[Nonviolenza] Telegrammi. 3099
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 3099
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 16 Jun 2018 19:03:16 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3099 del 17 giugno 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Sommario di questo numero:
1. "Perche' siamo qui". Un discorso tenuto a Viterbo il 14 giugno 2018
2. Fascista
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
5. Adesione alla terza giornata nazionale di digiuno per l'abolizione dell'ergastolo
6. Alcune proposte di lettura
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. L'ORA. "PERCHE' SIAMO QUI". UN DISCORSO TENUTO A VITERBO IL 14 GIUGNO 2018
[Ricostruita a memoria, questa e' una sinossi delle cose dette dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, in piazza delle erbe a Viterbo il 14 giugno 2018 parlando a braccio in occasione dell'iniziativa promossa dall'Usb in memoria di Soumaila Sacko ed in preparazione della manifestazione nazionale del 16 giugno a Roma]
Perche' siamo qui
Oggi siamo qui per testimoniare la nostra opposizione allo schiavismo e al razzismo; siamo qui per rivendicare il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita' e alla solidarieta'; siamo qui per affermare l'eguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri umani.
Siamo qui per ricordare il nostro fratello, il nostro compagno Soumaila Sacko.
Siamo qui per proseguire la sua lotta.
Perche' veramente Soumaila Sacko era uno di noi, un nostro fratello in quanto essere umano, un nostro compagno in quanto persona che condivideva il suo pane con chi non ne aveva. Uno sfruttato, un bracciante, un militante sindacale, un attivista per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Un lottatore per la liberazione dell'umanita' da ogni menzogna, da ogni violenza, da ogni oppressione.
Gli assassini credono sempre che uccidendo una persona terrorizzano tutte le altre; gli assassini credono sempre che uccidendo una persona ne distruggono tutto. Invece non e' cosi' e non sara' mai cosi': grida il sangue di ogni vittima innocente e nessuno potra' mai annichilire quel grido di liberta' che si prolunga in tutte le lotte contro tutte le oppressioni, da Spartaco alla Resistenza, e risorge nel cuore di ogni essere umano ogni volta che sente bruciare sulla sua guancia il colpo inferto al volto di ogni persona.
La sua uccisione non annienta il valore della sua persona, la sua morte non cancella il significato della sua vita. Perche' di ogni vittima innocente l'umanita' intera reca la memoria e il legato, l'impegno a proseguire la lotta comune per il bene comune. L'impegno ad abbattere il regime della violenza. L'impegno alla liberazione dell'umanita' intera.
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Aprire gli occhi
Il suono stesso di quel nome Sacko, che e' lo stesso di Sacco, rievoca un altro nostro compagno assassinato: Nicola Sacco; Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
Soumaila Sacko emigrato in Italia, operaio, militante del movimento operaio, perseguitato e infine assassinato; cosi' come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti emigrati in America, operai, militanti del movimento operaio, perseguitati e infine assassinati.
E rievoca alla memoria Jerry Masslo, vittima dell'apartheid in Sudafrica, giunto in Italia e in Italia assassinato a Villa Literno nel 1989; e con lui tutti i nostri compagni assassinati nel nostro paese dal regime mafioso, schiavista, razzista.
Assistendo a cio' che accade in Italia, ed all'indifferenza dei piu' dinanzi al dolore e alla morte dei perseguitati, sovvengono le parole di un indimenticabile discorso di Martin Niemoeller, il pastore tedesco che animo' la Chiesa confessante che si opponeva a Hitler: quando i nazisti vennero ad arrestare gli ebrei, io non dissi niente: non ero ebreo; quando vennero ad arrestare gli zingari, io non dissi niente: non ero zingaro; quando vennero ad arrestare gli omosessuali, io non dissi niente: non ero omosessuale; quando vennero ad arrestare i sindacalisti, io non dissi niente: non ero sindacalista; ora vengono ad arrestare me, e non c'e' nessuno a cui io possa chiedere aiuto.
Oggi in Italia si uccide Soumaila Sacko, oggi in Italia milioni di persone subiscono persecuzioni razziste e schiavismo, oggi chi governa l'Italia rifiuta di soccorrere naufraghi in pericolo di morte, nostre sorelle e nostri fratelli.
Cos'altro si attende per aprire gli occhi?
Mi sovviene il ricordo dei miei antichi maestri sopravvissuti ai lager nazisti, Vittorio Emanuele Giuntella e Primo Levi, i cui volti e le cui parole mi accompagnano e mi fanno luce lungo la via della mia vita, ed al cui insegnamento cerco di adeguare ogni giorno il mio agire: perche' questo e' il dono che ti fanno i buoni maestri: col loro esempio ti convocano ad esserne degno, a restare fedele alla loro lotta, a non tradire la verita' che ti hanno testimoniato.
Mi chiedo cosa farebbero oggi Vittorio Emanuele Giuntella e Primo Levi: sono certo che ci chiamerebbero alla lotta, ci chiamerebbero a insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per difendere la Costituzione repubblicana, la legalita' che salva le vite, lo stato di diritto, la democrazia, la civile convivenza, la civilta' stessa, l'umanita' intera, la nostra stessa umanita'.
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Apartheid
In anni ormai lontani coordinai per l'Italia la piu' estesa campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; sapevo e dicevo gia' allora che la lotta di Nelson Mandela e delle sue compagne e dei suoi compagni contro l'apartheid era la lotta dell'umanita' intera contro il regime della schiavitu' e della segregazione razzista che l'intera umanita' minacciava e opprimeva. Sapevo e dicevo gia' allora che l'aparthed non era un residuo di un passato obsoleto che sarebbe scomparso da se', ma uno scellerato sistema di potere politico, economico, ideologico e sociale che se non l'avessimo contrastato e sconfitto al piu' presto avrebbe fagocitato il mondo intero.
E quindi non eravamo noi, gli internazionalisti solidali, che aiutavamo le sorelle e i fratelli sudafricani nella loro lotta, ma erano loro che lottavano anche per noi, erano loro che lottavano anche per la nostra liberta', per la nostra dignita', per i nostri diritti, per l'intera umanita'. Poi la lotta di Nelson Mandela ha vinto in Sudafrica; ma l'apartheid sconfitto in Sudafrica si e' invece comunque esteso nel mondo: poiche' la globalizzazione neoliberista sta imponendo un regime di apartheid globale, in cui lo sfruttamento schiavista degli esseri umani sembra non conoscere piu' limiti, in cui l'oppressione di classe pretende di cristallizzarsi in ordine castale, in un delirio razzista analogo a quello hitleriano, erede di quello hitleriano.
E prove flagranti della vile, criminale, totalitaria accettazione sociale di questo regime di apartheid globale si trovano ovunque si guardi, anche nelle minuzie della vita quotidiana: ad esempio nel fatto che tanti italiani non trovino nulla di strano nel fatto che ogni italiano ha diritto di salire su un aereo o una nave e andare del tutto legalmente pressoche' ovunque nel mondo, mentre lo stesso banale, ovvio diritto e' negato a miliardi di altri esseri umani (e soprattutto a coloro che ne hanno bisogno per scampare alla morte), e che a negare questo diritto sia anche chi governa il nostro paese: che cosi' si dimostra parte del regime dell'apartheid globale, carceriere e aguzzino dell'immensa maggioranza dell'umanita'.
Scrisse una volta Bertolt Brecht che quando i crimini si moltiplicano diventano invisibili. Ma noi questo orrore lo vediamo, lo sentiamo, e quindi lo dobbiamo contrastare, lo dobbiamo combattere.
La pietas per le vittime deve divenire impegno a condividerne e proseguirne la lotta.
La pietas per le vittime deve divenire indignazione e lotta contro il male commesso dai carnefici.
La pietas per le vittime deve divenire impegno a far cessare la loro persecuzione.
La pietas per le vittime deve divenire impegno a salvare le vite qui e adesso.
Ogni volta che ricordo questi fatti, che svolgo questi ragionamenti, c'e' chi mi dice: "ma cosi' tu ne fai quasi un fatto personale". Certo che ne faccio un fatto personale. E' di persone che stiamo parlando, di persone che hanno subito violenze abominevoli, di persone che sono state torturate, di persone che sono state assassinate. E io, e tu, siamo anche noi persone.
Il nostro fratello, il nostro compagno Soumaila Sacko e' stato assassinato dal potere mafioso, dal potere schiavista, dal potere razzista: perche' e' lo stesso sistema di potere, insieme mafioso, schiavista e razzista, quello che oggi in Italia assassina Soumaila Sacko, schiavizza innumerevoli sorelle e fratelli, fa morire nel Mediterraneo innumerevoli innocenti.
C'e' una solo modo per non dimenticarli, i nostri fratelli e le nostre sorelle; c'e' un solo modo per salvare le vite di chi ancora non e' stato fatto morire; c'e' un solo modo per non essere complici dei loro assassini: condividere e proseguire la lotta, la loro e la nostra lotta, contro tutti i poteri oppressivi, per la vita, la dignita' e i diritti di ogni persona, per la liberazione dell'intera umanita', per abbattere il criminale dominio della violenza con la forza della nonviolenza.
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Schiavitu' e razzismo
Il modo di produzione dominante, fondato sulla massimizzazione del profitto al costo della sofferenza, dell'alienazione e della morte degli esseri umani, trova nel razzismo l'ideologia perfetta e nel regime razzista il perfetto apparato per lo sfruttamento schiavista: come imposizione totalitaria di inferiorizzazione, di disumanizzazione, di "animalizzazione" (come scrisse Frantz Fanon), come istituzionalizzazione del dominio castale, come divisione dell'umanita' in due segmenti contrapposti: una "razza padrona" al cui servizio e' destinata un'immensa plebe di schiavi cui si nega il pieno riconoscimento di esseri umani; il potere dominante "razzializza" lo sfruttamento e la poverta', pretende di cristallizzare i rapporti di oppressione e disumanizzazione per togliere alle sue vittime ogni speranza di riconoscimento di umanita', ogni speranza di liberazione.
E' dunque del tutto evidente il nesso tra il sistema economico della globalizzazione neoliberista e la violenza razzista e stragista; e' dunque del tutto evidente il nesso tra guerra, imperialismo, neocolonialismo, razzismo; e' dunque del tutto evidente il nesso tra guerra, regime del terrore e riduzione in schiavitu'; e' dunque del tutto evidente il nesso tra militarismo, razzismo e maschilismo: teorie e prassi dell'inferiorizzazione, della segregazione e della negazione dell'altro.
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Opporsi al regime delle persecuzioni razziste
Nel nostro paese e' oggi al governo l'estrema destra razzista e golpista che non fa mistero di voler instaurare un regime di persecuzioni razziste, un regime scellerato e folle, un regime criminale del tutto incompatibile con la Costituzione repubblicana, con la democrazia, con lo stato di diritto, con la civile convivenza, con la dignita' umana.
Ripetiamolo ancora una volta: i caporioni dell'estrema destra razzista e golpista hanno ripetutamente ed esplicitamente annunciato quale sia il loro programma; hanno dichiarato ripetutamente quale sia la loro volonta':
- perseguitare le donne e gli uomini giunti in Italia perche' costretti ad abbandonare i loro paesi per sfuggire alla fame e alla guerra, alle dittature e ai disastri ambientali, donne e uomini cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia la privazione di inalienabili diritti, la detenzione in campi di concentramento e la deportazione nelle grinfie dei loro aguzzini;
- perseguitare le donne e gli uomini rom e sinti, cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia la distruzione degli alloggi e dei beni, minaccia misure lesive dei fondamentali diritti umani;
- perseguitare le donne e gli uomini musulmani, cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia imposizioni degradanti e trattamenti discriminatori lesivi della loro dignita' di esseri umani;
- perseguitare le donne e gli uomini che in quanto operatori umanitari si adoperano per salvare le vite, e che nella propaganda dell'estrema destra razzista e golpista vengono assurdamente pressoche' assimilati ai trafficanti mafiosi e schiavisti;
- violare fondamentali articoli della Costituzione, in merito ai quali nella sua propaganda l'estrema destra razzista e golpista ha ripetutamente espresso disprezzo e intenzione di farne strame;
- favoreggiare o addirittura obbligare a commettere il reato di omissione di soccorso, reato di cui nella sua propaganda l'estrema destra razzista e golpista ha ripetutamente fatto l'apologia.
Tutto cio' e' stato ripetutamente, esplicitamente annunciato, e nessuno puo' fingere di ignorarlo.
Sono orrori che abbiamo gia' visto del corso della storia italiana ed europea: con i due millenni di persecuzioni antiebraiche culminate nella Shoah; con le crociate, con gli autodafe', con il colonialismo, con i pogrom, con i genocidi; ricorre quest'anno l'ottantesimo anniversario delle leggi razziste del 1938, e proprio quest'anno l'estrema destra razzista e golpista torna al governo nel nostro paese.
La criminale vicenda della chiusura dei porti italiani ai naufraghi ospitati sulla nave Aquarius e' l'inizio della messa in atto delle persecuzioni razziste annunciate.
Nel Mediterraneo si continua a morire, e il governo italiano rifiuta di soccorrere i naufraghi negando loro approdo nel nostro paese.
La vicenda dell'Aquarius costituisce una flagrante violazione della Costituzione, del diritto del mare, del diritto internazionale e del diritto penale italiano.
E per occultare un crimine cosi' scellerato il governo usa la stessa retorica nazionalista tipica del fascismo: ha scritto una volta Friedrich Duerrenmatt che quando lo stato si prepara a uccidere si fa chiamare patria; e il dottor Johnson spiego' una volta per tutte che il cosiddetto "patriottismo" e' l'ultimo rifugio delle canaglie.
Lo abbiamo gia' detto: si ha buon gioco nell'accusare la Francia di aver scatenato la guerra in Libia nel 2012 (guerra alla quale peraltro anche l'Italia prese follemente e criminalmente parte); si ha buon gioco nel denunciare come la Francia respinga i migranti alla sua frontiera con una brutalita' abominevole; e si ha buon gioco ogni volta che si denuncia il razzismo dei governi di altri paesi europei. Ma questo non giustifica la violenza razzista del governo italiano; questo non giustifica la politica di persecuzione razzista del governo italiano. Perche' se assurdamente lo giustificasse, allora ogni assassino potrebbe invocare in sua difesa gli orrori commessi da altri, come faceva monsieur Verdoux quando rilevava che i suoi reiterati femminicidi erano piccola cosa dinanzi ai milioni di morti delle guerre mondiali scatenate dai governi degli stati. Invece un crimine non ne giustifica un altro; e la sordida propaganda di cui ha fatto sfoggio in parlamento il ministro dell'Interno (e reale capo e padrone del governo in carica) e' ne' piu' ne' meno che una infame, spudorata, oscena esibizione di retorica fascista.
Poiche' il punto e' il seguente: che il nuovo governo italiano chiudendo i porti a una nave che recava naufraghi salvati in mare ha commesso un crimine. Un crimine. Un crimine per il diritto internazionale. Un crimine per la legislazione italiana. Un crimine contro l'umanita'.
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Quello che e' necessario dire e fare
Le radici dell'emigrazione sono nel rapporto tra Nord e Sud del mondo: un rapporto di oppressione, di sfruttamento schiavista, di criminale rapina; il Nord produce solo il 20% delle risorse mondiali e ne consuma l'80%; mentre viceversa il Sud del mondo produce l'80% delle risorse mondiali e ne consuma soltanto il 20%. Come e' possibile questo? Solo perche' i poteri dominanti del Nord rapinano i popoli del Sud; e questa immane rapina e' la prima radice delle guerre e della fame, delle dittature e delle catastrofi ambientali, della violenza schiavista che costringe innumerevoli esseri umani ad abbandonare il luogo in cui sono nati per poter sopravvivere altrove.
E' un "modello di sviluppo" iniziato cinquecento anni fa, col saccheggio delle risorse americane, il genocidio degli indios, la riduzione in schiavitu' e la deportazione in America di forza-lavoro schiava dall'Africa per sostituire nelle miniere e nelle piantagioni gli indios sterminati: questa e' l'origine dell'"ordine mondiale" odierno: questa l'"accumulazione originaria" di capitale che ha dato avvio alla storia moderna come l'abbiamo conosciuta, una storia che gronda sangue e atrocita'.
Sono le nostre guerre, i regimi dittatoriali dei nostri compari e fantocci, la nostra produzione ed esportazione di armi, il nostro colonialismo che prosegue sotto diverse denominazioni, il regime rapinatore e schiavista globale di cui anche le classi dominanti in Italia compartecipano e godono l'usufrutto, a provocare la biblica migrazione di milioni e milioni di esseri umani innocenti, vittime di un disordine mondiale criminale che sta portando al collasso l'ecosistema e infligge sofferenze mostruose ai nove decimi dell'umanita'.
Occorre quindi impegnarsi perche' questo rapporto di dominazione cessi: e' in gioco la sopravvivenza stessa dell'intero genere umano.
Ed occorre lottare affinche' il lavoro cessi di essere schiavitu', e il diritto al lavoro sia universale, e sia anche diritto a un lavoro in condizioni degne, con adeguata retribuzione, e con finalita' condivise ed orientate al bene comune; ed affinche' la produzione dei beni e la riproduzione sociale siano dirette al benessere di ogni persona secondo criteri di giustizia e di solidarieta': affinche' da ciascuno sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuno sia dato secondo i suoi bisogni; di qui la necessita' della lotta delle classi sfruttate e oppresse contro la violenza delle classi rapinatrici affinche' lavoro, casa, salute, sapere, previdenza e assistenza sociale, ambiente salubre e vivibile, partecipazione comune alle decisioni che tutti riguardano e tutela dei diritti fondamentali di ogni persona, siano beni concreti effettualmente riconosciuti, sostanza del riconoscimento della dignita' di ogni persona, inveramento dell'impegno sancito nell'articolo 3 della Costituzione repubblicana, legge fondamentale del nostro paese: quell'articolo 3 dettato dal combattente antifascista ed internazionalista Lelio Basso.
Ma qui ed ora, occorre anche lottare per ottenere al piu' presto due provvedimenti legislativi indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, e ad una vita degna e felice; e quando questo diritto non e' riconosciuto nel luogo in cui sono nati e' indispensabile riconoscere loro il diritto di andare a vivere dove questo diritto e' rispettato.
Lo argomentava con ragionamenti ineludibili, inconfutabili e indimenticabili Immanuel Kant quando nel suo scritto "Per la pace perpetua" spiegava che per la ragione stessa che il pianeta ha un'estensione limitata non si puo' rifiutare accoglienza a chi e' stato costretto ad abbandonare il luogo in cui e' nato per salvare la propria vita.
Lo stabiliscono inequivocabilmente l'articolo 2 e l'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Occorre quindi riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese, e di giungervi in modo legale e sicuro.
Riconoscendo questo diritto si annienterebbe anche, e del tutto, la mafia dei trafficanti schiavisti i cui abominevoli profitti scaturiscono proprio dal fatto che i governi europei scelleratamente proibiscono ad esseri umani che ne hanno pieno diritto di giungere qui in modo legale e sicuro, godendo della protezione delle leggi.
Ed occorre riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Nell'appello all'Italia civile su cui lo scorso anno raccogliemmo migliaia di firme -e tra esse anche quelle di quasi duecento parlamentari - ricordavamo che Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui. Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Ed occorre suscitare un movimento di massa della societa' civile, una vera insurrezione nonviolenta, per ottenere le immediate dimissioni del governo dell'estrema destra razzista e golpista, un governo che in questi pochi giorni si e' gia' macchiato di gravi delitti, delitti dichiarati come esplicita volonta' nel suo programma, e delitti gia' eseguiti.
Ed occorre che i ministri responsabili di questi gravi delitti siano processati e condannati come stabilisce la legge, e con essi gli altri rappresentanti delle istituzioni che pur avendone il dovere non si sono opposti a quei crimini, non li hanno denunciati, li hanno anzi favoreggiati col loro silenzio, con la loro omerta', con la loro complicita'.
Questo occorre dire, questo occorre fare se vogliamo adoperarci per salvare le vite, se vogliamo adoperarci per difendere la legalita', se vogliamo difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Il nocciolo della questione
Credo infatti che vi siano alcuni convincimenti fondamentali su cui ogni persona decente concordi. Provo ad enunciarli conclusivamente nella forma piu' breve.
Che la regola aurea dell'umano condursi sia quella attestata da tutte le grandi tradizioni di pensiero dell'umanita': "Agisci verso le altre persone come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Che vi sia una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera che di questo mondo vivente e' responsabile custode.
Che ogni essere umano abbia diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Che salvare le vite sia il primo dovere.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
2. IL CUGINO DI SALVINO. FASCISTA
Certa gentaglia straniera di un paese al di sotto del livello del mare ha osato chiamare fascista sua eccellenza il signor ministro delle persecuzioni.
Ma il segretario del duce li ha prontamente querelati.
3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
4. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. REPETITA IUVANT. ADESIONE ALLA TERZA GIORNATA NAZIONALE DI DIGIUNO PER L'ABOLIZIONE DELL'ERGASTOLO
Martedi' 26 giugno 2018 si svolgera' la terza giornata nazionale di digiuno per l'abolizione dell'ergastolo, in concomitanza con la giornata internazionale dedicata dall'Onu alle vittime della tortura: e non vi e' dubbio che l'ergastolo, ovvero la segregazione di una persona dal resto dell'umanita' fino alla fine dei suoi giorni, sia una flagrante, mostruosa tortura.
Come gia' alle due precedenti giornate di diguno del 10 dicembre 2017 e del 30 marzo 2018 il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo aderisce all'iniziativa, ed il suo responsabile prendera' parte al digiuno.
Ripubblichiamo di seguito le dichiarazioni che diffondemmo in occasione delle due precedenti giornate di digiuno, ed invitiamo tutte le persone di volonta' buona ad aderire all'iniziativa, ed a segnalarlo all'Associazione Liberarsi onlus che la promuove. Per contatti e adesioni: Associazione Liberarsi, tel. 0550733042, e-mail: associazioneliberarsi at gmail.com, sito: www.liberarsi.net
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Allegato primo: Adesione alla giornata di digiuno del 10 dicembre 2017 per l'abrogazione dell'ergastolo
Aderisco alla giornata di digiuno del 10 dicembre 2017 per l'abrogazione dell'ergastolo.
Mi e' sempre sembrato evidente che condannare una persona alla detenzione fino alla morte - con cio' privandola per sempre della quasi totalita' delle liberta' personali e delle relazioni sociali al di fuori delle quali l'umanita' e' pressoche' annichilita - costituisce quasi una sorta di condanna a morte in forma differita attraverso una segregazione senza speranza che si configura come una tortura senza scampo.
La Costituzione della Repubblica Italiana, che all'articolo 13, comma quarto, stabilisce che "e' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di liberta'", e che all'articolo 27, comma terzo, stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato", ed al comma quarto del medesimo articolo ribadisce che "non e' ammessa la pena di morte", ebbene, inequivocabilmente dichiara la flagrante illiceita' della pena dell'ergastolo.
Ogni essere umano ha diritto alla vita e alla dignita'; e cosi' come e' inammissibile l'omicidio, e' altresi' inammissibile la perpetua segregazione di una persona dall'umanita' e l'imposizione dell'incessante tortura del sapersi per sempre privati di tantissima parte di cio' che rende umana l'umana esistenza.
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Allegato secondo: Adesione alla giornata di digiuno del 30 marzo 2018 per l'abrogazione dell'ergastolo
Prendo parte quest'oggi, venerdi' 30 marzo 2018, alla giornata di digiuno per l'abolizione dell'ergastolo promossa dall'associazione Liberarsi, un'esperienza da molti anni impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
So che un giorno di digiuno non e' una gran cosa. Ma se e' un gesto condiviso da tante persone, e che si unisce a tanti altri gesti, puo' forse contribuire ad ottenere che finalmente il Parlamento italiano abolisca l'ergastolo, che e' una barbarie incompatibile con la dignita' umana, con un ordinamento giuridico democratico, con la Costituzione della Repubblica Italiana.
E valga il vero.
L'ergastolo e' incompatibile con la Costituzione della Repubblica Italiana che prevede che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato": una perpetua segregazione dal resto dell'umanita' e' evidentemente un trattamento contrario al senso di umanita'.
L'ergastolo e' incompatibile con un ordinamento giuridico democratico, che a tutti gli esseri umani riconosce il diritto ad esistere, a vivere una vita degna ed a migliorare le proprie condizioni di vita: una perpetua segregazione dal resto dell'umanita' nega l'umanita' delle vittime di tale misura, e quindi nega l'umanita' dell'intera umanita'.
L'ergastolo e' incompatibile con la dignita' umana, poiche' imporre a una persona una perpetua segregazione dal resto dell'umanita' equivale ad annientarla nella sua fondamentale struttura relazionale ed a negarne la qualita' stessa di persona.
La civilta' comincia con la decisione di non uccidere, di salvare le vite.
Segregare per sempre una persona dal resto dell'umanita' e' come seppellirla viva: e' un crimine ed una tortura; e' una barbarie incompatibile con ogni valore morale e civile.
Unisco pertanto anche la mia voce all'appello al Parlamento affinche' sia finalmente abolita la flagrante barbarie dell'ergastolo.
6. REPETITA IUVANT. ALCUNE PROPOSTE DI LETTURA
[Riproponiamo ancora una volta questo estratto da un testo del gennaio 2015]
I. Venti letture per una cultura della pace (2003)
[Riproponiamo ancora una volta la seguente proposta di un percorso di lettura originariamente apparsa sulla "Rivista del volontariato" n. 12, dicembre 2003]
Ovviamente non c'e' la biblioteca ideale della pace e della nonviolenza, non ci sono ne' i dieci ne' i cento libri che occorre aver letto. Perche' ogni persona puo' accostarsi all'impegno di pace e alla scelta della nonviolenza (ed e' opinione di chi scrive queste righe che senza la scelta della nonviolenza l'impegno di pace resti inadeguato, subalterno ed ambiguo) a partire dal suo vissuto, dalle sue esperienze e riflessioni, dalle letture che incontra, dal colloquio corale di cui si trova ad esser parte.
E cosi' vi e' chi ha fatto la scelta della nonviolenza perche' ha letto Tolstoj e chi l'ha fatta perche' ha letto Dostoevskij; chi e' passato attraverso Voltaire e Zola, e chi per Erasmo e Thomas More, chi leggendo Leopardi e Kafka, e chi i Vangeli e la Bhagavad Gita, o i tragici greci, o Shakespeare e Cervantes, o Kant, o Martin Buber, o Norberto Bobbio.
Qui di seguito si indicano alcune autrici ed alcuni autori, e talvolta dei singoli libri, che a chi scrive queste righe dicono cose toccanti ed ortative in tal senso. Ma certo tanti altri libri e persone citar si potrebbero.
1. Di Simone Weil tutto quello che ha scritto, ma particolarmente i Quaderni, in quattro volumi presso Adelphi (e la sua bella biografia scritta da Simone Petrement, sempre presso Adelphi).
2. Anche di Primo Levi va letto tutto (adesso vi e' per fortuna un'edizione complessiva delle opere in due volumi presso Einaudi) ma prima di ogni altra cosa direi I sommersi e i salvati, l'ultima testimonianza di una Resistenza che ancora ci chiama alla lotta in difesa e a inveramento della dignita' umana.
3. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, edito da Einaudi, e' la migliore silloge in un solo volume, a cura di Giuliano Pontara, che vi ha premesso un saggio introduttivo importante quanto e forse piu' della stessa antologia, poiche' costituisce la migliore sintesi del pensiero gandhiano disponibile in Italia.
4. Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli (ma anche presso altri editori); un libro fondamentale, chi non lo ha letto ancora non sa qualcosa di decisivo.
5. Anche di Hannah Arendt si dovrebbe leggere tutto, ma almeno Le origini del totalitarismo (Comunita'), La banalita' del male (Feltrinelli), Vita activa (Bompiani), La vita della mente (Il Mulino); e la sua biografia scritta da Elisabeth Young-Bruehl (Bollati Boringhieri).
6. E tutto bisognerebbe leggere anche di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia; ma del primo almeno i due volumi degli Scritti (Einaudi), e della seconda, oltre i testi a quattro mani nella raccolta teste' citata, anche almeno Salute/malattia (Einaudi) e Una voce (Il Saggiatore).
7. Tutto va letto di Vandana Shiva, ma almeno Terra madre (Utet).
8. Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi.
9. Di Danilo Dolci almeno alcuni libri che raccolgono - scelti dall'autore - vari interventi, come Esperienze e riflessioni (Laterza), e parte cospicua dell'opera poetica, come Creatura di creature (successive edizioni presso vari editori); e Dal trasmettere al comunicare (Sonda).
10. Rosa Luxemburg e' figura imprescindibile; due buone antologie sono Scritti scelti (Einaudi), e Scritti politici (Editori Riuniti); per un'introduzione: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg (Mondadori).
11. Di Rigoberta Menchu' va letto il notissimo libro-intervista a cura di Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchu' (Giunti).
12. Anche di Assia Djebar tutto va letto, e per un primo incontro La donna senza sepoltura, Il Saggiatore.
13. Di Nelson Mandela va letta la bella autobiografia Lungo cammino verso la liberta' (Feltrinelli).
14. Tutto di Guenther Anders, ma almeno L'uomo e' antiquato (Il Saggiatore, Bollati Boringhieri), Noi figli di Eichmann (Giuntina), Essere o non essere (Einaudi), il carteggio con Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima (Einaudi, Linea d'ombra).
15. Hans Jonas, almeno Il principio responsabilita', Einaudi.
16. Anche di Ernesto Balducci occorrerebbe leggere tutto, ma almeno l'antologia curata insieme a Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia (Principato), che costituisce un'ottima introduzione al pensiero di pace dal Rinascimento al XX secolo.
17. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, tre volumi, Edizioni Gruppo Abele.
18. Di Lev Tolstoj almeno La confessione (SE), Il regno di Dio e' in voi (Publiprint-Manca), La vera vita (Manca).
19. Di Aldo Capitini almeno gli Scritti sulla nonviolenza (Protagon), e gli Scritti filosofici e religiosi (Fondazione centro studi Aldo Capitini).
20. Infine segnaliamo tutti i lavori del Centro nuovo modello di sviluppo (di Vecchiano, Pisa) che e' una delle eredita' feconde dell'esperienza della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani; sono editi perlopiu' dalla Emi.
*
II. Cento letture per un accostamento alla pace (2005)
[Riproponiamo ancora una volta la seguente bibliografia originariamente apparsa in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Oltre la guerra. Annuario geopolitico della pace 2005, Altreconomia - Terre di Mezzo, Milano 2005]
Premessa
Una bibliografia del genere e' possibile solo come esercizio di ironia o testimonianza di disperazione. Ho privilegiato testi leggibili e facilmente reperibili, ho rinunciato a molti amori e molte ovvieta' (altre sono restate, chiedo venia), ho diviso in cinque blocchi di venti libri, solitamente segnalando una sola opera per autore o autrice, con qualche inevitabile eccezione. Lacune, ingenuita' ed astuzie di questa proposta credo siano cosi' evidenti che non mette conto parlarne.
Vale forse la pena di aggiungere questo: che e' opinione di chi scrive queste righe che non si dia ormai piu' possibilita' di impegno per la pace se non si fa la scelta della nonviolenza.
1. Radici
- Aristofane, Lisistrata
- Epicuro
- Eraclito
- Eschilo, tutte le tragedie
- Euripide, tutte le tragedie
- Giobbe
- Giona
- Iliade
- Inni omerici
- Lisia, Contro Eratostene
- Lucrezio
- Odissea
- Platone, Apologia di Socrate; Critone
- Qohelet
- Saffo
- Sofocle, tutte le tragedie
- Stoici antichi, Tutti i frammenti
- Tao Te Ching
- Tucidide
- i Vangeli
2. Passato remoto
- Martin Buber, I racconti dei Chassidim
- Pedro Calderon de la Barca, La vita e' sogno
- Miguel de Cervantes, Don Chisciotte
- Denis Diderot, Il nipote di Rameau
- Fedor Dostoevskij, tutti i romanzi; Ricordi della casa dei morti
- Ludwig Feuerbach, Principi della filosofia dell'avvenire; L'essenza del cristianesimo; L'essenza della religione
- Fonti francescane
- Eduardo Galeano, Memoria del fuoco
- Victor Hugo, I miserabili
- Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanita'
- Bartolome' de Las Casas, Brevissima relazione della distruzione delle Indie
- Lazarillo de Tormes
- Lope de Vega, Fuenteovejuna
- Lu Hsun, tutti i racconti
- Herman Melville, Moby Dick; Benito Cereno
- Moliere, Tartufo
- Thomas More, Utopia
- Blaise Pascal, Lettere provinciali
- William Shakespeare, Riccardo III; Amleto; Otello; Re Lear; Macbeth
- Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde
3. Passato prossimo
- Jose' Maria Arguedas, La volpe di sopra e la volpe di sotto
- Bertolt Brecht, L'eccezione e la regola; Poesie di Svendborg
- Albert Camus, La peste; L'uomo in rivolta
- Elias Canetti, Massa e potere
- Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia
- Frantz Fanon, I dannati della terra
- Anne Frank, Diario
- Erving Goffman, Asylums
- Bianca Guidetti Serra, Compagne
- Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni
- Stanislaw Lem, Solaris
- Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea
- Primo Levi, Se questo e' un uomo; I sommersi e i salvati
- George Orwell, Omaggio alla Catalogna; 1984
- Nuto Revelli, tutte le opere
- Jean-Paul Sartre, Le mani sporche
- Mary Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno
- Ignazio Silone, Fontamara
- Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag
- Vercors, Il silenzio del mare
4. Presente anteriore
- Guenther Anders, L'uomo e' antiquato; Essere o non essere; Noi figli di Eichmann
- Ernesto Balducci, L'uomo planetario; La terra del tramonto
- Franco Basaglia, Scritti
- Ernesto De Martino, La fine del mondo
- Erich Fromm, Anatomia della distruttivita' umana
- Umberto Galimberti, Psiche e techne
- Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza
- Luce Irigaray, Speculum
- Hans Jonas, Il principio responsabilita'
- Franz Kafka, tutte le opere
- Krisztof Kieslowski, Krisztof Piesiewicz, Decalogo
- Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito
- Rosa Luxemburg, Scritti scelti; Scritti politici
- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la liberta'
- Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese
- Gianni Rodari, Grammatica della fantasia
- Umberto Santino, Storia del movimento antimafia
- Renate Siebert, Le donne, la mafia; La mafia, la morte e il ricordo
- George Steiner, Le Antigoni
- Tzvetan Todorov, La conquista dell'America; Di fronte all'estremo; Memoria del male, tentazione del bene
5. I compiti dell'ora
- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo; La banalita' del male; Vita activa
- Simone de Beauvoir, Il secondo sesso; l'opera memorialistica
- Margarete Buber-Neumann, Prigioniera di Stalin e Hitler; Milena, l'amica di Kafka
- Cultura escrita y educacion. Conversaciones con Emilia Ferreiro
- Emily Dickinson, Poesie
- Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti; Lontano da Medina; La donna senza sepoltura
- Germaine Greer, L'eunuco femmina; La donna intera
- Etty Hillesum, Diario; Lettere
- Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre; I reietti dell'altro pianeta
- Rigoberta Menchu' (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta Menchu'
- Fatema Mernissi, Islam e democrazia
- Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia; Una voce
- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo
- Adrienne Rich, Nato di donna
- Marthe Robert, L'antico e il nuovo
- Vandana Shiva, tutte le opere
- Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte; (a cura di), Psicoanalisi al femminile; Volere un figlio
- Simone Weil, Quaderni
- Christa Wolf, Cassandra; Medea. Voci
- Virginia Woolf, Una stanza tutta per se'; Le tre ghinee
*
III. Una minima bibliografia sul pensiero filosofico delle donne nel XX secolo
1. Sette testi panoramici e introduttivi
- Adriana Cavarero, Franco Restaino, Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999, Bruno Mondadori, Milano 2002, 2009, pp. VI + 266.
- Giancarla Codrignani, Ecuba e le altre. Le donne, il genere, la guerra, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994, pp. 256.
- Pieranna Garavaso, Nicla Vassallo, Filosofia delle donne, Laterza, Roma-Bari 2007, pp. VIII + 170.
- Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003, pp. 290.
- Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, Quaderni Satyagraha - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006, pp. 288.
- Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001, pp. 272.
- Chiara Zamboni, La filosofia donna, Demetra, Colognola ai colli (Verona) 1997, pp. 160.
2. Sette testi classici
- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994, pp. XXXIV + 286.
- Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, Gallimard, Paris 1949, 1976, 1989, 2 voll. per complessive pp. 416 + 672.
- Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, Firenze 1988, 2000, pp. 192; Eadem, La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, Milano 2002, pp. 192.
- Luce Irigaray, Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975, 1989, pp. 352.
- Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, pp. 708; Eadem, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, 1963, Einaudi, Torino 1975, 1976, pp. CVIII + 760.
- Simone Weil, La condizione operaia, Edizioni di Comunita', Milano 1952, Mondadori, Milano 1990, pp. 318; Eadem, Quaderni, Adelphi, Milano 1982-1993, quattro volumi per complessive pp. 1846.
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 256.
3. Sette strumenti di lavoro
- Joanna Bourke, Paura. Una storia culturale, Laterza, Roma-Bari 2007, Il sole 24 ore, Milano 2010, pp. XII + 476; Eadem, Stupro. Storia della violenza sessuale dal 1860 a oggi, Laterza, Roma-Bari 2009, 2011, pp. VI + 602.
- Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. IV + 322; Eadem, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. VI + 246.
- Fatema Mernissi, Islam e democrazia. La paura della modernita', Giunti, Firenze 2002, pp. 222; Eadem, La terrazza proibita. Vita nell'harem, Giunti, Firenze 1996, 2001, pp. 236; Eadem, L'harem e l'Occidente, Giunti, Firenze 2000, pp. 192.
- Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo, La Tartaruga, Milano 1998, 2003, pp. 250.
- Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 1996, 2000, pp. 422.
- Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Einaudi, Torino 1976, 1977, pp. VIII + 336; Eadem, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977, pp. 272.
- Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990, 1996, pp. VI + 282.
4. Sette testimonianze
- Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino 1977, 2 volumi, pp. XX + 662.
- Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996, pp. 268; Eadem, Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001, pp. 158.
- Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982, pp. X + 150; Eadem, Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982, pp. VI + 290.
- Elisabeth Burgos (a cura di), Mi chiamo Rigoberta Menchu', Giunti, Firenze 1987, pp. XXIV + 304.
- Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982, pp. 200.
- Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa, Bompiani, Milano 1977, 1985, pp. XVIII + 242.
- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo, Bompiani, Milano 2005, pp. 432.
5. Un'opera di riferimento
- Georges Duby, Michelle Perrot (a cura di), Storia delle donne in Occidente, Laterza, Roma-Bari, 1990-1992, 1994-1996, 5 voll. (vol. I. L'Antichita', a cura di Pauline Schmitt Pantel, pp. XVIII + 606; vol. II. Il Medioevo, a cura di Christiane Klapisch-Zuber, pp. VIII + 600; vol. III. Dal Rinascimento all'eta' moderna, a cura di Natalie Zemon Davis e Arlette Farge, pp. VI + 568; vol. IV. L'Ottocento, a cura di Genevieve Fraisse e Michelle Perrot, pp. VI + 618; vol. V. Il Novecento, a cura di Françoise Thebaud, pp. VI + 714).
*
IV. Una minima bibliografia per l'analisi critica e il contrasto efficace del razzismo
1. Sette testi panoramici e introduttivi
- Laura Balbo, Luigi Manconi, Razzismi. Un vocabolario, Feltrinelli, Milano 1993, pp. 136.
- Alessandro Dal Lago, Non-persone. L'esclusione dei migranti in una societa' globale, Feltrinelli, Milano 1999, pp. 272.
- Albert Memmi, Il razzismo. Paura dell'altro e diritti della differenza, Costa & Nolan, Genova 1989, pp. 174.
- Annamaria Rivera, Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, Deriveapprodi, Roma 2003, pp. 160.
- Renate Siebert, Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003, pp. 172.
- Pierre-Andre' Taguieff, Il razzismo. Pregiudizi, teorie, comportamenti, Raffaello Cortina Editore, Milano 1999, pp. VI + 128.
- Michel Wieviorka, Il razzismo, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. VIII + 152.
2. Sette testi classici
- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita', Milano 1967, 1996, pp. LVI + 712.
- Zygmunt Bauman, Modernita' e olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, 1999, pp. 284.
- Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986, pp. VI + 170.
- Claude Levi-Strauss, Razza e storia. Razza e cultura, Einaudi, Torino 2002, pp. XVIII + 118.
- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la liberta'. Autobiografia, Feltrinelli, Milano 1995, pp. 606.
- George L. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origini all'Olocausto, Laterza, Roma-Bari 1985, Mondadori, Milano 1992, 1993.
- Tzvetan Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001, pp. 406.
3. Sette strumenti di lavoro
- Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani, Milano 1998, 1999, pp. 96.
- Marcella Delle Donne, Convivenza civile e xenofobia, Feltrinelli, Milano 2000, pp. 156.
- Teun van Dijk, Il discorso razzista, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994, pp. 102.
- Julia Kristeva, Etrangers a' nous-memes, Fayard, Paris 1988, Gallimard, Paris 1991, pp. 314.
- Françoise Sironi, Persecutori e vittime. Strategie di violenza, Feltrinelli, Milano 2001.
- Edward W. Said, Orientalismo, Bollati Boringhieri, Torino 1991, Feltrinelli, Milano 1999, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma 2007, pp. VIII + 448.
- Vandana Shiva, Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990), pp. VI + 232; Il bene comune della terra, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 216.
4. Sette testimonianze
- Tahar Ben Jelloun, L'estrema solitudine, Milvia, Torino 1988, Bompiani, Milano 1999, pp. 224.
- Angela Davis, Autobiografia di una rivoluzionaria, Garzanti, Milano 1975, pp. 416.
- Frantz Fanon, Il negro e l'altro, Il Saggiatore, Milano 1965, 1972, pp. 288; Idem, I dannati della terra, Einaudi, Torino 1962, 1976, pp. XXX + 250.
- Fabrizio Gatti, Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini, Rcs, Milano 2007, 2009, pp. 500.
- Antonello Mangano, Gli africani salveranno l'Italia, Rcs, Milano 2010, pp. 176.
- Marco Rovelli, Lager italiani, Rcs, Milano 2006, pp. 288.
- Gian Antonio Stella, L'orda, Rcs, Milano 2002, 2003, R. L. Libri, Milano 2005, pp. 320.
5. Un'opera di riferimento
- Centro studi e ricerche Idos (a cura di), Dossier statistico immigrazione, Roma; rapporto annuale che da molti anni e' uno strumento fondamentale, cfr. anche il sito www.dossierimmigrazione.it
*
V. Sette piu' sette testi integrativi
- Adriana Cavarero, Orrorismo ovvero della violenza sull'inerme, Feltrinelli, Milano 2007, pp. 174.
- Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi, Guaraldi, Firenze-Rimini 1971, 1976, pp. 250.
- bell hooks, Elogio del margine, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 160.
- Lea Melandri, Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pp. 192; Eadem, Amore e violenza. Il fattore molesto della civilta', Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 166.
- Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, Adelphi, Milano 2004, 2009, pp. 384.
- Martha C. Nussbaum, La fragilita' del bene, Il Mulino, Bologna 1996, 2004, 2011, pp. VI + 832; Eadem, Diventare persone, Il Mulino, Bologna 2001, 2011, pp. 362.
- Sylvia Plath, Diari, Adelphi, Milano 1998, 2004, pp. 438.; Eadem, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, pp. LXIV + 886.
- Elena Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilita' nell'età globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009, pp. 298.
- Nawal al Sa'dawi, Firdaus storia di una donna egiziana, Giunti, Firenze 2001, pp. 128.
- Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. 352.
- Giuliana Sgrena (a cura di), La schiavitu' del velo. Voci di donne contro l'integralismo islamico, Manifestolibri, Roma 1995, 1999, pp. 128; Eadem, Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002, pp. 176; Eadem, Il fronte Iraq, Manifestolibri, Milano 2004, pp. 184; Eadem, Fuoco amico, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 160; Eadem, Il prezzo del velo, Feltrineli, Milano 2008, pp. 160.
- Edith Stein, L'empatia, Franco Angeli, Milano 1986, 2002, pp. 208.
- Christa Wolf, Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 160; Eadem, Premesse a Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 176.
- Maria Zambrano, Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 184; Eadem, L'agonia dell'Europa, Marsilio, Venezia 1999, 2009, pp. 102; Eadem, Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996, pp. XXIV + 192.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- David Bernardini, Michail Bakunin. La sfida anarchica, Hobby & Work, Milano 2018, pp. 144, euro 9,99.
*
Riletture
- Renato Solmi, Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, Quodlibet, Macerata 2007, pp. 836.
*
Riedizioni
- Johan Harstad, Che ne e' stato di te, Buzz Aldrin?, Iperborea, Milano 2008, Rcs, Milano 2018, pp. 400, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3099 del 17 giugno 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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