[Nonviolenza] Telegrammi. 3183



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3183 del 19 ottobre 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Alcune parole dette in piazza a Viterbo il 18 ottobre 2018
2. Manifesta illegittimita' costituzionale di vari articoli del Decreto-Legge 4 ottobre 2018, n. 113 (il cosiddetto "decreto sicurezza")
3. Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. Eve Ensler: La mia rivoluzione inizia nel corpo
7. Eve Ensler: Preghiera degli uomini
8. Eve Ensler: Fino a quando...
9. Eve Ensler: L'Ufficio della schiavitu' sessuale
10. Eve Ensler: Grazie
11. Eve Ensler: Agisci, balla, ribellati
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. L'ORA. ALCUNE PAROLE DETTE IN PIAZZA A VITERBO IL 18 OTTOBRE 2018

Per iniziativa di vari movimenti ed associazioni di pace e di solidarieta' si e' svolta giovedi' 18 ottobre 2018 a Viterbo, in piazza delle erbe e successivamente - dopo un breve corteo - in piazza del Comune, una manifestazione contro il razzismo, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Di seguito una sintesi dell'intervento del responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani".
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In questi giorni e in questi mesi in cui la violenza razzista pretende di farsi regime ed imporre ancora una volta il barbaro suo dominio sul nostro paese, avremmo bisogno del forte braccio, della lucida mente e della saggia parola di Aldo Capitini, che ci ha lasciato cinquant'anni fa il 19 ottobre 1968; di Pier Carlo Masini, che ci ha lasciato vent'anni fa il 19 ottobre 1998; di Alberto L'Abate, che ci ha lasciato un anno fa, il 19 ottobre 2017; e che tutti e tre ricordiamo stasera e ricorderemo nuovamente domani con gratitudine che non si estingue.
Aldo Capitini, antifascista, liberalsocialista, apostolo della nonviolenza, ideatore e artefice della marcia Perugia-Assisi per la pace e la fraternita' tra i popoli, la marcia cui molti di noi pochi giorni fa hanno ancora una volta preso parte.
Pier Carlo Masini, antifascista, socialista libertario, militante e storico che molto ha contribuito a tener viva la memoria della riflessione e delle lotte delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' da ogni menzogna e da ogni oppressione.
Alberto L'Abate, collaboratore di Aldo Capitini e di Danilo Dolci, studioso illustre e militante nonviolento che molti di noi che siamo stasera qui ricordano per il prezioso suo contributo alla lotta antimilitarista ed antinucleare nel nostro territorio, come per l'esperienza di Comiso, e dell'ambasciata di pace a Pristina.
Essi sono qui con noi, nella compresenza dei morti e dei viventi, nell'unita' di tutta l'umanita' in lotta contro il male e la morte.
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Sono stato invitato da chi ha organizzato questa iniziativa ad intervenire recitando nel lasso di tempo di cinque minuti un testo altrui.
Diro' quindi a memoria il discorso piu' breve dell'oratore piu' interminabile della storia, quel Cicerone che nell'anno in cui fu console dopo aver fatto assassinare senza processo i catilinari che aveva fatto arrestare, pronuncio' dinanzi al popolo un discorso di una sola parola: vixerunt, essi vissero, ovvero: non vivono piu', sono morti.
Tutto il mio amore per tanti meravigliosi doni che Marco Tullio ci ha lasciato non e' mai riuscito a farmi dimenticare questo tragico episodio, in cui l'autore di tante pagine in difesa della dignita' e della liberta' umana assunse quel tratto, quel volto del potere, che nel titolo di un suo celebre libro Gerhard Ritter defini' demoniaco.
E allora al potere che uccide e poi dice vixerunt io credo che noi dobbiamo opporre il motto vivant, che vivano tutte le umane persone, che nessuna sia uccisa o abbandonata alla morte; ed agire per inverare questo motto, questo impegno, questo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Per questo occorre contrastare la violenza razzista del governo golpista.
Per questo occorre lottare per le dimissioni del governo.
Per questo occorre impegnarsi affinche' i ministri razzisti siano processati e condannati per i loro crimini.
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Insorgere occorre dinanzi all'orrore di un governo che da mesi sta attuando una criminale politica di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
Insorgere occorre dinanzi all'orrore di un governo di cui esponenti di primario rilievo da anni conducono una forsennata propaganda xenofoba e di istigazione al razzismo.
Insorgere occorre dinanzi all'orrore di un governo che con il decreto-legge n. 113 del 4 ottobre 2018 (il cosiddetto "decreto sicurezza" varato dal Consiglio dei ministri il 24 settembre 2018) intende introdurre nell'ordinamento italiano misure di discriminazione razzista - che sono state autorevolmente definite "apartheid giuridico" - palesemente incompatibili con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, con lo stato di diritto, con la civilta' giuridica e il diritto internazionale.
E certamente non solo Aldo Capitini, non solo Rosa Luxemburg, non solo Pier Carlo Masini, non solo Simone Weil, non solo Alberto L'Abate, non solo Laura Conti, non solo Sandro Pertini, non solo Hannah Arendt, non solo Danilo Dolci, non solo Virginia Woolf, ma con loro tutte le donne e tutti gli uomini di volonta' buona che contro ogni violenza e oppressione hanno lottato per l'intera loro vita e che ci hanno insegnato l'amore per l'umanita' e per la verita' che salva le vite, sarebbero insorti.
Contro la scellerata e infame politica razzista del governo della disumanita' insorga quindi ogni persona di volonta' buona, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza: in difesa della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista; in difesa della solidale convivenza dell'intera umana famiglia; in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

2. MATERIALI. MANIFESTA ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE DI VARI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE 4 OTTOBRE 2018, N. 113 (IL COSIDDETTO "DECRETO SICUREZZA")

Sintetizziamo qui l'elenco degli articoli che presentano profili di manifesta illegittimita' costituzionale riscontrati dall'"Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione" (Asgi) nelle nuove norme concernenti permessi di soggiorno per esigenze umanitarie, protezione internazionale, immigrazione e cittadinanza previste nel Decreto-Legge 4 ottobre 2018, n. 113.
Il testo integrale del documento dell'Asgi - 28 pagine dense di dottrina giuridica e puntuali riscontri - puo' essere letto nel sempre utilissimo sito dell'Asgi (www.asgi.it).
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Nel documento si evidenzia preliminarmente che non sussistono i casi di straordinaria necessita' e urgenza prescritti dall'art. 77 Cost. per l'adozione del decreto-legge, e che "la mancanza dei requisiti costituzionali del decreto-legge e' oggi ritenuto dalla Corte costituzionale come vizio di legittimita' costituzionale dell'intero decreto-legge, non sanato neppure dall'approvazione della legge di conversione in legge".
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1. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 1 (Abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e disciplina di casi speciali di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario).
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2. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 3 (trattenimento per la determinazione o la verifica dell'identita' e della cittadinanza dei richiedenti asilo).
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3. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 4 (Disposizioni in materia di modalita' di esecuzione dell'espulsione).
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4. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 9 (Disposizioni in materia di domanda reiterata e di domanda presentata alla frontiera).
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5. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 10 (Procedimento immediato innanzi alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale).
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6. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 12 (Disposizioni in materia di accoglienza dei richiedenti asilo).
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7. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 13 (Disposizioni in materia di iscrizione anagrafica).
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8. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 14 (disposizioni in materia di acquisizione e revoca della cittadinanza).
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9. L'irragionevole previsione dell'inclusione del reato di blocco stradale quale causa ostativa all'ingresso e soggiorno regolari.

3. INIZIATIVE. UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: LA MIA RIVOLUZIONE INIZIA NEL CORPO
[Nuovamente riproponiamo.
Eve Ensler, drammaturga, poetessa, sceneggiatrice e regista, docente universitaria, attivista per i diritti delle donne, fondatrice e direttrice artistica di "V-Day", movimento globale che combatte la violenza alle donne e alle bambine, vive a New York. Tra le opere di Eve Ensler: I monologhi della vagina, Marco Tropea Editore, Milano 2000; Il corpo giusto, Marco Tropea Editore, Milano 2005; Io sono emozione, Piemme, Casale Monferrato 2012; Nel corpo del mondo, Il Saggiatore, Milano 2015. Come e' noto I monologhi della vagina ha ricevuto nel 1997 il prestigioso Obie Award, ed e' stato portato in scena con grande successo a Broadway (con star come Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith e Winona Ryder), a Londra (con Kate Winslet e Cate Blanchett) e in diverse altre citta' del mondo. "V-Day", il movimento internazionale contro la violenza su donne e bambine, di cui Eve Ensler e' fondatrice, dal 1999 ha finanziato piu' di 10.000 rifugi e programmi antiviolenza (per informazioni: www.vday.org). Su sua iniziativa il 14 febbraio 2013 in tutto il mondo si e' svolta la manifestazione "One Billion Rising" contro la violenza sulle donne (per informazioni: http://onebillionrising.org) che da allora si ripete ogni anno. Cfr. anche il sito di Eve Ensler: www.eveensler.org]

La mia rivoluzione inizia nel corpo
Non aspetta piu'
La mia rivoluzione non ha bisogno di approvazione o permesso
Avviene perche' deve avvenire in ogni quartiere, villaggio, citta' o cittadina
Nei raduni delle tribu', tra i compagni di studio, tra le donne al mercato, sull'autobus
Puo' essere graduale e morbida
Puo' essere spontanea e rumorosa
Potrebbe gia' stare avvenendo
La puoi trovare nel tuo armadio, nei tuoi cassetti, nel tuo stomaco, nelle tue gambe,
Nel moltiplicarsi delle tue cellule, nella nuda bocca di capezzoli turgidi e seni prorompenti
La mia rivoluzione cresce al ritmo del fremito insaziabile tra le mie gambe
La mia rivoluzione e' disposta a morire per questo
La mia rivoluzione e' pronta a vivere in grande
La mia rivoluzione sta rovesciando quello stato mentale chiamato patriarcato
La mia rivoluzione non avra' una coreografia anche se comincera' con alcuni passi familiari
La mia rivoluzione non e' violenta ma non ha paura di rischiare forti dimostrazioni di resistenza
Che potrebbero farla scivolare in qualcosa di nuovo
La mia rivoluzione e' in questo corpo
In questi fianchi atrofizzati dalla misoginia
In questa mandibola messa a tacere dalla fame e dall'atrocita'
La mia rivoluzione e'
Connessione non consumo
Passione non profitto
Orgasmo non proprieta'
La mia rivoluzione e' della terra e verra' da lei
Per lei, grazie a lei
Capisce che ogni volta che perforiamo o trivelliamo
O bruciamo o violiamo gli strati della sua sacralita'
Violiamo l'anima del nostro futuro
La mia rivoluzione non si vergogna di spingere il mio corpo giu'
Sul suo suolo fangoso davanti a Banani, Cipressi, Pini, Kalyaan, Querce, Castagni, Gelsi, Sequoie, Sicomori
Di chinarsi senza vergogna a uccelli giallo fosforescente e tramonti rosa e blu, a buganvillee viola da far scoppiare il cuore e mari verde acqua
La mia rivoluzione bacia volentieri i piedi di madri e infermiere e cameriere e donne delle pulizie e bambinaie
E guaritrici e tutte coloro che sono vita e danno vita
La mia rivoluzione e' in ginocchio
Sulle mie ginocchia davanti ad ogni cosa sacra
E a coloro che portano fardelli creati dall'impero dentro e sulle proprie teste e sulle proprie schiene e
Nei propri cuori
La mia rivoluzione richiede abbandono
Si aspetta l'originale
Si affida a piantagrane, anarchici, poeti, sciamani, veggenti, esploratori del sesso,
Prestigiatori, viaggiatori mistici, funamboli e coloro che vanno troppo lontano e sentono troppo,
La mia rivoluzione arriva inaspettatamente
Non e' ingenua ma crede nei miracoli
Non puo' essere classificata, definita, marchiata
O perfino collocata
Offre profezie non ricette
E' determinata da mistero e gioia estatica
Richiede ascolto
Non e' centralizzata anche se tutte sappiamo dove stiamo andando
Avviene gradualmente e tutta a un tratto
Avviene dove vivi e ovunque
Capisce che le divisioni sono diversioni
Richiede di stare seduti immobili e fissare a fondo i miei occhi
Andare avanti

7. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: PREGHIERA DEGLI UOMINI

Possa io essere un uomo
La cui fiducia in se stesso venga dalla profondita' del mio dare,
Che capisca che la vulnerabilita' e' la mia forza piu' grande,
Che crei spazio invece di dominarlo,
Che apprezzi ascoltare piuttosto che conoscere,
Che cerchi la gentilezza oltre che il controllo,
Che pianga quando il dolore e' troppo,
Che rifiuti lo schiaffo, la pistola, il soffocamento, l'insulto, il pugno.
Possa non aver paura di perdermi,
Possa apprezzare il contatto piuttosto che la prestazione
E l'esperienza piu' che la realizzazione;
possa io muovermi lentamente, non bruscamente,
possa essere coraggioso abbastanza da condividere la mia paura e la mia vergogna
e incoraggiare altri uomini a fare lo stesso,
possa smettere di fingere e aprire le parti di me che a lungo sono state insensibili.
Possa io apprezzare, rispettare e amare mia madre.
Possa la risonanza di questo amore tradursi nell'amare le donne e gli esseri viventi.

8. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: FINO A QUANDO...

Fino a quando ogni violazione non sara' denunciata
E ogni ferita condivisa
Fino a quando gli strati dei ricordi e dell'oppressione non saranno svelati e messi a nudo
Fino a quando la legge non sara' al servizio dei piu' poveri
E smettera' di proteggere i potenti
Fino a quando tutti non saranno giudicati con la stessa misura
Fino a quando le donne non si ribelleranno, nella consapevolezza del proprio valore e dei propri diritti
Davanti a tribunali, miniere, stazioni di polizia, uffici governativi, luoghi di lavoro,
Tribunali militari, ambasciate, luoghi di culto, case
Fino a quando non ci libereremo dalla vergogna, dal senso di colpa, dal dolore, dall'umiliazione e dalla rabbia
Fino a quando i governi non chiederanno perdono e faranno ammenda,
Insieme ai capi di stato, i mariti, i fidanzati, i padri, i fratelli, i preti, i mullah, i ministri, gli zii, i datori di lavoro, i dirigenti d'azienda
Fin quando ci rifiuteremo di accettare qualsiasi cosa che non includa tutti
Un miliardo di persone nel mondo continueranno a lottare per ottenere giustizia.

9. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: L'UFFICIO DELLA SCHIAVITU' SESSUALE

A Yanar e alle mie sorelle in Iraq e in Siria

Penso al listino del mercato delle schiave sessuali dell'ISIS in cui donne e bambine sono prezzate come il bestiame. L'ISIS ha dovuto calmierare i prezzi per timore di un calo del mercato: 40 dollari per le donne tra i 40 e i 50 anni, 69 dollari per le trenta-quarantenni, 86 per le venti-trentenni fino a 172 per le bimbe da 1 a 9 anni. Le ultracinquantenni non compaiono neppure in lista, considerate prive di valore di mercato. Vengono gettate via come i cartoni di latte scaduti.
Ma non ci si limita ad abbandonarle in qualche fetida discarica.
Prima probabilmente vengono torturate, decapitate, stuprate, poi gettate su un cumulo di cadaveri in putrefazione.
Penso al corpicino in vendita di una bambina di un anno, a un soldato trentenne corpulento, affamato di guerra e di sesso che la compra, la incarta e se la porta a casa, come un televisore nuovo.
Cosa provera' o pensera' scartando quella carne bambina e stuprandola con un pene delle dimensioni del suo corpicino?
Penso che nel 2015 sono qui a leggere un manuale online sul modo corretto di praticare la schiavitu' sessuale, con tanto di istruzioni e regole puntigliose su come trattare la propria schiava, pubblicato da un'istituzione molto ben organizzata (l'Ufficio della schiavitu' sessuale) di un governo canaglia, incaricata senza alcun imbarazzo di regolamentare gli stupri, le percosse, l'acquisto e la riduzione in schiavitu' delle donne.
Cito qualche esempio tratto dal manuale: "E' permesso percuotere la schiava come forma di percosse disciplinari, ma è vietato ricorrere alle percosse massacranti, percosse allo scopo di ottenere gratificazione, oppure percosse come tortura. Inoltre e' proibito colpire al volto".
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Mi chiedo come facciano i burocrati dell'ISIS a distinguere i pugni, i calci e lo strangolamento inflitti a scopi disciplinari dagli atti mirati alla gratificazione sessuale.
Ogniqualvolta una schiava verra' picchiata interverra' una squadra a verificare se c'e' erezione? E come faranno a stabilire cosa esattamente l'ha provocata? Certi uomini si eccitano soltanto nel momento in cui affermano il proprio potere. E se verra' stabilito che il soldato picchia, strangola e prende a calci la sua schiava per puro piacere, in che modo sara' punito? Lo costringeranno a restituire la schiava perdendo il deposito, a pagare una multa salata, o semplicemente dovra' pregare di piu'?
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Penso alla facilita' con cui si considera l'ISIS una mostruosa aberrazione quando in realta' e' l'esito di una lunga serie ininterrotta di crimini e disordini.
Le atrocita' sessuali inflitte dall'ISIS si differenziano solo nella forma e nella prassi da quelle perpetrate da molti altri signori della guerra in altri conflitti. Sconvolgente e nuovo e' lo sfoggio sfrontato e impudente che si fa di questi crimini pubblicizzati su internet, lo sdoganamento commerciale di queste atrocita', le app in cui il sesso e' usato come mezzo di reclutamento. Le azioni e la rapida proliferazione dell'ISIS non nascono dal nulla, sono frutto di un'escalation legittimata da secoli di impunita' della violenza sessuale dilagante.
Mi vengono in mente le Comfort women, le prime schiave sessuali dell'era moderna, giovani donne asiatiche rapite nel fiore degli anni dall'esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale e detenute nelle "stazioni di conforto", per soddisfare le esigenze sessuali dei sodati al servizio del loro paese.
Le donne subivano anche 70 stupri al giorno.
Quando, esauste, non riuscivano piu' a muoversi, venivano incatenate al letto e stuprate ancora come sacchi molli.
A queste donne la vergogna ha tappato la bocca per quarantacinque anni e per altri venticinque hanno marciato e atteso, vigili, sotto la pioggia, chiedendo giustizia.
Sono rimaste in poche ormai e non piu' tardi di un mese fa il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha perso l'ennesima occasione di fare ammenda.
Penso all'inerzia, al silenzio, alla paralisi che ha bloccato e impedito le indagini e l'incriminazione nei casi di abuso sessuale ai danni delle donne musulmane, croate e serbe stuprate nei campi dell'ex Yugoslavia, delle donne e delle bambine afroamericane stuprate nelle piantagioni del Sud, delle donne e delle bambine ebree stuprate nei campi di concentramento tedeschi, delle donne e delle bambine native americane stuprate nelle riserve degli Stati Uniti.
Ascolto le urla delle anime in pena delle donne e delle bambine violate in Bangladesh, Sri Lanka, Haiti, Guatemala, Filippine, Sudan, Cecenia, Nigeria, Colombia, Nepal e la lista si allunga.
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Penso agli ultimi otto anni che ho trascorso nella Repubblica Democratica del Congo dove un'analoga conflagrazione di capitalismo rapace, secoli di colonialismo, guerra e violenza senza fine ha lasciato migliaia di donne e bambine prive di organi, salute mentale, famiglia o futuro. E penso che lo stupro ormai sia un'azione reiterata.
Penso che scrivo queste cose da vent'anni. Ho provato a farlo con i numeri e con distacco, con passione e suppliche, con disperazione esistenziale e anche adesso, scrivendo, mi chiedo se abbiamo creato un linguaggio adatto a questo secolo che sia piu' potente del pianto.
Penso che le istituzioni patriarcali non hanno saputo intervenire in maniera efficace e che le strutture come L'Onu amplificano il problema nel momento in cui le forze di pacekeeping che dovrebbero proteggere le donne e le bambine si macchiano a loro volta di stupri.
Penso all'operazione Shock and Awe (colpisci e terrorizza) e a come ha contribuito a scatenare questa, che potremmo definire Stupra e decapita. Quando noi cittadini, a milioni, in tutto il mondo, manifestavamo contro la guerra inutile e immorale in Iraq restando inascoltati, eravamo perfettamente consapevoli del dolore, dell'umiliazione e dell'oscurita' che avrebbero generato quei letali 3000 missili Tomahawk americani.
Penso al fondamentalismo religioso, a Dio padre, a quante donne sono state stuprate in suo nome, a quante massacrate e assassinate. Penso al concetto di stupro come preghiera e alla teologia dello stupro, alla religione dello stupro.
Penso che e' una delle maggiori religioni mondiali, in crescita con centinaia di conversioni al giorno, dato che un miliardo di donne nella sua vita subira' percosse o uno stupro (dati Onu).
Penso alla velocita' folle a cui si moltiplicano nuovi e grotteschi metodi per mercificare e profanare i corpi delle donne in un sistema in cui cio' che piu' e' vivo, sia esso la terra o le donne, deve essere ridotto a oggetto e annichilito per aumentare i consumi, la crescita e l'amnesia.
Penso alle migliaia di giovani occidentali, uomini e donne, tra i 15 e i 20 anni, che si sono arruolati nell'ISIS.
In cerca di cosa, in fuga da cosa? Poverta', alienazione, islamofobia, desiderio di avere un senso e un obiettivo?
Penso a quello che mi ha detto mia sorella, attivista, in una conversazione su Skype da Baghdad questa settimana: "L'Isis e' un virus e l'unica cosa da fare con i virus e' sterminarli". Mi chiedo come si stermina una mentalita', come si bombarda un paradigma, come si fanno saltare la misoginia, il capitalismo, l'imperialismo e il fondamentalismo religioso.
Penso, o forse non riesco a pensare, prigioniera come sono della confusione mentale imperante in questo secolo. Sono consapevole da un lato che l'unico modo per andare avanti e' riscrivere da zero la storia attuale, procedere a un esame collettivo approfondito e ponderato delle cause che stanno alla base delle varie violenze in tutte le loro componenti economiche, psicologiche, razziali, patriarcali, che richiedono tempo e contemporaneamente so che, in questo preciso istante, tremila donne yazide subiscono percosse, stupri e torture.
Penso alle donne, alle migliaia di donne che in tutto il mondo hanno operato senza pausa per anni e anni, esaurendo ogni fibra del loro essere per denunciare lo stupro, per porre fine a questa patologia di violenza e odio nei nostri confronti , e la razionalita', la pazienza, l'empatia, la mole della ricerca, le cifre che mostriamo, le sopravvissute che curiamo, le storie che ascoltiamo, le figlie che seppelliamo, il cancro di cui ci ammaliamo non contano, la guerra contro di noi infuria ogni giorno piu' metodica, piu' sfacciata, brutale, psicotica.
Penso che L'ISIS come l'aumento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, le temperature assassine sia forse il segnale che per le donne si approssima lo scontro finale.
*
E' giunta l'ora in cui secoli eterni di rabbia femminile si fondano in un'impetuosa forza vulcanica, scatenando la furia globale della vagina delle divinita' femminili Kali, Oya, Pele, Mama Wati, Hera, Durga, Inanna e Ixchel, lasciando che sia la nostra ira a guidarci.
Penso alla cantante folk Yazida Xate Zhangali che dopo aver visto le teste delle sue sorelle penzolare dai pali nella piazza del suo villaggio ha chiesto al governo curdo di armare e addestrare le donne e alle Sun Girls, la milizia femminile da lei creata, che combatte l'ISIS sulle montagne del Sinjar.
E in questo momento, dopo anni di attivismo contro la violenza, sogno che migliaia di casse di ak47 cadano dal cielo sui villaggi, i centri, le fattorie e le terre delle donne, questi guerrieri con il seno che insorgono combattendo per la vita.
Sono arrivata cosi' a pensare all'amore, a come il fallimento di questo secolo sia un fallimento dell'amore.
Cosa siamo chiamati a fare, di che cosa siamo fatti tutti noi che siamo in vita su questo pianeta oggi.
*
Che tipo di amore serve, quanto deve essere profondo, intenso e bruciante.
Non un amore ingenuo sentimentale neoliberale, ma un amore ossessivamente altruista.
Un amore che sconfigga i sistemi basati sullo sfruttamento di molti a vantaggio di pochi.
Un amore che trasformi il nostro disgusto passivo di fronte ai crimini contro le donne e l'umanita' in una resistenza collettiva inarrestabile.
Un amore che veneri il mistero e dissolva la gerarchia.
Un amore che trovi valore nella connessione e non nella competizione tra noi.
Un amore che ci faccia aprire le braccia ai profughi in fuga invece di costruire muri per tenerli fuori, bersagliarli con i lacrimogeni o rimuovere i loro colpi enfiati dalle nostre spiagge.
Un amore che bruci di fiamma viva tanto da pervadere il nostro torpore, squagliare i nostri muri, accendere la nostra immaginazione e motivarci a uscire infine, liberi, da questa storia di morte. Un amore che ci dia la scossa, spingendoci a dare la nostra vita per la vita, se necessario.
Chi saranno i coraggiosi, furibondi, visionari autori del nostro manuale di amore rivoluzionario?
Eve Ensler
Parigi, settembre 2015

10. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: GRAZIE

Grazie immensamente a tutti voi!
In questi giorni di festa, con l'anno nuovo che si avvicina e una nuova sfida, il 14 febbraio 2016, volevamo ringraziare tutti voi che avete lottato insieme a noi e che, speriamo, continuerete a farlo anche in futuro.
One Billion Rising si sta diffondendo in tutto il mondo, molti sono gli obiettivi raggiunti, grazie alla solidarieta' di un miliardo di persone. Abbiamo ancora tanto da fare, ma insieme, passo dopo passo, vogliamo raggiungere il nostro traguardo.
In questi giorni, in cui ci avviciniamo alla fine di questo anno e all'inizio del 2016, voglio esprimervi tutta la mia gratitudine. Non mi sono mai sentita cosi' riconoscente, ispirata e orgogliosa di far parte di un gruppo di persone cosi' impegnate, amorevoli e lungimiranti.
E' questo gruppo che mi da' energia ogni giorno, e la solidarieta' di tutti voi rappresenta quello che io sogno per il mondo.
Grazie per il vostro coraggio e l'impegno nel rendere questo mondo un luogo migliore per le donne, le bambine e tutti gli esseri umani.
Grazie per la vostra fiducia e l'amore per One Billion Rising, per aver contribuito a creare e far crescere questa iniziativa ed averla diffusa nel mondo.
Grazie per la vostra "folle" creativita', per l'immenso affetto.
Grazie soprattutto per il vostro amore. Amore per le donne, per questa terra, per il prossimo, amore per gli invisibili e le persone in difficolta', amore per coloro che stanno aspettando di volare.
Sono onorata di combattere accanto a voi, con voi e so che quest'anno il nostro impegno sara' ancora piu' grande e sorprendente perche' possiamo contare l'uno sull'altro, perche' la solidarieta' e' una fiamma che non si spegne, ci incoraggia e ci rende liberi.
Non vogliamo solo combattere quest'anno, vogliamo volare, trasformare la fiamma in fuoco e c'e' troppo in ballo per non raggiungere il traguardo.
Con immenso affetto,
Eve Ensler

11. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: AGISCI, BALLA, RIBELLATI

Credo che in questo momento dobbiamo vivere sul filo di una incomprensibile follia, rifiutando sia di arrenderci, sia di far finta di niente. Ci troviamo a danzare sul baratro dell'annichilimento, ma allo stesso tempo con passione incoraggiamo e accogliamo un nuovo modello di riferimento. Cosa molto difficile in un mondo, in un sistema che ci ha rigidamente indottrinato alla negazione del pensiero, a parlare per citazioni, a ragionare in modo schematico tra si' e no, mi piace e non mi piace, in una dicotomia dell'"o con noi o contro di noi", insomma secondo assolutismi stupidi e riduttivi, strumenti di manipolazione consumistica.
L'entusiasmo dell'assurdita' richiede di fare propria l'ambiguita', l'insicurezza e significa guardare a testa alta il drammatico frangente in cui ci troviamo. Significa dimenarsi e prevedere che cadrai, danzando nell'impossibile caos di un appassionato possibile.
Dobbiamo quindi imparare l'arte e mettere in opera la "distruzione". Dobbiamo lasciare andare le nostre false sicurezze e dirottare la nostra percezione del mondo. Dobbiamo dare per scontato che ovunque noi viviamo e qualsiasi cosa facciamo puo' cambiare e sgretolarsi e dobbiamo abituarci al cambiamento e al lasciare andare le cose. A vivere come se non ci fosse altro futuro se non quello che noi creiamo. Con nessuna garanzia se non la nostra determinazione a vivere come pionieri di una nuova consapevolezza e di una nuova strada. Dobbiamo diventare persone che vanno controcorrente.
Questo e' il potere della resilienza creativa. Smettere la solita routine e prendere posizioni contro la nostra accettazione o contro una crescita economica, rischiare di ricevere disapprovazione e polemiche, prendere parte ad azioni che allentano la morsa verso derive suicide e abbattere ogni tirannia.
Distruggere, combattere e danzare con tutte le nostre risorse per una vita che vada oltre la comodita'.

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Sergio Romano, Il giorno in cui falli' la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991, Rcs, Milano 2018, pp. 160, euro 11,90.
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Riletture
- Pier Vittorio Tondelli, Altri libertini, Feltrinelli, Milano 1980, 2005, pp. 168.
- Paolo Volponi, Il sipario ducale, Garzanti, Milano 1975, 1979, pp. 264.
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Riedizioni
- Florence Dupont, La vita quotidiana nella Roma repubblicana, Laterza, Roma-Bari 1990, 2017, Rcs, Milano 2018, pp. 432, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3183 del 19 ottobre 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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