[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 679



 ==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 679 del 22 gennaio 2018

In questo numero:
1. One Billion Rising 2018
2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
3. Verso il 27 gennaio, Giorno della memoria
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. Luisa Muraro: Una storia, un'autrice e la "misura giusta del raccontare"
6. Liliana Moro presenta "Donne di fronte alla guerra" di Stefania Bartoloni

1. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2018
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime,
prima di tutto buon anno! Vi scriviamo perche' anche quest'anno One Billion Rising vuole far sentire la propria voce contro la violenza. Il 14 febbraio saremo insieme nelle strade, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole d'Italia e del mondo per manifestare contro ogni violenza e discriminazione, con ogni espressione artistica: danza, musica, teatro, lettura, proiezioni, ecc.
Un evento mondiale che si svolge in 200 paesi del pianeta, mobilitando un miliardo di persone unite nell'affermare una cultura del rispetto e della solidarieta'. Il messaggio One Billion Rising 2018 e' proprio quello dell'importanza della solidarieta' come linfa vitale per una rivoluzione pacifica e arma contro ogni violenza.
Per questo vi chiediamo di partecipare a One Billion Rising 2018 con evento, un momento di incontro da organizzare nella vostra citta', diffondendo la notizia e coinvolgendo piu' persone possibili. Poiche' il 14 febbraio 2018 sara' mercoledi', gli eventi potranno essere organizzati anche nei giorni precedenti e successivi (weekend del 10/2 o del 17/2).
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni da seguire:
- Iscrizione al sito per segnalare il tuo evento: clicca su http://bit.ly/Registra_il_tuo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invita altre associazioni, gruppi, persone a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
- I nostri riferimenti: vi chiediamo di seguirci sui social, condividere i contenuti e invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Inviateci foto, video dell'organizzazione e dell'evento.
Sito ufficiale https://www.onebillionrising.org
Facebook https://www.facebook.com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Twitter @OBRItalia
Email obritalia at gmail.com
Hashtag ufficiali: #RiseInSolidarity #1billionrising #UntilTheViolenceStops
- Loghi ufficiali, immagine del profilo e la foto di copertina su Facebook, Twitter, Youtube che potete scaricare cliccando sul link qui sotto:
loghi 2018: http://bit.ly/1billionloghi2018
foto profilo/cover social: http://bit.ly/1billioncoversocial
- Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento del 14 febbraio, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale http://youtu.be/_U5CZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura. In particolare quest'anno, in occasione dei 20 anni de I Monologhi della Vagina di Eve Ensler, opera diventata con i Vday il manifesto delle rivoluzione femminile in atto, vi invitiamo a leggerne qualche brano dell'opera durante l'evento.
Per quanto riguarda le autorizzazioni, bisogna affiggere un avviso pubblico di ripresa video nei luoghi in cui viene organizzata la manifestazione e, se si vogliono riprendere e/o intervistare le persone presenti, suggeriamo di chiedere loro di firmare una liberatoria cosi' da poter usare i video sui siti web, social e per eventuali montaggi.
Al seguente link http://bit.ly/OBR_autorizzazioni2018 puoi scaricare:
- Autorizzazione riprese, liberatorie per l'utilizzo delle riprese di persone;
- Avviso Pubblico riprese;
- Autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali One Billion Rising.
Per quanto riguarda le letture, oltre a I Monologhi della Vagina di seguito troverete, come suggerimento:
- alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler:
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly/insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
-la traduzione del brano musicale "Break the chain" credits Tena Clark-Musiche Tena Clark/Tim Heintz di M.G.Di Rienzo
http://bit.ly/traduzione_testo_BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org 
Per dichiarare l'adesione e ricevere maggiori informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Coordinamento Italia One Billion Rising, Nicoletta Billi, Anna Vezzoli, Silvia Palermo

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

3. ANNIVERSARI. VERSO IL 27 GENNAIO, GIORNO DELLA MEMORIA

Prepariamo ovunque iniziative per celebrare il Giorno della Memoria; diffondiamo la Legge 20 luglio 2000, n. 211: Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti; proseguiamo la lotta contro il fascismo, contro il razzismo, contro tutte le uccisioni e le oppressioni; proseguiamo la lotta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
*
Di seguito il testo della legge istitutiva.
Legge 20 luglio 2000, n. 211: Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177, 31 luglio 2000).
Art. 1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: UNA STORIA, UN'AUTRICE E LA "MISURA GIUSTA DEL RACCONTARE"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo questo articolo apparso originariamente su "Testimonianze" n. 514 del dicembre 2017]

Si rimprovera all'autrice di "Le donne e il prete" il ritardo con cui ha raccontato certi fatti che hanno al centro un uomo da molti ammirato com'e' stato e rimane Enzo Mazzi, fatti che, in parte, non gli fanno onore. E, soprattutto perche' raccontarli ora che e' morto e non puo' dire la sua, non puo' rendere conto di se' a quelli che custodiscono la memoria del suo nome?
La prima domanda che viene da porsi e' proprio questa. Perche' Mira Furlani, che e' stata una protagonista nella storia dell'Isolotto, come fu evidente nel celebre processo del 1971 che la vide unica - e combattiva - donna tra i nove imputati per la rivolta dei fedeli di don Mazzi contro il diktat del vescovo Florit, perche' ha aspettato tanti anni, quasi cinquanta! a darci il racconto di fatti che riguardavano la sua partecipazione a una storia che appassiono' molti e che non pochi ancora ricordano?
Non so la risposta, ma di questo sono piuttosto sicura: ha scritto non prima di aver trovato la misura giusta per raccontare. Il tanto tempo trascorso da allora le e' stato necessario per trovarla e forse ci voleva tutto...
Ho fatto la conoscenza di Mira Furlani su un treno che riportava lei a Firenze, me a Milano, entrambe di ritorno da un convegno femminista romano. Erano gli anni Ottanta, anni buoni per il femminismo in Italia. Nel corso della conversazione, in piedi nel corridoio, quasi subito lei mi parlo' del suo impegno nel progetto delle case-famiglia dell'Isolotto, una vicenda che mi risulto' oscura. Conoscevo la storia di Enzo Mazzi, prete progressista e conciliare, perseguitato dal vescovo reazionario di Firenze e difeso dai cattolici del dissenso, oltre che dai suoi parrocchiani, con il seguito delle messe celebrate in piazza, fino al processo terminato con l'assoluzione di tutti. Ma di case-famiglia non sapevo nulla. Mi colpi' che era proprio questa la faccenda che stava a cuore alla mia interlocutrice, era li' che lei voleva portare la mia attenzione.
Chi ha letto "Le donne e il prete", riconoscera' che anche nel libro c'e' questo spostamento di attenzione rispetto ai racconti correnti sull'Isolotto. Ma nel libro viene esposto con una fermezza di sguardo che non c'era nel racconto del treno. "Raccontero' i fatti cosi' come li ho vissuti", leggiamo nel primo dei capitoli dedicati a questa parte della narrazione, che non a caso sono quelli centrali nel libro. Va detto che ci troviamo in presenza di un'autrice che, senza avere speciali titoli di studio ne' passate pubblicazioni, scrive bene e sa raccontare, abbreviando e allungando secondo le esigenze della narrazione.
Il significato dello spostamento da lei operato, ci ho messo del tempo a capirlo.
Come risulta dalla lettura del libro (e risulto' al processo), Mira ha vissuto e ricorda l'intera, appassionante vicenda di quel quartiere. Questo era in costruzione quando lei, giovanissima, ci arrivo', nel 1955. Dunque, l'attenzione preferenziale che lei porta sulla nascita delle case-famiglia, e' deliberata. Devo dire che, ascoltandola la prima volta, di cio' mi resi conto, si', ma l'ho interpretata nel peggiore dei modi, come sintomo deteriore di un soggettivismo tipicamente femminile. Mi parve una storia di "donne che non vanno d'accordo" e cio' mi diede fastidio. Dentro di me ho cercato di scusarla, nient'altro.
La lentezza della mia mente gravata da pregiudizi misogini interiorizzati, cosa che capita anche a una femminista, c'entra. Insieme ad altro, pero', che riassumo alla buona: non e' facile per una donna vedersi e farsi vedere come personaggio storico anche quando lo e' al cento per cento. Pensate a Hillary Clinton.
Quello di Mira Furlani e' un caso tutt'altro che unico ma per certi versi esemplare della discrepanza tra la verita' soggettiva e la versione che diventera' storica, quando si tratta di protagonismo femminile. Le donne sono presenti e attive nella storia umana, chi piu' chi meno e a vario titolo, ma per tutte c'e' una crepa che si apre al momento della ri-presentazione, similmente a quello che puo' capitare quando si secca un manufatto d'argilla o, peggio, si raffredda il bronzo fuso.
I libri di storia sono pieni di uomini perche' l'esperienza di "lei" non fa testo, letteralmente. Dunque, se un testo per finire appare, come questo che ci racconta un tratto importante della storia italiana, dalla ricostruzione al movimento femminista, c'e' da rallegrarsi, prima di qualsiasi critica. E poi da capire che cosa faccia ostacolo alla rappresentazione del mondo dal punto di vista femminile.
In tutti i libri che raccontano l'Isolotto - cosi' comincia il capitolo 4 di "Le donne e il prete" - l'argomento delle case-famiglia e' stato presentato frettolosamente. Come mai? L'autrice risponde con poche parole sulle quali bisogna fermarsi: "la nascita delle case-famiglia per bimbi orfani e abbandonati e' stata sempre liquidata frettolosamente, col timore che parlarne piu' di tanto significasse intaccarne il privato" (io sottolineo). Se si presta un ascolto attento, qui si sente il punto cieco di una sofferenza. Sarebbe sbagliato, secondo me, imputare la reticenza esclusivamente a chi scrive. Chi legge deve fare la sua parte.
Mi sono chiesta: il progetto delle case-famiglia obbediva a scopi di propaganda? Mira Furlani non e' sfiorata da un pensiero simile, e lei c'era. Il progetto, dice, era per l'Isolotto un concreto impegno di carita' evangelica, e per i tempi di allora fu un passo avanti nel superamento degli istituti di assistenza ai minori.
Ma c'e' dell'altro, mi pare evidente dalle parole citate. Forse, nell'ideazione del progetto o nella sua realizzazione, l'intensa amicizia tra Enzo e Mira conobbe un salto di qualita' che non fu accettato, non dico: da lui o da lei, perche' si tratta di una relazione ed e' troppo difficile fare le parti - senza tuttavia ignorare che, in quel contesto, lui aveva un'autorita' superiore a quella di lei. Forse, il nuovo non fu accettato perche' la comunita' non lo avrebbe accettato. E fu in questa direzione che si arenò lo slancio trasgressivo che animava tutta l'impresa dell'Isolotto.
Ecco il significato dello spostamento di attenzione che ho gia' segnalato. E' un problema non da poco! Riguarda il senso di quel che puo' capitare a esseri umani e la direzione in cui procedere per il meglio desiderato e desiderabile. Si tratta di far emergere la verita' soggettiva, di farla risaltare nel quadro generale, di farla lavorare simbolicamente per avere una rappresentazione piu' vera della realta' storica. Non dico soltanto al passato ma soprattutto al presente-passato/futuro, ossia man mano che la realtà stessa si pro-duce: viene avanti.
Nel racconto storico, in questo caso e in generale, la presenza delle donne, quale che sia il loro contributo, si usa ormai dire che viene messo ai margini. Non e' esatto, sarebbe piu' giusto dire che la presenza viene obliterata, e il contributo mangiato, cioe' "lei" resa illeggibile e il suo contributo assimilato, tutto in vista di una rappresentazione unitaria, senza le complicazioni di una alterita' irriducibile.
Apro una parentesi. La cultura femminista ha tanti meriti ma ha anche tanta strada da fare. La sparizione delle donne dai libri di storia, non e' l'effetto della loro discriminazione dalla scena pubblica, ma, al contrario, di un'integrazione che arriva alla consumazione, e non si puo' dire che sia finita.
Sulle pagine di "Testimonianze" non e' tempo perso, spero, aggiungere che, in conseguenza di questa semplificazione unitaria, tutto ne viene offuscato, non escluso il sentimento religioso, che si forma malamente senza un forte senso della differenza dell'altro. Quando un uomo dice "io sono solo un uomo", troppo spesso sottintende che il suo altro sarebbe Dio. Non dovremmo consentirci quest'abbreviazione, ne va di Dio, che per me non e' cosa da poco.

6. LIBRI. LILIANA MORO PRESENTA "DONNE DI FRONTE ALLA GUERRA" Di STEFANIA BARTOLONI
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo]

Stefania Bartoloni, Donne di fronte alla guerra. Pace, diritti, democrazia, Laterza, Roma-Bari 2017, pp. 256, euro 24.
*
Sappiamo bene che oggi il femminismo non e' uno solo e opportunamente usiamo il plurale, parlando di femminismi. Ma non e' altrettanto scontato che questo sia vero anche per il passato e che il femminismo abbia una storia lunga e diversificata, anche in Italia. Una storia che risale alla formazione stessa dello stato italiano nella seconda meta' dell'800. Gia' allora molte donne si attivarono e si organizzarono per rivedicare i diritti civili e per migliorare la loro condizione nella societa' e nel privato.
Stefania Bartoloni ha l'indiscusso merito di fornirci una informazione ampia e puntuale delle molte realta' femminili e femministe che agirono negli ultimi anni del XIX e nei primi del XX secolo, fino alla conclusione della prima guerra mondiale.
Il fulcro della sua indagine e' proprio l'atteggiamento delle donne nei confronti della guerra, prima in generale, poi rispetto all'invasione della Libia (gia' da allora!) e infine durante il primo conflitto mondiale, la cosiddetta "grande guerra". La necessita' di misurarsi con eventi tanto violenti e traumatici si presento' mentre "era in atto un processo di ridefinizione dell'identita' femminile".
Il diffondersi, seppur con restrizioni, dell'istruzione e l'apertura del mercato del lavoro portarono le donne italiane a sentirsi in vista di grandi novita': si parlava diffusamente della "donna nuova". Fiorivano i periodici - Bartoloni ne conta una trentina - animati e sovente diretti da donne; si moltiplicavano le associazioni, che formarono aggregazioni a livello nazionale e internazionale.
Insomma le donne, molte donne, erano uscite di casa ed entrate nella societa' come soggetti.
Per fare che cosa? Molte cose, naturalmente, in varie direzioni e a partire da diversi presupposti.
Bartoloni propone tre filoni: il femminismo legato al movimento socialista, esponente piu' prestigiosa Anna Kuliscioff (1855-1925), il femminismo "egualitario", che vedeva in Anna Maria Mozzoni (1837-1920) la pensatrice di spicco, e il femminismo pratico rappresentato dalle donne dell'Unione Femminile: Ersilia Majno (1859-1933), Alessandrina Ravizza (1846-1915) Paola Schiff (1841-1926) e altre.
Come si vede Milano era al centro di questa prima fase del movimento femminista o femminile, presto diffusosi in tutto il paese. Frutto dell'attivita' incessante compiuta attraverso molteplici iniziative di propaganda e di aggregazione, la fondazione di numerose Leghe, Associazioni, l'organizzazione di Congressi nazionali e internazionali (ad esempio dal 1868 era attiva l'Associazione internazionale delle donne (Iaw) promossa da Maria Goegg). Pur senza mezzi di comunicazione di massa, queste donne erano instancabili, attivissime nella tessitura di reti amicali e solidali.
Subito si pose il problema dei diritti civili e politici negati alle donne, in primis il voto, per cui le suffragiste inglesi si stavano battendo con ogni mezzo. Nel 1880 si giunse a fondare una "Lega promotrice degli interessi femminili" ne fecero parte donne di orientamento anche diverso: Anna Maria Mozzoni, Paolina Schiff, Cristina Lazzati, Giuseppina Pozzi, Nerina Bruzzesi e si noti che queste due ultime sono definite "operaie" nei documenti. A testimonianza del fatto che si mossero donne di differenti ceti sociali, non fu un movimento solo d'elite intellettuali. Erano molto attive le maestre, come Linda Malnati (1855-1921), Emilia Mariani (1854-1917), Nella Giacomelli (1873-1949); una delle attivita' consisteva nella diffusione dell'istruzione anche alle molte che non avevano potuto seguire gli studi di base. Rebecca Calderini (1847-1926) e Laura Solera Mantegazza (1813-1873) organizzarono proprio scuole per le operaie.
Cito solo una piccola parte delle figure ricordate dall'autrice per dare conto della vastita' e della ricchezza del fenomeno. Solo alcune di queste figure, comunque notevoli, sono note e ricordate dalla storia. Come accade tipicamente, anche le donne che hanno operato sulla scena della storia, non vi sono tramandate.
Grande delusione quando, nel 1912, venne infine allargato il suffragio, togliendo i limiti di reddito e d'istruzione, ma solo per gli uomini, evento che sui libri di storia viene per lo piu' ricordato come il raggiungimento del suffragio universale!
Bartoloni e' molto accurata nel riferire nomi e iniziative del variegato e vivace movimento che possiamo ben dire femminista, anche se non tutte si riconoscevano in questa definizione. Grande suo merito l'aver riportato in questo testo ampi stralci dei documenti originali che ha potuto consultare nella sua ricerca, cosi' che possiamo apprezzare le parole di queste donne, anche nella lontananza del linguaggio ottocentesco.
"La patria! Come spiegare a te con parole che tu possa capire e che tocchino a te e ai tuoi interessi, che cosa e' questa terribile patria che incorona, strappandoti i figli, l'immane edificio dei tuoi dolori? [...] per l'uomo di qualunque classe la patria e' il paese nel quale egli puo' dare il suo voto per eleggere quelli che amministrano e che governano, e' la legge che gli garantisce la padronanza della sua propria persona e della sua casa, che lo fa padrone dei tuoi figli e lo garantisce della tua stessa servitu' ed assicura nelle sue mani la tua catena.
Per te, o donna del popolo, che cosa e' la patria? E' il gendarme che viene a prendere tuo figlio per farlo soldato - e' l'esattore che estorce la tassa del fuocatico dal tuo focolare quasi sempre spento - e' la guardia daziaria che ti fruga indosso per assicurarsi che tu non abbi risparmiato qualche soldo sul pane sudato per i tuoi figli - e' il lenone e la megera che, protetti dal governo, inseguono tua figlia per trarla nelle loro reti...".
Cosi' Anna Maria Mozzoni nel 1885.
"La donna, quale membro del consorzio umano; parte attiva ed intellettiva, come essa e', ne' piu' ne' meno del suo compagno di vita, vuol sapere perche' si fanno le guerre; e siccome questo e' vero perche' e' facile penetrarlo anche sotto i sofismi delle storie ad usum Delphini ed i brogli dei gabinetti imperialisti, cosi' la donna femminista dichiara che la guerra e' un'iniquità perpetrata dagli imperialisti e dai fabbricanti di polveri e di cannoni: i primi per sete di ambizioni e d'invidia, i secondi per fame di milioni".
Cosi' Carmela Baricelli nel 1908. Baricelli (1861-1946) fu un'insegnante di scuola superiore, attivista socialista e femminista, fondo' e diresse il settimanale "L'alleanza" di Cremona.
Interessante notare che all'avvicinarsi del conflitto generale europeo, con l'intensificarsi della propaganda militarista, le posizioni delle donne impegnate socialmente, che erano state tutte nettamente contrarie alla guerra, vanno diversificandosi. Occorre tener presente che idea di forza ampiamente condivisa era l'esaltazione del ruolo materno, che giustificava l'impegno politico come allargamento all'intera societa' di una propensione, una dedizione alla cura e al benessere dei figli. Proprio in quanto madri le donne sarebbero state in grado di occuparsi efficacemente della cosa pubblica, meglio di quanto non davano prova di saper fare gli uomini. Ma a un certo punto vi fu una torsione tragica.
"Attraverso la funzione materna si era assolto il compito di formare la gioventu' agli ideali di pace, ma a partire da un certo momento quel compito era stato stravolto: incoraggiare i giovani uomini a combattere e a sacrificarsi eroicamente per la patria, era questa ora la missione delle madri, delle mogli e delle sorelle italiane".
Interessante notare che a questo si giunse a partire dall'abbandono dell'internazionalismo, forte negli anni a cavallo dei due secoli, sostituito dall'ostilita' verso le donne di altra nazionalita'.
Risuona triste l'eco del presente.

==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 679 del 22 gennaio 2018

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com