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[Nonviolenza] Telegrammi della nonviolenza. n. 2918
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi della nonviolenza. n. 2918
- From: Giacomo Alessandroni <g.alessandroni at peacelink.it>
- Date: Sun, 17 Dec 2017 09:47:37 +0100
- Sender: g.alessandroni at gmail.com
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2918 del 17 dicembre 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Alla scuola di Norberto Bobbio contro la bomba atomica. Un incontro a Viterbo
2. Giovanna Pagani: Rosa Genoni
3. Giovanna Pagani ricorda Alberto L'Abate
4. La Casa siamo tutte. Un appello
5. Il Senato approvi la legge sullo "ius soli / ius culturae"
6. "Una persona, un voto". Un appello all'Italia civile
7. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
8. Omero Delli Storti: Fortunato Fortunale
9. Vladimiro Oglianovi: Un'avventura di Braciolone
10. Lucio Emilio Piegapini: Tutti i mestieri
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. Alla scuola di Norberto Bobbio contro la bomba atomica. Un incontro a Viterbo
2. Giovanna Pagani: Rosa Genoni
3. Giovanna Pagani ricorda Alberto L'Abate
4. La Casa siamo tutte. Un appello
5. Il Senato approvi la legge sullo "ius soli / ius culturae"
6. "Una persona, un voto". Un appello all'Italia civile
7. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
8. Omero Delli Storti: Fortunato Fortunale
9. Vladimiro Oglianovi: Un'avventura di Braciolone
10. Lucio Emilio Piegapini: Tutti i mestieri
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. ALLA SCUOLA DI NORBERTO BOBBIO CONTRO LA BOMBA ATOMICA. UN INCONTRO A VITERBO
La mattina di sabato 16 dicembre 2017, come prosecuzione dell'iniziativa territoriale suscitata dalla Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione a partire dalle sempre acute analisi di Norberto Bobbio, l'illustre filosofo della politica e del diritto che ha dato rilevantissimi contributi all'impegno per il disarmo atomico e piu' in generale al pensiero pacifista.
In particolare sono stati letti e commentati alcuni brani da vari testi raccolti nei suoi principali libri specificamente dedicati alla pace e ai diritti umani.
*
Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso altresi' ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "ius soli / ius culturae".
Hanno espresso altresi' il loro sostegno all'iniziativa per l'abrogazione dell'ergastolo; e la loro solidarieta' alla "Casa internazionale delle donne" di Roma.
*
A conclusione dell'incontro le persone partecipanti hanno condiviso la seguente lettera alle ed ai parlamentari italiani:
"Gentilissime e gentilissimi parlamentari,
si e' conclusa da pochi giorni a Roma la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che per settimane ha attraversato tante citta' italiane per diffondere e sostenere l'appello affinche' l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, un trattato che costituisce un necessario reale progresso per il bene comune dell'umanita'.
Gia' numerosi parlamentari italiani hanno espresso la loro personale adesione a questo appello, ma riteniamo che l'adesione possa e debba essere unanime.
In queste settimane ripetutamente il pontefice cattolico ha dato voce alla preoccupazione dell'intera umanita' ed invitato a un impegno corale per l'eliminazione delle armi atomiche prima che esse distruggano innumerevoli vite e la stessa civilta' umana.
E l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace all'Ican - la rete delle campagne, delle associazioni e dei movimenti impegnati per il disarmo nucleare - ha evidenziato come ovunque si avverta che questo impegno e' improcrastinabile.
E non vi e' persona assennata che non tremi dinanzi alla minacciosa escalation della crisi coreana.
All'invito di tante autorevoli istituzioni e personalita' vorremmo aggiungere anche il nostro: vogliate legiferare al piu presto un atto che ogni persona ragionevole ritiene necessario ed urgente: l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari".
*
Allegato: Una breve notizia sulla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
Si e' svolta tra il 20 novembre e il 10 dicembre 2017 la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che ha attraversato l'Italia per chiedere che anche il nostro paese ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu.
Molte le iniziative realizzate in varie citta' d'Italia: la Carovana, promossa dalla "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf), la piu' antica e prestigiosa associazione pacifista internazionale, ha infatti saputo suscitare l'adesione e l'impegno del vasto e variegato arcipelago del "popolo della pace", associazioni, movimenti, istituzioni e persone impegnate in difesa dell'umanita' e della biosfera, per la pace e il disarmo, contro tutte le violenze, per la liberazione comune e per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La carovana ha preso avvio il 20 novembre, "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia", e si e' conclusa il 10 dicembre, "Giornata internazionale dei diritti umani"; al suo centro, cuore pulsante, il 25 novembre, "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne", con la partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dal movimento "Non una di meno" a Roma.
Invitiamo tutte le persone di volonta' buona, tutte le associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della natura e della civilta' umana, tutte le istituzioni democratiche, a sostenere le ulteriori iniziative della Wilpf.
Per contattare le donne della "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf-Italia): Antonia Sani: cell. 3497865685, e-mail: antonia.sani.baraldi at gmail.come Giovanna Pagani: cell. 3201883333, e-mail: gioxblu24 at gmail.com
*
Allegato secondo: Una breve notizia su Norberto Bobbio
Norberto Bobbio e' nato a Torino nel 1909 ed e' deceduto nel 2004, antifascista, filosofo della politica e del diritto, autore di opere fondamentali sui temi della democrazia, dei diritti umani, della pace, e' stato uno dei piu' prestigiosi intellettuali italiani del XX secolo. Tra le opere di Norberto Bobbio: per la biografia (che si intreccia con decisive vicende e cruciali dibattiti della storia italiana di questo secolo) si vedano il volume di scritti autobiografici De Senectute, Einaudi, Torino 1996; e l'Autobiografia, Laterza, Roma-Bari 1997; tra i suoi libri di testimonianze su amici scomparsi (alcune delle figure piu' alte dell'impegno politico, morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Italia civile, Maestri e compagni, Italia fedele, La mia Italia, tutti presso l'editore Passigli, Firenze. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della democrazia; Stato, governo e societa'; Eguaglianza e liberta'; tutti presso Einaudi, Torino. Sui diritti umani si veda L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1990. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna, varie riedizioni; Il terzo assente, Sonda, Torino 1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza, Linea d'ombra, Milano 1994. A nostro avviso indispensabile e' anche la lettura di Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, 1977; Profilo ideologico del Novecento, Garzanti, Milano 1990; Teoria generale del diritto, Giappichelli, Torino 1993. Tra le opere su Norberto Bobbio: segnaliamo almeno Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Piero Meaglia, Bobbio e la democrazia: le regole del gioco, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1994; Tommaso Greco, Norberto Bobbio, Donzelli, Roma 2000; AA. VV., Norberto Bobbio tra diritto e politica, Laterza, Roma-Bari 2005; AA. VV., Norberto Bobbio maestro di democrazia e di liberta', Cittadella, Assisi 2005; AA. VV., Lezioni Bobbio, Einaudi, Torino 2006. Per la bibliografia di e su Norberto Bobbio uno strumento di lavoro utilissimo e' il sito del Centro studi Piero Gobetti (www.erasmo.it/gobetti).
In particolare sono stati letti e commentati alcuni brani da vari testi raccolti nei suoi principali libri specificamente dedicati alla pace e ai diritti umani.
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Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso altresi' ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "ius soli / ius culturae".
Hanno espresso altresi' il loro sostegno all'iniziativa per l'abrogazione dell'ergastolo; e la loro solidarieta' alla "Casa internazionale delle donne" di Roma.
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A conclusione dell'incontro le persone partecipanti hanno condiviso la seguente lettera alle ed ai parlamentari italiani:
"Gentilissime e gentilissimi parlamentari,
si e' conclusa da pochi giorni a Roma la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che per settimane ha attraversato tante citta' italiane per diffondere e sostenere l'appello affinche' l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, un trattato che costituisce un necessario reale progresso per il bene comune dell'umanita'.
Gia' numerosi parlamentari italiani hanno espresso la loro personale adesione a questo appello, ma riteniamo che l'adesione possa e debba essere unanime.
In queste settimane ripetutamente il pontefice cattolico ha dato voce alla preoccupazione dell'intera umanita' ed invitato a un impegno corale per l'eliminazione delle armi atomiche prima che esse distruggano innumerevoli vite e la stessa civilta' umana.
E l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace all'Ican - la rete delle campagne, delle associazioni e dei movimenti impegnati per il disarmo nucleare - ha evidenziato come ovunque si avverta che questo impegno e' improcrastinabile.
E non vi e' persona assennata che non tremi dinanzi alla minacciosa escalation della crisi coreana.
All'invito di tante autorevoli istituzioni e personalita' vorremmo aggiungere anche il nostro: vogliate legiferare al piu presto un atto che ogni persona ragionevole ritiene necessario ed urgente: l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari".
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Allegato: Una breve notizia sulla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
Si e' svolta tra il 20 novembre e il 10 dicembre 2017 la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che ha attraversato l'Italia per chiedere che anche il nostro paese ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu.
Molte le iniziative realizzate in varie citta' d'Italia: la Carovana, promossa dalla "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf), la piu' antica e prestigiosa associazione pacifista internazionale, ha infatti saputo suscitare l'adesione e l'impegno del vasto e variegato arcipelago del "popolo della pace", associazioni, movimenti, istituzioni e persone impegnate in difesa dell'umanita' e della biosfera, per la pace e il disarmo, contro tutte le violenze, per la liberazione comune e per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La carovana ha preso avvio il 20 novembre, "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia", e si e' conclusa il 10 dicembre, "Giornata internazionale dei diritti umani"; al suo centro, cuore pulsante, il 25 novembre, "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne", con la partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dal movimento "Non una di meno" a Roma.
Invitiamo tutte le persone di volonta' buona, tutte le associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della natura e della civilta' umana, tutte le istituzioni democratiche, a sostenere le ulteriori iniziative della Wilpf.
Per contattare le donne della "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf-Italia): Antonia Sani: cell. 3497865685, e-mail: antonia.sani.baraldi at gmail.come Giovanna Pagani: cell. 3201883333, e-mail: gioxblu24 at gmail.com
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Allegato secondo: Una breve notizia su Norberto Bobbio
Norberto Bobbio e' nato a Torino nel 1909 ed e' deceduto nel 2004, antifascista, filosofo della politica e del diritto, autore di opere fondamentali sui temi della democrazia, dei diritti umani, della pace, e' stato uno dei piu' prestigiosi intellettuali italiani del XX secolo. Tra le opere di Norberto Bobbio: per la biografia (che si intreccia con decisive vicende e cruciali dibattiti della storia italiana di questo secolo) si vedano il volume di scritti autobiografici De Senectute, Einaudi, Torino 1996; e l'Autobiografia, Laterza, Roma-Bari 1997; tra i suoi libri di testimonianze su amici scomparsi (alcune delle figure piu' alte dell'impegno politico, morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Italia civile, Maestri e compagni, Italia fedele, La mia Italia, tutti presso l'editore Passigli, Firenze. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della democrazia; Stato, governo e societa'; Eguaglianza e liberta'; tutti presso Einaudi, Torino. Sui diritti umani si veda L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1990. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna, varie riedizioni; Il terzo assente, Sonda, Torino 1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza, Linea d'ombra, Milano 1994. A nostro avviso indispensabile e' anche la lettura di Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, 1977; Profilo ideologico del Novecento, Garzanti, Milano 1990; Teoria generale del diritto, Giappichelli, Torino 1993. Tra le opere su Norberto Bobbio: segnaliamo almeno Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Piero Meaglia, Bobbio e la democrazia: le regole del gioco, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1994; Tommaso Greco, Norberto Bobbio, Donzelli, Roma 2000; AA. VV., Norberto Bobbio tra diritto e politica, Laterza, Roma-Bari 2005; AA. VV., Norberto Bobbio maestro di democrazia e di liberta', Cittadella, Assisi 2005; AA. VV., Lezioni Bobbio, Einaudi, Torino 2006. Per la bibliografia di e su Norberto Bobbio uno strumento di lavoro utilissimo e' il sito del Centro studi Piero Gobetti (www.erasmo.it/gobetti).
2. MAESTRE. GIOVANNA PAGANI: ROSA GENONI
[Dalla Wilpf Italia riceviamo e diffondiamo]
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Rosa Genoni e' stata cofondatrice della Wilpf (1915) e nostra prima presidente. Socialista, femminista, pacifista e stilista di moda ideatrice dello stile italiano.
La prima donna a ricevere il Premio Expo nel 1906, alcune sue creazioni sono esposte a Firenze, a Palazzo Pitti, nel Museo del Costume.
Nel momento di massimo splendore della sua carriera (da operaia-bambina a direttrice di atelier) quando soffiano i venti della prima guerra mondiale (1914) non esita a concentrare le sue energie nella difficile e pericolosa campagna per la pace.
Compagna dell'avvocato Alfredo Podreider, socialista, sara' accusata di essere antipatriottica e sovversiva. Perseguitata dal fascismo, sempre si rifiuto' di chiedere la tessera del partito e, dopo 25 anni di insegnamento alla Societa' Umanitaria di Milano, nel 1930 e' costretta a lasciare l'incarico.
Il suo esempio e' di grande insegnamento anche per i difficili e complessi tempi in cui viviamo.
La prima donna a ricevere il Premio Expo nel 1906, alcune sue creazioni sono esposte a Firenze, a Palazzo Pitti, nel Museo del Costume.
Nel momento di massimo splendore della sua carriera (da operaia-bambina a direttrice di atelier) quando soffiano i venti della prima guerra mondiale (1914) non esita a concentrare le sue energie nella difficile e pericolosa campagna per la pace.
Compagna dell'avvocato Alfredo Podreider, socialista, sara' accusata di essere antipatriottica e sovversiva. Perseguitata dal fascismo, sempre si rifiuto' di chiedere la tessera del partito e, dopo 25 anni di insegnamento alla Societa' Umanitaria di Milano, nel 1930 e' costretta a lasciare l'incarico.
Il suo esempio e' di grande insegnamento anche per i difficili e complessi tempi in cui viviamo.
3. MAESTRI. GIOVANNA PAGANI RICORDA ALBERTO L'ABATE
[Dalla Wilpf Italia riceviamo e diffondiamo]
[Dalla Wilpf Italia riceviamo e diffondiamo]
Alberto L'Abate, l'illustre studioso e militante nonviolento recentemente scomparso, promotore di tante iniziativa di pace e di solidarieta', di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, per il bene comune dell'umanita'. E' stato il simbolo dell'opposizione nonviolenta al nucleare militare (Comiso) e civile (Montalto di Castro). Si autodefiniva un "disturbatore dell'ordine pubblico".
Uno dei suoi progetti era quello di trasformare in un centro di formazione la Verde Vigna di Comiso, il terreno agricolo teatro negli anni ottanta della piu' grande iniziativa nonviolenta vittoriosa in Italia, quella contro gli euromissili Nato. Quattro anni fa, su iniziativa di Alberto, il luogo ha ricominciato ad avere una sua identita' ed ad essere utilizzato in modo costruttivo per incontri di formazione e documentazione sulla nonviolenza attiva e lo sviluppo ecosostenibile.
I proventi ricavati dal libro di Carlo Cassola "La rivoluzione disarmista" andranno a finanziare la rinascita della Verde Vigna di Comiso.
Per conoscere e contattare il gruppo che gestisce la Verde Vigna di Comiso c'e' la pagina fb Amici della Verde Vigna. Il referente del progetto e' un'insegnante, Gabriella Diocleziano, per contatti: gabriella.diocleziano@gmail.com .
Uno dei suoi progetti era quello di trasformare in un centro di formazione la Verde Vigna di Comiso, il terreno agricolo teatro negli anni ottanta della piu' grande iniziativa nonviolenta vittoriosa in Italia, quella contro gli euromissili Nato. Quattro anni fa, su iniziativa di Alberto, il luogo ha ricominciato ad avere una sua identita' ed ad essere utilizzato in modo costruttivo per incontri di formazione e documentazione sulla nonviolenza attiva e lo sviluppo ecosostenibile.
I proventi ricavati dal libro di Carlo Cassola "La rivoluzione disarmista" andranno a finanziare la rinascita della Verde Vigna di Comiso.
Per conoscere e contattare il gruppo che gestisce la Verde Vigna di Comiso c'e' la pagina fb Amici della Verde Vigna. Il referente del progetto e' un'insegnante, Gabriella Diocleziano, per contatti: gabriella.diocleziano@gmail.
4. SOLIDARIETA'. LA CASA SIAMO TUTTE. UN APPELLO
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]
Sostegno alla Casa
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/index.php/it/sostienici-support-us
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"
5. APPELLI. IL SENATO APPROVI LA LEGGE SULLO "IUS SOLI / IUS CULTURAE"
Non e' possibile che un bambino ovvero una bambina, un ragazzo ovvero una ragazza, nati in Italia, cresciuti in Italia, che studiano in Italia, che vivono nella comunita', nella lingua e nella cultura italiane, possano essere ritenuti alieni: sono con tutta evidenza cittadine e cittadini italiani ancor prima di aver compiuto i diciotto anni, quando la legge vigente gia' riconosce loro il diritto di decidere di essere cittadini italiani con una semplice dichiarazione personale.
Perche' quindi continuare a umiliare e perseguitare dei bambini?
Perche' quindi continuare a negare la flagrante realta' che chi nasce e vive in Italia e' un cittadino italiano?
Ad eccezione di un'infima minoranza di pervertiti, nessuno in Italia vuole essere un persecutore di bambini.
Ad eccezione di un'infima minoranza di razzisti, nessun senatore potrebbe in scienza e coscienza negare il suo voto a una legge che prende atto della realta' e riconosce a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, un diritto che loro appartiene: il riconoscimento giuridico del fatto inconfutabile che sono parte del popolo italiano, che sono cittadini italiani.
Perche' quindi continuare a umiliare e perseguitare dei bambini?
Perche' quindi continuare a negare la flagrante realta' che chi nasce e vive in Italia e' un cittadino italiano?
Ad eccezione di un'infima minoranza di pervertiti, nessuno in Italia vuole essere un persecutore di bambini.
Ad eccezione di un'infima minoranza di razzisti, nessun senatore potrebbe in scienza e coscienza negare il suo voto a una legge che prende atto della realta' e riconosce a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, un diritto che loro appartiene: il riconoscimento giuridico del fatto inconfutabile che sono parte del popolo italiano, che sono cittadini italiani.
6. INIZIATIVE. "UNA PERSONA, UN VOTO". UN APPELLO ALL'ITALIA CIVILE
Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.
Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.
Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.
7. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
8. RACCONTI PIOVOSI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: FORTUNATO FORTUNALE
Gia' che ciavemo 'sto cognome da guitti, come si nun bastasse 'l mi' bba' m'ha voluto metta pure 'sto nome da scemo. 'Na vorta je l'ho cchiesto, e mm'ha ddetto: pe' portatte fortuna, bacherozzo.
Chiamava sempre a tutti bacherozzo, finche' 'na sera al barre uno la prese male e lo stese a cortellate. Si', si', er famoso fatto de sangue, era 'l mi' bba'.
Poi a me e ar mi' fratello ce tocco' de vennicallo, se sa. Come se chiamava 'r mi' fratello? Se chiamava Menelao. Propio. Senza la vvu. Che magara co' la vvu era pure 'n nome gajardo. 'Nvece senza la vvu sarebbe 'r nome de 'n cornutaccio de' tempi antichi, che 'l mi' bba' je piaceveno le storie de' tempi antichi. Che nomi, eh? Fortunato e Menelao. E la mi' sorella? Filomena. Che solo a ddillo ggia' ffa rrida. Lo possino ammaillo. Che poi l'hanno ammazzato davero. Ar barre, a cortellate, ve l'ho ggia' detto?
La mi' pora ma' era ggia' mmorta quanno mori' esso. Se chiamava Maria, Maria la Sbudellona je diceveno. Perche' da giovene eva sbudellato ma uno, uno de fora. Dice che dda ggiovene era bbella come 'n fiore. Io me la ricordo quanno mori' che nun ceva manco trent'anne e pareva che ce nn'eva novanta la pavura. Lavora' 'n campagna e' tosto. Apposta io nun ce so' vvoluto resta' e ho ffatto bbene. A proposito, esso se chiamava Peppe. Propio. Esso se chiamava Peppe e a nnue cia' mmesso nome Fortunato, Menelao e Filomena. Solo pe' cque' se lo meritava ggia' d'esse 'nfirzato cor cortello.
Pero' le regole so' le regole e la regola diceva che a quer cojone che nun j'annava d'esse chiamato bacherozzo e ll'eva mannato ar creatore mo' je' dovemme restitui' 'r piacere io e Menelao. Esso nu' lo sapeva, che nun era de cqui, era de passaggio. Pero' sur giornale ce metterono 'r nome che je fecero 'r processo e 'nzomma io e 'r mi' fratello trovassimo l'innirizzo su l'elenco der telefono, no? Abbitava a Rroma, 'r puzzone. Che poi c'eva pure fatto 'n favore, che 'r mi' bba' era sempre 'mbriaco, lavora' nu' llavorava e ce toccava da mantenello nue. Pero' le regole so' rregole. 'Nzomma ce tocco' anna' a Rroma. Io volevo pija' 'r treno, ma Menelao fa 'na lagna che cor pulma se fa prima. E allora 'nnamo cor pulma. Un viaggio. Un viaggio che nun ve dico, me veniva da vomita'. Quer bamboccio der mi' fratello.
Comunque arrivamo a piazzale Flamigno, e chiedemo ar giornalaro 'ndo' sta la via tardetali. E cquello dice ch'emo da pija 'r 52. E ch'ade'? 'R 52, no? Ma ch'ade'? Come ch'ade', nu' la vedete la fermata? E ce la 'nzegna. Ma nue volessimo d'anna' appiedi si cce dice la strada. Se vede propio che sete du' bburini. Mo' a mme si c'e' 'na cosa che me fa rrabbia e' quanno uno m'offenne. E a Mmenelao pure. Cosi' Menelao je dice: Vo' veda che tte damo foco a tutti li ggiornali? E tira fora 'r zerramanico. E quello: E tu vo' veda che tte do' 'na schioppettata. Vorre' propio da veda, dico io. E quel fregnone nun te tira su da sotto li giornali 'r quintone? E' mmejo che ve n'annate, regazzi'. E' mmejo che posi 'sto ferraccio, bachero' (pure 'r mi' fratello chiama bacherozzo man tutte, io quarche vorta solo). Mo' tte fo 'n bucio che sse vede che era tutto voto 'ndo ce sta 'r ciarvello. Mo' zzompo di lla' de 'sto banco e te strozzo. E provece. Volemo veda? E provece. Lo ripeterono cinque o sei volte volemo veda e provece. Poi parti' 'l colpo e prese Menelao in pieno petto. Io c'evo la bajaffa che m'eva prestato Stuzzichino e senza manco pija' la mira je l'ho scaricata ne la capa che pareva propio 'n palloncino bucato che se sgonfiava tutta e li pezzi d'osso zompaveno da tutte le parte. Poi j'ho dato foco ali ggiornali. Poi e' 'rriva la madama.
E eccome cqui. Mejo, cosi' m'ariposo.
Chiamava sempre a tutti bacherozzo, finche' 'na sera al barre uno la prese male e lo stese a cortellate. Si', si', er famoso fatto de sangue, era 'l mi' bba'.
Poi a me e ar mi' fratello ce tocco' de vennicallo, se sa. Come se chiamava 'r mi' fratello? Se chiamava Menelao. Propio. Senza la vvu. Che magara co' la vvu era pure 'n nome gajardo. 'Nvece senza la vvu sarebbe 'r nome de 'n cornutaccio de' tempi antichi, che 'l mi' bba' je piaceveno le storie de' tempi antichi. Che nomi, eh? Fortunato e Menelao. E la mi' sorella? Filomena. Che solo a ddillo ggia' ffa rrida. Lo possino ammaillo. Che poi l'hanno ammazzato davero. Ar barre, a cortellate, ve l'ho ggia' detto?
La mi' pora ma' era ggia' mmorta quanno mori' esso. Se chiamava Maria, Maria la Sbudellona je diceveno. Perche' da giovene eva sbudellato ma uno, uno de fora. Dice che dda ggiovene era bbella come 'n fiore. Io me la ricordo quanno mori' che nun ceva manco trent'anne e pareva che ce nn'eva novanta la pavura. Lavora' 'n campagna e' tosto. Apposta io nun ce so' vvoluto resta' e ho ffatto bbene. A proposito, esso se chiamava Peppe. Propio. Esso se chiamava Peppe e a nnue cia' mmesso nome Fortunato, Menelao e Filomena. Solo pe' cque' se lo meritava ggia' d'esse 'nfirzato cor cortello.
Pero' le regole so' le regole e la regola diceva che a quer cojone che nun j'annava d'esse chiamato bacherozzo e ll'eva mannato ar creatore mo' je' dovemme restitui' 'r piacere io e Menelao. Esso nu' lo sapeva, che nun era de cqui, era de passaggio. Pero' sur giornale ce metterono 'r nome che je fecero 'r processo e 'nzomma io e 'r mi' fratello trovassimo l'innirizzo su l'elenco der telefono, no? Abbitava a Rroma, 'r puzzone. Che poi c'eva pure fatto 'n favore, che 'r mi' bba' era sempre 'mbriaco, lavora' nu' llavorava e ce toccava da mantenello nue. Pero' le regole so' rregole. 'Nzomma ce tocco' anna' a Rroma. Io volevo pija' 'r treno, ma Menelao fa 'na lagna che cor pulma se fa prima. E allora 'nnamo cor pulma. Un viaggio. Un viaggio che nun ve dico, me veniva da vomita'. Quer bamboccio der mi' fratello.
Comunque arrivamo a piazzale Flamigno, e chiedemo ar giornalaro 'ndo' sta la via tardetali. E cquello dice ch'emo da pija 'r 52. E ch'ade'? 'R 52, no? Ma ch'ade'? Come ch'ade', nu' la vedete la fermata? E ce la 'nzegna. Ma nue volessimo d'anna' appiedi si cce dice la strada. Se vede propio che sete du' bburini. Mo' a mme si c'e' 'na cosa che me fa rrabbia e' quanno uno m'offenne. E a Mmenelao pure. Cosi' Menelao je dice: Vo' veda che tte damo foco a tutti li ggiornali? E tira fora 'r zerramanico. E quello: E tu vo' veda che tte do' 'na schioppettata. Vorre' propio da veda, dico io. E quel fregnone nun te tira su da sotto li giornali 'r quintone? E' mmejo che ve n'annate, regazzi'. E' mmejo che posi 'sto ferraccio, bachero' (pure 'r mi' fratello chiama bacherozzo man tutte, io quarche vorta solo). Mo' tte fo 'n bucio che sse vede che era tutto voto 'ndo ce sta 'r ciarvello. Mo' zzompo di lla' de 'sto banco e te strozzo. E provece. Volemo veda? E provece. Lo ripeterono cinque o sei volte volemo veda e provece. Poi parti' 'l colpo e prese Menelao in pieno petto. Io c'evo la bajaffa che m'eva prestato Stuzzichino e senza manco pija' la mira je l'ho scaricata ne la capa che pareva propio 'n palloncino bucato che se sgonfiava tutta e li pezzi d'osso zompaveno da tutte le parte. Poi j'ho dato foco ali ggiornali. Poi e' 'rriva la madama.
E eccome cqui. Mejo, cosi' m'ariposo.
9. RACCONTI INVERNALI IN FRETTA E FURIA. VLADIMIRO OGLIANOVI: UN'AVVENTURA DI BRACIOLONE
Me fanno ride a mme, me fanno ride tutti 'sti fregnoni che te vonno spiega' come s'ha dda campa'. Tu je chiedi du' sordi e essi te vonno fa' 'n commizzio. Ma ddamme li du' sordi che tt'ho cchiesto morammazzato. So' ttutti bbravi, tutti capiscioni, pero' quann'e' 'r momento, sangue de Ggiuda, ve lo dico io che se la fanno sotto.
Sentite que'.
Era de domenica pomeriggio e stamme ar barre a ggrattasse. Giggi Veleno fa: "Che stam'a ffa' qui a fasselo magna' da le mosche? 'Nnamo da quarche parte a ffa' quarche mmovimento". "De domenica?", j'arisponne Miccetto, "De domenica pure Ggiesucristo s'ariposa". "E che ttu mmo' saresti Ggiesucristo? Annamo, va'". E 'nnamo. Giggi cia' la Cinquecento truccata, pianamo su tutt'e tre e via. "'Ndo' se va?", dico io. "'Ntanto famo 'n giro, poi vedemo". E via. "Perche' nun annamo allago a veda si ciade' quarche coppietta? eh?", dice Miccetto che ggia' je rideno ll'occhi. "E 'nnamo", dice Giggi.
Nun era piu' propio estate, pero' nun faceva freddo e su la spiaggia libbera quarche coppietta c'era. Tre quattro. "So' ttroppe", fa Giggi, "Tocca aripassa' quanno so' dde meno". Ma Miccetto: "E vabbe', uno le distrae e l'antri due appozzeno, no?". "Ce credo che fai entra e esce dar gabbio, Micce'", dico io, "Che nu' lo capisceno che quello che le distrae e' 'r compare?". "E allora che famo? Aspettamo che se fa notte? Fra 'n par d'ora e' bbuio e le coppiette qui nun ce so' ppiu'". "Nun dico d'aspetta' du' ora, dico che famo 'n giretto e ripassamo". E vvia.
Quanno arivenimo de coppiette c'ereno solo due, e tutt'e ddue lontane da 'ndo' eveno fermato le machine. Evvai. Pero' aprimo la prima e dentro nun c'era gnente de bono, manco lo stereo, manco 'n pacchetto de sigherette. Gnente. Io me ce 'npatasso quann'e' ccosi'. Quell'artra c'era 'na cesta co'n po' dde robba da magna', mejo de gnente ma era sempre 'na micragna. Staveme li' lli' ppe' daje foco, quanno da la spiaggia 'n'oca strilla: "Ggino, Ggino, ce so' li ladri lli' a la machina". E Ggino: "Aho', cche ffate? 'Nnate via che cchiamo 'r 113". E quell'artra coppietta se ggira pur'essa e comincia' a strilla' pur'essa "Aho', aho'". "Ma che sse strilleno 'sti cafoni", dico io. E Giggi: "Mo' cce tocca gastigalli, 'sti burini, che sse strilleno, 'n corpo che je pija". E Miccetto: "Lo sapevo, lo sapevo". "Che ssapeve?". "Che ffiniva ccosi'". "Pare che tte dispiace". "Perche', ttu sse' contento? Qui sse rifinisce ospiti de lo stato". "Mica e' ddetto, li potemo pure convince a stasse zzitte, no?". "E ccome?". "Ce lo sai come". "So' qquattro". "Ma nnue semo piu' ccattive". "Ah, ccosi'?". "Ccosi', e cce scajamo pure li portafoji". "Che mmagara so' vvoti". "O mmagara so' ppieni, chi lo sa?". "Allora 'nnamo". "'Nnamo?". "'Nnamo, 'nnamo".
Nun e' cche le volessimo ammazza', solo 'mpaurille. E visto che c'ereme, e ch'ereme pure scocciati che ne le machine 'n c'era gnente, se sa ccome vanno 'ste cose.
Sentite que'.
Era de domenica pomeriggio e stamme ar barre a ggrattasse. Giggi Veleno fa: "Che stam'a ffa' qui a fasselo magna' da le mosche? 'Nnamo da quarche parte a ffa' quarche mmovimento". "De domenica?", j'arisponne Miccetto, "De domenica pure Ggiesucristo s'ariposa". "E che ttu mmo' saresti Ggiesucristo? Annamo, va'". E 'nnamo. Giggi cia' la Cinquecento truccata, pianamo su tutt'e tre e via. "'Ndo' se va?", dico io. "'Ntanto famo 'n giro, poi vedemo". E via. "Perche' nun annamo allago a veda si ciade' quarche coppietta? eh?", dice Miccetto che ggia' je rideno ll'occhi. "E 'nnamo", dice Giggi.
Nun era piu' propio estate, pero' nun faceva freddo e su la spiaggia libbera quarche coppietta c'era. Tre quattro. "So' ttroppe", fa Giggi, "Tocca aripassa' quanno so' dde meno". Ma Miccetto: "E vabbe', uno le distrae e l'antri due appozzeno, no?". "Ce credo che fai entra e esce dar gabbio, Micce'", dico io, "Che nu' lo capisceno che quello che le distrae e' 'r compare?". "E allora che famo? Aspettamo che se fa notte? Fra 'n par d'ora e' bbuio e le coppiette qui nun ce so' ppiu'". "Nun dico d'aspetta' du' ora, dico che famo 'n giretto e ripassamo". E vvia.
Quanno arivenimo de coppiette c'ereno solo due, e tutt'e ddue lontane da 'ndo' eveno fermato le machine. Evvai. Pero' aprimo la prima e dentro nun c'era gnente de bono, manco lo stereo, manco 'n pacchetto de sigherette. Gnente. Io me ce 'npatasso quann'e' ccosi'. Quell'artra c'era 'na cesta co'n po' dde robba da magna', mejo de gnente ma era sempre 'na micragna. Staveme li' lli' ppe' daje foco, quanno da la spiaggia 'n'oca strilla: "Ggino, Ggino, ce so' li ladri lli' a la machina". E Ggino: "Aho', cche ffate? 'Nnate via che cchiamo 'r 113". E quell'artra coppietta se ggira pur'essa e comincia' a strilla' pur'essa "Aho', aho'". "Ma che sse strilleno 'sti cafoni", dico io. E Giggi: "Mo' cce tocca gastigalli, 'sti burini, che sse strilleno, 'n corpo che je pija". E Miccetto: "Lo sapevo, lo sapevo". "Che ssapeve?". "Che ffiniva ccosi'". "Pare che tte dispiace". "Perche', ttu sse' contento? Qui sse rifinisce ospiti de lo stato". "Mica e' ddetto, li potemo pure convince a stasse zzitte, no?". "E ccome?". "Ce lo sai come". "So' qquattro". "Ma nnue semo piu' ccattive". "Ah, ccosi'?". "Ccosi', e cce scajamo pure li portafoji". "Che mmagara so' vvoti". "O mmagara so' ppieni, chi lo sa?". "Allora 'nnamo". "'Nnamo?". "'Nnamo, 'nnamo".
Nun e' cche le volessimo ammazza', solo 'mpaurille. E visto che c'ereme, e ch'ereme pure scocciati che ne le machine 'n c'era gnente, se sa ccome vanno 'ste cose.
10. RACCONTI NERI DEL FREDDO INVERNO. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: TUTTI I MESTIERI
Ho fatto tutti i mestieri io.
Ho fatto il muratore e l'autista, il cameriere e il parrucchiere per signore. Proprio. Non te l'aspettavi, eh? Invece si'.
Ho lavorato a Milano e a Siracusa. Ho raccolto le mele in Trentino. E i pomodori a Tarquinia. Ho dato lezioni private, sissignore, lezioni private. E ho fatto il dj in una radio libera, ai tempi delle radio libere che tu ancora non eri neppure nato. Ero li' li' per fare un disco a quei tempi, poi ho lasciato perdere. Ho fatto il garzone, come no, e ho guidato il furgone che prima che faccia mattina porta le paste ai bar. Ho giocato a rugby e a scacchi.
Le ho fatte tutte, le ho fatte. Sono stato pure in Francia una volta, ma quando non capisci la lingua e' sempre una rogna.
Com'e' che mi trovo qui? Un errore giudiziario, no?
*
Eccome se me la ricordo la famosa rapina al Banco della Scimmia. Per puro caso mi trovavo da quelle parti quella mattina, stavo al bar proprio di fronte quando sono cominciati i botti, che all'inizio tutto il bar si svuoto' perche' tutti volevano vedere che succedeva ma quando venne giu' la prima vetrata allora tutti rientrarono nel bar e tutti giu' per terra dietro i tavolini i cuordileone. Io invece uscii per dare una mano. Una mano alla giustizia, s'intende. E quelli che hanno fatto? M'hanno arrestato. A me, che non avevo neppure finito il caffe'.
*
Il processo fu una buffonata, ma proprio una buffonata. Non si poteva ridere perche' c'erano stati tutti quei morti e a ridere s'indisponeva il pubblico televisivo che c'erano le telecamere. Allora eravamo li' tutti con le facce serie serie che sentivamo quei cretini di avvocati che dicevano tutte quelle frescacce. Risultato? M'hanno condannato a me che non c'entravo niente. La pistola non era la mia. Nella confusione uno di quelli accucciati per terra disse che m'aveva visto, ma che poteva vedere che stava li' a leccare il pavimento con la lingua? Io ero un cliente, e m'hanno fatto passare per rapinatore.
*
E' mentre ero in galera che mi sono invelenito. L'avvocato m'aveva mollato, e io ogni giorno masticavo amaro e mi dicevo che questa porca societa' non si meritava altro che quello che si meritava e che quando uscivo mi ci volevo proprio impegnare a fare la rivoluzione. La rivoluzione, si', avete presente?
In galera c'era uno ch'era anarchico e che insegnava un sacco di cose, e la prima cosa che insegnava e' che la proprieta' e' un furto. Proprio cosi', l'ho imparato a memoria: la proprieta' e' un furto. Io non me n'ero mai reso conto prima. E lo spiegava bene, solo che la spiegazione adesso non me la ricordo piu', con tutto il tempo che e' passato, pero' che la proprieta' e' un furto non me lo sono scordato piu'.
*
Poi uscii, insieme a altri due che ci facemmo strada a revolverate che gli amici erano riusciti a farci avere i ferri del mestiere da un secondino corrotto che durante la fuga ammazzammo pure lui cosi' sei sicuro che si sta zitto.
E una volta fuori andai da Romoletto a chiedere la mia parte del bottino della famosa rapina al Banco della Scimmia. Ma Romoletto mi disse che aveva speso pure la parte mia che pensava che tanto a me non mi serviva visto che ci pensava lo stato a mantenermi. Non dico che l'ho ammazzato perche' non sono un fesso. E poi il cadavere non l'hanno mai ritrovato.
Poi ho ripreso a lavorare, ma ormai lo sapevo che la proprieta' e' un furto, ed avevo deciso di passare alla lotta per la liberazione dell'umanita', a cominciare dalla mia modesta persona, l'ho detto che non sono un fesso. Il mio programma? Espropriare gli espropriatori.
Mentre che lavoravo mi sono rimesso a studiare. Avevo preso la terza media mentre ero al fresco. Io sono uno che studiare gli piace. Mi e' sempre piaciuto. Pero' non e' che mi potevo iscrivere a una scuola, perche' avevo i documenti falsi. L'idea mi e' venuta di colpo una mattina mentre leggevo il giornale davanti a una bottega che aspettavo il momento buono per espropriarla (il momento buono e' l'una, quando chiudono per il pranzo: tu entri, raggiungi il commesso e gli fai vedere il giocattolo, poi gli fai tirare giu' la saracinesca da dentro, poi procedi. Pochi minuti, arraffi quel che trovi, ti fai dare le chiavi della saracinesca dal fesso, gli pianti in testa due palle, tiri su la saracineca, esci fuori, tiri giu' la saracinesca, giri la chiave, butti la chiave in un tombino e fine). Li' mi venne quest'idea: che invece di girare coi documenti falsi era meglio girare coi documenti veri, ma di un'altro, di uno che tu ne prendi il posto, non so se mi spiego.
*
Per fortuna che hanno inventato internet. Io sono a favore della tecnologia, e' una cosa ottima, basta saperla usare. Ed e' pure rivoluzionaria.
Insomma, a farla breve, ti trovo questo professore universitario di medicina in pensione vedovo senza figli che vive solo e non vede nessuno. Non e' che gli assomigliassi parecchio, ma una volta che faccio crescere la barba e mi tingo barba e capelli di bianco ci si assomiglia un po' tutti. Bella casa, bella villa, governante in citta' e giardiniere in campagna.
Una bella sera lo vado a trovare. E gli faccio un'offerta che non puo' rifiutare. Cosi' lui licenzia la governante e il giardiniere facendogli un bel regalo perche' non rompano i cosiddetti. Idem il commercialista. Poi lo invaligio e lo porto allo sfascio di Rubicante che e' il pozzo nero dell'universo: quello che porti li' sparisce per sempre, chiedetelo a Romoletto. Poi metto una nuova governante (cinquant'anni di meno, non so se mi spiego), un nuovo giardiniere, un nuovo commercialista, poi vendo la villa, compro un'altra casa, vendo la casa di prima, compro una villa in Svizzera e mi trasferisco li'. Vendo la seconda casa e ne compro un'altra, sempre in Svizzera. Ho sempre voluto essere un docente universitario e un medico. E la pensione non e' male. Oltretutto il sor dottore aveva messo da parte una fortuna ed era proprietario di un po' di appartamenti che rendevano mica male.
*
Lavorare, pero', lavoravo ancora, anche se solo cosi', per sfizio. E sempre in Italia. E' che sono un patriota. E i proventi li metto in banca in Italia, perche' se uno e' un patriota e' un patriota pure finanziario. Ma mica e' vero che sono un patriota, non me ne frega niente di queste sciocchezze, e' che non mi va di attirare l'attenzione. E poi sono un internazionalista.
Dice: ma chi te lo fa fare a lavorare ancora, adesso che ti sei sistemato? Non lo so. Perche' mi piace lavorare, alla fine appartengo sempre alla classe lavoratrice, no?
Poi e' successo l'incidente.
Stavo espropriando un espropriatore quando ho avuto un infarto. Uno non ci pensa mai, ma queste cose succedono sempre quando meno te lo aspetti. Quel cretino invece di lasciarmi agonizzare e godersi lo spettacolo chiama un'ambulanza e mi fa salvare. Figurarsi i giornali alla notizia che l'illustre professore stava facendo una rapina eccetera eccetera.
Poi mi sono rimesso abbastanza presto, per fortuna. Certo, ci devo stare attento adesso. Se dopo un infarto ancora la racconti vuol dire che sei proprio nato con la camicia.
Dopo qualche mese dalla clinica mi hanno portato direttamente qui alla casa circondariale. E' che mentre ero in clinica vennero a trovarmi certi ex-allievi del professore e non mi riconobbero, cioe' riconobbero che non ero il professore. Un putiferio, che mi dispiace soprattutto che non stavo bene, perche' me la sarei proprio goduta.
Poi mi hanno preso le impronte digitali, hanno fatto due piu' due ed eccomi qua.
Di che mi si accusa? Io per prudenza dico a tutti che dopo l'infarto mi e' restata un'amnesia che non mi ricordo niente di niente. Se il processo va come deve andare (e stavolta ho un avvocatone di quelli coi controfiocchi, e' l'effetto dell'odore dei soldi) finisco in una Rems, e appena sto un po' meglio me ne vado per i fatti miei. In Svizzera ho imparato un po' di francese e di tedesco. Soldi, ormai ne ho piu' di quanti possa spenderne in una vita.
E poi quella rapina la stava facendo il professore, l'ha detto pure la televisione, io che c'entro? E' un errore giudiziario.
Penso di scrivere pure un libro: lo voglio intitolare "Che cos'e' la proprieta'". Mi piace l'idea di fare pure il mestiere dello scrittore, ho fatto tutti i mestieri io.
Ho fatto il muratore e l'autista, il cameriere e il parrucchiere per signore. Proprio. Non te l'aspettavi, eh? Invece si'.
Ho lavorato a Milano e a Siracusa. Ho raccolto le mele in Trentino. E i pomodori a Tarquinia. Ho dato lezioni private, sissignore, lezioni private. E ho fatto il dj in una radio libera, ai tempi delle radio libere che tu ancora non eri neppure nato. Ero li' li' per fare un disco a quei tempi, poi ho lasciato perdere. Ho fatto il garzone, come no, e ho guidato il furgone che prima che faccia mattina porta le paste ai bar. Ho giocato a rugby e a scacchi.
Le ho fatte tutte, le ho fatte. Sono stato pure in Francia una volta, ma quando non capisci la lingua e' sempre una rogna.
Com'e' che mi trovo qui? Un errore giudiziario, no?
*
Eccome se me la ricordo la famosa rapina al Banco della Scimmia. Per puro caso mi trovavo da quelle parti quella mattina, stavo al bar proprio di fronte quando sono cominciati i botti, che all'inizio tutto il bar si svuoto' perche' tutti volevano vedere che succedeva ma quando venne giu' la prima vetrata allora tutti rientrarono nel bar e tutti giu' per terra dietro i tavolini i cuordileone. Io invece uscii per dare una mano. Una mano alla giustizia, s'intende. E quelli che hanno fatto? M'hanno arrestato. A me, che non avevo neppure finito il caffe'.
*
Il processo fu una buffonata, ma proprio una buffonata. Non si poteva ridere perche' c'erano stati tutti quei morti e a ridere s'indisponeva il pubblico televisivo che c'erano le telecamere. Allora eravamo li' tutti con le facce serie serie che sentivamo quei cretini di avvocati che dicevano tutte quelle frescacce. Risultato? M'hanno condannato a me che non c'entravo niente. La pistola non era la mia. Nella confusione uno di quelli accucciati per terra disse che m'aveva visto, ma che poteva vedere che stava li' a leccare il pavimento con la lingua? Io ero un cliente, e m'hanno fatto passare per rapinatore.
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E' mentre ero in galera che mi sono invelenito. L'avvocato m'aveva mollato, e io ogni giorno masticavo amaro e mi dicevo che questa porca societa' non si meritava altro che quello che si meritava e che quando uscivo mi ci volevo proprio impegnare a fare la rivoluzione. La rivoluzione, si', avete presente?
In galera c'era uno ch'era anarchico e che insegnava un sacco di cose, e la prima cosa che insegnava e' che la proprieta' e' un furto. Proprio cosi', l'ho imparato a memoria: la proprieta' e' un furto. Io non me n'ero mai reso conto prima. E lo spiegava bene, solo che la spiegazione adesso non me la ricordo piu', con tutto il tempo che e' passato, pero' che la proprieta' e' un furto non me lo sono scordato piu'.
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Poi uscii, insieme a altri due che ci facemmo strada a revolverate che gli amici erano riusciti a farci avere i ferri del mestiere da un secondino corrotto che durante la fuga ammazzammo pure lui cosi' sei sicuro che si sta zitto.
E una volta fuori andai da Romoletto a chiedere la mia parte del bottino della famosa rapina al Banco della Scimmia. Ma Romoletto mi disse che aveva speso pure la parte mia che pensava che tanto a me non mi serviva visto che ci pensava lo stato a mantenermi. Non dico che l'ho ammazzato perche' non sono un fesso. E poi il cadavere non l'hanno mai ritrovato.
Poi ho ripreso a lavorare, ma ormai lo sapevo che la proprieta' e' un furto, ed avevo deciso di passare alla lotta per la liberazione dell'umanita', a cominciare dalla mia modesta persona, l'ho detto che non sono un fesso. Il mio programma? Espropriare gli espropriatori.
Mentre che lavoravo mi sono rimesso a studiare. Avevo preso la terza media mentre ero al fresco. Io sono uno che studiare gli piace. Mi e' sempre piaciuto. Pero' non e' che mi potevo iscrivere a una scuola, perche' avevo i documenti falsi. L'idea mi e' venuta di colpo una mattina mentre leggevo il giornale davanti a una bottega che aspettavo il momento buono per espropriarla (il momento buono e' l'una, quando chiudono per il pranzo: tu entri, raggiungi il commesso e gli fai vedere il giocattolo, poi gli fai tirare giu' la saracinesca da dentro, poi procedi. Pochi minuti, arraffi quel che trovi, ti fai dare le chiavi della saracinesca dal fesso, gli pianti in testa due palle, tiri su la saracineca, esci fuori, tiri giu' la saracinesca, giri la chiave, butti la chiave in un tombino e fine). Li' mi venne quest'idea: che invece di girare coi documenti falsi era meglio girare coi documenti veri, ma di un'altro, di uno che tu ne prendi il posto, non so se mi spiego.
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Per fortuna che hanno inventato internet. Io sono a favore della tecnologia, e' una cosa ottima, basta saperla usare. Ed e' pure rivoluzionaria.
Insomma, a farla breve, ti trovo questo professore universitario di medicina in pensione vedovo senza figli che vive solo e non vede nessuno. Non e' che gli assomigliassi parecchio, ma una volta che faccio crescere la barba e mi tingo barba e capelli di bianco ci si assomiglia un po' tutti. Bella casa, bella villa, governante in citta' e giardiniere in campagna.
Una bella sera lo vado a trovare. E gli faccio un'offerta che non puo' rifiutare. Cosi' lui licenzia la governante e il giardiniere facendogli un bel regalo perche' non rompano i cosiddetti. Idem il commercialista. Poi lo invaligio e lo porto allo sfascio di Rubicante che e' il pozzo nero dell'universo: quello che porti li' sparisce per sempre, chiedetelo a Romoletto. Poi metto una nuova governante (cinquant'anni di meno, non so se mi spiego), un nuovo giardiniere, un nuovo commercialista, poi vendo la villa, compro un'altra casa, vendo la casa di prima, compro una villa in Svizzera e mi trasferisco li'. Vendo la seconda casa e ne compro un'altra, sempre in Svizzera. Ho sempre voluto essere un docente universitario e un medico. E la pensione non e' male. Oltretutto il sor dottore aveva messo da parte una fortuna ed era proprietario di un po' di appartamenti che rendevano mica male.
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Lavorare, pero', lavoravo ancora, anche se solo cosi', per sfizio. E sempre in Italia. E' che sono un patriota. E i proventi li metto in banca in Italia, perche' se uno e' un patriota e' un patriota pure finanziario. Ma mica e' vero che sono un patriota, non me ne frega niente di queste sciocchezze, e' che non mi va di attirare l'attenzione. E poi sono un internazionalista.
Dice: ma chi te lo fa fare a lavorare ancora, adesso che ti sei sistemato? Non lo so. Perche' mi piace lavorare, alla fine appartengo sempre alla classe lavoratrice, no?
Poi e' successo l'incidente.
Stavo espropriando un espropriatore quando ho avuto un infarto. Uno non ci pensa mai, ma queste cose succedono sempre quando meno te lo aspetti. Quel cretino invece di lasciarmi agonizzare e godersi lo spettacolo chiama un'ambulanza e mi fa salvare. Figurarsi i giornali alla notizia che l'illustre professore stava facendo una rapina eccetera eccetera.
Poi mi sono rimesso abbastanza presto, per fortuna. Certo, ci devo stare attento adesso. Se dopo un infarto ancora la racconti vuol dire che sei proprio nato con la camicia.
Dopo qualche mese dalla clinica mi hanno portato direttamente qui alla casa circondariale. E' che mentre ero in clinica vennero a trovarmi certi ex-allievi del professore e non mi riconobbero, cioe' riconobbero che non ero il professore. Un putiferio, che mi dispiace soprattutto che non stavo bene, perche' me la sarei proprio goduta.
Poi mi hanno preso le impronte digitali, hanno fatto due piu' due ed eccomi qua.
Di che mi si accusa? Io per prudenza dico a tutti che dopo l'infarto mi e' restata un'amnesia che non mi ricordo niente di niente. Se il processo va come deve andare (e stavolta ho un avvocatone di quelli coi controfiocchi, e' l'effetto dell'odore dei soldi) finisco in una Rems, e appena sto un po' meglio me ne vado per i fatti miei. In Svizzera ho imparato un po' di francese e di tedesco. Soldi, ormai ne ho piu' di quanti possa spenderne in una vita.
E poi quella rapina la stava facendo il professore, l'ha detto pure la televisione, io che c'entro? E' un errore giudiziario.
Penso di scrivere pure un libro: lo voglio intitolare "Che cos'e' la proprieta'". Mi piace l'idea di fare pure il mestiere dello scrittore, ho fatto tutti i mestieri io.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- John Cheever, I racconti, Feltrinelli, Milano 2012, 2016, pp. 830, euro 18.
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Riletture
- Erskine Caldwell, Fermento di luglio, Mondadori, Milano 1954, 1960, pp. 240.
- John Cheever, I racconti, Feltrinelli, Milano 2012, 2016, pp. 830, euro 18.
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Riletture
- Erskine Caldwell, Fermento di luglio, Mondadori, Milano 1954, 1960, pp. 240.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2918 del 17 dicembre 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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