[Nonviolenza] "Telegrammi". 3372
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- Date: Mon, 29 Apr 2019 20:27:44 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3372 del 30 aprile 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. L'orrore a Viterbo
2. Paolo Arena: Un ricordo di Alfio Pannega (2015)
3. Quattro lettere aperte
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
7. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. L'ORA. L'ORRORE A VITERBO
L'aggressione, il pestaggio e lo stupro di una giovane donna da parte di due neofascisti a Viterbo convoca ogni persona di volonta' buona all'impegno.
Contro il maschilismo, contro il fascismo, in difesa della vita, dell'incolumita', della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
2. MEMORIA. PAOLO ARENA: UN RICORDO DI ALFIO PANNEGA (2015)
[Ricorrendo il 30 aprile il nono anniversario della scomparsa di Alfio Pannega riproponiamo ancora una volta il seguente ricordo originariamente apparso sul sito www.viterbopost.it e gia' ripubblicato anche sul nostro notiziario.
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione. Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura. La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3371, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-204]
Il ventuno settembre ricorre il novantesimo anniversario della nascita di Alfio Pannega, scomparso il 30 aprile del 2010.
Come molti miei coetanei lo conobbi frequentando il Centro Sociale Valle Faul, anche se come tutti i viterbesi conoscevo per interposta persona certi aneddoti ormai parte del folklore che certo non gli rendevano giustizia.
Per molti ragazzi che venivano da una Viterbo ben diversa da quella che conosceva lui, fu un incontro importante ed una sorpresa: Alfio non era quello delle battute e dei racconti per sentito dire, di aneddoti pittoreschi e memorie parassita di chi parla senza sapere; Alfio era una persona che ti dava ospitalita' ed amicizia prima di chiederti chi fossi.
Nel 1993 ci fu l'occupazione dell'ex-gazometro, dove Alfio abitava, in quella Valle Faul che egli amava e ricordava come il polmone verde di Viterbo, quella propaggine intramuraria della splendide terre del Bulicame che Alfio conosceva e chiamava casa. Trovo' del tutto naturale unirsi a quel gruppo di giovani che volevano prendersi un pezzo di citta' condannato all'abbandono ed all'incuria, o peggio a future speculazioni di affaristi senza scrupoli. La valle era sua e dei viterbesi che volevano viverla, goderne il verde e la splendida vista su quelle architetture che Alfio aveva osservato per anni, dal basso in alto perche' erano i palazzi dei potenti e lui in fondo, nel punto piu' basso di Viterbo quasi a rappresentare questa differenza.
Tra i giovani del Centro Alfio visse una rinascita e fu sottratto ad un imbarazzante oblio o peggio ad una reificazione monumentale, o peggio ad una elezione a simbolo negativo di una Viterbo che si voleva estinta: entri la Viterbo del cemento e delle vetrine, fuori la Viterbo agricola ed artigiana.
Ebbe cosi' piu' volte modo di raccontare la propria storia, storia che molti cittadini di Viterbo credevano di sapere banalizzandola, storia che non avevano mai voluto ascoltare preferendo liquidare quel signore che con la sua logora dignita' rappresentava un promemoria vivente del loro imbarazzante benessere: liquidarlo con un'elemosina o con un insulto.
Molte volte lo abbiamo ascoltato per ore attorno ad un tavolo raccontarci una Viterbo che per noi era inimmaginabile e raccontarci la sua storia inscindibile dalla citta' di cui e' stato uno dei piu' illustri abitanti. Studenti svogliati restavamo stupiti da quei versi danteschi che citava a memoria dopo decenni e che a noi non volevano entrare in testa o da quei versi suoi che sgorgavano in lui con naturalezza e con la sapienza del poeta popolare che era, quelle ottave in endecasillabi con le quali amava cantare la natura che lo aveva accolto, l'amicizia, la dolorosa bellezza della vita, il lavoro, la sua citta'.
Alfio e' nato il 21 settembre del 1925 da Caterina (il cui vero nome era Giovanna) altra figura molto nota della Viterbo che fu, dalla vita difficile, passata nel tritacarne dello stereotipo e dell'oltraggio, feticcio su cui spesso accanirsi per rinforzare la percezione della propria presunta civilizzazione. Quella Caterina immortalata in un celebre scatto degli anni sessanta del fotografo Mario Onofri, amico di Alfio, scomparso di recente: uno scatto di profondissima intensita' neorealista, pasoliniana verrebbe da dire.
In gioventu' fu allontanato dalla madre, visse in collegio, inizio' a sperimentare la durezza della vita ai margini di una societa' viterbese che iniziava il suo faticoso ingresso nella cosiddetta modernita'.
E' in quei pochi anni di scuola che nasce il suo amore per la grande letteratura, per Dante soprattutto, che rimarra' sempre nella sua memoria ben piu' di quelle preghiere che ascoltava sempre dalla bocca di persone ricche e ben nutrite e ben vestite e ben poco pie.
Sperimenta lunghi anni di lavoro durissimo ma sempre fiero, mai arrendendosi a cercare la strada facile, guadagnandosi ogni boccone di pane, ripagando con l'amicizia e con l'onesta' anche chi lo sfruttava o lo derideva.
Vive da sempre dei materiali di risulta della societa' del consumo e dello spreco che stava integrando anche Viterbo: artigiano, contadino, manovale, uomo di fatica di quella fatica che nessuno voleva fare; ricicla incessantemente gli scarti della Viterbo che commercia e costruisce: cartone, rame, tessuto, tesori per chi come lui sa vivere in maniera frugale e l'unico lusso che desidera per se e' la compagnia dei suoi amici animali, del cielo, dei versi suoi e di quei poeti che non lo abbandonano e lo sostengono nei momenti piu' difficili, come fecero con Primo Levi nel campo di sterminio.
Le mura di Viterbo il suo erbario, il duomo il panorama dalla sua finestra: le grotte della zona in cui ha vissuto a lungo sia con la madre che da solo.
Tra coloro che lo avvicinano qualcuno che gli da' un po' di lavoro - piu' per la carita' e per il relativo prestigio che per amicizia - ma qualcuno lo ascolta, qualcuno va oltre i racconti ascoltati a casa che ne fanno persino una specie di "uomo nero", come quegli zingari che per anni avrebbero dovuto rubare i bambini, come quei migranti che oggi vengono additati come nemico: abbiamo delocalizzato anche gli spauracchi. Alfio invece e' in questi anni che matura la cultura dell'accoglienza e della condivisione del pane: con gli animali, con gli uomini che hanno meno di lui e anche con quelli che hanno di piu'; "omnia sunt communia", lo sa bene chi ha vissuto a lungo sulla terra e della terra che non ci sono recinti, che tutto cio' che e' sulla terra e' di tutti quelli che la abitano, che ne hanno bisogno. Alfio spezzava il suo pane con te, era un compagno: se eri con lui quello che era suo era tuo alla faccia della civilizzazione, come in Moby Dick quando il selvaggio Quiqueg divide subito tutti i suoi averi con il civilizzato Ismaele che ci resta di stucco.
Anni lunghi e duri, in cui molti conoscono quell'Alfio non vero che era costretto a mostrarsi nella citta' bene, quando avrebbe potuto ricordare a molti dei bei cittadini che lo trattavano con condiscendenza da dove venivano le loro fortune, chi aveva sfornato il loro pane, ma che invece preferiva stemperare quella tensione con il comportamento giocoso e persino con la battuta triviale; come il paesano che si toglie il cappello davanti al signore e si finge un sempliciotto ma la sa lunga, ah se la sa lunga; in questo consisteva l'essere popolano di Alfio, essere uno del popolo che rivendica questa sua appartenenza dinnanzi ai signori ai quali non si sente assolutamente subalterno, inferiore; anche se la loro potenza militare potrebbe schiacciarlo lui non si piega, sa benissimo da che parte stare.
Ci raccontava queste storie a meta' degli anni Novanta, le raccontava a noi che ci avvicinavamo alla politica, che pensavamo di aver capito tutto del mondo, che al Centro sociale credevamo avremmo trovato un covo di rivoluzionari incalliti ed invece avevamo conosciuto un gruppo di persone che volevano star bene e fare da se' la propria vita, riunendosi attorno ad un decano presentatosi spontaneamente e con le idee ben piu' chiare di tutti noi.
Non un nonno putativo od un padre sostitutivo, ma un amico tra pari; in una societa' gerontofoba che trova mille stratagemmi per obliterare la senilita', Alfio era vecchio di una vecchiaia naturale, per quanto aumentata dalla fatica, dalla brutalita', dall'emarginazione; ma il rispetto Alfio se lo era guadagnato non come semplice fatto anagrafico, quasi che non possano esserci persone pessime ed anziane; Alfio il rispetto se lo guadagnava dandotene per primo e senza voler niente in cambio: ti dava da mangiare, da bere, le sue sigarette erano le tue e cosi' la sua casa. E parlava e raccontava, leggeva il giornale, ascoltava i notiziari, era ancora curioso di questo mondo che amava e di cui si sentiva, fin dove arrivavano le sue braccia e le sue gambe, responsabile; e chiedeva a te quello che facevi, come la pensavi, cosa desideravi; dopo averti detto come erano i suoi tempi voleva sapere tutto dei tuoi.
Come quelle culture che misurano la propria terra camminando, la terra di Alfio era fin dove lo portavano le sue gambe, ma la sua patria era il mondo intero come potevamo imparare ogni volta che al Centro sociale ci si confrontava con realta' molto diverse dalle nostre ma in fondo simili, tutti desiderosi come eravamo di stare tra di noi, di sostenerci, di imparare reciprocamente; ed in questo avevamo trovato in Alfio un amico ed un maestro, anche se a questa parola si sarebbe schermito con una parolaccia ed una risata delle sue.
Conoscevamo cosi' la sua lucidita' e la sua chiara visione del suo pezzo di mondo: in tutti quegli anni aveva imparato molto bene a distinguere il bene dal male, sapere quali fossero le ferite del mondo da guarire, le cose di cui prendersi cura, le cose fatte e quelle da fare e chi le aveva fatte.
Questa vita non lo aveva chiuso in se stesso, ma anzi lo spingeva ancora di piu' ad aprirsi all'altro: per quanto possibile saliva ancora in centro la mattina e girava per le strade che amava: molte persone lo conoscevano, soprattutto molti commercianti del centro; molti lo sostenevano, molti aspettavano la sua poesia natalizia, molti pensavano di conoscerlo, molti desideravano mostrarsi intimi col cittadino piu' illustre, salvo poi scoprire che egli non era affatto come si aspettavano: ogni occasione di incontro per Alfio era utile per dire parole buone, per invitare le persone a lottare per gli ultimi, per celebrare la vita coi versi o col vino e soprattutto per portare avanti una delle molte battaglie che Alfio conduceva non per se ma per gli altri.
Alfio che salvo' per molti anni la Valle di Faul dal degrado e dalla speculazione (e cosa penserebbe del mare di cemento che da qualche tempo cola nel fu polmone verde cittadino, e cosa direbbe del bisogno di ascensori che la citta' sembra sentire negli ultimi tempi, lui che partiva col suo carretto per interminabili fatiche).
Alfio che si e' sempre battuto perche' chi ha bisogno venga accolto, aprendo lui per primo le porte di casa sua a chi era scappato dal proprio paese, a chi cercava un piatto di minestra, una parola di conforto.
Alfio che fu tra i primi ad opporsi alla costruzione del mega-aeroporto nella valle del Bulicame, perche' avrebbe ucciso quella terra bellissima, vera risorsa per la citta', luogo unico che tutti ci invidiano. Non capiva cosa c'entrasse un mare di cemento e di asfalto in quelle terre fumanti piene di vita e di poesia.
Sin dall'inizio della vicenda volle essere tra i promotori di una campagna di informazione e di tutela di quelle terre che sempre ci aveva raccontato e sulle quali, col trasferimento del Centro sociale, aveva voluto andare a vivere di persona. Mi ricordo quell'orazione durante la manifestazione del 2008 al Bulicame, proprio davanti a quelle pozze fumanti: fu un punto di svolta in quella vicenda, fu il momento in cui buona parte della cittadinanza si ricordo' del bisogno di lentezza, di condivisione, di amore per la terra e non di velocita', profitto, devastazione.
Quando poi fu pubblicato il suo libro fu felicissimo e la citta' fu sorpresa e felice di ritrovare il suo abitante piu' illustre: quegli incontri, quella possibilita' di ascoltare le sue parole, quella riscoperta della possibilita' di ritornare ad incontrarci e parlarci, invece che sfrecciarci l'uno davanti all'altro con l'auto mentre andiamo in qualche cattedrale di cemento, fu un momento molto intenso che a lui dono' autentica gioia, quella gioia che si prova quando si da'; Alfio amava e rispettava i libri (alcuni dei quali custodiva gelosamente), era un promotore della cultura quella buona, quella che unisce, e vedere un libro col suo nome e le sue poesie fu motivo di felicita' perche' sentiva di aver lasciato qualcosa al mondo, alla comunita' di cui era parte. Per molti cittadini fu una sorpresa conoscerlo o riscoprirlo e conoscerne per la prima volta la profondita' e l'intelligenza ben oltre il personaggio a cui si e' voluto ridurlo per stemperarne una forza politica devastante.
E quella volta che gli amici artisti portarono in pellegrinaggio al duomo il suo ritratto, a dare un messaggio di pace e di amore per la terra. E le fotografie, le riprese video, i ritratti: Alfio si prestava ma non capiva perche' molti dei suoi amici ci tenessero cosi' tanto ad avere un suo ricordo, preferiva essere ascoltato ed ascoltare: un'occasione per stare insieme e' meglio di un santino.
Alfio che accetto' di farsi testimone di un'ultima battaglia per il diritto di tutti alla casa, lui che ormai non ne aveva piu' bisogno avendo scelto di vivere con i ragazzi del Centro sociale, con cui da tanti anni condivideva un'esperienza di accoglienza ed amicizia, di lotte - che chiamava famiglia. Si accorse bene ed accetto' di correre il rischio di essere sfruttato per fini politici da chi voleva farsi bello con la carita', purche' questo gli permettesse di essere d'aiuto a chi era meno fortunato e felice di lui. Si rendeva certo conto del fatto che il suo volto sui manifesti ("Emergenza casa") fosse parte delle solite faccende elettorali di cui da anni conosceva bene ogni intrallazzo, ma pensava potesse comunque essere utile a qualcuno. La capiva bene la politica Alfio, e delle amministrazioni viterbesi sapeva vita morte e miracoli, cosi' come delle strade: sapeva ogni metro di cemento da dove venisse e chi ce lo avesse messo e ti diceva quale meraviglia fosse stata abbattuta per mettercelo, quale campo di erbe buone, quale misterioso rudere, quale luogo dove la gente poteva incontrarsi. Non aveva mai fatto un mistero di essere stato comunista per molti anni ed iscritto al partito, quando sapeva che quella era la parte da cui stare perche' in qualche modo si sarebbe comunque presa cura dei piu' deboli, ma non si faceva certo illusioni: sentirlo raccontare con i suoi modi la politica era sempre una lezione, una di quelle fatte dalla strada e non dalle cattedre tirate a lustro.
Ma Alfio ci era gia' finito su un manifesto, quando anni fa una delle irriverenti provocazioni del Centro sociale sforno' un volantino che ai due candidati sindaco proponeva l'alternativa: "Essi serio, vota Alfio sindaco!" e c'era una sua foto sorridente con un mazzo di fiori. Una battuta, certo, ma era in lui che la Viterbo migliore avrebbe dovuto e potuto riconoscersi, in una persona attenta alla cura di tutti, uomini ed animali.
Alfio che ricevette infine un riconoscimento dalle istituzioni locali, una targa che lui rifiuto' durante un intenso incontro con molti cittadini e molti studenti giovani: non poteva appenderla in nessuna casa quella targa, disse ben conoscendo il potere che con una mano da' e con l'altra toglie; case, pane, lavoro e non premi, che quelli non si possono dar da mangiare ai figli. Fu un momento incredibile: nessuna paura per i signori, nessuna subalternita' ai dottori: solo la voglia di coinvolgere quella platea di ragazzi poco piu' giovani di quanto lo ero io quando lo conobbi.
Alfio non perdeva mai un'occasione per dire quello che pensava e per essere di incoraggiamento.
Questo l'Alfio che abbiamo conosciuto: lontano dal personaggio, dalla maschera, mai arreso, mai sconfitto, sempre con il desiderio e la forza di aiutare l'altro.
E ci incoraggia anche oggi quando pensiamo a lui, ci unisce, ci fa sentire meno soli e ci sostiene il suo esempio di onesta' e di impegno nella lotta in cui si batteva lui per primo: per la terra e per tutti gli uomini. E non occorre solo che la citta' lo ricordi (con iniziative pubbliche o con la dedica di una via) ma occorre che si prosegua la sua, la nostra battaglia.
3. REPETITA IUVANT. QUATTRO LETTERE APERTE
Egregio Presidente della Repubblica,
ho molto apprezzato le parole di verita' da lei dette in questi giorni contro il fascismo ed i suoi odierni criminali apologeti, e gliene sono profondamente grato.
Ed e' proprio perche' condivido quelle nitide sue parole che vorrei richiamare la sua attenzione su tre tragici fatti.
Il primo: il governo italiano da mesi nega l'approdo in un porto sicuro in Italia ai naufraghi soccorsi nel Mediterraneo (cosi' impedendo il compimento di quell'opera di soccorso); non solo: diffama e sabota i soccorritori volontari che nel Mediterraneo salvano vite umane; ed infine - orribile a dirsi - si adopera per impedire che possano trovare salvezza in Italia i superstiti in fuga dai lager libici.
Il secondo: il governo italiano da mesi ha imposto nel nostro paese misure di vera e propria persecuzione razzista che violano diritti umani fondamentali e pongono le basi di un regime di apartheid.
Il terzo: il governo italiano da mesi conduce una forsennata propaganda di istigazione all'odio razzista e di apologia dell'omissione di soccorso.
Tutto cio' e' illecito.
Tutto cio' e' mostruoso.
Tutto cio' configura un crimine contro l'umanita' e un attentato contro la Costituzione che riconosce e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.
La prego di intervenire, nelle forme previste dall'ordinamento, per contrastare questa barbarie.
Augurandole ogni bene...
*
Egregio Segretario Generale dell'Onu,
rivolgiamo a lei, e tramite lei anche al Consiglio di Sicurezza e all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un urgente appello ad intervenire nei confronti del governo italiano per contrastare i crimini razzisti che esso da mesi sta commettendo contro l'umanita'.
In particolare segnaliamo i seguenti crimini:
1. Omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
2. Conclamata volonta', espressa in piu' forme ed occasioni, di far si' che i naufraghi superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
3. Persecuzione razzista ed effettuale favoreggiamento della riduzione in schiavitu' attraverso criminali e criminogene misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
4. Sequestro di persona aggravato, reato per il quale i complici del governo che siedono in Senato hanno impedito alla magistratura italiana di procedere nei confronti del Ministro dell'Interno reo confesso, garantendo cosi' una scandalosa impunita' al ministro e al governo.
5. Reiterata istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
6. Violazione di convenzioni internazionali, di leggi ordinarie, e della stessa Costituzione della Repubblica italiana, al fine di attuare una criminale politica razzista.
E' in atto in Italia un vero e proprio colpo di stato che mira ad instaurare un regime razzista, violatore dei diritti umani, negatore dei principi fondamenti e dei supremi valori della democrazia, dello stato di diritto, della dignita' umana.
L'Onu, che ha proclamato la Dichiarazione universale dei diritti umani, deve intervenire in difesa delle vittime dei crimini razzisti commessi dal governo italiano, deve intervenire a sostegno dell'ordinamento giuridico costituzionale democratico italiano, deve intervenire per impedire che in Italia s'imponga il razzismo, l'anomia, la barbarie.
Cento anni fa in Italia nasceva il fascismo: averlo lungamente sottovalutato ai suoi esordi e negli anni successivi, ha poi provocato la piu' immane tragedia del XX secolo.
Non si commetta di nuovo lo stesso errore.
Si contrasti subito la criminale politica razzista e golpista del governo italiano.
Ci si opponga subito alle abominevoli violazioni dei diritti umani di cui essa consiste.
Ci si adoperi subito per difendere in Italia la democrazia, la legalita' costituzionale, lo stato di diritto, la civile convivenza.
Nelle forme adeguate ed opportune, ma subito, senza esitazioni e senza ambiguita', l'Onu intervenga nei confronti del governo italiano per far cessare i crimini razzisti in corso.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Egregio Segretario generale del Consiglio d'Europa, signor Thorbjorn Jagland,
ancora in questi ultimi giorni, mentre in Libia infuria la guerra, il Ministro dell'Interno italiano (e reale "dominus" del governo di questo paese) conferma col suo linguaggio torbido, subdolo e brutale che il governo italiano continuera' ad omettere di soccorrere i naufraghi negando loro approdo in porti sicuri in Italia; che il governo italiano continuera' a osteggiare e sabotare i soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo; che il governo italiano continuera' ad adoperarsi per impedire ai superstiti dei lager libici di trovare scampo in Italia; che il governo italiano non lascera' sbarcare nei suoi porti i profughi in fuga dalla guerra e dall'orrore.
Queste decisioni, in atto ormai da mesi, violano con tutta evidenza i diritti umani, costituiscono flagranti crimini, crimini razzisti.
A cio' si aggiunga che il medesimo Ministro da anni conduce una forsennata propaganda di effettuale istigazione all'odio razzista, e che soprattutto per suo impulso mesi addietro e' stato legiferato in Italia il cosiddetto "decreto sicurezza della razza" che ha imposto obbrobriose misure di persecuzione razzista palesemente incompatibili con la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Peraltro il Ministro si fa forte del fatto che alcune settimane fa la maggioranza parlamentare razzista che sostiene il governo ha negato alla magistratura l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il reato di sequestro di persona aggravato, reato realmente commesso (e successivamente reiterato); tale effettuale complicita' da parte della maggioranza dei membri del Parlamento italiano ha indotto il Ministro finanche a grottesche espressioni di scherno nei confronti della funzione giurisdizionale della magistratura, quasi si ritenesse "legibus solutus" (cosa incompatibile con uno stato di diritto, con una democrazia costituzionale, con un paese civile, e propria invece di un regime dittatoriale).
Egregio Segretario generale del Consiglio d'Europa, signor Thorbjorn Jagland,
credo che la mia preoccupazione sia condivisa da tutte le persone ragionevoli che percepiscono nitidamente e con orrore come in Italia il governo stia commettendo gravissimi crimini razzisti.
Ebbene, non si commetta ancora una volta lo stesso errore di sottovalutazione, di indifferenza, d'infingardaggine e vilta', che fu compiuto al sorgere del fascismo in Italia e in Europa.
Lo ripeto: non si commetta ancora una volta lo stesso errore di sottovalutazione, di indifferenza, d'infingardaggine e vilta', che fu compiuto al sorgere del fascismo in Italia e in Europa.
Lo ripeto ancora: non si commetta ancora una volta lo stesso errore di sottovalutazione, di indifferenza, d'infingardaggine e vilta', che fu compiuto al sorgere del fascismo in Italia e in Europa.
Se in un qualunque paese un governo commette crimini razzisti (che in quanto tali sono crimini contro l'umanita', essendo il razzismo un crimine contro l'umanita'), e' dovere dell'umanita' intera e quindi di tutte le istituzioni democratiche di essa e di parti di essa rappresentative, intervenire affinche' quei crimini cessino.
L'Italia fa parte dell'Europa, e del Consiglio d'Europa di cui lei e' Segretario generale: la prego di volere, nell'adempimento delle sue funzioni e nell'ambito delle sue competenze, adoperarsi in tutte le forme opportune e adeguate affinche' il Consiglio d'Europa si attivi per contrastare questi crimini razzisti.
Pregandola di un intervento tempestivo, voglia gradire distinti saluti.
*
Egregio Presidente della Commissione Europea,
da molti mesi il governo italiano commette il delitto di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
Addirittura nelle circostanze in cui il soccorso sia agevolmente effettuabile ed effettuato, il governo italiano giunge all'orrore di esprimersi e di operare affinche' i superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
Con il cosiddetto "decreto sicurezza" il governo italiano ha imposto misure di persecuzione razzista nei confronti di persone del tutto innocenti, misure palesemente in contrasto sia con la stessa Costituzione della Repubblica Italiana, sia con il diritto internazionale, sia con la Dichiarazione universale dei diritti umani; tale decreto e' stato autorevolmente definito "disumano, criminale e criminogeno" e tale da configurare elementi di "apartheid".
Ministri del governo italiano persistono in una propaganda che costituisce flagrante istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
Nel commettere e per commettere i summenzionati crimini razzisti il governo italiano non solo viola convenzioni internazionali dall'Italia sottoscritte, non solo viola leggi ordinarie dello Stato, ma viola la stessa Costituzione della Repubblica Italiana...
Questo e' cio' che accade in un paese dell'Unione Europea.
Chiediamo che l'Unione Europea intervenga nei confronti di un governo che commette flagranti crimini razzisti; chiediamo che l'Unione Europea intervenga in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ringraziandola per l'attenzione, voglia gradire distinti saluti.
4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
7. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA
L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Alba Gonzalez Sanz, Virginia Woolf, Rba, Milano 2019, pp. 190, euro 9,99.
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Riletture
- Luis Martin-Santos, Tiempo de silencio, Seix Barral, Barcelona 1961, 1987, pp. 298.
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Riedizioni
- 'Ala al-Aswani, Sono corso verso il Nilo, Feltrinelli, Milano 2018, Gedi, Roma 2019, pp. 400, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").
- Zachar Prilepin, San'kja, Voland, Roma 2009, Gedi, Roma 2019, pp. 336, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3372 del 30 aprile 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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