[Nonviolenza] Archivi. 273



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Numero 273 dell'11 settembre 2017

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di agosto 2017 (parte undicesima)

2. Omero Delli Storti: Favola di Giovannino e Margherita (e della casa della strega)

3. Margot

4. Carogno Mozzarecchi: Chi ade' affavore de 'sto iusse soli

5. Omero Delli Storti: La sfinge incontra Edipo

6. Maria Luisa Cantore

7. Lo sgombero, il "che fare"

8. Carogno Mozzarecchi: Mo' vvonno fa' 'sta legge comunista

9. Carogno Mozzarecchi: S'e' aperta mo' la caccia ar rifuggiato

10. Prima dell'esecuzione

11. Alle persone amiche due richieste

12. Carogno Mozzarecchi: Su 'sto iussoli ancora 'n chiarimento

13. La sinistra necessaria

14. Ius soli, il nocciolo della questione

15. Carogno Mozzarecchi: Primavera di bellezza

16. Carogno Mozzarecchi: 'Na paroletta a cchi e' cche ffa' le legge

17. Nella cabina elettrica di un treno

18. Nanni Svampa

19. Quel che ho imparato ascoltando Miles Davis

20. La decimazione. Un appello

21. Rileggendo "Arcipelago Gulag" di Aleksandr Solzenicyn. Un incontro a Viterbo

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI AGOSTO 2017 (PARTE UNDICESIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di agosto 2017.

 

2. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLI STORTI: FAVOLA DI GIOVANNINO E MARGHERITA (E DELLA CASA DELLA STREGA)

 

Gianni e Rita sono due vispi fanciulli. Un giorno si avventurano nel bosco. Cammina, cammina, arrivano a una casetta di marzapane. La porta era di cioccolata, le finestre di marmellata, il tetto di zuppa inglese.

Che meraviglia! E di chi e' questa bella casetta? Della strega Armanda, chi non lo sa.

Ma la strega Armanda e' brutta, sporca e cattiva. Se fosse civile non vivrebbe nel bosco, non canterebbe le romanze dell'opera lirica, e avrebbe la televisione come tutte le persone perbene.

E' tempo di portare la civilta' qui nel bosco, pensano Gianni e Rita.

E poi che diritto ha questa vecchia stupida strega di avere una casetta di marzapane con la porta di cioccolata, le finestre di marmellata, il tetto di zuppa inglese? Non sa neppure metterla in valore. Queste sono risorse che devono essere sviluppate a vantaggio di tutti, con un turismo di qualita', servizi tv e sulle riviste; sono beni comuni che quell'egoista della strega Armanda si tiene per se' senza neppure un brevetto, quella selvaggia, quella cretina!

Domani torniamo con le guardie, dice Rita, e la espropriamo per pubblica utilita'. E l'iniziativa privata? dice Gianni, E la liberta' d'impresa? Un momento, pensiamoci bene. In fin dei conti siamo noi che l'abbiamo trovata questa bella casetta di marzapane con la porta di cioccolata, le finestre di marmellata, il tetto di zuppa inglese. Non e' cosi'? E' proprio cosi', conviene Rita, La verita' e' la verita'. Appunto, continua Gianni, e siccome la casetta e' nel bosco va considerata res nullius, come diceva il nostro professore di retorica e calligrafia. Senza alcun dubbio, aggiunge Rita. Senza alcun dubbio, conferma Gianni, quindi in quanto suoi scopritori abbiamo il diritto - meglio: ci incombe il dovere - di prenderne possesso, in nome della civilta'. Questo e' parlare, dice Rita. Lo sapevo che saresti stata d'accordo, e per non disperdere il patrimonio che ne diresti se quando saremo grandi io ti prendessi in sposa? Lusingatissima, ma non eravamo fratello e sorella? Fratello e sorella, marito e moglie, sono tutti vincoli di sangue e istituti giuridici propizi a dare impulso all'economia, ma nel secondo caso c'e' pure il vantaggio del sesso gratis, no? La sai lunga tu, Giannino. E' per questo che mi vuoi bene, no, Rituccia? Sei tutto zucchero. Sei tutta miele. E della stregaccia che se ne fa? Quel che se ne deve fare, ma zitta che sento dei passi. Eccola che arriva.

*

Tu ti ritiri dal mondo immondo ma il mondo ti perseguita lo stesso. Vengo a vivere da sola qui nel bosco; mi costruisco con le mie mani una casa come si deve, tutta di marzapane, con la porta di cioccolata, le finestre di marmellata, il tetto di zuppa inglese; penso che finalmente potro' leggermi in santa pace le tre critiche dell'amico di Koenigsberg; e invece? Invece sono inondata di e-mail, il mio profilo facebook scoppia di richieste di amicizia, su twitter ho piu' follower di Jennifer Lopez. E perche'? per via di quei servizi fotografici di quando facevo la spogliarellista al Crazy Horse, che lo facevo solo per mantenermi nella ville lumiere e pagarmi i corsi di semiotica alla Sorbona e i seminari di Foucault al College de France. Non che non sia una bella ragazza anche oggi, mi tengo in forma, corro nel bosco, nuoto nel fiume, mi esercito al giavellotto e al disco, e tutti gli animali della foresta mi chiamano novella Diana, che sono soddisfazioni, non dico di no. Ma internet mi rovina la vita. Almeno mi scrivesse Derrida, con tutto che non si capisce una parola quando parla, o Habermas, che sarebbe pure un cosi' caro ragazzo se non fosse che tu gli dici buongiorno e lui per ricambiare il saluto gli ci vuole un trattato in tre tomi, o quell'Umberto Eco che non sai mai se scherza per finta o scherza sul serio: no, mi scrivono solo quei produttori pedofili di Hollywood e quell'immensa mandria di maiali dei miei sedicenti fan, che il meno pervertito farebbe la gioia del dottor Groddeck. Ah, non serve a nulla la fuga nelle selve: et in Arcadia ego.

*

- Zitta, zitta, eccola che si avvicina, la vecchia matta. La senti come parla da sola? Il posto di certa gente e' il manicomio, lo zoo, il museo etnologico.

- Ma come facciamo a catturarla?

- E chi ha parlato di catturarla? E' una strega, no? Quindi un essere selvaggio e malvagio. Non e' umana, ha solo l'apparenza di essere umano. Ed e' un ostacolo sul cammino della civilta'. Due sono le alternative, o farla schiava o sopprimerla, ma essendo cosi' pericolosa e irriducibilmente barbara, farla schiava e' un rischo troppo grande, e poi noi siamo due bambini indifesi, se tentiamo di catturarla potrebbe avere la meglio su di noi e metterci nel pentolone, che sicuramente sara' pure cannibale come tutte le popolazioni non civilizzate. Vorresti rischiare una simile orrida fine per due bambini innocenti, oltretutto bianchi ed europei?

- Certo che no, mio eroe.

- E allora facciamo quel che si deve.

- Ma come?

- Con la forza dell'intelligenza e il trionfo della volonta'. Ho giusto in tasca la rivoltella del babbo che mi porto sempre dietro per legittima difesa e per difendere la societa'...

- E allora sia.

- Ecco il piano: tu la attiri e io le sparo a bruciapelo.

- Non si potrebbe fare il contrario?

- Rita, chi li porta i pantaloni?

- E che c'entra?

- No, rispondi: chi li porta i pantaloni?

- Tu, pero' sono corti.

- Pero' sono pantaloni. E tanto basta perche' io qui sia il pater familias. Tu la attiri e io le sparo. Dammi retta, non costringermi a riempirti di lividi un'altra volta, non fa bene al tuo incarnato.

- Pero' non e' giusto.

- Decide il pater familias quello che e' giusto. Tu accontentati dell'indivia del pene.

- Dico solo che pero' non e' giusto.

- E' la civilta', sorellina. E pensa ai soldi che ci facciamo, e a quando saremo grandi che ti sposo.

- Ci penso, ci penso, pero' non e' giusto.

*

- Scusi, signora...

- Chi e' la'?

- Sono una bambina che si e' smarrita nel bosco.

- E allora?

- Mi si e' slacciata una scarpa e non ho ancora imparato a farmi il nodo, potrebbe aiutarmi?

- Se e' solo per questo...

- Si', si', solo questo, poi me ne torno a casa buona buona.

- Ma se ti sei smarrita, piccina mia...

- Si', pero' ho il telefonino connesso al navigatore satellitare.

- Ah, ecco. Bene, metti il piede su quel sasso.

*

- Ma guarda che hai combinato, adesso ho tutto il sangue sul vestitino, e alla mamma che gli diciamo?

- Che e' stata un dura lotta per la sopravvivenza, e ha vinto la civilta'.

- Dovremmo seppellirla?

- Ma no, e' una creatura silvestre, no? Diventera' humus in men che non si dica.

- Certo che non sembra una strega, con le Adidas e il completino Armani.

- Oggi come oggi pure gli orsi seguono le sfilate e poi comprano i vestiti on line.

- Allora non ci resta che prendere possesso della casetta di marzapane.

- Bastera' sostituire la scritta sotto il campanello, togliamo questo pletorico "Armanda Ginevra Gaspara del Vallino", ci mettiamo i nostri nomi, ed e' fatta. Hai mica una penna o una matita?

- Ho lasciato l'astuccio a casa, dovevamo fare una passeggiata, non un compito in classe.

- Gia'. E allora dovremo scrivere i nostri nomi intingendo il dito nel sangue. Un uomo civile ha sempre mille risorse. Per fortuna che questa qui aveva dentro tutto questo sangue.

- Non sara' il caso che diamo anche uno sguardo dentro la casa? Magari c'e' qualche tesoro.

- Nella casetta di marzapane di una strega? Non credo proprio, se aveva un tesoro viveva sulla Costa Azzurra, non in questa landa desolata.

- Ma se dobbiamo vendere, dobbiamo pure aver fatto un inventario e una stima dei beni.

- Ti amo per questo, sorella mia. Come ho fatto a non pensarci? E' proprio vero che la donna e' al servizio dell'uomo.

- Ma che c'entra?

- Come che c'entra? C'entra, c'entra. Se l'uomo si scorda una cosa la donna gliela ricorda. Io non sono mica un troglodita che pensa che le donne devono solo cucinare, lavare e tutte quelle faccende domestiche ovvero donnesche e basta: no, la donna deve servire l'uomo in ogni sfera della vita pubblica e privata. E' la civilta'.

- Mi sa che non ho mica tanta voglia di esser tua moglie da grande.

- Intanto sei mia sorella da piccola e ubbidisci se non vuoi passar per busse. E non farmi perdere la pazienza, ricordati che per salvarti dall'aggressione della strega cattiva oggi ho dovuto uccidere. Ho dovuto uccidere per te. Per salvarti la vita ho dovuto sopprimere una vita: inferiore, infima, certamente, ma pur sempre una vita; ho una coscienza ecologica, io, e una sensibilita' romantica, ho letto Rousseau e Hoelderlin. Ma alla prova del fuoco ho sparato e ho ucciso senza esitare, e l'ho fatto per te. Sono cose che non si dimenticano.

- Mio eroe.

- Adesso hai detto bene. Vieni, vediamo se da qualche parte troviamo una chiave, non mi va di deprezzare l'immobile sfondando la porta.

*

- Lo dicevo io che non c'era niente, tutti questi libri da mandare al macero che ci va bene se qualcuno viene a prenderseli gratis. E poi questo pc antidiluviano, che possiamo pure metterlo su e-bay ma chi vuoi che se lo compra. Bottiglie di roba buona niente. Gioielli e soldi niente. Il laboratorio alchimistico c'e' meno attrezzatura che nella scatola del piccolo chimico. Neppure la scopa che vola, solo un aspirapolvere. Conviene portare tutto fuori e dargli fuoco.

- Ma se gli diamo fuoco non rischiamo di incendiare la foresta?

- E che ce ne frega? Anzi, meglio: diventa area edificabile, no?

- Ma noi non abbiamo titoli di proprieta'.

- Pero' abbiamo la casa.

- Ma se con il calore la casa si rovina? In fin dei conti e' una casa di marzapane con la porta di cioccolata, le finestre di marmellata, il tetto di zuppa inglese.

- Non ci avevo pensato, hai ragione. Vedi? quando hai ragione, io dico che hai ragione. Mi sposerai?

- Certo che ti sposero'.

- Brava, cosi' saro' il tuo signore e padrone.

- Non sono sicura che mi piace come ragioni.

- Ti dovrai adattare, e' la civilta'. Adesso andiamo dal notaio e vediamo che si deve fare. Il rispetto della legge innanzitutto. Lo hai visto che cosa ha caricato ieri su Youtube Cenerentola? Roba forte, eh? Mi piace il cinema hard, e a te?

- Non tanto.

- Hai ragione, non e' roba che una brava ragazza dovrebbe vedere, potrebbe farle venire brutte idee. Quando sarai mia moglie ti lascero' vedere solo le serie sentimentali in tv. Non voglio mica che diventi una strega, hai visto che fine fanno le streghe.

 

3. MARGOT

 

E' deceduta Margot (Margherita Galante Garrone).

Per molti di noi un punto di riferimento.

 

4. CAROGNO MOZZARECCHI: CHI ADE' AFFAVORE DE 'STO IUSSE SOLI

 

Chi ade' affavore de 'sta legge bbuffa

e' 'n traditore de la patria e 'n porco

ma la capoccia cia' ssolo la muffa

e ssi lo 'ncontro vegghi si lo corco.

 

'Sto iusse soli ade' 'na zzozza truffa

de 'sti zzozzoni che le magni 'n orco

e nne la mmerda bbravo chi j'attuffa

la zzucca loro vota de biforco.

 

Come sarebb'a ddi' cche sso' itajane

tutti li fii che nasciono 'n Itaja?

e ssi ciavessero 'r muso da cane?

 

sara' ggente che ccanta oppur'abbaia?

chi ggarantisce che sso' ttutt'ariane?

ma pprima io je sparo a 'sta marmaja.

 

5. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLI STORTI: LA SFINGE INCONTRA EDIPO

 

Se poi la sfinge c'era davvero, come gli untori a Milano. O non era la solita invenzione della propaganda del partito.

*

La gente mi odia, lo so. E poiche' mi odia mi attribuisce la colpa per la pestilenza che ha colpito Tebe. Che c'entro io? Niente. Ma per loro io sono colpevole di tutto. Dapprima sono restata indifferente, poi ci ho riso, poi e' sopravvenuta l'amarezza, poi la rabbia per la menzogna, per la calunnia, per l'ingiustizia, per la stupidita'. Poi l'odio per i mentitori, i calunniatori, gli iniqui, gli stolti. Cosi' e' sorto questo conflitto tra noi. Dovevo pur difendermi. Dovevo pur punirli.

Me ne sto appostata qui su questa rupe fuori della citta', che domino dall'alto. E col mio fucile di precisione abbatto chi si azzarda per le strade. Ma nottetempo devono essere riusciti a inviare qualcuno a chiedere soccorsi.  Ci vorrebbe il napalm.

Con la dinamite ho fatto saltare i costoni dei monti lungo le vie di accesso. Ci sono tratti in cui non puo' passare piu' di una persona per volta, allo scoperto, arrampicandosi a fatica. E io li abbatto tutti i temerari. Ho comprato un visore notturno.

Alla fine hanno deciso di venire a trattare. Ma io me ne infischio dei loro stracci bianchi. Li lascio avanzare, li lascio avanzare, e quando gia' sorridono li abbatto. All'inferno, potevano pensarci prima.

Invece i forestieri li tratto diversamente, se passano dalla via opposta alla mia postazione (che poi in realta' e' la stessa unica via che attraversa tutto il paese per lungo) li lascio entrare in citta': tanto non ne uscranno vivi. Sparo solo a chi esce. Quelli che invece cercano di entrare dalla strada che passa proprio sotto la mia rupe, quando sono proprio sotto la canna del mio fucile intimo loro l'altola', i fessi che si mettono a correre muoiono subito; con gli altri mi piace fare un po' di conversazione, parlare del piu' e del meno, di jazz, di quello che succede ad Atene, di come va la guerra di Spagna. Poi quando sono stanca, e di solito mi stanco presto, li pongo di fronte all'alternativa: o rispondono a un indovinello, o sono morti. Sara' il nervosismo, sara' che sono ignoranti come crastiche, non ci azzeccano mai. Adesso arriva questo tizio stravolto, lui non lo sa che e' il figlio del re, il re che per strada ha ammazzato.

*

- Altola', chi va la'?

- Uno straniero.

- Che e' come dire un angelo, non ti pare di essere troppo presuntuoso?

- Sono piuttosto l'uomo piu' infelice del mondo.

- Tutti gli uomini lo sono, ed e' ancora niente rispetto alle donne.

- E che c'entrano le donne con l'infelicita'? Non sono esseri umani, sono merci e macchine.

- Quasi quasi ti sparo subito.

- Ma spara, spara, che tanto non me ne frega niente.

- Senti senti, non hai paura di morire?

- Morire? Morire e' riposare dopo tante sofferenze: ho i piedi piagati dalla nascita e devo sempre camminare, il mio buon padre mi ha detto di non essere mio padre e che quello vero mi fece esporre alle belve; non lo so se e' vero, forse me lo ha detto solo perche' un indovino mi disse che avrei ucciso mio padre; nel dubbio su quale fosse la verita' - chi mai puo' sapere cos'e' la verita'? - ho lasciato la citta' in cui ho sempre vissuto e sono giunto qui a Tebe dove tutti soffrono, almeno staro' tra i miei pari.

- Nobile proposito.

- Strada facendo ho incontrato un vecchio re zoppo e tracotante. Voleva impormi la sua volonta'. Ma io non conosco legge e quando mi ha percosso col suo scettro sulla schiena mi sono rivoltato e con queste mani, con queste mani gli ho stretto il collo finche' gli e' scoppiato il cuore. Poi ho proseguito il mio cammino.

- Edificante aneddoto.

- Tu m'irridi, ma se sapessi cosa significa essere un reietto.

- Caro ragazzo, ma a chi credi di parlare?

- All'orrido mostro che opprime questa popolosa citta'.

- Con la pestilenza non e' piu' tanto popolosa.

- Ma resta antica e nobile.

- E cosa c'e' a questo mondo che non pretenda di essere antico e nobile? Solo i telefonini.

- Ti fai gioco di me, ma so le tue regole: avanti, sputa il tuo indovinello e vediamo che accade.

- E cosa pensi che possa accadere?

- Delle due l'una: o che io sbaglio la risposta e tu mi uccidi, ed avrai posto fine al mio dolore e al mio esilio; oppure che io indovino e sopravvivo.

- Mi sembra una posta sbilanciata: se tu indovini dovrei morire io, non ti pare?

- Ma tu sei un mostro.

- E tu sei un principe.

- Non volevo offendere.

- Neppure io.

- Avanti con la domanda, son pronto, avanti.

- Tu forse sei pronto ma io ancora no. Vorrei fare ancora un po' di conversazione tra persone civili.

- Ma tu non sei una persona civile.

- E tu?

- Io si', sono greco.

- Se e' per questo sono greca anch'io.

- Ma tu sei un mostro.

- E tu un principe, lo abbiamo gia' detto.

- Ma cosa vuoi da me?

- Esattamente quello che tu vuoi da me, un'oretta di psicoterapia a modico costo.

- Non capisco quello che dici.

- Perche' non hai letto il dottor Freud di Vienna.

- E' un nome che non mi dice niente.

- Ma anche se lui non dice niente a te, tu invece a lui dici parecchio.

- Non sono mai stato a Vienna, se tu dici che gli parlero' dovro' andarci, e per andarci dovrei prima sopravvivere a questa prova, il che significa che tu stai per morire.

- Piano, piano, quanto corri ragazzo mio. Non c'e' bisogno di vedere una persona per parlargli, non ti hanno mai parlato delle lettere, della tv? E magari il meglio di te non e' quello che deve ancora avvenire, ma quello che ti e' gia' successo.

- Si dice sempre cosi', ma se mi guardo alle spalle vedo solo umiliazioni e angoscia.

- Si dice sempre cosi'.

- L'ho detto prima io.

- E prima di te innumerevoli altri.

- Insomma, si puo' sapere questo indovinello?

- Visto che hai tanta fretta...

- E tu no?

- Io no, la fretta e' una cattiva consigliera.

- E la lentezza non sfugge alla morte.

- Che battute da teatro tragico, o dell'assurdo.

- Parlo come mi pare e non mi piace essere preso in giro.

- Ecco, adesso sei piu' ruspante.

- Tu mi offendi continuamente, perche'?

- Per prepararti a quello che ti attende.

- E che mi attende?

- Il tuo destino.

- Che banalita'.

- Pensavi forse che il destino non fosse banale? Tutto e' banale e innanzitutto il male.

- Tu devi essere un'esperta.

- E tu no?

- Tutti lo siamo.

- Adesso hai detto bene.

- Grazie. E posso quindi finalmente sentire 'sto dannato indovinello che nessuno risolve?

- Ma no, non e' sempre lo stesso indovinello, ne faccio uno diverso per ogni persona.

- Non lo avrei immaginato, pensavo fosse sempre lo stesso.

- In un certo senso si' e in un certo senso no.

- E' questo l'indovinello?

- No, no, questa era la spiegazione.

- Ma se l'indovinello e' sempre diverso allora ne conosci un gran numero.

- Forse che si' e forse che no.

- Potresti scrivere un libro di indovinelli.

- Ah, questo no. Un indovinello funziona una volta sola. Messo su un libro si dissecca e muore.

- L'indovinello muore?

- L'indovinello, il libro, tutti e tutto.

- Tutto muore?

- Tutto, anche il cosmo.

- Questo non posso crederlo.

- E' che la tua visione del mondo non e' scientificamente aggiornata.

- Riprendi a offendermi perche' non ho studiato.

- Proprio no, in fede mia. E che ci sarebbe poi da studiare?

- Le arti del trivio e del quadrivio.

- Ma qui non c'e' neppure un bivio, c'e' solo questa via che mena a Tebe, e tu sei sotto il tiro del mio fucile, non complichiamo le cose.

- E' vero, non complichiamo le cose, avanti con l'indovinello e non se ne parli piu'.

- Hai detto la parola magica: non se ne parli piu'. Tu l'hai voluto.

*

Conosco tre versioni della conclusione di questa leggenda.

Nella prima la sfinge mostra a Edipo uno specchio. Ma per farlo deve lasciare la carabina: Edipo in due balzi le e' sopra, afferra il fucile e colpendola ripetutamente col calcio dell'arma le fracassa la testa. Poi la scaraventa giu' dalla rupe e pensa a cosa raccontare ai tebani.

Nella seconda la sfinge sparisce nel nirvana, del suo odio e' stata medicata da quelle poche sterili parole, il suo dolore ora lo sosterra' Edipo. Che aspetta un'ora o due, poi scala la rupe, trova il fucile e col fucile a tracolla entra in Tebe annunciando che ha soppresso la sfinge e con essa la peste, e che per festeggiare si faccia una grande pira su cui bruciare i morti e tutti i loro beni, poi tutti giu' nel fiume alle abluzioni e poi speriamo bene. Segue magnifica una festa, qualcuno muore ancora ma non ci si fa piu' caso, e' l'effetto placebo.

La terza e' la piu' oscura nelle fonti: la sfinge non dice piu' nulla, Edipo ascende la rupe, la trova bellissima, si accoppiano, poi dormono, poi Edipo si sveglia per primo e le taglia la testa per essere re. Ne mangia le carni a sazieta', quel che resta lo brucia. La testa la porta con se' come trofeo infilzata sulla canna del fucile entrando a Tebe. Giunto in piazza spara due colpi in aria attraverso quello che poche ore prima era un bellissimo volto di donna ed ora un gran grumo di sangue, il popolo si aduna, lui grida forte che l'umanita' ha sconfitto il mostro, la civilta' ha estinto la barbarie, il bene prevale sul male, e lui sara' re della citta'. Non s'attenti a  tornare il vecchio sovrano, la carabina ha ancora molti colpi. Il vecchio sovrano non tornera'. Col regno il nuovo re si prende anche la regina - merce tra le merci, preda tra le prede - e il resto lo sapete.

 

6. MARIA LUISA CANTORE

 

E' deceduta Maria Luisa Cantore, impegnata nell'espeienza di "Beati i costruttori di pace".

Con gratitudine la ricordiamo.

 

7. LO SGOMBERO, IL "CHE FARE"

 

Lo sgombero di ieri a Roma, con la sua folle violenza e i suoi non innocenti equivoci, convoca a una riflessione e ad alcuni interventi non piu' rinviabili. Li elenchiamo nella forma piu' breve.

1. Formare le forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza. Da anni sono state presentate in parlamento proposte di legge a tal fine, ancor oggi purtroppo mai discusse;

2. riconoscere il diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia; il principio "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia;

3. abrogare subito tutte le scellerate misure razziste palesemente violatrici dei diritti umani che nel corso degli ultimi decenni sono state imposte da governi insensati e sciagurati;

4. riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro e di esservi accolti come esseri umani;

5. riconoscere a tutti gli esseri umani i diritti umani fondamentali: innanzitutto quello alla vita, a una vita degna;

6. passare dalla politica della violenza alla politica della nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

8. CAROGNO MOZZARECCHI: MO' VONNO FA' 'STA LEGGE COMMUNISTA

 

Mo' vvonno fa' 'sta legge communista

che cchi nnasce 'n Italia ade' itajano.

Enno', ccari signori, 'nnamo piano:

ess'italjano e' rrobba che ss'acquista

 

si tte la meriti, no a pprima vista;

nun basta avecce le zzampe e le mano

esse de Roma, Napoli o Mmilano:

s'ha dda ggiura' la federta' ffascista.

 

Che cchi nun e' ffascista e' ssenzaddio

e' ssenza patria e mmanco cia' famija

e nun c'e' gnente che ppo' ddi' "ade' mmio"

 

annasse a vvive 'ndo' c'e' la guerrija

esso, la mamma, 'r babbo, 'r nonno e 'r zio

e i communisti e 'n cancro che li pija.

 

9. CAROGNO MOZZARECCHI: S'E' APERTA MO' LA CACCIA AR RIFUGGIATO

 

In vista de le prossime elezzioni

s'e' aperta mo' la caccia ar rifuggiato

ar poro cristo e a tutti que' fregnoni

che vvisto che nnessuno je l'ha ddato

 

er diritto de voto, coi bbastoni

je se po' dda' ggiu' fforte, eppoi chi ha ddato

ha ddato e chi ha bbuscato a ppecoroni

e' mejo che sse leva dar serciato.

 

L'Itaja a ll'itajani come nnoi

che ssemo 'n popolo d'eroi, de santi

e dde navigatori e dd'avvortoi.

 

E ppiu' tte meno e piu' ne pijo tanti

de voti e vvegghi tu sse pprima o ppoi

te 'nvado la Pologna e ppoi so' ppianti.

 

10. PRIMA DELL'ESECUZIONE

 

Tra poche ore saro' messo a morte

e chi mi manda a morte e' la persona

che io e non altri libero' dal carcere

perpetuo cui era condannata.

 

Fui ingenuo quando divenuto re

gli ricordai che io l'avevo tratto

dai ceppi e dall'orrore, era evidente

che un re non e' piu' la stessa persona

del prigioniero che era stato prima.

 

Attendo adesso l'ora del patibolo

e posso chiedermi se feci bene

a liberare quell'oppresso che ora

mi si rivela un mostro ancor piu' mostro

di quando di un esperimento folle

fu ignara cavia ma non innocente.

 

Vi sono quattro Sigismondi, il primo

e' l'innocente infante condannato

non per voler del fatto ma per scelta

del patriarcato ad essere prigione

e trae sua vita in orrida spelonca

giovane privo di ogni educazione

che non sia rabbia ed insaziato istinto

di preda e morte, che chi non ha nulla

tutto ambisce afferrare e poi distruggere.

Vi e' poi il secondo, quello tra due sonni

che apprende in un baleno quali siano

le regole del gioco del palazzo

e allora si' che l'innocente vittima

diventa belva come esattamente

vuole che sia la regola sociale

di questa societa' divisa in classi.

Il terzo poi, tornato alla sua cella,

che finalmente medita sul vero

nostro consistere nel mondo tragico

e dell'impermanenza e dell'oltraggio.

E poi il quarto, e questo mi condanna

per la sua liberta' e l'insurrezione

che al trono l'ha portato; ed era ovvio

che giunto al trono ogni benevolenza

rivolto avrebbe alla sua classe e avrebbe

punito chi distrugge le prigioni

chi osa levarsi contro il dispotismo

chi ha pieta' dei miseri e li libera

delle loro catene. Il Sigismondo

che mi condanna a morte sara' anche

filosofo ma e' re, e questo conta.

 

Un popolo che ha un re e' gia' condannato

alla miseria ed alla schiavitu'

solo ove regna l'uguaglianza un popolo

puo' avere una speranza non fallace.

Cosi' la mia condanna - sento ormai

i passi del carnefice che viene -

nessun valore toglie alla mia azione:

dopo di me altri uomini verranno

che abbatteranno mura di prigioni

e che libereranno i prigionieri

che con le vittime si schiereranno

in nome dell'umanita' comune.

 

Vado alla morte, non rinnego nulla:

salvai una vittima e un re mi uccide.

Se rinascessi altre mille volte

farei di nuovo quello che ho gia' fatto.

 

Nessun potere e' buono, ogni rivolta

all'oppressione e' giusta. Chi una vita

salva ha salvato il mondo e la speranza

che cessi questa ruota di dolore

e venga il tempo infine della pace

in cui ognuno sia un aiuto a ognuno

in cui l'umanita' si desti infine.

 

11. ALLE PERSONE AMICHE DUE RICHIESTE

 

La prima: sottoscrivere e diffondere l'appello "Una persona, un voto".

La seconda: premere sul Parlamento affinche' sia legiferata la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.

 

12. CAROGNO MOZZARECCHI: SU 'STO IUSSOLI ANCORA 'N CHIARIMENTO

 

Ma ssente tu ssi cqueste nun zo' mmatte

ma ssente che ppretese scervellate:

mo' vvonno fa' 'na legge quatte quatte

che ddice che ttutte le fije nate

 

'n'Itaja so' itajane, e ppare e ppatte.

Ma 'sti discorzi cqui sso' dda 'ntronate

ma cque' rraggioneno co' le ciavatte

ma cque' ade' 'r cormo de le ciartronate.

 

Come sarebb'a ddi' cche mmo' cchi nnasce

'n'Itaja ade' itajano? Senza manco

'n controllo sanitaro e giudizzioso?

 

E cchi cce dice che 'mmezz'a le fasce

nun c'e' 'n fijetto o ddue o ppure 'n branco

che 'n giorno te diventara' 'n mafioso?

 

13. LA SINISTRA NECESSARIA

 

E' quella che ha fatto la scelta della nonviolenza. Senza la scelta della nonviolenza la sinistra e' morta.

*

E' femminista. Se non assume il punto di vista delle donne, se non si mette alla scuola del movimento di liberazione delle donne, se non si batte essenzialmente e innanzitutto contro il maschilismo e il patriarcato, la sinistra e' gia' sconfitta.

*

Si oppone alla guerra e al razzismo, alle armi e alle gerarchie, ad ogni asservimento e ad ogni privilegio, sa che tutti gli esseri umani sono uguali in diritti e sa che il primo dovere e' salvare le vite. La sinistra e' la lotta contro tutte le uccisioni.

*

Si oppone a un'economia che sfrutta e devasta, che rapina e aliena, che e' incompatibile con i limiti della natura e la dignita' delle persone.

*

Sa che umanita' e natura si rispecchiano: l'umanita' e' parte del mondo vivente, ed il mondo vivente e' la casa comune dell'umanita': la salvezza dell'umanita' dipende dalla salvaguardia della biosfera, la tutela della biosfera e' il compito specifico dell'umanita'.

*

Sa che l'umanita' e' una e plurale, fatta di mille culture e di miliardi di persone tutte diverse l'una dall'altra, tutte uguali in dignita' e diritti, tutte preziose come l'aria e l'acqua, come il cielo e la terra. Dire umanita' e' dire rispetto e condivisione. Dire umanita' e' dire responsabilita' per l'altro.

*

E' socialista e libertaria, contro tutte le gabbie e le catene.

*

Sa che solo nella verita', cercando e realizzando la faticosa e sobria verita', e' possibile fare liberta' e giustizia. Non vi e' speranza di liberazione comune se non nella prassi concreta e coerente dell'inveramento dei valori nelle relazioni tutte, se non nella lotta nitida e intransigente contro tutte le menzogne e le oppressioni.

*

E' il movimento delle oppresse e degli oppressi. Se non e' il movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' e la difesa della biosfera la sinistra non esiste.

*

Deve aver letto I sommersi e i salvati, deve aver letto Arcipelago Gulag, deve aver letto Lungo cammino verso la liberta', deve aver letto Le tre ghinee, deve aver letto Il secondo sesso, e tutte le opere di Rosa Luxemburg, e tutte le opere di Hannah Arendt.

*

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

 

14. IUS SOLI, IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE

 

Il nocciolo della questione mi sembra sia il seguente: se le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi che nascono in Italia, crescono in Italia, studiano in Italia, vivono in Italia, siano italiani o no.

Mi chiedo come si faccia a dire di no. Mi chiedo come si faccia a dichiararsi contro un progetto di legge ragionevole e doveroso come quello detto (un po' imprecisamente, in verita') dello "ius soli", gia' approvato anni fa dalla Camera ed ancora non portato al voto in Senato, che semplicemente prende atto della realta' effettuale e finalmente le da' riconoscimento giuridico, inverando un diritto troppo a lungo - ed ancor oggi - assurdamente negato.

Ho chiesto al mio vecchio compagno di banco Carogno Mozzarecchi di provare a spiegare le ragioni dei messeri che si oppongono all'idea - alla realta' - che chi nasce in Italia e' italiano (ne ha approfittato per dire qualcosa anche su altri fatti di ordinario razzismo, di banalita' del male, del fascismo quotidiano che ci attosca).

Gli ultimi due suoi testi sono inediti, gli altri sono gia' apparsi recentemente sul nostro notiziario telematico quotidiano di cui in questi giorni festeggiamo i diciott'anni di pubblicazioni.

Infine riproponiamo ancora una volta l'appello "Una persona, un voto", e in due righe la proposta di due provvedimenti indispensabili.

 

15. CAROGNO MOZZARECCHI: PRIMAVERA DI BELLEZZA

 

C'eva raggione 'r duce, e bbasta lagna,

che cqui cce vo' da difenna la razza

sacra romana impera da 'sta cagna

de genta longobbarda che scacazza

 

'ndo 'riva e quer che ttrova arraffa e mmagna.

S'emo da metta tutte la corrazza

chiappalle tutte pe' la cuticagna

e doppo daje ggiu', chi ammazza ammazza

 

e cchi ade' mmorto e' mmorto e ccosi' ssia.

Tu cce voleve 'nvade? e io te sparo.

Tu vvoe da fa' li fiji? e io te castro.

 

Tu vvoe fa' lo iussoli, brutto 'mpiastro?

Voe che 'r tuo fijo ar fijo mio ade' pparo?

Ma io te scanno a tte e a cchi ffa la spia.

 

16. CAROGNO MOZZARECCHI: 'NA PAROLETTA A CCHI E' CCHE FFA LE LEGGE

 

Nun z'e' mmae 'ntesa 'na penzata sciorna

come cque' cche cchi nnasce cqui 'n Itaja

ade' itajano. Enno', er conto nun torna.

Cor callo mo' 'r ciarvello ve se squaja?

 

Ma 'n testa cche ciavete ortr'a le corna?

E' ccome se cchi e' nnato ma la paja

allora ade' 'n pajaro. V'aritorna?

A ddi' 'ste gran fregnacce che sse scaja?

 

Chi nnasce cqui 'n Itaja ade' itajano?

Ma ssente tu che gran corbelleria!

Ma ssente tu si e' rrobba da cristiano!

 

Io dico che sse mette 'na ggiuria

e cchi ffa' bbene er saluto romano

ade' itajano e ll'artre 'nvece via.

 

17. NELLA CABINA ELETTRICA DI UN TRENO

 

Nella cabina elettrica di un treno

tra Italia e Francia un migrante e' morto

e non e' morto folgorato dalla scossa

e' morto ucciso dal nostro razzismo.

 

18. NANNI SVAMPA

 

E' deceduto Nanni Svampa.

Come e' triste il mondo oggi.

 

19. QUEL CHE HO IMPARATO ASCOLTANDO MILES DAVIS

 

Che la liberta' la porti dentro di te.

Che ci sono piu' linguaggi di quanto non immagini, e che ogni persona e' in grado di intenderli tutti se solo si fermasse ad ascoltare.

Che basta soffiare in un pezzo di latta per farne scaturire il mondo, tutti i mondi.

*

Che una e infinitamente plurale e' l'umanita'.

Che la nonviolenza puo' prevalere sulla violenza.

Che se tutte le oppresse e tutti gli oppressi si uniscono in un impegno comune di solidarieta' e di liberazione, per salvare tutte le vite, per difendere la biosfera, l'umanita' puo' uscire da questa preistoria e dare inizio al tempo della pace, della giustizia, della felicita'.

 

20. LA DECIMAZIONE. UN APPELLO

 

A circa il dieci per cento della reale popolazione italiana e' negato il diritto di voto.

E questo permette a minuscole e ripugnanti organizzazioni razziste - e dietro e al di sopra di esse ad un padronato che coltiva l'ideale della riduzione in schiavitu' della forza-lavoro - di influenzare in misura determinante la politica italiana e la stessa legislazione, imponendo a un abitante su dieci del nostro paese scandalose vessazioni, infami persecuzioni, fino ad arrivare alla vera e propria schiavitu', e degradando cosi' il nostro paese da democrazia a regime segregativo, insozzando e corrompendo la vita civile, infine effettualmente aggredendo e soffocando la liberta' di tutte e tutti.

Il resto della popolazione, perlopiu' affetto da cecita' volontaria, sembra non accorgersi neppure che un abitante su dieci del nostro paese subisce quotidianamente una brutale umiliazione, una selvaggia violenza, la denegazione di fondamentali diritti.

*

E' innanzitutto con il diritto di voto che si contrasta il razzismo, che si contrasta la violenza, che si realizza la civile convivenza: contare le teste invece di romperle.

Conta certo offrire un tozzo di pane all'affamato, ma se a una persona si nega la dignita' umana, se si nega l'eguaglianza di diritti, anche quel tozzo di pane e' avvelenato. Ed un abitante su dieci del nostro paese e' effettualmente tenuto in una condizione di sottomissione all'altrui proterva volonta', alla volonta' di una cricca di malvagi e di sfruttatori.

Un abitante su dieci del nostro paese e' quotidianamente, strutturalmente, inesorabilmente privato del primo diritto di ogni persona in un paese democratico; ed essendo privato di questo diritto non ha reale e piena difesa da tutti gli altri abusi.

*

Queste persone, un abitante su dieci del nostro paese, dovrebbero avere diritto ad eleggere rappresentanti in tutte le istituzioni (e quindi anche ad eleggere almeno cento parlamentari), dovrebbero avere diritto ad essere elette in tutte le sedi dove si delibera per tutti, dovrebbero avere diritto ad avere voce nelle decisioni pubbliche.

Pagano le tasse, ma non possono votare: e' con il motto "No taxation without representation" che comincio' la rivoluzione americana che diede inizio al tempo delle rivoluzioni democratiche; in Italia oggi un abitante su dieci e' tenuto nello stato di soggezione contro cui insorsero quei sudditi che si vollero cittadini.

Vivono qui, ma non hanno il diritto di far valere il loro voto su cio' che riguarda le loro vite: ma e' il principio "una persona, un voto" che decide se un paese e' o non e' democratico; in Italia oggi un abitante su dieci e' privato di questo diritto.

E' con il motto "Una persona, un voto" che ovunque nel mondo l'umanita' insorge contro le dittature.

*

C'e' un appello, primi firmatari padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace, che chiede a tutte le persone di volonta' buona, all'Italia civile, un impegno comune affinche' finalmente si adempia la prima premessa e la prima promessa della Costituzione repubblicana posta a fondamento del nostro ordinamento giuridico: "la sovranita' appartiene al popolo". Se il popolo subisce una decimazione, se una persona su dieci e' esclusa dalla concreta partecipazione alla repubblica, la Costituzione antifascista e' tradita. Ma la Costituzione e' il presidio delle nostre comuni liberta', essa va difesa e inverata: cessi dunque la barbarie della decimazione, cessi la pratica razzista e segregativa, si realizzi la volonta' dei martiri della Resistenza.

In quell'appello all'Italia civile e' scritto:

"Il fondamento della democrazia e' il principio Una persona, un voto; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

"Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

"Una persona, un voto. Il momento e' ora".

A questo appello hanno aderito numerosissime persone, e tra esse gia' 140 tra deputati e senatori in carica, che di qui a qualche settimana o qualche mese dovranno deliberare la nuova legge elettorale.

Sia finalmente legge il principio "una persona, un voto".

Lo dico anche a tante brave persone che esitano ad aprire gli occhi: occorre uscire dalla logica dell'elemosina e del patronato, dalla relazione di disparita' e dominazione, ed entrare nella logica dell'universalita' dei diritti e del pieno riconoscimento di dignita', nella relazione dell'eguaglianza di diritti e della solidarieta' tra pari.

Cessi l'anacronistico e infame apartheid elettorale nel nostro paese; sia riconosciuto a tutte le persone che vivono in Italia il primo diritto democratico, senza del quale un paese cessa di essere democratico: il diritto di voto.

Una persona, un voto. Semplicemente.

*

Per aderire all'appello: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

Per dare notizia delle adesioni ai presidenti del Parlamento:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

Viterbo, 28 agosto 2017

*

Una minima notizia sull'estensore di questa lettera

Peppe Sini ha fondato negli anni '70 del secolo scorso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo. Negli anni '80 ha coordinato in Italia la principale campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Ha organizzato il primo convegno nazionale di studi su Primo Levi all'indomani della scomparsa del grande testimone della dignita' umana. Dal 2000 redige il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Coordina l'iniziativa dell'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" di cui sono primi firmatari padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace, appello al quale hanno gia' aderito oltre a migliaia di cittadini anche centoquaranta parlamentari di varie forze politiche. Crede che ogni essere umano abbia diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

 

21. RILEGGENDO "ARCIPELAGO GULAG" DI ALEKSANDR SOLZENICYN. UN INCONTRO A VITERBO

 

Si e' svolto lunedi' 28 agosto 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul libro "Arcipelago Gulag" di Aleksandr Solzenicyn.

*

L'incontro e' stato coordinato dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha evidenziato come per chiunque voglia impegnarsi nel movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' e la difesa della biosfera, contro tutte le uccisioni e le sopraffazioni, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, la lettura di "Arcipelago Gulag" sia una delle letture di formazione indispensabili, cosi' come poche altre decisive opere del Novecento quali ad esempio "Le origini del totalitarismo" e "La banalita' del male" di Hannah Arendt, "Se questo e' un uomo" e "I sommersi e i salvati" di Primo Levi, "Lungo cammino verso la liberta'" di Nelson Mandela, gli scritti di Franco Basaglia, di Rosa Luxemburg, di Simone Weil.

Nel corso dell'incontro, dopo una descrizione d'assieme del contenuto del libro cosi' come della vicenda umana e della complessiva produzione letteraria dell'autore, sono stati letti e commentati alcuni brani dai tre volumi in cui si articola l'opera.

*

Aleksandr Solzenicyn, nato nel 1918, laureatosi in fisica e matematica, accusato di propaganda antisovietica fu deportato nel Gulag nel 1945, rilasciato nel 1956, divenuto scrittore, nel 1970 ebbe il Premio Nobel per la letteratura, e fu costretto a lasciare l'Urss. Solo nel 1994 era tornato in Russia. E' deceduto il 3 agosto 2008. Tra le opere di Aleksandr Solzenicyn fondamentali sono Arcipelago Gulag, e Una giornata di Ivan Denisovic; cfr. inoltre almeno i romanzi Il primo cerchio e Divisione cancro (tradotto anche col titolo Reparto C, e col titolo Padiglione cancro); le opere teatrali Una candela al vento e Il cervo e la bella del campo; la raccolta di racconti Per il bene della causa. Opere su Aleksandr Solzenicyn: un punto di partenza puo' ancora essere Erica Klein, Invito alla lettura di Solzenicyn, Mursia, Milano 1975; cfr. anche Olivier Clement, Solzenicyn in Russia, Jaca Book, Milano 1976, Claude Lefort, L'uomo al bando, Vallecchi, Firenze 1980. Notevole la lunga intervista filmata da Aleksandr Sokurov. Cfr. anche i materiali nei fascicoli di "Voci e volti della nonviolenza" n. 209 e 210 e nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 540.

*

Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 273 dell'11 settembre 2017

 

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