[Nonviolenza] Tra cinque giorni il senato votera' per la legalita' o per l'impunita' di un crimine razzista. Che non accada nell'ignoranza e nell'indifferenza



TRA CINQUE GIORNI IL SENATO VOTERA' PER LA LEGALITA' O PER L'IMPUNITA' DI UN CRIMINE RAZZISTA. CHE NON ACCADA NELL'IGNORANZA E NELL'INDIFFERENZA

Tra cinque giorni, il 20 marzo, il Senato votera' se autorizzare o no la magistratura a procedere per il reato di "sequestro di persona aggravato" nei confronti del Ministro dell'Interno, che di quel crimine e' reo confesso.
Il Senato e' chiamato ad esprimersi in quanto quel ministro e' anche senatore.
Riconosciuto da tutti che il reato e' stato effettivamente commesso, il Senato e' chiamato ad esprimersi in base a quanto stabilito dall'art. 96 della Costituzione: "Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale", e dall'art. 9, n. 3, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, che stabilisce che la Camera di cui l'imputato fa parte, in questo caso il Senato, possa "negare l'autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione insindacabile, che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo".
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La situazione e' quindi chiarissima: il ministro ha commesso il reato; il Senato deve decidere se nel commettere quel reato il ministro "abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo".
Nel sequestrare per alcuni giorni alcune decine di naufraghi che per legge dovevano essere sbarcati al piu' presto in porto sicuro, il ministro non ha tutelato "un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante", ne' ha perseguito "un preminente interesse pubblico"; ha invece attuato la stessa politica razzista ed incostituzionale che caratterizza fin dal suo esordio l'attuale governo: una politica razzista di cui sono flagrante manifestazione la propaganda istigatrice all'odio razziale, l'omissione di soccorso dei naufraghi e il sabotaggio dei soccorritori volontari, le persecuzioni razziste di cui sono espressione estrema le misure incostituzionali, criminali e criminogene contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza".
Questa criminale politica razzista ed incostituzionale non costituisce ne' "un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante" ne' "un preminente interesse pubblico"; ne e' piuttosto l'esatto contrario.
Il Senato ha quindi il dovere di autorizzare la magistratura a procedere nella sua doverosa azione.
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Le forze politiche della destra antidemocratica, nelle cui liste sono stati eletti la maggioranza dei senatori, hanno gia' annunciato la volonta' di garantire impunita' al ministro reo confesso, hanno gia' annunciato la volonta' di impedire alla magistratura di procedere.
Ma a tutti i senatori va ricordato cio' che la Costituzione della Repubblica italiana stabilisce: che "tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge" (art. 3), e quindi nessuno puo' pretendere impunita' per i reati commessi; e che "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato" (art. 67), e quindi i senatori non devono genuflettersi alle voglie dei padroni dei partiti nelle cui liste sono stati eletti, ma esprimersi secondo scienza e coscienza, nel rispetto della legge e della verita'.
La verita' e' che il ministro ha commesso quel reato; di esso deve rispondere in tribunale secondo le leggi vigenti.
Il 20 marzo il Senato e' chiamato a una decisione di estrema importanza: se far valere l'eguaglianza di diritti e il rispetto delle leggi, o farsi complice di un ripugnante reato garantendo impunita' a chi quel reato ha commesso. Il 20 marzo il Senato votera' per la legalita' o per l'impunita' di un crimine razzista.
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Per quanto sembri incredibile, a pochi giorni da questo voto la disattenzione dell'opinione pubblica sembra essere pressoche' totale.
Invece occorre che attenzione vi sia.
Occorre che sia chiaro a tutti su cosa e per cosa si votera' il 20 marzo in Senato.
Occorre che i senatori sappiano precisamente su cosa sono chiamati a pronunciarsi e sappiano che il popolo italiano li osserva.
Per questo chiediamo ad ogni persona di volonta' buona di fare quanto in suo potere affinche' in questi pochi giorni che mancano a quel voto sia fatta chiarezza e cresca l'attenzione e la consapevolezza, e tanto l'opinione pubblica quanto - e soprattutto - i senatori tutti sappiano con precisione quale sia l'oggetto del voto nei suoi reali termini di fatto e di diritto.
Il voto del Senato del 20 marzo potra' tragicamente contribuire ad inabissare il paese nella turpe e barbara complicita' con un governo razzista che pretende impunita' mentre viola i diritti umani e la stessa Costituzione della Repubblica; oppure potra' riaffermare che l'Italia e' uno stato di diritto, un ordinamento democratico, un paese civile, in cui si salvano le vite e si rispettano e difendono i diritti di ogni essere umano.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Il sequestro di persona e' un delitto.
Il Senato autorizzi la magistratura a compiere il suo dovere.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

Viterbo, 16 marzo 2019

Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com