[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 456



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 456 dell'11 febbraio 2018

In questo numero:
1. Cosa e' l'antifascismo
2. Antonia Sani: Per Walter Rossi
3. Francesco Comina intervista Giuliano Pontara su Gandhi
4. La questione decisiva
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. One Billion Rising 2018

1. LE ULTIME COSE. COSA E' L'ANTIFASCISMO

L'antifascismo e' l'opposizione a tutte le uccisioni.
L'antifascismo e' l'affermazione che ogni essere umano
ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
L'antifascismo e' la convinzione
che il bene e i beni vanno condivisi,
che ogni persona bisognosa di aiuto
tu devi soccorrerla, accoglierla, assisterla,
che il mondo vivente merita di vivere
e sei tu che devi prendertene cura.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

L'antifascismo si oppone alla guerra e a tutte le uccisioni
si oppone quindi sempre al militarismo e alle armi tutte,
l'antifascismo si oppone al razzismo e a tutte le persecuzioni
sa che ogni essere umano e' un essere umano
e che tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti
e tutti infinitamente diversi ed e' quella
diversita' che fa dell'umanita' l'umanita', una e plurale,
l'antifascismo si oppone al maschilismo
poiche' fascismo e maschilismo sono esattamente
la stessa cosa.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

Tutte le vittime sono la nostra parte
l'antifascismo e' infatti sempre e solo
il partito dei fucilati, mai dei fucilatori
sono nostre compagne e compagni tutte le vittime di ingiustizia
sono nostre compagne e compagni tutti gli insorti contro l'ingiustizia
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti tenuti in catene
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti sterminati nei campi
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti gettati nelle fosse
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti sotto le bombe
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti che il deserto brucia
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti che il mare ingoia
tutte le vittime sono innocenti
tutte le vittime vanno salvate
siamo una sola umanita'.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

2. MEMORIA. ANTONIA SANI: PER WALTER ROSSI
[Ringraziamo di cuore Antonia Sani, presidente di Wilpf-Italia, per averci messo a disposizione questo suo scritto di sei anni fa]

E' la sera del 30 settembre. Ascolto con un orecchio, nel riavvio di "Report", l'elenco infinito dei senatori indagati o inguaiati con la giustizia, tutti al loro posto, tutti pronti a ricandidarsi. Una sfrontatezza, un'occupazione del potere che ha dell'incredibile. Ascolto, ma il mio cuore questa sera va al 30 settembre del 1977. 35 anni fa.
Eravamo in un'affollata riunione del Comitato di quartiere Parioli (a piazza Ungheria presso la sede scout che ci ospitava) quando arrivo' come un fulmine la notizia dell'assassinio del giovane compagno Walter Rossi per mano di fascisti, in viale Medaglie d'oro. I ragazzi volevano correre sul posto. I compagni del Pci erano piu' perplessi , dicevano che non si dovevano incoraggiare gli opposti estremismi. Abbiamo cominciato a discutere sul volantino, a pesare e contrattare le parole, perche' potesse essere "il" volantino del Comitato e non di una sola parte, quella ritenuta la piu' estremista... Eravamo tanti e tante di diversa eta', prima di tutto antifascisti (e in quel quartiere era lotta viva!). Dicevamo che non ci importava niente del funzionamento delle fontanelle... la lotta doveva essere per ridurre al silenzio i fascisti, a partire dalle scuole...
Il giorno dopo, tutti alla sezione locale del Pci. Bisognava organizzare la partecipazione alla manifestazione, da viale delle Medaglie d'oro. I compagni e le compagne piu' anziane, alcuni/alcune medaglia della Resistenza, proponevano senza discussione un presidio a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza romana dopo l'8 settembre. Era li' e solo li' che andava fatta la  grande concentrazione di tutte le forze democratiche antifasciste... Ma i compagni, le compagne piu' giovani, tutti noi del Comitato di quartiere, gridavamo no, che bisognava essere insieme a tutti i compagni antifascisti che si sarebbero riuniti sul luogo dell'aggressione, e che "quella" doveva essere l'unica grande manifestazione antifascista.
Ricordo, rivedo, le immagini di compagni e compagne in quel giardinetto prospiciente la sezione ora muto e solitario, molti piangevano, si abbracciavano, alcuni erano disperati non sapendo cosa scegliere. Volavano gli improperi da parte di chi si riteneva autenticamente antifascista nella memoria di Porta San Paolo e vedeva nella scelta diversa un'offesa a quella memoria. Ma gli altri sostenevano che bisognava essere "sul posto" dell'oggi, contro gli attacchi dei fascisti nei quartieri, bisognava far sentire a tutto il mondo dei movimenti una solidarieta' che non doveva essere rinchiusa nel recinto della Resistenza.
Ricordo la separazione lacerante del gruppo; vedo le compagne un po' curve allontanarsi decise verso Porta San Paolo, e noi con una sorta di entusiasmo, di forza vittoriosa, muoverci in tanti quasi allegri verso viale Medaglie d'oro.
Che grande soddisfazione quando si e' sparsa la voce che il Manifesto, Lidia Menapace, Luciana Castellina, Rossana Rossanda sarebbero state alla testa del corteo...
Antonia Sani
30 settembre 2012

3. MAESTRI. FRANCESCO COMINA INTERVISTA GIULIANO PONTARA SU GANDHI
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino (www.serenoregis.org) riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista originariamente apparsa su l'"Alto Adige" e "Il Trentino" il 28 gennaio 2018 col titolo "Gandhi dalla storia alla leggenda"]

Il 30 gennaio di settant'anni si e' spenta la grande anima di Gandhi.
L'unico uomo che e' riuscito, finora, a fronteggiare e vincere una guerra attraverso la piu' pura dottrina della nonviolenza, aveva da poco concluso uno dei suoi digiuni epici. Ai ministri che andavano al suo capezzale aveva detto: "Cessero' il digiuno quando vedro' realizzata la riconciliazione di tutte le comunita', senza alcuna pressione esterna ma grazie ad un risveglio del senso del dovere". L'India cedette ancora una volta davanti alla saggezza di un grande padre, e pago' un debito dovuto al Pakistan allentando la tensione. Pochi giorni dopo, il 30 gennaio del 1948, il Mahatma stava recandosi alla sua consueta preghiera serale nel giardino adiacente alla Birla House. Improvvisamente salto' fuori Godse, un fondamentalista indu' che gli sparo' addosso tre colpi di pistola. Gandhi cadde a terra mormorando il nome di Dio: He Rama".
Il mondo intero si fermo' davanti al corpo filiforme di quel piccolo grande uomo esanime. Le ceneri vennero sparse nel Gange il 12 febbraio.
Gandhi passo' dalla storia alla leggenda.
Giuliano Pontara - trentino di origini ma da oltre cinquant'anni cittadino svedese e professore emerito all'Universita' di Stoccolma - e' lo studioso che piu' di tutti in Europa ha indagato la vita e il pensiero di Gandhi curando per Einaudi uno dei libri piu' importanti: Teoria e pratica della nonviolenza. Ultimamente ha pubblicato un altro importante libro sulle sfide del pacifismo: "Quale pace?" (Mimesis Edizione).
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- Francesco Comina: Venti ore prima del suo assassinio Gandhi aveva detto: "Se qualcuno dovesse porre fine alla vita trapassandomi con una pallottola e io ricevendola esalassi l'ultimo respiro invocando solo il nome di Dio, solo allora giustificherei la mia pretesa". Quale era la pretesa di Gandhi?
- Giuliano Pontara: Gandhi fu assassinato il 30 gennaio 1948 con tre colpi di pistola (una Beretta di fabbricazione italiana) sparatigli a bruciapelo da un nazionalista membro di un'organizzazione indu' di estrema destra; si accascio' al suolo invocando il nome di Dio: "He Rama".
La "pretesa" di Gandhi - io credo - era la maggiore possibile realizzazione della propria umanita' attraverso quella che egli chiamava la "ricerca della Verita'" (con la v maiuscola), o in un'altra delle sue formulazioni, la "realizzazione dei Dio che e' in noi". Lo chiamasse Verita', Dio, Allah, Khrisna, Rama, la ricerca della "Verita'-Dio", per Gandhi, e' un processo di graduale autorealizzazione attraverso una sempre piu' ampia identificazione con quella che, con un'altra formula, egli caratterizzava  come "unita' di tutto il vivente", altre volte "unita' di tutto cio' che esiste". Questo comporta astenersi il piu' possibile dal danneggiare altri esseri, secondo l'antica dottrina dell'ahimsa, un termine che Gandhi traduceva in inglese con il termine "nonviolence" (nonviolenza). Soltanto abbandonando la forza fisica e sviluppando a livello di coscienza quella nonviolenza che e' in ciascuno di noi - sosteneva Gandhi - e' possibile realizzare pienamente la propria umanita'.
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- Francesco Comina: Gandhi sperimenta, anche con la sofferenza personale, una rivoluzione sociale, politica e culturale. Capovolge l'ordine del mondo per cui la risposta all'offesa subita presuppone l'uso della forza. Il contrario del mito occidentale (ma non solo) per cui "se tu mi fai questo io ti uccido". Egli ribalta tutto facendo leva sul principio di responsabilita': "Se tu fai questo, se ti comporti cosi', sono io che muoio". Una lezione di grande attualita'.
- Giuliano Pontara: Il maggior contributo - sia pratico sia teorico - di Gandhi e' la strategia di  gestione e trasformazione  dei conflitti imperniata sulla continua ricerca di "tecniche della nonviolenza", metodi incruenti e costruttivi atti a bloccare i meccanismi della polarizzazione, sfiducia, odio, brutalizzazione, connaturati alla guerra, al terrorismo, in primo luogo quello massiccio inerente a ogni guerra. Una delle componenti essenziali di tale strategia - che egli spesso caratterizza come "nonviolenza del forte" - e' la capacita' di autosacrificio, se necessario quello della propria vita: la nonviolenza del forte "non puo' essere praticata da chi ha paura di soffrire". La disposizione a sacrificarsi per una causa che si e' convinti essere giusta e' necessaria in ogni lotta, sia essa violenta o nonviolenta. Ma nella nonviolenza gandhiana "soffrire nella propria persona costituisce l'alternativa alla violenza contro il prossimo".
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- Francesco Comina: Oggi viviamo in un sistema che e' strutturalmente violento. Non c'e' solo la violenza distruttiva espressa dal botta e risposta di Kim Jong Un e Trump su chi ha il bottone atomico piu' grosso, ma c'e' un sistema economico e tecnoscientifico che produce ogni giorno violenza. Che cosa puo' dire Gandhi in questo contesto?
- Giuliano Pontara: Gandhi aveva visto bene - anche come vittima del colonialismo imperialista - il nesso stretto tra la crescente globalizzazione della violenza e le strutture connesse con l'industrialismo sfrenato e il capitalismo rapace che creano nuove forme di schiavitu', sfruttamento, fame, miseria, morti precoci e disuguaglianze enormi tra quelli che hanno sempre di piu' e quelli che hanno sempre di meno. Riteneva che "l'accumulazione del capitale in mani private e' impossibile senza l'impiego di mezzi violenti", e rifiutava  quell'economia e quella scienza economica che "permette al forte di ammassare ricchezze a spese del debole".
Propugnava la realizzazione di una "societa' del benessere di tutti" attraverso una radicale redistribuzione delle risorse economiche e il controllo democratico sui grandi mezzi di produzione e distribuzione di esse; una societa' democratica e decentralizzata, fondata sulla cooperazione e la solidarieta', sul risparmio invece che sullo spreco, su scambi commerciali equi invece che su un mercato deregolato che elimina chi non ha potere contrattuale; una societa' in cui la proprieta' e' vista come "amministrazione fiduciaria" e, piu' in generale, le risorse del pianeta sono considerate un bene comune di cui ogni generazione puo' legittimamente usare, a patto che ne rimangano in misura sufficiente e altrettanto buone per le generazioni successive. Insomma, un'alternativa nonviolenta al sistema degli apartheid locali, che congiuntamente vanno a costituire l'attuale apartheid  globale. Famoso e' il suo detto che nel mondo "vi e' abbastanza per soddisfare i bisogni di ognuno, ma non a sufficienza per saziare l'ingordigia di chicchessia".
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- Francesco Comina: Danilo Dolci, il Gandhi italiano, aveva capito in largo anticipo l'effetto che i media (oggi i social network) avrebbero provocato per l'armonia sociale e per lo sviluppo organico della coscienza, soprattutto dei giovani, divenuti strumento inerti e passivi della trasmissione e del consumo. Nei giorni scorsi alcuni cervelli della Silicon Valley che hanno lavorato attorno ai social media sono usciti allo scoperto lanciando un allarme inquietante: "Abbiamo rovinato generazioni, stiamo violentando il mondo". Gandhi insisteva sulla esperienza, sulla pratica. Sembra un messaggio lontano...
- Giuliano Pontara: Gandhi insistette sempre sullo spirito critico, sulla ricerca della verita' per argomenti e esperimenti, nella coscienza che possiamo sbagliare, che quelle che si ritengono buone ragioni a sostegno delle proprie convinzioni, possono dimostrarsi, a un piu' attento esame critico, non valide. Aveva intitolato la sua autobiografia "Storia dei miei esperimenti con la verita'". Scriveva che "si potra' avere fede nei principi che io propongo, ma le conclusioni che deduco da certi fatti non possono essere materia di fede"; "la fede - insisteva - non ha posto in cose che possono essere colte dalla ragione". Da quest'uomo politico viene una lezione di grande onesta' intellettuale. Rispettoso dell'autonomia della persona, era un nemico acerrimo della manipolazione delle coscienze, e un duro critico del fanatismo dogmatico, fondamentalista, impervio al dubbio, dell'elitismo di chi si proclama l'unico depositario di una verita' rivelata. Incoraggiava la coesistenza pacifica e costruttiva tra religioni, etnie e culture diverse: "Non voglio - scriveva - che la mia casa sia recintata da ogni lato e le mie finestre murate. Voglio che le culture di tutti i paesi si aggirino intorno a casa mia il piu' liberamente possibile".
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- Francesco Comina: L'Europa e' avvolta da un orizzonte tetro, che riproietta la polarizzazione estremistica e riattualizza il monito di Brecht: "Attenzione, il ventre e' ancora fecondo". Sembrava avesse vinto Gandhi quando festeggiammo la caduta del muro e l'avvio di una nuova stagione di unita'. E' durata poco la speranza. La guerra e' tonata di moda, la crisi economica, la dispersione, la fobia dello straniero, il populismo, la demagogia, la chiusura delle frontiere... Questo tempo segna il fallimento di Gandhi?
- Giuliano Pontara: In certo senso si puo' parlare di un "fallimento" rispetto agli obiettivi e ideali per cui Gandhi spese la sua vita.  L'India di oggi certamente non e' la "societa' del benessere di tutti" che Gandhi propugnava. La societa' indiana e' divisa da profonde disuguaglianze economiche e sociali. E' al potere il partito Bjp (Bharatiya Janata Party), un partito induista nazionalista che pesca sempre piu' voti tra i gruppi induisti di estrema destra, discendenti del movimento ultranazionalista indu' cui apparteneva l'assassino di Gandhi. Lo stato indiano e' una potenza nucleare ed e' al primo posto nella lista dei maggiori importatori di armi convenzionali.
I populismi neo-nazionalisti e xenofobi in crescita in varie parti del mondo, cosi' come la glorificazione della guerra ("umanitaria", "etica") e l'escalation della corsa agli armamenti di distruzione apocalittica, sono tutti fenomeni strettamente connessi con una componente essenziale dell'ideologia nazista: una visione del mondo come teatro di una spietata lotta legibus soluta per il dominio assoluto in cui l'unico "diritto" e' quello del vincitore. Di fronte alle nuove barbarie, il messaggio gandhiano di nonviolenza politica e di politica della nonviolenza e' piu' attuale che mai: e' necessario uscire dalla escalation della barbarie con mezzi immuni dall'ulteriore contagio di essa. Dopo i massacri della seconda guerra mondale, suggellati dalle stragi causate dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, Gandhi disse che "a meno che il mondo accetti la nonviolenza, esso andra' sicuramente incontro al suicidio".
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- Francesco Comina: 70 anni dopo esistono scuole gandhiane? Ci sono degli eredi? Ci sono ancora gli idealisti pratici? O tutto e' finito?
- Giuliano Pontara: Gandhi non ambiva a creare "scuole gandhiane". Diceva che "non esiste qualcosa come il gandhismo", e si pronuncio' molte volte contro ogni pietrificazione dogmatica di quella che per lui era una ricerca-azione sempre aperta: "Il gandhismo, se non e' altro che un nome diverso per una qualche forma di settarismo, merita di essere distrutto"; ma aveva una profonda convinzione che "la verita' e la nonviolenza non saranno mai distrutte".
Attraverso l'esempio delle sue lotte nonviolente e attraverso i suoi scritti (raccolti in un centinaio di volumi), Gandhi e' stato, ed e' pur sempre una fonte di ispirazione di vari movimenti ecumenisti, pacifisti, antimperialisti, ecologisti, femministi, animalisti; ha ispirato profondamente il movimento e le lotte guidate da Martin Luther King, di cui ricorre quest'anno il cinquantesimo anniversario del suo assassinio.
Ci sono oggi degli "eredi di Gandhi". Se con cio' s'intende personaggi politici della sua statura morale, leader appassionati della nonviolenza e forniti di quel carisma che il Mahatma aveva, e' difficile fare nomi. Gli eredi di Gandhi sono tutti coloro che - anche se non conoscono direttamente l'azione e il pensiero del politico indiano - lottano individualmente e collettivamente, in modi fermi ma incruenti, contro le nuove barbarie che mirano a distruggere la democrazia, avvelenano il pianeta, fomentano guerre che comportano un crescente rischio di olocausto nucleare.

4. LE ULTIME COSE. LA QUESTIONE DECISIVA

In queste elezioni la questione decisiva e' opporsi al fascismo che torna.
E le caratteristiche essenziali del fascismo sono il militarismo, il razzismo, il maschilismo; l'ideologia che nega l'umanita' degli esseri umani, l'economia che accumula ricchezze schiavizzando e rapinando e devastando ed estinguendo ogni vita, la politica che ha nella guerra e nelle stragi di cui la guerra sempre e solo consiste il suo principio e il suo fine; il fascismo e' idolatria della violenza, metodo della violenza, sistema di potere della violenza, concrezione ed eruzione di male, volonta' di annichilimento.
Non si difende la vita, la dignita', la liberta' e la solidarieta' umana se non ci si oppone al fascismo.
Non si difende il mondo vivente se non ci si oppone al fascismo.
Le elezioni sono il momento in cui ci si oppone al fascismo con lo strumento democratico del voto.
Ogni essere umano ha diritto di voto nel luogo in cui vive.
Ogni essere umano ha diritto a non essere ucciso.
Ogni essere umano e' un essere umano.
L'antifascismo e' la percezione dell'umanita' dell'umanita'.
L'antifascismo e' la lotta in difesa dell'umanita' dell'umanita'.
Poiche' il fascismo e' disumana barbarie, l'antifascismo e' antibarbarie, solidale convivenza, umana civilta'.
Poiche' il fascismo e' violenza eretta a sistema, l'antifascismo e' la scelta morale e politica della nonviolenza.
Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2018
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime,
prima di tutto buon anno! Vi scriviamo perche' anche quest'anno One Billion Rising vuole far sentire la propria voce contro la violenza. Il 14 febbraio saremo insieme nelle strade, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole d'Italia e del mondo per manifestare contro ogni violenza e discriminazione, con ogni espressione artistica: danza, musica, teatro, lettura, proiezioni, ecc.
Un evento mondiale che si svolge in 200 paesi del pianeta, mobilitando un miliardo di persone unite nell'affermare una cultura del rispetto e della solidarieta'. Il messaggio One Billion Rising 2018 e' proprio quello dell'importanza della solidarieta' come linfa vitale per una rivoluzione pacifica e arma contro ogni violenza.
Per questo vi chiediamo di partecipare a One Billion Rising 2018 con evento, un momento di incontro da organizzare nella vostra citta', diffondendo la notizia e coinvolgendo piu' persone possibili. Poiche' il 14 febbraio 2018 sara' mercoledi', gli eventi potranno essere organizzati anche nei giorni precedenti e successivi (weekend del 10/2 o del 17/2).
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni da seguire:
- Iscrizione al sito per segnalare il tuo evento: clicca su http://bit.ly/Registra_il_tuo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invita altre associazioni, gruppi, persone a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
- I nostri riferimenti: vi chiediamo di seguirci sui social, condividere i contenuti e invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Inviateci foto, video dell'organizzazione e dell'evento.
Sito ufficiale https://www.onebillionrising.org
Facebook https://www.facebook.com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Twitter @OBRItalia
Email obritalia at gmail.com
Hashtag ufficiali: #RiseInSolidarity #1billionrising #UntilTheViolenceStops
- Loghi ufficiali, immagine del profilo e la foto di copertina su Facebook, Twitter, Youtube che potete scaricare cliccando sul link qui sotto:
loghi 2018: http://bit.ly/1billionloghi2018
foto profilo/cover social: http://bit.ly/1billioncoversocial
- Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento del 14 febbraio, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale http://youtu.be/_U5CZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura. In particolare quest'anno, in occasione dei 20 anni de I Monologhi della Vagina di Eve Ensler, opera diventata con i Vday il manifesto delle rivoluzione femminile in atto, vi invitiamo a leggerne qualche brano dell'opera durante l'evento.
Per quanto riguarda le autorizzazioni, bisogna affiggere un avviso pubblico di ripresa video nei luoghi in cui viene organizzata la manifestazione e, se si vogliono riprendere e/o intervistare le persone presenti, suggeriamo di chiedere loro di firmare una liberatoria cosi' da poter usare i video sui siti web, social e per eventuali montaggi.
Al seguente link http://bit.ly/OBR_autorizzazioni2018 puoi scaricare:
- Autorizzazione riprese, liberatorie per l'utilizzo delle riprese di persone;
- Avviso Pubblico riprese;
- Autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali One Billion Rising.
Per quanto riguarda le letture, oltre a I Monologhi della Vagina di seguito troverete, come suggerimento:
- alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler:
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly/insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
-la traduzione del brano musicale "Break the chain" credits Tena Clark-Musiche Tena Clark/Tim Heintz di M.G.Di Rienzo
http://bit.ly/traduzione_testo_BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org 
Per dichiarare l'adesione e ricevere maggiori informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Coordinamento Italia One Billion Rising, Nicoletta Billi, Anna Vezzoli, Silvia Palermo

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Numero 456 dell'11 febbraio 2018
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