[Nonviolenza] Telegrammi. 3056
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- Date: Fri, 4 May 2018 21:26:20 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3056 del 5 maggio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Minimo un programma di governo
2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
3. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
4. Ricciardo Aloisi: Elogio degli aquiloni
5. Omero Delli Storti: I tre moschettieri
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
1. HIC ET NUNC. MINIMO UN PROGRAMMA DI GOVERNO
La pace e il disarmo.
Diritto di voto per tutte le persone che in Italia vivono.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
3. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. REPETITA IUVANT. RICCIARDO ALOISI: ELOGIO DEGLI AQUILONI
[Riproponiamo i seguenti testi gia' piu' volte ripubblicati su questo foglio. Una decina di anni fa li ripresentammo con queste parole: "Il nostro vecchio amico Ricciardo Aloisi ha pensato di farci dono di alcuni testi in versi estratti da una sua vecchia, anzi stravecchia raccolta. Come e' noto non amiamo pubblicare versi sul nostro foglio: un notiziario quotidiano non e' la sede migliore per un adeguato apprezzamento di questo genere di scritture, e sovente ci pare che si scriva in versi quel che non si riesce a dir bene in prosa, cercando nel gesto, nell'intonazione, un sostegno a un discorso che si avverte in se' periclitante. A cio' si aggiunga che tra i nostri amici piu' cari abbiamo anziani poeti popolari a braccio, abilissimi improvvisatori di consumata perizia metrica, che storcono il naso ogni volta che trovano versi che non siano endecasillabi perfetti concatenati in regolari rime: hai voglia a dir loro delle delizie del Carducci barbaro, della purezza dell'alessandrino, della musica sorda del blank verse; ti guardano come fossi una mucca e ti danno manate sulle spalle per consolarti della tua insipienza. Ma Ricciardo Aloisi e' un vecchio amico, e molte di queste cantilene e filastrocche furono scritte fra trenta e vent'anni fa per amici che avevano bambini allora molto piccoli e che adesso sono donnoni ed omoni fatti e finiti e cosi' potra' far loro piacere rileggere queste quisquilie, che infine ci sembra che rechino pur qualche ombra di rosa, e qualche spina nella carne ancora"]
ninna nanna dell'agnellino
dormi dormi batuffolo di lana
entra nel mondo nel mondo dei sogni
dove ti aspetta il lupo che sbrana
dove rintocca lontana la campana
che ti risveglia che piangi e sei felice
di tornare a vivere e tremare.
*
ninna nanna delle ultime alture
ninna nanna
calimero umbratile
effimera libellula
farfalla impollinata
vibratile betulla
fuori c'e' il freddo c'e' il buio c'e' il nulla
ma qui c'e' la tua mamma
che ti culla.
*
ninna nanna della limpida lampada
ninna nanna
ambra ombra
brumba limbo
dormi dormi
dormi bimbo.
*
ninna nanna dell'arciere
I.
lo senti dal sibilo lieve e sottile
il dardo che vola su ali di vento
che fischia e sospira un lunare lamento
che adesca e trapassa il fuggiasco senile.
lo vedi avvampare sicuro e silente
il dardo che squarcia le nuvole nere
che velano l'occhio del pio cavaliere
che resta accecato dal bianco del niente.
II.
e allora fai la ninna e fai la nanna
e non pensarci che anche la tua freccia
gia' fu scoccata e ti trafiggera'.
nel sonno flebile ne senti il volo
la vedi che veleggia in un sussurro
e ne singulti e ne senti il profumo
d'autunno e speri il secco dell'inverno.
l'aroma della fiamma possa darti
il riso di una donna, e poi lo schianto.
la folgore t'uccida e non il canchero
arrugginito e flaccido e grommoso.
e allora fai la ninna e fai la nanna
e non pensarci che anche la tua freccia
gia' fu scoccata e ti trafiggera'.
*
ninna nanna per una lucciola settembrina
pissi pissi biribissi
bussa altrove vola e vola
ah le ali degli ulissi
sul vascello - trista fola -
che vaneggia sugli abissi
gia' la falce sulla mola
fa scintille, stride ellissi.
stella limpida e silente
senti il vento sugli olivi
alitante dolci e lente
cantilene ai rami vivi
bronzo e argento che fremente
prega l'anima che oblivi
la paura di esser niente.
bimba bella sassolino
che strascicheranno le onde
si', minuto porcospino
fonde fonde fonde fonde
sarai solo fosti trino
suggerai gioie feconde
ninna, nanna, ninnolino.
*
ninna nanna del delfino
dormi dormi pisellino
figlio del re turco turchino
figlio del papa testa di rapa
figlio del vento cento e trecento
nato dal ballo la stella e il cavallo
che trotta che trotta e ti bacia la bocca.
*
gutta petita gutta bumbiva
bimba lucente limpida oliva
gutta che lava obliva belava
gutta serena beata cantava
*
coma comare
chiarore lunare
coma comizio
suppli' come supplizio
coma como'
cocorico'.
*
indovinello
dicono che non ho colore:
ma ho i colori di mille e mille pesci luccicanti
del cielo dove passeggiano favolosi palazzi di nuvole
dello specchio e della grotta e delle barchette di carta
e le mobili facce di chiunque mi guarda.
dicono che non ho sapore, che non so di niente:
ma mi si gettano addosso ad accarezzarmi
ed io li abbraccio tutti.
e non passa giorno che le loro labbra non mi bacino.
*
indovinello
e' ragazza, e' la mamma dei gatti
quando e' triste la guardano e piangono.
e' un frutto freschissimo e candido
qualche volta si vede che e' morso.
e' un pallone fuggito a un bambino
e' uno spicciolo d'acqua e d'argento.
catturartela ti basta un pozzo.
*
indovinello
come se fossi morto
mi sotterro' un villano
insieme a mille altri
con gesto largo e piano.
ma qui fermento con serenita'
nel caldo rosso umore
e se ne avro' l'amore
giorno verra' che rivedro' la luce.
in me cosi' piccolo e' una volonta'
che rigermogliera' e dare' gran frutti.
*
le filastrocche
le filastrocche
sono piu' dolci delle albicocche
sono piu' morbide della lana
piu' belle di una stella lontana
sono piu' svelte di chi e' senza freno
piu' colorate dell'arcobaleno
sono piu' amate del fuoco e del vento
che tutto abbracciano in un momento
sono piu' furbe degli occhi del gatto
e chi le scrive e' sempre un po' matto.
*
per essere piu' belli
conosco un segreto per essere piu' belli:
basta avere fili d'oro per capelli,
basta avere due stelle nel fondo degli occhi
che fanno luce ai furbi e agli sciocchi,
basta avere i denti fatti di perle
e ad ogni sorriso si puo' vederle,
basta avere le guance come una pesca
rossa e dorata, morbida e fresca,
basta avere le labbra color delle fragole
che sappiano dire bellissime favole,
ma questo e' un segreto di quelli complicati!
ne so uno più facile:
basta essere amati.
*
io so tutte le storie e per un soldo
vi racconto quella eroica di Bertoldo
per un dindo
quella gaia e colorata di Aurobindo
per due scudi
quella che a lungo ti ci illudi
ma se mi fai un sorriso
ti racconto la storia piu' bella, che parla di te.
*
vecchi trucchi per scrivere le poesie
basta prendere un gatto e un anello
e il gatto se lo mette per cappello
ma quando piove si bagna la testa perche' e' vuoto in mezzo.
oppure trovare nella pastasciutta uno spaghetto cosi' lungo
che arriva da casa tua fino in America
e un equilibrista ci passa sopra e ci attraversa il mare
senza ammollarsi e senza vomitare.
oppure dire le parole buffe
come l'arte culinaria.
ma il trucco piu' bello e' quando dici la verita'.
*
apotropaica
che bella parola: coprolalia
ci monti in groppa e fuggi via
che bell'idea
accogliere la cosa a colpi di diarrea
che gran piacere
aprire gli occhi e tornare a vedere
luce, ancora luce
avere una tigna
che ne' la spugna, ne' la raspa, ne' il martello
te la scrosta di dosso
e allora sei vivo.
*
storia di un ometto troppo lesto
c'era una volta
un ometto cosi' lesto
che anche se faceva tardi
arrivava sempre presto.
era cosi' svelto
fin da piccolino
che divento' vecchio
gia' da bambino.
era tanto veloce
a fare e a dire
che si alzava prima
di andare a dormire.
era tanto veloce
a dire e a fare
che aveva detto tutto
ancor prima di parlare.
tanto era svelto
in modo speciale
da piangere prima
di farsi male.
arrivo' a esser sazio
prima di mangiare
ed e' per questo
che e' morto di fame.
*
a casa mia c'e' un ragno
di nome Gedeone
sta fermo in un cantone
e non si muove mai.
ma la notte,
quando non lo guarda nessuno,
seguendo una musica che sente solo lui
sulle lunghe sottili zampine
danza lievissimo ed incanta gli angeli.
*
il canto del grillo
di giorno e di notte per ore per ore
c'e' un grillo che canta canzoni d'amore
al cielo alle nuvole all'albero e al fiore
che si vergognano un po'
di questo amore indiscreto
sorridono imbarazzati, esclamano "ma no!"
gli ridono dietro.
*
la promessa del topolino
cosa faro' per te?
ti daro' un bacio
in cambio di due soldi
e un po' di cacio.
*
un gatto di nome Gomitolo
catturo' un sorcio per la coda
e gli si sfece tutto giu'.
*
avessi un gatto
di nome Coriandolo
che odora d'intenso profumo di mandorlo
e suona il mandolino
e ad ogni soffio di vento vola via
e mi tocca inseguirlo per le strade
per afferrarlo quando casca giu'
ed abbracciarlo forte forte forte
che ci vogliamo proprio tanto bene.
*
Il cane Ciondolo e' stravagante
ha un osso a dondolo
e un bel paio di mutande
che indossa per nuotare
beato lui, che vive a Tarquinia
che c'e' sempre il mare.
*
un elefante con un ombrellino
quantunque obeso agile e gentile
danza soave sui fili della luce.
*
questa giraffa, lo credereste?
abita a Roma e pranza a Trieste.
*
un signore di Roccacannuccia
mangiava la buccia delle caraffe d'acqua
e diventava tutto trasparente.
*
c'era una volta un fantasma di Belluno
che si credeva di esser chissacchi'
e non era nessuno.
*
Scaramuccia ed Arlecchino
vanno a far le serenate
alle bimbe disperate
disperate per amore
che gli gettino giu' un fiore.
*
storiella viterbese
nella fontana
di piazza della Rocca
c'e' una fanciulla
che soffia in una brocca
ad incresparne l'acqua
per non specchiarsi cosi' bella
che le viene da piangere.
*
breve storia della delusione
c'era Brighella che aveva una stella
e se la stella non era di latta
ci si comprava un fucile e una gatta.
c'era Arlecchino che aveva un violino
e se il violino non era di pane
ci s'incantava la luna e le rane.
*
felicita' dell'insonnia
alle due meno dieci
la sveglia mi sorride.
*
un torsolo di mela che si sentiva nudo
l'ho tutto infagottato con un rotolo di scotch.
faccio le buone azioni quotidiane.
*
ultime di cronaca
Rinvenuto Machiavelli in bicicletta!
Geronimo sconfigge Mike Bongiorno!
alla Bardot gli cresce un pisellino!
Marx abbandona la politica per fare il parrucchiere!
io vengo nominato faraone!
*
noi diciamo la parola nuova
che mai piu' nessuno passi sotto il tavolino
noi diciamo la parola nuova
che a nessuno si neghi il bicchiere di vino
noi diciamo la parola bella
ogni uomo fratello ogni donna sorella
noi diciamo la parola forte
tutti gli uomini uniti
contro il male e la morte
noi diciamo la parola sapiente
tutti gli sfruttatori e la violenza
finiscano nel niente.
con le nostre mani, con i nostri gesti
noi diciamo la parola pace.
*
canzonetta
il libretto di un poeta
che ti dona un militante
e' cosa un po' indiscreta
e forse inelegante
ma nella trama morbida
di graziose figurine
si combatton senza fine
l'arte e la vita torbida
stanche sono le righe
ed incalzanti i mali
ma le favole son spighe
azzurrine e musicali.
*
certo che semino sassi
so bene che tutto germoglia.
*
poesia scritta dal basso verso l'alto
volasse
volasse
e azzurro nel cielo volasse
dall'affresco sbiadito si staccasse
se un angelo, un uccello
come sarebbe bello
*
dire cose senza senso
perche' mai non si puo' fare?
le bisbiglian ramo e vento,
scoglio e onda in riva al mare,
nel baciarsi e ribaciarsi.
*
io, ammaestratore di nuvole
spadaccino trafittore di coriandoli
grande maestro di gioco dell'oca
io me la rido della morte camusa.
*
Dove vi spiego che vuol dire amo
io getto l'amo e me ne sto tranquillo
ad aspettare che venga il mio pesce.
il trucco e' tutto qui, nell'aspettare:
il pesciolino d'oro arriva sempre.
*
elogio degli aquiloni
felici voi leggeri
appena strozzati da un filo
nell'aria magnifica che si lascia solcare
senza sforzo, volate
semplici ed esatti
eleganti, colorati di tanti colori
felici voi leggeri
appena strozzati da un filo.
e per quanto sia davvero bizzarro
e' proprio quel filo che vi fa volare.
*
storiella
soffiando nella bocca dei cannoni
di notte mentre tutti dormivano
l'uomo dai polmoni piu' gonfi del mondo
fece scoppiare tutti i carrarmati
come palloncini.
poi tutto soddisfatto corse via
fischiando una marcetta bersagliera.
*
un gigante pacioccone
sbucciava i missili
e si mangiava la polpa che era dentro.
e faceva arrabbiare i signori della guerra.
*
a forza di portare l'elmetto si sa
il cervello si abitua al buio.
a forza di avere il petto ingombro di medaglie
si sa che zitto zitto s'indurisce
il cuore, e si fa piccolo e di sasso.
io si' che li capisco i generali.
*
due scopini di Bomarzo
andarono in guerra il mese di marzo.
quando marzo ritorno'
l'immondizia c'era ancora, ma loro no.
*
una stranezza
qui
le cose sembrano abbastanza chiare
noi siamo gli amici e i nemici sono loro.
ma un amico mio
che vive la' da loro
mi dice che li'
sono tutti sicurissimi
di essere loro gli amici e che i nemici siamo noi.
qui c'e' qualcosa che non mi convince.
*
del rapporto tra i mezzi e i fini
siccome se pianto un seme di mela
di mele mi cresce una pianta
mica un attaccapanni o una candela
cosi' chi riempie di armi la terra
ha voglia a chiacchierare, mica c'incanta:
non vuole la pace, prepara la guerra.
e che si puo' fare per vincere il male
dell'artiglio guerriero che strozza e che agguanta?
alle spese di morte obiezione fiscale.
*
A un vecchio compagno
la vita e' questo circo pauroso
che ad uno ad uno ci tocca
gettarci nel vuoto dal trapezio
sperando che mani compagne ci afferrino al volo
Ezio.
5. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLI STORTI: I TRE MOSCHETTIERI
Eravamo noi quattro che ci chiamavamo i tre moschettieri. Pero' eravamo quattro perche' i tre moschettieri invece sono quattro: Ateo, Porto, Aramisse e Tartagna'. E facevamo piu' danni della grandine.
Al tempo delle cerase, al tempo delle nocchie, al tempo dei cocommeri, dove passavamo noi passava Attila. Ed eravamo inafferrabili. E le volte che ci girava storta davamo pure fuoco a tutto.
Stavamo sempre insieme. E quando non eravamo in giro per gli orti o i poderi ce ne stavamo al bar a giocare a carte e a biliardo.
Per mettere insieme qualche soldo per pagarci le sigarette e la gazzosa facevamo pure qualche lavoretto, ma mai al paese, sempre fuori, e pure la roba che ci scappava la vendevamo fuori. Avevamo tutti il motorino, ma quando andavamo in trasferta a lavorare ci andavamo col treno o con la corriera, poi facevamo il lavoretto e mettevamo la merce in un posto sicuro, se ti sai guardare intorno c'e' sempre un posto sicuro. Poi il giorno dopo si andava in citta' dal sor Oreste a chiedere se interessava l'articolo. Al sor Oreste gli interessava sempre l'articolo. Pagava poco ma sicuro, e ci pensava lui a mandare uno dei suoi a recuperare il porcellino, noi dovevamo solo dirgli dove. Meglio di cosi'.
Si stava bene, pero' un po' ci si annoiava pure. Per non dire che a tutti e quattro a casa ci facevano una lagna cosi' che dovevamo trovarci un lavoro e le solite cose che ti dicono finche' te le possono dire e tanto si sa che tu non li stai a sentire.
Un pomeriggio, era domenica e era d'estate, a Aramisse gli viene un'idea, che li' per li' ci sembro' a tutti una bella idea, almeno era una cosa nuova. L'aveva trovata su uno di quei giornaletti che giravano allora. Pero' per funzionare serviva almeno un apetto col cassone coperto, e qualche strumento, e poi un posto adatto fuori mano e ci sarebbe stato da divertirsi.
Invece ando' tutto storto. Quella comincio' subito a strillare e per farla star zitta e metterla dentro il sacco bisogno' usare lo strumento che pero' quando poi aprimmo il sacco ci accorgemmo che gia' non si muoveva piu', e allora addio divertimento. In piu' bisognava sbarazzarsi dell'oggetto. Ora, un conto e' trovare un posto dove mettere per un giorno o due qualche posata d'argento o due orecchini, un conto un metro e mezzo di cristiana, che poi da morta pesava come un'addannata. Per non dire dell'apetto, che pure quello da qualche parte dovevamo lasciarlo e ormai era pure macchiato perche' dal sacco il sangue era colato fuori.
Al cinema pare facile, dai fuoco a tutto. Ma per ora che brucia tutto, andiamo, ci passa mezza giornata a dire bene, che oltretutto ci vuole il necessario materiale combustibile, e insomma e' una rogna e noi avevamo pure fretta e oltretutto eravamo di cattivo umore perche' quando le cose non vanno per il verso giusto ci si mette pure il malumore.
Cosi' pensammo di andare coll'apetto e con tutto il carico, noi quattro, i ferri e la Ginetta nel sacco, al casale di Saltapicchio, che aveva il vantaggio di essere vicino a dove stavamo e di essere pure isolato, e che Saltapicchio ci viveva da solo perche' non se l'era mai voluto prendere nessuna. Non eravamo amici con Saltapicchio, anzi non ci piaceva per niente. E quando decidemmo di andare al casale suo era gia' sottinteso che se ce lo trovavamo che lo lasciavamo. E infatti ce lo trovammo. Pero' non era solo, c'era pure una che chi l'aveva vista mai. Quando arrivammo lui si affaccio' a una finestra e era senza canottiera. Aramisse che lo conosceva gli fece segno di scendere e mentre lui scendeva vedemmo la faccia di quella dietro la finestra, che chi l'aveva vista mai, chissa' chi era. Come apri' la porta lo facemmo. Poi salimmo di corsa le scale e tocco' a quella li' in sottana. Poi tirammo dentro casa il sacco con la Ginetta, e trascinammo giu' per le scale la forestiera che sembrava un pupazzo di stracci. In cucina c'era un camino grosso come un letto matrimoniale. Li ficcammo tutti e tre li'. Poi cercammo da mangiare e da bere perche' dopo una faticata come quella ci voleva il meritato riposo. Io e Porto che eravamo piuttosto sporchi di sangue trovammo due camicie pulite di Saltapicchio che ci stavano grosse ma meglio di niente, si sa.
S'era fatta sera e era ora di accendere il fuoco. A Porto gli venne l'idea di non bruciarli nel camino, ma di metterli sul pavimento come se facessero una specie di lotta e di mettere in mano a Saltapicchio un martello, alla forestiera un coltellaccio e alla Ginetta niente, ma prima di metterglieli in mano usare il coltello e il martello per dare un bel po' di fendenti e di botte a tutti e tre i cadaveri, tanto per confondere le idee su quello che era successo e far schizzare il sangue qua e la' per tutta casa per dare un tocco di colore. Non sembrava una cattiva trovata; invece era una cattiva trovata perche' per quanto cerchi di starci attento fini' che ci sporcammo tutti e bisogno' far ricorso un'altra volta al guardaroba di Saltapicchio che poi non era granche', e oltretutto tutti i vestiti ci stavano grossi e i calzoni bisogno' tagliarne un pezzo che non venne un lavoro fatto tanto bene e poi per non farceli cascare - mannaggia a quel panzone - tocco' legarli con lo spago, e le camicie rimboccare dieci volte le maniche. Poi portammo un po' di balle di fieno dalla stalla dentro il casale e cominciammo a dare fuoco a qualche mobile, che il fuoco durasse, e quando fummo sicuri che avevano preso bene allora accendemmo le balle, nel casale e nella stalla. Nella stalla con tutte le bestie, perche' per liberarle si rischiava di doverci sporcare un'altra volta e non e' che li' vicino c'era una sartoria aperta, che poi io i vestiti in sartoria non ce li ho mai comprati, a me mi piacciono i blue-jeans che li compro al mercato.
Avevamo gia' cominciato la luminaria che Aramisse si ricordo' che ci eravamo scordati di dare uno sguardo se da qualche parte c'era qualche cosa da acquisire alla cassa-mutua dei moschettieri. Ecco che succede a fare le cose di fretta, che magari quel morto di fame di Saltapicchio ci aveva il tesoretto nel como' e noi nisba. Lo dico sempre io che chi va piano va sano e va lontano.
Pero' ormai era fatta, il fumo gia' si vedeva da lontano, cosi' ce ne andammo coll'apetto fino alla macchia. Lo ficcammo in una fratta, e demmo fuoco alla fratta. Prese subito, e' questo il bello della macchia d'estate. Poi a piedi ridendo e scherzando ce ne tornammo al paese, passammo ognuno da casa sua a cambiarci e metterci il vestito della festa e poi di nuovo tutti insieme al bar. Dopo un po' che stavamo al bar arrivo' uno che diceva che c'era un incendio nella macchia e uscimmo tutti a guardare. C'era parecchio fumo, la macchia e' vicina al paese, saranno due o tre chilometri. Poi rientrammo al bar per vedere i gol alla Domenica sportiva, poi giocammo un altro po' a carte e poi, siccome si era fatto tardi, a nanna.
Il giorno dopo m'alzai tardi perche' il lunedi' mi piace alzarmi tardi alla faccia di chi lavora, e andai al bar che era gia' pomeriggio. Stavamo al bar come sempre ma Aramisse non c'era. Non si vide tutto il giorno. La sera sul tardi arrivo' la notizia che l'avevano trovato che gli avevano sparato. La gente al bar ci guardava strana, stavamo sempre insieme. Chi lo sa chi lo aveva ammazzato. Pero' sono cose che capitano. Io quella notte stessa rubai una macchina e me ne andai dal paese. Lontano. Parecchio lontano. Da allora non ci sono piu' tornato. Avevo sedici anni. Adesso ne ho piu' di sessanta e mi pare la storia di un altro.
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- San Tommaso, Pagine scelte e commentate, Rcs, Milano 2017, pp. 224, euro 6,90. A cura di Luca Odini.
*
Riletture
- Brian Branston, Gli dei del Nord, Il Saggiatore, Milano 1962, Mondadori, Milano 1991, pp. 348.
*
Riedizioni
- Henry Troyat, La vita quotidiana in Russia ai tempi dell'ultimo zar, Rizzoli-Rcs, Milano 1989, 2018, pp. 320, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Fantascienza
- Ben Bova, Orion, Mondadori, Milano 1986, 2018, pp. 280, euro 6,90.
- Paul Di Filippo, Cosmocopia, Mondadori, Milano 2018, pp. 182, euro 6,50.
- James P. Hogan, Entoverse, Mondadori, Milano 2018, pp. 518, euro 9,90.
*
Gialli
- A. A. Fair, La notte e' per le streghe, Mondadori, Milano 1953, 2018, pp. 182, euro 5,90.
- Maureen Jennings, Onora il male, Mondadori, Milano 2018, pp. 294, euro 5,90.
- Baynard H. Kendrick, I ragni di ferro, Mondadori, Milano 2018, pp. 210, euro 5,90.
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
8. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3056 del 5 maggio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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