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[Nonviolenza] Telegrammi. n. 2987
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. n. 2987
- From: Giacomo Alessandroni <g.alessandroni at peacelink.it>
- Date: Sun, 25 Feb 2018 12:46:32 +0100
- Sender: g.alessandroni at gmail.com
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2987 del 24 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Numero 2987 del 24 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Oggi a Roma
2. Giobbe Santabarbara: Due o tre cose che so della Resistenza
3. Comunita' cristiana di base di S. Paolo di Roma: Appello ai candidati e agli elettori in occasione delle elezioni del 4 marzo 2018
4. Mao Valpiana: Il tabu' dell'economia di guerra
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. Oggi a Roma
2. Giobbe Santabarbara: Due o tre cose che so della Resistenza
3. Comunita' cristiana di base di S. Paolo di Roma: Appello ai candidati e agli elettori in occasione delle elezioni del 4 marzo 2018
4. Mao Valpiana: Il tabu' dell'economia di guerra
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. HIC ET NUNC. OGGI A ROMA
Contro tutti i fascismi.
Contro tutti i razzismi.
Contro tutte uccisioni.
Contro tutte le violenze.
Contro tutti i razzismi.
Contro tutte uccisioni.
Contro tutte le violenze.
2. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: DUE O TRE COSE CHE SO DELLA RESISTENZA
I resistenti, tutti i resistenti, anche quelli che resistettero in armi, si batterono per far cessare le guerre, le stragi e le uccisioni.
I resistenti, tutti i resistenti, anche quelli che resistettero in armi, si batterono per la pace, la dignita' umana, la convivenza.
I resistenti, tutti i resistenti, anche quelli che resistettero in armi, si batterono provando un immenso dolore per tutto il dolore del mondo, e quindi anche per quello che loro stessi inflissero ad altri esseri umani nello sforzo di diminuire il dolore nel mondo, nello sforzo di salvare innumerevoli vite, nello sforzo di esercitare la legittima difesa dell'umanita' dal male assoluto del regime fondato sui campi di sterminio e l'universale schiavitu'.
Chi oggi vuole porsi alla loro scuola ha il dovere di scegliere la nonviolenza.
Lo ripetiamo: chi oggi vuole porsi alla loro scuola ha il dovere di scegliere la nonviolenza.
Ancora una volta lo ripetiamo: chi oggi vuole porsi alla loro scuola ha il dovere di scegliere la nonviolenza.
Solo la nonviolenza prosegue e invera la Resistenza.
Solo la nonviolenza e' integralmente antifascista.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
I resistenti, tutti i resistenti, anche quelli che resistettero in armi, si batterono per la pace, la dignita' umana, la convivenza.
I resistenti, tutti i resistenti, anche quelli che resistettero in armi, si batterono provando un immenso dolore per tutto il dolore del mondo, e quindi anche per quello che loro stessi inflissero ad altri esseri umani nello sforzo di diminuire il dolore nel mondo, nello sforzo di salvare innumerevoli vite, nello sforzo di esercitare la legittima difesa dell'umanita' dal male assoluto del regime fondato sui campi di sterminio e l'universale schiavitu'.
Chi oggi vuole porsi alla loro scuola ha il dovere di scegliere la nonviolenza.
Lo ripetiamo: chi oggi vuole porsi alla loro scuola ha il dovere di scegliere la nonviolenza.
Ancora una volta lo ripetiamo: chi oggi vuole porsi alla loro scuola ha il dovere di scegliere la nonviolenza.
Solo la nonviolenza prosegue e invera la Resistenza.
Solo la nonviolenza e' integralmente antifascista.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
3. APPELLI: COMUNITA' CRISTIANA DI BASE DI SAN PAOLO DI ROMA: APPELLO AI CANDIDATI E AGLI ELETTORI IN OCCASIONE DELLE ELEZIONI DEL 4 MARZO 2018
[Dalla Comunita' cristiana di base di S. Paolo di Roma riceviamo e diffondiamo]
[Dalla Comunita' cristiana di base di S. Paolo di Roma riceviamo e diffondiamo]
Appello ai candidati e agli elettori in occasione delle elezioni di marzo 2018. Riflessioni su pace giustizia e ambiente: per una politica possibile e per un'utopia concreta
Siamo cittadine e cittadini della comunita' cristiana di base di S. Paolo di Roma. Cerchiamo di seguire l'insegnamento evangelico riconoscendo in Gesu', un profeta di giustizia e di pace. Come le sue discepole e i suoi discepoli anche noi, in ricerca, vorremmo tentare di contribuire alla costruzione di una societa' piu' umana, piu' giusta, rispettosa dei diritti di tutti e tutte. Anche la Conferenza Episcopale Italiana, vincolata com'e' dagli accordi concordatari (ai quali, a nostro parere, si dovrebbe rinunciare), ha indicato alcune finalita' politiche condivisibili come lavoro, lotta alla poverta', integrazione dei migranti e forte condanna del razzismo e della xenofobia.
Da parte nostra siamo molto delusi dell'attuale dibattito politico perche' ci sembra non affronti i grandi problemi della pace, della giustizia e dell'ambiente. Avvertiamo, con preoccupazione, che con queste modalita' verticistiche del tutto ignare dell'urgenza di tali priorita', la democrazia rischia di diventare formale.
Innanzi tutto la pace, obiettivo fondamentale dell'Onu, perseguito anche dall'Europa, obiettivo che viene contraddetto dalle tante guerre che si stanno combattendo. Accaparrarsi le ricchezze del pianeta e l'immane investimento di danaro per un inarrestabile riarmo, e' lo scopo dei signori della guerra. Noi chiediamo al contrario la messa al bando degli ordigni nucleari, e regolamenti ferrei sul commercio delle armi. In tal modo l'Italia rispetterebbe la Costituzione che ripudia la guerra e la legge che impedisce di vendere armi ai Paesi belligeranti. Ma cio' non avviene.
Anche per quel che riguarda la giustizia, intesa come difesa dei diritti dei piu' deboli e salvaguardia dell'ambiente, molto e' il lavoro da fare. Siamo veramente sconcertati perche' su questi temi importantissimi non c'e' dibattito pubblico e i partiti con la visione corta e limitata alle prossime scadenze elettorali non ne parlano, e anzi condizionano i mezzi di comunicazione, che non informando compiutamente i cittadini, attentano a uno dei loro diritti fondamentali, a base della loro liberta' e della consapevole partecipazione alla vita pubblica. Chiediamo pertanto l'esplicito impegno di chi si candida al Parlamento di agire affinche' dopo il 4 marzo le istituzioni deliberino di rispettare la pace, la giustizia e la salvaguardia dell'ambiente con le seguenti modalita':
Per quanto riguarda la pace chiediamo l'esplicito impegno sui seguenti punti:
- aderire al trattato di messa al bando delle armi nucleari;
- adoperarsi per un maggior controllo sulla vendita di armamenti a paesi belligeranti, come ad esempio l'Arabia Saudita;
- porre seriamente allo studio un piano di riconversione a scopi pacifici dell'industria bellica nazionale;
- Chiediamo che il futuro Governo italiano, sulla scia del precedente che si e' gia' dichiarato contrario al riconoscimento - voluto da Trump - dell'intera Gerusalemme come capitale d'Israele, adotti in tutte le sedi internazionali le iniziative necessarie per favorire una pace giusta che, nel solco delle Risoluzioni delle Nazioni Unite, garantisca diritti e doveri sia d'Israele che della Palestina, la quale pure ha diritto di esistere libera e indipendente.
- Non c'e' solo il conflitto israelo-palestinese che incombe sul mondo; c'e' in atto una guerra in Siria e il rischio di un conflitto che coinvolga l'intero Medio Oriente, ci sono i drammi dei Rohingya in Birmania, quello del Sud Sudan e Congo e molti altri. Chiediamo pertanto che il nuovo Governo italiano si impegni in tutte le sedi per far cessare i conflitti e per compiere concreti passi di pace.
Per quanto riguarda la tutela dei piu' deboli chiediamo l'esplicito impegno affinche' Governo e Parlamento si adoperino:
- a riconoscere lo Ius Soli e lo Ius Culturae;
- a varare e far rispettare strategie per l'inclusione sociale dei diversi tipi di minoranze nel rispetto della specificita' di ognuna, in vista di una organizzazione della societa' in cui culture e stili di vita diversi convivano pacificamente per un reciproco arricchimento come e' necessario in uno stato democratico.
Chiediamo infine l'esplicito impegno dei nuovi parlamentari e dei futuri governanti affinche' siano affrontati e risolti fondamentali problemi ambientali quali:
- riassetto idrogeologico del territorio nazionale;
- prevenzione antisismica nei territori a rischio;
- riconversione ecologica delle produzioni inquinanti;
- recupero e messa a coltura dei terreni agricoli abbandonati fonte di nuovi lavori per i giovani;
- predisposizione di un piano energetico nazionale che punti seriamente alla sostituzione delle fonti inquinanti con energie pulite.
Infine auspichiamo una attenta e continua valorizzazione della nostra Costituzione con iniziative educative e politiche che siano un costruttivo antidoto al rigurgito nazionalista e fascista in atto.
Siamo cittadine e cittadini della comunita' cristiana di base di S. Paolo di Roma. Cerchiamo di seguire l'insegnamento evangelico riconoscendo in Gesu', un profeta di giustizia e di pace. Come le sue discepole e i suoi discepoli anche noi, in ricerca, vorremmo tentare di contribuire alla costruzione di una societa' piu' umana, piu' giusta, rispettosa dei diritti di tutti e tutte. Anche la Conferenza Episcopale Italiana, vincolata com'e' dagli accordi concordatari (ai quali, a nostro parere, si dovrebbe rinunciare), ha indicato alcune finalita' politiche condivisibili come lavoro, lotta alla poverta', integrazione dei migranti e forte condanna del razzismo e della xenofobia.
Da parte nostra siamo molto delusi dell'attuale dibattito politico perche' ci sembra non affronti i grandi problemi della pace, della giustizia e dell'ambiente. Avvertiamo, con preoccupazione, che con queste modalita' verticistiche del tutto ignare dell'urgenza di tali priorita', la democrazia rischia di diventare formale.
Innanzi tutto la pace, obiettivo fondamentale dell'Onu, perseguito anche dall'Europa, obiettivo che viene contraddetto dalle tante guerre che si stanno combattendo. Accaparrarsi le ricchezze del pianeta e l'immane investimento di danaro per un inarrestabile riarmo, e' lo scopo dei signori della guerra. Noi chiediamo al contrario la messa al bando degli ordigni nucleari, e regolamenti ferrei sul commercio delle armi. In tal modo l'Italia rispetterebbe la Costituzione che ripudia la guerra e la legge che impedisce di vendere armi ai Paesi belligeranti. Ma cio' non avviene.
Anche per quel che riguarda la giustizia, intesa come difesa dei diritti dei piu' deboli e salvaguardia dell'ambiente, molto e' il lavoro da fare. Siamo veramente sconcertati perche' su questi temi importantissimi non c'e' dibattito pubblico e i partiti con la visione corta e limitata alle prossime scadenze elettorali non ne parlano, e anzi condizionano i mezzi di comunicazione, che non informando compiutamente i cittadini, attentano a uno dei loro diritti fondamentali, a base della loro liberta' e della consapevole partecipazione alla vita pubblica. Chiediamo pertanto l'esplicito impegno di chi si candida al Parlamento di agire affinche' dopo il 4 marzo le istituzioni deliberino di rispettare la pace, la giustizia e la salvaguardia dell'ambiente con le seguenti modalita':
Per quanto riguarda la pace chiediamo l'esplicito impegno sui seguenti punti:
- aderire al trattato di messa al bando delle armi nucleari;
- adoperarsi per un maggior controllo sulla vendita di armamenti a paesi belligeranti, come ad esempio l'Arabia Saudita;
- porre seriamente allo studio un piano di riconversione a scopi pacifici dell'industria bellica nazionale;
- Chiediamo che il futuro Governo italiano, sulla scia del precedente che si e' gia' dichiarato contrario al riconoscimento - voluto da Trump - dell'intera Gerusalemme come capitale d'Israele, adotti in tutte le sedi internazionali le iniziative necessarie per favorire una pace giusta che, nel solco delle Risoluzioni delle Nazioni Unite, garantisca diritti e doveri sia d'Israele che della Palestina, la quale pure ha diritto di esistere libera e indipendente.
- Non c'e' solo il conflitto israelo-palestinese che incombe sul mondo; c'e' in atto una guerra in Siria e il rischio di un conflitto che coinvolga l'intero Medio Oriente, ci sono i drammi dei Rohingya in Birmania, quello del Sud Sudan e Congo e molti altri. Chiediamo pertanto che il nuovo Governo italiano si impegni in tutte le sedi per far cessare i conflitti e per compiere concreti passi di pace.
Per quanto riguarda la tutela dei piu' deboli chiediamo l'esplicito impegno affinche' Governo e Parlamento si adoperino:
- a riconoscere lo Ius Soli e lo Ius Culturae;
- a varare e far rispettare strategie per l'inclusione sociale dei diversi tipi di minoranze nel rispetto della specificita' di ognuna, in vista di una organizzazione della societa' in cui culture e stili di vita diversi convivano pacificamente per un reciproco arricchimento come e' necessario in uno stato democratico.
Chiediamo infine l'esplicito impegno dei nuovi parlamentari e dei futuri governanti affinche' siano affrontati e risolti fondamentali problemi ambientali quali:
- riassetto idrogeologico del territorio nazionale;
- prevenzione antisismica nei territori a rischio;
- riconversione ecologica delle produzioni inquinanti;
- recupero e messa a coltura dei terreni agricoli abbandonati fonte di nuovi lavori per i giovani;
- predisposizione di un piano energetico nazionale che punti seriamente alla sostituzione delle fonti inquinanti con energie pulite.
Infine auspichiamo una attenta e continua valorizzazione della nostra Costituzione con iniziative educative e politiche che siano un costruttivo antidoto al rigurgito nazionalista e fascista in atto.
4. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: IL TABU' DELL'ECONOMIA DI GUERRA
[Dal blog di Mao Valpiana (https://maovalpiana.wordpress.com/ ) riprendiamo e diffondiamo questo intervento del 19 novembre 2017 dal titolo originale "Spese militari e abolizione vitalizi".
Mao (Massimo) Valpiana e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come giornalista. E' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International di Londra e dell'Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza di Bruxelles. E' stato Consigliere regionale del Veneto e consigliere comunale di Verona. Nel 2014 e' stato tra i promotori dell'evento nazionale "Arena di pace e disarmo" che ha riunito 15.000 persone nell'anfiteatro veronese. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: "Fare la pace" (Cierre Edizioni, 2005, riedizione aggiornata nel 2017), e "Una buona politica per riparare il mondo" (Edizioni Legambiente, Biblioteca del Cigno, 2016). E'attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.com/ e un blog su Huffington Post: http://www.huffingtonpost.it/author/mao-valpiana/ , per contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803]
[Dal blog di Mao Valpiana (https://maovalpiana.
Mao (Massimo) Valpiana e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come giornalista. E' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International di Londra e dell'Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza di Bruxelles. E' stato Consigliere regionale del Veneto e consigliere comunale di Verona. Nel 2014 e' stato tra i promotori dell'evento nazionale "Arena di pace e disarmo" che ha riunito 15.000 persone nell'anfiteatro veronese. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: "Fare la pace" (Cierre Edizioni, 2005, riedizione aggiornata nel 2017), e "Una buona politica per riparare il mondo" (Edizioni Legambiente, Biblioteca del Cigno, 2016). E'attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.
La "notizia" c'e' ed e' clamorosa: negli ultimi dieci anni di recessione e di tagli generalizzati a tutti i comparti sociali, la spesa pubblica militare italiana e' invece aumentata del +21% con una crescita costante anche per il 2018. Ma un'inchiesta giornalistica su "militaropoli" e una trasmissione in prima serata sulle spese militari italiane non le abbiamo ancora viste. I conduttori televisivi da salotto sembrano interessati ad altro.
C'e' una "grande causa" che piace tanto ai giornalisti dei talk show urlati: la cosiddetta "abolizione dei vitalizi". E' una campagna in atto da anni che porterebbe ad un risparmio per lo stato di 76 milioni annui (cifre Inps), cioe' 208.000 euro al giorno. Dunque, ogni italiano risparmierebbe ben 1 euro e 20 centesimi all'anno. E' una bandiera facile da portare, che raccoglie un consenso generalizzato. Forse per questo maggioranza e opposizione fanno a gara a chi la spara piu' grossa. Due capipartito, Renzi e Di Maio, hanno gia' annunciato che - se la Legge Richetti in discussione al Senato non dovesse passare - ne faranno un tema forte anche per la prossima campagna elettorale.
Altre cifre, ben piu' importanti, invece non vengono messe in discussione. Anzi, si tenta di nasconderle. Silenzio totale sul tema, forse per non disturbare gli alti vertici che contano davvero. La Legge di bilancio 2018 prevede un ulteriore aumento delle spese militari, un +4%: si arrivera' cioe' alla cifra mai raggiunta prima di 25 miliardi, cioe' 68 milioni al giorno, una spesa media annuale per ogni italiano di 416 euro. Le spese militari corrispondono all'1,42% del Pil. Il risparmio sui vitalizi corrisponderebbe allo 0,0025%.
Scriviamolo in cifre, per capire meglio di cosa stiamo parlando:
Spese militari = 25.000.000.000 euro
Risparmio vitalizi = 76.000.000 euro
Ora, la domanda viene spontanea: perche' si fa un gran parlare dei vitalizi e c'e' un silenzio totale sulle spese militari? Attaccare deputati e senatori e' facile e divertente. Mettere sotto accusa generali, banche, industrie, crea qualche timore e tocca interessi inconfessabili. Che sia questa la spiegazione?
Leonardo-Finmeccanica - l'azienda di cui il governo italiano e' l'azionista di maggioranza - ha completamente dismesso la tecnologia civile a vantaggio di quella militare, che esporta in tutto il mondo (da 2,1 a 14,6 miliardi di euro, anche in pesante violazione della legge 185/90 sul commercio delle armi, che non consente la vendita ai regimi ed ai Paesi in guerra); questo mentre siamo l'ultimo Paese europeo (dati Eurostat) per spesa pubblica in istruzione, cultura e per numero di laureati. Il 71% del budget totale del Ministero per lo Sviluppo Economico e' destinato all'acquisizione di nuovi armamenti "made in Italy". Ne deriva che l'economia profonda del nostro Paese - quella che attira la spesa pubblica, opera gli investimenti tecnologici e moltiplica i profitti privati - e' una vera e propria economia di guerra.
C'e' un'altra considerazione da fare. L'abolizione dei vitalizi, a parte penalizzare solo una ben determinata categoria (ad es. non vengono toccate le pensioni d'oro dei generali ne' i tanti privilegi riservati alla casta militare), non mette in discussione nulla, lascia il sistema com'e'. Il taglio delle spese militari, invece, modificherebbe sostanzialmente il sistema-paese: libererebbe l'Italia dalla sudditanza Nato (che ci ha chiesto di portare la spesa militare ad attestarsi al 2% del Pil entro il 2024, cioe' raggiungere la cifra record di 40 miliardi l'anno! - richiesta prontamente accolta, senza nessuna attenzione mediatica, da un atto di indirizzo della Commissione Difesa) e recupererebbe ingenti risorse da investire subito in dividendi di pace.
Se non si aggredisce il tabu' dell'economia di guerra (a vantaggio di pochi) non e' possibile impostare una sostenibile economia di pace, civile e sociale (a vantaggio di tutti).
Ma evidentemente ai vari conduttori di talk-show le cose stanno bene cosi': meglio un punto in piu' di auditel con i vitalizi, che un'inchiesta seria sul militarismo.
Guardano il dito anziche' la luna.
C'e' una "grande causa" che piace tanto ai giornalisti dei talk show urlati: la cosiddetta "abolizione dei vitalizi". E' una campagna in atto da anni che porterebbe ad un risparmio per lo stato di 76 milioni annui (cifre Inps), cioe' 208.000 euro al giorno. Dunque, ogni italiano risparmierebbe ben 1 euro e 20 centesimi all'anno. E' una bandiera facile da portare, che raccoglie un consenso generalizzato. Forse per questo maggioranza e opposizione fanno a gara a chi la spara piu' grossa. Due capipartito, Renzi e Di Maio, hanno gia' annunciato che - se la Legge Richetti in discussione al Senato non dovesse passare - ne faranno un tema forte anche per la prossima campagna elettorale.
Altre cifre, ben piu' importanti, invece non vengono messe in discussione. Anzi, si tenta di nasconderle. Silenzio totale sul tema, forse per non disturbare gli alti vertici che contano davvero. La Legge di bilancio 2018 prevede un ulteriore aumento delle spese militari, un +4%: si arrivera' cioe' alla cifra mai raggiunta prima di 25 miliardi, cioe' 68 milioni al giorno, una spesa media annuale per ogni italiano di 416 euro. Le spese militari corrispondono all'1,42% del Pil. Il risparmio sui vitalizi corrisponderebbe allo 0,0025%.
Scriviamolo in cifre, per capire meglio di cosa stiamo parlando:
Spese militari = 25.000.000.000 euro
Risparmio vitalizi = 76.000.000 euro
Ora, la domanda viene spontanea: perche' si fa un gran parlare dei vitalizi e c'e' un silenzio totale sulle spese militari? Attaccare deputati e senatori e' facile e divertente. Mettere sotto accusa generali, banche, industrie, crea qualche timore e tocca interessi inconfessabili. Che sia questa la spiegazione?
Leonardo-Finmeccanica - l'azienda di cui il governo italiano e' l'azionista di maggioranza - ha completamente dismesso la tecnologia civile a vantaggio di quella militare, che esporta in tutto il mondo (da 2,1 a 14,6 miliardi di euro, anche in pesante violazione della legge 185/90 sul commercio delle armi, che non consente la vendita ai regimi ed ai Paesi in guerra); questo mentre siamo l'ultimo Paese europeo (dati Eurostat) per spesa pubblica in istruzione, cultura e per numero di laureati. Il 71% del budget totale del Ministero per lo Sviluppo Economico e' destinato all'acquisizione di nuovi armamenti "made in Italy". Ne deriva che l'economia profonda del nostro Paese - quella che attira la spesa pubblica, opera gli investimenti tecnologici e moltiplica i profitti privati - e' una vera e propria economia di guerra.
C'e' un'altra considerazione da fare. L'abolizione dei vitalizi, a parte penalizzare solo una ben determinata categoria (ad es. non vengono toccate le pensioni d'oro dei generali ne' i tanti privilegi riservati alla casta militare), non mette in discussione nulla, lascia il sistema com'e'. Il taglio delle spese militari, invece, modificherebbe sostanzialmente il sistema-paese: libererebbe l'Italia dalla sudditanza Nato (che ci ha chiesto di portare la spesa militare ad attestarsi al 2% del Pil entro il 2024, cioe' raggiungere la cifra record di 40 miliardi l'anno! - richiesta prontamente accolta, senza nessuna attenzione mediatica, da un atto di indirizzo della Commissione Difesa) e recupererebbe ingenti risorse da investire subito in dividendi di pace.
Se non si aggredisce il tabu' dell'economia di guerra (a vantaggio di pochi) non e' possibile impostare una sostenibile economia di pace, civile e sociale (a vantaggio di tutti).
Ma evidentemente ai vari conduttori di talk-show le cose stanno bene cosi': meglio un punto in piu' di auditel con i vitalizi, che un'inchiesta seria sul militarismo.
Guardano il dito anziche' la luna.
5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Salvare le vite e' il primo dovere.
7. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOi SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com ) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.
Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., Grillini for dummies, Il foglio, Milano 2018, pp. 200, euro 0,90.
- Giordano Bruno Guerri, Lezioni di liberta', Societa' Europea di Edizioni, Milano 2018, pp. 64, euro 3,50 (in supplemento al quotidiano "Il Giornale").
- Andrea Scanzi, Renzusconi, PaperFirst by Il Fatto Quotidiano, Roma 2017, pp. 190, euro 10,50.
- Davide Vecchi, Lady Etruria, PaperFirst by Il Fatto Quotidiano, Roma 2018, pp. 144, euro 10,50.
*
Riletture
- Kenneth Allott (ed.), The Penguin Book of Contemporary Verse, Penguin, Harmondsworth 1950, 1966, pp. 416.
- Algernon Methuen (chosen by), An Anthology of Modern Verse, Methuen, London 1921, 1949, pp. XLVI + 256.
*
Riedizioni
- Jon Kalman Stefansson, Luce d'estate ed e' subito notte, Iperborea, Milano 2013, Rcs, Milano 2018, pp. 288, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- AA. VV., Grillini for dummies, Il foglio, Milano 2018, pp. 200, euro 0,90.
- Giordano Bruno Guerri, Lezioni di liberta', Societa' Europea di Edizioni, Milano 2018, pp. 64, euro 3,50 (in supplemento al quotidiano "Il Giornale").
- Andrea Scanzi, Renzusconi, PaperFirst by Il Fatto Quotidiano, Roma 2017, pp. 190, euro 10,50.
- Davide Vecchi, Lady Etruria, PaperFirst by Il Fatto Quotidiano, Roma 2018, pp. 144, euro 10,50.
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Riletture
- Kenneth Allott (ed.), The Penguin Book of Contemporary Verse, Penguin, Harmondsworth 1950, 1966, pp. 416.
- Algernon Methuen (chosen by), An Anthology of Modern Verse, Methuen, London 1921, 1949, pp. XLVI + 256.
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Riedizioni
- Jon Kalman Stefansson, Luce d'estate ed e' subito notte, Iperborea, Milano 2013, Rcs, Milano 2018, pp. 288, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2987 del 24 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 2987 del 24 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
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