[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 983



==============================
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 983 del 5 ottobre 2018

In questo numero:
1. Un incontro a Viterbo in preparazione della marcia Perugia-Assisi
2. Livio Pepino: L'arresto di Mimmo Lucano, il mondo al contrario
3. Alcuni testi del mese di agosto 2018 (parte seconda)
4. Commemorato Vittorio Lanternari a Viterbo
5. Goliardia e dintorni
6. Il ministro ha brillante un'idea
7. Le idee, le manette e...
8. La vignetta. Prese vita
9. Il regime razzista, gli squadroni della morte
10. Si chiamava Hassan Sharaf
11. Il governo ai bagnanti
12. Il razzismo come distrazione
13. I nosbari
14. Minima fenomenologia del nazista trasformista
15. Viterbo commemora le vittime di Hiroshima
16. Dopo Hiroshima
17. La morte che arriva in carrozza
18. Navi alla Libia
19. Razzisti e schiavisti
20. "L'argomentazione razionale. Modelli logici classici di opposizione alla violenza". Un incontro di studio a Viterbo
21. Questo e quello

1. INCONTRI. UN INCONTRO A VITERBO IN PREPARAZIONE DELLA MARCIA PERUGIA-ASSISI

La mattina di venerdi' 5 ottobre 2018 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' tenuto un incontro di riflessione e di testimonianza in preparazione della marcia della pace Perugia-Assisi che si svolgera' domenica 7 ottobre.
*
Nel corso dell'incontro e' stata ricostruita la genesi e la storia della marcia, esperienza ideata da Aldo Capitini (il resistente antifascista apostolo della nonviolenza gandhiana in Italia) che costituisce da oltre mezzo secolo la piu' importante iniziativa pacifista in Italia, ed e' stato evidenziato il suo specifico significato e il suo valore non solo di testimonianza morale e civile ma anche di proposta politica all'umanita': la proposta politica di assumere come fondamento dell'agire comune per il bene comune la scelta della nonviolenza, ovvero l'azione che invera il diritto di tutti gli esseri umani alla vita, alla dignita' e alla solidarieta', l'azione che invera il dovere di salvare le vite di tutti gli esseri umani e di difendere l'intero mondo vivente che e' casa comune dell'umanita' e di cui l'umanita' intera e' parte e custode.
La violenza senza limiti dei poteri rapinatori che provoca schiavitu' e fame, devastazione e distruzione della biosfera, guerre e dittature, minaccia ormai non solo la civilta' e i delicatissimi equilibri ecologici, ma la sopravvivenza stessa del genere umano; solo la nonviolenza - che unifica ed invera pace e giustizia, liberta' e condivisione, principio responsabilita' e riconoscimento di dignita' - puo' contrastare tale abissale, scellerata e folle violenza in modo concreto e coerente, adeguato ed efficace, e salvare quindi l'umanita' dalla catastrofe.
*
Aprendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha enunciato e successivamente argomentato alcune tesi fondamentali, di cui qui proponiamo una frettolosa sintesi.
I. La marcia Perugia-Assisi e' Aldo Capitini vivente: e' la proposta della nonviolenza, della compresenza, dell'omnicrazia che si fa esperienza vissuta e movimento storico.
II. La marcia Perugia-Assisi e' la nonviolenza in cammino, ad un tempo pensiero e azione, ascolto ed espressione, atto e profezia: contemplazione del vero nella natura (il sereno paesaggio umbro) e nel discorso (l'agora' solidale dei marciatori, carovana e assemblea itinerante, ascolto reciproco e condivisa facolta' di parola, pratica democratica da cui scaturisce ad un tempo la critica che tutto comprende ed esamina e verifica e la deliberazione comune che tutte e tutti riconosce e valorizza) in cui le persone che vi prendono parte si inseriscono, ed insieme progettazione condivisa di una societa' liberata, di un diritto fraterno e sororale, di una politica del riconoscimento e della realizzazione dell'umanita' dell'umanita' nel comune prendersi cura del bene che e' uno e che in ogni esistenza si realizza.
III. La marcia Perugia-Assisi e' concreta umanita' in marcia ed insieme persuasione che "la verita' e' in marcia": al motto di Zola applicando il valore che Gandhi attribuiva alla verita': come espressione prima e fondamento ultimo del sommo bene, come legame che tiene unito il mondo ed impedisce che si disgreghi, come rivolgimento amoroso e rispettoso verso ogni essere vivente, come salvezza comune e centro a cui tenersi saldi.
IV. Nella marcia Perugia-Assisi si fa meditata esperienza delle nozioni gandhiane di "ahimsa" e di "satyagraha" (che noi traduciamo abitualmente con l'unico termine di "nonviolenza" coniato da Capitini); ahimsa e' attiva innocenza (azione del non nuocere ovvero del rispettare e beneficare) ed irriducibile opposizione alla violenza (resistenza contro il male, concretamente realizzata rifiutandosi di commetterlo a propria volta); satyagraha e' forza della verita' (forza coesiva della verita' e forza trascendente della verita'), adesione alla verita' (ovvero inveramento della verita' nel proprio sentire ed agire), ricerca comune della verita' e incessante scoperta della verita' in ogni altra esistenza che si incontra (e quindi conricerca, infinita apertura al mondo, fine del solipsismo e dell'egotismo, comprensione e riconoscimento riconoscente dell'altro: la verita' e' l'altro e tu sei l'altro dell'altro); attaccamento alla verita', sentendo che il vero e' il bene, che il vero e' cio' che permane, che il vero fonda la realta' (il male essendo irruzione del nulla che tutto distrugge); riconoscendo quindi conclusivamente che la nonviolenza e' l'antibarbarie, ovvero l'antifascismo (in termini etico-politici i due termini si equivalgono sia semanticamente che storicamente: opposizione ad ogni violenza e' infatti opposizione ad ogni fascismo).
V. Principio responsabilita', la marcia afferma la responsabilita' di ciascuna persona per ogni altra persona, nella consapevolezza che l'altro dell'altro sei tu, e che essendo le persone esseri viventi sociali, il darsi dell'umanita' e' nell'incontrarsi degli io e dei tu, nel riconoscimento del noi che tutte le persone abbraccia; la nostra responsabilita' morale e politica si esercita quindi necessariamente anche rispetto alle generazioni umane venture (sulla cui stessa possibilita' di esistenza le nostre scelte di oggi hanno un decisivo potere), e quindi necessariamente anche rispetto alla biosfera, ovvero a tutti gli altri esseri viventi.
VI. Infine e decisivamente la marcia Perugia-Assisi e' appello e azione contro la guerra e tutte le uccisioni; contro il razzismo e tutte le persecuzioni; contro il maschilismo e tutte le oppressioni (il maschilismo essendo la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza e oppressione); e' impegno contro ogni schiavitu' ed affermazione dell'universale eguaglianza di diritti; e' impegno contro la devastazione della biosfera e responsabilita' per il mondo.
VII. Esperienza di pluralismo ed empatia, di fedelta' all'umanita' sofferente, la marcia Perugia-Assisi e' il giorno in cui torniamo a pensare le lezioni indimenticabili di Rosa Luxemburg e di Virginia Woolf, di Simone Weil e di Hannah Arendt, di Franca Ongaro Basaglia e di Wangari Maathai; cosicche' dal nostro punto di vista contano poco o nulla le banali polemiche e i cavillosi distinguo sulle transeunti e sovente generiche piattaforme programmatiche che accompagnano le varie edizioni della marcia, sulle adesioni piu' o meno ipocrite o confuse, su chi la convoca e come e perche': quando si partecipa alla marcia Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza tra i popoli" (l'originaria denominazione datale da Aldo Capitini) si scopre che essa non solo "ha" un peculiare valore intrinseco, ma "e'" un valore in se': poiche' e' una convocazione e un sorgere ("insorgere per risorgere": che fu il motto del movimento antifascista di "Giustizia e liberta'"); e' l'umanita' in cammino contro tutte le violenze e le oppressioni; e' la scelta della nonviolenza che ad ogni violenza si oppone nel modo piu' nitido e piu' intransigente; e' la persuasione che il bene puo' affrontare e sconfiggere il male; e' la decisione di salvare le vite.
VIII. Qui ed ora, nell'Italia di questo scorcio del 2018, il primo impegno sia quello ad opporsi al razzismo, a difendere la vita e i diritti umani di tutti gli esseri umani, a resistere nonviolentemente al tentativo scellerato di imporre un regime di anomia e di apartheid, a lottare con la forza della verita' in difesa della legalita' che salva le vite, a denunciare i crimini dei ministri razzisti e golpisti, a battersi per le dimissioni del governo della disumanita', a difendere la Costituzione repubblicana, lo stato di diritto, la civilta', l'umanita' di ogni essere umano e l'umanita' nel suo insieme.
*
Concludendo il suo discorso il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha insistito su alcuni assiomi:
I. siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera;
II. ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
III. affinche' tale diritto s'inveri ogni essere umano - ed a maggior ragione ogni umano istituto - ha il dovere di recare soccorso a chiunque ne abbia bisogno;
IV. si metta in atto la regola aurea che da millenni tutte le grandi tradizioni di pensiero propongono: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te;
V. sii tu l'umanita' come dovrebbe essere;
VI. salvare le vite e' il primo dovere.
*
Al termine dell'incontro le persone partecipanti hanno condiviso il seguente appello ad opporsi al razzismo e a difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, contrastando con la forza della verita' e della legalita', con la scelta della nonviolenza e della solidarieta', le sciagurate decisioni del governo della disumanita'. Ne proponiamo il testo integrale.
Fin dal suo insediamento il governo dell'estrema destra razzista e golpista sta commettendo gravissimi reati:
- impedendo che siano accolti e soccorsi nei porti italiani i superstiti di naufragi, cosi' commettendo il reato di omissione di soccorso;
- diffamando, aggredendo e sabotando i soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, cosi' ostacolando quei salvataggi ovvero favoreggiando de facto l'abbandono dei naufraghi alla morte;
- operando al fine di impedire che le vittime superstiti dei lager libici possano trovare salvezza in Europa, adoperandosi affinche' esse non riescano a lasciare la Libia e siano riconsegnate di fatto ai loro aguzzini;
- propagandando stereotipi razzisti ed istigando al disprezzo e all'odio razzista e religioso;
- minacciando schedature razziste in palese violazione della Costituzione;
- facendo l'apologia di azioni ed espressioni razziste, cosi' favoreggiandole e di fatto istigando al razzismo;
- sminuendo la gravita' di gravissimi fatti di violenza razzista, negando che di razzismo si tratti;
- compiendo atti configurabili come sequestro di persona (ipotesi di reato formulata dalla magistratura a carico del Ministro dell'Interno - ed effettivo capo del governo - in relazione alla gravissima vicenda dei naufraghi soccorsi dalla nave della Guardia Costiera italiana "Diciotti" ai quali scandalosamente si nego' per giorni e giorni lo sbarco);
- tentando di introdurre, con il cosiddetto "decreto sicurezza", elementi di vero e proprio apartheid nel corpus legislativo italiano, in flagrante violazione della democrazia, della civilta' giuridica, della dignita' umana;
- e tutto cio' abusando delle pubbliche funzioni e dei pubblici poteri ad esso governo attribuiti, e violando la Costituzione della Repubblica italiana cui pure i ministri hanno giurato fedelta'.
Ad ogni persona rispettosa e sollecita della dignita' umana propria ed altrui chiediamo di impegnarsi in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; chiediamo di impegnarsi in difesa della legalita' che salva le vite; chiediamo di impegnarsi con la la forza della verita' e con la scelta della nonviolenza a contrastare il razzismo ed ogni altra violenza; chiediamo di impegnarsi per le dimissioni del governo delle persecuzioni razziste e dell'omissione di soccorso, dell'anomia e della disumanita'; chiediamo di impegnarsi a segnalare alle competenti magistrature la "notitia criminis" dei reati commessi dai ministri del governo della disumanita' affinche' essi siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
L'Italia e' una repubblica democratica, uno stato di diritto, un paese civile.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e i diritti di tutti difende, unitevi nella lotta per affermare la dignita' e l'eguaglianza di diritti di ogni persona, unitevi nella condivisione dei beni e del bene, unitevi nell'impegno per la comune liberazione.

2. HIC ET NUNC. LIVIO PEPINO: L'ARRESTO DI MIMMO LUCANO, IL MONDO AL cONTRARIO
[Da molte persone amiche riceviamo e diffondiamo.
Livio Pepino, gia' magistrato e presidente di Magistratura democratica, dirige attualmente le Edizioni Gruppo Abele. Da tempo studia e cerca di sperimentare, pratiche di democrazia dal basso e in difesa dell'ambiente e della societa' dai guasti delle grandi opere. Ha scritto, tra l'altro, Forti con i deboli (Rizzoli, 2012), Non solo un treno. La democrazia alla prova della Val Susa (con Marco Revelli, Edizioni Gruppo Abele, 2012) e Prove di paura. Barbari, marginali, ribelli (Edizioni Gruppo Abele, 2015)".
Mimmo Lucano e' il sindaco di Riace, attualmente agli arresti domiciliari, promotore di un'esperienza di accoglienza, condivisione e reintegrazione di cui l'intera umanita' e' riconoscente]

Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, e' stato arrestato. La cosa ha dell'incredibile, anche se non sorprende chi conosce la campagna di discredito e di criminalizzazione messa in atto nei suoi confronti, da un anno a questa parte, dalla Prefettura di Reggio Calabria e, poi, dal Ministero dell'interno (si vedano, su questo sito, gli articoli: "Sosteniamo Riace", e "#Io sto con Riace").
Lucano e' - anche a livello internazionale - il simbolo dell'Italia accogliente, protagonista del miracolo di coniugare un'accoglienza diffusa di rifugiati e richiedenti asilo con il rilancio di Riace (uno dei tanti paesi condannati a un inarrestabile declino) e con un'integrazione pacifica e fruttuosa tra riacesi e migranti (si veda: "Riace: la salute non ha colore").
E' questa la sua colpa, che non gli viene perdonata.
Gli atti noti (ordinanza cautelare e comunicato stampa della Procura di Locri) parlano chiaro. Lucano e' stato arrestato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (consistente, secondo l'accusa, nell'avere contribuito a realizzare due o tre matrimoni tra riacesi e donne migranti al fine di evitare l'espulsione di queste ultime) e per avere affidato il servizio di raccolta rifiuti, forzando le procedure, a due cooperative di rifugiati e autoctoni. Pacificamente senza alcun interesse personale o fine di lucro, ma, semplicemente, per ragioni solidaristiche. Null'altro, avendo lo stesso giudice per le indagini preliminari escluso le imputazioni di concussione, malversazione, truffa in danno dello Stato e associazione per delinquere (sic!), contestate in modo fantasioso dal pubblico ministero. In altri termini, Lucano e' stato indagato e arrestato per il delitto di solidarieta', un delitto estraneo alla cultura europea, tanto da essere stato ritenuto dal Conseil constitutionnel francese, il 6 giugno, incompatibile con il principio di "fraternita' che, cosi' come la liberta' e l'uguaglianza, e' un caposaldo del sistema costituzionale e non puo' soccombere nel bilanciamento con la salvaguardia dell'ordine pubblico". E cio' nell'Italia delle mafie e della corruzione, in cui cooperative di ogni colore in concorso con pubblici funzionari (spesso promossi a piu' importanti incarichi da vecchi e nuovi governi) speculano su una sistemazione di migranti "che rende piu' della droga", come sosteneva uno dei protagonisti di Mafia capitale. In quell'Italia in cui - per usare parole tratte dall'arringa di Piero Calamandrei in difesa di Danilo Dolci - "i poveri hanno il sentimento che le leggi siano per loro una beffa dei ricchi: hanno della legalita' e della giustizia un'idea terrificante, come di un mostruoso meccanismo ostile fatto per schiacciarli, come di un labirinto di tranelli burocratici predisposti per gabbare il povero e per soffocare sotto le carte incomprensibili tutti i suoi giusti reclami".
All'incredulita' e all'indignazione si aggiungono alcune considerazioni.
Primo. Lucano non ha mai nascosto la sua insofferenza ai formalismi burocratici. Si e' sempre dichiarato pronto a forme di disobbedienza civile e a forzature della legalita' formale pur di accogliere chi gli chiedeva aiuto e casa. E, quando e' stato necessario, lo ha fatto, realizzando un modello di accoglienza senza precedenti nonostante gli ostacoli e gli impedimenti burocratici. E' un reato? Credo di no, probabilmente per mancanza dei requisiti oggettivi, ancor piu' per difetto di quelli soggettivi. Ma c'e' di piu'. Un mese fa gran parte della politica e degli opinionisti benpensanti e' insorta a fronte della comunicazione giudiziaria notificata al ministro dell'interno dal procuratore della Repubblica di Agrigento per sequestro di persona in relazione alla vicenda dei migranti indebitamente trattenuti sulla nave Diciotti. Si e' gridato che quello era un atto politico e che cio' escludeva il carattere delittuoso di una condotta pur evidentemente illecita sotto il profilo oggettivo. Ma perche' mai cio' che vale per il rifiuto non dovrebbe valere per l'accoglienza?
Secondo. Se la contestazione del reato sconcerta, doppiamente indigna l'emissione della misura cautelare, priva, in ogni caso, di serio fondamento. Esclusa la possibilita' di inquinamento delle prove e il pericolo di fuga (pur, incredibilmente, evocato in un crescendo di foga persecutoria dal pubblico ministero), manca anche, nonostante gli artifici motivazionali del giudice per le indagini preliminari, la possibilita' di reiterazione del reato: Lucano avrebbe probabilmente reagito alla comunicazione dell'imputazione con atti esemplari, ma - proprio perche' tali - immediatamente verificabili e controllabili. L'arresto e il contemporaneo processo a mezzo stampa, innescato da un comunicato della Procura a dir poco anomalo in cui vengono riportati persino stralci di intercettazioni telefoniche, hanno un solo fine: distruggere Lucano, la sua immagine e la sua idea di accoglienza. Non e' la prima volta. Come non ricordare le esternazioni del procuratore della Repubblica di Catania su responsabilita' e collusioni addirittura per minare la sicurezza nazionale delle ONG operanti nel Mediterraneo (in un processo conclusosi poi con una richiesta di archiviazione)? O come dimenticare, in altra materia, le incredibili contestazioni di terrorismo contro militanti No Tav, ritenute poi del tutto infondate dai giudici del merito e dalla Cassazione ma quando ormai la criminalizzazione degli imputati era cosa fatta. C'e' di che riflettere sulla magistratura e sul suo ruolo.
Terzo. Il ministro dell'interno Salvini, in significativa sincronia con la notizia della misura cautelare, chiede provocatoriamente "cosa diranno Saviano e i buonisti".
Credo diranno tutti, a gran voce, "Noi stiamo con Mimmo Lucano!", e si prepareranno a trasformare questa dolorosa vicenda giudiziaria in una riedizione del processo per i fatti di Partinico del 1956, quando Danilo Dolci venne arrestato mentre guidava un gruppo di braccianti a lavorare in una strada di Partinico abbandonata all'incuria. Il processo contro Mimmo Lucano, come quello contro Danilo Dolci, si trasformera' cosi' in un processo contro i suoi accusatori, in cui risuoneranno le parole di Piero Calamandrei, pronunciate nell'arringa difensiva: "Questa e' la maledizione secolare che grava sull'Italia: il popolo non ha fiducia nelle leggi perche' non e' convinto che queste siano le sue leggi. Ha sempre sentito lo Stato come un nemico. Lo Stato rappresenta agli occhi della povera gente la dominazione. Puo' cambiare il signore che domina, ma la signoria resta: dello straniero, della nobilta', dei grandi capitalisti, della burocrazia. Finora lo Stato non e' mai apparso alla povera gente come lo Stato del popolo".

3. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI AGOSTO 2018 (PARTE SECONDA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di agosto 2018.

4. COMMEMORATO VITTORIO LANTERNARI A VITERBO

Si e' svolto venerdi' 3 agosto 2018 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di commemorazione del grande antropologo Vittorio Lanternari, di cui ricorre tra pochi giorno l'ottavo anniversario della scomparsa (avvenuta a Roma il 5 agosto 2010).
*
Vittorio Lanternari (Chiaravalle, 11 novembre 1918 - Roma, 5 agosto 2010) e' stato un illustre antropologo, docente universitario di etnologia e di storia delle religioni, persona di straordinario impegno scientifico e civile. Perseguitato dal fascismo, collaboratore di Raffaele Pettazzoni e di Ernesto De Martino, ricercatore in Ghana, docente e conferenziere in prestigiose universita' di tutto il mondo, le sue opere costituiscono straordinari contributi alla comprensione dell'umanita' e sono altresi' imprescindibili riferimenti e strumenti per l'impegno in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, contro tutte le violenze e le menzogne, per la liberazione comune dell'umanita' e la difesa del mondo vivente.
Tra le opere di Vittorio Lanternari: La grande festa. Vita rituale e sistemi di produzione nelle societa' tradizionali, Il Saggiatore, Milano 1959; Movimenti religiosi di liberta' e di salvezza dei popoli oppressi, Feltrinelli, Milano 1960, 1977; Occidente e Terzo Mondo. Incontri di civilta' e religioni differenti, Dedalo, Bari 1967, 1972; Antropologia e imperialismo, Einaudi, Torino 1974; Crisi e ricerca d'identita'. Folklore e dinamica culturale, Liguori, Napoli 1976; Incontro con una cultura africana, Liguori, Napoli 1976; L'"incivilimento dei barbari". Identita', migrazioni e neo-razzismo, Dedalo, Bari 1983, 1997; Preistoria e folklore. Tradizioni etnografiche e religiose della Sardegna, L'Asfodelo, Sassari 1984; Identita' e differenza. Percorsi storico-antropologici, Liguori, Napoli 1986; Dei, profeti, contadini. Incontri nel Ghana, Liguori, Napoli 1988; Una cultura in movimento. Immigrazione e integrazione a Fiorano Modenese, Dedalo, Bari 1990; Antropologia religiosa. Etnologia, storia, folklore, Dedalo, Bari 1997; (con Maria Luisa Ciminelli, a cura di), Medicina, magia, religione, valori, Liguori, Napoli 1994-1998 (2 voll.); La mia alleanza con Ernesto De Martino, Liguori, Napoli 1997; Ecoantropologia. Dall'ingerenza ecologica alla svolta etico-culturale, Dedalo, Bari 2003; Religione, magia e droga. Studi antropologici, Manni, Lecce 2006; Dai "primitivi" al "post-moderno". Tre percorsi di saggi storico-antropologici, Liguori, Napoli 2006.
*
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni brani dalle sue opere principali e se ne e' rievocata la figura insigne di studioso e di persona impegnata per la verita', i diritti, la solidarieta' e la condivisione del bene e dei beni.
*
Concludendo l'incontro, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha ricordato con viva commozione l'importanza delle opere e del magistero di Vittorio Lanternari nella formazione morale e politica di generazioni di persone impegnate per la pace, la nonviolenza, la solidarieta' internazionale per la liberazione dei popoli oppressi e la difesa nitida e intransigente della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; ed ancora quel prezioso contributo a una riflessione necessaria e urgente che Lanternari ha tematizzato nel suo libro dal titolo programmatico "Ecoantropologia" in cui con chiarezza ed efficacia si ribadisce come sia necessario impegnarsi ad un tempo in difesa della biosfera minacciata di distruzione e per i diritti umani di tutti gli esseri umani: una e la stessa e' la lotta per una societa' fondata sulla liberta', l'eguaglianza di diritti e la solidarieta' che nessuno esclude, e la lotta per la difesa e l'accudimento dell'intero mondo vivente.
In Lanternari abbiamo avuto un grande e profondo maestro di nonviolenza, di impegno civile, di rigore intellettuale e morale, di amore concreto e coerente per l'umanita': ha lasciato un'eredita' di pensiero e di azione che resta un punto di riferimento e un fattore d'ispirazione che nutre e nutrira' ogni persona di volonta' buona impegnata per il bene comune dell'umanita' che e' una.
*
Le persone partecipanti all'incontro, nel ricordo e alla scuola di Vittorio Lanternari, hanno espresso ancora una volta il loro impegno contro il razzismo.
L'incontro si e' concluso con la condivisione dell'appello che di seguito si trascrive.
*
"Un'insurrezione nonviolenta per le dimissioni del governo razzista"
Il governo dell'estrema destra razzista e golpista in appena due mesi ha gia' provocato troppe vittime.
Con l'omissione di soccorso dei naufraghi nel Mediterraneo.
Con l'aggressione e il sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane in mare.
Con la complicita' con la Libia degli schiavisti, dei lager e degli orrori.
Con il disprezzo e la persecuzione delle persone piu' oppresse e piu' bisognose di aiuto.
Con la propaganda e l'istigazione all'odio razzista che ha scatenato squadristi e assassini.
Con la violazione della Costituzione della Repubblica italiana che fa obbligo di riconoscere e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Per fermare tanta scellerata violenza occorre innanzitutto costringere il governo delle persecuzioni razziste alle immediate dimissioni.
Per fermare tanta scellerata violenza occorre innanzitutto ottenere che siano finalmente processati e condannati ai sensi delle leggi vigenti i ministri responsabili di propaganda e atti di razzismo, responsabili di crimini contro l'umanita'.
Occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze in difesa del diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze in difesa della legalita' che salva le vite.
Occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze in difesa della repubblica democratica, dello stato di diritto, della civilta', dell'umanita'.
Denunciamo i ministri razzisti.
Facciamo dimettere il governo della disumanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. GOLIARDIA E DINTORNI

Non e' razzismo, e' goliardia.
Non e' razzismo, e' tiro al piccione.
Non e' razzismo, sono loro che sono zingari.
Non e' razzismo, se non sanno neppure nuotare...

6. IL MINISTRO HA BRILLANTE UN'IDEA

Dal momento che il Italia il razzismo non esiste, che ce ne facciamo di una legge che lo punisce?
Facciamo piuttosto una bella legge che punisce come si deve il darwinismo, il suffragismo, l'illuminismo, il liberalismo, il socialismo e tutte quelle porcherie sovversive li'.
Facciamo tornare grande l'Italia, come quando i treni arrivavano in orario.

7. LE IDEE, LE MANETTE E...

Le idee e le manette no.
L'assenza di idee e i lager si'.

8. LA VIGNETTA. PRESE VITA

Una vecchia vignetta di Altan: "Piacere. Sono un neo-nazista". "Finalmente! Quelli vecchi erano dei mostri sanguinari che non se ne poteva piu'".

9. IL REGIME RAZZISTA, GLI SQUADRONI DELLA MORTE

In quel lontano paese di Nusmundia, in un tempo remoto, si instauro' un regime di persecuzioni razziste.
Ed ogni criminale fascista senti' che era arrivato il momento di passare all'azione.
E subito per le strade comparvero i plotoni d'esecuzione e gli squadroni della morte.
E' la mera esistenza del regime razzista che scatena gli squadroni della morte.
In quel lontano paese di Nusmundia, in un tempo remoto.
*
Non inganni nessuno il grottesco gioco delle parti del "nazista buono" e del "nazista cattivo": chiunque fa parte del governo delle persecuzioni razziste e' complice delle persecuzioni razziste che il governo sta commettendo. Ed e' istigatore del razzismo di strada, equivalente epilettico al livello della delinquenza comune dell'ideologia e della prassi del governo che omette di soccorrere i naufraghi, del governo che sabota chi salva le vite, del governo complice dei lager libici, del governo che perseguita chi piu' ha bisogno di aiuto.
Non inganni nessuno l'esibita finta ingenuita', l'esibita falsa bonomia, l'esibita reale assenza di pensiero dei nipotini de "La difesa della razza". Sanno cosa stanno facendo i ministri che propagandano il razzismo ed istigano all'odio razzista e religioso, i ministri che impongono l'omissione di soccorso, i ministri che aggrediscono e sabotano chi salva le vite, i ministri che si adoperano per impedire che i fuggiaschi dai lager libici possano trovare salvezza in Europa. Sanno perfettamente cosa stanno facendo.
Come sanno cosa stanno facendo quando negano che in Italia vi sia violenza razzista e quando lanciano il "ballon d'essai" dell'abolizione della legge che punisce il razzismo.
L'intero governo e' consapevolmente complice di tutto cio'. Ed e' consapevolmente complice di tutto cio' la maggioranza parlamentare che lo sostiene.
In quel lontano paese di Nusmundia, in un tempo remoto.
*
Si dimetta il governo della disumanita'.
Siano processati e condannati i ministri responsabili di istigazione all'odio razzista, di omissione di soccorso, di persecuzioni razziste, di violazioni dei diritti umani.
Insorga il popolo italiano in difesa del diritto alla vita di ogni essere umano.
Insorga il popolo italiano in difesa della Costituzione repubblicana, della legalita' che salva le vite, della democrazia, dello stato di diritto, della civilta', dell'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. SI CHIAMAVA HASSAN SHARAF

Si chiamava Hassan Sharaf.
Ne leggo la vicenda sui giornali.
Era un ragazzo egiziano di ventuno anni detenuto nel carcere di Viterbo.
Aveva detto poche settimane fa di essere stato vittima di abusi e di temere per la propria vita.
E'  morto dopo una settimana di agonia dopo aver tentato il suicidio impiccandosi alle sbarre della cella.
Era giunto in Italia minorenne, doveva tornare libero tra poche settimane.
Indaga ora la magistratura italiana, e l'ambasciata egiziana segue il caso.
Non tornera' in vita.
E' la terza persona che muore nel carcere di Viterbo dall'inizio dell'anno.
Si chiamava Hassan Sharaf.
*
Io so che nessuno dovrebbe morire a vent'anni.
Io so che da tempo e' giunto il tempo che l'umanita' si liberi della necessita' del carcere.
Io so che nessun uomo e' straniero in quest'unico pianeta casa comune dell'umanita'.
Io so che salvare le vite e' il primo dovere.
*
Non tornera' in vita Hassan Sharaf.
Ma in suo ricordo almeno si cominci ad abolire l'ideologia e le strutture che gli esseri umani chiudono in gabbia: una gabbia non e' un luogo in cui si possa vivere.
Si cominci ad esempio abolendo l'ergastolo, incostituzionale follia.
Si cominci intensificando le alternative al carcere, in cui l'esecuzione della pena in attivita' socialmente utili sia vero risarcimento e vera restituzione di bene all'umanita' da parte del reo, vera rinnovata e rinnovante educazione del reo al bene, riconquista personale e comune di umanita'.
L'umanita' puo' ben liberarsi del carcere, come si e' liberata dei manicomi e di altre istituzioni totali; come si e' liberata delle faide e di altre pratiche mostruose come il preteso diritto di vita e di morte del pater familias su moglie e figli, come il preteso diritto di stupro e saccheggio dei vincitori nei conflitti; come si e' liberata degli spettacoli dei gladiatori e degli autodafe'. Come puo' e deve liberarsi della guerra, della tortura e della schiavitu'.
*
Non tornera' in vita Hassan Sharaf.
Ma in suo ricordo almeno si cominci a riconoscere che salvare le vite e' la politica prima e il fondamento della legalita'; si cominci a riconoscere che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; si cominci ad agire di conseguenza.
Si cominci ad esempio facendo cessare apartheid, persecuzioni razziste e schiavitu' nel nostro paese.
Si cominci riconoscendo tutti i diritti - e tra essi ed in primo luogo il diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia - a tutte le persone che in Italia vivono.
Si cominci salvando le vite di tutti i naufraghi.
Si cominci facendo cessare l'immondo criminale traffico di esseri umani gestito dalle mafie schiaviste: semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto a salvare e migliorare la propria vita e per questo a muoversi liberamente, in modo legale e sicuro, con mezzi di trasporto legali e pubblici, per scampare alla morte e alle violenze, alle guerre e alla fame, e giungere dove una vita degna sia possibile.
Non tornera' in vita Hassan Sharaf, ma almeno adesso si agisca perche' cessi la strage.
*
L'umanita' e' giunta sul crinale apocalittico di cui profeticamente parlava Ernesto Balducci, e deve scegliere tra la catastrofe comune e la comune salvezza, tra la violenza e la nonviolenza, tra l'orrore e la civilta'.
Abolire le guerre e le armi, le carceri e le frontiere: siamo una sola umanita' di sorelle e fratelli, in un unico mondo vivente di cui siamo parte e custodi.
Cessare di uccidere, salvare le vite: e' il primo dovere di ogni persona, e' il primo dovere di ogni umano istituto.

11. IL GOVERNO AI BAGNANTI

Il governo augura buon bagno a tutti i bagnanti del reame di Nusmundia.
Se doveste trovare in acqua qualche brano di cadavere in putrefazione, sappiate che sono i soliti clandestini che anche da morti affogati continuano a disturbare gli onesti cittadini di razza ariana.
Stiamo studiando una soluzione per fermarli sul bagnasciuga della quarta sponda del mare nostrum.
Frattanto abbiate pazienza, e se per caso qualche naufrago approdasse ancora vivo, segnalatelo al bagnino armato di mazza ferrata.
Non correte il rischio di prendervi qualche malattia sopprimendo il clandestino a mani nude: lasciatelo fare ai pubblici funzionari che sanno il fatto loro ed hanno l'idonea attrezzatura.
Il governo vi ama ed ama la purezza della razza.

12. IL RAZZISMO COME DISTRAZIONE

Se lo dice il governo sara' vero, che il razzismo e' una distrazione.
Cosi', per distrarci un po', questa sera con gli amici andiamo ad incendiare le baracche di un campo rom, a tirare qualche colpo ai nosbari, a divertirci con una di quelle schiave in esposizione sul ciglio della strada.
Bisogna pur distrarsi, con questo caldo.

13. I NOSBARI

Cosa sono i nosbari?
E' una vecchia ed infame barzelletta fascista che una volta Luigi Pintor cito' in un suo editoriale.
Dice all'incirca cosi': i nosbari sono quei bipedi che quando i nostri eroi vanno a caccia nella savana (ma oggi altresi' per gli aggraziati borghi e nelle ubertose campagne italiane) fuggono dinanzi alle nostrali infallibili carabine ad ampie falcate correndo ed emettendo il loro caratteristico verso: "nosbari, nosbari".
"I nosbari siamo noi", concludeva Pintor quel suo articolo.

14. MINIMA FENOMENOLOGIA DEL NAZISTA TRASFORMISTA

Il nazista trasformista va in motorino e in bicicletta.
Il nazista trasformista ritrae la mano in tutta fretta.
Il nazista trasformista ama i bambini gli animali e i fiori.
Il nazista trasformista odia solo gli esseri inferiori.

Non e' rozzo come i nazisti che danno fuoco a libri e quadri
e' simpatico e rassicurante, e' la gioia di tutte le madri
veste bene, sorride sempre, ha piacere si stia tutti allegri
e quando nessuno lo vede, brucia gli zingari e affoga i negri.

15. VITERBO COMMEMORA LE VITTIME DI HIROSHIMA

La mattina di domenica 5 agosto 2018 si e' svolta a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" una commemorazione delle vittime della bomba atomica che esplose su Hiroshima il 6 agosto 1945.
*
L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime di Hiroshima, di Nagasaki, di tutte le guerre e di tutte le catastrofi nucleari.
E' stato poi letto e commentato il saggio "Tesi sull'eta' atomica" di Guenther Anders, una delle opere imprescindibili per una coscienza all'altezza della drammatica situazione presente.
*
L'incontro e' stato concluso dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha raccolto alcuni elementi di riflessione emersi nel corso dell'incontro recandoli a sintesi rievocando le "tre verita' di Hiroshima" di un indimenticabile discorso di Ernesto Balducci del 1981, discorso che poi divenne il testo di apertura di un libro che dovrebbe essere strumento di lavoro in tutte le scuole, il libro "La pace. Realismo di un'utopia" che antologizza la riflessione pacifista dal Rinascimento alla fine del Novecento, libro che padre Balducci aveva curato con Lodovico Grassi, recentemente scomparso, altro grande maestro della cultura della pace e dei diritti umani che e' stato ricordato con commozione e gratitudine dai partecipanti all'incontro viterbese odierno.
*
Scriveva Balducci: ""La prima verita' contenuta in quel messaggio e' che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte. Sul momento fu una verita' intuitiva, di natura etica, ma poi, crollata l'immagine eurocentrica della storia, essa si e' dispiegata in evidenze di tipo induttivo la cui esposizione piu' recente e piu' organica e' quella del Rapporto Brandt. L'unita' del genere umano e' ormai una verita' economica. Le interdipendenze che stringono il Nord e il Sud del pianeta, attentamente esaminate, svelano che non e' il Sud a dipendere dal Nord ma e' il Nord che dipende dal Sud. Innanzitutto per il fatto che la sua economia dello spreco e' resa possibile dalla metodica rapina a cui il Sud e' sottoposto e poi, piu' specificamente, perche' esiste un nesso causale tra la politica degli armamenti e il persistere, anzi l'aggravarsi, della spaventosa piaga della fame. Pesano ancora nella nostra memoria i 50 milioni di morti dell'ultima guerra, ma cominciano anche a pesarci i morti che la fame sta facendo: 50 milioni, per l'appunto, nel solo anno 1979. E piu' comincia a pesare il fatto, sempre meglio conosciuto, che la morte per fame non e' un prodotto fatale dell'avarizia della natura o dell'ignavia degli uomini, ma il prodotto della struttura economica internazionale che riversa un'immensa quota dei profitti nell'industria delle armi: 450 miliardi di dollari nel suddetto anno 1979 e cioe' 10 volte di piu' del necessario per eliminare la fame nel mondo. Questo ora si sa. Adamo ed Eva ora sanno di essere nudi. Gli uomini e le donne che, fosse pure soltanto come elettori, tengono in piedi questa struttura di violenza, non hanno piu' la coscienza tranquilla.
La seconda verita' di Hiroshima e' che ormai l'imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e' arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva. Fino ad oggi e' stato un punto fermo che la sfera della morale e quella dell'istinto erano tra loro separate, conciliabili solo mediante un'ardua disciplina e solo entro certi limiti: fuori di quei limiti accadeva la guerra, che la coscienza morale si limitava a deprecare come un malum necessarium. Ma le prospettive attuali della guerra tecnologica sono tali che la voce dell'istinto di conservazione (di cui la paura e' un sintomo non ignobile) e la voce della coscienza sono diventate una sola voce. Non era mai capitato. Anche per questi nuovi rapporti fra etica e biologia, la storia sta cambiando di qualita'.
La terza verita' di Hiroshima e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'. Non che la guerra sia mai stata considerata, salvo in rari casi di sadismo culturale, un fatto secondo ragione, ma sempre le culture dominanti l'hanno ritenuta quanto meno come una extrema ratio, e cioe' come uno strumento limite della ragione. E difatti, nelle nostre ricostruzioni storiografiche, il progresso dei popoli si avvera attraverso le guerre. Per una specie di eterogenesi dei fini - per usare il linguaggio di Benedetto Croce - l'accadimento funesto generava l'avvenimento fausto. Ma ora, nell'ipotesi atomica, l'accadimento non genererebbe nessun avvenimento. O meglio, l'avvenimento morirebbe per olocausto nel grembo materno dell'accadimento".
*
Alla luce di queste indimenticabili riflessioni di padre Balducci, ha concluso il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, si fanno flagranti alcune evidenze che ogni cuore pensante riconosce come verita'.
Che ogni politica che non riconosca l'unita' del genere umano e il vincolo di solidarieta' che collega tutti gli esseri umani, non e' una politica, ma una folle barbarie.
Che ogni politica che non riconosca che il primo dovere e' cessare di uccidere ed impegnarsi invece con tutte le forze per salvare le vite, non e' una politica, ma una folle barbarie.
Che ogni politica che non smilitarizzi e disarmi questo mondo sull'orlo della catastrofe, non e' una politica, ma una folle barbarie.
Che ogni politica che non rispetti e difenda la biosfera, il mondo vivente nel suo insieme e negli esseri viventi che ne sono la concreta trama e l'ultima realta', non e' una politica, ma una folle barbarie.
Che ogni politica maschilista, razzista, nazionalista, specista e consumista, che nega l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani e il valore della vita e degli esseri viventi, che introduce gerarchie, asservimento, alienazione, oppressione e violenza, che si regge sulla rapina, il divoramento e l'annientamento dei beni, sulla devastazione e la distruzione della vita e del bene comune, non e' una politica, ma una folle barbarie.
*
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi al piu' presto il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta la richiesta che l'Italia cessi di sperperare scelleratamente ingentissime risorse per il riarmo e le guerre.
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta la richiesta che l'Italia cessi di essere governata da un folle e criminale regime di persecuzioni razziste, di omissione di soccorso, di violazione della legalita' costituzionale: si dimetta il governo della disumanita'; siano processati e condannati i ministri responsabili di gravissimi reati.
Le persone partecipanti all'incontro invitano a prendere parte alla marcia Perugia-Assisi del 7 ottobre 2018.
*
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Agisci verso le altre persone come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

16. DOPO HIROSHIMA

Tutto e' chiaro dopo Hiroshima: solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Riconoscere e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Riconoscere e difendere il diritto alla vita dell'intero mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.

17. LA MORTE CHE ARRIVA IN CARROZZA

La morte che arriva in carrozza
vestita di gomma e di fiamma
che scuote la terra che balza
alla gola di chi non l'aspetta.

La morte che sa tutti i trucchi
e ammazza a morsi la gente
a colpi di picchio e di raspa
succhiando il respiro dal cuore.

Non aggiungere tu le uccisioni
coi plotoni d'esecuzione
non aggiungere tu altri agguati
alle stragi che eruttano ovunque.

Spezza tutti i fucili e i pugnali
non schiacciare il bottone che annienta
non alitare la parola che avvelena
non trasformarti anche tu in drago.

Salva il naufrago in mare che affoga
frangi il pane con chi non ne ha
abolisci la guerra e il fascismo
nel tuo cuore nel carro e nel mondo.

Mentre il mostro s'aggira nel buio
mentre fischia ed infuria nel buio
tu non cedere alla paura
riconosciti umano tra umani.

Mentre i ricchi mangiano i poveri
e i potenti massacrano i miseri
tu resisti al potere assassino
tra le vittime pianta la tua tenda.

Il primo dovere e' opporsi alla morte
il primo dovere e' salvare le vite
sii tu il buon samaritano
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

18. NAVI ALLA LIBIA

E vagoni piombati e filo spinato.

19. RAZZISTI E SCHIAVISTI

Soci in affari.

20. "L'ARGOMENTAZIONE RAZIONALE. MODELLI LOGICI CLASSICI DI OPPOSIZIONE ALLA VIOLENZA". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

Si e' svolto la sera di martedi' 7 agosto 2018 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema "L'argomentazione razionale. Modelli logici classici di opposizione alla violenza".
Nel corso dell'incontro e' stato anche ricordato Luca Canali (1925-2014), resistente antifascista, militante del movimento operaio, docente universitario, poeta e saggista, finissimo traduttore dei classici.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena...
*
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro impegno contro il razzismo e il loro sostegno all'appello che di seguito si trascrive.
"Il primo dovere". Minimo e urgente un appello alle persone amiche della nonviolenza
Salvare le vite e' il primo dovere.
Quattro cose chiediamo qui e adesso ad ogni persona amica della nonviolenza.
1. Di impegnarsi per far cessare la strage nel Mediterraneo: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
2. Di impegnarsi per far cessare la schiavitu' in Italia: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese; il principio "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia e della civile convivenza.
3. Di impegnarsi per le immediate dimissioni del governo delle persecuzioni razziste, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.
4. Di impegnarsi affinche' i ministri responsabili di criminali politiche razziste siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Costruiamo qui ed ora un movimento nonviolento per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la legalita' che salva le vite, per contrastare la criminale politica delle persecuzioni razziste.
Vi preghiamo di far circolare questo appello.
Vi preghiamo di un impegno comune per questi fini.
Salvare le vite e' il primo dovere.

21. QUESTO E QUELLO

Dal balcone twitta il ministro plenipotenziario del Reich di Nusmundia.
Svuoteremo i ghetti. Riempiremo i lager.
Aggiunge una faccina che sorride con trentadue denti dall'aerodinamica forma di pugnali.

==============================
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 983 del 5 ottobre 2018
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com