[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 477



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 477 del 15 luglio 2018
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In questo numero:
1. Allora e oggi
2. Prosegue il digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti
3. "Il governo italiano sta commettendo quattro crimini abominevoli". Alcune parole al quinto giorno di un digiuno
4. "Il Presidente della Repubblica smaschera il governo della disumanita'". Una riflessione al quarto giorno di un digiuno
5. "Si dimetta il governo della disumanita'". Un appello al terzo giorno di un digiuno
6. Del diritto d'insurrezione, e del dovere. Due ragionamenti nonviolenti al secondo giorno di un digiuno
7. Dodici semplici pensieri in un giorno di digiuno
8. Giacomo Leopardi: La ginestra o il fiore del deserto

1. L'ORA. ALLORA E OGGI

Ottanta anni fa il criminale regime fascista
faceva del razzismo il centro e il motore
della sua ideologia e della sua azione assassina

Dell'ideologia e dell'azione del governo attuale
il razzismo e' il centro e il motore ugualmente

Insorga ogni persona decente contro questo abominio
si dimetta il governo delle persecuzioni razziste
siano processati i ministri criminali
si torni al rispetto della Costituzione antifascista

Ogni essere umano ha diritto alla vita
vi e' una sola umanita'
salvare le vite e' il primo dovere

2. INIZIATIVE. PROSEGUE IL DIGIUNO DI GIUSTIZIA IN SOLIDARIETA' CON I MIGRANTI
[Riceviamo, diffondiamo e aderiamo]

A tutti gli uomini e le donne di buona volonta'
Martedi' 10 luglio 2018 alle ore 12 ci ritroviamo a Roma, in piazza San Pietro, per una giornata di digiuno. Da li' proseguiremo a Montecitorio per testimoniare con il digiuno contro le politiche migratorie di questo governo. E continueremo a digiunare per altri 10 giorni con un presidio davanti a Montecitorio dalle ore 8 alle 14.
Per adesioni al digiuno e partecipazione scrivere a questa email: digiunodigiustizia at hotmail.com
"Avete mai pianto, quando avete visto affondare un barcone di migranti?", cosi' Papa Francesco ci interpellava durante la messa da lui celebrata a Lampedusa per le 33.000 vittime accertate (secondo il giornale inglese "Guardian" che ne ha pubblicato i nomi) perite nel Mediterraneo per le politiche restrittive della "Fortezza Europa".
E' il naufragio dei migranti, dei poveri, dei disperati, ma e' anche il naufragio dell'Europa, e dei suoi ideali di essere la "patria dei diritti umani". La Carta dell'Unione Europea afferma: "La dignita' umana e' inviolabile. Essa deve essere rispettata".
E' un crimine contro l'umanita', un'umanita' impoverita e disperata, perpetrato dall'opulenta Europa che rifiuta chi bussa alla sua porta.
Un rifiuto che e' diventato ancora piu' brutale con lo scorso vertice dell'Unione Europea in cui i capi di governo hanno deciso una politica di non accoglienza. Anche l'Italia decide ora di non accogliere, di chiudere i porti alle navi delle Organizzazioni non governative ed affida invece tale compito alla Guardia Costiera libica, che se salvera' i migranti, li riportera' nell'inferno che e' la Libia. Perfino la Commissione Europea ha detto: "Non riportate i profughi in Libia, li' ci sono condizioni inumane".
Per questo stiamo di nuovo assistendo a continui naufragi. L'Onu parla di oltre mille morti in questi mesi.
Papa Francesco ha fatto sue le parole dell'arcivescovo Ieronymos di Grecia pronunciate nel campo profughi di Lesbo: "Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi, e' in grado di riconoscere immediatamente la bancarotta dell'umanita'".
E' il sangue degli impoveriti, degli ultimi, che interpella tutti noi, in particolare noi cristiani che saremo giudicati su: "Ero straniero... e non mi avete accolto". Noi chiediamo a tutti i credenti di reagire, di gridare il proprio dissenso davanti a queste politiche disumane.
Noi proponiamo un piccolo segno visibile, pubblico: un digiuno a staffetta con un presidio davanti al Parlamento italiano per dire che non possiamo accettare questa politica delle porte chiuse che provoca la morte nel deserto e nel Mediterraneo di migliaia di migranti.
"Il digiuno che voglio - dice il profeta Isaia in nome di Dio - non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti?".
padre Alex Zanotelli, a nome dei missionari comboniani
mons. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta
don Alessandro Santoro, a nome della Comunita' delle Piagge di Firenze
suor Rita Giaretta, Casa Ruth, Caserta
padre Giorgio Ghezzi, religioso sacramentino
"La Comunita' del Sacro Convento aderisce e partecipa nella preghiera" e' quanto riferisce padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi

3. REPETITA IUVANT. "IL GOVERNO ITALIANO STA COMMETTENDO QUATTRO CRIMINI ABOMINEVOLI". ALCUNE PAROLE AL QUINTO GIORNO DI UN DIGIUNO

Concludero' oggi il mio personale "digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" ma continuero' anche nei prossimi cinque giorni a sostenere questa iniziativa del digiuno a staffetta promosso da padre Alex Zanotelli a nome dei missionari comboniani, monsignor Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta, don Alessandro Santoro a nome della Comunita' delle Piagge di Firenze, suor Rita Giaretta di "Casa Ruth" di Caserta, padre Giorgio Ghezzi religioso sacramentino, la Comunita' del Sacro Convento di Assisi e tante altre donne e tanti altri uomini di buona volonta', digiuno a staffetta che proseguira' fino al 19 luglio e che in tanti luoghi d'Italia ha fatto emergere una corale volonta' di verita', di giustizia e di solidarieta' che salva le vite, in opposizione alle scellerate e letali politiche razziste del governo italiano.
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Partecipando ieri a un incontro promosso a Viterbo dall'Unione sindacale di base (Usb) abbiamo condiviso ancora una volta la nostra comune persuasione del dovere di salvare le vite e difendere la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; del dovere di opporci al razzismo e ad ogni oppressione; del dovere di contrastare la mostruosa barbarie del governo dell'estrema destra razzista e golpista; del dovere di opporci al regime delle persecuzioni razziste, della schiavitu' e della segregazione, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.
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Tutti vediamo che il governo italiano sta commettendo quattro crimini abominevoli:
- il crimine abominevole di negare soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo;
- il crimine abominevole di diffamare, minacciare, aggredire e sabotare i soccorritori che salvano vite umane in mare;
- il crimine abominevole di operare al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa;
- il crimine abominevole di imporre un regime di persecuzioni razziste.
Chi non si oppone a questi abominevoli crimini ne diviene complice.
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E un appello rivolgiamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni persona decente, ad ogni persona che voglia restare umana: per quattro scopi dobbiamo innanzitutto impegnare qui e adesso tutte le nostre forze:
I. per ottenere le immediate dimissioni del governo della disumanita', delle persecuzioni razziste, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.
II. per ottenere che i ministri responsabili di criminali decisioni e politiche razziste siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
III. per far cessare la strage nel Mediterraneo: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
IV. per far cessare la schiavitu' e la segregazione in Italia: e per questo occorre innanzitutto ottenere che finalmente si riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese; il principio "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia e della civile convivenza.
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Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, difendiamo i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, difendiamo la Costituzione repubblicana, la legalita' che salva le vite, lo stato di diritto, la democrazia, la civilta', l'umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. "IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SMASCHERA IL GOVERNO DELLA DISUMANITA'". UNA RIFLESSIONE AL QUARTO GIORNO DI UN DIGIUNO

L'intervento del Presidente della Repubblica per liberare decine di naufraghi tenuti in ostaggio dalla follia di un ministro ha smascherato l'illegalita' delle politiche di persecuzione razzista del governo italiano.
Politiche criminali che stanno provocando non solo la prosecuzione ma anche un ulteriore incremento dell'ecatombe in corso nel Mediterraneo.
Politiche criminali che si compendiano cosi':
- il mostruoso crimine di negare soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo;
- il mostruoso crimine di diffamare, minacciare, aggredire e sabotare i soccorritori che salvano vite umane in mare;
- il mostruoso crimine di operare al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa;
- il mostruoso crimine di imporre un regime di persecuzioni razziste.
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Non e' solo il delirio totalitario di un ministro: vi e' la complicita' dell'intero governo a quel ministro asservito, di quel ministro manutengolo.
Perche' questo e' l'esecutivo dell'estrema destra razzista e golpista che gia' nella sua propaganda elettorale e nel suo programma di governo chiariva inequivocabilmente quali fossero le sue intenzioni:
- perseguitare le donne e gli uomini giunti in Italia perche' costretti ad abbandonare i loro paesi per sfuggire alla fame e alla guerra, alle dittature e ai disastri ambientali, donne e uomini cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia la privazione di inalienabili diritti, la detenzione in campi di concentramento e la deportazione nelle grinfie dei loro aguzzini;
- perseguitare le donne e gli uomini rom e sinti, cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia la distruzione degli alloggi e dei beni, minaccia misure lesive dei fondamentali diritti umani;
- perseguitare le donne e gli uomini musulmani, cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia imposizioni degradanti e trattamenti discriminatori lesivi della loro dignita' di esseri umani;
- perseguitare le donne e gli uomini che in quanto operatori umanitari si adoperano per salvare le vite, e che nella propaganda dell'estrema destra razzista e golpista vengono assurdamente assimilati ai trafficanti mafiosi e schiavisti;
- violare fondamentali articoli della Costituzione, in merito ai quali nella sua propaganda l'estrema destra razzista e golpista ha ripetutamente espresso disprezzo e intenzione di farne strame;
- favoreggiare o addirittura obbligare a commettere il reato di omissione di soccorso, reato di cui nella sua propaganda l'estrema destra razzista e golpista ha ripetutamente fatto l'apologia.
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Con il suo intervento per liberare i naufraghi innocenti ed eroici trattenuti sulla nave "Diciotti" il Presidente della Repubblica ha fatto piena luce sulla situazione attuale; ha denunciato la criminalita' della violenza razzista; ha opposto la forza della legge al barbaro delirio razzista.
E gliene siamo grati dal profondo del cuore.
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Cosa si aspetta ancora ad esercitare un impegno corale dell'intero popolo italiano per ottenere le dimissioni di un governo razzista e golpista?
Cosa si aspetta ancora ad esercitare un impegno corale dell'intero popolo italiano per far cessare le persecuzioni razziste?
Cosa si aspetta ancora ad esercitare un impegno corale dell'intero popolo italiano per ottenere che i ministri criminali siano processati?
L'Italia e' una repubblica democratica, uno stato di diritto, un paese civile: e' compito di tutte le persone che in Italia vivono battersi in difesa della legalita' che salva le vite, battersi in difesa della Costituzione della Repubblica, battersi in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
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Da ogni persona, da ogni luogo, si levi la richiesta: "dimissioni del governo della disumanita'".
Da ogni persona, da ogni luogo, si levi il monito: "salvare le vite e' il primo dovere".
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Siamo un'unica umanita'.

5. REPETITA IUVANT. "SI DIMETTA IL GOVERNO DELLA DISUMANITA'". UN APPELLO AL TERZO GIORNO DI UN DIGIUNO

Il governo della disumanita' al servizio dei folli caporioni dell'estrema destra razzista e golpista commette ogni giorno nuovi crimini contro l'umanita', persiste nel violare la Costituzione repubblicana, fa strame dei fondamenti stessi della cultura giuridica, della civilta' umana, in una dissennata e scellerata opera di persecuzione razzista, di idolatria e propaganda della barbarie, di sistematica violenza contro esseri umani innocenti.
Il governo della disumanita' sembra credere che l'accumularsi dei crimini, con la dura forza del fatto compiuto, possa infine distruggere il principio di legalita', possa corrompere un intero popolo, possa garantire impunita' ai responsabili di delitti cosi' nefandi.
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Constato ancora una volta i seguenti fatti.
Il governo italiano commette un mostruoso crimine negando soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo.
Il governo italiano commette un mostruoso crimine diffamando, minacciando, aggredendo e sabotando i soccorritori che salvano vite umane in mare.
Il governo italiano commette un mostruoso crimine operando al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa.
Il governo italiano commette un mostruoso crimine imponendo un regime di persecuzioni razziste.
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Pongo ancora una volta le seguenti domande.
Perche' tanta parte delle rappresentanze politiche e della societa' civile tacciono e non insorgono coralmente ponendo la richiesta delle immediate dimissioni del governo della disumanita'?
Perche' tanti pubblici ufficiali, a cominciare dalle piu' elevate magistrature, sembrano restare inerti e non avviano invece la doverosa, obbligatoria azione giudiziaria per contrastare i crimini che i ministri della disumanita' vanno commettendo con ferocia e protervia e cecita' ogni giorno maggiore?
Perche' tanti mezzi d'informazione danno notizia in modo sovente frivolo e distorsivo degli orrori che stanno accadendo, banalizzando il male e cosi' inducendo l'opinione pubblica ad accettarlo, e non riferiscono invece i nudi fatti nella loro tremenda verita'? perche' non chiamano crimine e golpe quello che crimine e golpe e'? perche' non esortano i cittadini a porre mano a salvare le vite che il governo della disumanita' con la sua azione criminale mette nel piu' grave dei pericoli? perche' non pongono la richiesta delle immediate dimissioni del governo della disumanita'? perche' non chiedono che i ministri criminali siano tratti in tribunale?
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Ancora una volta esprimo le seguenti richieste ad ogni persona amica del bene comune.
Di impegnarsi per le immediate dimissioni del governo della disumanita', delle persecuzioni razziste, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.
Di impegnarsi affinche' i ministri responsabili di criminali decisioni e politiche razziste siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
Di impegnarsi per far cessare la strage nel Mediterraneo: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Di impegnarsi per far cessare la schiavitu' e la segregazione in Italia: e per questo occorre innanzitutto ottenere che finalmente si riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese; il principio "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia e della civile convivenza.
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Si dimetta il governo della disumanita', il governo della barbarie razzista, il governo dell'omissione di soccorso, il governo delle persecuzioni, il governo della violazione della Costituzione.
Siano processati i ministri responsabili di crimini inumani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. DEL DIRITTO D'INSURREZIONE, E DEL DOVERE. DUE RAGIONAMENTI NONVIOLENTI AL SECONDO GIORNO DI UN DIGIUNO

Sto partecipando al "digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" promosso da padre Alex Zanotelli a nome dei missionari comboniani, monsignor Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta, don Alessandro Santoro a nome della Comunita' delle Piagge di Firenze, suor Rita Giaretta di "Casa Ruth" di Caserta, padre Giorgio Ghezzi religioso sacramentino, la Comunita' del Sacro Convento di Assisi e tante altre donne e tanti altri uomini di buona volonta'; un digiuno "a staffetta" iniziato ieri a Roma in piazza San Pietro e che si prolunghera' per dieci giorni in piazza Montecitorio, un digiuno che ha suscitato adesioni e iniziative in tante parti d'Italia.
Un digiuno e' tante cose insieme: e' una pratica nonviolenta di lotta contro l'ingiustizia e l'omerta'; e' una testimonianza personale di condivisione e di solidarieta' con chi soffre; e' un "momento" (kairos) di riflessione sincera e profonda, un esame di coscienza e un appello a tutte le proprie forze ed al legame con l'umanita', con il mondo, con il bene; e' sinolo di pensiero e azione, e colloquio corale.
Mentre si digiuna si medita con particolare chiarezza, con intensa concentrazione, "con anima e corpo". Nella scala delle azioni della lotta nonviolenta Gandhi riteneva che il digiuno fosse l'ultima azione, la piu' forte, la piu' persuasa e la piu' persuasiva.
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Due ragionamenti vado svolgendo in queste ore: due ragionamenti sul diritto d'insurrezione.
Sul diritto d'insurrezione di fronte al male; sul diritto d'insurrezione per salvare le vite; sul diritto d'insurrezione in difesa della legalita', della verita', dell'umanita'; sul diritto d'insurrezione per il bene comune. E penso ad Antigone ed agli insorti del ghetto di Varsavia. Penso a Martin Luther King e a Nelson Mandela. Ripenso i pensieri di Rosa Luxemburg, di Simone Weil, di Hannah Arendt.
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Il primo ragionamento.
Su cio' che e' accaduto nelle scorse ore sul rimorchiatore "Vos Thalassa" so solo quello che il governo italiano ha fatto sapere ai mass-media: ovvero che quella imbarcazione italiana ha raccolto in mare dei naufraghi, come era suo dovere; e che quando ai naufraghi e' stato comunicato che invece di essere recati in salvo in Italia sarebbero stati riconsegnati agli aguzzini dei lager libici sono insorti in difesa delle proprie vite e della giustizia. Sono poi stati trasferiti sulla nave "Diciotti" della Guardia Costiera italiana che dovrebbe portarli in salvo in Italia, come vuole la legge e la morale, come tutti sappiamo che e' giusto.
Sembra che un ministro della repubblica italiana abbia definito gli insorti "facinorosi"; e che un altro ministro abbia augurato loro la galera.
Invece quegli insorti sono degli eroi.
Quegli insorti sono degli eroi che hanno lottato per la vita e la liberta': per la loro vita e la loro liberta', ma anche per la vita e la liberta' di tutti gli esseri umani.
La loro insurrezione e' legittima, e' giusta, e' degna di ammirazione e di sostegno.
So solo quello che il governo ha fatto sapere ai mass-media: se le cose stanno come le racconta il governo italiano i naufraghi insorti, che per quanto e' stato reso noto non hanno fatto del male a nessuno ma hanno solo difeso i loro diritti e la stessa legalita', meritano un'accoglienza da eroi, e quei ministri italiani che li scherniscono e minacciano di nuove brutalita' essi si' che meritano di essere processati per il loro protervo indracarsi, per la loro scellerata disumanita'.
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E poi c'e' una seconda insurrezione: la nostra. Disarmata e nonviolenta.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine negando soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine diffamando, minacciando, aggredendo e sabotando i soccorritori che salvano vite umane in mare.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine operando al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine imponendo un regime di persecuzioni razziste.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che debba dimettersi il governo della barbarie razzista, il governo dell'abominevole omissione di soccorso, il governo delle scellerate persecuzioni.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che debbano essere processati i ministri responsabili di crimini inumani.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che ogni essere umano abbia diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Di noi cittadini italiani che riteniamo che salvare le vite sia il primo dovere.
Insorgere dobbiamo.
Una insurrezione delle coscienze e delle intelligenze, naturalmente disarmata e nonviolenta, di cui questo digiuno a me sembra essere l'inizio.
Insorgere dobbiamo, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
Insorgere dobbiamo, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Insorgere dobbiamo, in difesa della legalita' che salva le vite.
Insorgere dobbiamo, in difesa della Repubblica democratica e della sua Costituzione antifascista.
Insorgere dobbiamo, in difesa dello stato di diritto.
Insorgere dobbiamo, in difesa della civilta'.
Insorgere dobbiamo, in difesa dell'umanita' che e' una.
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Ho parlato di diritto d'insurrezione. Ma insorgere in questo frangente non e' solo un diritto: e' un dovere.
Perche' il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Perche' l'ecatombe nel Mediterraneo e' un crimine contro l'umanita'.
Insorga ogni essere umano contro il regime delle persecuzioni razziste.
Insorga ogni essere umano per salvare tante vite umane innocenti.
Alla scuola di Gobetti e di Gramsci, alla scuola dei fratelli Rosselli, alla scuola dei fratelli Cervi, alla scuola di Sandro Pertini.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

7. REPETITA IUVANT. DODICI SEMPLICI PENSIERI IN UN GIORNO DI DIGIUNO

E' un disumano crimine non soccorrere i naufraghi.
E' un disumano crimine calpestare e abbandonare alla sofferenza e alla morte esseri umani innocenti che chiedono aiuto.
E' un disumano crimine imporre un regime di persecuzioni razziste.
E' un disumano crimine provocare, profittare e godere dell'altrui dolore.
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Il governo italiano commette un mostruoso crimine negando soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo.
Il governo italiano commette un mostruoso crimine diffamando, minacciando, aggredendo e sabotando i soccorritori che salvano vite umane in mare.
Il governo italiano commette un mostruoso crimine operando al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa.
Il governo italiano commette un mostruoso crimine imponendo un regime di persecuzioni razziste.
*
Si dimetta il governo della barbarie razzista, il governo dell'abominevole omissione di soccorso, il governo delle scellerate persecuzioni.
Siano processati i ministri responsabili di crimini inumani.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. MAESTRI. GIACOMO LEOPARDI: LA GINESTRA O IL FIORE DEL DESERTO

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce
Giovanni, III, 19

Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor ne' fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de' mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiar di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi de' potenti
Gradito ospizio; e fur citta' famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
E' il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potra' dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e puo' con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.

Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra se. Non io
Con tal vergogna scendero' sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avro' quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'eta' propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Liberta' vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civilta', che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Cosi' ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci die'. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fe' palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che se schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.

Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama se ne' stima
Ricco d'or ne' gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma se di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io gia', ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicita', quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge si', che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura e' quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra se nel soffrir, ne' gli odii e l'ire
Fraterne, ancor piu' gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma da' la colpa a quella
Che veramente e' rea, che de' mortali
Madre e' di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome e' il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra se confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede cosi', qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul piu' vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Cosi' fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probita' del volgo
Cosi' star suole in piede
Quale star puo' quel ch'ha in error la sede.

Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo voto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo e' nulla,
Sconosciuto e' del tutto; e quando miro
Quegli ancor piu' senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o cosi' paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiu', di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente eta', che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pieta' prevale.

Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui la' nel tardo autunno
Maturita' senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; cosi' d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli,
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar la' su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e citta' nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo pie' quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom piu' stima o cura
Che alla formica: e se piu' rara in quello
Che nell'altra e' la strage,
Non avvien cio' d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.

Ben mille ed ottocento
Anni varcar poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta piu' mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando piu' volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pieta' rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Cosi', dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per si' lungo cammino,
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternita' s'arroga il vanto.

E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Gia' noto, stendera' l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Ne' sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma piu' saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 477 del 15 luglio 2018
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