[Nonviolenza] "Cosa direbbe, cosa farebbe oggi Alfio?". Una conversazione a Viterbo in ricordo di Alfio Pannega
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- Date: Sun, 14 Jul 2019 16:58:30 +0200
"COSA DIREBBE, COSA FAREBBE OGGI ALFIO?". UNA CONVERSAZIONE A VITERBO IN RICORDO DI ALFIO PANNEGA
Domenica 14 luglio 2019, nell'anniversario della presa della Bastiglia, a Viterbo alcuni vecchi amici e compagni di lotte di Alfio Pannega si sono incontrati per riflettere sulla presente situazione e sui compiti attuali di chi non ha rinunciato alla persuasione che tutti gli essere umano sono eguali in dignita' e diritti, che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla liberta' e alla solidarieta'.
Di seguito una sintesi delle riflessioni svolte.
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Alfio Pannega fu per tutta la vita un militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita'.
Fu uno sfruttato e conobbe la poverta', la fatica e il dolore; ma insieme fu un generoso soccorritore di ogni persona che avesse bisogno di aiuto. Tutti i suoi scarsi beni sempre condivise con chiunque ne avesse bisogno. Amo' la vita e lotto' perche' ogni persona potesse essere libera e felice. Fu un militante antifascista, comunista e libertario, amico della nonviolenza; sempre si oppose ad ogni ingiustizia e ad ogni potere oppressivo, sempre lotto' per i diritti di tutti, per il bene comune dell'umanita'.
Sempre si oppose allo sfruttamento e alla rapina, sempre si oppose al maschilismo e al patriarcato, sempre si oppose alla guerra e alle dittature, sempre si oppose alla menzogna e alla violenza, sempre difese gli esseri umani, gli altri animali, il mondo vivente. Sempre testimonio' la coerenza tra i mezzi e i fini della lotta comune per il bene comune. Sempre condivise il suo pane, che e' cio' che significa la parola bella con cui lo chiamiamo: compagno, il nostro compagno Alfio Pannega.
Nacque e visse la sua gioventu' al tempo del criminale regime fascista e al fascismo si oppose. Ed al fascismo continuo' ad opporsi per tutta la sua vita, e a noi che siamo stati suoi amici e compagni ha insegnato che al fascismo occorre opporsi sempre, perche' con sempre nuovi travestimenti il fascismo torna e ancora e ancora l'umanita' deve tornare a insorgere per contrastarlo.
Se oggi Alfio Pannega fosse vivo direbbe le parole di verita' che occorre dire, farebbe le azioni di solidarieta' e giustizia che occorre fare.
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Cosa direbbe oggi Alfio?
Direbbe che quando un governo decide di condannare a morte i naufraghi superstiti dei lager libici negando loro approdo in porto sicuro in Italia, omettendo di soccorrerli ed anzi addirittura sabotando e perseguitando chi li soccorre, ebbene, quel governo e' gia' il fascismo che torna.
Direbbe che quando un governo decide di perseguitare vittime innocenti ed inermi con le disumane ed incostituzionali, criminali e criminogene misure razziste contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza", ebbene, quel governo e' gia' il fascismo che torna.
Direbbe che quando un governo decide di condurre una campagna di propaganda razzista, di incitamento all'odio razzista, di imposizione di un regime di segregazione e persecuzione razzista, ebbene, quel governo e' gia' il fascismo che torna.
Direbbe che quando un governo decide di commettere crimini contro l'umanita' (e il razzismo e' gia' un crimine contro l'umanita') e di violare la Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista, ebbene, quel governo e' gia' il fascismo che torna.
Questo direbbe oggi Alfio Pannega.
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Cosa farebbe oggi Alfio?
Insorgerebbe ed esorterebbe a insorgere nonviolentemente per contrastare la violenza razzista; per difendere, salvare, liberare le persone oppresse e in pericolo; per salvare tutte le vite; per soccorrere, accogliere ed assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Perche' una e' l'umanita' e tutti gli esseri umani ne fanno parte con gli stessi medesimi diritti.
Insorgerebbe ed esorterebbe a insorgere nonviolentemente per far abrogare dal Parlamento tutte le disumane misure razziste imposte dal governo della disumanita'; per far dimettere il governo razzista e golpista; per far si' che i ministri responsabili di crimini contro l'umanita' debbano risponderne nelle aule di giustizia.
Insorgerebbe ed esorterebbe a insorgere nonviolentemente per ripristinare la vigenza della Costituzione repubblicana scritta col sangue dei martiri della Resistenza; per riaffermare la legalita' che salva le vite; per far prevalere la democrazia, la civilta', la fraternita' e la sorellanza, l'umanita'.
Questo farebbe oggi Alfio Pannega.
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Alfio Pannega ci ha lasciato nove anni fa, ma noi sappiamo cosa avrebbe detto e cosa avrebbe fatto dinanzi a cio' che accade oggi.
Solo una spaventosa, una scandalosa cecita' morale impedisce a tante persone di vedere quel che e' del tutto evidente: che un'Italia in cui il governo omette di soccorrere chi e' in pericolo di morte e perseguita brutalmente persone innocenti, e' come la Germania nazista in cui ci si compiace dell'aumento della produzione di burro e cannoni, mentre vittime innocenti ed inermi sono deportate e stritolate nei lager.
Solo una spaventosa, una scandalosa cecita' morale impedisce a tante persone di vedere quel che e' del tutto evidente: che la strage nel Mediterraneo e' responsabilita' dei governi europei, e in primo luogo del governo italiano: l'Italia potrebbe e dovrebbe salvare tutte quelle vite innocenti, ma chi governa sceglie di non farlo perche' - consapevolmente o inconsapevolmente emulando tutti i poteri totalitari e genocidi - di fatto nega l'umanita' degli esseri umani che lascia morire.
Solo una spaventosa, una scandalosa cecita' morale impedisce a tante persone di vedere quel che e' del tutto evidente: che l'antipolitica del governo italiano sta provocando indicibili orrori, sta mietendo innumerevoli vittime innocenti.
Di questi crimini, e di questa cecita' morale che induce tante persone ad esserne effettualmente complici, verra' il giorno in cui si dovra' rendere conto.
Cosa si attende ancora a insorgere per far cessare questo orrore?
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Nel ricordo di Alfio, alla scuola di Alfio, alla sequela di Alfio, qui e adesso torniamo quindi a dire i pensieri, le parole, le azioni necessarie.
Che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Che salvare le vite e' il primo dovere.
Che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 14 luglio 2019
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali; dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile ricevere gratuitamente abbonandosi attraverso il sito www.peacelink.it
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Una breve notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione. Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura. La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213.
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