[Nonviolenza] Telegrammi. 3376



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3376 del 4 maggio 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Sabato 4 maggio a Viterbo in piazza contro la violenza
2. "Contro il maschilismo, contro il razzismo, contro il fascismo: la scelta della nonviolenza". Un incontro a Viterbo
3. Alle elezioni amministrative ed europee non un voto ai partiti razzisti
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
7. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
8. Eve Ensler: La mia rivoluzione inizia nel corpo
9. Eve Ensler: Preghiera degli uomini
10. Eve Ensler: Fino a quando...
11. Eve Ensler: L'Ufficio della schiavitu' sessuale
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. SABATO 4 MAGGIO A VITERBO IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA

Sabato 4 maggio a Viterbo in piazza contro la violenza.
La manifestazione avra' inizio alle ore 17 in piazza della Rocca.

2. INCONTRI. "CONTRO Il MASCHILISMO, CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO IL FASCISMO: LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA". UN INCONTRO A VITERBO

In preparazione della manifestazione contro la violenza che si svolgera' a  Viterbo sabato 4 maggio, nel pomeriggio di venerdi' 3 maggio 2019 si e' tenuto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" un incontro di studio e di riflessione sul tema: "Contro il maschilismo, contro il razzismo, contro il fascismo: la scelta della nonviolenza".
Nel corso dell'incontro sono state considerate - con sdegno ed orrore - alcune recenti terribili vicende avvenute a Viterbo, in Italia e nel mondo, ed e' stato denunciato il proseguire di crimini contro le persone e contro l'umanita' da parte sia di soggetti palesemente criminali sia di poteri formalmente legali che abusano del loro ruolo e delle loro funzioni per commettere abominevoli delitti.
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L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio.
Le persone partecipanti hanno espresso una piena solidarieta' con le vittime e un persuaso impegno a contrastare la violenza in tutte le sue forme. Ed in particolare ad opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni; e a difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e l'intero mondo vivente casa comune dell'umanita'.
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Nel corso dell'incontro e' stata riaffermata la necessita' della scelta della nonviolenza come unica forma adeguata, concreta e coerente di contrasto della violenza.
Sono state lette e commentate alcune pagine dalle opere di Hannah Arendt, di Mohandas Gandhi, di Martin Luther King, di Primo Levi, di Simone Weil, di Virginia Woolf, e sono stati messi a disposizione dei partecipanti alcuni materiali orientativi e bibliografici per l'approfondimento.
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L'incontro si e' concluso con l'invito a sostenere il Centro antiviolenza "Erinna" ed a partecipare alla manifestazione contro la violenza che su iniziativa della Rete degli studenti e con l'adesione di molte associazioni e istituzioni si svolgera' sabato 4 maggio con inizio alle ore 17 in piazza della Rocca.
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Allegato primo. Sosteniamo il centro antiviolenza "Erinna"
L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza.
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Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
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Allegato secondo. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.

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Allegato terzo. Breve litania della nonviolenza

La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.

3. REPETITA IUVANT. ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE ED EUROPEE NON UN VOTO AI PARTITI RAZZISTI

Alle elezioni amministrative ed europee di maggio non un voto ai partiti razzisti.
Non un voto ai partiti del governo razzista e golpista.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
Non un voto ai partiti del governo colpevole della conclamata volonta', espressa in piu' forme ed occasioni, di far si' che i naufraghi superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di persecuzione razzista ed effettuale favoreggiamento della riduzione in schiavitu' attraverso criminali e criminogene misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
Non un voto ai partiti del governo colpevole di sequestro di persona aggravato, reato per il quale i complici del governo che siedono in Senato hanno impedito alla magistratura italiana di procedere nei confronti del Ministro dell'Interno reo confesso, garantendo cosi' una scandalosa impunita' al ministro e al governo.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di reiterata istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di violazione di convenzioni internazionali, di leggi ordinarie, e della stessa Costituzione della Repubblica italiana, al fine di attuare una criminale politica razzista.
Non un voto ai partiti del governo razzista e golpista.
Alle elezioni amministrative ed europee di maggio non un voto ai partiti razzisti.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

7. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

8. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: LA MIA RIVOLUZIONE INIZIA NEL CORPO
[Nuovamente riproponiamo.
Eve Ensler, drammaturga, poetessa, sceneggiatrice e regista, docente universitaria, attivista per i diritti delle donne, fondatrice e direttrice artistica di "V-Day", movimento globale che combatte la violenza alle donne e alle bambine, vive a New York. Tra le opere di Eve Ensler: I monologhi della vagina, Marco Tropea Editore, Milano 2000; Il corpo giusto, Marco Tropea Editore, Milano 2005; Io sono emozione, Piemme, Casale Monferrato 2012; Nel corpo del mondo, Il Saggiatore, Milano 2015. Come e' noto I monologhi della vagina ha ricevuto nel 1997 il prestigioso Obie Award, ed e' stato portato in scena con grande successo a Broadway (con star come Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith e Winona Ryder), a Londra (con Kate Winslet e Cate Blanchett) e in diverse altre citta' del mondo. "V-Day", il movimento internazionale contro la violenza su donne e bambine, di cui Eve Ensler e' fondatrice, dal 1999 ha finanziato piu' di 10.000 rifugi e programmi antiviolenza (per informazioni: www.vday.org). Su sua iniziativa il 14 febbraio 2013 in tutto il mondo si e' svolta la manifestazione "One Billion Rising" contro la violenza sulle donne (per informazioni: http://onebillionrising.org) che da allora si ripete ogni anno. Cfr. anche il sito di Eve Ensler: www.eveensler.org]

La mia rivoluzione inizia nel corpo
Non aspetta piu'
La mia rivoluzione non ha bisogno di approvazione o permesso
Avviene perche' deve avvenire in ogni quartiere, villaggio, citta' o cittadina
Nei raduni delle tribu', tra i compagni di studio, tra le donne al mercato, sull'autobus
Puo' essere graduale e morbida
Puo' essere spontanea e rumorosa
Potrebbe gia' stare avvenendo
La puoi trovare nel tuo armadio, nei tuoi cassetti, nel tuo stomaco, nelle tue gambe,
Nel moltiplicarsi delle tue cellule, nella nuda bocca di capezzoli turgidi e seni prorompenti
La mia rivoluzione cresce al ritmo del fremito insaziabile tra le mie gambe
La mia rivoluzione e' disposta a morire per questo
La mia rivoluzione e' pronta a vivere in grande
La mia rivoluzione sta rovesciando quello stato mentale chiamato patriarcato
La mia rivoluzione non avra' una coreografia anche se comincera' con alcuni passi familiari
La mia rivoluzione non e' violenta ma non ha paura di rischiare forti dimostrazioni di resistenza
Che potrebbero farla scivolare in qualcosa di nuovo
La mia rivoluzione e' in questo corpo
In questi fianchi atrofizzati dalla misoginia
In questa mandibola messa a tacere dalla fame e dall'atrocita'
La mia rivoluzione e'
Connessione non consumo
Passione non profitto
Orgasmo non proprieta'
La mia rivoluzione e' della terra e verra' da lei
Per lei, grazie a lei
Capisce che ogni volta che perforiamo o trivelliamo
O bruciamo o violiamo gli strati della sua sacralita'
Violiamo l'anima del nostro futuro
La mia rivoluzione non si vergogna di spingere il mio corpo giu'
Sul suo suolo fangoso davanti a Banani, Cipressi, Pini, Kalyaan, Querce, Castagni, Gelsi, Sequoie, Sicomori
Di chinarsi senza vergogna a uccelli giallo fosforescente e tramonti rosa e blu, a buganvillee viola da far scoppiare il cuore e mari verde acqua
La mia rivoluzione bacia volentieri i piedi di madri e infermiere e cameriere e donne delle pulizie e bambinaie
E guaritrici e tutte coloro che sono vita e danno vita
La mia rivoluzione e' in ginocchio
Sulle mie ginocchia davanti ad ogni cosa sacra
E a coloro che portano fardelli creati dall'impero dentro e sulle proprie teste e sulle proprie schiene e
Nei propri cuori
La mia rivoluzione richiede abbandono
Si aspetta l'originale
Si affida a piantagrane, anarchici, poeti, sciamani, veggenti, esploratori del sesso,
Prestigiatori, viaggiatori mistici, funamboli e coloro che vanno troppo lontano e sentono troppo,
La mia rivoluzione arriva inaspettatamente
Non e' ingenua ma crede nei miracoli
Non puo' essere classificata, definita, marchiata
O perfino collocata
Offre profezie non ricette
E' determinata da mistero e gioia estatica
Richiede ascolto
Non e' centralizzata anche se tutte sappiamo dove stiamo andando
Avviene gradualmente e tutta a un tratto
Avviene dove vivi e ovunque
Capisce che le divisioni sono diversioni
Richiede di stare seduti immobili e fissare a fondo i miei occhi
Andare avanti

9. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: PREGHIERA DEGLI UOMINI

Possa io essere un uomo
La cui fiducia in se stesso venga dalla profondita' del mio dare,
Che capisca che la vulnerabilita' e' la mia forza piu' grande,
Che crei spazio invece di dominarlo,
Che apprezzi ascoltare piuttosto che conoscere,
Che cerchi la gentilezza oltre che il controllo,
Che pianga quando il dolore e' troppo,
Che rifiuti lo schiaffo, la pistola, il soffocamento, l'insulto, il pugno.
Possa non aver paura di perdermi,
Possa apprezzare il contatto piuttosto che la prestazione
E l'esperienza piu' che la realizzazione;
possa io muovermi lentamente, non bruscamente,
possa essere coraggioso abbastanza da condividere la mia paura e la mia vergogna
e incoraggiare altri uomini a fare lo stesso,
possa smettere di fingere e aprire le parti di me che a lungo sono state insensibili.
Possa io apprezzare, rispettare e amare mia madre.
Possa la risonanza di questo amore tradursi nell'amare le donne e gli esseri viventi.

10. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: FINO A QUANDO...

Fino a quando ogni violazione non sara' denunciata
E ogni ferita condivisa
Fino a quando gli strati dei ricordi e dell'oppressione non saranno svelati e messi a nudo
Fino a quando la legge non sara' al servizio dei piu' poveri
E smettera' di proteggere i potenti
Fino a quando tutti non saranno giudicati con la stessa misura
Fino a quando le donne non si ribelleranno, nella consapevolezza del proprio valore e dei propri diritti
Davanti a tribunali, miniere, stazioni di polizia, uffici governativi, luoghi di lavoro,
Tribunali militari, ambasciate, luoghi di culto, case
Fino a quando non ci libereremo dalla vergogna, dal senso di colpa, dal dolore, dall'umiliazione e dalla rabbia
Fino a quando i governi non chiederanno perdono e faranno ammenda,
Insieme ai capi di stato, i mariti, i fidanzati, i padri, i fratelli, i preti, i mullah, i ministri, gli zii, i datori di lavoro, i dirigenti d'azienda
Fin quando ci rifiuteremo di accettare qualsiasi cosa che non includa tutti
Un miliardo di persone nel mondo continueranno a lottare per ottenere giustizia.

11. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: L'UFFICIO DELLA SCHIAVITU' SESSUALE

A Yanar e alle mie sorelle in Iraq e in Siria

Penso al listino del mercato delle schiave sessuali dell'ISIS in cui donne e bambine sono prezzate come il bestiame. L'ISIS ha dovuto calmierare i prezzi per timore di un calo del mercato: 40 dollari per le donne tra i 40 e i 50 anni, 69 dollari per le trenta-quarantenni, 86 per le venti-trentenni fino a 172 per le bimbe da 1 a 9 anni. Le ultracinquantenni non compaiono neppure in lista, considerate prive di valore di mercato. Vengono gettate via come i cartoni di latte scaduti.
Ma non ci si limita ad abbandonarle in qualche fetida discarica.
Prima probabilmente vengono torturate, decapitate, stuprate, poi gettate su un cumulo di cadaveri in putrefazione.
Penso al corpicino in vendita di una bambina di un anno, a un soldato trentenne corpulento, affamato di guerra e di sesso che la compra, la incarta e se la porta a casa, come un televisore nuovo.
Cosa provera' o pensera' scartando quella carne bambina e stuprandola con un pene delle dimensioni del suo corpicino?
Penso che nel 2015 sono qui a leggere un manuale online sul modo corretto di praticare la schiavitu' sessuale, con tanto di istruzioni e regole puntigliose su come trattare la propria schiava, pubblicato da un'istituzione molto ben organizzata (l'Ufficio della schiavitu' sessuale) di un governo canaglia, incaricata senza alcun imbarazzo di regolamentare gli stupri, le percosse, l'acquisto e la riduzione in schiavitu' delle donne.
Cito qualche esempio tratto dal manuale: "E' permesso percuotere la schiava come forma di percosse disciplinari, ma è vietato ricorrere alle percosse massacranti, percosse allo scopo di ottenere gratificazione, oppure percosse come tortura. Inoltre e' proibito colpire al volto".
*
Mi chiedo come facciano i burocrati dell'ISIS a distinguere i pugni, i calci e lo strangolamento inflitti a scopi disciplinari dagli atti mirati alla gratificazione sessuale.
Ogniqualvolta una schiava verra' picchiata interverra' una squadra a verificare se c'e' erezione? E come faranno a stabilire cosa esattamente l'ha provocata? Certi uomini si eccitano soltanto nel momento in cui affermano il proprio potere. E se verra' stabilito che il soldato picchia, strangola e prende a calci la sua schiava per puro piacere, in che modo sara' punito? Lo costringeranno a restituire la schiava perdendo il deposito, a pagare una multa salata, o semplicemente dovra' pregare di piu'?
*
Penso alla facilita' con cui si considera l'ISIS una mostruosa aberrazione quando in realta' e' l'esito di una lunga serie ininterrotta di crimini e disordini.
Le atrocita' sessuali inflitte dall'ISIS si differenziano solo nella forma e nella prassi da quelle perpetrate da molti altri signori della guerra in altri conflitti. Sconvolgente e nuovo e' lo sfoggio sfrontato e impudente che si fa di questi crimini pubblicizzati su internet, lo sdoganamento commerciale di queste atrocita', le app in cui il sesso e' usato come mezzo di reclutamento. Le azioni e la rapida proliferazione dell'ISIS non nascono dal nulla, sono frutto di un'escalation legittimata da secoli di impunita' della violenza sessuale dilagante.
Mi vengono in mente le Comfort women, le prime schiave sessuali dell'era moderna, giovani donne asiatiche rapite nel fiore degli anni dall'esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale e detenute nelle "stazioni di conforto", per soddisfare le esigenze sessuali dei sodati al servizio del loro paese.
Le donne subivano anche 70 stupri al giorno.
Quando, esauste, non riuscivano piu' a muoversi, venivano incatenate al letto e stuprate ancora come sacchi molli.
A queste donne la vergogna ha tappato la bocca per quarantacinque anni e per altri venticinque hanno marciato e atteso, vigili, sotto la pioggia, chiedendo giustizia.
Sono rimaste in poche ormai e non piu' tardi di un mese fa il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha perso l'ennesima occasione di fare ammenda.
Penso all'inerzia, al silenzio, alla paralisi che ha bloccato e impedito le indagini e l'incriminazione nei casi di abuso sessuale ai danni delle donne musulmane, croate e serbe stuprate nei campi dell'ex Yugoslavia, delle donne e delle bambine afroamericane stuprate nelle piantagioni del Sud, delle donne e delle bambine ebree stuprate nei campi di concentramento tedeschi, delle donne e delle bambine native americane stuprate nelle riserve degli Stati Uniti.
Ascolto le urla delle anime in pena delle donne e delle bambine violate in Bangladesh, Sri Lanka, Haiti, Guatemala, Filippine, Sudan, Cecenia, Nigeria, Colombia, Nepal e la lista si allunga.
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Penso agli ultimi otto anni che ho trascorso nella Repubblica Democratica del Congo dove un'analoga conflagrazione di capitalismo rapace, secoli di colonialismo, guerra e violenza senza fine ha lasciato migliaia di donne e bambine prive di organi, salute mentale, famiglia o futuro. E penso che lo stupro ormai sia un'azione reiterata.
Penso che scrivo queste cose da vent'anni. Ho provato a farlo con i numeri e con distacco, con passione e suppliche, con disperazione esistenziale e anche adesso, scrivendo, mi chiedo se abbiamo creato un linguaggio adatto a questo secolo che sia piu' potente del pianto.
Penso che le istituzioni patriarcali non hanno saputo intervenire in maniera efficace e che le strutture come L'Onu amplificano il problema nel momento in cui le forze di pacekeeping che dovrebbero proteggere le donne e le bambine si macchiano a loro volta di stupri.
Penso all'operazione Shock and Awe (colpisci e terrorizza) e a come ha contribuito a scatenare questa, che potremmo definire Stupra e decapita. Quando noi cittadini, a milioni, in tutto il mondo, manifestavamo contro la guerra inutile e immorale in Iraq restando inascoltati, eravamo perfettamente consapevoli del dolore, dell'umiliazione e dell'oscurita' che avrebbero generato quei letali 3000 missili Tomahawk americani.
Penso al fondamentalismo religioso, a Dio padre, a quante donne sono state stuprate in suo nome, a quante massacrate e assassinate. Penso al concetto di stupro come preghiera e alla teologia dello stupro, alla religione dello stupro.
Penso che e' una delle maggiori religioni mondiali, in crescita con centinaia di conversioni al giorno, dato che un miliardo di donne nella sua vita subira' percosse o uno stupro (dati Onu).
Penso alla velocita' folle a cui si moltiplicano nuovi e grotteschi metodi per mercificare e profanare i corpi delle donne in un sistema in cui cio' che piu' e' vivo, sia esso la terra o le donne, deve essere ridotto a oggetto e annichilito per aumentare i consumi, la crescita e l'amnesia.
Penso alle migliaia di giovani occidentali, uomini e donne, tra i 15 e i 20 anni, che si sono arruolati nell'ISIS.
In cerca di cosa, in fuga da cosa? Poverta', alienazione, islamofobia, desiderio di avere un senso e un obiettivo?
Penso a quello che mi ha detto mia sorella, attivista, in una conversazione su Skype da Baghdad questa settimana: "L'Isis e' un virus e l'unica cosa da fare con i virus e' sterminarli". Mi chiedo come si stermina una mentalita', come si bombarda un paradigma, come si fanno saltare la misoginia, il capitalismo, l'imperialismo e il fondamentalismo religioso.
Penso, o forse non riesco a pensare, prigioniera come sono della confusione mentale imperante in questo secolo. Sono consapevole da un lato che l'unico modo per andare avanti e' riscrivere da zero la storia attuale, procedere a un esame collettivo approfondito e ponderato delle cause che stanno alla base delle varie violenze in tutte le loro componenti economiche, psicologiche, razziali, patriarcali, che richiedono tempo e contemporaneamente so che, in questo preciso istante, tremila donne yazide subiscono percosse, stupri e torture.
Penso alle donne, alle migliaia di donne che in tutto il mondo hanno operato senza pausa per anni e anni, esaurendo ogni fibra del loro essere per denunciare lo stupro, per porre fine a questa patologia di violenza e odio nei nostri confronti , e la razionalita', la pazienza, l'empatia, la mole della ricerca, le cifre che mostriamo, le sopravvissute che curiamo, le storie che ascoltiamo, le figlie che seppelliamo, il cancro di cui ci ammaliamo non contano, la guerra contro di noi infuria ogni giorno piu' metodica, piu' sfacciata, brutale, psicotica.
Penso che L'ISIS come l'aumento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, le temperature assassine sia forse il segnale che per le donne si approssima lo scontro finale.
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E' giunta l'ora in cui secoli eterni di rabbia femminile si fondano in un'impetuosa forza vulcanica, scatenando la furia globale della vagina delle divinita' femminili Kali, Oya, Pele, Mama Wati, Hera, Durga, Inanna e Ixchel, lasciando che sia la nostra ira a guidarci.
Penso alla cantante folk Yazida Xate Zhangali che dopo aver visto le teste delle sue sorelle penzolare dai pali nella piazza del suo villaggio ha chiesto al governo curdo di armare e addestrare le donne e alle Sun Girls, la milizia femminile da lei creata, che combatte l'ISIS sulle montagne del Sinjar.
E in questo momento, dopo anni di attivismo contro la violenza, sogno che migliaia di casse di ak47 cadano dal cielo sui villaggi, i centri, le fattorie e le terre delle donne, questi guerrieri con il seno che insorgono combattendo per la vita.
Sono arrivata cosi' a pensare all'amore, a come il fallimento di questo secolo sia un fallimento dell'amore.
Cosa siamo chiamati a fare, di che cosa siamo fatti tutti noi che siamo in vita su questo pianeta oggi.
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Che tipo di amore serve, quanto deve essere profondo, intenso e bruciante.
Non un amore ingenuo sentimentale neoliberale, ma un amore ossessivamente altruista.
Un amore che sconfigga i sistemi basati sullo sfruttamento di molti a vantaggio di pochi.
Un amore che trasformi il nostro disgusto passivo di fronte ai crimini contro le donne e l'umanita' in una resistenza collettiva inarrestabile.
Un amore che veneri il mistero e dissolva la gerarchia.
Un amore che trovi valore nella connessione e non nella competizione tra noi.
Un amore che ci faccia aprire le braccia ai profughi in fuga invece di costruire muri per tenerli fuori, bersagliarli con i lacrimogeni o rimuovere i loro colpi enfiati dalle nostre spiagge.
Un amore che bruci di fiamma viva tanto da pervadere il nostro torpore, squagliare i nostri muri, accendere la nostra immaginazione e motivarci a uscire infine, liberi, da questa storia di morte. Un amore che ci dia la scossa, spingendoci a dare la nostra vita per la vita, se necessario.
Chi saranno i coraggiosi, furibondi, visionari autori del nostro manuale di amore rivoluzionario?
Eve Ensler
Parigi, settembre 2015

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Federico Laudisa, Realta' e conoscenza nella fisica, Rcs, Milano 2019, pp. 144, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Riletture
- John Bowlby, Attaccamento e perdita. Volume I. L'attaccamento alla madre, Bollati Boringhieri, Torino 1972, 1999, Centauria, Milano 2018, pp. 402.
- John Bowlby, Attaccamento e perdita. Volume II. La separazione dalla madre: angoscia e rabbia, Bollati Boringhieri, Torino 1975, 2000, Centauria, Milano 2015, pp. 402.
- John Bowlby, Attaccamento e perdita. Volume III. La perdita della madre: tristezza e depressione, Bollati Boringhieri, Torino 1983, 2000, Centauria, Milano 2018, pp. 422.
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Riedizioni
- Adrian Ratto, Rousseau, Rba, Milano 2019, pp. 158, euro 9,99.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3376 del 4 maggio 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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