[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 884
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- Date: Thu, 3 May 2018 12:00:27 +0200
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 884 del 3 maggio 2018
In questo numero:
1. Commemorato Maurice Merleau-Ponty a Viterbo
2. Da Orte una proposta nonviolenta. Quasi un minimo vademecum (2015) (parte prima)
1. MEMORIA. COMMEMORATO MAURICE MERLEAU-PONTY A VITERBO
La mattina di giovedi' 3 maggio 2018 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolto un incontro di commemorazione di Maurice Merleau-Ponty nella ricorrenza dell'anniversario della scomparsa.
Maurice Merleau-Ponty (Rochefort-sur-Mer, 14 marzo 1908 - Parigi, 3 maggio 1961), e' stato un illustre filosofo, un resistente antifascista, uno strenuo difensore dei diritti umani. Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni brani dalle sue opere principali.
Le persone partecipanti all'incontro, nel ricordo e alla scuola di Maurice Merleau-Ponty, hanno espresso ancora una volta una corale persuasa opposizione alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tute le oppressioni; ed hanno formulato ancora una volta la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari; che l'Italia riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; che l'Italia riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Difendere il mondo vivente casa comune dell'umanita'.
Scegliere la nonviolenza.
2. REPETITA IUVANT. DA ORTE UNA PROPOSTA NONVIOLENTA. QUASI UN MINIMO VADEMECUM (2015) (PARTE PRIMA)
Per iniziativa dell'Auser (per contatti: info at auserviterbo.it) si sta svolgendo a Orte (Vt) un ciclo di incontri di accostamento alla nonviolenza.
Dopo la celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza il 2 ottobre 2014 presso il Palazzo Comunale si sono gia' svolti tre incontri di riflessione presso la biblioteca della scuola media cittadina, ed altri due incontri si svolgeranno venerdi' 23 e venerdi' 30 gennaio 2015 dedicati rispettivamente all'impegno nonviolento contro il razzismo e contro il maschilismo (ritenendo fondamentale ed imprescindibile che nella scelta teorica e pratica della nonviolenza come lotta per la dignita' e i diritti di ogni essere umano, per la liberazione dell'umanita' e per la difesa dell'intero mondo vivente, siano sempre tenuti insieme l'impegno contro la guerra e tutte le uccisioni, l'impegno contro il razzismo e tutte le persecuzioni, l'impegno contro il maschilismo e tutte le oppressioni; non e' possibile impegnarsi in modo concreto e coerente contro la guerra e le stragi se non ci si impegna contemporaneamente anche contro il razzismo e contro il maschilismo).
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Le persone partecipanti agli incontri hanno ritenuto che potesse essere utile mettere a disposizione di tutte le persone interessate alla riflessione proposta una sintesi dei temi svolti, alcuni materiali di approfondimento, qualche riferimento bibliografico.
Cosicche' senza pretese di esaustivita' di seguito proponiamo una traccia di sintesi (ricostruita a memoria da una delle persone partecipanti) degli incontri che si sono gia' svolti, allegando inoltre alcuni materiali.
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1. Sintesi della celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza il 2 ottobre 2014 presso il Palazzo Comunale di Orte
Per iniziativa dell'Auser e dell'UniTre di Orte nella prestigiosa cornice della Sala delle Bandiere del Palazzo Comunale si e' svolta il 2 ottobre 2014 la celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza, istituita dall'Onu nel giorno dell'anniversario della nascita di Gandhi.
1.1. Lo svolgimento della celebrazione
Il sindaco Moreno Polo ha recato il saluto dell'amministrazione comunale e con la sua presenza dall'inizio alla fine dell'incontro ha significato l'impegno profondamente sentito dell'istituzione e della cittadinanza a promuovere la pace, i diritti umani, la nonviolenza.
Rita Squarcetti e Giovanna Cavarocchi dell'Auser hanno tenuto le preziose relazioni introduttive all'incontro, ricostruendo anche le iniziative passate e le attivita' in corso e in programma.
La presidente dell'UniTre di Orte, Luisa Gentili, e la direttrice dei corsi, Paola Paolessi, hanno presentato le attivita' didattiche in corso e in programma e svolto rilevanti riflessioni.
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, Peppe Sini, ed Enzo Zangrilli, gia' presidente della Consulta nazionale del volontariato della protezione civile e coordinatore degli interventi di volontariato presso i campi nei nove mesi seguenti il terremoto de L'Aquila del 2009, hanno tenuto i due interventi conclusivi.
Presenti all'incontro autorevoli personalita' della societa' civile ortana, dell'associazionismo come delle istituzioni, e particolarmente del mondo della scuola.
Tutte le persone intervenute hanno espresso vivo apprezzamento per l'iniziativa che ha costituito altresi' l'occasione per presentare il corso su "Pace, diritti umani, nonviolenza e volontariato" che si svolgera' a Orte.
1.2. Una minima sintesi dell'intervento di approfondimento sulla nonviolenza
Intervenendo specificamente per illustrare il significato ed i fini della celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza, e le molteplici ed ineludibili implicazioni che la scelta di accostarsi alla nonviolenza comporta, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, ha articolato il suo intervento su alcuni temi fondamentali, accompagnando il ragionamento con puntuali esemplificazioni e precisi riferimenti a fonti ed esperienze teoretiche e pratiche.
Di seguito una rastremata sinossi.
I. La virtu' dell'attenzione, il rispetto della dignita' altrui e propria
Per accostarsi degnamente alla nonviolenza occorre prendere sul serio i propri pensieri: pensarli profondamente e valutarne le conseguenze anche implicite; occorre porsi all'ascolto delle altre persone e non mentire mai ad esse: rispettarle nella loro integrale dignita' di persone, e quindi di esseri pensanti, capaci di comprendere e di comunicare, esposti alla sofferenza e bisognosi di verita' e di solidarieta'; occorre usare correttamente il linguaggio: essere consapevoli di cio' che si dice; occorre decidere di impegnarsi per salvare le vite, per recare soccorso a chi soffre, per rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
II. Cosa e' questa cosa che chiamiamo nonviolenza. Un accostamento
II. 1. La nonviolenza e' l'opposizione alla violenza
Il relatore ha svolto una rigorosa disamina filologica sia del termine italiano "nonviolenza" sia dei termini sanscriti usati da Mohandas K. Gandhi per denominare la sua proposta di lotta contro la violenza, ovvero "ahimsa" e "satyagraha" (che il termine italiano "nonviolenza" coniato da Aldo Capitini traduce e unifica): nonviolenza significa opposizione alla violenza, forza della verita', amore attivo, rispetto per la vita, armonia, ricomposizione, scelta di contrastare il male facendo il bene.
Ha fatto seguito una riflessione sul concetto di nonviolenza e sulle esperienze storiche in cui la nonviolenza si e' concretizzata e messa alla prova.
II.2. La nonviolenza e' complessa, un insieme di insiemi
In particolare e' stata proposta una nozione complessa e pluridimensionale della nonviolenza come "insieme di insiemi":
a) un insieme di criteri assiologici (esemplificando con l'esempio per cui "tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che tra il seme e la pianta": fini buoni non possono essere ottenuti usando mezzi malvagi);
b) un insieme di strumenti ermeneutici (esemplificando con l'analisi sociologica del potere che si regge sempre su due pilastri: la forza e il consenso; cosicche' si puo' contrastare ogni potere ingiusto iniziando col negargli il consenso);
c) un insieme di tecniche deliberative (esemplificando con il "metodo del consenso", che prevede il diritto di veto da parte di ogni singola persona partecipante al processo decisionale, cosicche' si prendono solo le decisioni su cui vi e' l'accordo persuaso di tutte le persone; tutte garantendo del rispetto della loro dignita', e tutte impegnando a costruire insieme la volonta' comune);
d) un insieme di tecniche operative (esemplificando con lo sciopero, il digiuno ed altre forme ancora);
e) una metodologia di trasformazione positiva delle relazioni - interpersonali, sociali, politiche -;
f) una progetto-processo di cambiamento sociale e culturale orientato all'affermazione dell'eguaglianza di diritti e di doveri di tutti gli esseri umani, al reciproco aiuto, alla condivisione dei beni, alla responsabilita' comune per gli altri esseri umani e per l'intero mondo vivente.
III. Hic et nunc, quid agendum
Siamo di fronte a una situazione che giustamente e' stata definita "terza guerra mondiale" condotta "a pezzi" per occultarne la natura globale e totalitaria di aggressione all'intera umanita'.
Siamo di fronte allo scandalo dei 70 milioni al giorno di denaro pubblico sperperato dallo stato italiano per spese militari e riarmo, mentre la popolazione si trova in crescenti difficolta' e servizi pubblici primari subiscono tagli insensati e sciagurati la cui conseguenza e' la negazione del diritto alla salute, all'assistenza, alla casa, allo studio, al lavoro, a un ambiente vivibile.
- Scegliere la nonviolenza significa opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni: la guerra uccide gli esseri umani; salvare le vite e' il primo dovere di ogni persona. L'Italia deve cessare di partecipare alle guerre, di finanziare le guerre, di fabbricare e vendere armi assassine.
- Scegliere la nonviolenza significa opporsi al razzismo ed a tutte le persecuzioni: tutti gli esseri umani sono eguali in diritti, tutti hanno diritto all'aiuto altrui. Occorre abolire immediatamente le scellerate misure razziste europee e italiane responsabili delle innumerevoli morti nel mar Mediterraneo e di violenza abominevoli nei confronti dei migranti (i campi di concentramento, le deportazioni, la riduzione in schiavitu', l'imposizione infame e scellerata di un regime di apartheid).
- Scegliere la nonviolenza significa opporsi al maschilismo ed a tutte le oppressioni: la dominazione maschilista, di cui il femminicidio e' la manifestazione estrema, e' la prima radice di tutte le violenze; se non si sconfigge il maschilismo ogni impegno di pace, di giustizia e di solidarieta' restera' vano.
- Scegliere la nonviolenza significa impegnarsi per i diritti di tutti gli esseri umani e per la difesa della biosfera, casa comune dell'umanita'.
IV. Per non concludere
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
La nonviolenza e' pace, disarmo, smilitarizzazione.
La nonviolenza e' accoglienza, assistenza, aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno.
La nonviolenza ti chiede di esser tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.
La nonviolenza sei tu quando fai la cosa giusta.
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2. Sintesi dell'incontro del 2 dicembre 2014 presso la biblioteca della scuola media di Orte
L'incontro si e' aperto con la scelta condivisa del metodo di lavoro: ascoltarsi reciprocamente in una relazione autenticamente dialogica e prendere insieme tutte le decisioni col metodo nonviolento del consenso (ovvero raggiungendo l'unanimita' delle persone presenti).
Nel corso dell'incontro si sono particolarmente valorizzate alcune riflessioni di Hannah Arendt, di Simone de Beauvoir, di Anna Bravo, di Rosa Luxemburg e di Virginia Woolf.
L'incontro si e' particolarmente sviluppato sul tema della comunicazione nonviolenta.
Della nonviolenza si e' sottolineata tra l'altro la caratteristica di opposizione a tutte le oppressioni, ed in particolare alla guerra, al razzismo e al maschilismo (tre forme di violenza cosi' interconnesse tra loro che e' necessario contrastarle contemporaneamente tutte e tre).
Si e' sottolineata altresi' la necessita' di contrastare la violenza tanto nelle relazioni interpersonali, sociali, istituzionali, quanto nel rapporto tra esseri umani e mondo naturale; cosi' come si e' sottolineata la necessita' di contrastare tanto l'altrui quanto la nostra stessa violenza.
Si e' evidenziata inoltre l'importanza di un metodo di lavoro maieutico, fondato sull'ascolto, orientato all'agire per dare voce a chi non ha voce ed impegnarsi per la vita, la dignita' e i diritti di ogni persona ovvero per la liberazione comune in una prospettiva di riconoscimento e riconoscenza, di responsabilita' e solidarieta', sobrieta' e condivisione, consapevolezza dei limiti e dei doveri.
Un fecondo stimolo alla riflessione e' venuto dalla proposta e dall'interpretazione di un frammento di Virginia Woolf (e dal riferimento a un suo libro di fondamentale importanza, Le tre ghinee, da cui quel frammento e' stato estratto): "E poi, cosa si dovra' insegnare nel college nuovo, nel college povero? Certo non l'arte di dominare sugli altri; non l'arte di governare, di uccidere, di accumulare terra e capitale".
Nel corso dell'incontro si e' ragionato altresi' sui "doppi pensieri" (Dostoevskij), su taluni "nodi" dell'interazione comunicativa (valorizzando la Pragmatica della comunicazione umana della "scuola di Palo Alto", ed alcuni esempi di Laing), sul male fatto alle persone cui vogliamo piu' bene.
Nel corso dell'incontro ci si e' particolarmente concentrati sulla comunicazione e su alcuni elementi decisivi di essa: la pluralita' e la relazione con le altre persone e con se stessi; l'ascolto e il silenzio; il respiro e le emozioni; il rapporto tra le parole e il pensiero; la virtu' della lentezza dinanzi alla fuga del tempo; la voce e la musica; l'apertura e l'autocoscienza; l'approccio fallibilista e il principio responsabilita' (Levinas, Jonas).
Si e' ragionato anche su come si discute (l'ascolto, andare all'essenziale); come si decide (la tecnica nonviolenta del metodo del consenso); come si comunica al di la' della relazione personale (analizzando anche le tecniche di base per scrivere un comunicato).
Cosi' come all'inizio dell'incontro vi e' stato un giro di interventi di presentazione reciproca e di decisione condivisa degli argomenti da discutere, al termine vi e' stato un giro di interventi di valutazione dell'incontro.
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Appendice prima: una scheda su "come si parla in pubblico senza farsi del male"
1. Parlare e ascoltare e' l'attivita' delle persone che si incontrano e si riconoscono reciprocamente la dignita' di esseri umani, quindi:
- piu' parli tu e meno possono parlare gli altri: parla poco, ascolta molto;
- concentrati sull'essenziale: di' solo le cose di cui sei sicuro e che ti sembrano importanti sia per te che per chi ti ascolta;
- rispetta gli altri, se tu rispetti gli altri, e' piu' probabile che gli altri rispetteranno te;
- quando c'e' un'incomprensione:
a) non dire "Non hai capito", di' "Forse non mi sono espresso bene";
b) non dire "Non si capisce niente di quello che dici", di' "Forse non ho capito bene";
c) non dire "Tu dici solo sciocchezze", di' "Credo di non essere d'accordo su alcune cose che hai detto".
2. La comunicazione e' un'attivita' umana, che coinvolge tutta la persona:
- la parola
- l'intonazione
- il volto
- il corpo e la sua postura
- i gesti
3. La comunicazione e' un'azione complessa, composta da molti elementi:
- il messaggio
- l'emittente
- il ricevente
- il canale
- il codice
- il feedback
4. Un messaggio si compone sempre di tre elementi:
- il contenuto
- la forma
- la relazione
5. Parlare lentamente (si ha piu' tempo per pensare e si da' a chi ascolta piu' tempo per capire)
6. Respirare regolarmente (favorisce il controllo delle emozioni)
7. guardare negli occhi la persona o le persone alle quali si parla (e' l'unico modo per accorgersi se quello che si dice e' comprensibile)
8. Ricordarsi che la voce e' uno strumento musicale: occorre suonarlo bene
9. Le tecniche della retorica classica
- inventio = trovare, ideare le cose da dire (bisogna avere qualcosa da dire)
- dispositio = la disposizione, l'architettura del discorso (un discorso deve avere un inizio, uno svolgimento e una fine)
- elocutio = l'abbellimento del discorso (se un discorso e' brutto e noioso, sembra anche sbagliato)
- memoria = ricordarsi le cose (occorre ricordare cosa si vuol dire; la memoria va tenuta in allenamento)
- actio = agire, ovvero recitare il discorso (un discorso in pubblico e' una "rappresentazione", ovvero richiede una "esecuzione" come se si fosse degli artisti della voce e del movimento del corpo, ovvero dei cantanti e degli attori)
10. Rispettare chi ci ascolta, adeguare il nostro modo di parlare affinche' sia comprensibile, e soprattutto non alzare la voce e non dare ordini, non interrompere mai chi sta parlando, non dire mai parolacce, non offendere mai le persone: chi ci ascolta permette che le nostre parole entrino nelle sue orecchie, quindi stiamo attenti a non insozzarle con il turpiloquio e con le offese.
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Appendice seconda: una scheda su "come scrivere un comunicato-stampa che abbia qualche possibilita' di essere letto"
1. Abbi qualcosa di importante da dire
2. Parla di una cosa sola per volta (un comunicato deve avere un unico argomento)
3. Sii comprensibile
- scrivi frasi brevi;
- scrivi in modo semplice;
- usa parole che tutti capiscono;
- usa frasi chiare;
- non offendere mai le persone;
- di ciò di cui parli ricordati di scrivere: chi, che cosa, quando, dove, perche'.
4. Un comunicato deve contenere:
- un titolo breve che indichi precisamente l'argomento (per esempio: lungo da due a sette parole)
- eventualmente un sottotitolo un po' piu' lungo che riassuma il contenuto (per esempio: lungo da cinque a quindici parole)
- un testo essenziale (per esempio: tre-quattro frasi di non piu' di due-cinque righe per frase)
- la firma precisa e per esteso
- la data del giorno in cui viene diffuso
- il recapito postale, telefonico ed e-mail (ed eventualmente anche il sito web) del mittente
5. Il comunicato va inviato per posta elettronica sia ai mezzi d'informazione, sia alle persone (e anche alle associazioni, istituzioni, etc.) che si ritiene possano essere interessate a leggerlo.
6. Prima di diffondere il comunicato deve essere riletto almeno tre volte (possibilmente farlo leggere anche da una o due persone diverse da chi lo ha scritto). Piu' volte si rilegge e si corregge, piu' migliora.
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Appendice terza: una scheda su "una questione di democrazia, ovvero di giustizia e liberta'"
1. Non mentire: chi mente offende e umilia le persone in cio' che e' piu' proprio di un essere umano: la capacita' di capire.
2. Il segreto e' incompatibile con la democrazia.
3. Almeno tra noi che vogliamo lottare per il bene comune e i diritti umani di tutti gli esseri umani adottiamo dei comportamenti di rispetto, di ascolto e di aiuto reciproco.
4. Quando una persona parla, le altre ascoltano.
5. Chi e' piu' timido, va ascoltato di piu'.
6. Non dobbiamo avere paura di dire che ci sono cose che non sappiamo. Chi fa una domanda, fa del bene a tutti.
7. "Si puo' sempre dire un si' o un no" (Hannah Arendt)
8. Prendiamo le decisioni col metodo del consenso: ovvero facciamo solo le cose su cui tutte le persone presenti sono d'accordo.
9. Chi sa, ascolti.
10. Chi sa fare una cosa, aiuti le altre persone ad imparare a farla anche loro.
11. Giustizia e liberta' cominciano dalla condivisione.
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3. Sintesi dell'incontro del 19 dicembre 2014 presso la biblioteca della scuola media di Orte
L'incontro si e' particolarmente concentrato sul metodo, il senso, i fini e i limiti di un corso di accostamento alla nonviolenza, ed in particolare di questo stesso corso su "Pace, diritti umani, nonviolenza e volontariato".
Nel corso dell'incontro si sono particolarmente valorizzate alcune riflessioni di Hannah Arendt, di Eve Ensler, di Franca Ongaro Basaglia, di Vandana Shiva e di Simone Weil.
Della nonviolenza e' stato messo in rilievo particolarmente come essa si fondi sulla coerenza tra i mezzi e i fini; come essa sia azione concreta e non elucubrazione astratta; l'importanza di un approccio fallibilista (riconoscere la possibilita' dell'errore); il nesso tra lotta contro l'ingiustizia e comunicazione umanizzante, che riconosce e promuove la comune umanita' di tutti i soggetti implicati nel conflitto; il primato del salvare le vite.
Nel corso dell'incontro si e' ulteriormente sviluppata un'ampia riflessione sulla comunicazione, sulle sue strutture e sulle sue tecniche (anche con specifico riferimento alla retorica classica).
Particolare approfondimento ha avuto l'esigenza che questa serie di incontri abbia oltre all'ovvia valenza autoformativa per le persone partecipanti, anche una ricaduta esterna in termini sia di proposte che di azioni concrete.
Nel corso dell'incontro sono anche state citate (a memoria) due poesie di Goethe e di Lee Kwang Su.
Di Goethe:
"Sopra tutte le alture e' pace.
Sopra gli alberi un soffio non senti tu.
Nella foresta ogni uccellino tace.
Aspetta un poco, presto riposerai pur tu".
Di Lee Kwang Su:
"Non dite che siamo pochi
e che l'impegno e' troppo grande per noi.
Dite forse che due o tre ciuffi di nubi
sono pochi in un angolo di cielo d'estate?
In un momento si stendono ovunque
guizzano i lampi, scoppiano i tuoni
e piove su tutto.
Non dite che siamo pochi
dite solamente che siamo".
Cosi' come all'inizio dell'incontro vi e' stato un giro di interventi di presentazione reciproca e di decisione condivisa degli argomenti da discutere, al termine vi e' stato un giro di interventi di valutazione dell'incontro.
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Appendice prima: quattro note sull'impegno per la pace e i diritti umani
1. Impegno per la pace e i diritti umani
L'impegno per la pace e i diritti umani si estrinseca nell'ampiezza e nella pienezza dell'azione in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, nel riconoscimento che tutti gli esseri umani appartengono alla medesima umanita' e pertanto tutti sono eguali nel loro statuto di persone, e quindi nel loro inalienabile diritto al rispetto e alla solidarieta'.
2. Opposizione alla guerra, al razzismo, al maschilismo
L'impegno per la pace e i diritti umani quindi si esprime nell'opposizione alla guerra ed a tutte le uccisioni, nell'opposizione al razzismo ed a tutte le persecuzioni, nell'opposizione alla violenza maschilista ed al femminicidio che ne e' l'esito piu' atroce.
Vi e' infatti un nesso tra guerra, razzismo e maschilismo: tutte e tre queste forme di oppressione e violenza negano la dignita' della persona umana, deumanizzano una parte dell'umanita' fino a giungere al suo criminale annientamento.
Infatti la guerra deumanizza gli esseri umani considerati "nemici"; il razzismo deumanizza gli esseri umani considerati "altri" rispetto ad una singola comunita'; il maschilismo deumanizza meta' del genere umano considerando le donne "inferiori" agli uomini (cosi' peraltro deumanizzando altresi' l'intero genere umano pretendendo di trasformare tutte le donne in vittime designate e tutti gli uomini in complici dell'oppressione esercitata in loro nome: ne consegue altresi' che il maschilismo nel corso della storia e' la prima radice di ogni altra forma di oppressione e violenza, e che non si puo' realizzare una societa' giusta e una civile convivenza se non si riconosce l'eguaglianza di diritti e di doveri di tutti gli esseri umani).
3. Solidarieta' concreta, azione educativa, promozione della legalita', difesa della biosfera
L'impegno per la pace e i diritti umani peraltro si realizza anche nella solidarieta' concreta, nell'azione educativa, nella promozione della legalita', nella difesa della biosfera.
Nella solidarieta' concreta, ovvero nella condivisione dei beni, nell'ascolto reciproco, nell'aiuto donato da chi ne ha la possibilita' a chi ne ha bisogno, nell'accoglienza e nell'assistenza che rendono effettivo e quindi efficace nella prassi il dovere universale di soccorrere e sostenere chi e' nel dolore, nella paura, nell'oppressione; solidarieta' concreta che e' responsabilita' che agisce, umanita' che si riconosce.
Nell'azione educativa che tramanda la civilta' umana, consente la socializzazione, da' senso all'esistenza delle persone, appronta strumenti critici di comprensione ed interpretazione del mondo e di giudizio e condotta morale e civile nella societa' (e peraltro ogni azione buona, in quanto costituisce un esempio ed un'ispirazione per altri esseri umani, e' sempre anche intrinsecamente educativa, ovvero testimonianza esortativa al vero, al giusto, al bene).
Nella difesa e nella promozione della legalita', in quanto garanzia della civile convivenza ed in quanto protezione del debole dall'arbitrio del forte: solo nella legalita' e' possibile la democrazia, solo nella democrazia e' possibile l'autentica partecipazione di ogni persona al governo responsabile e adeguato della cosa pubblica ed alla condivisione del bene comune.
Nel rispetto e nella difesa della biosfera, che e' sia la casa comune dell'umanita' sia l'insieme del mondo vivente cui la stessa umanita' appartiene: se non si difende l'ambiente naturale dalle devastazioni e dalle distruzioni si mette in pericolo la stessa sopravvivenza dell'umanita': e' quindi palese il legame tra rispetto della natura e rispetto dell'umanita', tra ambiente e diritti umani, tra pace fra gli esseri umani e pace con la natura.
4. Uscire dalla spirale della violenza con la scelta della nonviolenza
Infine, impegno per la pace e i diritti umani significa testimoniare la possibilita' e costruire la realta' di un movimento ad un tempo antropologico e storico, morale e civile, che consiste nell'uscire dalla spirale distruttiva della violenza con la scelta di amore per l'umanita' della nonviolenza.
Intendendo la nonviolenza nel senso forte ed autentico del termine: opposizione a tutte le violenze; responsabilita' per gli altri esseri umani e per il mondo vivente; azione buona, giusta e misericordiosa; inveramento pieno e limpido dei principi di liberta', uguaglianza, fratellanza e sorellanza enunciati in tutti i monumenti del costituzionalismo moderno tra cui la Costituzione della Repubblica Italiana.
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Appendice seconda: la "carta programmatica" del Movimento Nonviolento
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
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4. Sintesi dell'incontro del 16 gennaio 2015 presso la biblioteca della scuola media di Orte
L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terrorismo e della guerra.
Nella successiva ampia, approfondita e polifonica riflessione si e' sottolineata la centralita' del rispetto della vita, della dignita' e dei sentimenti altrui (senza schiacciare nessuna persona in situazioni psicopatologiche di "doppio vincolo"), ed e' stato evidenziato ancora una volta come per un concreto e coerente impegno di pace sia necessaria la scelta della nonviolenza, e come essa si attui nell'opposizione nitida e intransigente alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Nel corso dell'incontro sono state lette alcune poesie della poetessa premio Nobel polacca Wislawa Szymborska.
Nel corso dell'incontro si sono altresi' particolarmente valorizzate alcune riflessioni di Hannah Arendt, di Assia Djebar, di Shirin Ebadi, di Luce Irigaray e di Fatema Mernissi.
Si e' concordato di modificare il progetto originario del corso e di dedicare i prossimi due incontri all'impegno nonviolento contro il razzismo e contro il maschilismo, e svolgere quindi una riflessione sull'esperienza condotta.
Sono stati infine letti e commentati alcuni testi di Primo Levi.
Nel corso dell'incontro sono stati anche diffusi alcuni testi di Ingeborg Bachmann, Bertolt Brecht, Piero Calamandrei.
Cosi' come all'inizio dell'incontro vi e' stato un giro di interventi di presentazione reciproca e di decisione condivisa degli argomenti da discutere, al termine vi e' stato un giro di interventi di valutazione dell'incontro.
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Appendice: Una breve proposta definitoria sulla nonviolenza
I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.
III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.
IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.
(Parte prima - segue)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 884 del 3 maggio 2018
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