[Nonviolenza] Archivi. 254



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Numero 254 del 27 luglio 2017

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di maggio 2017 (parte seconda)

2. Continua la strage nel Mediterraneo

3. La democrazia salva le vite (una ruminazione al secondo giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto")

4. Lasciare che i ricchi decidano delle sorti del mondo

5. Una lettera al Presidente della Repubblica da una persona che sta digiunando

6. Il rogo

7. "Verra' un giorno che ci chiederanno...". Una meditazione al quarto giorno di digiuno affinche' in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

8. Benito D'Ippolito: Ogni persona uccisa

9. Fidelio Iagonissi: L. M.

10. Da semplice "quidam de populo" alla Presidente della Camera dei Deputati ed al Presidente del Senato della Repubblica

11. Vladimiro Oglianovi: Legittima difesa

12. "Fame di giustizia, fame di democrazia". Al sesto giorno di digiuno una lettera ad alcuni amici apprensivi, e a tutti gli altri

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MAGGIO 2017 (PARTE SECONDA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di maggio 2017.

 

2. CONTINUA LA STRAGE NEL MEDITERRANEO

 

Continua nel Mediterraneo la strage dei migranti.

E sarebbe possibile salvare tutte, tutte le vittime, semplicemente riconoscendo ad ogni persona il diritto di giungere in salvo nel nostro paese in modo legale e sicuro.

E in Italia governanti fedifraghi e sciagurati aprono nuovi campi di concentramento, impongono deportazioni, creano tribunali speciali, tolgono fondamentali garanzie giuridiche, introducono nell'ordinamento elementi di apartheid.

E in Italia la propaganda razzista, lo sfruttamento schiavista, le vessazioni quotidiane crescono a dismisura.

Per contrastare la violenza razzista, per far valere il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta', per contrastare la barbarie e il crimine con la forza della verita', della legalita' e della democrazia, occorre che nella nuova legge elettorale sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Una persona, un voto.

 

3. LA DEMOCRAZIA SALVA LE VITE (UNA RUMINAZIONE AL SECONDO GIORNO DI DIGIUNO AFFINCHE' ANCHE IN ITALIA VALGA IL PRINCIPIO "UNA PERSONA, UN VOTO")

 

Dopo settimane di discussioni astratte e talora grottesche sulla qualita' morale e il ruolo sociale di chi salva le vite dei naufraghi (quasi dimenticando che l'omissione di soccorso da piu' parti sgangheratamente predicata e' un reato) l'ennesima strage di migranti nel Mediterraneo richiama tutti alla realta' del massacro in corso (in realta' ogni giorno continua lo stillicidio, ma sembra ormai che se i morti non sono centinaia in un sol colpo non fanno notizia e non toccano le coscienze).

E' una strage tremenda, che potrebbe cessare di colpo se anche uno solo dei governi europei - e perche' non l'Italia? - riconoscesse finalmente il diritto di ogni essere umano a salvare e migliorare la propria vita, e quindi il diritto di tutti gli esseri umani a muoversi liberamente su quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita', e quindi riconoscesse il diritto di tutti a giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro.

Cesserebbe di colpo la strage e cesserebbe l'infame business dei trafficanti mafiosi e schiavisti, poiche' e' la protervia e l'ignavia dei governi europei (e anche la loro effettuale complicita' con le dittature, le guerre, lo sfruttamento e la devastazione ambientale in tanta parte del mondo) che ha contribuito in decisiva misura a creare le condizioni di esistenza di quel florido e abominevole mercato criminale di carne umana.

Lo so che riconoscere il diritto di tutti gli esseri umani a giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro non sarebbe la soluzione di tutti i problemi del mondo, ma intanto innumerevoli vite sarebbero salvate e i governi europei si deciderebbero finalmente anche a una politica di cooperazione internazionale di pace e di solidarieta', poiche' l'esodo dai paesi della guerra e della fame cessera' solo quando in quei paesi cesseranno le guerre e non ci sara' piu' la fame.

*

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, contribuirebbero ad eleggere nelle istituzioni persone migliori, piu' sollecite del bene comune, piu' consapevoli del fatto che salvare le vite e' il primo dovere.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, contribuirebbero ad eleggere nelle istituzioni persone persuase a riconoscere il diritto di chiunque a giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro, salvando cosi' innumerevoli vite ed in questo modo altresi' annientando le mafie dei trafficanti schiavisti.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, tanti innocenti nel nostro paese non verrebbero piu' vessati come oggi avviene: vessati da chi illegalmente li sfrutta e vessati sovente finanche da quei pubblici poteri che invece di difenderli si accaniscono vieppiu' sulle vittime innocenti in forza di misure imposte da governi ciechi e peggio che ciechi (misure scellerate che i posteri non ci perdoneranno, giacche' le future generazioni si chiederanno perche' noi nativi non insorgemmo contro i campi di concentramento, contro le deportazioni, contro i tribunali speciali e la negazione di fondamentali guarentigie giuridiche, contro l'introduzione di elementi di apartheid nell'ordinamento di un paese democratico, contro le piu' flagranti ed infami violazioni della Costituzione repubblicana).

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, cesserebbe questa folle e delittuosa corsa al razzismo da parte di tutti i principali partiti.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, finalmente tutti aprirebbero gli occhi e ci si vergognerebbe anche solo di sentire gli infami sproloqui dei demagoghi neonazisti che i mass-media pervasivamente diffondono senza rendersi conto che quei proclami sono gia' una violenza, che altra violenza genera.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, orienterebbero la politica italiana verso un piu' umano sentire: loro che conoscono per esperienza la sofferenza del migrante e le infinite vessazioni subite dal debole da parte del forte, si batterebbero in tutte le istituzioni per la stessa politica che volevano i resistenti al fascismo che scrissero la Costituzione repubblicana.

*

La democrazia salva le vite.

E' con il diritto di voto che si invera la democrazia.

E' con il diritto di voto che si contrasta la violenza.

Ricordava Guido Calogero che la democrazia e' la scelta e il sistema di contare le teste invece di romperle.

L'Italia e' una repubblica democratica, ergo: tutti coloro che ci vivono devono avere diritto di voto nelle decisioni che le vite di tutti riguardano.

*

La proposta del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia, formulata nell'appello all'Italia civile "Una persona, un voto", appello di cui sono primi firmatari personalita' illustri come padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace, sia finalmente recepita e tradotta in legge dello stato.

In essa si sottolinea che vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Occorre che i parlamentari che in queste settimane dovranno elaborare la nuova legge elettorale prendano atto della realta' della presenza in Italia di milioni di persone che ancora attendono il riconoscimento del primo diritto democratico, ed occorre quindi che pongano mano a far cessare un'esclusione che ogni persona ragionevole sente come iniqua e vergognosa.

Ed occorre che ogni persona di volonta' buona faccia quanto in suo potere per sostenere questa scelta di civilta': esprimendo il proprio parere, facendo sentire la propria voce, sollecitando i parlamentari, contribuendo cosi' alla predisposizione di una buona legge, di una legge necessaria che finalmente inveri il criterio "una persona, un voto".

*

Ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

*

Allego in calce l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al secondo giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 9 maggio 2017

* * *

Allegato. L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto"

(...)

 

4. LASCIARE CHE I RICCHI DECIDANO DELLE SORTI DEL MONDO

 

Lasciare che i ricchi decidano delle sorti del mondo

quale piu' grande follia?

Nessuno puo' essere ricco

senza innumerevoli vittime

ogni grande patrimonio e' sempre frutto

di grandi rapine, d'infinito dolore

 

Tutti gli esseri umani sono eguali in diritti

tutti hanno diritto a una vita degna

tra tutti equamente vanno condivisi

i beni del mondo

e tutti equamente devono contribuire

al bene comune

 

Chiamiamo democrazia

la deliberazione in comune

chiamiamo pace

che nessuno sia ucciso o violato o abbandonato

chiamiamo umanita'

tutti gli esseri umani, e la benevolenza verso di essi.

 

5. UNA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DA UNA PERSONA CHE STA DIGIUNANDO

 

Egregio Presidente della Repubblica,

chi le scrive queste righe in questi giorni sta digiunando per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono.

Vorrei innanzitutto esprimerle il mio plauso per il suo discorso di ieri che ha messo in opportuno rilievo la dignita' umana e i grandi meriti dei migranti.

Ho sovente apprezzato le sue parole di riconoscimento della dignita' e in difesa dei diritti umani dei migranti, e con questa lettera vorrei sollecitare la sua attenzione sul fatto che - come e' scritto in un appello (che allego in calce) di cui sono primi firmatari figure autorevoli come la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario comboniano padre Alessandro Zanotelli - "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E pertanto - conclude quell'appello con logica che a me sembra stringente ed irrefutabile - poiche' il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", "l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Credo che una sua parola su questo tema sarebbe di grande importanza, e potrebbe non solo aprire gli occhi a tante persone native che hanno una visione astratta e stereotipata dei nostri vicini di casa e colleghi di lavoro qui giunti da altri paesi ed ormai effettualmente pienamente parte della nostra comunita', e li riveli loro per quello che concretamente sono nella loro generalita': persone oneste e generose che sovente svolgono con grande dedizione i lavori piu' faticosi e si prendono cura con grande sollecitudine dei nostri parenti piu' fragili e bisognosi di assistenza, persone che fanno del bene al nostro paese, persone purtroppo non di rado vittime di pregiudizi e vessazioni abominevoli.

*

Egregio Presidente della Repubblica,

non c'e' bisogno che ricordi a lei, che ne ha piena contezza come si evince da tante sue dichiarazioni, il bene che il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono farebbe all'Italia e a tutti gli italiani: cesserebbe lo scandalo di un diritto democratico negato; si attiverebbe una grande risorsa democratica gia' presente ma fin qui ancora non valorizzata (chiunque comprende che nello spazio politico ed istituzionale la presenza, le esperienze, la sensibilita', il sapere e il discernimento di questi nostri conterranei porterebbero benefici grandi); sarebbe di grande efficacia nel contrastare il razzismo, lo sfruttamento illegale e le vessazioni che attualmente tante persone subiscono; inoltre con tutta evidenza migliorerebbe moralmente e culturalmente anche i nativi; ed infine costituirebbe un luminoso esempio di civilta', e un invito all'umanita' intera a riconoscersi come un'unica famiglia in un unico mondo vivente casa comune di tutti.

Ne' occorre aggiungere che la ripugnante deriva razzista della propaganda e dell'azione di talune forze politiche, essendo palesemente motivata dal solo intento di acquisire consenso elettorale (giacche' nessuna persona dotata del ben dell'intelletto puo' dichiararsi razzista ovvero propugnare politiche razziste senza provarne profonda vergogna e sentirsi intimamente ridicola e grottesca, ne' c'e' bisogno di ricordare che il razzismo e' un crimine contro l'umanita'), sarebbe dai suoi stessi promotori e seguaci se non rovesciata almeno dismessa una volta che nella platea degli elettori vi fossero anche milioni di persone che oggi sono invece mero bersaglio indifeso di quelle violenze verbali e non solo verbali.

*

Ovviamente oltre alla proposta contenuta nell'appello "Una persona, un voto" summenzionata meritano apprezzamento, condivisione e sostegno anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che potrebbe essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (con modifiche) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari.

*

Egregio Presidente della Repubblica,

su sua sollecitazione il Parlamento ha deciso di accelerare i lavori per la definizione della nuova legge elettorale; e' ovvio che questa accelerazione non deve andare a detrimento di una discussione che e' necessario sia ampia e adeguatamente approfondita. A me sembra che in questa discussione debba essere posto anche il tema del riconoscimento del diritto di voto a tutti i residenti. Una sua pubblica riflessione su questo argomento - nel pieno rispetto delle competenze di ogni articolazione dell'ordinamento istituzionale - potrebbe essere assai giovevole non solo alla crescita della consapevolezza dell'intero popolo italiano in generale ma anche specificamente ai legislatori impegnati nell'elaborazione della legge elettorale.

Vorrei quindi pregarla di considerare questo invito.

*

Augurandole ogni bene,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al terzo giorno di digiuno per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono

Viterbo, 10 maggio 2017

In guisa di poscritto ed a scanso di equivoci: in questa lettera ho fatto cenno al mio digiuno; vorrei chiarire che esso non intende essere una forma di pressione su chicchessia, ma solo un momento di chiarificazione interiore e personale assunzione di responsabilita': come chiunque sento il peso di una situazione iniqua in cui fondamentali diritti di tante persone sono negletti, compressi e talora negati tout court, cosa che espone quelle persone innocenti e sovente gia' vittima di violenze estreme a ulteriori gravi sofferenze, abusi e pericoli - finanche di morte; so che come cittadino italiano e' anche mia responsabilita' se questo accade nel nostro paese, e quindi e' anche mia responsabilita' contribuire a porvi rimedio. Questa consapevolezza significa e testimonia il mio digiuno in questi giorni.

* * *

Allegato. L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto"

(...)

 

6. IL ROGO

 

Il rogo in cui sono morte tre sorelle rom.

Si decida dunque l'umanita' a cessare di uccidere.

Ogni essere umano ha diritto alla vita.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

 

7. "VERRA' UN GIORNO CHE CI CHIEDERANNO...". UNA MEDITAZIONE AL QUARTO GIORNO DI DIGIUNO AFFINCHE' IN ITALIA VALGA IL PRINCIPIO "UNA PERSONA, UN VOTO"

 

Verra' un giorno che ci chiederanno come potessimo accettare che milioni di persone nel nostro paese fossero vittime di tali e tante vessazioni: come potessimo accettare i campi di concentramento, le deportazioni, la flagrante riduzione in schiavitu' nei campi e sui margini delle strade, gli elementi di apartheid che governi insipienti e sciagurati introdussero e mantennero nell'ordinamento.

E ci chiederanno come potessimo accettare che a milioni di persone stabilmente residenti nel nostro paese venisse negato il diritto di voto, che e' il primo diritto democratico.

E ci chiederanno come potessimo accettare che l'Italia al pari degli altri paesi europei, ma degli altri paesi europei ancor piu' colpevolmente data la sua collocazione geografica e la sua storia, continuasse a negare alle vittime delle guerre e della fame la possibilita' di ingresso legale e sicuro nel nostro paese e nel nostro continente, con questa negazione alimentando il florido e infame mercato dei trafficanti mafiosi e schiavisti, infliggendo alle vittime di tante sofferenze altre sofferenze ancora, provocando la morte di molti lungo il tragitto.

E noi cosa potremo rispondere?

Come potremo giustificare il fatto che non insorgemmo nonviolentemente per ripristinare nel nostro paese la morale e il diritto, le virtu' repubblicane, la legalita' costituzionale, la civilta', l'umanita'?

*

Vi e' un appello, "Una persona, un voto", primi firmatari la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli, che chiede che sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese.

Vi e' scritto: "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

Vi e' scritto: "il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Sono parole che ogni persona ragionevole condivide.

Sia ascoltato, accolto, condiviso questo appello da tutte le persone di volonta' buona, e soprattutto sia ascoltato, accolto, condiviso dai legislatori impegnati in queste settimane nella stesura della nuova legge elettorale.

E attraverso il diritto di voto si inveri la democrazia nel suo fondamento: una persona, un voto; e si giunga ad abrogare tutte le anomiche e scellerate misure che hanno creato la situazione di violenza razzista oggi imperversante; si abbatta la schiavitu' ed ogni altra vessazione; si faccia valere il diritto di ogni persona alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; si salvino innumerevoli vite che oggi vengono abbandonate nella fauci della morte.

*

Ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre altresi' sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

*

Allego in calce l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al quarto giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 11 maggio 2017

* * *

Allegato. L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto"

(...)

 

8. BENITO D'IPPOLITO: OGNI PERSONA UCCISA

 

Ogni persona uccisa il mondo grida forte

sussulta la terra il cielo si oscura

ogni persona uccisa e' la fine del mondo.

 

Sono arance i cuori degli esseri umani

nella sua grande caserma il re filosofo

si vanta gaglioffo di avere

mani che spremono all'ultima goccia

mani che stritolano a buccia strema

ridenti applaudono i cortigiani e brindano.

 

Legioni di schiavi arruolano

i caporali sulla piazza dell'appello

al buio non vedi che camminano

al passo dell'oca i signori padroni.

 

Se con l'apriscatole il tuo telefonino aprissi

ne sgorgherebbe di sangue umano un fiume

ogni volta che premi sullo schermo

qualcuno che non vedi allora muore

in un paese lontano

alla periferia del tuo quartiere

nel cassone del camion che ti sorpassa adesso.

 

Nell'orto gatto e volpe seminano pallottole

ne crescono cespi di teste bruciate

in televisione qualcuno sorridente invita al pogrom

vestito sportivo ritratti gli artigli sorride felice.

 

Dei rapinatori il consiglio

d'amministrazione

benedice le genti dal balcone

mentre banchetta ad anime e cervelli

ammira la plebe la potenza

della madre di tutte le bombe

che uccide i selvaggi

e i selvaggi siamo noi.

 

Non chiudere gli occhi

non chinare la testa

non essere complice

ogni essere umano ha diritto alla vita

salvare le vite e' il primo dovere.

 

9. FIDELIO IAGONISSI: L. M.

 

Tutti i poteri contrastare

e tutte le mode e tutte

le usanze che tengono oppressi

l'oppressa e l'oppresso.

 

Accettare per se' la persecuzione

e per nessun altro ammetterla

resistere sempre e insegnare

a resistere sempre.

 

(In nome dell'unico bene

in nome dell'unico vero

ognuno lo chiami come vuole

lo trovi dove vuole o dove capita

lo cerchi e si lasci trovare

basta aprire gli occhi

basta porsi in ascolto

basta iniziare il cammino

scegliere la parte dell'ultimo

lottare per la dignita' di tutti).

 

Comprarsi subito una tomba a B.

ogni luogo e' il centro del mondo.

 

10. DA SEMPLICE "QUIDAM DE POPULO" ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ED AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

 

Alla Presidente della Camera dei Deputati

al Presidente del Senato della Repubblica

Gentilissimi Presidenti,

vorrei innanzitutto ringraziarvi per quanto gia' in piu' occasioni avete detto e fatto in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e del vostro operato in difesa della democrazia e della legalita'.

E da semplice "quidam de populo" (in questi giorni peraltro impegnato in un digiuno con riferimento al tema medesimo di questa lettera) vorrei chiedervi un impegno ancora.

*

Sapete gia' che da mesi alcune autorevoli personalita' della vita culturale, morale e civile del nostro paese, e con essi innumerevoli altri cittadini, hanno promosso un "appello all'Italia civile: una persona, un voto" (il cui testo e le cui prime sottoscrizioni allego in calce a questa lettera) affinche' sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che in Italia effettualmente vivono.

In quell'appello, di cui primi firmatari sono la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli, si constata che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano"; e si evidenzia quindi che poiche' "il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

*

Mi sembra che sarebbe necessario che nell'elaborazione della nuova legge elettorale il Parlamento tenesse conto di questa proposta, e vorrei dire di questa esigenza: di giustizia, di civilta'.

La Presidente della Camera, e di questo le sono particolarmente grato, gia' a suo tempo ha trasmesso questa proposta alla competente commissione parlamentare ed ha avuto altresi' la squisita cortesia di darne notizia ai promotori.

Ieri, con la presentazione del testo base elaborato dal relatore incaricato, sono di fatto iniziati i lavori della Commissione Affari Costituzionale della Camera, ma credo sia a tutti evidente che l'interlocuzione e la polemica tra i vertici nazionali dei partiti politici (e l'abuso del latino maccheronico e' sintomo di quanto ambigue, astratte ed autoreferenziali siano certe formulazioni e quanto rozze, speciose e sofistiche le relative argomentazioni) rischi di sovrastare, comprimere ed infine impedire un adeguato dibattito parlamentare (in commissione prima ed in aula poi) precostituendo schieramenti ed imponendo scelte che eludono ovvero inibiscono una riflessione complessa e adeguata su decisive questioni, e tra queste decisive questioni mi sembra non si possa ignorare il fatto che milioni di persone che vivono con noi e con noi lavorano in questo paese - e che in questo paese subiscono tuttora grandi torti e fin vessazioni inaudite - ancora sono private del primo diritto democratico, il diritto di voto.

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Gentilissimi Presidenti,

credo sarebbe di grande utilita' un vostro intervento che evidenzi come la riforma della legge elettorale sia atto di tale importanza da richiedere la discussione piu' approfondita e partecipata possibile, e come tra i temi da non eludere - ed anzi da ritenere di primaria importanza - vi sia anche quello proposto dall'appello "Una persona, un voto".

*

Ovviamente oltre alla proposta contenuta nell'appello "Una persona, un voto" meritano attenzione e sostegno anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari.

*

Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e augurandovi ogni bene,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al quinto giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 12 maggio 2017

* * *

Allegato. L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto"

(...)

 

11. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. VLADIMIRO OGLIANOVI: LEGITTIMA DIFESA

 

Ieri mattina ero in metropolitana e stavo leggendo il giornale, no? Mi si siede a fianco il tizio, mi guarda e fa: "Piacere, Quidam Depopulo". A me la gente straniera non mi piace. Mica sono obbligato, no? Sono sporchi e rubano e quando parlano non si capisce una parola e ridono sempre - e che ci sara' poi da ridere - e se erano gente perbene perche' non restano a casa loro? Ma lasciamo perdere. Pero' questo parlava bene italiano e pareva anche beneducato: aveva detto "piacere", e poi era vestito bene, il puzzone. Come minimo era un truffatore. O un magnaccia. Ho occhio io per certe cose, non sono mica nato ieri, nossignore. Magari era pure italiano, che ne so, di Milano o del Veneto. Boh.

Pero' a me non e' che mi fanno schifo solo gli stranieri, mi scocciano tutti. La gente fa tutta schifo. Direte: e allora perche' vai in metro? Bravi, e come ci vado al lavoro, col jet privato? Me lo pagate voi? E allora zitti. Poi dice che non ci ho ragione. Tutti cosi'.

Io volevo solo leggere il giornale, pero' siccome sono una persona civile gli ho risposto al tizio, gli ho detto: "Buongiorno", e mi pareva che fosse finita li', no? E quello invece subito si approfitta: "Cosa legge di bello?". Allora non ci ho visto piu', vorrei vedere voi che facevate, l'ho preso a cazzotti e gliene ho date tante ma tante che finche' non mi hanno staccato che lui era gia' per terra da un pezzo ho continuato a scartavetrargli la facciaccia sua prima a pugni e poi a calci. Un bel lavoro. Peccato che e' durato poco, come ogni bel gioco.

E adesso mi vogliono denunciare. A me. E di che? E non era legittima difesa della mia privacy? Eh? La conosco la legge io, li leggo i giornali, specialmente in ufficio che tanto non c'e' niente da fare tutto il giorno. Denunciare a me. Ma dessero la caccia a 'sti delinquenti stracomunitari che rubano il lavoro agli italiani veri. Domani vado in armeria e mi compro una pistola.

 

12. "FAME DI GIUSTIZIA, FAME DI DEMOCRAZIA". AL SESTO GIORNO DI DIGIUNO UNA LETTERA AD ALCUNI AMICI APPRENSIVI, E A TUTTI GLI ALTRI

 

"Ho a parlare di tante malinconie..."

(Domenico Settembrini, incipit delle Ricordanze)

 

Alcuni ottimi amici, alquanto apprensivi, avendo saputo che in questi giorni sto digiunando a sostegno della proposta di riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono (e ve ne sono oltre cinque milioni cui tale diritto e' assurdamente negato), mi hanno detto di lasciar perdere, che non ne vale la pena, che tanto non c'e' nulla da fare, che e' meglio tacere e far finta di niente. Che tanto il ceto politico e' asservito a vertici sordi e ciechi a loro volta asserviti a - o integrati in - potentati economici ipso facto antidemocratici, che le principali rappresentanze parlamentari sono prive di ogni autonomia e il loro voto e' deciso da quattro sole persone nessuna delle quali siede in parlamento (e una e' anche interdetta dai pubblici uffici) e che tutte hanno dimostrato coi fatti di esser consenzienti con la persecuzione razzista degli immigrati. E quindi che questa iniziativa dell'appello "Una persona, un voto" e' sicuramente buona e giusta, ma e' destinata a soccombere alla gelida indifferenza dei legislatori. E che a maggior ragione questo digiuno - di quell'appello a sostegno - e' solo un atto di autolesionismo di un povero vecchio (anzi: di un vecchio povero) che ancora non ha capito come va il mondo.

Parlano cosi' perche' mi vogliono bene, lo so, e il loro affetto mi commuove e mi e' grato. Ma cosi' dicono. E il loro dire sembra buonsenso. E non e'.

Non e', e dico perche'.

*

Primo: milioni di persone in Italia attendono ancora il riconoscimento del diritto di voto, senza del quale continueranno a vivere in un regime di assoluta soggezione, di esposizione all'altrui arbitrio, che si concretizza in infinite vessazioni e in costante paura (e innanzitutto paura di rivolgersi alle pubbliche istituzioni poiche' esse si presentano loro come incombenti e incomprensibili poteri alieni e non come espressione di una comunita' di cui loro stessi sono parte con piena dignita' e pieni diritti).

Queste persone - milioni di persone - hanno gia' sofferto fin troppo: hanno diritto di essere riconosciute come esseri umani dotati di tutti i diritti ad ogni essere umano inerenti. Ed in un paese democratico il primo diritto nella sfera pubblica con specifico riferimento ai processi decisionali che si svolgono negli organi amministrativi elettivi le cui deliberazioni poi valgono erga omnes e' il diritto di voto. "Una persona, un voto" e' il motto e la bandiera della democrazia, e' il fondamento stesso della democrazia.

Almeno noi, ottimi amici, non possiamo essere ciechi dinanzi alla realta' che ci circonda: e la realta' e' quella di milioni di persone private del primo diritto democratico nell'unico luogo in cui realmente vivono la loro unica vita in questo mondo, persone talora sottoposte a selvaggio sfruttamento e infami umiliazioni per il solo fatto di non esser nate qui in Italia, in un paese in cui incredibilmente a tanti anni dalla vittoria della democrazia e la liberazione del paese dalla barbarie nazifascista sono stati scelleratamente ripristinati i campi di concentramento, le deportazioni, incredibili riduzioni e compressioni delle guarentigie giuridiche nei confronti dei non nativi, fino a configurare - come e' stato opportunamente rilevato - elementi di un regime di apartheid.

Questo noi lo vediamo, come vediamo la strage infinita nel Mediterraneo che si potrebbe far cessare con un semplice provvedimento legislativo che finalmente riconoscesse il diritto di ogni essere umano a entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro, cosi' d'un colpo annientando la mafia dei trafficanti mafiosi e schiavisti che gestisce il mercato illegale creato dalle politiche insensate e disumane dei paesi dell'Unione Europea.

Ed almeno noi, piu' che ottimi amici, non possiamo accettare che milioni di persone siano trattate nel migliore dei casi come oggetti di beneficenza e mai come titolari di diritti, come esseri umani in quanto tali portatori della medesima dignita' di tutte le altre persone; e piu' frequentemente siano vittime di asservimento e offese, fino alla riduzione in schiavitu' nei campi dell'agricoltura intensiva o sui cigli delle strade come carne da stupro.

Almeno noi dovremmo agire per far cessare le stragi, per far cessare la schiavitu'. Almeno noi che crediamo che ogni essere umano e' un essere umano con gli stessi diritti di tutti gli altri esseri umani, che ogni persona ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

*

Secondo: quanto al non valerne la pena e preferir tacere, e' l'esortazione e il comando che da sempre i poteri oppressivi ed i loro scagnozzi ci rivolgono con toni imperiosi o suadenti e sempre piu' o meno velatamente minacciando.

Invece ne vale sempre la pena di ribellarsi all'ingiustizia, di resistere alla violenza, di lottare per i diritti di tutti.

E non si deve mai tacere dinanzi all'iniquita', dinanzi al dolore, dinanzi al sopruso.

Dovremmo gridarlo dai tetti: ogni essere umano e' uguale a tutti gli altri in dignita' e diritti; il primo principio della democrazia e' che ogni persona ha diritto di esprimere la sua opinione e di partecipare alle decisioni che tutti riguardano.

*

Terzo: che l'appello "Una persona, un voto" possa non essere accolto dal Parlamento e' naturalmente nel novero delle possibilita', ne' stento a credere che le forze politiche razziste osteggerebbero in tutti i modi il riconoscimento del diritto di voto per tutti i residenti; ma se neppure ci battiamo perche' questa proposta sia almeno presente e discussa nel dibattito parlamentare, se noi stessi rinunciamo a sostenerla proprio adesso che il dibattito sulla nuova legge elettorale a Montecitorio si e' aperto (e come e' noto l'intento dichiarato dei gruppi parlamentari e' di concluderlo entro questo stesso mese), ebbene, allora nessuna possibilita' vi sara', per nostra defezione prima ancora che per altrui sordita'.

E quand'anche questa proposta di civilta' non trovasse ascolto in quel consesso, ebbene, che lo trovi almeno nella societa' civile; e se addirittura non lo trovasse neppure nell'opinione pubblica - largamente narcotizzata dalla propaganda sciovinista e razzista -, ebbene, resterebbe giusto comunque almeno enunciarla: dire la verita', denunciare un'oppressione in atto, avanzare una giusta proposta, tentare di fare del bene, e' gia' un bene in se'.

Peraltro alcuni deputati e senatori di varie forze politiche hanno gia' espresso la loro condivisione dell'appello: certo, per il momento sono pochi, ma ci sono; ed io credo che molti altri la pensino come loro e come noi anche se ancora non si sono espressi; e il loro numero puo' crescere se noi sapremo in questi giorni di maggio prima che sia troppo tardi continuare ad interloquire con chi siede in Parlamento e chiamarlo alla riflessione e all'impegno. Magari non riusciremo a persuaderne molti, ma sicuramente avremo fatto la cosa giusta e consentito ad altre persone di fare anch'esse la cosa giusta. Per poco che sia e' comunque qualcosa, e se non oggi servira' domani.

Last, but not least: facciamo sentire alle nostre sorelle ed ai nostri fratelli immigrati oggi esclusi dal diritto di voto la nostra solidarieta'. Facciamo sapere loro che almeno noi li consideriamo veramente nostri fratelli e nostre sorelle, con uguale dignita', con uguali diritti.

*

Quarto: quanto a questi miei pochi giorni di digiuno mi dispiacerebbe essere frainteso: esso non mira ad ottenere che altri faccia qualcosa ma a richiamare me stesso alle mie responsabilita'; quanto accade nel nostro paese e' anche mia responsabilita', il digiuno questo testimonia. Un digiuno, nella tradizione nonviolenta di Mohandas Gandhi e di Danilo Dolci, non e' uno strumento di ricatto psicologico, ma il suo contrario: richiamo a se stessi, illimpidimento e rigorizzazione del pensiero e dell'azione, accostamento empatico e accudente al dolore di chi soffre condividendone almeno una particola, persuasione che ogni soffio di bene alimenta l'umanita', certezza che nessuno strumento di lotta e' piu' forte dell'esempio, ed e' digiunando che si dichiara nel modo piu' nitido e intransigente la propria opposizione alla violenza dei poteri oppressivi e sfruttatori, la propria solidarieta' con tutte le vittime, e si tempra il cuore alla prosecuzione della lotta per la liberazione comune.

L'invito che rivolgo ad altri affinche' si impegnino per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia e' indipendente dal fatto che io stia digiunando; ed ogni persona che vorra' aggiungersi alle molte gia' impegnate per questo trovera' i modi adeguati: sottoscrivendo l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" di cui sono primi firmatari la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli; scrivendo ai parlamentari per convincerli a legiferare in tal senso; organizzando ogni sorta di iniziative nonviolente per questo inveramento della democrazia: la nonviolenza ha mille risorse.

Certo, io spero che questa testimonianza aiuti anche la riflessione e l'azione di altre persone, e peraltro da Torino a Foggia altri amici mi hanno informato delle iniziative che hanno intrapreso o stanno per intraprendere, ed a Viterbo - che e' la citta' in cui vivo - un'ampia solidarieta' viene ogni giorno espressa da tanti amici: iniziative e solidarieta' il cui fine e' appunto lo stesso del mio digiuno: denunciare una sesquipedale iniquita', chiedere subito il diritto di voto per tutti: "una persona, un voto", come voleva Nelson Mandela.

*

Quinto ed ultimo: e' vero, e' certo penoso lo spettacolo del dibattito tra i vertici delle forze politiche in merito alla nuova legge elettorale. Tutto autoreferenziale, tutto mirato a promuovere i propri interessi di partito o di fazione, tutto involgarito dalle reciproco ingiurie e da un argomentare specioso e incoerente.

Dalle dichiarazioni che appaiono sui mass-media sembra che persi nel labirinto del palazzo non abbiano nessuna consapevolezza della realta' che noi segnaliamo; che siano preda di una assoluta cecita' dinanzi al dramma di milioni di persone che evidentemente per lorsignori non sono esseri umani, ma un "problema di ordine pubblico", o nel migliore dei casi una plebe, "un volgo disperso che nome non ha", destinataria di un'arida, avara e pelosa beneficenza (in grandissima parte del resto rapinata da nativi che speculano sulla sofferenza dei piu' sofferenti) e del piu' profondo e ostentato disprezzo.

Ma arrendersi a questo non e' ammissibile. E delegare la gestione della cosa pubblica ai piu' egoisti e fin solipsisti, e pensare che non vi possa essere altra politica che quella dei vampiri, e' una sciocchezza e un delitto.

La politica noi la pensiamo come diritto e dovere di ogni persona; e la vita stessa la concepiamo come militanza per la buona causa, per il bene comune. E quindi non deleghiamo a nessuno i doveri che sono di tutti e ci assumiamo la nostra parte di responsabilita', con cio' stesso chiamando ciascuno a fare altrettanto. Cosicche' vogliamo esercitare fino in fondo questo nostro dovere di persone che in quanto senzienti, pensanti ed agenti, vivendo in una trama di relazioni sociali, sempre fanno politica e la prima politica e' il personale esempio di gratitudine e di solidarieta' verso l'umanita' intera che si da' con la propria condotta.

Rileggo in questi giorni le opere di don Milani (in questa recentissima, preziosa e tanto lungamente attesa edizione integrale e filologicamente curata) e mi commuove ancora una volta quella testimonianza e quella proposta di personale impegno, di azione diretta nonviolenta, di scelta senza riserve di condivisione della vita e della lotta delle oppresse e degli oppressi. Se il dolore e il diritto dell'altro ci tocca e ci sta a cuore, inerti non possiamo restare.

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Cosi' riproponiamo l'appello di Lidia Menapace e di padre Alex Zanotelli e di tante e tanti altri: "una persona, un voto".

E con le parole li' contenute ancora una volta ricordiamo che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E poiche' il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", "l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Ed insistiamo dunque a chiedere a chi siede in Parlamento di far propria questa proposta, questa esigenza, e di tradurla in legge dello stato: adesso.

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Ed ancora una volta sia detto che ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

*

E cosi', giunti al fin della licenza, anche se a taluno sembrasse l'azione ridicola di uno spirito bizzarro, il mio digiuno anche oggi continua, e poiche' ho l'immane privilegio di avere una casa ed in essa una dispensa colma di ogni bendidio la fame di alimenti che sento in questi giorni e' per me in realta' poca cosa (a differenza di chi provandola non sa se potra' soddisfarla, ed allora e' il piu' grande degli orrori, ed e' lo scandalo degli scandali che l'umanita' non l'abbia ancora vinta per sempre); mentre assai piu' grande sento e vieppiu' mi tormenta la fame di democrazia, la fame di giustizia, la fame di verita' e umanita'.

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Allego in calce ancora una volta l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Ed ancora una volta tutte e tutti per l'attenzione ringrazio, ed a tutte e tutti rinnovo l'invito a perseverare, ciascuna e ciascuno nei modi che riterra' adeguati, nel sostenere l'appello all'Italia civile affinche' sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono. Facciamo sentire ai legislatori la nostra voce, e la voce del volto muto delle vittime dell'ingiustizia.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Siamo una sola umanita'. Salvare le vite e' il primo dovere. Contare le teste invece di romperle. Una persona, un voto.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al sesto giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 13 maggio 2017

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Allegato. L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto"

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 254 del 27 luglio 2017

 

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