[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 664



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 664 del 21 dicembre 2017

In questo numero:
1. Ricordando l'impegno di Carlo Cassola per il disarmo. Un incontro a Viterbo
2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
3. La Casa siamo tutte. Un appello
4. Severino Vardacampi: Alcuni pensieri espressi lungo un mese di incontri per il disarmo atomico
5. Sylvia Plath: Tulipani
6. Sylvia Plath: Papa'
7. Sylvia Plath: Circo a tre piste
8. Segnalazioni librarie

1. INCONTRI. RICORDANDO L'IMPEGNO DI CARLO CASSOLA PER IL DISARMO. UN INCONTRO A VITERBO

Giovedi' 21 dicembre 2017, come prosecuzione dell'iniziativa territoriale suscitata dalla Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione a partire dagli scritti e dall'azione di Carlo Cassola per il disarmo.
In particolare sono stati letti e commentati alcuni brani dai suoi libri all'impegno per il disarmo dedicati.
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Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso altresi' ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "ius soli / ius culturae".
Hanno espresso altresi' il loro sostegno all'iniziativa per l'abrogazione dell'ergastolo; e la loro solidarieta' alla "Casa internazionale delle donne" di Roma.
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A conclusione dell'incontro le persone partecipanti hanno condiviso la seguente lettera alle ed ai parlamentari italiani:
"Gentilissime e gentilissimi parlamentari,
si e' conclusa da pochi giorni a Roma la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che per settimane ha attraversato tante citta' italiane per diffondere e sostenere l'appello affinche' l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, un trattato che costituisce un necessario reale progresso per il bene comune dell'umanita'.
Gia' numerosi parlamentari italiani hanno espresso la loro personale adesione a questo appello, ma riteniamo che l'adesione possa e debba essere unanime.
In queste settimane ripetutamente il pontefice cattolico ha dato voce alla preoccupazione dell'intera umanita' ed invitato a un impegno corale per l'eliminazione delle armi atomiche prima che esse distruggano innumerevoli vite e la stessa civilta' umana.
E l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace all'Ican - la rete delle campagne, delle associazioni e dei movimenti impegnati per il disarmo nucleare - ha evidenziato come ovunque si avverta che questo impegno e' improcrastinabile.
E non vi e' persona assennata che non tremi dinanzi alla minacciosa escalation della crisi coreana.
All'invito di tante autorevoli istituzioni e personalita' vorremmo aggiungere anche il nostro: vogliate legiferare al piu presto un atto che ogni persona ragionevole ritiene necessario ed urgente: l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari".
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Allegato: Una breve notizia sulla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
Si e' svolta tra il 20 novembre e il 10 dicembre 2017 la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che ha attraversato l'Italia per chiedere che anche il nostro paese ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu.
Molte le iniziative realizzate in varie citta' d'Italia: la Carovana, promossa dalla "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf), la piu' antica e prestigiosa associazione pacifista internazionale, ha infatti saputo suscitare l'adesione e l'impegno del vasto e variegato arcipelago del "popolo della pace", associazioni, movimenti, istituzioni e persone impegnate in difesa dell'umanita' e della biosfera, per la pace e il disarmo, contro tutte le violenze, per la liberazione comune e per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La carovana ha preso avvio il 20 novembre, "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia", e si e' conclusa il 10 dicembre, "Giornata internazionale dei diritti umani"; al suo centro, cuore pulsante, il 25 novembre, "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne", con la partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dal movimento "Non una di meno" a Roma.
Invitiamo tutte le persone di volonta' buona, tutte le associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della natura e della civilta' umana, tutte le istituzioni democratiche, a sostenere le ulteriori iniziative della Wilpf.
Per contattare le donne della "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf-Italia): Antonia Sani: cell. 3497865685, e-mail: antonia.sani.baraldi at gmail.com e Giovanna Pagani: cell. 3201883333, e-mail: gioxblu24 at gmail.com
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Allegato secondo: Una breve notizia su Carlo Cassola
Commemorando nel 2014 sia lui che Gandhi (di cui l'anniversario della scomparsa ricorre il 30 gennaio) dicevamo: "Tutti sanno che Gandhi e' stato il principale promotore della nonviolenza nel XX secolo; forse non tutti ricordano che Cassola, oltre ad essere stato impegnato nella Resistenza contro il nazifascismo, particolarmente nell'ultima fase della sua vita si impegno' tenacemente per il disarmo. Ricordarli insieme significa evidenziare ancora una volta il fondamentale legame tra Resistenza e nonviolenza; tra lotta contro il totalitarismo e lotta per la pace; tra impegno per la pace e necessita' del disarmo; tra la lotta per la democrazia, la giustizia sociale, i diritti umani e la scelta della nonviolenza". E gia' dicevamo di lui commemorandolo nel 2013: "Carlo Cassola e' stato non solo il romanziere che cosi' acutamente ha indagato ed espresso i piu' profondi e delicati sentimenti umani e descritto con finissima sensibilita' esistenze dolorose e carsiche, ed illuminato con la sua arte e la sua moralita' esperienze interiori e collettive, condizioni sociali e vicende storiche, luoghi fisici e metafisici altrimenti destinati ad essere logorati ed infine annientati dall'offuscamento che tutto travolge; ma e' stato anche un nitido antifascista che nell'ora della prova seppe fare la scelta della Resistenza, un intellettuale impegnato altresi' nella ricerca sociale e nella lotta degli oppressi, e uno straordinario fautore del disarmo, ovvero della lotta piu' decisiva, piu' necessaria, piu' urgente: e proprio alla lotta per il disarmo dedico' tanta parte delle sue energie negli ultimi anni di vita, facendo di questo impegno il suo piu' memorabile lascito all'umanita'". Ed ancor prima, commemorandolo nel 2012: "Il 29 gennaio 1987 moriva Carlo Cassola. Era nato nel 1917. Aveva partecipato alla Resistenza. Scrisse romanzi e racconti che hanno dato a tante persone un sorso di appassionata felicita', di amore per la vita, anche quando narrava, lievemente e sobriamente, con un pudore che ancora mi commuove, storie meste, opache, sovente di vite scialbe e spente, di sconfitte e disillusioni. Dedico' gli ultimi anni della sua vita alla lotta che gli parve allora (e che ci sembra ancora oggi, ancor piu' oggi) necessaria, fondamentale, imprescindibile: la lotta contro la guerra, contro gli eserciti, contro le armi. La lotta per il disarmo. La lotta perche' l'umanita' non sia annientata dalle armi di distruzione di massa e dalla criminale follia di coloro che nulla hanno appreso dall'orrore di Auschwitz, dall'orrore di Hiroshima. Crediamo che anche di questo suo strenuo, magnanimo, profetico impegno civile tutti dovremmo essergli grati. Serbarne memoria ed assumerlo come un'eredita' impegnativa ed ineludibile. L'impegno contro la guerra, l'impegno contro le uccisioni, l'impegno per il disarmo e' il primo dovere di ogni persona decente. La guerra e' nemica dell'umanita'. Solo la pace salva le vite". Riproponiamo ancora infine la seguente scheda di diversi anni fa: "Carlo Cassola e' nato a Roma nel 1917 dove visse fino al '40. Dal '50 visse a Grosseto. E' scomparso nel 1987. Laureato in legge, prese parte alla Resistenza, fu poi giornalista, insegnante di liceo e scrittore. Narratore fecondo, tra i piu' visibili e letti della letteratura italiana del Novecento. Dalla meta' degli anni Settanta si impegna in una intensa campagna per il disarmo unilaterale. Dall'utilissimo sito di "Nonluoghi" riprendiamo il seguente ricordo di Cassola risalente ad alcuni anni fa: "Quindici anni fa moriva Carlo Cassola (Roma, 17 marzo 1917 - Lucca, 29 gennaio 1987). Scrittore di primo piano, ricordato tra l'altro per il romanzo La ragazza di Bube, premio Strega 1960 (e film girato da Comencini), Cassola fu anche un intellettuale di forte impegno sociale, antimilitarista ed ecologista. Gia' partigiano contro nazisti e fascisti, dedico' in particolare l'ultima stagione della sua vita alle iniziative contro il militarismo e per la pace. Numerosi i suoi scritti contro gli eserciti e gli armamenti, di grande rilevanza per il mondo del pacifismo italiano il suo contributo sfociato nella nascita, nel 1977, della Lega per il disarmo dell'Italia che due anni piu' tardi sarebbe diventata - con la prima manifestazione contro gli euromissili e l'unione con la Lega socialista per il disarmo unilaterale dell'Italia - la Lega per il disarmo unilaterale. Quest'ultima sara' uno dei principali movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle spese militari... Carlo Cassola riteneva che il rischio totale per l'umanita' fosse direttamente connesso alla sua organizzazione militarista e per questo metteva in cima alla scala delle priorita' la battaglia per la demilitarizzazione sociale. "Noi disarmisti - scriveva -  siamo accusati di essere sognatori fuori della realta'. Invece siamo i soli realisti. Gli altri, i sedicenti realisti, sono solo struzzi che hanno nascosto la testa sotto la sabbia per non vedere le conseguenze scellerate della loro politica: l'imminente fine del mondo e l'attuale miseria del mondo". La sua non era una utopica proposta diretta di societa' nuova, era piuttosto il grido disperato dell'uomo che vede la comunita' sull'orlo del baratro. Era un grido per invertire la rotta, evitare il disastro e da li' creare le condizioni per ragionare sull'utopia ecopacifista. Insomma, uno strappo, il disarmo unilaterale, per creare le condizioni del cammino. Scrive Cassola nel suo saggio La rivoluzione disarmista (Rizzoli): "L'utopia puo' diventare realta' solo mediante la rivoluzione. Un'evoluzione graduale e pacifica e' impensabile: come puo' il male evolvere verso il bene?". E ancora: "Sono queste vecchie, stupide e malvagie istituzioni che ci portano alla rovina. Dobbiamo distruggerle prima che sia troppo tardi. Non bisogna distruggerle gradualmente (non ne avremmo il tempo) ma tutte d'un colpo. Occorre un taglio netto col passato. Questo taglio netto e' appunto cio' che chiamiamo rivoluzione". In altre parole, la prima utopia e' la pace e da qui si potra' costruire il resto del percorso utopico. Vengono in mente - per contrasto - i discorsi moralisti che su vari temi (poverta', razzismo, pace, memoria) politici e pseudointellettuali ci propinano sorvolando sulla questione di fondo: mettere in discussione le istituzioni che nel loro grembo serbano l'embrione del mostro. Non basta, per esempio, denunciare l'Olocausto e ripetere "mai piu'"; bisogna piuttosto sforzarsi di vivisezionare il magma istituzionale (i meccanismi di delega politica; di manipolazione sociale; di deresponsabilizzazione a catena, individuale e di gruppo; di annullamento burocratico dei sentimenti umani eccetera) che ha reso possibile questo orrore e che puo' ancora partorire altre vergogne, altra sofferenza, altra oscurita'". Opere di Carlo Cassola: per quanto piu' specificamente qui ci interessa si vedano i racconti di ambientazione resistenziale, ma soprattutto gli opuscoli dedicati all'impegno per il disarmo unilaterale: Ultima frontiera, Rizzoli, Milano 1976; Il gigante cieco, Rizzoli, Milano 1976; La lezione della storia, Rizzoli, Milano 1978 (poi ristampati con in copertina solo il titolo del primo saggio, con una introduzione di Ernesto Balducci, a un anno dalla morte di Cassola, sempre presso Rizzoli, Milano 1988); La rivoluzione disarmista, Rizzoli, Milano 1983. Cfr. anche il libro-intervista a cura di Domenico Tarizzo, Carlo Cassola: letteratura e disarmo, Mondadori, Milano 1978. Opere su Carlo Cassola: un utile libro specifico: Carlo Alberto Madrignani, L'ultimo Cassola. Letteratura e pacifismo, Editori Riuniti, Roma 1991; tra le monografie generali: Giuliano Manacorda, Invito alla lettura di Cassola, Mursia, Milano 1973, 1991; Rodolfo Macchino Jodi, Cassola, La Nuova Italia, Firenze 1977; sull'opera letteraria di Cassola fondamentali anche Gian Carlo Ferretti, Letteratura e ideologia, Editori Riuniti, Roma 1964, 1976; Alberto Asor Rosa, Scrittori e popolo, Samona' e Savelli, Roma 1965, Einaudi, Torino 1988".

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

3. SOLIDARIETA'. LA CASA SIAMO TUTTE. UN APPELLO
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]

Sostegno alla Casa
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/index.php/it/sostienici-support-us
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"

4. SCORCIATOIE. SEVERINO VARDACAMPI: ALCUNI PENSIERI ESPRESSI LUNGO UN MESE DI INCONTRI PER IL DISARMO ATOMICO

1. La penso come Anders, non si torna a prima dell'eta' atomica. Quindi dobbiamo fare ogni sforzo per il disarmo nucleare, ma senza illuderci.
2. Ugualmente, e piu' in generale, dobbiamo fare ogni sforzo per il disarmo globale, ma senza illuderci.
3. E dobbiamo fare ogni sforzo affinche' l'umanita' abbandoni la violenza e scelga la nonviolenza, sempre senza illuderci.
4. Dicendo "senza illuderci" intendo dire che questo sforzo non avra' fine se non con la fine dell'umanita'. Ma questo sforzo e' la civilta' umana stessa, e' l'umanita' stessa come dovrebbe essere.
*
5. In ogni essere umano c'e' anche un fascista, ma c'e' anche un essere umano.
6. E la lotta al fascismo quindi comincia anche dentro di te. Chi pensa di farla solo al di fuori ha gia' ceduto al fascismo. Chi pensa di farla solo dentro di se', ha gia' ceduto al fascismo anche lui.
7. Chiamiamo nonviolenza la lotta al fascismo dentro e fuori di noi, chiamiamo nonviolenza salvare le vite, vivere una vita degna, uscire dalla caverna.
8. Riconoscere l'altrui esistenza e' riconoscere l'altrui diritto all'esistenza. Che e' l'unico fondamento sociale, morale, politico del nostro stesso diritto.
*
9. Usare le parole per non mentire. Usare le parole come azioni buone.
10. Non cessare di dubitare.
11. Chinati sull'altrui sofferenza, prenditi cura del mondo.
12. Sappi ascoltare. Ascoltare e' tutto.

5. MAESTRE. SYLVIA PLATH: TULIPANI
[Da Sylvia Plath, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, pp. 463-467. Traduzione di Anna Ravano]

I tulipani sono troppo eccitabili, qui e' inverno.
Guarda com'e' tutto bianco, quieto, coperto di neve.
Sto imparando la pace, distesa quietamente, sola,
come la luce posa su queste pareti bianche, questo letto, queste mani.
Non sono nessuno; non ho nulla a che fare con le esplosioni.
Ho consegnato il mio nome e i miei vestiti alle infermiere,
la mia storia all'anestesista e il mio corpo ai chirurghi.

Mi hanno sistemato la testa fra il cuscino e il risvolto del lenzuolo
come un occhio fra due palpebre bianche che non vogliono chiudersi.
Stupida pupilla, deve assorbire tutto.
Le infermiere passano e ripassano, non danno disturbo,
passano come gabbiani diretti nell'interno, in cuffia bianca,
le mani affaccendate, ciascuna identica all'altra,
sicche' e' impossibile dire quante sono.

Il mio corpo e' un ciottolo per loro, lo accudiscono come l'acqua
accudisce i ciottoli su cui deve scorrere, lisciandoli piano.
Mi portano il torpore nei loro aghi lucenti, mi portano il sonno.
Ora che ho perso me stessa, sono stanca di bagagli -
la mia ventiquattrore di vernice come un portapillole nero,
mio marito e mia figlia che sorridono dalla foto di famiglia;
i loro sorrisi mi si agganciano alla pelle, ami sorridenti.

Ho lasciato scivolar via le cose, cargo di trent'anni
ostinatamente aggrappata al mio nome e al mio indirizzo.
Con l'ovatta mi hanno ripulito dei miei legami affettivi.
Impaurita e nuda sulla barella col cuscino di plastica verde
ho visto il mio servizio da te', i cassettoni della biancheria, i miei libri
affondare e sparire, e l'acqua mi ha sommerso.
Sono una suora, adesso, non sono mai stata cosi' pura.

Io non volevo fiori, volevo solamente
giacere con le palme arrovesciate ed essere vuota, vuota.
Come si e' liberi, non ti immagini quanto -
E' una pace cosi' grande che ti stordisce,
e non chiede nulla, una targhetta col nome, poche cose.
E' a questo che si accostano i morti alla fine; li immagino
chiudervi sopra la bocca come un'ostia della Comunione.

Sono troppo rossi anzitutto, questi tulipani, mi fanno male.
Li sentivo respirare gia' attraverso la carta, un respiro
sommesso, attraverso le fasce bianche, come un neonato spaventoso.
II loro rosso parla alla mia ferita, vi corrisponde.
Sono subdoli: sembrano galleggiare, e invece sono un peso,
mi agitano con le loro lingue improvvise e il loro colore,
dodici rossi piombi intorno al collo.

Nessuno mi osservava prima, ora sono osservata.
I tulipani si volgono a me, e dietro a me alla finestra,
dove una volta al giorno la luce si allarga lenta e lenta si assottiglia,
e io mi vedo, piatta, ridicola, un'ombra di carta ritagliata
tra l'occhio del sole e gli occhi dei tulipani,
e non ho volto, ho voluto cancellarmi.
I vividi tulipani mangiano il mio ossigeno.

Prima del loro arrivo l'aria era calma,
andava e veniva, un respiro dopo l'altro, senza dar fastidio.
Poi i tulipani l'hanno riempita come un frastuono.
Ora s'impiglia e vortica intorno a loro cosi' come un fiume
s'impiglia e vortica intorno a un motore affondato rosso di ruggine.
Concentrano la mia attenzione, che era felice
di vagare e riposare senza farsi coinvolgere.

Anche le pareti sembrano riscaldarsi.
I tulipani dovrebbero essere in gabbia come animali pericolosi,
si aprono come la bocca di un grande felino africano,
e io mi accorgo del mio cuore, che apre e chiude
la sua coppa di fiori rossi per l'amore che mi porta.
L'acqua che sento sulla lingua e' calda e salata, come il mare,
e viene da un Paese lontano quanto la salute.

18 marzo 1961

6. MAESTRE. SYLVIA PLATH: PAPA'
[Da Sylvia Plath, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, pp. 649-653. Traduzione di Anna Ravano]

Non mi vai piu', no,
non mi vai piu', scarpa nera,
in cui per trent'anni ho vissuto
come un piede, povera e bianca,
senza osare respiro o starnuto.

Ho dovuto ucciderti, papa'.
Sei morto prima che avessi il tempo -
Pesante come marmo, otre pieno di Dio,
orrida statua con un alluce grigio,
grosso come una foca di Frisco

e la testa nell'Atlantico bizzarro
dove fiotta verde oliva sul blu
nelle acque della bella Nauset.
Pregavo per riaverti, un tempo.
Ach, du.

In lingua tedesca, nel paese polacco
spianato dal rullo compressore
di guerre, guerre, guerre.
Ma il nome del paese e' comune.
Il mio amico polacco dice

che ce n'e' dozzine.
E cosi' non ho mai saputo
dove piantasti il piede, la radice,
e di parlarti non mi e' mai riuscito.
La lingua mi si attaccava al palato,
presa in trappola dal filo spinato.
Ich, ich, ich, ich,
e sempre mi bloccavo li'.
Ogni tedesco mi sembrava te
e la lingua era oscena,

una locomotiva, un treno
che mi portava via ciuff ciuff come un ebreo.
Un ebreo ad Auschwitz, Belsen, Dachau.
Ho cominciato a parlare da ebrea.
Potrei anche esserlo, ebrea.

Le nevi del Tirolo, la birra chiara di Vienna
non sono cosi' genuine e pure.
Con l'ava zingara e la mia strana sorte
e il mio mazzo di tarocchi, le mie carte,
un po' ebrea lo sono forse.

Mi hai sempre fatto paura, tu,
con la tua Luftwaffe, il tuo ostrogoto,
il tuo baffetto ben curato,
l'occhio ariano, cosi' blu.
Uomo-panzer, uomo-panzer, ah tu -

Non Dio, una svastica piuttosto,
cosi' nera che il cielo si arresta.
Tutte le donne amano il fascista,
lo stivale in faccia, il brutale
cuore brutale di un bruto par tuo.

Nella foto che ho di te, papa',
sei ritto davanti alla lavagna.
Invece del piede hai il mento fesso,
ma sei un diavolo lo stesso,
sei sempre l'uomo nero che

azzanno' e squarcio' in due Il mio cuore rosso.
Ti seppellirono che avevo dieci anni.
A venti cercai di morire
e tornare, tornare, tornare da te.
Anche le ossa potevano bastare.

Ma mi tirarono fuori dal sacco,
e mi rincollarono pezzo su pezzo.
E allora capii cosa fare.
Mi fabbricai un modello di te,
un uomo in nero con un'aria da Meinkampf,

un amante del bastone e del torchio.
E pronunciai il mio si', il mio si'.
Eccomi dunque alla fine, papa'.
Il telefono nero e' strappato,
sradicato, le voci non ci strisciano piu'.

Se ho ucciso un uomo, ho fatto il bis -
Il vampiro che si spaccio' per te
e mi succhio' il sangue per un anno,
per sette, se proprio vuoi saperlo, va'!
Torna pure nella fossa, papa'.

C'e' un palo nel tuo cuoraccio nero
e a quelli del paese non sei mai piaciuto.
Adesso ballano e ti pestano coi piedi.
Che eri tu l'hanno sempre saputo.
Papa', papa', bastardo, e' finita.

12 ottobre 1962

7. MAESTRE. SYLVIA PLATH: CIRCO A TRE PISTE
[Da Sylvia Plath, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, p. 835. Traduzione di Anna Ravano]

Sotto la tenda da circo di un uragano
progettato da un dio ubriaco
il mio prodigo cuore esplode ancora
in una furia di pioggia color champagne
e i frammenti prillano come una banderuola
tra gli applausi delle angeliche schiere.

Ardita come la morte e disinvolta
invado la mia tana del leone;
una rosa di rischio mi fiammeggia nella chioma,
ma schiocco la frusta con mortale bravura
e difendo con una sedia le mie ferite perigliose
mentre hanno inizio i morsi d'amore.

Come Mefistofele beffardo,
celato nelle vesti di un illusionista,
il mio demone fatale volteggia su un trapezio,
tra un turbinio di coniglietti alati,
per poi sparire con diabolica scioltezza
in un fumo che mi brucia la vista.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Sylvia Plath, Diari, Adelphi, Milano 1998, 2004, pp. 438 (+ un inserto fotografico di 8 pp.).
- Sylvia Plath, Johnny Panic e la Bibbia dei sogni, Mondadori, Milano 1986, 2003, pp. XIV + 392.
- Sylvia Plath, La campana di vetro, Mondadori, Milano 1968, 2002, pp. 238.
- Sylvia Plath, Lady Lazarus e altre poesie, Mondadori, Milano 1976, 1999, pp. 208.
- Sylvia Plath, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, pp. LXIV + 886.
- Sylvia Plath in immagini e parole, Edizioni Ripostes, Salerno-Roma 1996, pp. 32 (+ 56 pp. di apparato iconografico).
- Plath. Vita, poetica, opere scelte, Il sole 24 ore, Milano 200, pp. 640.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 664 del 21 dicembre 2017

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