[Nonviolenza] Archivi. 280



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 280 del 13 novembre 2017

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di ottobre 2017 (parte prima)
2. Oggi
3. Alcune parole dette a Viterbo nella Giornata internazionale della nonviolenza
4. Il primo diritto, il primo dovere (alcune parole dette in una chiacchierata tra amici il 3 ottobre 2017, nella Giornata della memoria delle vittime dell'immigrazione)
5. Nel giorno in cui si ricorda Francesco d'Assisi
6. Giorgio Pressburger
7. Vladimiro Oglianovi: La pagnotta
8. Nel centenario di Franco Fortini
9. Il Premio Nobel per la Pace alla Campagna per il disarmo nucleare
10. Vladimiro Oglianovi: All'uscita dalla discoteca
11. Ancora un'esortazione a tutte le persone persuase del principio "Una persona, un voto"
12. Ai parlamentari un invito prima che si concluda il dibattito parlamentare sulla nuova legge elettorale
13. Dall'odierno incontro nazionale della campagna "Una persona, un voto" un appello al Parlamento
14. "Vogliate riconoscere cio' che e' vero; vogliate legiferare cio' che e' giusto". Una lettera al Parlamento
15. Vladimiro Oglianovi: Papere
16. Vladimiro Oglianovi: Il collezionista di scatole vuote

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2017 (PARTE PRIMA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2017.

2. OGGI

Oggi e' il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza.
Ogni giorno lo sia.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. ALCUNE PAROLE DETTE A VITERBO NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA

La mattina del 2 ottobre 2017 a Viterbo, nei pressi di quella che fu per tanti anni la casa ospitale di Alfio Pannega a Valle Faul, una delegazione del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha celebrato la Giornata internazionale della nonviolenza istituita dal'Onu nell'anniversario della nascita di Mohandas Gandhi.
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Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, dopo aver ricordato le figure di Mohandas Gandhi e di Alfio Pannega, ed aver riproposto una nozione della nonviolenza dialogica e dialettica, pluridimensionale ed aperta, come complesso "insieme di insiemi", sottolineando che essa essenzialmente ed imprescindibilmente e' "lotta concreta e coerente contro la violenza, contro tutte le violenze, per la liberazione dell'umanita' intera e la difesa dell'intero mondo vivente", ha detto alcune parole conclusive ad esprimere sentimenti e ragionamenti condivisi:
"Siamo qui, nel giorno anniversario della nascita di Mohandas Gandhi, e nel luogo in cui per tanti anni ha vissuto il nostro indimenticabile maestro e compagno Alfio Pannega, per dichiarare ancora una volta questa nostra convinzione: che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti; che salvare le vite e' il primo dovere di ogni persona ed a maggior ragione di ogni umano istituto.
Siamo qui per riaffermare una volta di piu' che occorre quindi opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni - il maschilismo essendo la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza -; che occorre difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, che occorre difendere il mondo vivente casa comune dell'umanita'.
Siamo qui a ricordare che ogni vittima ha il volto di Abele.
Siamo qui a testimoniare la necessita' e l'urgenza di opporsi a tutte le violenze con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, con la forza della verita', con il rispetto per la vita.
Siamo qui per invitare ogni persona di volonta' buona e di retto sentire ad unirsi alla lotta contro tutte le ingiustizie e le menzogne.
Siamo qui per ricordare che solo nella condivisione dei beni e del bene e' la salvezza comune; che solo una societa' di persone libere ed eguali in diritti, dell'universale condivisione e della solidale convivenza, della responsabilita' e dell'accudimento, dell'attenzione e della generosita', che ad ogni persona richieda di contribuire al bene comune secondo le sue capacita' e ad ogni persona dia secondo i suoi bisogni, adempie l'umanizzazione dell'umanita', l'uscita dalla preistoria, l'inveramento della civilta'.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione comune.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Una persona, un voto.
Alla scuola di Rosa Luxemburg e di Hannah Arendt, di Virginia Woolf e di Wangari Maathai, la nonviolenza e' in cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe".
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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Hanno espresso altresi' il loro sostegno agli appelli affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "Ius soli". Ugualmente hanno espresso il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato di interdizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
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Una breve notizia su Mohandas Gandhi
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recente libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999. Tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.
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Una breve notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, il fascicolo de "La domenica della nonviolenza" n. 420.

4. IL PRIMO DIRITTO, IL PRIMO DOVERE (ALCUNE PAROLE DETTE IN UNA CHIACCHIERATA TRA AMICI IL 3 OTTOBRE 2017, NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA DELLE VITTIME DELL'IMMIGRAZIONE)

Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto a vivere, senza del quale nessun altro diritto si da'.
Il primo dovere di ogni essere umano e' il dovere di rispettare, aiutare e salvare le vite altrui, e se non si adempie questo dovere cessa ogni civile convivenza e prevale la barbarie e la morte.
Nel giorno in cui facciamo memoria delle vittime dell'immigrazione ricordiamoci della nostra comune umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Siamo una sola umanita': ogni vittima ha il volto di Abele.
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Lo so anch'io che va di moda dire tutto il male possibile dei vecchi professori di filosofia tedeschi.
E lo so che la loro pedanteria sistematica non si confa' all'epoca presente della comunicazione ultraveloce, in cui ogni pensiero seriamente pensato pare sia ritenuto un inutile ingombro.
Ma da uno di quei professori imparai tre cose che non ho dimenticato.
Che nessun essere umano e' un oggetto, uno strumento, un mezzo di cui altri puo' disporre a piacimento come fosse una cosa inanimata: ogni essere umano e' un valore infinito, ogni essere umano e' un fine in se', ogni essere umano pensa, e pensando pensa la liberta' sua e di tutti, pensa la giustizia e la felicita' comune.
Che nessun essere umano puo' accettare di essere tenuto in condizioni di inferiorita': tutti gli esseri umani sanno di essere eguali in diritti; e lo sono proprio perche' ogni persona e' diversa da tutte le altre, ed in questa fondamentale diversita' a tutte le altre e' simile, e l'umanita' consiste di questa pluralita' di esistenze tutte preziose, tutte insostituibili: ogni essere umano e' l'umanita' intera.
Che siccome la Terra e' una sfera, ed ha quindi un superficie non infinita, ogni essere umano che li' dove e' nato non trova modo di vivere una vita degna ha diritto di andare altrove e di fermarsi dove trova un luogo in cui vivere degnamente possa.
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E a voler sintetizzare questi ragionamenti in una formula rastremata, vale ora e sempre l'antica massima (la "regola aurea", come fu definita) che troviamo in tutte le antiche e viventi culture del mondo: tratta le altre persone cosi' come vorresti che le altre persone trattassero te.
Ognuno di noi e' stato alla nascita e per anni del tutto inerme e di tutto bisognoso, ognuno di noi e' sopravvissuto perche' altre persone se ne sono prese cura, cerchiamo di non dimenticarcene mai.
Siamo un'unica umana famiglia, cessiamo di farci del male.
Occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Sono idee antiche come le montagne, ma ancora dobbiamo inverarle.

5. NEL GIORNO IN CUI SI RICORDA FRANCESCO D'ASSISI

Nel giorno in cui si ricorda Francesco d'Assisi si mediti la sua testimonianza, la sua opera, il suo legato all'umanita'.
Francesco chiama ogni essere umano alla solidarieta' con l'intero mondo vivente.
Francesco chiama ogni essere umano alla condivisione di tutti i beni.
Francesco chiama ogni essere umano alla nonviolenza.
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Nel giorno in cui si ricorda Francesco d'Assisi ogni persona di volonta' buona senta in se stessa piu' vive e piu' forti le ragioni dell'impegno contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; senta in se stessa piu' vive e piu' forti le ragioni dell'impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; senta in se stessa piu' vive e piu' forti le ragioni dell'impegno in difesa dell'intero mondo vivente.
Siamo una sola umanita'.
In un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. GIORGIO PRESSBURGER

E' deceduto Giorgio Pressburger, un maestro.
Con gratitudine lo ricordiamo.

7. RACCONTI SMARRITI DELL'AUTUNNO. VLADIMIRO OGLIANOVI: LA PAGNOTTA

Che non si fa per la pagnotta.
Sentite questa: Amedeo aveva un distributore di benzina. Subi' una rapina. Poi una seconda. Poi una terza. E nessuna assicurazione lo voleva piu' coprire. I clienti avevano paura a fermarsi. Dovette vendere. Chi compro' lo tenne come inserviente, conosceva il lavoro e lo faceva bene. Ma poi ci fu la quarta rapina e lo ferirono e resto' zoppo. Smise di lavorare li', ma la pensione non gliela davano, e il contenzioso andava per le lunghe. Cerco' altri lavori, ma un operaio zoppo e vecchio chi lo assume? Pero' l'affitto, le bollette, il pane e il companatico li doveva pagare lo stesso, Amedeo. Adesso fa le rapine, rapina i distributori di benzina.
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O quest'altra: Cecetto era una gran brava persona, il primo alle riunioni in sezione, il primo diffusore della stampa del partito, quello che faceva tutte le notti agli stand della festa dell'Unita'. Era muratore, e aveva preso la terza media alle scuole serali. Aveva un figlio tossico, e abitava alle case popolari. Aiutava tutti. Quando la palazzina dove abitava prese fuoco la gente diceva che era stato il figlio. Gli dovevano dare un'altra casa ma non gliela davano, e nell'incendio aveva perso tutto (non che avesse granche', ma gli elettrodomestici e i soldi da parte nascosti - se non ci era arrivato prima il figlio, non si e' mai saputo). Fini' in affitto, ma non arrivava alla fine del mese. Prestiti, neanche a parlarne. Una sera sparo' al figlio, e poi strozzo' la moglie. Poi telefono' ai carabinieri e resto' li' ad aspettarli. "Almeno adesso vo in galera e ho la pagnotta assicurata", disse quando arrivarono.
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Ginettaccio non era accio come dicevano. Cioe', accio era accio, pero' era anche uno generoso. Dipendeva dai momenti. Aveva lavorato al mattatoio e aveva capito una cosa, una cosa brutta: che quello che i cristiani fanno alle bestie non e' giusto per niente, pero' la gente non se ne accorge perche' non ci vuole pensare. Ma e' perche' fanno quello che fanno alle bestie che i cristiani poi ammazzano pure gli altri cristiani, perche' quando cominci ad ammazzare qualcuno, un vitellone, un maiale, poi dopo ammazzi pure le persone, non ci fai piu' caso. E una volta che lo sai lo sai. Poi puoi decidere: puoi smettere di ammazzare le bestie, oppure continui. E se continui prima o poi ammazzi pure i cristiani. Lui aveva continuato.
Io l'ho conosciuto quando eravamo ospiti dello stato. Una volta facemmo a sganassoni, cosi' diventammo amici. Lui mi chiese come c'ero finito e io glielo dissi. Allora lui disse: pure io. E mi spiego' come c'era arrivato, per via che aveva lavorato al mattatoio eccetera, l'ho detto gia' prima, no? Allora io gli chiesi perche' non s'era fermato. E lui mi disse che bisogna pure guadagnarsi la pagnotta, no? E aveva ragione. Adesso sono passati parecchi anni, io sono fuori e lui e' morto. Quando lavoro, e ho gia' tirato fuori la baiaffa e detto la formula magica, aggiungo sempre "bisogna pure guadagnarsi la pagnotta, no?". Cosi' lo sanno che non esiterei.

8. NEL CENTENARIO DI FRANCO FORTINI

Si e' svolto venerdi' 6 ottobre 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in ricordo di Franco Fortini, di cui pochi giorni fa ricorreva il centenario della nascita.
Nel corso dell'incontro sono state lette e commentate alcune pagine dalle opere del grande poeta, critico, militante per la liberazione dell'umanita'.
Con viva commozione e' stata rievocata la figura del poeta, e il generoso e luminoso suo impegno morale e politico.
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Franco Fortini (all'anagrafe Franco Lattes, Fortini e' il cognome della madre assunto come nom de plume) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista, partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina" ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante. E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu' isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. E' disponibile ora la raccolta di Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2014. Testi narrativi sono Agonia di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso Pasolini, Einaudi; e adesso il postumo incompiuto Un giorno o l'altro, Quodlibet, Macerata 2006. Si veda anche l'antologia fortiniana curata da Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti; la bella raccolta di interviste, Un dialogo ininterrotto, Bollati Boringhieri; la raccolta di Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003. Tra le opere su Franco Fortini in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri, Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974; Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988; Daniele Balicco, Non parlo a tutti. Franco Fortini intellettuale politico, Manifestolibri, Roma 2006. Su Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo; una bibliografia essenziale della critica e' nel succitato "Meridiano" mondadoriano pubblicato nel 2003. Il Centro studi "Franco Fortini" presso l'Universita' di Siena cura l'utilissimo sito www.ospiteingrato.unisi.it
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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Hanno espresso altresi' il loro sostegno agli appelli affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "Ius soli". Ugualmente hanno espresso il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato di interdizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Le persone partecipanti all'incontro invitano a promuovere ovunque iniziative nonviolente il 4 novembre come proposto dall'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele".

9. IL PREMIO NOBEL PER LA PACE ALLA CAMPAGNA PER IL DISARMO NUCLEARE

Il Premio Nobel per la Pace e' stato attribuito quest'anno alla Campagna per il disarmo nucleare (Ican).
Cresce la consapevolezza che fu gia' di Gandhi, di Einstein, di Russell, ed e' di ogni persona pensante.

10. RACCONTI AUTUNNALI DELL'ORRORE. VLADIMIRO OGLIANOVI: ALL'USCITA DALLA DISCOTECA

Si cce chiappeno? dimo ch'ereme tutte 'mbriache e ch'esse ce staveno.
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Ereme io, Stripparospi e Scatarrone. Saranno state le cinque. Stamme fori da la discoteca e Scatarrozzo s'era vomitato pure ll'anima e co' ttutto che ss'era lavato a la fontanella puzzava come 'na fogna.
"Qui nun se rimorchia, co' 'sta puzza", disse Strippone. E io: "Nun se sa mmae". E lui: "Se sa, se sa". E io: "Vedemo". E lui: "E cche vvoi veda co' 'sto buio?". E continuavamo cosi', mentre Scaramacai continuava a rantolare. "Falla finita, Scatarro'" dissi quanno propio nun ze ne poteva ppiu'. E lui: "Finita de che?". "De fa' 'sto casino". "Ma nnu lo vegghi che sto mmale?". "Se po' sta' mmale senza perda la dignita'". "Manco te vojo risponne". "Bravo, statte zzitto". E Strippo: "Qui nun ze rimedia da batte 'n chiodo, e' mmejo ch'annamo a ddormi'". E io: "Aspetta". E lui: "Aspetta e spera". E io: "Aspetta". E ccosi' vvia.
Da la discoteca esciono du' regazzotte. Pitturate, strizzate, conciate che nun ve dico. Ciavrann'avuto quinnicianne 'n due. "Ce semo", e ddo' 'na gomitata a Strappone. "Ma ss'e' rrobba d'asilo 'nfantile". "Chissenefrega, quer che sserve ce ll'hanno". "Tu sse' malato". "E ttu nno?". "Nun me piace". "Nun te piace?". "No 'n quer zenzo". "E 'n che senzo?". "Falla finita, Mantraco'". Mantraco' sso' io, che mme chiameno Mantracone perche' 'r mi fratello piu' granne, quello che mori' 'n quela rissa, lo chiamaveno Mandrachetto perch'era bbassotto e tracagnotto, e siccome io poi l'ho vennicato, da quanno so' 'scito de galera me chiameno Mandracone, prima me chiamaveno Mandrachettello.
"Ah regazzi', che vve serve 'n passaggio?", dico. E quelle a rride. Bell'inizzio, penzo. "Ho ddetto 'n' passaggio, eh, mica 'na ripassata". Lo so ffa' lo spiritoso, io. A le femmine je piace. Strippa e Scatarro ce lo sanno che la parte de l'abbordaccio e' competenza mia, stanno zzitte e fanno finta de gnente. 'Na vorta voleveno sempre metta bbecco, e n'abboccava mae gnuna. Mo' hanno 'mparato a llassa' ffa' 'r maestro.
"Ma cch'ade' 'sta puzza?", dice una. "E' cche cc'e' 'n topo morto la' ddietro quer montarozzo, sartamo 'mmachina e la puzza nun c'e' ppiu'". "Ma sse mmanco ve conoscemo". "Come no? Semo quelli che ve danno 'n passaggio, no?". E lloro a rride 'n'antra vorta. Vae forte, Mantraco'.
"'Nnamo, su, cche vve portamo a ccasa". "E cche ne sapete 'ndo abbitamo?". "Mo' cce lo dite voi, no?". "Ma ttirate via, va, puzzoni", fa quella che nun eva 'ncora spiccicato parola. Errore, errore gravissimo: a mme e a ll'amichi mia ll'offese nun ce piace piace de pijalle, nue le famo all'antre, no cche le pijamo. Lo sentivo che Scarcarone e Strappaccio ggia' schiumaveno.
"Era solo pe' ffavve 'na cortesia, no? Ssi nun e' ggradita, pace". E sorrido. E quella cafona: "Ma vvalla a ffa' a ttu' nonna, la cortesia tua". "Nun e' propio 'r caso d'offenne, mo'". "E cchi t'offenne?". "Me pareva". "Te pareva?". "Si', mme pareva". "E tte pareva bbene", fa quell'antra, e rrideno.
'Ntanto Scaramante eva cominciato la manovra d'aggiramento. Chissa' ssi cce so' le telecammere de sorvejanza. "Vabbe', vvia, ve perdono perche' semo compaesane". "Ma cche tte stae a 'nventa'?". "Come, nun zei la fia de coso, de Cencio?". "E cchi ade' Cencio?". "Allora me so' sbajato, chiedo scusa. Co 'sto bbuio...". E lloro sempr'a rride, chissa' che ss'ereno fumate.
"Pero' 'n passaggio ve lo damo lo stesso, se lo volete". "No, mmo' annamo a la stazzione". "A quest'ora?". "C'e' 'n treno a le sei". "E cche state a ffa' 'n ora lli' al freddo?". "Aspettamo 'l treno". "Ma vvia, v'accompagnamo noi, no? 'Ndo' dovet'anna'?". "No, ggrazzie lo stesso". "Ma ssu'". "Manco ve conoscemo". "E allora conoscemose, no?". "Mejo de no". "Mejo de si''". "No, ggrazzie, adesso dovemo d'anna' a la stazzione". "Vabbe', v'accompagnamo a la stazzione". "Ma sso' cinque minuti". "Co' la machina saranno due". "No, grazzie lo stesso". "Era tanto p'esse ggentili, co' 'sto freddo". "No, grazie. Famo du' passi".
L'arma segreta. "Ciavete mica d'accenne? Me so' pperso i cerini e 'sti du' mammalucchi nun fumeno che cianno paura der cancro". Ridono e s'avvicineno. Manco se n'accorgeno: io chiappo la prima pe' 'n braccio, apro lo sportello e la bbutto dentro e appresso me ce ficco pur'io. Scatarraccio da dietro spigne quell'artra, la saputona ch'offenneva, e zzompa dentro pur'esso. Strippone un lampo e e' ar volante. E sse parte a tutta callara. E mmo' ssi' cche sse divertimo.
*
Si cce chiappeno? dimo ch'ereme tutte 'mbriache e ch'esse ce staveno.

11. ANCORA UN'ESORTAZIONE A TUTTE LE PERSONE PERSUASE DEL PRINCIPIO "UNA PERSONA, UN VOTO"

Carissime e carissimi,
e' assai probabile che tra pochissimi giorni il Parlamento varera' la nuova legge elettorale.
A quanto pare essa persistera' nel non riconoscere il diritto di voto a circa un decimo della reale popolazione italiana: gli oltre cinque milioni di persone non native che vivono in Italia, sovente da molti anni, e che nella loro generalita' hanno dei meriti grandi nei confronti del nostro paese.
Con l'iniziativa dell'appello "Una persona, un voto" in questi mesi migliaia di cittadini, e tra essi anche 180 parlamentari - quasi un quinto del Parlamento -, si sono espressi per quel doveroso riconoscimento.
Facciamo ancora uno sforzo in questi ultimi giorni utili per persuadere i componenti dell'organo legislativo a voler riflettere sul fondamento stesso della democrazia: il principio "una persona, un voto".
*
Mentre ovviamente rinnoviamo il nostro pieno sostegno a tutte le iniziative nonviolente in corso per lo "ius soli", come a tutte le altre iniziative nonviolente contro il razzismo, vi chiediamo di volere in questi ultimi giorni utili adoperarvi ancora a sostegno dell'appello per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia.
In particolare chiediamo a tutte e tutti di:
- scrivere ai parlamentari;
- scrivere ai mezzi d'informazione;
- esprimere e far esprimere ulteriori sostegni all'appello "Una persona, un voto".
*
Questo il testo dell'appello:
Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.
Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.
Per adesioni: centropacevt at gmail.com
Per dare notizia delle adesioni ai presidenti del Parlamento:
- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it
- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it
*
Questi i nomi dei 180 parlamentari che hano gia' aderito:
Roberta Agostini, Luisella Albanella, Maria Amato, Sofia Amoddio, Ileana Argentin, Tiziano Arlotti (relativamente alle elezioni amministrative), Massimo Artini, Lorenzo Basso, Eleonora Bechis, Alessandra Bencini, Paolo Beni, Massimiliano Bernini, Giuseppe Berretta, Maria Teresa Bertuzzi, Stella Bianchi, Caterina Bini, Tamara Blazina, Fabrizio Bocchino, Francesco Boccia, Antonio Boccuzzi, Paola Boldrini, Francesca Bonomo, Michele Bordo, Enrico Borghi, Daniele Borioli, Luisa Bossa, Chiara Braga, Beatrice Brignone, Claudio Broglia, Vincenza Bruno Bossio, Enrico Buemi, Renata Bueno, Salvatore Capone, Sabrina Capozzolo, Renzo Carella, Anna Maria Carloni, Elena Carnevali, Mara Carocci, Marco Carra, Maria Chiara Carrozza, Floriana Casellato, Franco Cassano, Felice Casson, Marco Causi, Massimo Cervellini, Vannino Chiti, Eleonora Cimbro, Monica Cirinna', Giuseppe Civati, Laura Coccia, Roberto Cociancich, Paolo Corsini, Paolo Cova, Giuseppe Luigi Cucca, Gianni Cuperlo, Erica D'Adda, Alfredo D'Attorre, Luigi Dallai, Carlo Dell'Aringa, Loredana De Petris, Lello Di Gioia, Marco Di Lello, Marco Di Maio, Nerina Dirindin, Umberto D'Ottavio, Donatella Duranti, Marilena Fabbri (relativamente alle elezioni amministrative), Laura Fasiolo, Nicoletta Favero, Marco Fedi, Ciccio Ferrara, Elena Ferrara, Giuseppe Fioroni, Vincenzo Folino, Cinzia Fontana, Paolo Fontanelli, Federico Fornaro, Filippo Fossati, Gian Mario Fragomeli, Nicola Fratoianni, Carlo Galli, Paolo Gandolfi, Daniela Gasparini, Maria Grazia Gatti, Anna Giacobbe, Francesco Giacobbe, Andrea Giorgis, Gianni Girotto, Luisa Gnecchi, Miguel Gotor, Gero Grassi, Monica Gregori, Giuseppe Guerini, Maria Cecilia Guerra, Paolo Guerrieri, Maria Iacono, Cristian Iannuzzi, Vanna Iori, Florian Kronbichler, Luigi Lacquaniti, Silvio Lai, Francesca La Marca (relativamente alle elezioni amministrative), Emanuele Lodolini, Sergio Lo Giudice, Doris Lo Moro, Andrea Maestri, Patrizia Maestri, Gianna Malisani, Luigi Manconi, Massimiliano Manfredi, Claudia Mannino, Irene Manzi (relativamente alle elezioni amministrative), Maino Marchi, Raffaella Mariani, Giovanna Martelli, Claudio Martini, Michela Marzano, Donella Mattesini, Alessandro Mazzoli, Fabio Melilli, Michele Meta, Corradino Mineo, Franco Mirabelli, Michele Mognato, Daniele Montroni, Mario Morgoni, Delia Murer, Martina Nardi, Luis Alberto Orellana (relativamente alle elezioni amministrative), Francesco Palermo, Oreste Pastorelli, Luca Pastorino, Edoardo Patriarca, Carlo Pegorer, Serena Pellegrino, Vinicio Peluffo, Caterina Pes, Alessia Petraglia, Stefania Pezzopane, Salvatore Piccolo, Antonio Placido, Francesca Puglisi, Laura Puppato (relativamente alle elezioni amministrative), Roberto Rampi, Francesco Ribaudo, Lucrezia Ricchiuti, Lara Ricciatti, Maria Grazia Rocchi, Giuseppe Romanini, Gessica Rostellato, Roberto Ruta, Gian Carlo Sangalli, Giovanna Sanna, Mario Sberna, Francesco Scalia, Gian Piero Scanu, Gea Schiro', Arturo Scotto, Chiara Scuvera, Angelo Senaldi, Marina Sereni, Camilla Sgambato, Arianna Spessotto, Gianluca Susta, Bruno Tabacci, Veronica Tentori, Alessandra Terrosi, Marietta Tidei, Walter Tocci, Stefano Vaccari, Giuseppe Vacciano, Daniela Valentini, Liliana Ventricelli, Walter Verini, Adriano Zaccagnini, Sandra Zampa, Alessandro Zan, Giorgio Zanin, Magda Zanoni.
*
Una persona, un voto.
Il momento e' adesso.

12. AI PARLAMENTARI UN INVITO PRIMA CHE SI CONCLUDA IL DIBATTITO PARLAMENTARE SULLA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Gentile onorevole,
prima che si concluda il dibattito parlamentare sulla nuova legge elettorale le scriviamo per chiederle di voler sottoscrivere l'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone stabilmente residenti in Italia.
*
Quale che sia l'esito del dibattito parlamentare, ci sarebbe assai grato che anche lei fosse nel novero delle donne e degli uomini di buona volonta' che hanno voluto richiamare il fondamento stesso della democrazia e quindi della civile convivenza: "una persona, un voto".
*
La sua adesione all'appello (eventualmente anche soltanto per quanto riguarda le elezioni amministrative - quest'ultima proposta, come e' noto, e' stata presentata gia' anni fa dall'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia -) ci sembra coerente con il suo impegno per la democrazia e i diritti umani.
*
Ci perdoni se ci siamo permessi di disturbarla una volta ancora; ci terremmo che alla voce di personalita' come padre Alessandro Zanotelli, Lidia Menapace, Anna Bravo, Giancarla Codrignani, Heidi Gaggio Giuliani, Francuccio Gesualdi, Chiara Ingrao, Raniero La Valle, Luisa Morgantini, Giorgio Nebbia, Riccardo Orioles, Moni Ovadia, Savino Pezzotta, Annamaria Rivera e di migliaia di cittadine e cittadini, alla voce di tre ministri emeriti - Maria Chiara Carrozza, Giuseppe Fioroni e Cecile Kyenge -, alla voce di 180 sue colleghe e suoi colleghi parlamentari in carica di varie forze politiche tanto di maggioranza quanto di opposizione, si unisse anche la sua.
*
Augurandole ogni bene...

13. DALL'ODIERNO INCONTRO NAZIONALE DELLA CAMPAGNA "UNA PERSONA, UN VOTO" UN APPELLO AL PARLAMENTO

Si e' svolto domenica 8 ottobre 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" l'incontro nazionale del coordinamento della campagna "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia.
*
Come e' noto, l'appello "Una persona, un voto" e' stato promosso da padre Alex Zanotelli e dalla partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace, ed e' stato sottoscritto da numerose autorevoli personalita' - come Anna Bravo, Giancarla Codrignani, Heidi Gaggio Giuliani, Francuccio Gesualdi, Chiara Ingrao, Raniero La Valle, Luisa Morgantini, Giorgio Nebbia, Riccardo Orioles, Moni Ovadia, Savino Pezzotta, Annamaria Rivera - e da migliaia e migliaia di cittadini; come anche da tre ministri emeriti - Maria Chiara Carrozza, Giuseppe Fioroni e Cecile Kyenge - e da 181 parlamentari in carica di varie forze politiche tanto di maggioranza quanto di opposizione.
*
Il testo integrale dell'appello recita:
"Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia. Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora".
*
Al termine dell'incontro il coordinamento della campagna "Una persona, un voto" oltre ad esprimere piena solidarieta' a tutte le iniziative nonviolente in corso per l'approvazione della legge sullo "ius soli" e sullo "ius culturae", come a tutte le altre iniziative nonviolente contro il razzismo, ha rivolto un rinnovato invito a tutti i parlamentari affinche' la legislatura non si concluda senza che sia stato finalmente riconosciuto il diritto di voto nelle elezioni tanto politiche quanto amministrative a tutte le persone stabilmente residenti in Italia.
*
Di seguito il testo della mozione conclusiva in forma di lettera ai parlamentari:
"Al Presidente del Senato della Repubblica,
alla Presidente della Camera dei Deputati,
a tutte e tutti i parlamentari
Gentili parlamentari,
le persone partecipanti all'incontro nazionale di "Una persona, un voto" svoltosi a Viterbo l'8 ottobre 2017 rivolgono al Parlamento un accorato appello affinche' nella legislazione elettorale sia finalmente pienamente inverato il fondamentale principio democratico "Una persona, un voto" riconoscendo il diritto di voto in tutte le elezioni, politiche ed amministrative, a tutte le persone che stabilmente vivono in Italia e sono quindi realmente parte della popolazione italiana.
L'Italia e' una repubblica democratica, la sovranita' appartiene al popolo: una persona, un voto.
Gentili parlamentari,
vogliate riconoscere cio' che e' vero; vogliate legiferare cio' che e' giusto".

14. "VOGLIATE RICONOSCERE CIO' CHE E' VERO, VOGLIATE LEGIFERARE CIO' CHE' GIUSTO". UNA LETTERA AL PARLAMENTO

Al Presidente del Senato della Repubblica
alla Presidente della Camera dei Deputati
a tutte e tutti i parlamentari
*
Gentili parlamentari,
le persone partecipanti all'incontro nazionale di "Una persona, un voto" svoltosi a Viterbo l'8 ottobre 2017 rivolgono al Parlamento un accorato appello affinche' nella legislazione elettorale sia finalmente pienamente inverato il fondamentale principio democratico "Una persona, un voto" riconoscendo il diritto di voto in tutte le elezioni, politiche ed amministrative, a tutte le persone che stabilmente vivono in Italia e sono quindi realmente parte della popolazione italiana.
L'Italia e' una repubblica democratica, la sovranita' appartiene al popolo: una persona, un voto.
*
Gentili parlamentari,
vogliate riconoscere cio' che e' vero; vogliate legiferare cio' che e' giusto.
*
Le persone partecipanti all'incontro nazionale di "Una persona, un voto" svoltosi a Viterbo l'8 ottobre 2017

15. RACCONTI PERPLESSI DELL'AUTUNNO. VLADIMIRO OGLIANOVI: PAPERE

Adesso che il mio santo padre e' morto, dovro' pur prendere una decisione.
Primo, perche' per certe cose che qui in campagna non abbiamo, come ad esempio il sale e lo zucchero, dovro' pur recarmi in quel di Firenze.
Secondo, perche' in punto di morte il babbo mi esonero' dall'impegno di non tener papere.
Cosicche' nulla piu' osta a che io mi rechi in Firenze e mi procuri quel che mi bisogna, e nulla mi bisogna piu' che papere.
Senonche' io nulla so di come esse si allevino, ne' so come si acquistino e quale sia il lor prezzo. E cio' che meco reco - del nostro orto i frutti, e quei del bosco - credo che basti si' a comprar sale e zucchero ed altre cose a mangiare e ricovrirsi, ma temo a comprar papere insufficiente.
*
Cosi' pensando un bravo giovine si decise a soddisfare un antico represso desiderio.
Ma, ahilui, non avendo giammai letto ne' il dottor Freud ne' il poeta Ovidio, ne' disponendo di una televisione o di uno smartphone, proprio non sapeva quel che lo aspettava.
*
Giusto in quel torno di tempo Belfagore arcidiavolo si trovava in missione in quei paraggi e girava per le osterie per farsi un'idea del posto e delle usanze (non c'erano all'epoca tassisti e blogger), ed una bella sera chi ti ci incontra? Questo giovin villano appena appena arrivato in citta' che diceva volersi comprare una papera, ch'era la cosa piu' bella dell'universo mondo.
Non ci volle molto a Belfagore, pronubo un buon vinello traditore, a cavar dal giovinotto qualche maggior dettaglio, ed a cogliere il busillis in uno sconcertante transfert: quel giovine attribuire alle papere muliebri caratteristiche, e verosimilmente nel suo inconscio ruminare bestiali amplessi. Cose di nuovo genere. Doveva farne menzione nel rapporto che stava preparando? Ritenne che occorreva indagare piu' a fondo.
*
Fu un pessimo risveglio per il bravo giovine quando all'alba fu la forza pubblica a tirarlo giu' dal letto in quella locanda della Luna piena in cui aveva trovato notturno ricovero. Fu tratto in ceppi per le vie verso la guardina, e vanamente lui gridava "Ho gridato pane e giustizia, ho gridato pane e giustizia", ai passanti sembrava solo un esagitato, ed anche a se stesso non faceva migliore impressione. Che c'entrera' poi il pane con la giustizia? E quella locanda non era a Milano? O era a Dublino? O non era mercoledi', pioveva, e lui si trovava a Cesena? Mah.
A fini meramente sperimentali, ergo di scientifico progresso, Belfagore l'aveva denunciato al bargello per supposta zooerastia, e il bargello tutt'affatto del termine ignaro ma intuendo trattar doversi di cosa grossa fece quanto di sua competenza. Tratti di corda.
E tra un tratto di corda e l'altro al bravo giovine era chiesto: Che sei venuto a fare tu costi'? E quello: Cercar papere. E giu' altro tratto di corda, e cosi' via.
Nottetempo Belfagore lo trasse di galera. Come, non saccio; hanno i loro trucchetti gli arcidiavoli, e se li tengono stretti, i dannati.
Mio buon giovine, disse al buon giovine, avete visto quanto malvagio puo' essere il mondo; ho visto si', rispose il buon giovine. E quindi credete a me che son uomo d'esperienza, tornatevene al vostro contado e lasciate stare queste storie di papere e papaveri e casette in Canada'.
Ma il buon giovine: E tuttavia grande ingiuria mi e' stata fatta, ed impunita non puo' restare. Lasciate che a questo ci pensi chi sa e deve e soprattutto puo', rispose amabile e sibillino Belfagore. E chi di grazia? addimando' il buon giovine. Ma l'arcidiavolo gia' s'era dileguato nella notte, che era buia e tempestosa, e il buon giovine si trovo' solo soletto per una diserta via nella citta' straniera, ne' sapeva che farsi, ne' aveva una cavalcatura con cui darsi a sfrenato galoppo.
*
Qui il sagace lettore gradira' una pausa e forse un commento.
Solo la pausa? Bene.
*
Orientandosi con le stelle, che a quel tempo in citta' si vedevano ancora, il buon giovine s'incammino' nella giusta direzione, ed era ormai l'alba che di buon passo dalla citta' alquanto s'era lontanato, con tutto che tutte le ossa gli dolessero e il camminare quasi calvario fosse. E mentre si dirigeva alla casa sua cosi' tra se' diceva: Aveva ben ragione il santo mio padre, che le papere fossero a fuggirsi, che il solo farne richiesta provoca tali supplizi che io veramente non so come l'umanita' non le abbia ancora estinte.
Visse poi l'intera sua vita in molteplici astinenze ed in continue preci. Vennero anche la Cnn e Al-Jazeera a intervistarlo, ma lui era gia' quasi completamente sordo e cieco ed occorse doppiarlo ed inventare qualche frase adatta alla bisogna, tratta da Kafka e dal libro di Giobbe che il pubblico - e non solo quello di bocca buona, ma anche quello di gusti sofisticati - apprezza sempre.
Per invidia un vicino aspirante al suo quarto d'ora di celebrita' gli brucio' la casa e il buon giovine ormai senescente mori' nel rogo. Non importo' niente a nessuno. Adesso li' c'e' una pista di go-kart.
*
Molt'anni passarono ed una sera busso' alla mia porta tale Rodrigo Usher e mi disse che avendo saputo che stavo scrivendo un'opera in cento novelle che avrebbe fatto rumore, ne aveva una da segnalarmi che di papere trattava. Era troppo corta per cavarne qualcosa di buono ma trovai comunque il modo di schiaffarcela, adattandola un po' alle esigenze del pubblico, perlomeno del mio pubblico, che e' di signorine di buona famiglia che sono le sole che leggono i testi narrativi, i maschi preferendo guardare i film con poco dialogo (e quel poco paratattico e scurrile) e molte sparatorie.
Del signor Usher seppi poi che peri' anch'egli in un grave incidente (se fu incidente, e non delitto): la sua stessa casa ando' a fuoco, come quella del buon giovine di cui mi aveva narrato l'avventura, ed egli stesso tra le fiamme trapasso'. Ho scritto trapasso', ma verso dove lo ignoro, forse nel nirvana, forse nel nulla, forse in quel tripartito Grande Gioco che progetto' il nostro Dante, gloria delle umane lettere e poeta teologo.
*
Manca la morale?
E che c'entra la morale con la letteratura?
E che c'entra questa cronaca con la letteratura?
E che c'entra la morale con i nostri tempi?
Ai tempi di Esopo si' che le storie dimostravano, i maestri ammaestravano, i racconti avevano un capo e una coda e immenso uno stomaco che divorava chi li ascoltava; ma ci furono mai i tempi di Esopo? Ed esistette mai un tizio di nome Esopo? Io ne dubito.
O invece i racconti salvavano le vite? E segnatamente le vite delle donne? Mi piacerebbe che fosse cosi', ed allora questa mia raccolta di cento novelle scritte lungo mille e una notte avrebbe un senso e non solo un sentimento, o molti sensi e tutti i sentimenti.
Posso concludere qui, senza neppure uno svolazzo?
Certo, posso concludere qui, senza neppure uno svolazzo.
Cosi' profondo e' il mistero di questa nostra vita che anche quando raccontiamo una storiella semplice semplice restiamo perplessi e insoddisfatti; sentiamo che c'e' dell'altro che viene taciuto, che il discorso non mette ordine nel mondo, che il linguaggio proprio mentre ci lusinga piu' c'inganna, che nulla e' stato sospeso - ne' l'incredulita', ne' il tempo, ne' la violenza - ed anzi precipita come scintillante fragorosa cascata in un abisso, e tutto cio' ci lascia irritati e pronti alla rissa, nevvero? Per questo le mie storie le scrivo invece di raccontarle a voce; ci tengo alla pelle, io.

16. RACCONTI DOLENTI DELL'AUTUNNO. VLADIMIRO OGLIANOVI: IL COLLEZIONISTA DI SCATOLE VUOTE

Non colleziono solo scatole di cartone, no, colleziono anche barattoli di vetro, casse di legno, valigie, bottiglie, lattine, borse, buste, insomma ogni genere di contenitore dopo che il contenuto e' sparito.
Il problema piu' grosso e' dove metterle. Per il momento le tengo nel magazzino dietro la bottega del mio povero zio Armando che e' morto e la bottega e' chiusa e non ho ancora trovato da affittarla.
Il secondo problema e' il criterio di catalogazione. Io ne ho ideato uno che e' piuttosto minuzioso e mi pare veramente buono, ma siccome il magazzino come dimensioni non e' granche' e una parte e' ancora ingombra delle cose dello zio, sono costretto a mettere i contenitori piu' piccoli dentro quelli piu' grandi per risparmiare spazio e cosi' e' inutile catalogarli che tanto poi dovro' rimetterci le mani.
Perche' faccio una collezione? Non lo so, ma un uomo deve avere qualche cosa da fare nella vita, no? Qualche cosa oltre il lavoro, intendo. Almeno quando il lavoro e' un lavoro come il mio, che non c'e' nessuna soddisfazione.
Perche' le scatole vuote? Tutti collezionano qualcosa, le figurine, le biglie di vetro, i soldatini, ma la mia famiglia era cosi' povera che neppure le cicche che trovavamo per strada. Cosi' cominciai con i tappi, ma dopo un po' la collezione era completa perche' nessuno ci fa caso ma i tappi sono pochi: ci sono quelli di sughero, quelli di plastica e quelli di metallo; di sughero ci sono solo due tipi e la collezione e' subito finita; di plastica pure ci sono di due tipi soli, ma per fortuna di un tipo sono di due colori diversi - rosso e verde - e cosi' sono un po' di piu'; quelli di metallo cambiano secondo la marca dell'aranciata, della gazzosa e della birra, ma se sei amico del sor Oreste che ha l'osteria in una settimana ce li hai tutti.
Allora passai ai cocci delle pentole di coccio, quelle smaltate di arancione, non lo so se le fanno ancora; erano cocci luccicanti, a quel tempo se ne trovavano parecchi per terra. Oggi non credo, ormai le pentole sono tutte di metallo e le altre stoviglie o sono smaltate di bianco o sono di plastica, e poi hanno asfaltato tutto e per terra non si trova piu' niente, neanche la terra.
Poi feci anche i gusci delle lumache. Che era una specie di collezione di conchiglie, solo che dove vivevo io il mare non c'era e quindi neppure le conchiglie, e la cosa che gli assomigliava di piu' erano le lumache.
Ma sono tutte collezioni che poi ho abbandonato. Perche' poi ho cominciato con le scatole e qui veramente la collezione e' diventata una cosa seria. Magari un giorno diventa un museo e gli danno il mio nome e di fianco al portone ci mettono una targa di quelle d'ottone che sembrano d'oro e ci scrivono sopra come mi chiamo. Mi piacerebbe, sarebbe il mio contributo alla scienza e al progresso dell'umanita' che io ci ho sempre tenuto.
Il problema e' che specialmente le scatole di cartone si deteriorano piuttosto in fretta. Il magazzino e' umido e ci piove dentro. E il cadavere dello zio Armando puzza da morire.

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 280 del 13 novembre 2017

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