[Nonviolenza] Telegrammi. 3483



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3483 del 19 agosto 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Presentato l'appello per la revoca del ministro dell'Interno
2. Un appello all'Onu
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
5. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
6. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
7. Jean-Marie Muller: Momenti e metodi dell'azione nonviolenta (parte terza e conclusiva)
8. Cosa e' l'antifascismo
9. Breve comizio sul fascismo
10. Ancora una doppia cantata delle vittime
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. PRESENTATO L'APPELLO PER LA REVOCA DEL MINISTRO DELL'INTERNO

Domenica 18 agosto 2019 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" e' stato presentato pubblicamente l'appello inviato il 17 agosto alle piu' alte cariche dello Stato affinche' sia revocata la delega al Ministro dell'Interno pro tempore, in considerazione delle violenze razziste commesse e promosse, della propaganda di odio razzista, della violazione di principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana.
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Illustrando l'appello (che si riproduce integralmente in calce) il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha evidenziato come nel Mediterraneo continui ad essere in corso una strage degli innocenti, ed il governo italiano non solo commetta e promuova il mostruoso delitto di omissione di soccorso, ma addirittura saboti e perseguiti i soccorritori volontari che salvano vite umane.
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Peraltro i crimini razzisti commessi dal governo italiano in quest'ultimo anno sono cosi' flagranti e cosi' abominevoli che sbigottisce, amareggia e indigna il fatto che le competenti magistrature italiane ed internazionali, cosi' come le istituzioni internazionali di cui l'Italia fa parte, non siano ancora adeguatamente intervenute per farli cessare.
Ma alla magistratura italiana alcuni mesi fa e' stato impedito di intervenire da un voto scellerato della maggioranza dei senatori; e le istituzioni internazionali, dall'Onu all'Unione Europea, sembrano essere intimidite dalla tracotanza del governo razzista ed eversore italiano.
E tuttavia intervenire e' necessario, e' urgente, e' doveroso da parte di tutte le istituzioni democratiche: non si puo' assistere inerti alla commissione di veri e propri crimini contro l'umanita'; non si puo' assistere inerti a un vero e proprio attentato contro la Costituzione; non si puo' assistere inerti all'instaurazione di un regime razzista; non si puo' assistere inerti alla strage degli innocenti nel Mediterraneo.
E se le istituzioni democratiche vengono meno al loro dovere e si arrendono alla violenza razzista, sia allora il popolo italiano ad insorgere nonviolentemente per far cessare la violenza razzista, per salvare le vite umane in pericolo, per difendere la civilta', per difendere l'umanita'.
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Il ministro dell'Interno, che fin dall'insediamento del governo agisce da ministro plenipotenziario e da effettuale dominus del gabinetto, sembra non rendersi conto degli effetti delle sue azioni, poiche' tutto sembra percepire e interpretare all'interno di una visione del mondo allucinata in cui l'unica cosa che conta e' l'incremento dei consensi alla sua persona e al suo partito, per acquisirli non esitando a compiere le piu' basse opere.
Se per incrementare i consensi trova utile istigare all'odio razzista, lo fa.
Se per incrementare i consensi trova utile perseguitare i piu' fragili, i piu' oppressi, i piu' indifesi, lo fa.
Se per incrementare i consensi trova utile abbandonare in mare i naufraghi, lo fa.
Se per incrementare i consensi trova utile sabotare e perseguitare chi salva vite umane, lo fa.
Non vede piu' la sconvolgente realta' di esseri umani in fuga da guerre e fame, da dittature e schiavitu'; non vede piu' il volto dell'altro essere umano che chiede aiuto; non sente piu' che siamo una sola umanita' e che ogni essere umano ha diritto alla vita e alla solidarieta'; non riconosce piu' la massima morale che convoca ad agire verso le altre persone cosi' come vorremmo che le altre persone agissero verso di noi.
Prigioniero del suo solipsismo e dell'adorazione della tecnologia comunicativa che alimenta narcisismo ed esibizionismo; incapace di pensare la costitutiva pluralita' dell'umanita', il principio dialogico e il principio responsabilita' che sono le fondamenta del pensiero politico; la sua effettuale amorale antipolitica sfocia nel nichilismo e nel totalitarismo.
Compendio e vessillifero di un ceto politico che non ha mai letto ne' Simone Weil ne' Hannah Arendt, ne' Primo Levi ne' Mohandas Gandhi, ne' Nelson Mandela ne' Virginia Woolf, e' pietrificato nella ripetizione ossessiva di motti e di gesti di cui non sa percepire gli esiti funesti, le aberranti conseguenze nel mondo reale.
Revocarne la delega di ministro e far cessare il governo di cui e' signore e padrone sono qui e adesso l'urgenza delle urgenze.
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E' ovvio che la revoca del ministro e la fine del governo fatto a sua immagine e somiglianza non sarebbero misure risolutive, ma e' ragionevole supporre che avrebbero immediatamente i seguenti effetti benefici:
- primo, cesserebbe l'infame delitto di omissione di soccorso nei confronti dei naufraghi, e quindi cesserebbe la strage degli innocenti nel Mediterraneo;
- secondo, il nostro paese tornerebbe nell'alveo della legalita' costituzionale, con la cessazione delle folli persecuzioni dei piu' inermi e dei piu' bisognosi;
- terzo, si fermerebbe la caduta del nostro paese nell'orrore abissale del razzismo e del fascismo.
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Occorre quindi al piu' presto revocare la delega al ministro; e le vie per farlo, come abbiamo segnalato nel nostro appello, sono le seguenti: "a) persuaderlo alle dimissioni; b) una mozione di sfiducia (che puo' essere anche ad personam) votata dalle Camere; c) le dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri e conseguentemente dell'intero governo, e il successivo insediamento di un nuovo governo (anche solo per il disbrigo delle pratiche correnti in attesa di nuove elezioni) con un'altra persona a quel ministero preposta".
Non si perda altro tempo.
Troppe persone innocenti hanno gia' sofferto feroci ed assurde persecuzioni.
Troppe persone sono gia' morte nel Mediterraneo, e tutte potevano essere salvate.
Occorre allontanare immediatamente un ebbro fautore dell'odio e della violenza razzista dal seggio ministeriale.
Occorre revocare immediatamente le antileggi razziste.
Occorre tornare immediatamente alla legalita' che salva le vite.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Allegato: Appello per la revoca della delega all'attuale Ministro dell'Interno
Al Presidente della Repubblica
al Presidente del Consiglio dei Ministri
alla Presidente del Senato della Repubblica
al Presidente della Camera dei Deputati
Oggetto: sia revocata la delega all'attuale Ministro dell'Interno per i crimini commessi
Egregio Presidente della Repubblica,
egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
egregia Presidente del Senato della Repubblica,
egregio Presidente della Camera dei Deputati,
il Ministro dell'Interno pro tempore da lungo tempo commette e promuove atti di razzismo, commette e promuove crimini contro l'umanita', commette e promuove il delitto di attentato contro la Costituzione.
Reso cieco da una sorta di delirio, il Ministro sembra non rendersi conto dei crimini che sta commettendo, delle terribili conseguenze delle sue azioni, del male abissale e delle sofferenze inaudite che sta infliggendo ad esseri umani innocenti.
Su sua ispirazione il governo italiano da molti mesi si macchia del delitto, obbrobrioso quant'altri mai, di omissione di soccorso.
Su sua ispirazione il governo italiano da molti mesi si macchia del delitto di sequestro di persona.
Su sua ispirazione il governo italiano da molti mesi si macchia del delitto di persecuzione di innocenti ed introduzione in Italia di un regime di segregazione razzista.
Su sua ispirazione il governo italiano da molti mesi si macchia del delitto di sabotaggio e persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Nel Mediterraneo e' in corso una strage degli innocenti: l'Italia puo' e deve farla cessare salvando tutti gli esseri umani in pericolo.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Egregio Presidente della Repubblica,
egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
egregia Presidente del Senato della Repubblica,
egregio Presidente della Camera dei Deputati,
se in passato siete stati inerti o corrivi, questo e' il momento di agire per far cessare la folle azione criminale del Ministro dell'Interno.
Sia immediatamente revocata la delega al Ministro dell'Interno per i mostruosi crimini commessi.
Come e' noto le modalita' per revocare la delega a un ministro sono le seguenti:
a) persuaderlo alle dimissioni;
b) una mozione di sfiducia (che puo' essere anche ad personam) votata dalle Camere;
c) le dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri e conseguentemente dell'intero governo, e il successivo insediamento di un nuovo governo (anche solo per il disbrigo delle pratiche correnti in attesa di nuove elezioni) con un'altra persona a quel ministero preposta.
Valuterete voi quale sia la via piu' adeguata e piu' tempestiva.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 17 agosto 2019

2. REPETITA IUVANT. UN APPELLO ALL'ONU

Egregio Segretario Generale dell'Onu,
rivolgiamo a lei, e tramite lei anche al Consiglio di Sicurezza e all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un urgente appello ad intervenire nei confronti del governo italiano per contrastare i crimini razzisti che esso da mesi sta commettendo contro l'umanita'.
In particolare segnaliamo i seguenti crimini:
1. Omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
2. Conclamata volonta', espressa in piu' forme ed occasioni, di far si' che i naufraghi superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
3. Persecuzione razzista ed effettuale favoreggiamento della riduzione in schiavitu' attraverso criminali e criminogene misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
4. Sequestro di persona aggravato, reato per il quale i complici del governo che siedono in Senato hanno impedito alla magistratura italiana di procedere nei confronti del Ministro dell'Interno reo confesso, garantendo cosi' una scandalosa impunita' al ministro e al governo.
5. Reiterata istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
6. Violazione di convenzioni internazionali, di leggi ordinarie, e della stessa Costituzione della Repubblica italiana, al fine di attuare una criminale politica razzista.
E' in atto in Italia un vero e proprio colpo di stato che mira ad instaurare un regime razzista, violatore dei diritti umani, negatore dei principi fondamenti e dei supremi valori della democrazia, dello stato di diritto, della dignita' umana.
L'Onu, che ha proclamato la Dichiarazione universale dei diritti umani, deve intervenire in difesa delle vittime dei crimini razzisti commessi dal governo italiano, deve intervenire a sostegno dell'ordinamento giuridico costituzionale democratico italiano, deve intervenire per impedire che in Italia s'imponga il razzismo, l'anomia, la barbarie.
Cento anni fa in Italia nasceva il fascismo: averlo lungamente sottovalutato ai suoi esordi e negli anni successivi, ha poi provocato la piu' immane tragedia del XX secolo.
Non si commetta di nuovo lo stesso errore.
Si contrasti subito la criminale politica razzista e golpista del governo italiano.
Ci si opponga subito alle abominevoli violazioni dei diritti umani di cui essa consiste.
Ci si adoperi subito per difendere in Italia la democrazia, la legalita' costituzionale, lo stato di diritto, la civile convivenza.
Nelle forme adeguate ed opportune, ma subito, senza esitazioni e senza ambiguita', l'Onu intervenga nei confronti del governo italiano per far cessare i crimini razzisti in corso.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

4. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

6. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

7. TESTI. JEAN-MARIE MULLER: MOMENTI E METODI DELL'AZIONE NONVIOLENTA (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta il testo di un opuscolo edito dal Movimento Nonviolento che a sua volta riproduceva anastaticamente un capitolo di una piu' ampia opera. L'opuscolo e': Jean-Marie Muller, Momenti e metodi dell'azione nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, s. i. l. 1981; il libro e' Jean-Marie Muller, Strategia dell'azione nonviolenta, Marsilio, Venezia-Padova 1975 (il capitolo e' il settimo, alle pp. 73-99). Noi riproduciamo qui il testo di Muller senza le note dell'autore e senza la presentazione del traduttore Matteo Soccio (uno dei maggiori studiosi ed amici della nonviolenza in Italia), rinviando per la lettura del testo integrale all'acquisto dell'opuscolo, disponibile presso il Movimento nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
Jean-Marie Muller, filosofo francese, nato nel 1939 a Vesoul, docente, ricercatore, e' tra i più importanti studiosi del pacifismo e delle alternative nonviolente, oltre che attivo militante nonviolento. E' direttore degli studi presso l'Institut de Recherche sur la Resolution non-violente des Conflits (Irnc). In gioventu' ufficiale della riserva, fece obiezione di coscienza dopo avere studiato Gandhi. Ha condotto azioni nonviolente contro il commercio delle armi e gli esperimenti nucleari francesi. Nel 1971 fondo' il Man (Mouvement pour une Alternative Non-violente). Nel 1987 convinse i principali leader dell'opposizione democratica polacca che un potere totalitario, perfettamente armato per schiacciare ogni rivolta violenta, si trova largamente spiazzato nel far fronte alla resistenza nonviolenta di tutto un popolo che si sia liberato dalla paura. Tra le opere di Jean-Marie Muller: Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975; Il vangelo della nonviolenza, Lanterna, Genova 1977; Significato della nonviolenza, Movimento Nonviolento, Torino 1980; Momenti e metodi dell'azione nonviolenta, Movimento Nonviolento, Perugia 1981; Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992; Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Desobeir a' Vichy, Presses Universitaires de Nancy, Nancy 1994; Vincere la guerra, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1999; Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004; Dictionnaire de la non-violence, Les Editions du Relie', Gordes 2005]

b. Azioni dirette d'intervento
Se la manifestazione e' un confronto diretto con il pubblico che si cerca di far aderire alla propria causa perche' eserciti una pressione capace di provocare il cambiamento ricercato, se l'azione di non-cooperazione ha lo scopo di inaridire le fonti del potere dell'avversario e di costringerlo a soddisfare le rivendicazioni che gli vengono presentate, l'intervento nonviolento e' un confronto diretto con l'avversario attraverso il quale ci si sforza di provocare il cambiamento nei fatti. Con l'intervento nonviolento si porta il conflitto nel campo dell'avversario che e' posto di fronte ai fatti compiuti, per cui lo scontro diventa inevitabile. L'intervento provoca deliberatamente le rappresaglie e la repressione, per cui i rischi in cui si incorre devono essere accuratamente calcolati.
- Il sit-in. Il piu' noto metodo di intervento diretto nonviolento e' il sit-in (letteralmente: stare seduti dentro) che fu impiegato soprattutto dai neri negli Stati Uniti per ottenere la fine della segregazione nei ristoranti, nei cinema, nelle biblioteche, ecc. Si tratto' allora di sfidare i responsabili di quei locali pubblici mettendoli di fronte al fatto compiuto e di obbligarli a cedere di fronte alla pressione sociale cosi' esercitata.
Generalmente il sit-in e' un'occupazione che si fa stando seduti nei locali di proprieta' dell'avversario allo scopo di imporsi a lui come interlocutori necessari e di obbligarlo a riconoscere i diritti che si e' rifiutato, fino a quel momento, di prendere in considerazione. Durante uno sciopero operaio, questo metodo dovrebbe consistere nell'occupare pacificamente gli uffici del padrone per costringerlo a negoziare nel caso che si rifiuti di farlo. Esso dovrebbe essere sistematicamente preferito al sequestro del padrone nel suo ufficio, per ragioni morali e tattiche, e dovrebbe rivelarsi piu' efficace.
In senso lato il sit-in consiste nello svolgere una manifestazione sedendosi in un luogo pubblico. Questo metodo puo' essere impiegato in particolare da quelli che partecipano ad una manifestazione che rischia di scontrarsi con le forze di polizia. Essa permette allora un'occupazione efficace del terreno che diventa molto difficile da "pulire", e permette alla manifestazione di durare. E' possibile allora che le forze di polizia indietreggino di fronte alla responsabilita' di caricare, a colpi di sfollagente e di bombe lacrimogene, una folla silenziosa il cui solo torto e' di star seduta in una strada per far valere i propri diritti. Ma e' anche possibile che esse non indietreggino e si decidano invece a fare una carica. Queste due possibilita' si sono verificate negli Stati Uniti nel corso di manifestazioni nonviolente dei neri in lotta per 1'integrazione. Si tratta di valutare nel modo piu' giusto possibile il rischio che si corre, partendo dall'analisi del clima politico e sociale nel quale si svolge la manifestazione. Se si prendera' la decisione di andare fino in fondo, e' opportuno che le prime file dei manifestanti siano particolarmente preparate, sia psicologicamente che tecnicamente, ad affrontare le cariche della polizia e conoscano in particolare i metodi elementari di protezione che devono essere presi in quel momento (si tratta soprattutto di proteggersi la nuca con le mani). Se la polizia non osa disperdere la manifestazione con la violenza, si trova costretta a portar via uno alla volta tutti i manifestanti.
Si puo' dare allora la parola d'ordine di rifiutare qualsiasi cooperazione con le forze di polizia, e cioe' di "diventare molli" (come dicono gli anglosassoni) e lasciarsi "manipolare" con calma dai poliziotti mentre questi riempiono i furgoni destinati a ricevere i manifestanti.
- L'ostruzione. L'ostruzione consiste nell'impedire la libera circolazione su una via pubblica facendo dei proprio corpo un ostacolo inevitabile per chi volesse passare. Questo metodo e' stato utilizzato in particolare in occasione di scioperi operai per impedire ai non-scioperanti di accedere al loro posto di lavoro. Si e' pure ricorso a questo procedimento per ottenere l'arresto e l'immobilizzazione di veicoli che servono ad alimentare direttamente, sia in uomini che in materiali, l'ingiustizia che si combatte. Puo' essere utilizzata anche per impedire una costruzione giudicata indesiderabile come quella di una base militare, di una centrale atomica o di una realizzazione di prestigio che costituirebbe un'ingiuria per i poveri: si tratterebbe in questi casi di occupare il cantiere e di impedire agli operai di lavorare. Si puo' anche concepire l'ostruzionismo simbolico dell'ingresso di un edificio ufficiale: ostruendo ad esempio l'ingresso del ministero della Difesa nazionale per protestare contro la vendita di armi che vanno ad alimentare l'oppressione in diversi paesi stranieri.
In genere, e' preferibile che l'ostruzione sia compiuta da un gran numero di persone piuttosto che da poche. Vi sono soprattutto meno pericoli e l'azione sara' capita meglio dal pubblico.
In questi ultimi tempi, si sono sviluppate altre tecniche di ostruzione: non si tratta piu' soltanto di fare ostruzione con il proprio corpo ma con la propria automobile, con il proprio trattore, o con il proprio camion. Il fine dell'ostruzione qui non e' piu' di impedire gli spostamenti dell'avversario o di rendere impossibile la cooperazione con lui, ma di impedire semplicemente la circolazione al fine di creare il fatto che consenta di far conoscere l'ingiustizia all'opinione pubblica. E' noto che in Francia i commercianti, gli agricoltori e i camionisti sono ricorsi a queste tecniche, e generalmente con successo.
- L'usurpazione civile. Invece che abbandonare il proprio posto e interrompere ogni attivita', puo' essere piu' efficace, per dare scacco al sistema, sovvertirlo dall'interno restando al proprio posto. Si tratta allora di ignorare volutamente le istruzioni che giungono dall'alto e d'impegnarsi a seguire, nel proprio lavoro, le disposizioni dei movimento di resistenza. Invece di scioperare, questa o quella categoria di funzionari o di professionisti puo' esercitare sul governo una pressione maggiore mettendo a disposizione del movimento "le sue armi e i suoi bagagli". Questo metodo di azione e' chiamato "usurpazione civile". Theodor Ebert ne da' la seguente definizione: "Lungi dall'interrompere il lavoro, gli insorti si assumono direttamente l'organizzazione dei lavoro secondo i metodi del sistema sociale che essi auspicano ed e' l'ampiezza di questa azione che costringe gli attuali detentori del potere ad adattarsi alle strutture create dagli insorti". Ci sembra opportuno precisare che non si tratta qui di fare evolvere le strutture dall'interno sforzandosi di sfruttare il piu' possibile il margine d'iniziativa lasciato dal sistema. Salvo qualche eccezione, questo comportamento avalla maggiormente il sistema piu' di quanto non lo metta in discussione. Serve spesso di pretesto a chi non ha il coraggio di rifiutare apertamente la propria collaborazione con l'ingiustizia. L'usurpazione civile si colloca certamente all'interno delle strutture, pero' essa opera una rottura con il sistema dominante e sfida apertamente la gerarchia. Si tratta di dirottare le strutture dal fine che e' loro assegnato dal sistema e di rivolgere la loro efficacia contro di esso.
Questo metodo puo' essere utilizzato allo scopo di incominciare a realizzare direttamente nei fatti il cambiamento sociale che si vuole promuovere, invece che esercitare una pressione per ottenerlo. Arriviamo percio' alla nozione di "controllo operaio" cosi' come e' stato gia' espresso nel contesto della lotta di classe. "L'assunzione del controllo da parte dei lavoratori significa che questi smettono di giocare secondo le regole. Significa che essi stessi decidono delle loro condizioni di lavoro, e soprattutto della loro produzione. Significa rifiutare totalmente la collaborazione con il sistema esistente. Significa farsi carico della vita dell'impresa (formazione professionale, ritmi, sicurezza, orari, ripartizione dei lavoro, movimenti del personale...). (...) La strategia del fatto compiuto e' sempre comprensibile a condizioni che sia onesta' fin dall'inizio della sua proposta. Infatti, non bisogna nascondere ai lavoratori che l'esercizio del controllo non puo' essere transitorio e legato ad un rapporto di forza. Cio' finisce sempre in uno scontro globale con l'avversario di classe (lock-out...). Ma soprattutto, l'esercizio dei controllo collettivo resta la forma migliore di apprendimento da parte dei proletariato delle responsabilita' che l'attendono per la presa del potere e la transizione verso il socialismo" ("Le controle ouvrier").
Cosi', invece di porsi in sciopero per reclamare nuovi ritmi di lavoro in fabbrica, gli operai decidono da soli di lavorare con i nuovi ritmi e instaurano in fabbrica una situazione di fatto. La pressione cosi' esercitata puo' rivelarsi piu' efficace.
L'usurpazione civile realizza contemporaneamente sia il programma di non-cooperazione con il quale ci si rifiuta di servire un sistema ingiusto, sia il programma costruttivo che permette di realizzare nei fatti le soluzioni concrete proposte dal movimento. I settori di attivita' sociale, in cui l'organizzazione dei lavoratori e' riuscita a soppiantare la direzione legata al sistema e in cui diventa possibile applicare concretamente i principi della nuova societa', costituiscono dei "territori liberati".
Certo, anche qui si dovra' fare i conti con i mezzi di risposta di cui dispone l'avversario. Egli tentera' di porre fine a questa usurpazione e di riprendere possesso dei servizi amministrativi o dei settori sociali che sono sfuggiti al suo controllo. Questa risposta dell'avversario potra' essere piu' o meno efficace a seconda dei rapporti di forza gia' esistenti. Puo' divenire necessario evacuare i territori momentaneamente liberati e organizzare la resistenza facendo ricorso unicamente ai metodi classici di non-cooperazione, e cioe' alle diverse forme di sciopero. Ma e' anche possibile che l'avversario si trovi disarmato per riprendere questi territori e che questi giochino allora un ruolo determinante nell'evoluzione del conflitto.
- Usurpazione delle funzioni governative e governo parallelo. Quando tutto un paese e' abbandonato all'arbitrio di un governo che intende imporre il dominio rinnegando tutti i principi della vita democratica, non si tratta piu' soltanto di opporsi a una legge particolare, si trattera' di opporsi al governo. Converra' percio', allo scopo di bloccare i meccanismi del governo e di paralizzarlo, estendere la disobbedienza civile alle leggi che, pur non essendo di per se stesse ingiuste, servono nondimeno ai progetti del governo.
Nella misura in cui la disobbedienza civile avra' potuto essere organizzata su scala nazionale, i leader dei movimento di resistenza potranno essere considerati come rappresentanti dell'autorita' legittima del paese. Se la situazione l'esiga e lo permetta - e bisogna ammettere che cio' si puo' verificare solo eccezionalmente - il movimento di resistenza puo' essere condotto a usurpare certe funzioni governative, fino a creare un governo parallelo. La popolazione ignorerebbe allora sistematicamente le decisioni del governo per obbedire solo alle disposizioni del movimento di resistenza. "Quando un gruppo di uomini rinnega lo Stato sotto la cui dominazione hanno vissuto fino ad allora - scrive Gandhi -, essi costituiscono quasi un proprio governo. Dico "quasi" perche' essi non arrivano al punto d'impiegare la forza quando lo Stato resiste".

8. REPETITA IUVANT. COSA E' L'ANTIFASCISMO

L'antifascismo e' l'opposizione a tutte le uccisioni.
L'antifascismo e' l'affermazione che ogni essere umano
ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
L'antifascismo e' la convinzione
che il bene e i beni vanno condivisi,
che ogni persona bisognosa di aiuto
tu devi soccorrerla, accoglierla, assisterla,
che il mondo vivente merita di vivere
e sei tu che devi prendertene cura.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

L'antifascismo si oppone alla guerra e a tutte le uccisioni
si oppone quindi sempre al militarismo e alle armi tutte,
l'antifascismo si oppone al razzismo e a tutte le persecuzioni
sa che ogni essere umano e' un essere umano
e che tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti
e tutti infinitamente diversi ed e' quella
diversita' che fa dell'umanita' l'umanita', una e plurale,
l'antifascismo si oppone al maschilismo
poiche' fascismo e maschilismo sono esattamente
la stessa cosa.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

Tutte le vittime sono la nostra parte
l'antifascismo e' infatti sempre e solo
il partito dei fucilati, mai dei fucilatori
sono nostre compagne e compagni tutte le vittime di ingiustizia
sono nostre compagne e compagni tutti gli insorti contro l'ingiustizia
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti tenuti in catene
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti sterminati nei campi
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti gettati nelle fosse
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti sotto le bombe
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti che il deserto brucia
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti che il mare ingoia
tutte le vittime sono innocenti
tutte le vittime vanno salvate
siamo una sola umanita'.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

9. REPETITA IUVANT. BREVE COMIZIO SUL FASCISMO

In una piazza di periferia
in una mite di sole mattinata
parlando alla buona coi soliti compari
queste parole disse e qui trascrive
per quanto ne ricordi e possa farlo
senza che dentro gli si sgretoli qualcosa
il vecchio povero che ha il mio nome.

Magari il fascismo fosse soltanto
un ragazzo disperato col revolver
traviato ad uccidere persone
di cui non sa nulla contro cui non ha nulla
sedotto giorno dopo giorno e goccia a goccia
dai callidi dai macabri officianti
riti di offerta di sangue ai feticci
del testa di morto con la feluca
del sadico folle coi baffi di Charlot

Magari il fascismo fosse soltanto
il cretino dal volto surgelato
che in televisione atteggiandosi a Goebbels
sibila scempiaggini che seminano orrore
o un decrepito prominente tutto cerone
interdetto dai pubblici uffici
al mercimonio dedito di giovani corpi
o il ragazzino eletto dai voti
di chi sostituisce il turpiloquio
alla pazienza dell'ascolto e del comprendere
e solo si nutre di odio e di razzismo

Magari il fascismo non fosse altro
che maneschi babbei insaccati di nero
quattro politicanti ladri e volgari
i lenoni macellai di carne umana
e i caporali che all'alba
contano schiavi sulla piazza dell'appello

Invece il fascismo e' anche e soprattutto
la dittatura planetaria del capitale astratto
sulle concrete persone e la natura vivente
lo sfruttamento di ogni cosa che esista
fino a ridurla a pietra a cenere a silenzio
a polvere a fumo a nulla di nulla
la sete infinita di morte
di un meccanismo rapace che odia ogni vita
la macchina bellica che spara
su ogni cosa che su muova all'orizzonte
ser Martino che ritorna a casa
e fa scoppiare la testa a monna Berta
dimenticatasi di chi e' il padrone

Il fascismo e' tutto cio' che vomitano
le televisioni i telefonini internet
e frigge i cuori e i cervelli di tutti

Il fascismo sono le automobili gli aerei le vacanze
le discoteche le fotografie i consigli per gli acquisti
tutte le merci che hai l'obbligo di avere
tutte le azioni che hai l'obbligo di compiere
se non vuoi essere gettato nel pozzo
nero di pece dell'inferno dei reietti
delle schiave e degli schiavi addetti
a soddisfare dei ricchi le voglie
se non vuoi essere tu anche inabissato
tra le miriadi di scarti e larve
che puzzano di fame e di paura
che tremano di freddo e d'impotenza
e che col solo sguardo ti contagiano
potenza arcana del volto di chi soffre
e chi ne ha pieta' lebbra lo coglie

Il fascismo e' il consumismo disumano
che ha colonizzato anche questo paese
e reso analfabeti milioni di persone
e la neolingua e il bispensiero iniettati
nelle viscere a colmarne carni ed ossa
e sinapsi e circonvoluzioni
finche' sia evacuato da ogni corpo
ogni senno e non c'e' nessun Astolfo

E' il trionfo del capitale
nelle teste di chi non trova strano
che vi siano ricchi e poveri
di chi beve la vecchia panzana
che se stai male certo e' colpa tua
di chi crede che sia eterna e giusta
legge questo essere tenuti alla catena
allevati a scorpioni e frustate
condannati alla morte inchiodati
condannati alla morte per acqua
condannati al deserto di fuoco
tra le risa di scherno dei draghi
che ti rubano il pane e le rose

Diciamoci una triste verita'
non e' antifascista questo paese
ma solo la sua Costituzione
che scrisse nelle carceri e sulle montagne
col proprio sangue l'esigua minoranza
che al fascismo resistette

Antifascista e' solo la nonviolenza
che a tutte le uccisioni si oppone
che a tutte le violenze si oppone
che a tutte le menzogne si oppone
che si oppone a tutti i poteri che pretendono
di ridurre le persone a servi e salme
e di fare del mondo che vive poltiglia

Antifascista e' il povero cristo
che cerca scampo dall'orrore
e con la sua sola esistenza gia' lotta
contro la disumanita' di un mondo capovolto

L'Italia sara' una repubblica
democratica quindi antifascista
quando ogni persona che qui vive e respira
avra' gli stessi diritti di ogni altra

Sara' una repubblica quando
abolira' le guerre e gli eserciti e le armi
quando cessera' l'apartheid
e il maschilismo sara' solo un ricordo
della preistoria dell'umanita'

Allora si' sara' la nostra casa
sara' il paese in cui potremo vivere
uomini e donne senza vergognarci
ogni persona recando aiuto ad ogni altra
ogni persona da ogni altra aiuto ottenendo

Fino ad allora la lotta continua
oggi e' soltanto l'8 settembre
e questo posto in cui stiamo parlando
cosi' fra amici e cosi' alla buona
e cosi' stanchi eppure non arresi
questo posto e' Madonna del Colletto.

10. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA DOPPIA CANTATA DELLE VITTIME

I. Una conversazione mondana

Chi resta vivo ha sempre ragione
e chi resta vivo e' sempre l'assassino

Le vittime ma si' che ci commuovono
siamo gente civile ci fanno tanta pena
ma presto poi affogano nel fiume
infinito delle infinite vittime
tutte uguali nel lezzo insostenibile
tutte cadaveri in decomposizione
impossibili da intervistare
da compatire

Gli assassini invece hanno il loro blog
il loro fascino una storia interessante
da raccontare ai microfoni e pronta
la battuta e il fisico del ruolo
funzionano bene nei tg e nei talk show
prendono voti a secchiate alle elezioni
diventano presidenti re imperatori
piacciono al pubblico e il pubblico
ha sempre ragione

Le vittime poi muoiono come le mosche
e come le mosche sono fastidiose
pare quasi pretendano chiamarci in causa
pare quasi che pensino sia colpa nostra
ti fanno venire il dubbio che alla fine
se lo siano proprio meritato
di essere soppresse
si sa bene
chi cerca trova

Per fortuna che c'e' chi le mette a posto
per fortuna che vincono i forti

II. Mollica e soffio

E poi le vittime restano vittime
nessuna evoluzione nessuna redenzione le aspetta
il piu' delle volte nel nulla dissolte
la loro roba e' di chi se l'e' pigliata
neppure il loro nome si e' salvato
e chi le ricorda dopo un po' si vergogna
nessuno piu' lo invita alle feste
il lutto e' una merce che deperisce presto

Eccome se funziona la tortura
eccome se funzionano le armi
nulla piu' resta di un essere umano
abraso dalla pressione
di una gomma da cancellare
o altro materiale equivalente

Agli assassini invece
chi nega un giro di valzer
un incarico di fiducia un posto in lista
il pubblico perdono e una pensione
e' gente di mondo e al mondo piace

III. Cala il sipario

Non vinceranno mai le vittime
che restano vittime non sanno fare altro
ed anche chi pretende in loro nome
di agire in verita' non e' dei loro
solo le vittime sono le vittime
e tutte le vittime vittime restano

E questo e' il mondo reale

IV. Ancora un'ombra e il suo viandante

Perche' non hai la forza
di concludere qui?

Perche' senti il bisogno
di dire che non e' vero?

Perche' non lasci in pace
nella sua desolazione
chi legge queste parole?

Perche' l'unico motivo per cui scrivo
e' chiamare alla lotta contro l'ingiustizia
e' chiamare alla lotta contro la violenza
e' chiamare le oppresse e gli oppressi a resistere al male
ad opporsi al fascismo che sempre torna

V. A chi legge

Anche se tutto ti dice che tutto
e' orrore
tu all'orrore non arrenderti
strappagli la maschera e gli artigli

reca tu sollievo al sofferente
soccorri tu il rapinato in fin di vita
che incontri sulla strada per Gerico

tu continua a chiamare alla lotta
le oppresse e gli oppressi sii tu
l'umanita' come dovrebbe essere

ogni essere umano ha diritto alla vita
alla dignita' alla solidarieta'
salvare le vite e' il primo dovere

questa immane mole di male
non accrescerla con la tua indifferenza

a questo regime dei lupi non recare
il vile tributo della tua resa

persona che mi leggi mia simile e sorella
finche' tu resisti
non ha vinto il fascismo

finche' tu resisti
contro tutte le violenze
contro tutte le menzogne
la nonviolenza e' in cammino
non si e' estinta l'umanita'.

11. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Filippo Buonarroti, Scritti politici, Einaudi, Torino 1976, pp. XXXIV + 102.
- Carlo Pisacane, La rivoluzione, Einaudi, Torino 1970, 1976, pp. LXXIV + 238.
- Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin, Einaudi, Torino 1967, 1976, pp. 384.
*
Riedizioni
- Giuseppe Fava, Processo alla Sicilia, Rcs, Milano 2019, pp. 336, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Maestre
- Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996, pp. 268.
- Etty Hillesum, Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001, pp. 158.
- AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma 1996, pp. 84.
- Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999, pp. VI + 170.
- Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000, pp. 184.
- Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000, pp. 264.
- Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002
- Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo 'altro' e' possibile, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2002, pp. 64.
- Maria Giovanna Noccelli, Oltre la ragione, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2004, pp. 160.
- Luciana Breggia, Parole con Etty, Claudiana, Torino 2011, pp. 120.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3483 del 19 agosto 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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