[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 701



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 701 del 16 febbraio 2018

In questo numero:
1. Mildred Harnack
2. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
4. Marina Corradi intervista Laura Boella
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari

1. MEMORIA. MILDRED HARNACK

Il 16 febbraio 1943
veniva assassinata dai nazisti
Mildred Harnack, resistente.

La testa che i nazisti le spiccarono
ancora parla e ti dice quale sia
il tuo dovere oggi.

2. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOi SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!

3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

4. RIFLESSIONE. MARINA CORRADI INTERVISTA LAURA BOELLA
[Dal sito del quotidiano "Avvenire" (www.avvenire.it) riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista pubblicata il 6 febbraio 2018 col titolo originale "Dopo Macerata. La filosofa Boella: se 'gli altri' diventano le 'non persone' di Arendt" e il sommario "Se negli 'altri' non si vede umanita' e' la fine dell'empatia, che genera odio. La studiosa di etica ricorda che oggi per i migranti si usa l'espressione 'displaced persons', come per gli ebrei"]

Dopo Macerata, mentre la destra grida ai "migranti bomba sociale", e si percepisce in Italia l'ombra di un razzismo avanzante. La senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, in un'intervista ha detto una frase densa di significato: "L'indifferenza e' peggio della violenza". Abbiamo chiesto di commentarla a Laura Boella, docente di Filosofia morale all'Universita' Statale di Milano. "Liliana Segre - osserva Boella - ricorda l'epoca della persecuzione antiebraica, quando da un giorno all'altro intere famiglie ebree scomparivano e i vicini di casa voltavano la testa dall'altra parte, e non dicevano nulla.
C'e' un voltare la testa, un non voler vedere che riguarda ancora oggi molti italiani: i migranti che li circondano vengono visti come una massa anonima, non riconosciuta come pluralita' di individui che hanno invece nome, un volto e una storia. Questo e' un vizio di fondo nel rapporto con la realta', e incide nell'etica quotidiana: le persone diventano numeri, categorie, "clandestini", "vu' cumpra'". E' un disimpegno dal livello elementare di incontro con l'altro. Livello elementare che non va confuso con solidarieta' o accoglienza, ma e' almeno l'inizio di un possibile cammino. E' un non mettere l'altro nel mucchio, non relegarlo nel mondo delle "non persone", espressione questa di Hannah Arendt.
E' significativo che oggi per i migranti si usi l'espressione "displaced persons", la stessa che indicava le masse di ebrei rifiutati da Paesi "democratici", privati di ogni diritto fino a diventare un niente, nei lager. Questo processo di "anonimizzazione" dell'altro e' un'ombra che si proietta anche sul nostro presente".
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- Marina Corradi: Lei ha appena pubblicato un saggio (Empatia, Raffaello Cortina editore) in cui definisce appunto l'empatia come "l'ingresso nel nostro orizzonte vitale, emotivo e cognitivo di cio' che e' vissuto dall'altro". Ma come si pratica l'empatia?
- Laura Boella: La prima cosa e' esercitarci a guardare chi ci sfiora per strada ricordandoci che e' un uomo unico, e che ha un infinito valore. Non e' nemmeno solo una vittima, e' di piu': e' un uomo, nella sua totalita'.
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- Marina Corradi: Per Edith Stein empatia era "essere presi dentro" dall'altro...
- Laura Boella: Un aprirsi concreto alla presenza dell'altro nella vita quotidiana. Perche' fenomeni come quello di Macerata non nascono da pura follia, ma dal fatto che quegli "altri" non vengono riconosciuti come uomini.
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- Marina Corradi: C'e' quindi come un guasto collettivo della nostra capacita' di empatia di fronte al fenomeno migratorio?
- Laura Boella: Si', ribadendo che empatia non e' solidarieta', ma la pura presa d'atto che l'altro esiste e ha valore. Questo riconoscimento viene a mancare perche' prevale la paura dell'altro, straniero. Poi la politica e i media agiscono come un moltiplicatore, e allora "gli stranieri ci rubano il lavoro", e allora "America first...".
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- Marina Corradi: Non ci puo' essere, nell'evitare di guardare i migranti, anche una paura della sofferenza che incontreremmo, se conoscessimo le loro storie, se ci lasciassimo coinvolgere?
- Laura Boella: Certo, ci puo' essere anche una incapacita' di reggere il coinvolgimento emotivo. Ma bisogna sapere che e' possibile passare attraverso questa difficolta', senza chiudere del tutto la porta. E' un lavoro da fare sulle proprie emozioni.
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- Marina Corradi: Lei e' una studiosa di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz. La Hillesum scriveva che ogni grammo di odio introdotto nel mondo fa del male a tutti, mentre un solo grammo di bene si estende e si propaga.
- Laura Boella: Etty Hillesum aveva fatto una profonda esperienza su se stessa e conosceva bene l'irrigidimento e anche la depressione che gravano su chi si lascia andare all'odio. Aveva capito su di se' che per quella strada non si va da nessuna parte. Invece aveva scelto un ampliamento del cuore, un accogliere nel cuore tante persone, cosi' che anche la sua fragilita' e insicurezza cambiarono totalmente di segno.
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- Marina Corradi: Che cosa possiamo fare dunque davanti a questo malessere crescente in Italia, esploso a Macerata?
- Laura Boella: Lo sguardo che posiamo sull'altro e' fondamentale. E' un'affermazione della nostra stessa dignita' e del nostro senso di umanita' saper guardare, sentire, leggere l'altro nello sguardo, nel volto. In modo da non cadere negli stereotipi, negli slogan, nelle categorie che dividono "noi" da una moltitudine di estranei senza nome e senza storia.

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 701 del 16 febbraio 2018

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