[Nonviolenza] Archivi. 291



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 291 del 17 marzo 2018

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di gennaio 2018 (parte prima)
2. L'umanita'
3. Ferdinando Imposimato
4. Rileggendo Heinrich Boell. Un incontro a Viterbo per il disarmo nucleare
5. Omero Delli Storti: Il fine morale
6. Omero Delli Storti: Il damerino triste
7. Omero Delli Storti: Un sognatore
8. Omero Delli Storti: In trincea
9. Omero Delli Storti: Il compito
10. C'e' un modo per contrastare e sconfiggere la scellerata propaganda razzista e i suoi folli fautori
11. Omero Delli Storti: Il lapsus
12. Omero Delli Storti: Il bottone piu' grosso
13. Piccolo dittico delle armi e del disarmo
14. Michele Gesualdi
15. Liliana Segre senatrice a vita
16. In quanto le armi
17. Rocco Scammesati: A che serve la memoria (dialettico un dittico)
18. Rocco Scammesati: Concerto senza orchestra

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2018 (PARTE PRIMA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2018.

2. L'UMANITA'

L'umanita'.
Solo la nonviolenza puo' salvarla.

3. FERDINANDO IMPOSIMATO

E' deceduto Ferdinando Imposimato, magistrato, parlamentare, uomo giusto e generoso.
Lo salutiamo come un maestro molto amato e un compagno di lotte ancora necessarie.

4. RILEGGENDO HEINRICH BOELL. UN INCONTRO A VITERBO PER IL DISARMO NUCLEARE

Lunedi' 8 gennaio 2018, come prosecuzione dell'iniziativa territoriale suscitata dalla Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione a partire dal discorso pronunciato da Heinrich Boell a Bonn il primo ottobre 1981 a conclusione della manifestazione per la pace che fu un momento culminante della mobilitazione dei popoli contro il riarmo nucleare.
Nel corso dell'incontro sono stati letti anche altri testi di Boell e se ne e' ricordata la figura e l'opera di illustre scrittore e di generosissimo militante per la pace e per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello per la legge sullo "ius soli / ius culturae; hanno espresso altresi' il loro sostegno all'iniziativa per l'abrogazione dell'ergastolo.
Preso atto dello scioglimento delle Camere e della fissazione al 4 marzo 2018 delle prossime elezioni, le persone partecipanti all'incontro auspicano che su questi temi vi sia un esplicito pronunciamento ed un impegno programmatico delle forze politiche democratiche gia' in campagna elettorale.
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Pace, riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, difesa della biosfera: solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
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Allegato primo: Una breve notizia sulla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
Si e' svolta tra il 20 novembre e il 10 dicembre 2017 la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che ha attraversato l'Italia per chiedere che anche il nostro paese ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu.
Molte le iniziative realizzate in varie citta' d'Italia: la Carovana, promossa dalla "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf), la piu' antica e prestigiosa associazione pacifista internazionale, ha infatti saputo suscitare l'adesione e l'impegno del vasto e variegato arcipelago del "popolo della pace", associazioni, movimenti, istituzioni e persone impegnate in difesa dell'umanita' e della biosfera, per la pace e il disarmo, contro tutte le violenze, per la liberazione comune e per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La carovana ha preso avvio il 20 novembre, "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia", e si e' conclusa il 10 dicembre, "Giornata internazionale dei diritti umani"; al suo centro, cuore pulsante, il 25 novembre, "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne", con la partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dal movimento "Non una di meno" a Roma.
Invitiamo tutte le persone di volonta' buona, tutte le associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della natura e della civilta' umana, tutte le istituzioni democratiche, a sostenere le ulteriori iniziative della Wilpf.
Per contattare le donne della "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf-Italia): Antonia Sani: cell. 3497865685, e-mail: antonia.sani.baraldi at gmail.com e Giovanna Pagani: cell. 3201883333, e-mail: gioxblu24 at gmail.com
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Allegato secondo: Una breve notizia su Heinrich Boell
Heinrich Boell e' nato a Colonia il 21 dicembre 1917, testimone degli orrori del secolo, uomo di tenace, intransigente impegno morale e civile, una delle figure piu' belle dell'impegno per la pace e la dignita' umana. Premio Nobel per la letteratura nel 1972. E' scomparso il 16 luglio 1985. La sua bonta' dovrebbe passare in proverbio. Heinrich Boell e' uno dei piu' grandi maestri della nonviolenza in cammino. E' stato detto di lui: "Leggendo Boell si scopre che e' sempre possibile scegliere il bene. Leggendo Boell si scopre che non vi e' solo un'umanita' schiacciata dalla violenza, dalla sofferenza, dalla sventura, ma vi e' anche un'umanita' generosa e coraggiosa che alla violenza si oppone, che ai sofferenti presta soccorso, che alle sventure cerca di porre rimedio, che promuove la lotta delle vittime affinche' finisca ogni oppressione; e questa umanita' sofferente e questa umanita' generosa sono una stessa umanita', incarnata in ogni singola persona. Leggendo Boell si scopre che proprio qui ed oggi e' il luogo e il momento di combattere con la scelta della nonviolenza contro il maschilismo, il militarismo, il razzismo, il fascismo; il luogo e il momento di combattere con la forza della verita' per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Leggendo Boell si scopre che la nonviolenza e' sempre in cammino. Leggendo Boell si scopre che la nonviolenza e' piu' forte del male, poiche' essa e' la stessa umanita' che si riconosce nella sua dignita', solidarieta', liberta' liberatrice". Ricordare Boell e' proseguirne la lotta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera, contro tutte le oppressioni e le devastazioni, contro tutte le guerre e le uccisioni, contro tutte le menzogne e le violenze. Ricordare Boell e' proseguirne il cammino. La nonviolenza e' il cammino.
Opere di Heinrich Boell: tra le opere di narrativa (che sono sempre anche di testimonianza) piu' volte ristampate: Il treno era in orario (Mondadori), Viandante, se giungi a Spa... (Mondadori), Dov'eri, Adamo? (Bompiani), E non disse nemmeno una parola (Mondadori), Racconti umoristici e satirici (Bompiani), Il nano e la bambola (Einaudi), Opinioni di un clown (Mondadori), Foto di gruppo con signora (Einaudi), L'onore perduto di Katharina Blum (Einaudi), Vai troppo spesso a Heidelberg (Einaudi), Assedio preventivo (Einaudi), Il legato (Einaudi), La ferita (Einaudi), Donne con paesaggio fluviale (Einaudi). Tra le raccolte di saggi e interventi: Rosa e dinamite, Einaudi, Torino 1979; Lezioni francofortesi, Linea d'ombra, Milano 1990; Terreno minato, Bompiani, Milano 1990; Fraternita' difficile, Edizioni e/o, Roma 1999.
Tra le opere su Heinrich Boell: Italo Alighiero Chiusano, Heinrich Boell, La Nuova Italia, Firenze 1974; Lucia Borghese, Invito alla lettura di Boell, Mursia, Milano 1990. Si vedano anche i testi di Cristina Ricci ne "La nonviolenza e' in cammino", nn. 1484-1486, e "La domenica della nonviolenza", n. 100.

5. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL FINE MORALE

L'arte, lo sanno tutti, deve avere un fine morale.
Per esempio, un racconto: non e' necessario che abbia un lieto fine, puo' anche avere un finale tragico, l'importante e' che il cattivo muoia tra immani sofferenze e non che se la scampi e se la goda.
Succede gia' nel mondo che i criminali la passano liscia, nell'arte no, nell'arte vanno puniti come si meritano.
Io certe volte me lo chiedo se e' giusto fare le opere d'arte che si parla della sofferenza. Sarebbe meglio fare le opere d'arte che la gente sta bene, no? Che bisogno c'e' di raccontare gli ammazzamenti, le malattie e tutta quella roba li che gia' la conosciamo tutti?
Per esempio: ai ragazzini gli racconti della vita dei re e delle regine, no? Che la vita dei contadini e degli operai gia' la conoscono. E che c'e' di bello nella vita dei poveracci? Niente. Allora se si deve inventare un'opera d'arte si deve ambientarla bene, nei palazzi dei re e delle regine. Che ci vuole a capirlo?
Dico per dire, e senza offesa per nessuno: a me non mi sta mica bene che si fa il quadro della crocifissione. Dovrebbero fare il quadro della resurrezione, quello si' che e' un bel quadro.
E tutti i santi vergini e martiri? Ma dico io, vi sembra una bella cosa di far vedere quella li' che gli mozzano i cosi, i capezzoli, con le tenaglie arroventate? E questa sarebbe religione? Questa e' una porcheria, dico io. Roba da giornaletti sporchi, di quelli che leggevamo da ragazzini, no?
Si possono pure raccontare le storie dei santi vergini e martiti, come no, che certe volte sono pure belle storie e c'e' il lieto fine, ma si dovrebbero correggere, ecco, dire che magari invece che torturarli ci avevano un po' di sete o di tosse, invece che li avevano fatto mangiare dai leoni dire che avevano perso il borsellino ma poi un angelo li aiuta a ritrovarlo, cose cosi'. Questa e' arte, arte con un fine morale.
Anch'io volevo fare l'artista da giovane. Mi sono sempre piaciute le cose belle. Adesso ce ne ho parecchie. Certo, non ce le ho perche' faccio l'artista, gli artisti sono tutti morti di fame. Le ho prelevate nel corso delle spedizioni. Prelevare un'opera d'arte per poterla contemplare in santa pace e' amore per la bellezza. E poi a quelli li' non gli serviva piu', dove li portavamo non c'era posto per i bagagli, figurarsi le opere d'arte.
Il fine morale e' tutto. Come diceva quello, che adesso non mi ricordo il nome, e' la bellezza che salvera' il mondo. E' proprio cosi', confermo.

6. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL DAMERINO TRISTE

Ci avete fatto caso? I damerini sono tutti tristi. Ed e' buffo, perche' non dovrebbero. Posare per posare, dovrebbero sforzarsi di apparire gai, e  arditi; invece sono sempre malinconici, e peggio che malinconici: tristi.
E quale gentil donzella o gran dama del bel mondo volete che s'accompagni a un cicisbeo triste? Eppure.
Mi piace dire eppure. E' una parola che da sola basta a fare una frase. Eppure. E lascia intendere un sacco di cose diverse, un sacco e una sporta. E' una parola poetica, se posso permettermi di dire cosi'. Eppure.
*
La conoscete la storia di Agenore Impagliacciati, che si tolse la vita perche' non riusciva piu' a tollerare la vergogna per le reazioni degli astanti quando doveva pronunciare quel suo imbarazzantissimo cognome? Non la conoscete, eh? Non la conoscete no, non e' una di quelle storie che si ha piacere di raccontare, e neppure di ammettere di aver sentito. Eppure.
*
E di come l'avvocato Deruzzanti acquisi' quelle proprieta', quelle terre, quei palazzi, si', andiamo, chi non lo conosce in paese l'avvocato Deruzzanti buonanima? Lo sapete o no come si arricchi'? Lo sapete, lo sapete, e' che non volete dirlo. Vi capisco, si', si', io vi capisco. Sono del paese anch'io, che credete? Lo so che ci sono cose di cui e' meglio non parlare. Lo so. Eppure.
*
E la faccenda della signorina Lespirali? Con quel cognome, poi, che era gia' un presagio, come dicono i latini, si'. Se ne potrebbe parlare, tanto per fare un po' di conversazione. Cosi', tra gentiluomini. E "honny soit qui mal y pense", dico bene? Rosalba - o era Rosaura? - Lespirali. E quel povero dottor *** - o era un professore? - certe cose non si dimenticano, no che non si dimenticano. Possono passare cent'anni, e senza che se ne parli mai in pubblico, certo: ma non si dimenticano. Che poi una persona cosi' dabbene, cosi' ammodo, cosi' distinta, rovinata, rovinata per sempre, e poi per cosa? Per un capriccetto, una sbandata passeggera, e per una - diciamo la parola - una poco di buono. Fa pena pure a me, che c'entra. Ma quando si prende la cattiva strada. L'eta' non e' una scusante, e neppure la miseria, quante ragazze sono state povere e sono restate illibate? Se una colonna della comunita', un galantuomo come il dottor *** - o era professore? - addivenne a quella tragica, tragica e virile determinazione, ebbene, non dico altro, tra noi ci si intende, no? Un uomo sa quello che deve fare. L'onore non e' acqua. Anche San Paolo fu messo in carcere. E del resto. Del resto, dico. Una poco di buono. Si sa che fine fanno. Era solo questione di tempo. Eppure.
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Eppure.

7. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: UN SOGNATORE

C'e' chi me lo dice come fosse un'accusa: "Lo sai cosa sei? sei un sognatore, nient'altro che un sognatore!".
Io non me ne adonto, ne' me ne addoloro, anzi: riconosco che e' proprio cosi', sono un sognatore. E proprio non vedo cosa ci sia di male. Questo mondo e' cosi' orribile, questi tempi sono cosi' oscuri. Un animo sensibile, una persona educata, cosa puo' fare se non sognare?
La realta', la realta'! Tutti che ringhiano che c'e' un compito storico, una missione da compiere, il dovere, il dovere, sempre il dovere. "Tu devi!". La conosco questa tiritera, la conosco, e non dico che non abbia la sua ragione e la sua utilita', se si vuole che gli elettrodomestici funzionino e' necessario un apparato tecnico, un apparato burocratico, eccetera. Non sono un selvaggio, un sono un contestatore, non sono uno di quegli imbecilli che vorrebbero tornare allo stato di natura, ve lo raccomando lo stato di natura: serpenti, lupi e caverne, e come ti distrai un attimo la pietra appuntita o la clava che ti sfonda il cranio e tanti saluti. No, grazie, preferisco l'energia elettrica, le automobili e le serrature.
Pero' lo vedo anch'io che questa vita ha le sue, diciamo, lacune. Non e' quell'avventura che promettevano i romanzi letti da ragazzo, non lo e' per niente. E' un grigio lavoro tra grigi recinti tra gente grigia: tutto sembra sabbia, tutto sembra cenere, il cielo e' sempre nuvolo, la terra e' sempre fango, mai una parola gentile, mai uno sguardo d'intesa. L'amore, poi. Nelle pagine di Goethe, si', e basta.
Se almeno avessi un pianoforte, ma con quello che costa. E poi non lo saprei suonare, e alla mia eta' sarei ridicolo se volessi cominciare a studiare la musica, e il tempo dove lo trovo, che devo lavorare? E comunque ci sono i dischi, c'e' la radio. Certo, non e' la stessa cosa.
Arricchirsi bisogna, arricchirsi. Ma chi ho mai visto arricchirsi che non era gia' nato ricco? Per arricchirsi servono le amicizie influenti, serve di trovarsi nella cordata giusta, e serve la mancanza di scrupoli. Tutte cose che non ho; io ho solo questo lavoro, e me lo tengo stretto, e non mi lamento. Pero' sogno.
Percio' sogno. Chiudo gli occhi e penso a un mondo diverso. Ma non e' che non faccia il mio lavoro, il lavoro e' il lavoro. Nel tempo libero sogno, che poi ne ho cosi' poco, giusto la sera, dopo cena, e poi a nanna, a nanna presto che domattina, come tutte le mattine, prima dell'alba devo contare quei disgraziati sul piazzale dell'appello, e ci fosse una volta che i conti tornano, le ore ci si passano, le ore, a contare quei fagotti di ossa.

8. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IN TRINCEA

Se me lo chiedo? E' naturale. Ce lo chiediamo tutti, e di sicuro se lo chiedono come noi pure quelli dall'altra parte. E dentro di noi ci diciamo tutti la stessa cosa: che e' la piu' bestiale delle bestialita' di spararci addosso che neppure ci conosciamo. Ma se non lo facciamo si finisce davanti al plotone d'esecuzione e quello e' cosi' vicino che non sbaglia. E allora continuiamo cosi'. Continuiamo cosi'.
Fino a quando? Finche' quelli che comandano riterranno che sia stato raggiunto il numero di morti sufficiente. Sufficiente a che? E che ne so io? Lo sapranno loro. Ma raggiunto il numero sufficiente allora s'incontreranno e si metteranno d'accordo. Fino alla prossima volta.

9. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL COMPITO

Ognuno dovrebbe svolgere bene il suo compito.
Io, per esempio, mi dicono che sono un perfezionista, ma se non sei perfezionista vedi tu che disastri.
Invece se tu prepari tutti per bene, addestri e motivi i tuoi collaboratori, insomma guidi la tua squadra con la cura del buon padre di famiglia, che poi e' quello che sono, allora le cose ingranano, allora funziona.
Specialmente in compiti di responsabilita' come il mio.
La cosa veramente difficile e' gestire i destinatari del provvedimento. E' semrpe la cosa piu' difficile. E' chiaro che non puoi aspettarti da tutti una franca e leale collaborazione, io lo capisco. Certo, da quelli che hanno studiato mi aspetto un comportamento civile, un contegno dignitoso. Dagli altri, dagli altri che si puo' pretendere? Per questo ci sono gli alcoolici. Lo so che non e' elegante, pero' sarebbe peggio se facessero scenate, no? E allora una adeguata ebrieta', come dire, risolve il problema. Se serve, l'imbuto. L'imbuto, si', non facciamo le signorine che non e' il caso. Non dico mica sul posto, dico prima. Certe volte poi occorre lo stoppaccio in bocca. A me non piace. Ma e' sempre meglio che sentirli bestemmiare in un momento cosi' solenne, no?
No, il colpo di grazia non e' un problema, a quel punto e' un atto pietoso, una grazia, come dice la parola stessa.
La carriera? E che c'entra la carriera, io faccio il mio dovere perche' e' il mio dovere. Che se poi i superiori mi apprezzano e' naturale che non mi dispiace. E' cosi' nel settore pubblico, e' cosi' nel settore privato. Io dico che ognuno dovrebbe svolgere bene il suo compito, si vivrebbe meglio.

10. C'E' UN MODO PER CONTRASTARE E SCONFIGGERE LA SCELLERATA PROPAGANDA RAZZISTA E I SUOI FOLLI FAUTORI

Leggiamo sulle agenzie di stampa che un candidato alla presidenza della piu' importante regione italiana avrebbe detto parole che riecheggiano l'ideologia razzista che fu di regimi abominevoli.
C'e' un modo per contrastare e sconfiggere la scellerata propaganda razzista e i suoi folli fautori: riconoscere finalmente il diritto di voto a tutte le persone che risiedono in Italia.
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Nel 2017 quasi duecento parlamentari (un quinto del Parlamento) aderirono all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia; appello che aveva come primi firmatari il missionario padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace, e con essi innumerevoli personalita' della riflessione morale e dell'impegno civile.
Quell'appello cosi' recitava: "Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui. Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano. Una persona, un voto. Il momento e' ora".
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Sarebbe bene che l'impegno per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia - insieme all'impegno per il disarmo nucleare - divenisse parte sostanziale del programma elettorale di tutte le forze politiche antirazziste, di tutte le forze politiche sollecite del bene comune dell'umanita'.

11. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL LAPSUS

Tutto questo baccano, tutta questa cagnara per un'espressione sbagliata. Ho detto razza bianca, ma e' stato un lapsus. Volevo dire: razza ariana.

12. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL BOTTONE PIU' GROSSO

Tutti a dirmi di lasciar perdere, di starmene zitto, di far finta di niente.
A me? Ma si stessero zitti loro, branco di pupazzi senza gli attributi.
Io non sto zitto per niente. Io seguo la vecchia regola che chi mena per primo mena due volte. Me ne frego io della diplomazia, avessi mai visto uno fare i soldi con la diplomazia, o vincere le elezioni.
Sono stato in televisione, io, lo so come va il mondo, chi mena per primo mena due volte.
E ci mancherebbe che ci ho tutto 'st'arsenale e lo tengo li' per bellezza a fare la muffa. Se vedono che sei uno che abbozza, poi non ti rispetta nessuno, ne' i musi gialli ne' i musi neri e neppure quei mangiafagioli col sombrero.
Ci ho i soldi io, e ho fatto pure la televisione. Che mi ci divertivo pure di piu' che qui adesso in mezzo a questa banda di smidollati che ce ne fosse uno che sa giocare a golf. Non capiscono neppure le barzellette, e ne so certe da scompisciarsi, da scompisciarsi dico, e questi non le capiscono neppure. Mosci, mosci come cosi mosci.
Io fo come mi pare, io. Sono il comandante in capo. Lo disintegro a quello, lo vaporizzo, kaputt. Vedi tu se non lo fo. Chi mena per primo mena due volte. Ho fatto la televisione, io. Ci ho i soldi. Ve lo faccio vedere io chi ci ha il bottone piu' grosso.

13. PICCOLO DITTICO DELLE ARMI E DEL DISARMO

I.

Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba

Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre

Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone

Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti

Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla

Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro

Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli

Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto

II.

Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti

Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi

Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara

Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno

Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine

Senza disarmo la guerra non finisce

Senza disarmo finisce l'umanita'

14. MICHELE GESUALDI

E' deceduto Michele Gesualdi, che fu allievo di don Milani, sindacalista, pubblico amministratore, costruttore di pace, testimone della dignita' umana.
Lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue.

15. LILIANA SEGRE SENATRICE A VITA

Il Presidente della Repubblica ha nominato senatrice a vita Liliana Segre, testimone della Shoah.
Ne siamo commossi e grati.

16. IN QUANTO LE ARMI

In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.

Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.

Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.

17. ROCCO SCAMMESATI: A CHE SERVE LA MEMORIA (DIALETTICO UN DITTICO)

I.
Innanzitutto serve la memoria
a ricordarti che tu sei proprio tu
quello di ieri e quello di domani
da quando ti ricordi e fino a quando
si ferma la pompa del cuore
il mantice dei polmoni si blocca
tutto si fredda l'impianto
e tu non ci sei piu'.

Poi la memoria serve a sapere
le aurore boreali e le scimmie e le piramidi
i sette re di Roma il momento
di spegnere il gas prima che il latte
caschi di fuori e il motivo
di non premere il bottone che annienta
il lontano cinese il cervo immobile
le mura maestre delle case sottostanti
l'umanita' che sembra un arabesco pazzo di formiche.

E serve anche la memoria a mantenere
vivo quel poco che e' restato vivo
delle persone estinte e questo resto
e' quasi un niente eppure e' insieme tutto.

Odio la memoria del mio dolore
che m'impedisce di sottrarmi e respirare
e tutto il dolore e' il mio dolore
perche' fibra del mondo tutto il mondo
sento e chiamo memoria questo aspro
sentire e a chi mi chiede cosa io voglia
cupio dissolvi dice la mia voce
apothanein thelo dice e tace
duplice colpa senza espiazione
infinita stanchezza del mondo che presto finisce.

Queste parole non dirle a nessuno
queste parole non scriverle mai.

II.
Ma serve anche la memoria a ricordarti
che noi siamo noi e tutti siamo noi
una sola umanita'
un solo mondo vivente
abbine cura tu ne sei il custode
abbine cura sei tu questo giardino.

Non vi e' altra umanita' che la tua umanita'
ogni volto e' uno specchio
ogni voce e' parte del coro
ogni sofferenza e' la tua sofferenza
e nulla e' per noi la morte
e tu non temere quel nulla
chi salva una vita salva il mondo.

Nessuna illusione
tu compi il tuo dovere
recare soccorso a chi ne ha bisogno
ne' sperare ne' disperare
tu fa' quel che devi
salvare le vite e' il primo dovere.

Nessuna vittima dimenticare
nessuna isola
nessuno sia abbandonato
nessuno gettato nel vasto respiro del mare
nessuno lasciato ai lanciafiamme
ed alle alabarde
nessuno.

Ricorda di essere umano
con l'umanita'
ricorda che ogni essere umano ha fame e sete
di umanita'
tutto morira' del tutto
la verita' e' quello che fai oggi.

Queste parole gridale dai tetti
insegna a tutti a leggere e scrivere.

18. ROCCO SCAMMESATI: CONCERTO SENZA ORCHESTRA

Prendere un vasto salone, o almeno un cortile, o uno spiazzo
basta un spiazzo in un giorno che non piove

Fare dei cartelli, delle scritte sui muri, ma puo' bastare
anche dirlo a voce a parecchia gente, parecchia

Un palco servirebbe, ma se ne puo' anche fare a meno
di quante cose non si puo' fare a meno?

Il giorno giusto all'ora stabilita - magari un quarto d'ora di ritardo -
se c'e' qualcuno, ma anche se non c'e' nessuno

Apparire sul proscenio ed annunciare
che la fine del mondo e' stata rinviata, e con essa il concerto

Ringraziare, salutare
anche questa e' fatta.

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
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Numero 291 del 17 marzo 2018

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