[Nonviolenza] Telegrammi. 2970



 TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2970 del 7 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Sommario di questo numero:
1. Enrico Peyretti: Sulla spiritualita' di Nanni Salio. Morte, violenza, nonviolenza
2. One Billion Rising 2018
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
5. Con Albert Camus contro razzismo e fascismo. Un incontro di riflessione a Viterbo
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. ENRICO PEYRETTI: SULLA SPIRITUALITA' DI NANNI SALIO. MORTE, VIOLENZA, NONVIOLENZA
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino (www.serenoregis.org) riprendiamo e diffondiamo il seguente discorso commmemorativo nel secondo anniversario della scomparsa di Nanni Salio]

Spiritualita'
Nel secondo anniversario della morte, ricordiamo Nanni Salio, tornando in vari modi sul suo lavoro, sulla sua ricerca, sulla sua vita, sul senso che ha dato alla sua vita. Qui tento di scoprire qualcosa della sua spiritualita'. Ho gia' cercato, dopo la sua morte, come in un commiato, di leggere la sua vita come una "vita per gli altri". Questa e', ne sono intimamente convinto, una forma di vita che la morte non annulla. (Vedi http://serenoregis.org/2016/02/06/con-nanni-salio-gandhi-in-mezzo-alla-morte-persiste-la-vita-enrico-peyretti/ ).
Che cosa è la spiritualita' di una persona? Direi, con semplicita', che e' quel nucleo di valori, persuasioni e sostegni, obiettivi di vita, che in una persona orientano la sensibilita' e le scelte. E' la vita intima e profonda di una persona, la sua capacita' di sentire e rispondere ad appelli della vita. Una spiritualita' puo' attingere a lunghe tradizioni spirituali e sapienziali, plasmate ora piu' ora meno in forme personali. Ci sono spiritualita' religiose, piu' o meno strutturate, e ci sono spiritualita' che non si riconoscono in tradizioni religiose, anche se da tutto sanno ricevere alimento alla vita profonda (1). La spiritualita' significa qualcosa che non e' il livello intellettuale ne' l'emotivo, non e' una religione, non e' una filosofia, ed e' anche qualcosa di queste. E' cio' che "ispira" dal profondo, dall'intimo, il pensare e l'agire di una persona. E' il mistero di una persona, che un po' traspare e molto resta inverificabile e assolutamente inviolabile, di quella persona, e solo in parte si puo' cogliere e descrivere, senza pretesa di definirlo.
Riusciamo a vedere qualche carattere della vita spirituale di Nanni? Non e' tentativo che uno possa affrontare da solo: gli amici, gli eventuali lettori che hanno conosciuto Nanni, potranno integrare. Io lo ricordo severo ed esigente con le religioni istituzionalizzate, specialmente nel nostro Occidente, ma non sordo, e tanto meno sprezzante, verso la sensibilita' delle persone religiose. La laicita' di Nanni era lontana, per quanto ne ho capito, da una freddezza che a volte si constata, verso la dimensione spirituale dell'umano. Riconosceva i maggiori profeti e i santi della giustizia e della pace nelle diverse tradizioni storiche religiose. Vedeva che, dove le religioni cercano e acquistano un potere nella societa', offuscano la loro luce e non aiutano il cammino della pace fondata negli animi. Oggi, anche il pacifico buddhismo, a cui Nanni era vicino, in alcune societa' in cui prevale, come il Myanmar, ha dato luogo a fatti di discriminazioni violente, dolorose per tutti noi. Dove invece le religioni "dicono la verita' al potere" (espressione attribuita a Gandhi), esse contribuiscono alla vita giusta. Nanni coltivava la riflessione razionale e scientifica per la costruzione della pace, ma, come discepolo di Gandhi e di Capitini, profondamente religiosi, non poteva non sentire le vibrazioni interiori e gli orizzonti di questi maestri sul mistero che ci avvolge e ci chiama, nella storia, verso la vita giusta.
Nel cattolicesimo italiano Nanni sapeva vedere gli impegni per la pace, ma sempre con vigile esigenza. Per esempio, ricordo che, sul famoso giudizio dato dal papa Benedetto XV, il primo agosto 1917, sulla guerra mondiale allora in corso, "Inutile strage", Nanni diceva con amara ironia: "Come se potesse esserci una strage utile...". L'opera per la pace, precedente e seguente, di quel papa non ascoltato, e' ben piu' ampia e approfondita di quella sola frase (2). Ma Nanni aveva ragione perche' la Chiesa, fino al Concilio 1962-'65, non mise in discussione la teoria antica della "guerra giusta", o meglio "giustificata" a ben determinate condizioni. Di questa dottrina era facile abusare da parte degli interessi di potenza, a cui si piegava la morale ufficiale: i cappellani militari insegnavano che uccidere in guerra per obbedienza, senza odio personale, non era peccato, ma dovere del buon suddito (3). Furono pochi gli obiettori di coscienza per motivo cristiano fino dalla prima guerra mondiale e crebbero di numero dopo il Concilio, insieme ad una crescente teologia della pace (4). La severita' esigente verso le religioni, come quella di Nanni Salio, e' sintomo di bella sensibilita' spirituale, di attesa di un bene operante. Le religioni devono far tesoro di chi, stimolandole e criticandole, le aiuta nel loro compito di sviluppare lo spirito umano.
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Di fronte alla morte
Ogni spiritualita' si misura sul senso positivo che riesce a dare alla vita, e percio' anche si confronta con cio' che colpisce e riduce la vita: la violenza e la morte; l'offesa e il dolore; il tempo che limita e taglia le aspirazioni umane. Una spiritualita' che riconosce valore alla vita, che ama la vita, resiste e si oppone a tutto cio' che violenta la vita. Nanni amava la vita, le vite, le persone, la natura, pur parlando spesso, con il buddhismo, di "impermanenza" nostra e di tutto. Il "non permanere" in questa via, io penso che non significhi unicamente finire nel nulla, ma possa significare anche passare in altre forme di vita. La fragilita', la precarieta' e provvisorieta', non riduce il valore e la bellezza, il dovere di difendere la vita dalla violenza. Non e' la forza materiale che da' consistenza e valore a cio' che vive.
Alla nonviolenza Nanni ha dedicato tutta la sua vita e ogni sua energia. La nonviolenza positiva e' una passione per la vita, proprio per la vita fragile e minacciata, e non vuole, strenuamente non vuole, non accetta, non sopporta che la vita sia offesa, che sia usata come strumento utile, che sia dominata e oppressa: la nonviolenza non vuole che la morte prevalga sulla vita. Eppure ogni vita e' limitata dal tempo, e muore. Come sta la nonviolenza di fronte alla morte, ad ogni forma di morte?
"Di fronte alla morte si aprono domande poco esplorate, anche da chi come noi si propone di costruire una cultura della nonviolenza". Cosi' scriveva Nanni Salio a Giuliano Pontara, l'8 novembre 2015, all'indomani della morte, pochi mesi prima di lui, della propria compagna Daci.
Nanni sentiva che la nonviolenza deve dare una risposta sul problema della morte. Sono convinto che aveva una sua bozza di risposta, anche se mi disse, anni addietro, che sperava di vivere a lungo per portare piu' avanti il lavoro. Sul sito del Centro Studi Sereno Regis, in data primo luglio 2010, Nanni Salio commemorava Elise Boulding, Enzo Tiezzi, Rina Gagliardi, scomparsi da poco, sotto il titolo "Impermanenza, Compresenza e Fragilita'". Scriveva in conclusione: "Pur nella continua incertezza esistenziale delle nostre vite, ci e' di conforto pensare e percepire la vostra presenza nel grande oceano della compresenza capitiniana, dell'inter-essere, delle onde di coscienza individuali nel quale un giorno anche noi confluiremo". Cosi', dalla morte di alcuni maestri raccoglieva una eredita' di pensiero e impegno, vedendo la loro impalpabile continuita' nella nostra vita.
C'e' poi la nostra morte personale. A questa certamente Nanni pensava molto nel tempo della sua malattia, quando rispose ad una comune amica: "Mi chiedi Come sto? Eh, si vede la vita in un altro modo".
Non mi risulta che abbia sviluppato o espresso una piu' ampia riflessione specifica sulla nonviolenza e la morte. In ogni caso, suggerita dalla vita di Nanni, e dal medesimo impegno per la nonviolenza, questa ricerca e' compito nostro. Una vita nonviolenta combatte la morte inflitta, aggiunta, ma di fronte alla morte inevitabile che cos'altro puo' fare?
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Morte, violenza, nonviolenza: modi di morire
Che cosa puo' fare la nonviolenza di fronte alla morte? Che cosa sa e cosa dice la nonviolenza sulla morte? Direi che puo' fare due cose: combattere la morte, e addomesticare la morte, riconciliarsi con essa. La morte e' sempre nemica, o puo' essere amica?
La violenza e' morte aggiunta, artificiale e cattiva, alla nostra morte naturale. La guerra, e le altre forme di violenza, anche strutturali e culturali, credendo di ribellarsi alla morte, la moltiplicano e la incrudeliscono. Evitare questa morte nemica e' opera di vita, e' costruzione di bene e di felicita' possibile. E' l'opera della pace giusta.
La morte naturale puo' essere non violenta, o addirittura amica? Spesso e' difficile, travagliata, dolorosa. Un impegno nonviolento della scienza medica e della vita sociale, puo' ridurre il dolore della morte, umanizzarla quanto possibile assicurando la coscienza e la dignita' di chi muore, in modo che possa essere una morte se non dolce, almeno pacifica.
Guardiamo alcuni modi di morire. La retorica violenta ha esaltato la morte del combattente, cioe' di chi riceve la morte mentre da' morte, coinvolto in una spirale folle e tetra. Ha celebrato la morte dell'eroe violento, che ha molto ucciso; ha cantato la "bella morte" fascista, ha consacrato la morte del "martire" - "testimone" di che cosa? - sacrificatosi per uccidere. In simili esperienze, e' la violenza che regna sulla vita. Questo morire, usando la morte propria come arma contro la vita altrui - tipico il terrorista sui-omicida - e' un servire la morte disprezzando la vita, e' impersonare la violenza, e' ridurre la vita umana ad un caso biologico, senza una dimensione dello spirito.
Ci sono altri modi di morire. Negli stessi giorni di Nanni cade l'anniversario - il 30 gennaio 2018 e' il settantesimo - dell'uccisione di Gandhi da parte di Godse, un fanatico indu'.
Gandhi distingueva la nonviolenza del debole e del vile dalla nonviolenza del forte. Noi sappiamo che una volta egli si chiese: "Ho io in me la nonviolenza dei forti? Solo la mia morte lo mostrera'. Se qualcuno mi uccidesse e io morissi con una preghiera per il mio assassino sulle labbra, e il ricordo di Dio e la consapevolezza della sua viva presenza nel santuario del mio cuore, allora soltanto si potra' dire che ho la nonviolenza dei forti" (5). Jean-Marie Muller commenta cosi': "Gandhi e' morto esattamente come aveva intravisto. Noi sappiamo oggi quello che lui stesso ignorava: egli possedeva realmente in se' la nonviolenza dei forti" (6).
Nella morte di Gandhi ci sono due cose: da un lato l'odio fanatico, il crimine dell'assassino, dall'altro una pienezza di vita per Gandhi. Certo, la sua azione per l'unita' e la nonviolenza dell'India (ben piu' che la liberazione dal colonialismo inglese) fu spezzata, ma l'atto di morire con amore ha resa la sua azione ininterrotta e diffusa in tutti i paesi. La morte di Gandhi ha neutralizzato la violenza con cui gli e' stata inflitta, l'ha rovesciata in una feconda nonviolenza. Gandhi ha transustanziato - cambiato la sostanza - dell'atto che gli ha dato la morte. La Grande Anima, il Mahatma, che viveva in quel piccolo uomo seminudo e magro, un vulcano di energia spirituale, si e' diffusa in tutto il mondo, accendendo mille resistenti tenaci focolai di spirito, desiderio, ricerca, azione nonviolenta.
La storia umana, minacciata e deturpata da tante violenze di ogni genere, sta coltivando e sperimentando anche la forza della nonviolenza, che umanizza tante situazioni di conflitto. La cultura dominante non sa ancora vederlo, ma lo vede chi si cura di esplorare la letteratura storica ormai abbondante che documenta le lotte nonviolente, specialmente da un secolo in qua. La nonviolenza non si impone, non ha una logica di vittoria, non rovescia il mondo da feroce a tutto mite, ma mantiene tenacemente aperta l'alternativa operante della sapienza politica, cioe' del saper vivere insieme senza dominare o distruggersi, e questa e' realta' che smentisce il dogma della forza violenta come regina della storia.
La legge della vita e' la forza nonviolenta, diceva Gandhi.
Questa forza nonviolenta sfida la morte in Gandhi, attivissimo, ucciso da una morte che non pote' distruggerlo, e sfida la morte in tutto il movimento storico mondiale mosso dalla sua esperienza, movimento che riassume la migliore sapienza "antica come le montagne", e apre il nuovo piu' umano modo di convivere. La nonviolenza sfida le strutture, gli strumenti e le volonta' che imperano dando morte ai popoli, e sfida la morte che la violenza infligge ai piu' coraggiosi e piu' esposti del movimento, trasformandola in testimonianza di azione per la vita.
Il fondamento di questa fiducia forte nella vita e di questa attiva speranza al di la' delle forze di morte mi sembra espresso limpidamente da Gandhi stesso, che scriveva: "... Vi e' una forza vivente, immutabile, che tiene tutto assieme, crea, dissolve e ricrea. Questa forza o spirito informatore e' Dio (...). E questa forza e' benevola o malevola? La vedo esclusivamente benevola, perche' vedo che in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verita', in mezzo alle tenebre persiste la luce" (7). La resistenza della vita e del bene e' argomento della fede di Gandhi nella Verita', che per lui e' l'unita' profonda di tutte le cose. Chi si impegna nella nonviolenza ha una fede, in tante forme diverse, perche' guarda e opera un passo piu' avanti del calcolo, dell'interesse particolare, delle fazioni che dividono l'umanita', della realtà limitata dalla morte e dalla violenza, e comincia gia' a vivere nella "realta' liberata" (Capitini) per portarla nel mondo attuale in cammino.
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La nonviolenza sfida la morte
La nonviolenza sfida la morte, non respingendola addosso ad altri, come fa la guerra (Franco Fornari, Psicoanalisi della guerra), ma contribuendo ad addomesticarla, a renderla domestica, familiare, ad averla presente nel vivere. "Si conoscono solo le cose che si addomesticano (...) Se tu vuoi un amico, addomesticami", dice la volpe, che potrebbe anche lei essere temibile, al Piccolo Principe. Riuscira' l'umanita' a trasformare la morte da nemica a "sorella" come la chiama profeticamente san Francesco nel Cantico delle creature?
La morte ci e' presente non solo per l'amaro spettacolo continuo delle violenze che uccidono e opprimono tante vite nel mondo, ma anche come consapevolezza della nostra fragilita'. Questa nostra morte, specialmente con l'avanzare dell'eta', va familiarizzata, per non esserne ossessionati, per non chiudersi in un egoistico, avaro e inutile risparmio di se'. Si puo' addomesticare la morte con la scienza e l'arte medica, con la cura della salute, con l'esercizio generoso della nostra attivita', con l'amicizia, l'affetto, la solidarieta' sociale, con la speranza oltre il visibile. Soprattutto si puo' riempire di vita la morte naturale e inevitabile, vivendola come uno spendersi fino in fondo nel lavoro per la giustizia e la pace.
Molti dei piu' coraggiosi amici della nonviolenza hanno pagato con la vita il loro impegno, come abbiamo visto in Gandhi. Questo e' un modo di vincere la morte, di trasformarla in un atto di vita. Ma anche chi, in limiti personali modesti, lavora per qualche lotta giusta con mezzi nonviolenti, e coltiva il pensiero nonviolento, costui sta consegnando la sua vita agli altri, alla pace, a uno stadio di ulteriore evoluzione spirituale umana, e con la sua morte consegnera' un po' piu' di vita a chi continua, come ha fatto Nanni a noi.
Morire nel patire violenza anziche' far violenza ad altri, morire con coraggio, con amore, senza subire passivamente la morte - cosi' hanno fatto Gesu', Gandhi, Martin Luther King e tanti altri -, puo' essere non morire del tutto. Puo' essere continuare a parlare, ad essere presenti negli altri e ispirarli ancora, puo' essere agire e vivere ancora. Lo vediamo: nessuno ci parla e ci accompagna cosi' intimamente, dandoci forza per vivere, come quei morti coraggiosi.
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La morte rivela e compie la vita
Si puo' e si deve parlare della morte, per dignita' umana, non si deve farne un tabu', mettendo la testa sotto la sabbia. E' legge della vita ridurre il potere della morte.
Ci occorre ammirare la bellezza della vita, scoprirla e coltivarla se non l'abbiamo a sufficienza. Se la vita non fosse da ammirare, la morte non sarebbe da temere. Guardiamoci dall'imprecare alla vita quando e' difficile, dura. Guardiamoci dall'invecchiare brontoloni e ingrati. Scopriamo e liberiamo la pace della vita dietro il peso dell'offesa e l'ombra del dolore. Perche' temiamo la morte? Perche' amiamo la vita. Il vero timore, piu' del morire, e' perdere il bene della vita.
Dice Buddha: "Tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita: mettendoti al posto degli altri, non uccidere, e non fare uccidere" (Dhammapada, I versi della legge, 10, 129-130). "Non uccidere", neppure nel pensiero, neppure con la parola dura, Dice Gesu': "Avete inteso che fu detto agli antichi: non uccidere. Chi uccide e' sottoposto al giudizio. Io invece vi dico: chiunque si adira col suo fratello, o gli dice stupido, o pazzo, sara' sottoposto al giudizio" (vangelo di Matteo 5,21-22). Il comando negativo non-uccidere e' solo il primo gradino della scala che ci porta verso il piu' felice positivo comando: vivi e fa vivere. Invece, l'"ordine delle cose" vigente offende ancora molto la vita. Gli stati si arrogano ancora il potere di morte, col "monopolio della violenza", con armamenti folli e suicidi, e col prevalere di relazioni di pura forza. Ha scritto papa Francesco: "Questa economia uccide" (Evangelii Gaudium, n. 53). C'e' ancora uno "scialo di morte" (diceva David Maria Turroldo) nel mondo umano, che grava anche sulla natura, madre di vita.
Nanni Salio amava vivere e lavorare. Fin da piccolo inorridi' a vedere in vetrina le carni macellate degli animali, e non voleva mangiare carne, racconta la sorella Carla. Impiego' tutta la sua capacita' di ricerca, riflessione, organizzazione e diffusione, per la difesa e liberazione della vita dalle offese della violenza, in tutte le sue manifestazioni. Una vita come la sua non si esaurisce con la morte. Nella morte temporale ha invece un compimento, si riassume e si rivela nel suo valore. Se la morte e' l'ultimo atto del donarsi, e' un atto di vita comunicata a noi. Chi "attraversa la morte da vivo" (come dice il teologo Carlo Molari) col compiere la sua vita genera altra vita.
Poiché il pensiero non e' solo registrare i fatti, ma aprire ed esplorare i confini - "Pensare e' varcare le frontiere" (Denken ist ueberschreiten), dice Ernst Bloch, il filosofo dell'utopia concreta - noi sappiamo che Nanni ha camminato con noi e con tanti altri come un esploratore di umanita' liberata e piu' vera, piu' viva. La nonviolenza, cioe' lo spirito profondo di Nanni Salio, di tutta la sua vita, e' questa impresa grande, verso una viva verita'.
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Note
1. Segnalo il libro di autori vari, curato da Matteo Soccio, Convertirsi alla nonviolenza? Credenti e non credenti si interrogano su laicita', religione, nonviolenza. Gabrielli editori, 2003.
2. Ne dava ampio resoconto un saggio di Italo De Curtis, in Orientamenti sociali, nn. 6-7, 1967, di 43 pagine.
3. Cfr Francesco Piva, Uccidere senza odio. Pedagogia di guerra nella storia della Gioventu' cattolica italiana, 1868-1943, Franco Angeli editore, 2015.
4. Jean-Marie Muller fa il punto sui piu' recenti passi di superamento della teoria della "guerra giusta" nel libro La violence juste n'existe pas (Les editions du Relie', Paris 2017).
5. Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunita' 1965, pp. 95-96.
6. Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Pisa University Press 2004, p. 250.
7. Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunita', Milano 1965, p. 100.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2018
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime,
prima di tutto buon anno! Vi scriviamo perche' anche quest'anno One Billion Rising vuole far sentire la propria voce contro la violenza. Il 14 febbraio saremo insieme nelle strade, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole d'Italia e del mondo per manifestare contro ogni violenza e discriminazione, con ogni espressione artistica: danza, musica, teatro, lettura, proiezioni, ecc.
Un evento mondiale che si svolge in 200 paesi del pianeta, mobilitando un miliardo di persone unite nell'affermare una cultura del rispetto e della solidarieta'. Il messaggio One Billion Rising 2018 e' proprio quello dell'importanza della solidarieta' come linfa vitale per una rivoluzione pacifica e arma contro ogni violenza.
Per questo vi chiediamo di partecipare a One Billion Rising 2018 con evento, un momento di incontro da organizzare nella vostra citta', diffondendo la notizia e coinvolgendo piu' persone possibili. Poiche' il 14 febbraio 2018 sara' mercoledi', gli eventi potranno essere organizzati anche nei giorni precedenti e successivi (weekend del 10/2 o del 17/2).
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni da seguire:
- Iscrizione al sito per segnalare il tuo evento: clicca su http://bit.ly/Registra_il_tuo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invita altre associazioni, gruppi, persone a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
- I nostri riferimenti: vi chiediamo di seguirci sui social, condividere i contenuti e invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Inviateci foto, video dell'organizzazione e dell'evento.
Sito ufficiale https://www.onebillionrising.org
Facebook https://www.facebook.com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Twitter @OBRItalia
Email obritalia at gmail.com
Hashtag ufficiali: #RiseInSolidarity #1billionrising #UntilTheViolenceStops
- Loghi ufficiali, immagine del profilo e la foto di copertina su Facebook, Twitter, Youtube che potete scaricare cliccando sul link qui sotto:
loghi 2018: http://bit.ly/1billionloghi2018
foto profilo/cover social: http://bit.ly/1billioncoversocial
- Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento del 14 febbraio, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale http://youtu.be/_U5CZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura. In particolare quest'anno, in occasione dei 20 anni de I Monologhi della Vagina di Eve Ensler, opera diventata con i Vday il manifesto delle rivoluzione femminile in atto, vi invitiamo a leggerne qualche brano dell'opera durante l'evento.
Per quanto riguarda le autorizzazioni, bisogna affiggere un avviso pubblico di ripresa video nei luoghi in cui viene organizzata la manifestazione e, se si vogliono riprendere e/o intervistare le persone presenti, suggeriamo di chiedere loro di firmare una liberatoria cosi' da poter usare i video sui siti web, social e per eventuali montaggi.
Al seguente link http://bit.ly/OBR_autorizzazioni2018 puoi scaricare:
- Autorizzazione riprese, liberatorie per l'utilizzo delle riprese di persone;
- Avviso Pubblico riprese;
- Autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali One Billion Rising.
Per quanto riguarda le letture, oltre a I Monologhi della Vagina di seguito troverete, come suggerimento:
- alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler:
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly/insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
-la traduzione del brano musicale "Break the chain" credits Tena Clark-Musiche Tena Clark/Tim Heintz di M.G.Di Rienzo
http://bit.ly/traduzione_testo_BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org 
Per dichiarare l'adesione e ricevere maggiori informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Coordinamento Italia One Billion Rising, Nicoletta Billi, Anna Vezzoli, Silvia Palermo

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

4. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. INCONTRI. CON ALBERT CAMUS CONTRO RAZZISMO E FASCISMO. UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

Si e' svolto la sera di martedi' 6 febbraio 2018 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sull'impegno necessario contro razzismo e fascismo.
Nel corso dell'incontro si e' riflettuto sulla situazione italiana attuale, e si e' fatto riferimento anche al messaggio morale e politico del grande romanzo "La peste" di Albert Camus.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
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Una breve notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it
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Una breve notizia su Albert Camus
Albert Camus, nato a Mondovi (Algeria) nel 1913, nel 1940 a Parigi, impegnato nella Resistenza con il movimento "Combat" (dopo la liberazione sara' redattore-capo del quotidiano con lo stesso titolo), premio Nobel per la letteratura nel 1957, muore nel 1960 per un incidente automobilistico. Lo caratterizzo' un costante impegno contro il totalitarismo e per i diritti umani, che espresse sia nell'opera letteraria e saggistica, sia nel giornalismo e nelle lotte civili (oltre che nella partecipazione alla Resistenza). In un articolo a lui dedicato ha scritto Giovanni Macchia (citiamo da "Camus e la letteratura del dissenso", in Giovanni Macchia, Il mito di Parigi, Einaudi): "L'assurdo fu per Camus un punto di partenza... Poiche' non si puo' immaginare una vita senza scelta, e tutto ha un significato nel mondo, anche il silenzio, e vivere 'en quelque maniere' significa pur riconoscere l'impossibilita' della negazione assoluta, la prima cosa che noi non possiamo negare e' la vita degli altri. Nell'interno dell'esperienza assurda nasce come prima evidenza (credere al proprio grido) la rivolta: slancio irragionevole contro una condizione incomprensibile e ingiusta, e che pur rivendica l'ordine nel caos. E ricordo la gioiosa impressione che provoco' la formula cartesiana di Camus, con la sua aria di limpido giuoco, quando la leggemmo la prima volta. Non 'je me revolte, donc je suis': ma 'je me revolte, donc nous sommes'. Risollevare gli uomini dalla loro solitudine, dare una ragione ai loro atti; mettersi non dalla parte degli uomini che fanno la storia ma di coloro che la subiscono... Rivolta come fraternita'".
Opere di Albert Camus: tra le opere di Camus particolarmente significative dal nostro punto di vista ci sembrano Il mito di Sisifo, Caligola, La peste, L'uomo in rivolta, tutti piu' volte ristampati da Bompiani. Utile anche la lettura dei Taccuini (sempre presso Bompiani) e delle corrispondenze per "Combat" 1944-1947 raccolte col titolo Questa lotta vi riguarda (ancora Bompiani). Si veda anche (con Arthur Koestler), La pena di morte, Newton Compton, Roma 1981.
Opere su Albert Camus: numerose sono le monografie su Camus; si vedano almeno la testimonianza di Jean Grenier, Albert Camus, souvenirs, Gallimard, e per una sommaria introduzione: Pol Gaillard, Camus, Bordas; Roger Grenier, Albert Camus, soleil et ombre, Gallimard; Francois Livi, Camus, La Nuova Italia; una recente vasta biografia e' quella di Olivier Todd, Albert Camus, una vita, Bompiani.
Albert Camus non e' solo un grande scrittore e drammaturgo, non e' solo un grande attivista per i diritti umani: e' uno dei piu' grandi pensatori politici del XX secolo, e lo e' per due motivi.
Il primo: perche' e' uno dei grandi pensatori morali, che mai le scelte morali prostitui' alla contingenza tattica dell'agire politico, ne' al tornaconto personale o del gruppo dei prossimi ai danni di altri esseri umani. Che mai le scelte morali - e quindi altresi' quelle politiche - disgiunse dall'ascolto della voce delle vittime, dalla visione del volto muto e sofferente delle vittime. Che sempre senti' che a quella richiesta di aiuto che i sofferenti e gli estinti lanciano occorre rispondere con la propria responsabilita'. Recare aiuto a chi soffre oppressione, paura, bisogno: e' il primo dovere.
Il secondo: perche' mentre pensava agiva, e cosi' non solo ha protestato, ma ha coerentemente e concretamente combattuto contro il colonialismo, ha combattuto contro il fascismo, ha combattuto contro il totalitarismo, ha combattuto contro le guerre e le dittature, contro le ingiustizie e le violenze. Ha sempre combattuto contro tutte le ideologie e le prassi assassine. Ed ha lottato sempre senza perdere la consapevolezza del rispetto della vita, della dignita' e dei diritti altrui, anche nelle situazioni piu' tragiche.
Chi ha letto La peste - a nostro avviso uno dei capolavori di sapienza umana della letteratura universale - sa cosa e' la Resistenza. Chi ha letto La peste sa cosa e' la nonviolenza.
Chi ha letto Lo straniero, Caligola, Il malinteso, La caduta, Il mito di Sisifo, sa cosa e' l'assurdita' della nostra condizione esistenziale e quale sia la radice della rivolta contro ogni egoismo, contro ogni sopraffazione, contro ogni menzogna.
Chi ha letto L'uomo in rivolta - uno dei libri di riflessione morale e politica piu' illuminanti - e gli editoriali di "Combat", sa cosa e' il dovere morale, il dovere politico, vi apprende cosa sia fraternita'.
Ma tutto Camus va letto. Dai Taccuini ad Actuelles, da tutto il teatro a tutta la pubblicistica militante, all'intera opera narrativa, lirica e descrittiva, saggistica. Leggere Camus ti nutre sempre.
E' l'artista e il pensatore della bellezza del mondo e del dovere di amare, del senso del limite e della responsabilita', della coscienza della solitudine e del dovere della solidarieta' in inscindibile compresenza, dell'intreccio della giustizia e della liberta', dell'io e del noi, del riconoscimento di umanita' e della riconoscenza per l'umanita', della pieta' che opera contro il male.
Ed e' il lottatore fermo e costante in difesa della civilta' umana che nel dialogo e nella condivisione, nell'ascolto e nell'aiuto reciproco consiste; l'oppositore intransigente che si batte contro tutti i fascismi, contro la guerra, contro la pena di morte, contro ogni persecuzione ed uccisione.
Il filosofo e il militante della nonviolenza in cammino.
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Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello per la legge sullo "ius soli / ius culturae"; ed auspicano che su questi temi vi sia un esplicito pronunciamento ed un impegno programmatico delle forze politiche democratiche gia' in campagna elettorale.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita e alla dignita'; salvare le vite e' il primo dovere. Pace, riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, difesa della biosfera: solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Lucio Magri, Il sarto di Ulm, Il Saggiatore, Milano 2009, pp. 456.
- Lucio Magri, Alla ricerca di un altro comunismo, Il Saggiatore, Milano 2012, pp. 288 + 16 illustrazioni fuori testo.
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Riedizioni
- Primo Levi, Se questo e' un uomo, Einaudi, Torino 1958, 2014, Rcs, Milano 2018, pp. 236, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Primo Levi, La tregua, Einaudi, Torino 1963, 2014, Rcs, Milano 2018, pp. 236, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2970 del 7 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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