vado al gabinetto.
Che volevi dire? Tutti quelli che eravamo al tavolino (quattro che giocavamo e altri sei o sette dietro che guardavano la partita) restammo contrariati, perche' al gabinetto ci si va tra una partita e l'altra, non in mezzo a una partita. Pero' gia' c'era stata quella chiacchierata spiacevole, cosi' nessuno disse niente, neppure le solite battutacce.
*
Poi aspettammo, chiacchierando del piu' e del meno. Ma lui dal gabinetto non tornava. E si faceva tardi. Cosi' uno di quelli che guardavano la partita lo chiamo', e lui zitto. Allora un altro ando' alla porta del gabinetto e busso', sempre piu' forte, e lo chiamava. Ma niente. E ormai tutto il bar era in piedi a vedere che succedeva. Fini' che si forzo' la porta e lui era li' dentro che penzolava dal tubo della cassetta del cesso che ci si era impiccato con la cinta.
Cosi' tornammo al tavolino e gli scoprimmo le carte, e ci aveva tutti fiori meno che una. E siccome toccava a lui pescare, girammo la carta sopra il mazzo ed era picche.
Adesso si puo' dire, dissi.
12. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: SCIAPEZZE, OVVERO: LA SOLITA STORIA
No, secondo me sono tutte sciapezze, che me lo chiedo sempre che gusto ci troveranno. Io per me proprio non lo capisco che gusto ci troveranno. Boh. E infatti eccomi qui, libero come il vento e indipendente come la repubblica dell'Ossola quel par di settimane, eh? Magari tra qualche anno, si', mi tocchera' trovare una badante. Magari una bella figliola, eh? Tra qualche anno, pero', che finche' posso voglio stare da solo. Quando uno s'e' abituato a vivere da solo. Eh si'. Niente sciapezze, solo la liberta'.
Pero' Linetto e Taccagnino un gusto ce lo dovevano trovare, senno' non finiva cosi', no? Perche' la cosa buffa, la cosa tragica delle persone e' questa: che una cosa che non gliene frega niente a nessuno c'e' sempre uno che invece gli pare che sia il tesoro dei tesori, la Coppa Rimette, la corona della Cacania che neanche c'e' piu' ma prima c'era, ai vecchi tempi. E la cosa buffa di questa cosa buffa e' che dove c'e' uno, ci sono due. E' sempre cosi', e' sempre la solita storia, la solita vecchia storia, che appena la cominci a raccontare gia' lo sai come finisce, a schifio finisce come diceva quello. Poi a dire il vero in quel caso non e' che gli piaceva solo a loro, a tutti gli piaceva. A tutti i maschi, chiaro. E magari pure a quelche femmina, chi lo sa? Ma a quei tempi a 'ste cose al paese chi ci pensava? O almeno non si diceva niente. Non si diceva niente di niente a quei tempi al paese, si lavorava e basta, con la terra, con le bestie, e la sera la gente era troppo stanca per chiacchierare, le donne a casa e gli uomini all'osteria, e fine della canzone. Quei tempi. Quando ci ripenso. Mah.
Erano amici Linetto e Taccagnino, amici de core, fratelli de sangue. Tutto insieme facevano. E stavano sempre da soli perche' se qualcun altro s'aggregava subito diventavano gelosi. No, non e' come pensate, che a quei tempi al paese certe cose non si potevano neanche pensare, non era come oggi. Pero' gelosi erano gelosi, e allora stavano sempre per conto loro. E il lavoro aiutava, perche' facevano i carbonari. No, no quelli dei libri delle scole, che figuramose se erano annati a scola, Linetto e Taccagnino. Annavano a la macchia a ffa' 'l carbo'. Lo sapete come dice il proverbio, no? O a Nnapoli 'n carrozza o a la macchia a ffa' 'l carbo'. Ecco, loro erano quelli che andavano nel bosco a fare il carbone, che a quel tempo non c'era il cherosene, il metano, tutte 'ste robe che so' arrivate doppo, parecchio doppo.
Ma che? No, no, che dite? Ah, che nu lo capite 'l dialetto. Se ppoi se po' ddi' dialetto 'l dialetto nostro che quasi nun ze sente, che pare propio itajano, eh? Pero', no, ci mancherebbe, io ci tengo a farmi capire, e siccome ho fatto le scuole pure io, la racconto in italiano 'sta storia. E cche cce vo'? E cche mme cambia? E' ssempre la stessa storia pure se e' detta in italiano, se traduce facile se traduce.
*
Non so se lo sapete che lavoro sia quello del carbonaio: si va nella macchia, si tagliano gli alberi, si prepara l'imposto e li si brucia in un certo modo sotterrati, che resta un bel carbone che poi si vende alla gente, girando per le case. Per le stufe, si'. Cosi' si faceva. Adesso non lo so, saranno cinquant'anni che al paese non ci torno piu'. No, non per niente, per via dell'anca che ci ho fatto l'operazione ma che non e' riuscita proprio bene, cosi' fatico troppo a camminare e i viaggi lunghi me li sogno, si' e no che arrivo alla bottega davanti casa che per fortuna ci hanno tutto, il pane, i pomodori, il tonno, il vino, l'olio, l'aceto, insomma tutto quello che mi piace a me. La pensione? Non ne parliamo, ci arrivo giusto giusto a fine mese. Da giovinotto compravo pure il giornale, oltre ad averci il motorino, il Motom, che era un signor motorino, ma adesso i soldi bastano appena appena per il mangiare e per la signora che mi pulisce casa una volta al mese. Da giovinotto compravo sempre "L'Unita'", certo che ero del partito, facevo l'operaio, ed ero del partito della classe operaia. SI lottava contro lo sfruttamento per la liberazione dell'umanita'. Se il partito ci fosse ancora io la tessera la farei sempre, pero' il partito non c'e' piu', neppure il giornale, che tanto i soldi per comprarlo oggi non ce li avrei. Facevo pure la diffusione casa per casa la domenica, tutta la sezione mobilitata, e chi diffondeva di piu' poi lo premiavano alla federazione, che veniva apposta il compagno del comitato centrale a fare il discorso. Io ve lo dico chiaro: se avessimo vinto noi oggi l'umanita' era libera e felice, non questo schifo che comandano ancora i fascisti come se niente fosse. Io se non avessi fatto l'operazione all'anca capace che oggi come oggi andavo in montagna con la carabina e cominciavo la Resistenza, pure da solo, che pure l'altra volta che vi credete? Cominciarono da soli i piu' gagliardi. A me la Resistenza m'e' sempre piaciuta, se non c'era la Resistenza c'era ancora il fascismo. Che adesso c'e' lo stesso, ma e' un po' diverso, un po' piu' fiacco, perche' le conquiste della classe operaia dopo la Liberazione, come la Costituzione per esempio, eh, non e' facile smontarle del tutto, non e' facile per niente, con tutto che subito i padroni e la marmaglia ci si misero di buzzo buono per distruggere tutto un'altra volta, ma la clase operaia non s'arrendeva mai. Adesso siamo tutti vecchi, quelli che non sono morti. Io non m'arrendo di sicuro, pero' certo che lottare posso lottare poco, per via dell'anca che non ce la faccio a camminare, e degli altri acciacchi dell'eta'. Ma ai miei tempi per il partito pure la galera mi sono fatto. Le manifestazioni a Roma, non mancavo mai a una. E se c'era da farsi avanti, io mi facevo avanti, ero nel servizio d'ordine. Che il partito ci aveva pure il servizio d'ordine. Pure del sindacato. Quelli erano tempi. La televisione c'era solo al bar e quando facevano le olimpiadi e gli atleti del paese dei soviet vincevano le medaglie noi ci alzavamo tutti in piedi e cantavamo l'Internazionale, me lo ricordo come fosse ieri. E poi Cuba, e il Vietnam. A quei tempi se veniva fuori uno come quel razzista li', era meglio che non usciva di casa, ve lo dico io, che la gente gli tirava addosso le bustate di quella cosa del colore della cioccolata. A quei tempi ce lo sapevano tutti che un cristiano puo' essere pure nero, giallo, maomettano o buddistano, ma tutti ci hanno diritto di vivere, di vivere una vita degna, che da ciascuno secondo le sue capacita' ed a ciascuno secondo i suoi bisogni. A quei tempi la gente mica leggeva Topolino e Diabolik, leggeva il Manifesto del partito comunista tradotto dal compagno segretario del partito. L'avete letto voi? E allora leggetelo, cosi' capite com'e' fatto il mondo. Pure il Breve corso, come no.
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No, no, ci avete ragione, di Linetto e Taccagnino stavo a ddi', e' giusto, e' giusto.
Erano amici. Erano pure compagni. No, ma che capite. Compagni allora significava una cosa sola: che erano iscritti al partito, che ci avevano la coscienza di classe e lottavano per l'emancipazione del proletariato, perche' la classe operaia e' quella che liberando se stessa libera l'umanita' intera. Come sarebbe a ddi' "bumme"? Che, nun ce lo sapevate? Questa e' scienza. Me fate propio pena si nun ce lo sapete. 'Nfatti se vede 'n che monno ve tocca da campa', se vede, havoja se sse vede. Senza offesa, eh? E certo che sso' ancora communista, che dovarebba da esse, ostrogoto? So' de la classe operaia e allora so' communista. Tutti i proletari coscienti sono comunisti, me dispiace si nun ce lo sapete. Ma nun e' colpa vostra, eh, e' che da quanno hanno chiuso le sezzioni del partito, poi e' finita che hanno chiuso pure 'l partito e la gioventu' e' restata disorientata, e' restata sbandata, e allora i padroni hanno stravinto facile, senza l'organizzazione della classe operaia la barbarie padronale e imperialista vince sempre facile, si nun ze lotta pel socialismo, vince la barbarie, sicuro come 'na messa. L'avete letta Rosa Lussemburgo? La dovreste leggere, quella si' che era una donna. Era pure zoppa, ma col penziero correva come 'n cavallo da corsa. Rosa Lussemburgo, l'hanno ammazzata i fascisti. Ogni vorta che 'n'omo ammazza 'na donna quell'omo e' 'n fascista. Ricordatevela que'.
Vabbe', allora dicevamo di Linetto e Taccagnino. Adesso di preciso mica me lo ricordo piu' come fu che conobbero la Marcellina detta pure la Cicaletta. E gia' questo doveva mettere sull'avviso, dico io, perche' al paese tutti ci avevano un soprannome, e il nome di battesimo non se lo ricordava nessuno a parte la mamma; ma la Marcellina di soprannomi ce ne aveva due, la Marcellina e la Cicaletta, che la Marcellina perche' la madre si chiamava la Marcellona, che era figlia della Marcellaccia che certo l'avrete sentito dire che ai suoi tempi, ai suoi tempi, non fatemi dire niente. E la Cicaletta perche' cantava sempre e non lavorava mai, come la cicala della favola della cicala, la sapete? La favola della cicala, come non la sapete? La sanno tutti, la favola della cicala e la formica. Quella. No, non sono due favole diverse, e' la stessa. Vabbe', vabbe'. Magari un'altra volta, eh? Senno' la storia di Linetto e Taccagnino non la finisco piu'. Come la storia di Scendi Tristano, la conoscete? Manco que', eh? Vabbe', vabbe'.
Insomma, come l'avevano conosciuta non me lo ricordo, ma al paese era impossibile non accorgersene della Marcellina la Cicaletta, primo perche' cantava sempre e non lavorava mai, che era la disperazione della sua povera madre che faceva la lavandaia, la lavandaia che lavava i panni degli altri, al lavatoio pubblico, si', a quei tempi non c'erano le lavanderie, e neanche le lavatrici dentro casa, si andava al lavatoio, le donne, si'. La disperazione della sua povera madre era, tutto il giorno a cantare e non muoveva una paglia neppure se la pagavi. Secondo, era bella, ma bella come la cosa piu' bella che vi potete immaginare. Ve la immaginate la cosa piu' bella che potete immaginare? Ecco, lei era bella di piu'. Bella come il sole e la luna messi insieme. E tutti gli uomini del paese, dai vecchi bavosi fino ai ragazzini che appena appena si accorgevano che quel coso si muoveva, tutti, ma proprio tutti, le sbavavano dietro (certo, i vecchi erano avvantaggiati perche' sbavavano sempre - no, e' un battutaccia, scusate, ma visto che oramai sono un vecchio bavoso pure io, potro' pure dirla, no?). Tutti, tutti sbavavano per la Marcellina la Cicaletta. E a quei tempi era solo questione di tempo, prima o poi qualcuno se la portava nella macchia, o sul carretto, o sul lettone, o sulla milleccento chi se la poteva permettere o l'aveva rubata apposta; e o pagando o a forza di botte, che usava cosi', non era come oggi, prima o poi qualcuno, insomma, lo sapete pure voi. Pero', e questa era la cosa strana, la cosa incredibile, la Marcellina la Cicaletta non ci stava con nessuno, e si sapeva difendere. A graffi, a ginocchiate, e soprattutto con la roncola che se la portava sempre dietro: si metteva una cintura, e nella cintura ci teneva infilato il roncio, e dopo che due o tre ci avevano provato, magari solo per fare gli spiritosi, e ci avevano rimediato un ricordino sulla faccia di quelli che restano finche' campi, e ti ha detto pure bene perche' la Marcellina la Cicaletta colla roncola sua sapeva toccare ma sapeva pure staccare, insomma, nessuno ci aveva il coraggio di non rispettarla. Sbavavano, ma non osavano. Tutti, pure io, certo. Pure io, pure io, quando dico tutti, dico tutti. Adesso dico che sono tutte sciapezze, con l'esperienza della vita, ma allora ero giovane, e sbavavo pur'io.
Com'e' come non e', a un certo punto si capi' che alla Marcellina la Cicaletta gli piacevano Linetto e Taccagnino. Valle a capire le donne. E li' gia' era chiaro come sarebbe andata a finire dico io. Che facevano insieme non lo so, se e' questo che volete sapere, io li ho visti solo ballare qualche volta, e non credo che facessero altro, lei ci aveva sempre il roncio alla cintura. Pero' non lo so, magari c'era pure qualcos'altro, ma io non li ho visti mai, mica fo il guardone. Pero' lo capii subito pur'io come andava a finire, lo capirono subito tutti quanti. C'e' proprio bisogno che lo racconto? E allora ve lo racconto.
*
Linetto e Taccagnino s'erano innamorati tutti e due della Marcellina la Cicaletta. Ma loro erano due e lei una sola. Inoltre avevano violato il tacito patto di far parte per se' e non lasciar entrare nessuno nella combriccola, che se vuoi che una societa' funzioni una persona e' poca e tre sono troppe. Che loro la pensavano cosi', io invece penso che sono troppe pure due, ma loro la pensavano cosi', erano proprio amici amici. Invece la Marcellina la Cicaletta la lasciarono entrare, e cosi' da due diventarono tre, e successe quello che doveva succedere. Succede sempre quello che deve succedere. Mi fanno ridere a me gli indovini. La gente e' talmente prevedibile che tu se non ti distrai riesci a capire oggi quello che Cornacchione fara' domani o fra tre mesi o tra dieci anni. La gente fanno tutti sempre le stesse cose, obbediscono agli stessi sentimenti, basta che tu li guardi bene dieci minuti e gli potresti dire il futuro preciso preciso senza sbagliare di un capello. E' fatta cosi' la gente, e' sempre la stessa storia. E se uno ci ha una visione materialistica del mondo, e usa la strumentazione marxista e fa l'analisi concreta della situazione concreta, diventa un gioco da ragazzi: lo sai gia' che il padrone appena puo' licenzia, lo sai gia' che il democristiano ruba, lo sai gia' che l'imperialismo e' in agguato e che le bombe atomiche negli arsenali aspettano solo il momento buono. Lo sai gia' che il marito geloso scapoccera' la moglie giovane, lo sai gia' che se giochi a zecchinetta con Giggiotto de Ggiggetto ti porta via - con rispetto parlando - pure le mutande, e lo sai gia' che Romolo fara' secco Remo. L'umanita' e' cosi' prevedibile che ti fa sempre pena, pure quando ti fa schifo, che in effetti fa scghifo sempre, apposta io ho preferito campare da solo, adesso ci ho una signora che viene una volta al mese per pulire casa che io non ce la faccio piu' per via dell'operazione all'anca che non e' venuta bene, pero' e' da solo che mi paice stare, libero come il vento e la repubblica di Montefiorino, eh?
Che dicevo? Eh? Ah. Di Linetto e Taccagnino. Lo volete sapere perche' Linetto lo chiamavano Linetto? Per via della brillantina, che ci aveva sempre i capelli impiastrati di brillantina. Il povero Linetto, quella fine. E Taccagnino si capisce cosi' facile che non c'e' bisogno di dirlo.
E mo' me so' ppure stuccato da racconta', 'l zeguito ve lo dico 'n'antra vorta. Po' esse. E po' esse pure de no. Era mi' fratello Taccagnino, e in galera c'e' morto. Pe' 'sta sciapezza de 'nnamorasse sia lui che Linetto della Marcellina la Cicaletta. Chissa' se lei campa ancora. Scommetto che e' ancora bella come il sole e la luna messi insieme.
13. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'ASSAGGIATORE
Secondo me e' un mestiere come un altro, come il capitano di ventura, l'inquistore, il poeta o il buffone di corte, il gentiluomo e il servo della gleba, il pittore, il teatrante, il boia, l'artigiano, il presbitero e il mercatante, insomma, senza farla tanto lunga, e' un mestiere come un altro.
Rischioso e' rischioso, ma c'e' un lavoro che non ci sono rischi? E perlomeno non e' troppo faticoso. E si sta al caldo, e si siede a tavola con sua santita'. Dico: con sua santita'. E il resto della giornata libero. Che il resto della giornata io lo passo un po' nelle cucine, perche' e' meglio essere amici di chi cucina e a dirsela tutta passo belle mancette a destra e a sinistra perche' non si sa mai, una soffiata ti salva la pelle. Per il resto m'arrabatto, un po' al bordello, un po' girando per botteghe. Che tutte e tutti ci hanno la loro bella supplica per il santo padre ed io sono il canale di trasmissione ideale: discreto, efficiente, e in cambio mi pagano in natura, cosi' sono sempre vestito bene, e la notte non m'infreddolisco mai. Poi, certo, bisogna pure che mi prendo la mia razione di prediche e rosari vari, che l'assaggiatore di sua santita' non puo' mica vivere da turco o da epicureo, si sa.
E cinque volte al giorno c'e' il lavoro. La colazione subito dopo alzato, il pranzo che spesso e' una specie di udienzona, la merenda mentre si gioca a bocce, la cena piu' intima con i cardinali che contano per mettersi d'accordo sulle guerre e le scomuniche, la spaghettata verso mezzanotte che a sua santita' gli piace, e c'e' sempre pure qualche bella ragazzotta, gagliarda e sorridente. Io sto seduto a fianco al santo padre, e assaggio. E naturalmente non sento niente, e' come se non ci fossi, discrezione assoluta che non voglio fare la fine di Caciottone, che era il quart'ultimo prima di me, che aveva detto dal barbiere che aveva sentito cose grosse e dieci minuti dopo le guardie se lo erano bevuto, che a Roma pure i tabernacoli ci hanno le orecchie e ci sono tabernacoli dove che ti giri, e l'avevano torturato per tre giorni e tre notti solo per il gusto di torturarlo che neppure gli fecero una domanda che era una, e poi gli avevano dato fuoco a Campo de' Fiori, perche' pure il pubblico ci ha diritto a godersi lo spettacolo. Io so essere discreto. Pero' ogni tanto ci penso, perche' Romoletto, Gnagnarella e Cicorione, che sarebbero quelli che hanno tenuto il posto tra Caciottone e me, se ne sono andati tutti al creatore che nessuno e' durato piu' di sei mesi, e Gnagnarella tre giorni e due notti. Perche' succede? Succede perche' anche qui, nel cuore della cristianita', il veneficio ha i suoi cultori. Adesso magari ogni volta ci saranno state motivazioni diverse. Magari uno voleva avvelenare sua santita' per una questione di donne, sono cose che succedono; un altro lo voleva far fuori perche' pensava che era un eretico messo li' dai massoni, e pure questo ci sta; un altro ancora magari si era solo sbagliato le dosi del condimento del coniglio alla cacciatore e non c'era nessuna cattiva intenzione. Intanto quei tre sono pippati, e il santo padre ancora e' qui.
Mio cugino, che sotto sotto e' luterano, una volta che eravamo soli ed era sicuro che non ci sentisse nessuno, sussurrandomi nell'orecchio che si capiva una parola su tre me lo chiese: "Ma sara' morale che il papa fa morire avvelenato un povero innocente al posto suo tre o quattro volte all'anno? Sara' cosa da cristiani? Tu che dici?". Io non gli risposi, io non dico niente. Se non facessi questo lavoro e dove li troverei cinque pasti al giorno? E chi me li farebbe tutti quei bei regaletti e quelle carinerie delle giovinotte se non ci avessi l'opportunita' di portare le suppliche al santo padre, eh? Io il lavoro mio me lo tengo stretto.
14. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Hannah Arendt, Guenther Anders, Scrivimi qualcosa di te. Lettere e documenti, Carocci, Roma 2017, pp. XVI + 194, euro 24.
*
Riletture
- Mara Selvini Palazzoli, L'anoressia mentale. Dalla terapia individuale ala terapia familiare, Feltrinelli, Milano 1963, 1981, Cortina, Milano 2006, Fabbri-Rcs, Milano 2007, 2010, pp. XIV + 294.
- Mara Selvini Palazzoli, Stefano Cirillo, Matteo Selvini, Anna Maria Sorrentino, I giochi psicotici nella famiglia, Cortina, Milano 1988, 1997, pp. XXII + 298.
*
Riedizioni
- Francisco Ovando, Tutta la luce del campo aperto, Gedi, Roma 2019, pp. 176, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").
15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
16. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3518 del 23 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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