[Nonviolenza] Telegrammi. 3510



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3510 del 15 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Verso il ritorno alla civilta': i doveri piu' urgenti. Una lettera aperta a chi siede al Governo e in Parlamento
2. Una lettera aperta alla Ministra dell'Interno
3. I compiti dell'ora
4. Tre tragedie, tre interventi, tre principi
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
8. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
9. Omero Dellistorti: Il ritorno di Picciafoco
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. L'ORA. VERSO IL RITORNO ALLA CIVILTA': I DOVERI PIU' URGENTI. UNA LETTERA APERTA A CHI SIEDE AL GOVERNO E IN PARLAMENTO

Gentili signore e gentili signori,
se, come la decisione odierna relativa all'approdo a Lampedusa della nave "Ocean Viking" lascia supporre, il nuovo governo fara' cessare la scellerata barbarie dell'omissione di soccorso nei confronti dei naufraghi, finalmente l'Italia sembra avviarsi verso la fine della criminale barbarie razzista e fascista, della barbarie persecutrice e assassina cui e' stato dedito per un intero anno il precedente governo.
*
Ma per cessare di essere scellerata corresponsabile della strage degli innocenti nel Mediterraneo, l'Italia deve fare un passo ancora, quello decisivo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Italia e in Europa con mezzi di trasporto legali e sicuri, cosi' annientando il mercato illegale gestito dalle mafie schiaviste dei trafficanti, cosi' salvando innumerevoli vite umane.
Questo occorre fare, subito.
*
Ed insieme a  questo, un passo ancora deve fare l'Italia per tornare un paese civile, uno stato di diritto, un ordinamento democratico: abolire tutte le abominevoli misure razziste che inabissano il nostro paese al rango di infame regime di apartheid.
Abolire le misure razziste dei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza", ed abolire anche le misure razziste imposte e mantenute dai precedenti governi: la disumana criminalizzazione dei cosiddetti "clandestini" (nessun essere umano e' un clandestino in quest'unico mondo vivente patria comune dell'umanita'); i mostruosi campi di concentramento; il favoreggiamento della schiavitu' conseguente alla negazione da parte dei pubblici poteri di fondamentali diritti umani a milioni di esseri umani innocenti.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia.
Non e' una democrazia un paese in cui a milioni di abitanti il diritto di voto e' assurdamente, scelleratamente negato.
Non e' una democrazia un paese in cui esistono i campi di concentramento.
Non e' una democrazia un paese in cui esseri umani innocenti ed inermi vengono denegati, emarginati, perseguitati e abbandonati tra gli artigli dei poteri criminali.
Non e' una democrazia un paese in cui sussiste la schiavitu'.
*
Ogni persona ragionevole sa che l'umanita' e' ormai unificata da un unico destino di vita o di morte. I disastri ambientali e la crisi climatica sono qui a ricordarcelo ogni giorno.
Ogni persona ragionevole sa che l'agire umano deve essere ormai adeguato alla scala planetaria ed intergenerazionale; il principio di precauzione che deve presiedere ad ogni decisione ormai non puo' piu' conoscere frontiere: ogni rilevante decisione pubblica impatta sull'umanita' intera e quindi deve essere sussunta al bene comune dell'umanita' intera.
Mai come adesso la regola aurea non solo della morale personale e sociale, ma della politica e del diritto, si conferma quella che recita: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Mai come ora ogni azione politica deve avere come scopo primario il bene comune dell'umanita', nessuna persona esclusa, vivente o ventura che sia.
*
Soccorrere, accogliere, assistere le persone in fuga dalle guerre e dalla fame, dai disastri ambientali e dalle dittature, non e' un di piu': e' il fondamento stesso della civile convivenza, e' l'incarnazione cogente del principio responsabilita'. Cosi' come abolire le guerre e le armi. Cosi' come cessare di avvelenare, devastare e distruggere la biosfera.
Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, dalla cui difesa e reintegrazione dipende la nostra stessa esistenza.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 14 settembre 2019

2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA MINISTRA DELL'INTERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
mi consenta innanzitutto di congratularmi per la sua nomina a tale incarico. Lei ha sicuramente le competenze giuridiche ed amministrative, e le risorse culturali e morali, per svolgere la sua funzione con la cura e lo scrupolo richiesti.
*
Lei sa che il suo predecessore, invece, assuefatto ad una propaganda d'odio cui era gia' dedito da molti anni, ha ricoperto questa medesima carica dimentico di quella pietas che sempre dovrebbe illuminare chi sia investito di pubblici uffici in pro del bene comune; e che da quella delirante propaganda reso ebbro e cieco ha imposto al nostro paese decisioni empie, indegne di un paese civile, di uno stato di diritto, di un ordinamento democratico.
In particolare ha imposto, con la vile complicita' dell'intero governo di cui era magna pars, anzi: vero e proprio dominus, in guisa di ministro plenipotenziario, misure confliggenti non solo con la Costituzione della Repubblica italiana, non solo con il diritto internazionale, ma finanche con le leggi non scritte ma incise nel cuore di ogni essere umano.
Con insensata hybris ha imposto e commesso crimini abominevoli.
Come l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Come la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo per impedire loro di continuare a salvare vite innocenti.
Come la persecuzione delle persone piu' fragili, piu' esposte al pericolo di violenze inaudite e piu' bisognose della protezione della legge tra quante si trovano nel nostro paese.
Come una costante, crescente, mostruosa istigazione all'odio razzista.
Ora quel ministro non e' piu' tale, il governo da lui subornato non e' piu' in carica; dopo un anno di follia, di violenza, di eversione dall'alto, l'Italia puo' ora tornare alla democrazia, alla legalita' costituzionale, alla civilta'.
*
Con specifico riferimento ad alcune misure contenute in due particolari atti legislativi, i due cosiddetti "decreti sicurezza", lo stesso Presidente della Repubblica con due sue lettere aveva segnalato l'abissale gravita' di esse.
Ebbene, quelle misure persecutorie, inammissibili e disumane, devono essere al piu' presto abrogate.
E quell'antipolitica razzista di proclamato odio e di praticata empieta' deve cessare.
Unisco quindi la mia voce a quella delle tante persone che sicuramente gia' l'avranno pregata di restaurare il diritto nel nostro paese, di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune.
Faccia cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Faccia cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Faccia cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese.
Faccia cessare l'istigazione all'odio razzista.
Ed innanzitutto apra i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'; si adoperi affinche' siano soccorsi, accolti ed assistiti tutti gli esseri umani in pericolo; restituisca umanita' alla politica italiana e restituisca il nostro paese all'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 settembre 2019

3. REPETITA IUVANT. I COMPITI DELL'ORA

Abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
Soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite.
Far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia.
Tornare alla Costituzione repubblicana antifascista.
*
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. TRE TRAGEDIE, TRE INTERVENTI, TRE PRINCIPI

Tre tragedie
La strage degli innocenti nel Mediterraneo.
I lager libici.
La schiavitu' in Italia.
*
Tre interventi
Primo: soccorrere tutti i naufraghi, e non solo: consentire a tutte - tutte - le persone di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Cosi' annientando il lucrosissimo mercato criminale dei trafficanti di esseri umani.
Secondo: liberare e portare in salvo in Italia tutti i prigionieri dei lager libici: se necessario pagando sia al governo di Tripoli, sia al generale Haftar, un compenso affinche' non lo impediscano, ma anzi cooperino a tal fine.
Terzo: riconoscere subito a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a partire dal diritto di voto. Abolire il cosiddetto "reato di clandestinita'" riconoscendo che chiunque si trovi in Italia deve avere tutti i diritti e i doveri di ogni altra persona. Far valere su tutto il territorio italiano i diritti di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Liberare l'Italia dalla schiavitu'.
*
Tre principi
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

8. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

9. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL RITORNO DI PICCIAFOCO

Era o non era? Non era possibile che era. Pero' se non era gli assomigliava tanto che doveva essere lui per forza. Se non era il fantasma. Ma fantasma non era da come trangugiava la pastasciutta, che qui dal sor Rinaldo e' il piatto preferito, "il piatto sovrano" come dice il sor Rinaldo, o quello che fa finta di essere il sor Rinaldo, perche' la gestione in cinquant'anni sara' cambiata dieci volte e sempre c'e' il sor Rinaldo, che e' il nome della trattoria e quindi di necessita' pure di chi la gestisce, che siccome il primo della dinastia ci aveva i baffi a manubrio se li fanno crescere tutti per diventare il genius loci, come dice il farmacista che e' cliente abituale.
Insomma, era o non era Picciafoco? Mi pareva e non mi pareva: quarant'anni dopo le persone cambiano, ma quel regaletto sulla guancia che gli avevo fatto io era proprio uguale: due rasoiatelle che adesso luccicavano come il ghiaccio sotto la barba fatta male. E se era, che ci era tornato a fare qui? Non lo sapeva che era l'ultimo posto al mondo dove farsi vedere? La gente sono tutti scemi, lo dico sempre io, fanno sempre la mossa sbagliata, magari tutta la partita non hanno sbagliato niente, ma prima che finisce la fanno, la fanno grossa, e nera, e puzzolente. La gente. Che si deve far riconoscere sempre che non capisce un colpa che la piglia. E io non sono uno sentimentale, io non mi commuovo, io ti punisco cosi' impari. E' la legge della natura, e il principio dell'educazione: tu abbassi la guardia? E il ferro entra. E il ferro e' piu' duro della ciccia e pure dell'osso, il ferro entra. E poi vediamo che ci avevi in saccoccia, nel portafoglio, la catenina al collo, la fede, pure i denti che io mica mi schifo a guardare in bocca ai morti. Perche', la roba che mangiamo non e' morta? E allora perche' la gallina o la vacca morta non ci fa schifo e l'uomo morto si'? Dovrebbe essere il contrario, semmai. La gente, la gente non capisce un colpo e non ne azzecca mai una. Buon per me, dico io.
Secondo me era, la zazzerona non c'era piu', ma e' l'eta', e la moda di adesso che si rasano pure il cucuzzolo, 'st'imbecilli, 'sti cialtroni. Secondo me era lui. Che era tornato. E adesso uno come me ce lo ha il diritto di sapere perche' uno come lui fa la fesseria dell'anno, no? Che lo dovevo avere steso allora e l'ho lasciato campare, e l'imbecille si ripresenta qui. Se non e' uno sfregio questo.
Cosi' mi alzai, superai tre o quattro tavolini vuoti, e col piatto, il bicchiere, la bottiglia e il tovagliolo mio che mi sembravo un prestigiatore, un equilibrista, a riuscire a tenerli tutti senza farli cascare, mi piazzo di fronte a lui e accennando alla sedia vuota dico: e' libero? E lui, senza neppure alzare la testa: No.
- Intendevo: la sedia.
- No.
- No che?
- Non e' libera.
- Pero' e' vuota.
- Non e' la stessa cosa.
- Sei sempre lo stesso, Picciafo'.
- Come, prego?
- Se alzi gli occhi mi riconosci, Picciafo'.
- Temo che lei mi confonda con qualcun altro.
- Sara'. Intanto mi metto seduto prima che mi casca tutto per terra.
Solo dopo che mi ero sistemato ed avevo riavviato l'attivita' manducatoria lui desistette dalla medesima attivita', sbuffo', sollevo' le sopracciglia e disse: "Sei sempre un rompicoglioni, Biancazzu'". Biancazzuro mi ci chiamavano da regazzino, saranno cinquant'anni che nessuno mi ci chiama piu'. Era proprio Picciafoco.
- Ti sei deciso.
- Tanto non te ne andavi.
- Ci potevi scommettere.
- Vabbe', mo' basta, che volevi?
- Io? Tu, tu che pensi di combinare qui, ma che ti dice il cervello? Se ero un altro gia' aveva chiamato i carabinieri e addio Picciafoco, bevuto come un vermuttino.
- Non l'hai fatto.
- Apposta ho detto se era un altro.
- Ma un altro non mi riconosceva, no?
- E che ne sai?
- Sto qui da mezz'ora e m'hai riconosciuto solo tu.
- E che dimostra?
- Niente.
- Niente lo dico io.
- Dillo tu.
- Niente.
- Bravo. E mo'?
- No, e mo' lo dico io.
- Tutte tu le vuoi dire? E dille tutte tu.
- Mo' che ci fai qui?
- Niente. Lo posso dire niente?
- Sei sempre lo stesso, Picciafo'.
- L'hai detto gia', Moschettie'.
Moschettiere e' un altro dei nomi con cui mi chiamano, per via di tutte le risse a coltellate. Poi per entrare meglio nel personaggio visto che mi chiamavano cosi' m'ero fatto crescere i baffetti a punta e la mosca sul mento. Li ho tenuti per qualche anno, poi li ho tagliati perche' ero troppo facile da riconoscere, e col mestiere mio e' meglio non farsi riconoscere. Mi chiamavo gia' Moschettiere quando feci il lavoretto sulla faccia di Picciafoco, che se glielo feci vuol dire che se l'era meritato, adesso non mi ricordo piu' perche'. Invecchiando mi accorgo che mi ricordo bene i fatti, ma le ragioni per cui ho fatto quei fatti non me le ricordo piu', a parte quella principale che e' sempre la stessa: i soldi. E che altro?
"Ce lo prendiamo un caffe'?", dice lui. "Meglio un cognac, un caffe' e un amaro", dico io. "Servizio completo", dice lui. "E poi mi dici perche' sei qui", dico io. "Carla la matta", dice lui abbassando la voce.
- Ma se e' morta da dieci anni almeno.
- Ma prima non potevo.
- Ma che ti hanno raccontato?
- Niente, che e' morta.
- Apposta, e' morta. E' morta di un tumore. Non ci ha colpa nessuno.
- Ci ha sempre colpa qualcuno.
- E di chi sarebbe la colpa.
- Del marito, direi.
- Anzermo?
- Anzermo Scorticallossi.
- Guarda che non c'entra niente, e' morta perche' ci ha avuto un cancro.
- Tu dici che non c'entra, io dico che c'entra.
- Per questo sei venuto?
- Per questo.
- Ma non lo puoi fare.
- E perche' no?
- Perche' Anzermo lavora per me.
- E allora?
- Allora e' sotto la mia protezione.
- Vorra' dire che ti pago un risarcimento.
- Vorra' dire che dovresti ammazzare pure a me.
- Vorra' dire che lo faro'.
- Vorra' dire che mi tocca d'ammazzarti prima io.
- Svelto come la polvere.
- Niente di personale, ma un capo si prende cura dei suoi.
- Niente di personale, ma sei sempre stato un pallone gonfiato con questa mania di comandare. Ma come fai a sopportarti?
- Io ci riesco bene, tu mi pare un po' meno.
- E che ne sai?
- Per esempio io sono restato al paese e tu sei sparito.
- Semplice profilassi.
- Per quarant'anni?
- Per quarant'anni.
- E cosi', a passatempo, che avresti combinato 'sti quarant'anni di turismo?
- Bravo, ho fatto il turista.
- E sei restato pezzente.
- Puo' darsi di si' e puo' darsi di no.
- Di si', di si', che se era no che te ne fregava di Carla la matta.
- Non lo so, primo amore?
- Ma senti tu che scemenze che mi tocca sentir dire da uno scemo come te.
- Sono scemo, dico scemenze. E' normale.
- Tu non sei stato mai innamorato della Carletta, guarda che io me lo ricordo.
- Puo' darsi di si' e puo' darsi di no.
- Ancora 'sta zunna? non sei stato mai innamorato della Carletta, se non lo so io.
- E che ne sai tu?
- Tutto so io.
- Tutto tutto?
- Tutto tutto.
- Tutto tutto no.
- Tutto tutto si'.
- E invece no, perche' senno' lo sapevi che la Carletta s'era innamorata di me.
- E quando mai?
- Quando me ne andai. Apposta me ne andai.
- Ah si'? A me mi pare che te ne andasti la sera che avevi cavato fuori le budella da dentro Albertino l'Avvocatino. In mezzo alla piazza, che ci mancava solo la banda musicale.
- E secondo te perche'?
- Perche' che?
- Non la banda musicale, l'estrazione delle budella.
- Ma che ne so, non c'e' mica sempre bisogno di un perche'.
- Invece quella volta un perche' c'era.
- Carla la matta?
- Essa.
- Cioe'.
- M'aveva scritto una lettera.
- Carla la matta una lettera, e a te? Non ci credo neanche se la vedo.
"Eccola", disse. La tiro' fuori dal portafoglio e la lancio' sul tavolino verso di me che quasi finiva nel piatto che ormai era vuoto, ma un po' di sugo c'era ancora. Picciafoco e' fatto cosi', non ci ha rispetto di niente.
La lessi: roba da non crederci. E cosi' l'Avvocatino aveva violentato la Carletta, che aveva scritto a Picciafoco che aveva aperto l'Avvocatino e poi via. Poi Carla la matta si era messa con Anzermo che l'aveva messa a fare la vita, poi l'aveva pure sposata, la gente e' proprio scema, e adesso ecco questo campione del mondo degli scemi qui davanti a me che era tornato con quarant'anni di ritardo.
- Ci sono un mucchio di cose che non sai, Picciafo'.
- E tu dimmele.
- Dopo che partisti, la Carletta si mise a fare la vita.
- No. Anzermo la mise a fare la vita.
- E' lo stesso.
- No che non e' lo stesso.
- Si' che e' lo stesso, tanto oramai e' morta.
- Lei si', Anzermo no.
- Anzermo adesso gioca nella squadra mia.
- Dovrai fare un nuovo acquisto col mercato d'autunno.
- Non fa ridere per niente.
- Non doveva far ridere.
- Tu non sai niente.
- E tu invece sai tutto.
- Si', io so tutto perche' io sono restato qui al paese e tu invece sei fuggito in capo alla luna.
- Non cosi' lontano, ma quasi.
- Vabbe', compro la vita d'Anzermo, quanto vuoi?
- Niente, quella vita non vale niente.
- E allora la compro per niente, affare fatto.
- Non abbiamo fatto nessun affare. Stasera quel magnaccia smette di ammorbare il mondo e questo e' tutto. Non ti mettere di mezzo.
- Pure da giovane ci avevi sempre 'ste pose melodrammatiche che non le poteva sopportare nessuno.
- Mi dispiace, sara' il carattere.
- E allora te lo dico per l'ultima volta. Non intignare perche' se intigni mi costringi a fare quello che non voglio fare.
- Tu non devi fare niente, sono io che devo fare una cosa, e poi e' finita.
- E che te l'ha ordinata il dottore?
- Quasi. Guarda qua.
E mentre tenevo ancora in mano la prima lettera me ne tiro' una seconda. Era un'altra lettera di quella zozzona della Carletta, che diceva che stava per morire di cancro e che l'aveva sempre amato. Nient'altro.
- Come ha fatto a farti arrivare 'sta lettera.
- Evidentemente conosceva il modo.
- Tutti questi anni siete restati in contatto?
- No. Ci ho solo 'ste due lettere sue. La prima me la diede lei la mattina dell'ultimo giorno di Albertino l'Avvocatino, la seconda la diede gia' chiusa a sua cugina Lucioletta perche' la desse a mio cugino Beccaccione, che quella mattina le avevo detto che ogni volta che avesse avuto bisogno di me me lo avrebbe potuto far sapere cosi'. Da allora una volta al mese ho sempre telefonato al Beccaccione per sapere se c'era posta. E dieci anni fa c'era. Me la feci spedire a casa di un amico che poi me la fece avere. Ci volle un po' di tempo. Quando la lessi non mi era possibile venire qua. Sono venuto adesso.
- E ci sono altre lettere?
- No.
- E neppure altre condanne a morte?
- Neppure.
- Solo Anzermo?
- Solo Anzermo.
- E se lo faccio io?
- E perche'?
- Come perche'? Per il prestigio. Oggi lo cerco e ci litigo, e stasera e' fatto.
- Non e' uguale.
- Perche' non e' uguale?
- Perche' devo farlo io.
- E' non e' uguale?
- No che non e' uguale, devo farlo io.
- Ultima offerta: oggi lo cerco e ci baccajo. Stasera vado a prenderlo, me lo porto dietro in un posto sicuro senza occhi indiscreti. Lo fai li', tu sparisci, e per la gente sono stato io. Mi lasci mille euro ed e' un buon accordo.
- E perche' mille euro?
- Ci perdo uno della squadra, qualche cosa dovro' pure ricevere in cambio.
- E se fossero due revolverate?
- E se invece ci scajassi tu due coltellate?
- Ce le ho gia' due coltellate tue, in faccia.
- Le vedo.
- Cinquecento euro e non se ne parla piu'. Per averti levato di torno uno che non vale niente, cinquecento euro e' un buon risarcimento.
- E' andata.
*
Lo rividi quella sera, e tutto ando' secondo i patti.
Non l'ho rivisto piu'.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Donatella Di Cesare, Crimini contro l'ospitalita'. Vita e violenza nei centri per gli stranieri, Il melangolo, Genova 2014, pp. 112, euro 8.
*
Riletture
- Laurana Lajolo, Gramsci. Un uomo sconfitto, Rizzoli, Milano 1980, 1981, pp. 224.
*
Riedizioni
- Herman Melville, Poesie di guerra e di mare, Mondadori, Milano 1984, 2019, pp. VIII + 184, euro 20.
*
Gialli
- Ilaria Tuti, Fiori sopra l'inferno, Longanesi, Milano 2018, Rcs, Milano 2019, pp. 368, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3510 del 15 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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