[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 466



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 466 del 29 aprile 2018

In questo numero:
1. Primo maggio, giorno di lotta
2. Alcune parole per il primo maggio (2017)
3. Primo maggio (2016)
4. Primo maggio (2015)
5. Primo maggio (2014)
6. Per il primo maggio (2013)
7. Primo maggio a Viterbo (2012)
8. Un primo maggio contro guerre e razzismo, nel ricordo di Alfio Pannega (2011)
9. Parole dette il primo maggio 2010 nel cimitero di Viterbo dinanzi al feretro di Alfio Pannnega

1. HIC ET NUNC. PRIMO MAGGIO, GIORNO DI LOTTA

E' un giorno di lotta il primo maggio.
E' il giorno in cui il movimento delle oppresse e degli oppressi ricorda tutte le ingiustizie subite, ricorda i nomi e i volti di tutte le vittime della violenza dei potenti.
E' il giorno in cui il movimento delle oppresse e degli oppressi convoca l'umanita' intera alla condivisione dei beni, alla solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene e conforta.
E' il giorno in cui il movimento delle oppresse e degli oppressi convoca l'umanita' intera a difendere dall'irreversibile devastazione quest'unico mondo vivente casa comune di tutte e tutti.
E' il giorno in cui il movimento delle oppresse e degli oppressi afferma che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
E' il giorno in cui il movimento delle oppresse e degli oppressi denuncia la disumanita' di un disordine costituito fondato sulo sfruttamento e sulla rapina, sulla schiavitu' e sulla distruzione.
E' il giorno in cui il movimento delle oppresse e degli oppressi chiama ancora alla lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
La prefigurazione qui e adesso dell'internazionale futura umanita'.
La nonviolenza e' in cammino.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

2. REPETITA IUVANT. ALCUNE PAROLE PER IL PRIMO MAGGIO (2017)

Non e' il primo maggio la festa della mamma o il festival di Sanremo.
E non e' il primo maggio un carnevale nel quale per una volta all'anno sia lecito fare follie.
E non e' il primo maggio il bicchiere di vino per scordarci della nostra oppressione, del nostro dolore.
Il primo maggio e' giorno di memoria e di incontro e di organizzazione del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' da ogni catena e da ogni rogo, da ogni menzogna e da ogni violenza; per la pace e la giustizia, per il pane e le rose; per la solidarieta' che nessuna persona abbandona all'abuso, al dolore, alla disperazione, alla morte.
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Il primo maggio e' un appello: alla rottura della subalternita' ad ogni oppressione, alla rottura della complicita' con ogni manipolazione; a uscire dal deserto del mondo ridotto a merce, a uscire dal labirinto delle ideologie e delle prassi alienanti; a prendere coscienza di avere una falsa e una vera coscienza che l'essere sociale condiziona, a prendere coscienza che e' dei rapporti di proprieta' e di produzione e riproduzione sociale, e di dominazione e di consumo, e del nesso dialettico e irriducibile tra umanita' e natura, che dobbiamo insieme ragionare se vogliamo contrastare il fascismo che il mondo intero divora.
Il primo maggio ci ricorda che dobbiamo scardinare i rapporti di potere e dissolvere le strutture di dominio se vogliamo aprire la via a una societa' di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e solidali, persuase al bene comune e misericordi, una societa' in cui finalmente a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni e da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita'.
Il primo maggio ci convoca all'azione nonviolenta di solidarieta' e di liberazione comune.
Il primo maggio e' un giorno di colloquio corale, di testimonianza e di lotta.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

3. REPETITA IUVANT. PRIMO MAGGIO (2016)

Non e' la festa del lavoro, ma una giornata di riflessione e di lotta delle classi sfruttate e oppresse.
Non e' un giorno di spensieratezza, ma un giorno di memoria dei nostri fratelli e delle nostre sorelle la cui vita e' stata strozzata e spezzata dalla schiavitu' imposta dal sistema dello sfruttamento, dal regime della rapina, dal totalitarismo del capitale; e un giorno di coscientizzazione e di impegno per impedire che questo presente orrore prosegua.
Non e' una lieta ricorrenza, ma un appello alla lotta per la giustizia e la pace, per il bene comune, per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione.
La nonviolenza e' in cammino.

4. REPETITA IUVANT. PRIMO MAGGIO (2015)

In questo primo maggio, giorno in cui il movimento delle classi sfruttate ed oppresse fa memoria dei soprusi subiti e riafferma l'impegno alla lotta per la liberazione dell'umanita', noi ricordiamo tra i nostri compagni di lotta Alfio Pannega e Gianni Fiorentini.
In questo primo maggio di memoria e d'impegno, noi ricordiamo tutte le vittime di tutte le guerre, di tutte le stragi, di tutte le uccisioni, di tutte le violenze; e fedeli alla loro memoria riaffermiamo le ragioni della nostra lotta per un'umanita' di persone libere ed eguali in diritti, per una societa' libera, egalitaria, fraterna.
In questo primo maggio di memoria e d'impegno, noi torniamo ad affermare che a tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dall'orrore deve essere riconosciuto il diritto di entrare in Italia e in Europa in modo legale e sicuro; noi torniamo ad affermare che l'Italia e l'Europa devono cessare di partecipare alle guerre e di produrre e commerciare armi; noi torniamo ad affermare che l'Italia e l'Europa devono cessare di rapinare interi continenti.
In questo primo maggio di memoria e d'impegno, noi riaffermiamo che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; noi riaffermiamo che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; noi riaffermiamo che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Viva il primo maggio.
Viva l'internazionale futura umanita'.
La nonviolenza e' in cammino.

5. REPETITA IUVANT. PRIMO MAGGIO (2014)

Il primo maggio e' il giorno in cui il movimento di liberazione delle classi sfruttate ed oppresse ricorda la violenza di cui e' vittima: la violenza dei poteri economici, politici, ideologici e militari che negano l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.
Il primo maggio e' il giorno in cui il movimento di liberazione delle classi sfruttate ed oppresse riafferma il senso e il fine della propria lotta: la liberazione dell'umanita' da ogni oppressione.
Viva il primo maggio.
Viva l'internazionale futura umanita'.
La nonviolenza e' in cammino.

6. REPETITA IUVANT. PER IL PRIMO MAGGIO (2013)

Che i poteri dominanti tentino di appropriarsi anche del primo maggio, giorno di memoria e di lotta delle classi sfruttate ed oppresse, e' l'ennesima infamia che indigna ma non stupisce.
Che anche talune burocrazie che pur furono espressione del movimento di lotta dei lavoratori si prestino ad una gestione alienata, mercificata e consumista del primo maggio come fatua, incongrua e fin assurda kermesse ipnotica e narcotica, ovvero si prestino ad un asservimento del primo maggio alla societa' dello spettacolo di debordiana memoria, e' l'ennesima vilta' che non stupisce ma indigna.
Frattanto i diritti sociali continuano a subire selvagge aggressioni da parte delle classi proprietarie e delle politiche antipopolari di governi sempre piu' ridotti a comitati d'affari e braccio armato del capitale finanziario, delle imprese transnazionali, degli antidemocratici organismi di effettuale governo del mondo ordinati al profitto dei ricchi a scapito della stessa nuda vita della immensa maggioranza dell'umanita'.
Ed anche in Italia mentre ristrette oligarchie rapinatrici (il regime della corruzione, i poteri criminali, l'economia del pizzo, dello strozzinaggio, dello sperpero, della appropriazione privata dei beni comuni fino alla massiccia distruzione ovvero all'irreversibile esaurimento) divengono sempre piu' ricche, di contro e conseguentemente sempre piu' persone subiscono condizioni di impoverimento, di umiliazione, di ricatto, di schiavitu', di miseria; la crescente disoccupazione di massa provoca per innumerevoli persone la perdita di ogni bene e di ogni speranza, e non pochi - privati di reti sociali di solidarieta' e di servizi pubblici di assistenza, precipitati nell'abisso dell'emarginazione e dell'esclusione, e quindi anche nel baratro esistenziale - sono indotti dalla disperazione ad atroci gesti estremi, fino a togliersi la vita.
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Altro e' il nostro primo maggio.
E' un primo maggio di memoria e di dolore: la memoria delle vittime dei poteri dominanti, delle vittime degli sfruttatori, delle vittime della violenza che esseri umani esercitano su altri esseri umani per ridurli in catene.
E' un primo maggio di lotta: la lotta delle classi sfruttate, di tutte le persone oppresse; la lotta responsabile e solidale per la liberazione dell'umanita', per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera casa comune dell'umanita' intera.
E' un primo maggio antifascista ed antimperialista, antirazzista ed anticolonialista, anticapitalista ed antitotalitario, contro la mafia e contro la corruzione, socialista e libertario, femminista ed ecologista, solidale, nonviolento.
Il nostro primo maggio e' contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni, contro tutte le discriminazioni e contro tutte le persecuzioni, contro lo sfruttamento e contro l'asservimento, contro ogni menzogna e contro ogni oppressione. Con la forza della verita'. Con la scelta della nonviolenza.
Vi e' una sola umanita'.
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Nel ricordo di Alfio Pannega continuiamo la lotta per la liberta', l'uguaglianza e la fraternita' di tutti gli esseri umani; per la comune responsabilita' per l'intero mondo vivente; per una societa' in cui da ciascuno sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuno sia dato secondo i suoi bisogni; per l'internazionale futura umanita'.
Viva il primo maggio.

7. REPETITA IUVANT. PRIMO MAGGIO A VITERBO (2012)

Si e' svolto il primo maggio a Viterbo un incontro di riflessione e mobilitazione con la partecipazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini.
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Il ricordo di Alfio Pannega
L'incontro si e' aperto con una commemorazione di Alfio Pannega, scomparso due anni fa, la cui lezione morale e civile e' ancora viva tra quanti lo hanno conosciuto e gli sono stati compagni di lotta contro lo sfruttamento e per la solidarieta', contro la guerra e per la giustizia, contro il razzismo e per i diritti umani, contro l'ecocidio e per una vita di condivisione, di accudimento e rispetto nei confronti delle altre persone e della natura.
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Contro la guerra e il razzismo
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ha poi ricordato i due piu' gravi orrori che perdurano oggi in Italia: l'illegale partecipazione alla guerra assassina in Afghanistan; l'illegale persecuzione razzista dei migranti. Occorre intensificare la lotta nonviolenta affinche' si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, che alla guerra e al razzismo si oppone; occorre intensificare la lotta nonviolenta affinche' lo stato italiano cessi di partecipare alla guerra, ed affinche' siano abrogate tutte le misure razziste, criminali e criminogene, imposte in Italia negli ultimi decenni da governi eversivi e hitleriani.
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Tagliare le spese militari e difendere i servizi sociali e sanitari
Una politica di pace, di disarmo, di smilitarizzazione consentirebbe anche consistenti risparmi nel bilancio dello stato: occorre tagliare energicamente le spese militari (a cominciare dall'immane sperpero di pubblico denaro per lo scellerato e folle acquisto dei cacciabombardieri F-35 predisposti per recare armamento anche atomico) e difendere invece i servizi sociali, sanitari ed educativi indispensabili per garantire i fondamentali diritti umani all'assistenza, alla salute e al sapere.
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Diritto al lavoro e lotta alla speculazione finanziaria e al capitalismo predatorio e onnidistruttivo
Il lavoro e' un diritto e un dovere: occorre che questo diritto sia riconosciuto e difeso per tutti. E quindi occorre respingere le sciagurate intenzioni governative di demolire le garanzie previste nello Statuto dei lavoratori; occorre respingere la politica economica governativa intesa a favoreggiare la speculazione finanziaria e il capitalismo piu' predatorio e onnidistruttivo, una politica governativa che ripropone ancora una volta nella forma piu' palese la feroce violenza delle classi dominanti contro le classi sociali sfruttate, oppresse, espropriate.
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Contro le due destre
Cosi' come e' stato necessario opporsi al governo dell'eversione dall'alto della "destra permale" berlusconiana, filomafiosa, neofascista e razzista, e' ora necessario opporsi al governo della "destra perbene" del capitale finanziario e della globalizzazione neoliberista, dei "lupi di Wall Street" per dirla con la formula di Pablo Neruda.
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Contro i poteri mafiosi, occulti, corrotti, totalitari
Opporsi allo sfruttamento e all'asservimento, al consumismo e all'ecocidio, difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, e' la premessa necessaria per contrastare adeguatamente la mafia come metodo e come sistema, per contrastare i poteri occulti che minano la democrazia, per contrastare il regime della corruzione che nega il diritto, per contrastare il fascismo che torna.
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La scelta della nonviolenza
La lotta di liberazione dell'umanita', la lotta per la socializzazione dei mezzi di produzione, la lotta per la difesa della biosfera, la lotta contro il maschilismo che nega in radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, richiedono la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, la coerenza tra i mezzi e i fini, la difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani comprese le generazioni future. Solo sulla base della scelta rigorosamente meditata e praticata della nonviolenza e' possibile ricostruire la capacita' di  autocoscienza, autorganizzazione ed autorappresentazione del movimento di liberazione e di solidarieta' delle classi sociali sfruttate ed oppresse, e quindi l'elaborazione e la prassi concreta ed effettuale del suo progetto politico di giustizia e liberta', di responsabilita' e condivisione, rompendo con ogni subalternita' e ogni ambiguita'.
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Concludendo il suo intervento Peppe Sini ha rievocato e riproposto alcune cruciali riflessioni ed alcune cruciali figure della tradizione del movimento di lotta delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita', da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Virginia Woolf a Franca Ongaro Basaglia, da Luce Fabbri ad Adrienne Rich, ed in particolare - rievocando anche indimenticabili incontri personali - alcuni dei maestri a Viterbo dell'impegno antifascista e per la dignita' umana: da Achille Poleggi a Sauro Sorbini, da Vittorio Emanuele Giuntella a Raimondo Pesaresi, da Spartaco Ciucciarelli ad Alfio Pannega.

8. REPETITA IUVANT. UN PRIMO MAGGIO CONTRO GUERRE E RAZZISMO, NEL RICORDO DI ALFIO PANNEGA (2011)

Dopo che anche la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha confermato che in Italia e' stato compiuto un colpo di stato razzista che mostruosamente, hitlerianamente perseguita innumerevoli innocenti.
Dopo anni di massacri in Afghanistan, massacri di una guerra cui l'Italia illegalmente, criminalmente partecipa.
Dopo mesi di massacri in Libia, massacri di una guerra cui l'Italia illegalmente, criminalmente partecipa.
Cosa si attende ancora ad insorgere con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, contro il governo del colpo di stato razzista e della guerra stragista?
Cosa si attende ancora ad insorgere con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa della legalita', della democrazia, della civilta', del diritto di ogni essere umano a non essere perseguitato e ucciso?
Cosa si attende ancora ad insorgere con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, contro il razzismo e contro la guerra?
Cosa si attende ancora ad insorgere con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa del diritto alla vita e alla dignita' di tutti gli esseri umani?
Cosa si attende ancora ad insorgere con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa dell'umanita' che e' una?
In questa tragica distretta e' necessario che il popolo italiano scacci dal governo della repubblica la cricca dei golpisti razzisti e assassini.
E' necessario che il popolo italiano imponga il rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, il rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani.
E' necessario che il popolo italiano faccia cessare l'orrore della partecipazione italiana alla guerra, faccia cessare l'orrore della persecuzione razzista.
Vi e' una sola umanita'.

9. REPETITA IUVANT. PAROLE DETTE IL PRIMO MAGGIO 2010 NEL CIMITERO DI VITERBO DINANZI AL FERETRO DI ALFIO PANNEGA
[Ricostruite a memoria - e frettolosamente poi scritte - questo sono, se non le esatte parole, alcune delle cose dette il primo maggio 2010 al cimitero di Viterbo dinanzi al feretro di Alfio Pannega]

Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con la virtu' della misericordia verso tutte le creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e' vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo, poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si sosterranno.
*
Era un poeta, educato alla lingua e alla musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare, civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo, elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli rende omaggio.
*
Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui; e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita' lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali, che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
*
E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del 2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare.
*
E poi ci sono questi ultimi mesi, questi ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie, arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie; un ringraziamento grande va a tutte le persone che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella lotta per un diritto di tutti.
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Ma anche detto questo forse non e' ancora detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e un compagno di vita: nella piena condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra, contro razzismo, discriminazione, sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi, degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune, per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
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Alfio Pannega non e' mai stato riducibile a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da questa preistoria verso il regno della liberta'.
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Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino, di artigiano e di operaio -, per noi da oggi il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa lotta.
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Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su', lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura umanita'".
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Ed ora che, con quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza, ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita di un giusto, ora sta a noi che restiamo di essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno, che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".

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