[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 946
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- Date: Sat, 14 Jul 2018 15:52:18 +0200
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 946 del 14 luglio 2018
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In questo numero:
1. Peppe Sini: "Il governo italiano sta commettendo quattro crimini abominevoli". Alcune parole al quinto giorno di un digiuno
2. Prosegue il digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti
3. Annamaria Rivera: La tanatopolitica e la denegazione del razzismo
1. L'ORA. PEPPE SINI: "IL GOVERNO ITALIANO STA COMMETTENDO QUATTRO CRIMINI ABOMINEVOLI". ALCUNE PAROLE AL QUINTO GIORNO DI UN DIGIUNO
Concludero' oggi il mio personale "digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" ma continuero' anche nei prossimi cinque giorni a sostenere questa iniziativa del digiuno a staffetta promosso da padre Alex Zanotelli a nome dei missionari comboniani, monsignor Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta, don Alessandro Santoro a nome della Comunita' delle Piagge di Firenze, suor Rita Giaretta di "Casa Ruth" di Caserta, padre Giorgio Ghezzi religioso sacramentino, la Comunita' del Sacro Convento di Assisi e tante altre donne e tanti altri uomini di buona volonta', digiuno a staffetta che proseguira' fino al 19 luglio e che in tanti luoghi d'Italia ha fatto emergere una corale volonta' di verita', di giustizia e di solidarieta' che salva le vite, in opposizione alle scellerate e letali politiche razziste del governo italiano.
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Partecipando ieri a un incontro promosso a Viterbo dall'Unione sindacale di base (Usb) abbiamo condiviso ancora una volta la nostra comune persuasione del dovere di salvare le vite e difendere la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; del dovere di opporci al razzismo e ad ogni oppressione; del dovere di contrastare la mostruosa barbarie del governo dell'estrema destra razzista e golpista; del dovere di opporci al regime delle persecuzioni razziste, della schiavitu' e della segregazione, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.
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Tutti vediamo che il governo italiano sta commettendo quattro crimini abominevoli:
- il crimine abominevole di negare soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo;
- il crimine abominevole di diffamare, minacciare, aggredire e sabotare i soccorritori che salvano vite umane in mare;
- il crimine abominevole di operare al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa;
- il crimine abominevole di imporre un regime di persecuzioni razziste.
Chi non si oppone a questi abominevoli crimini ne diviene complice.
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E un appello rivolgiamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni persona decente, ad ogni persona che voglia restare umana: per quattro scopi dobbiamo innanzitutto impegnare qui e adesso tutte le nostre forze:
I. per ottenere le immediate dimissioni del governo della disumanita', delle persecuzioni razziste, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.
II. per ottenere che i ministri responsabili di criminali decisioni e politiche razziste siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
III. per far cessare la strage nel Mediterraneo: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
IV. per far cessare la schiavitu' e la segregazione in Italia: e per questo occorre innanzitutto ottenere che finalmente si riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese; il principio "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia e della civile convivenza.
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Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, difendiamo i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, difendiamo la Costituzione repubblicana, la legalita' che salva le vite, lo stato di diritto, la democrazia, la civilta', l'umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. INIZIATIVE. PROSEGUE IL DIGIUNO DI GIUSTIZIA IN SOLIDARIETA' CON I MIGRANTI
[Riceviamo, diffondiamo e aderiamo]
A tutti gli uomini e le donne di buona volonta'
Martedi' 10 luglio 2018 alle ore 12 ci ritroviamo a Roma, in piazza San Pietro, per una giornata di digiuno. Da li' proseguiremo a Montecitorio per testimoniare con il digiuno contro le politiche migratorie di questo governo. E continueremo a digiunare per altri 10 giorni con un presidio davanti a Montecitorio dalle ore 8 alle 14.
Per adesioni al digiuno e partecipazione scrivere a questa email: digiunodigiustizia at hotmail.com
"Avete mai pianto, quando avete visto affondare un barcone di migranti?", cosi' Papa Francesco ci interpellava durante la messa da lui celebrata a Lampedusa per le 33.000 vittime accertate (secondo il giornale inglese "Guardian" che ne ha pubblicato i nomi) perite nel Mediterraneo per le politiche restrittive della "Fortezza Europa".
E' il naufragio dei migranti, dei poveri, dei disperati, ma e' anche il naufragio dell'Europa, e dei suoi ideali di essere la "patria dei diritti umani". La Carta dell'Unione Europea afferma: "La dignita' umana e' inviolabile. Essa deve essere rispettata".
E' un crimine contro l'umanita', un'umanita' impoverita e disperata, perpetrato dall'opulenta Europa che rifiuta chi bussa alla sua porta.
Un rifiuto che e' diventato ancora piu' brutale con lo scorso vertice dell'Unione Europea in cui i capi di governo hanno deciso una politica di non accoglienza. Anche l'Italia decide ora di non accogliere, di chiudere i porti alle navi delle Organizzazioni non governative ed affida invece tale compito alla Guardia Costiera libica, che se salvera' i migranti, li riportera' nell'inferno che e' la Libia. Perfino la Commissione Europea ha detto: "Non riportate i profughi in Libia, li' ci sono condizioni inumane".
Per questo stiamo di nuovo assistendo a continui naufragi. L'Onu parla di oltre mille morti in questi mesi.
Papa Francesco ha fatto sue le parole dell'arcivescovo Ieronymos di Grecia pronunciate nel campo profughi di Lesbo: "Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi, e' in grado di riconoscere immediatamente la bancarotta dell'umanita'".
E' il sangue degli impoveriti, degli ultimi, che interpella tutti noi, in particolare noi cristiani che saremo giudicati su: "Ero straniero... e non mi avete accolto". Noi chiediamo a tutti i credenti di reagire, di gridare il proprio dissenso davanti a queste politiche disumane.
Noi proponiamo un piccolo segno visibile, pubblico: un digiuno a staffetta con un presidio davanti al Parlamento italiano per dire che non possiamo accettare questa politica delle porte chiuse che provoca la morte nel deserto e nel Mediterraneo di migliaia di migranti.
"Il digiuno che voglio - dice il profeta Isaia in nome di Dio - non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti?".
padre Alex Zanotelli, a nome dei missionari comboniani
mons. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta
don Alessandro Santoro, a nome della Comunita' delle Piagge di Firenze
suor Rita Giaretta, Casa Ruth, Caserta
padre Giorgio Ghezzi, religioso sacramentino
"La Comunita' del Sacro Convento aderisce e partecipa nella preghiera" e' quanto riferisce padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi
3. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LA TANATOPOLITICA E LA DENEGAZIONE DEL RAZZISMO
[Dal sito di "MicroMega" riprendiamo questo intervento di Annamaria Rivera]
Sono almeno 450 le vittime delle misure migranticide del governo in carica e di Salvini in specie. Alludo, ovviamente, alla guerra aperta e senza remore condotta contro le Ong che praticano ricerca e soccorso in mare e all'interdizione dei porti italiani a imbarcazioni che osino salvare vite migranti: non solo alle navi delle Ong, ma anche a quelle dell'Operazione Sophia, a un rimorchiatore battente bandiera italiana, finanche a un'imbarcazione della nostra Guardia costiera. Arrogandosi, il ministro dell'Interno, ruoli che non gli competono, fino a invocare le manette per i sopravvissuti ribellatisi alla prospettiva d'essere deportati nell'inferno libico. In realta', tutto cio' s'inscrive nel contesto di quella che, sulla scia di Michel Foucault, potrebbe definirsi tanatopolitica, configurata dalle scelte e dall'operato di buona parte delle istituzioni e degli Stati dell'Unione europea.
Basta dire che, nel momento in cui scrivo, dall'inizio di quest'anno piu' di 1.422 sono gli scomparsi nel corso della traversata del Mediterraneo, cui devono aggiungersi i 46 lungo percorsi terrestri europei. E' una cifra agghiacciante se si considera il drastico calo delle partenze e degli arrivi: i primi di maggio erano diminuiti almeno del 75 per cento rispetto all'anno precedente, sicche', come documenta l'Unhcr, se nel 2017 si contava una vittima ogni otto profughi, nel 2018 siamo gia' a uno ogni sette, nonostante - ripeto - la netta riduzione dei "flussi" (come si usa dire con una brutta metafora naturalistica).
Si', il Mediterraneo e' ormai divenuto un vasto cimitero acquatico e il Canale di Sicilia ha "guadagnato" il sinistro primato di confine piu' letale al mondo. A tale primato hanno contribuito non solo la guerra contro le Ong, ma anche la fine della missione Mare Nostrum nonche' gli attuali, ripetuti tentativi, praticati dal ministro dell'Interno con inusitato cinismo, d'intralciare perfino le operazioni di salvataggio condotte dalla Guardia costiera e dalla Marina militare, che in passato avevano salvato centinaia di migliaia di vite.
Non si creda, tuttavia, che si perisca solo ingoiati dalle acque del Mare nostrum. Per merito di United - rete "contro il nazionalismo, il razzismo, il fascismo e in supporto di migranti e rifugiati", la quale coinvolge ben 550 organizzazioni della societa' civile, provenienti da 48 diversi paesi europei - sappiamo che la tanatopolitica dell'Ue uccide, direttamente o indirettamente, in forme le piu' svariate.
Attraverso un accurato monitoraggio condotto nel corso del tempo, tale rete ha compilato una lista, relativa al periodo che va dal 1993 al 2018, di ben 34.361 morti di rifugiati e migranti attribuibili alle "funeste politiche restrittive della Fortezza Europa", alla "militarizzazione delle frontiere, alle leggi sull'asilo, alle politiche di detenzione e deportazione". Questo catalogo e' assai parziale, si avverte, poiche' "molto probabilmente migliaia di vittime non sono state mai ritrovate". lhttp://unitedagainstrefugeedeaths.eu/wp-content/uploads/2014/06/ListofDeathsActual.pdf
L'inventario funesto ci dice che si perde la vita uccisi dalla polizia o dalle guardie di frontiera di questo o quel Paese, europeo o non. Si muore travolti, spesso intenzionalmente, da treni o camion, come accade di frequente nei pressi di Calais. Si perisce, delle volte bruciati vivi, nel corso di attacchi a centri "di accoglienza" da parte di gruppi di estrema destra. Una volta raggiunto l'agognato suolo europeo, si puo' soccombere a causa del diniego di prestazioni mediche. In non pochi casi si e' uccisi non appena toccato il suolo di Paesi quali l'Iraq e l'Afghanistan, dai quali si era fuggiti per esservi poi deportati. Si muore anche suicidi, e in gran numero, allorche' si apprende o si teme fondatamente che la propria domanda di asilo sara' rifiutata oppure a causa delle intollerabili condizioni di vita del centro "di accoglienza".
Bisognerebbe darsi la pena - come ha fatto chi scrive - di leggere un caso dopo l'altro di questa lista (meritoriamente pubblicata dal "Manifesto", il 22 giugno scorso, in forma di supplemento), per immaginare quale abisso di disperazione abbia spinto circa 450 persone, fra le quali non pochi minorenni, a togliersi la vita, dopo aver coraggiosamente affrontato viaggi costellati da ogni sorta di pericoli, sofferenze e orrori (basta pensare ai lager libici).
Dell'ampio catalogo riporto solo alcuni esempi, tra i piu' emblematici, tragici, non remoti. Il 22 aprile 2018, nel centro per richiedenti asilo di Eckolstaedt, in Germania, un'eritrea di diciannove anni strangola il suo bambino di sei mesi e poi s'impicca. Tra gennaio e febbraio del 2017, in Svezia, cinque adolescenti si suicidano in diversi centri per richiedenti asilo. Il 25 aprile 2016 si uccide un diciassettenne maliano, illegittimamente rinchiuso in prigione a Loiret, in Francia. Il 16 gennaio 2012, una ventiquattrenne, preveniente dallo Sri Lanka da' fuoco alla stanza del centro per rifugiati di Foerde, in Norvegia, uccidendo se stessa e il suo bambino di due anni: la sua domanda d'asilo era stata respinta. Infatti, tra i "diniegati", come si dice in gergo burocratico, non pochi sono coloro che scelgono il modo piu' atroce di togliersi la vita facendosi torce umane: l'autoimmolazione, si sa, e' per eccellenza atto estremo di protesta e/o rivolta (si veda: A. Rivera, Il fuoco della rivolta. Torce umane dal Maghreb all'Europa, Dedalo, Bari 2012).
Che il suicidio sia uno degli esiti tragici, dal carattere strutturale, della tanatopolitica europea e' dimostrato anche da un caso assai recente. Il 4 luglio scorso 69 afghani sono deportati dalla Germania verso il loro paese di origine. Il ministro dell'Interno, Horst Seehofer, una sorta di Salvini in versione teutonica, osa compiacersi pubblicamente che cio' avvenga giusto il giorno del suo compleanno, quasi fosse un regalo. Uno dei deportati s'impicchera' non appena arrivato a Kabul. Aveva ventitre anni e, pur risiedendo in Germania sin dalla prima adolescenza, aveva visto respinta, in via definitiva, la sua domanda d'asilo.
Ho riportato questi casi per tentare di sottrarre all'indistinzione, alla riduzione a massa irrilevante, se non alla reificazione, le biografie di questi tragici eroi del nostro tempo. Sebbene insufficiente a scardinare il circolo vizioso del razzismo, ormai dilagante, l'esercizio dell'empatia, se praticato da un buon numero di cittadini/e, potrebbe contribuire almeno a incrinarlo, quel circolo vizioso che lega razzismo istituzionale, mediatico, "popolare". Certo, viviamo in un tempo infelice, quando perfino certi dotti, di sicuro antirazzisti, perlopiu' d'orientamento postcoloniale, disprezzano apertamente l'etica della compassione, che, pur se intesa nel senso piu' letterale quale partecipazione alla sofferenza altrui, a loro dire sarebbe nient'altro che un retaggio del paternalismo colonialista.
Per non dire di altri i quali, dalle colonne di un quotidiano assai di sinistra, collocandosi inconsapevolmente sulla scia del vecchio giudizio dalemiano a proposito della Lega quale "costola della sinistra", denegano o minimizzano come semplice, legittimo voto di protesta quello guadagnato da Salvini e co. grazie a elettori un tempo di sinistra. I quali esprimerebbero come possono la loro protesta, essendo anch'essi vittime, quasi quanto i migranti. Vi e' anche qualche dotto che, minimizzando il ruolo del tema immigrazione e dello stesso razzismo rispetto ai risultati elettorali, arriva a sostenere che quella minoranza d'italiani/e la quale teme di vivere in un Paese fascista e razzista sarebbe votata ad affermare solo il proprio, esclusivo "suprematismo morale".
Eppure e' tutt'altro che azzardato ipotizzare, come faccio da qualche tempo, che siamo nella fase marcescente del neoliberismo o, per dirla in altri termini, del capitalismo finanziarizzato. Intendendo quel qualificativo nel senso di cio' che, pur affetto da putredine, sopravvive annunciando un possibile esito di tipo totalitario. A tal proposito, non e' anacronistico citare Hannah Arendt, la quale ne La banalita' del male (1963) cosi' scriveva: "Certamente il fascismo e' stato gia' sconfitto una volta, ma siamo ben lungi dall'aver sradicato definitivamente questo male supremo del nostro tempo: le sue radici sono infatti profonde e si chiamano antisemitismo, razzismo, imperialismo".
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