[Nonviolenza] Telegrammi. 3042



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3042 del 21 aprile 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Sommario di questo numero:
1. Papa Francesco ricorda don Tonino Bello ad Alessano
2. Papa Francesco ricorda don Tonino Bello a Molfetta
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
5. Tavola della pace e Rete della pace: E' tempo di fare pace
6. Piero Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. PAPA FRANCESCO RICORDA DON TONINO BELLO AD ALESSANO
[Riprendiamo e diffondiamo il discorso tenuto il 20 aprile 2018 da papa Francesco nel piazzale antistante il Cimitero di Alessano (Lecce)]

Cari fratelli e sorelle,
sono giunto pellegrino in questa terra che ha dato i natali al Servo di Dio Tonino Bello. Ho appena pregato sulla sua tomba, che non si innalza monumentale verso l'alto, ma e' tutta piantata nella terra: Don Tonino, seminato nella sua terra, - lui, come un seme seminato -, sembra volerci dire quanto ha amato questo territorio. Su questo vorrei riflettere, evocando anzitutto alcune sue parole di gratitudine: "Grazie, terra mia, piccola e povera, che mi hai fatto nascere povero come te ma che, proprio per questo, mi hai dato la ricchezza incomparabile di capire i poveri e di potermi oggi disporre a servirli" (1).
Capire i poveri era per lui vera ricchezza, era anche capire la sua mamma, capire i poveri era la sua ricchezza. Aveva ragione, perche' i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa. Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda. Il Vangelo - eri solito ricordarlo a Natale e a Pasqua - chiama a una vita spesso scomoda, perche' chi segue Gesu' ama i poveri e gli umili. Cosi' ha fatto il Maestro, cosi' ha proclamato sua Madre, lodando Dio perche' "ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili" (Lc 1,52). Una Chiesa che ha a cuore i poveri rimane sempre sintonizzata sul canale di Dio, non perde mai la frequenza del Vangelo e sente di dover tornare all'essenziale per professare con coerenza che il Signore e' l'unico vero bene.
Don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesu', che per noi, da ricco che era, si e' fatto povero (cfr 2 Cor 8,9). Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di se'. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l'indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l'incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale. Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignita', non il profitto con la sua avidita'. Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre e' prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera poverta', anche la poverta' genera guerra (2). La pace, percio', si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, la' dove artigianalmente si plasma la comunione. Diceva, speranzoso, don Tonino: "Dall'officina, come un giorno dalla bottega di Nazareth, uscira' il verbo di pace che instradera' l'umanita', assetata di giustizia, per nuovi destini" (3).
Cari fratelli e sorelle, questa vocazione di pace appartiene alla vostra terra, a questa meravigliosa terra di frontiera - finis-terrae - che Don Tonino chiamava "terra-finestra", perche' dal Sud dell'Italia si spalanca ai tanti Sud del mondo, dove "i piu' poveri sono sempre piu' numerosi mentre i ricchi diventano sempre piu' ricchi e sempre di meno" (4). Siete una "finestra aperta, da cui osservare tutte le poverta' che incombono sulla storia" (5), ma siete soprattutto una finestra di speranza perche' il Mediterraneo, storico bacino di civilta', non sia mai un arco di guerra teso, ma un'arca di pace accogliente (6).
Don Tonino e' uomo della sua terra, perche' in questa terra e' maturato il suo sacerdozio. Qui e' sbocciata la sua vocazione, che amava chiamare evocazione: evocazione di quanto follemente Dio predilige, ad una ad una, le nostre fragili vite; eco della sua voce d'amore che ci parla ogni giorno; chiamata ad andare sempre avanti, a sognare con audacia, a decentrare la propria esistenza per metterla al servizio; invito a fidarsi sempre di Dio, l'unico capace di trasformare la vita in una festa. Ecco, questa e' la vocazione secondo don Tonino: una chiamata a diventare non solo fedeli devoti, ma veri e propri innamorati del Signore, con l'ardore del sogno, lo slancio del dono, l'audacia di non fermarsi alle mezze misure. Perche' quando il Signore incendia il cuore, non si puo' spegnere la speranza. Quando il Signore chiede un "si'", non si puo' rispondere con un "forse". Fara' bene, non solo ai giovani, ma a tutti noi, a tutti quelli che cercano il senso della vita, ascoltare e riascoltare le parole di Don Tonino.
In questa terra, Antonio nacque Tonino e divenne don Tonino. Questo nome, semplice e familiare, che leggiamo sulla sua tomba, ci parla ancora. Racconta il suo desiderio di farsi piccolo per essere vicino, di accorciare le distanze, di offrire una mano tesa. Invita all'apertura semplice e genuina del Vangelo. Don Tonino l'ha tanto raccomandata, lasciandola in eredita' ai suoi sacerdoti. Diceva: "Amiamo il mondo. Vogliamogli bene. Prendiamolo sotto braccio. Usiamogli misericordia. Non opponiamogli sempre di fronte i rigori della legge se non li abbiamo temperati prima con dosi di tenerezza" (7). Sono parole che rivelano il desiderio di una Chiesa per il mondo: non  mondana, ma per il mondo. Che il Signore ci dia questa grazia: una Chiesa non mondana, al servizio del mondo. Una Chiesa monda di autoreferenzialita' ed "estroversa, protesa, non avviluppata dentro di se'" (8); non in attesa di ricevere, ma di prestare pronto soccorso; mai assopita nelle nostalgie del passato, ma accesa d'amore per l'oggi, sull'esempio di Dio, che "ha tanto amato il mondo" (Gv 3,16).
Il nome di "don Tonino" ci dice anche la sua salutare allergia verso i titoli e gli onori, il suo desiderio di privarsi di qualcosa per Gesu' che si e' spogliato di tutto, il suo coraggio di liberarsi di quel che puo' ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni (9). Don Tonino non lo faceva certo per convenienza o per ricerca di consensi, ma mosso dall'esempio del Signore. Nell'amore per Lui troviamo la forza di dismettere le vesti che intralciano il passo per rivestirci di servizio, per essere "Chiesa del grembiule, unico paramento sacerdotale registrato dal Vangelo" (10).
Da questa sua amata terra che cosa don Tonino ci potrebbe ancora dire? Questo credente con i piedi per terra e gli occhi al Cielo, e soprattutto con un cuore che collegava Cielo e terra, ha coniato, tra le tante, una parola originale, che tramanda a ciascuno di noi una grande missione. Gli piaceva dire che noi cristiani "dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioe' della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell'azione" (11), della gente che non separa mai preghiera e azione. Caro don Tonino, ci hai messo in guardia dall'immergerci nel vortice delle faccende senza piantarci davanti al tabernacolo, per non illuderci di lavorare invano per il Regno (12). E noi ci potremmo chiedere se partiamo dal tabernacolo o da noi stessi. Potresti domandarci anche se, una volta partiti, camminiamo; se, come Maria, Donna del cammino, ci alziamo per raggiungere e servire l'uomo, ogni uomo. Se ce lo chiedessi, dovremmo provare vergogna per i nostri immobilismi e per le nostre continue giustificazioni. Ridestaci allora alla nostra alta vocazione; aiutaci ad essere sempre piu' una Chiesa contemplattiva, innamorata di Dio e appassionata dell'uomo!
Cari fratelli e sorelle, in ogni epoca il Signore mette sul cammino della Chiesa dei testimoni che incarnano il buon annuncio di Pasqua, profeti di speranza per l'avvenire di tutti. Dalla vostra terra Dio ne ha fatto sorgere uno, come dono e profezia per i nostri tempi. E Dio desidera che il suo dono sia accolto, che la sua profezia sia attuata. Non accontentiamoci di annotare bei ricordi, non lasciamoci imbrigliare da nostalgie passate e neanche da chiacchiere oziose del presente o da paure per il futuro. Imitiamo don Tonino, lasciamoci trasportare dal suo giovane ardore cristiano, sentiamo il suo invito pressante a vivere il Vangelo senza sconti. E' un invito forte rivolto a ciascuno di noi e a noi come Chiesa. Davvero ci aiutera' a spandere oggi la fragrante gioia del Vangelo.
Adesso, tutti insieme, preghiamo la Madonna e dopo vi daro' la benedizione, d'accordo?
[Ave Maria e benedizione]
*
Note
1. "Grazie, Chiesa di Alessano", La terra dei miei sogni. Bagliori di luce dagli scritti ugentini, 2014, 477.
2. Cfr S. Giovanni Paolo II, "Se cerchi la pace, va' incontro ai poveri", Messaggio per la Giornata mondiale della Pace, I gennaio 1993.
3. La terra dei miei sogni, 32.
4. "Il pentalogo della speranza", Scritti vari, interviste aggiunte, 2007, 252.
5. "La speranza a caro prezzo", Scritti di pace, 1997, 348.
6. Cfr "La profezia oltre la mafia", ivi, 280.
7. "Torchio e spirito. Omelia per la Messa crismale 1993", Omelie e scritti quaresimali, 2015, 97.
8. "Sacerdoti per il mondo", Cirenei della gioia, 2004, 26.
9. "Dai poveri verso tutti", ivi, 122 ss.
10. "Configurati a Cristo capo e sacerdote", ivi, 61.
11. Ivi, 55.
12. Cfr "Contempl-attivi nella ferialita' quotidiana", Non c'e' fedelta' senza rischio, 2000, 124; "Soffrire le cose di Dio e soffrire le cose dell'uomo", Cirenei della gioia, 81-82.

2. MAESTRI. PAPA FRANCESCO RICORDA DON TONINO BELLO A MOLFETTA
[Riprendiamo e diffondiamo l'omelia pronunciata il 20 aprile 2018 da papa Francesco nel porto di Molfetta]

Le Letture che abbiamo ascoltato presentano due elementi centrali per la vita cristiana: il Pane e la Parola.
Il Pane. Il pane e' il cibo essenziale per vivere e Gesu' nel Vangelo si offre a noi come Pane di vita, come a dirci: "di me non potete fare a meno". E usa espressioni forti: "mangiate la mia carne e bevete il mio sangue" (cfr Gv 6,53). Che cosa significa? Che per la nostra vita e' essenziale entrare in una relazione vitale, personale con Lui. Carne e sangue. L'Eucaristia e' questo: non un bel rito, ma la comunione piu' intima, piu' concreta, piu' sorprendente che si possa immaginare con Dio: una comunione d'amore tanto reale che prende la forma del mangiare. La vita cristiana riparte ogni volta da qui, da questa mensa, dove Dio ci sazia d'amore. Senza di Lui, Pane di vita, ogni sforzo nella Chiesa e' vano, come ricordava don Tonino Bello: "Non bastano le opere di carita', se manca la carita' delle opere. Se manca l'amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che e' l'Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose" (1).
Gesu' nel Vangelo aggiunge: "Colui che mangia me vivra' per me" (v. 57). Come a dire: chi si nutre dell'Eucaristia assimila la stessa mentalita' del Signore. Egli e' Pane spezzato per noi e chi lo riceve diventa a sua volta pane spezzato, che non lievita d'orgoglio, ma si dona agli altri: smette di vivere per se', per il proprio successo, per avere qualcosa o per diventare qualcuno, ma vive per Gesu' e come Gesu', cioe' per gli altri. Vivere per e' il contrassegno di chi mangia questo Pane, il "marchio di fabbrica" del cristiano. Vivere per. Si potrebbe esporre come avviso fuori da ogni chiesa: "Dopo la Messa non si vive piu' per se' stessi, ma per gli altri". Sarebbe bello che in questa diocesi di don Tonino Bello ci fosse questo avviso, alla porta delle chiese, perche' sia letto da tutti: "Dopo la Messa non si vive piu' per se' stessi, ma per gli altri". Don Tonino ha vissuto cosi': tra voi e' stato un Vescovo-servo, un Pastore fattosi popolo, che davanti al Tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente. Sognava una Chiesa affamata di Gesu' e intollerante ad ogni mondanita', una Chiesa che "sa scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, della sofferenza, della solitudine" (2). Perche', diceva, "l'Eucarestia non sopporta la sedentarieta'" e senza alzarsi da tavola resta "un sacramento incompiuto" (3). Possiamo chiederci: in me, questo Sacramento si realizza? Piu' concretamente: mi piace solo essere servito a tavola dal Signore o mi alzo per servire come il Signore? Dono nella vita quello che ricevo a Messa? E come Chiesa potremmo domandarci: dopo tante Comunioni, siamo diventati gente di comunione?
Il Pane di vita, il Pane spezzato e' infatti anche Pane di pace. Don Tonino sosteneva che "la pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. [...] La pace e' qualche cosa di piu': e' convivialita'". E' "mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi, mettersi a tavola tra persone diverse", dove "l'altro e' un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare" (4). Perche' i conflitti e tutte le guerre "trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti" (5). E noi, che condividiamo questo Pane di unita' e di pace, siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo; ad essere, sempre e dovunque, costruttori di pace.
Insieme col Pane, la Parola. Il Vangelo riporta aspre discussioni attorno alle parole di Gesu': "Come puo' costui darci la sua carne da mangiare?" (v. 52). C'e' un'aria di disfattismo in queste parole. Tante nostre parole assomigliano a queste: come puo' il Vangelo risolvere i problemi del mondo? A che serve fare del bene in mezzo a tanto male? E cosi' cadiamo nell'errore di quella gente, paralizzata dal discutere sulle parole di Gesu', anziche' pronta ad accogliere il cambiamento di vita chiesto da Lui. Non capivano che la Parola di Gesu' e' per camminare nella vita, non per sedersi a parlare di cio' che va o non va. Don Tonino, proprio nel tempo di Pasqua, augurava di accogliere questa novita' di vita, passando finalmente dalle parole ai fatti. Percio' esortava accoratamente chi non aveva il coraggio di cambiare: "gli specialisti della perplessita'. I contabili pedanti dei pro e dei contro. I calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di muoversi" (6). A Gesu' non si risponde secondo i calcoli e le convenienze del momento; gli si risponde col "si'" di tutta la vita. Egli non cerca le nostre riflessioni, ma la nostra conversione. Punta al cuore.
E' la stessa Parola di Dio a suggerirlo. Nella prima Lettura, Gesu' risorto si rivolge a Saulo e non gli propone sottili ragionamenti, ma gli chiede di mettere in gioco la vita. Gli dice: "Alzati ed entra nella citta' e ti sara' detto cio' che devi fare" (At 9,6). Anzitutto: "Alzati". La prima cosa da evitare e' rimanere a terra, subire la vita, restare attanagliati dalla paura. Quante volte don Tonino ripeteva: "In piedi!", perche' "davanti al Risorto non e' lecito stare se non in piedi" (7). Rialzarsi sempre, guardare in alto, perche' l'apostolo di Gesu' non puo' vivacchiare di piccole soddisfazioni.
Il Signore poi dice a Saulo: "Entra in citta'". Anche a ciascuno di noi dice: "Va', non rimanere chiuso nei tuoi spazi rassicuranti, rischia!". "Rischia!". La vita cristiana va investita per Gesu' e spesa per gli altri. Dopo aver incontrato il Risorto non si puo' attendere, non si puo' rimandare; bisogna andare, uscire, nonostante tutti i problemi e le incertezze. Vediamo ad esempio Saulo che, dopo aver parlato con Gesu', sebbene cieco, si alza e va in citta'. Vediamo Anania che, sebbene pauroso e titubante, dice: "Eccomi, Signore!" (v. 10) e subito va da Saulo. Siamo chiamati tutti, in qualsiasi situazione ci troviamo, a essere portatori di speranza pasquale, "cirenei della gioia", come diceva don Tonino; servitori del mondo, ma da risorti, non da impiegati. Senza mai contristarci, senza mai rassegnarci. E' bello essere "corrieri di speranza", distributori semplici e gioiosi dell'alleluia pasquale.
Infine Gesu' dice a Saulo: "Ti sara' detto cio' che devi fare". Saulo, uomo deciso e affermato, tace e va, docile alla Parola di Gesu'. Accetta di obbedire, diventa paziente, capisce che la sua vita non dipende piu' da lui. Impara l'umilta'. Perche' umile non vuol dire timido o dimesso, ma docile a Dio e vuoto di se'. Allora anche le umiliazioni, come quella provata da Saulo per terra sulla via di Damasco, diventano provvidenziali, perche' spogliano della presunzione e permettono a Dio di rialzarci. E la Parola di Dio fa cosi': libera, rialza, fa andare avanti, umili e coraggiosi al tempo stesso. Non fa di noi dei protagonisti affermati e campioni della propria bravura, no, ma dei testimoni genuini di Gesu', morto e risorto, nel mondo.
Pane e Parola. Cari fratelli e sorelle, ad ogni Messa ci nutriamo del Pane di vita e della Parola che salva: viviamo cio' che celebriamo! Cosi', come don Tonino, saremo sorgenti di speranza, di gioia e di pace.
*
Note
1. "Configurati a Cristo capo e sacerdote", Cirenei della gioia, 2004, 54-55.
2. "Sono credibili le nostre Eucarestie?", Articoli, corrispondenze, lettere, 2003, 236.
3. "Servi nella Chiesa per il mondo", ivi, 103-104.
4. "La nonviolenza in una societa' violenta", Scritti di pace, 1997, 66-67.
5. "La pace come ricerca del volto", Omelie e scritti quaresimali, 1994, 317.
6. "Lievito vecchio e pasta nuova", Vegliare nella notte, 1995, 91.
7. Ultimo saluto al termine della Messa Crismale, 8 aprile 1993.

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

4. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. APPELLI. TAVOLA DELLA PACE E RETE DELLA PACE: E' TEMPO DI FARE PACE
[Riceviamo e diffondiamo]

Oggi 70 milioni di donne e uomini, bambini e anziani sono in cammino alla ricerca di un posto dove vivere in pace. Ma il problema della pace e' anche nostro. Crisi economica, disoccupazione, cambiamenti climatici, violenza, razzismo, xenofobia, nazionalismi, aumento delle spese militari e corsa al riarmo nucleare ci stanno mettendo in serio pericolo. Per questo invitiamo tutti a mettersi in cammino alla ricerca della pace e ad organizzare assieme una grande marcia della pace e della fraternita'.
La Marcia si svolgera' domenica 7 ottobre 2018, da Perugia ad Assisi, a cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, a settant'anni dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei diritti umani, a cinquant'anni dalla scomparsa di Aldo Capitini.
Questi tre anniversari ci aiutano a riflettere sui problemi della guerra e della pace, sui diritti umani e la nonviolenza affrontando le sfide dei nostri giorni e del futuro con maggiore consapevolezza e determinazione a fare pace, qui e ora.
Con questa Marcia vogliamo convocare tutti gli operatori di pace, valorizzare i percorsi, i programmi e i progetti di ciascuno, ri-unire le energie positive che ci sono dappertutto, radunare le forze sparse, le persone che in Italia, in Europa e nel mondo hanno deciso di non rassegnarsi, di assumere le proprie responsabilita'.
Fare pace e' difficile ma non impossibile. Facciamo dunque in modo che le nostre azioni individuali e collettive siano sempre piu' forti e contagiose. Organizziamo insieme la Marcia. E, il 7 ottobre, ritroviamoci in tanti, da Perugia ad Assisi, in cammino sulla via della pace!
Invia subito la tua adesione!
Tavola della pace, Rete della pace
Per adesioni e informazioni:
- Tavola della Pace, via della viola 1, 06122 Perugia, tel. 3356590356 - 0755736890, fax 0755739337, e-mail: adesioni at perlapace.it, sito:www.perlapace.it
- Rete della Pace, tel. 0641609274, fax 0641609275, e-mail: segreteria at retedellapace.it, sito: www.retedellapace.it

6. TESTI. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER DONNE, UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA
[I testi che qui ancora una volta riproponiamo sono estratti dal libro di discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente piu' volte ristampato dalla casa editrice Laterza.
Piero Calamandrei, nato a Firenze il 21 aprile 1889 ed ivi deceduto il 27 settembre 1956, avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili. Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889. Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924 alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci' col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del 1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26 luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche' esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario. Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri, Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze, direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi, Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del "Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945 fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956". Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente ripubblicato da Laterza nel 2006]

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO

(In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza)

*

DA QUESTA CASA
OVE NEL 1925
IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA
DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE
NON MOLLARE
FEDELI A QUESTA CONSEGNA
COL PENSIERO E COLL'AZIONE
CARLO E NELLO ROSSELLI
SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII
IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA
MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE
INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA
CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO
IL 9 GIUGNO 1937
A BAGNOLES DE L'ORNE
MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI
DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI
QUANDO SPUNTO' L'ALBA
SI VIDERO IN ARMI
SU OGNI VETTA D'ITALIA
MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO
VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI
CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO
GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE
GIUSTIZIA E LIBERTA'

(Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38)

*

GIUSTIZIA E LIBERTA'

PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO

(Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano - Firenze)

*

NON PIU' VILLA TRISTE
SE IN QUESTE MURA
SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI
ARMATI SOL DI COSCIENZA
IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI
VOLLERO
PER RISCATTARE VERGOGNA
PER RESTITUIR DIGNITA'
PER NON RIVELARE IL COMPAGNO
LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE
NON TRADIRE

(Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in quei mesi "Villa triste")

*

GIANFRANCO MATTEI
DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTA'
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO

SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
"SIATE FORTI - COME IO LO FUI"

Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944

(Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco Mattei)

*

LA MADRE

QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI
SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE
IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO
PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO
MA QUANDO IN UN UNICO SPARO
CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO
LA MADRE DISSE
NON VI RIMPROVERO O FIGLI
D'AVERMI DATO TANTO DOLORE
L'AVETE FATTO PER UN'IDEA
PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI
DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA
MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA
SE PIU' LA SERA NON TORNERETE
IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI
DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO
MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA
O FIGLI CARI
VENGO CON VOI

(Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi, morta di dolore poco dopo la loro fucilazione)

*

A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA
AVVOLTA NEL NEMBO
QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO
MA LIVIO COMANDA
QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA
NON VALE SAGGEZZA
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE

DALLA MONTAGNA NERA
DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO
S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA
L'HANNO RICONOSCIUTO
SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI
RICANTAN LE VECCHIE CANZONI
E' LIVIO CHE SALE
E' IL LORO CAPO
CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA
TRA I MORTI GIOVANI
GIOVANE ANCH'EGLI
E' VOLUTO RESTARE

ASCIUGHIAMO IL PIANTO
GUARDIAMO SU IN ALTO
IN CERCA DI TE
COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI
FERMO SULLA RUPE
LE SPALLE QUADRATE MONTANARE
LA MASCHIA FRONTE OSTINATA
L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA
FACCI UN CENNO LIVIO
SE VACILLEREMO
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
ANCHE SE QUESTO
E'
MORIRE

(Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una sciagura di montagna)

*

DALL'XI AGOSTO MCMXLIV
NON DONATA MA RICONQUISTATA
A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE
LA LIBERTA'
SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE
PER INSURREZIONE DI POPOLO
PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI
IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI
PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI
HA RIPRESO STANZA
NEI SECOLI

(Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che guarda Via dei Gondi, a Firenze)

*

SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO
NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA
O SUPPLIZIATI DI BELFIORE
O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA
DOPO UN SECOLO
MANTOVA VI AFFIDA
QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA

COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE
A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO
SENZA VOLTARSI INDIETRO
ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE
SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA

MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI
RADETZKY O KESSELRING
VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI
RISORGIMENTO O RESISTENZA
MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO
NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI
LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO
QUESTA FIAMMA RIBELLE
PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO
DOPO CENT'ANNI
QUANDO L'ORA SPUNTA
I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA'
DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA
L'AVANZATA RIPRENDE
FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA
DAL MONDO PACIFICATO

(Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo decennale della Resistenza, giugno 1954)

*

RITORNO DI KESSELRING

NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO
O FUCILATI DELLA RESISTENZA
O INNOCENTI ARSI VIVI
DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO
NON E' PIU' VERO
CHE NEL ROGO DEI CASALI
DIETRO LE PORTE INCHIODATE
MADRI E CREATURE
TORCENDOSI TRA LE FIAMME
URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA'

AI CAMERATI GUASTATORI
CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA
SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA
RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI
SI SCHIERINO IN PARATA
ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI
PER LA FELICITA' DEL MONDO

NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE
SONO STATI TUTTI REQUISITI
PER FARE LA FIORITA
SULLE VIE DEL LORO RITORNO
LI COMANDERA' ANCORA
COLL'ONORE MILITARE
CUCITO IN ORO SUL PETTO
IL CAMERATA KESSELRING
IL VOSTRO ASSASSINO

*

IL MONUMENTO A KESSELRING

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)

*

ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE
IL 12 SETTEMBRE 1943
POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI
ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI
FURONO LA PRIMA PATTUGLIA
DELLA RESISTENZA PIEMONTESE
CHE DOPO DUE INVERNI
CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO
PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI
DIVENTO'
L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA

NEL PRIMO DECENNALE
I VIVI SALUTANO I MORTI
DORMITE IN PACE COMPAGNI
L'IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME
VERSO L'AVVENIRE
NON E' CADUTO

(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27 settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri)

*

CONTRO OGNI RITORNO

INERMI BORGATE DELL'ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI'

S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA'
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI'
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI

E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E' OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

(Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954)

*

FANTASMI

NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU' AL PIANO
NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE
MURATA COL VOSTRO SANGUE
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI
E' BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
PERCHE' TUTTO IL POPOLO
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
CHIEDERANNO LA PAROLA
AVREMO TANTO DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO
L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA
LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI
PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE
I FIERI MINISTRI DI SALO'
APRIRANNO
I LORO ARCHIVI SEGRETI
DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA
DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO
CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO
TUTTE IN REGOLA
SAPREMO FINALMENTE
QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO
DI CARLO E NELLO ROSSELLI
MA FORSE A QUESTO PUNTO
PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA
PECCATO
QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO
AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE

(Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno 1953)

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Stefano Lazzarin (a cura di), Dino Buzzati, Rcs, Milano 2018, pp. 154, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Andre' Malraux, La condizione umana, Bompiani, Milano 1934, 1982, pp. XXIV + 312.
- Andre' Malraux, La speranza, Mondadori, Milano 1956, pp. 448.
*
Riedizioni
- Elizabeth von Arnim, Un incantevole aprile, Fazi, Roma 2017, Gedi, Roma 2018, pp. 256, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").
- Hoai Huong Nguyen, L'ombra dolce, Guanda, Milano 2014, Rcs, Milano 2018, pp. 192, euro 8,90 (in supplemento al settimanale "Oggi").

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3042 del 21 aprile 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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