[Nonviolenza] "Uscire dalla follia della guerra. Salvare tutte le vite". Presentato oggi a Viterbo l'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele"
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- Date: Thu, 1 Nov 2018 15:35:18 +0100
"USCIRE DALLA FOLLIA DELLA GUERRA. SALVARE TUTTE LE VITE". PRESENTATO OGGI A VITERBO L'APPELLO "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"
Giovedi' primo novembre 2018 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" e' stato presentato l'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" promosso dal Movimento Nonviolento, da Peacelink e da altre esperienze di pace, appello che come ogni anno dal 2002 promuove in occasione del 4 novembre commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.
Dopo la lettura del testo dell'appello per il 2018 (che si allega in calce), il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha sinteticamente illustrato le ragioni profonde dell'iniziativa.
Di seguito una sintesi del ragionamento svolto.
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Una commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre
Dal 2002 a Viterbo in occasione del 4 novembre realizziamo la commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre con il motto "Ogni vittima ha il volto di Abele", iniziativa che da diversi anni, grazie ad un appello promosso dal Movimento Nonviolento e da altre esperienze di pace e di solidarieta', viene realizzata in varie citta' d'Italia ed e' divenuta una campagna di coscientizzazione di dimensioni nazionali.
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Un impegno
Con questa iniziativa proponiamo a tutte le persone di volonta' buona di ricordare le vittime della guerra assumendo un impegno preciso: l'impegno ad adoperarsi affinche' altre vittime non ci siano piu', l'impegno ad adoperarsi per far cessare tutte le guerre e le uccisioni, l'impegno ad adoperarsi per salvare tutte le vite, l'impegno ad adoperarsi affinche' l'umanita' si riconosca finalmente umana, l'impegno ad opporsi ad ogni violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, l'impegno a contrastare il male facendo il bene.
Poiche' il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita, ne consegue che il primo dovere di ogni essere umano - e di ogni umano istituto - e' il dovere di salvare tutte le vite.
La guerra in quanto tale consiste nell'uccisione di esseri umani; ne consegue che essa in quanto tale e' nemica dell'umanita', poiche' lede il primo diritto di ogni essere umano: il diritto alla vita senza di cui nessun altro diritto si da'.
Non solo: lo sviluppo degli armamenti e' giunto al punto che ormai da decenni le armi presenti negli arsenali sono sufficienti a distruggere l'intera umanita'; e tragicamente, invece di adoperarsi per l'universale disarmo, da parte dei poteri dominanti si continua a produrre armi, si continua a fare guerre, si continua a provocare stragi e catastrofi, si continua ad uccidere innumerevoli esseri umani ed a contaminare e devastare quest'unico fragile mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Da cento anni le menti piu' illuminate ci hanno avvertito, e questa nozione dovrebbe essere ormai senso comune: e' in pericolo la stessa civilta' umana, e' in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita'.
Occorre pertanto porre con decisione la questione fondamentale del nostro tempo, che e' la seguente: abolire la guerra prima che la guerra distrugga l'umanita'.
Ma per abolire la guerra occorre l'impegno corale e persuaso di tutte le persone di volonta' buona.
E' indispensabile il disarmo.
E' indispensabile la smilitarizzazione dei poteri e dei saperi, dei territori e dei conflitti, dei cuori e delle istituzioni.
E' indispensabile la scelta di salvare le vite, tutte le vite; mettendo in pratica la regola aurea di ogni morale: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
E' indispensabile riconoscersi una sola umanita' in un unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
E' indispensabile ripudiare la violenza e scegliere la nonviolenza: la nonviolenza e' la politica prima per la salvezza dell'umanita'.
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Dopo Auschwitz, dopo Hiroshima
All'indomani della bomba di Hiroshima Guenther Anders chiari' che l'umanita' era entrata in una fase nuova della sua storia, la fase in cui era possibile il suo stesso annientamento, e che quindi da quel momento in poi il primo e decisivo imperativo morale e' divenuto: agisci per impedire l'annientamento dell'umanita', agisci per far cessare per sempre tutte le guerre.
Gandhi lo disse con sintesi estrema: "La morale che si puo' legittimamente trarre dalla spaventosa tragedia provocata dalla bomba atomica e' che una bomba non puo' essere distrutta da un'altra bomba, come la violenza non puo' essere eliminata dalla violenza. Il genere umano puo' liberarsi della violenza soltanto ricorrendo alla nonviolenza. L'odio puo' essere sconfitto soltanto con l'amore".
Un grande costruttore di pace che e' stato per noi un amico e un maestro indimenticabile, Ernesto Balducci, lo disse con parole ferme e illuminanti tanti anni fa, e quelle parole divennero poi l'incipit e il cuore di un libro che dovrebbe essere adottato, letto e meditato in tutte le scuole; s'intitola: "La pace. Realismo di un'utopia".
Padre Balducci vi svolgeva un ragionamento, che tante volte abbiamo ripetuto, sulle "tre verita' di Hiroshima"; diceva: "La prima verita' contenuta in quel messaggio e' che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte. Sul momento fu una verita' intuitiva, di natura etica, ma poi, crollata l'immagine eurocentrica della storia, essa si e' dispiegata in evidenze di tipo induttivo la cui esposizione piu' recente e piu' organica e' quella del Rapporto Brandt. L'unita' del genere umano e' ormai una verita' economica. Le interdipendenze che stringono il Nord e il Sud del pianeta, attentamente esaminate, svelano che non e' il Sud a dipendere dal Nord ma e' il Nord che dipende dal Sud. Innanzitutto per il fatto che la sua economia dello spreco e' resa possibile dalla metodica rapina a cui il Sud e' sottoposto e poi, piu' specificamente, perche' esiste un nesso causale tra la politica degli armamenti e il persistere, anzi l'aggravarsi, della spaventosa piaga della fame. Pesano ancora nella nostra memoria i 50 milioni di morti dell'ultima guerra, ma cominciano anche a pesarci i morti che la fame sta facendo: 50 milioni, per l'appunto, nel solo anno 1979. E piu' comincia a pesare il fatto, sempre meglio conosciuto, che la morte per fame non e' un prodotto fatale dell'avarizia della natura o dell'ignavia degli uomini, ma il prodotto della struttura economica internazionale che riversa un'immensa quota dei profitti nell'industria delle armi: 450 miliardi di dollari nel suddetto anno 1979 e cioe' 10 volte di piu' del necessario per eliminare la fame nel mondo. Questo ora si sa. Adamo ed Eva ora sanno di essere nudi. Gli uomini e le donne che, fosse pure soltanto come elettori, tengono in piedi questa struttura di violenza, non hanno piu' la coscienza tranquilla.
"La seconda verita' di Hiroshima - proseguiva padre Balducci - e' che ormai l'imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e' arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva. Fino ad oggi e' stato un punto fermo che la sfera della morale e quella dell'istinto erano tra loro separate, conciliabili solo mediante un'ardua disciplina e solo entro certi limiti: fuori di quei limiti accadeva la guerra, che la coscienza morale si limitava a deprecare come un malum necessarium. Ma le prospettive attuali della guerra tecnologica sono tali che la voce dell'istinto di conservazione (di cui la paura e' un sintomo non ignobile) e la voce della coscienza sono diventate una sola voce. Non era mai capitato. Anche per questi nuovi rapporti fra etica e biologia, la storia sta cambiando di qualita'.
"La terza verita' di Hiroshima - concludeva Ernesto Balducci - e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'. Non che la guerra sia mai stata considerata, salvo in rari casi di sadismo culturale, un fatto secondo ragione, ma sempre le culture dominanti l'hanno ritenuta quanto meno come una extrema ratio, e cioe' come uno strumento limite della ragione. E difatti, nelle nostre ricostruzioni storiografiche, il progresso dei popoli si avvera attraverso le guerre. Per una specie di eterogenesi dei fini - per usare il linguaggio di Benedetto Croce - l'"accadimento" funesto generava l'"avvenimento" fausto. Ma ora, nell'ipotesi atomica, l'accadimento non genererebbe nessun avvenimento. O meglio, l'avvenimento morirebbe per olocausto nel grembo materno dell'accadimento".
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Consapevoli di cio'
Consapevoli di cio', nel nostro appello per questo 4 novembre 2018 sosteniamo particolarmente la campagna "Un'altra difesa e' possibile" e chiediamo che il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta; chiediamo che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017; chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che secondo autorevoli stime gravano sul bilancio dello stato italiano per l'enorme importo di settanta milioni di euro al giorno; chiediamo che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente.
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Hic et nunc
Oggi nel mondo poteri criminali e terroristi continuano a commettere stragi e devastazioni indicibili, ed anche nel nostro paese troppe persone investite di cariche pubbliche invece di adoperarsi per salvare le vite preferiscono fomentare l'odio, preferiscono omettere il doveroso soccorso a chi e' in pericolo di morte, preferiscono proseguire sulla via sciagurata delle persecuzioni, della complicita' con le guerre e le stragi.
Tutto cio' e' folle e scellerato.
A tutto cio' e' necessario e urgente opporsi.
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Un crimine contro l'umanita'
Nel nostro paese in questo momento, mentre il governo della disumanita' cerca di imporre un regime di persecuzioni razziste, e' particolarmente urgente ed assolutamente indispensabile contrastare questo inabissarsi nella barbarie: il razzismo e' un crimine contro l'umanita', il razzismo e' gia' il fascismo.
Ripetiamo quindi ancora una volta cio' che e' doveroso ripetere ogni giorno: che il governo della disumanita' da mesi sta attuando una politica di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia; che esponenti di primario rilievo del governo della disumanita' da anni conducono una forsennata propaganda xenofoba e di istigazione al razzismo; che il recente decreto-legge n. 113 del 4 ottobre 2018 del governo della disumanita' (il cosiddetto "decreto sicurezza") mira a introdurre nell'ordinamento italiano misure di discriminazione razzista - che sono state autorevolmente definite "apartheid giuridico" - palesemente incompatibili con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, con lo stato di diritto, con la civilta' giuridica e il diritto internazionale.
E quindi occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere l'immediata cessazione di ogni atto criminale, persecutorio, razzista ed incostituzionale da parte del governo della disumanita'; occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere le dimissioni del governo della disumanita'; occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere che i ministri del governo della disumanita' responsabili di crimini abominevoli siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
Perche' ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; perche' vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; perche' salvare le vite e' il primo dovere.
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La prima radice e il primo paradigma di ogni violenza
E ripetiamo ancora una volta la cosa che piu' ci sta a cuore dire: che la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza e' la violenza maschile contro le donne; che non sara' possibile abolire guerra e razzismo, sfruttamento e oppressione, se non si sconfigge il maschilismo.
Ogni essere umano vede e sa che solo abolendo la violenza maschile sulle donne l'umanita' intera potra' liberarsi dalla violenza che tutte e tutti ci opprime.
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Il nostro 4 novembre
Occorre opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni; occorre opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni; occorre opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Occorre opporsi ad ogni schiavitu' e ad ogni devastazione; occorre difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e l'intero mondo vivente; occorre opporsi alla violenza con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
Ricordando che ogni vittima ha il volto di Abele, a cento anni dalla fine della carneficina della prima guerra mondiale, il 4 novembre cessi di essere stolida e oscena "festa" dei poteri assassini, e sia invece giorno di lutto per tutte le vittime di tutte le guerre, giorno di impegno contro tutte le guerre e le uccisioni.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, primo novembre 2018
Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com (segnaliamo che il Centro cura dal 2000 la pubblicazione del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" cui e' possibile abbonarsi gratuitamente attraverso il sito www.peacelink.it)
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Allegato: Movimento Nonviolento, PeaceLink, Centro di ricerca per la pace e i diritti umani, Associazione Antimafie Rita Atria: 4 novembre 2018: non festa, ma lutto. "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
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Per questo sosteniamo la campagna "Un'altra difesa e' possibile" e chiediamo che il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Per questo chiediamo una politica di disarmo, poiche' le armi sempre e solo uccidono gli esseri umani.
Per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che secondo autorevoli stime gravano sul bilancio dello stato italiano per l'enorme importo di settanta milioni di euro al giorno.
Per questo chiediamo che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente.
Per questo chiediamo un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni violenza.
Per questo ci opponiamo al razzismo, crimine contro l'umanita', e chiediamo che siano immediatamente revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana.
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Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803, e-mail:an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it
PeaceLink
per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
"Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
per contatti: e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Associazione Antimafie "Rita Atria"
per contatti: e-mail: abruzzo at ritaatria.it, sito: www.ritaatria.it
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