[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 422



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 422 del 14 maggio 2017

 

In questo numero:

1. Da leggere e meditare

2. Un digiuno

3. Iniziando un digiuno per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono

4. La democrazia salva le vite (una ruminazione al secondo giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto")

5. Una lettera al Presidente della Repubblica da una persona che sta digiunando

6. "Verra' un giorno che ci chiederanno...". Una meditazione al quarto giorno di digiuno affinche' in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

7. Da semplice "quidam de populo" alla Presidente della Camera dei Deputati ed al Presidente del Senato della Repubblica

8. "Fame di giustizia, fame di democrazia". Al sesto giorno di digiuno una lettera ad alcuni amici apprensivi, e a tutti gli altri

9. L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto"

 

1. MAESTRI. DA LEGGERE E MEDITARE

 

Don Lorenzo Milani, Tutte le opere, Mondadori, Milano 2017, 2 tomi per pp. CXXXVIII + 1396 (tomo primo) + VI + 1432 (tomo secondo), euro 140.

 

2. REPETITA IUVANT. UN DIGIUNO

 

Care amiche e cari amici,

gentili signore e signori,

da lunedi' 8 maggio iniziero' un digiuno a sostegno della proposta del riconoscimento del diritto di voto per tutte le persone residenti in Italia, proposta che intende far cessare l'assurda e inammissibile negazione del diritto di voto a milioni di persone di famiglie non native che vivono stabilmente in Italia, persone che - come e' scritto nell'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" di cui sono primi firmatari padre Alex Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace - "qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

*

E' un digiuno gandhiano, non uno "sciopero della fame" di quelli per ottenere visibilita' sui media della societa' dello spettacolo (dai quali nel migliore dei casi l'attenzione e' poi sempre puntata sul dito e mai sulla luna) o per esercitare un ricatto morale su chicchessia.

Un digiuno che intende testimoniare la mia sofferenza per una situazione che trovo inaccettabile - una situazione in cui la persecuzione razzista in Italia di anno in anno e' cresciuta esponenzialmente ed elementi di apartheid si sono insinuati nell'ordinamento -, una situazione che si potrebbe adeguatamente contrastare con la forza della democrazia: riconoscendo il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Ed e' un digiuno che intende testimoniare la persuasione che dobbiamo ideare ed attuare forme adeguate di azione nonviolenta per mettere in movimento l'intera popolazione in difesa della democrazia (poiche' non vi e' piena democrazia se non si riconosce il principio "una persona, un voto") e coscientizzare i legislatori che in queste settimane dovranno elaborare la nuova legge elettorale.

So che questa iniziativa di digiuno puo' sembrare ridicola e quasi offensiva per i poveri che muoiono di fame; ma e' una forma di azione nonviolenta che per varie ragioni sento e credo di dover adottare in questo momento.

Il digiuno non e' solo la condivisione di una sofferenza, ma anche un momento di chiarificazione interiore, di piu' intenso e rigoroso pensare i propri pensieri, e di assunzione delle proprie responsabilita': e di quanto sta accadendo in Italia come cittadino italiano sono anch'io per la mia parte responsabile.

Mi riprometto di digiunare per una settimana; confido per esperienza di riuscire a farlo (di piu' non saprei, sono ormai un sessantenne piuttosto malandato e non credo di essere piu' in grado di sostenere un digiuno prolungato).

*

Naturalmente riaffermo anche il mio sostegno alle due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io".

Ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

Tutte queste proposte propongono cose buone e giuste; spero quindi di tutto cuore che siano prese in adeguata considerazione dal Parlamento e diventino al piu' presto leggi dello stato.

*

A chi legge queste righe chiedo di valutare, ciascuna persona per se', se puo' fare qualcosa (oltre quanto eventualmente gia' fatto) per sostenere la proposta del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia; il gia' ricordato appello all'Italia civile "Una persona, un voto" (che allego in calce a questa lettera) propone conclusivamente di scrivere ai presidenti del Parlamento, ma si puo' fare anche molto altro: far circolare la notizia dell'appello, promuovere altre adesioni ad esso, realizzare incontri pubblici sull'argomento, ed altro ancora.

Ringrazio tutte e tutti per l'attenzione che avete gia' dedicato o che dedicherete a sostenere la proposta "Una persona, un voto".

Un cordiale saluto,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Viterbo, 7 maggio 2017

 

3. REPETITA IUVANT. INIZIANDO UN DIGIUNO PER IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI VOTO A TUTTE LE PERSONE CHE IN ITALIA STABILMENTE VIVONO

 

Inizio oggi, lunedi' 8 maggio 2017, un digiuno per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono.

Un digiuno a sostegno dell'"Appello all'Italia civile: una persona, un voto" di cui sono primi firmatari padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e che e' stato sottoscritto da numerose altre illustri personalita' dell'impegno culturale, morale e civile.

Quell'appello sottolinea che fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", e pertanto che "l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Ed in effetti "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

*

E' un digiuno di tipo gandhiano, non un generico "sciopero della fame": quindi non per forzare la volonta' altrui ma per richiamare se stessi al vaglio della coscienza, al lume della ragione, alla legge morale, alla sequela del vero; pertanto non ha altro fine che quello di segnalare un'ingiustizia, di testimoniare una sofferenza, di riconoscere e assumere personalmente la propria parte di responsabilita', e quindi anche di formulare un invito alla riflessione; e qualora questa riflessione portasse anche altre persone alla persuasione che sia ingiusto continuare a negare il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono, allora e solo allora e' anche un appello all'azione nonviolenta affinche' questo riconoscimento divenga legge.

Mentre tanti orrori funestano il mondo, e la fame tortura tante vittime innocenti, so bene che il volontario digiuno di una persona puo' sembrare ridicolo o peggio. Chi mi conosce sa che non cerco pubblicita' per me stesso, che da tempo sono impegnato in iniziative di solidarieta', e quindi se mi decido a questo gesto non e' senza averlo meditato.

*

Ogni persona che condividesse l'"Appello all'Italia civile: una persona, un voto" sopra ricordato sapra' cosa puo' e vuole fare a sostegno di esso: chi siede in Parlamento o in Consiglio dei Ministri puo' agire direttamente affinche' si legiferi in tal senso; tutte le altre persone possono esprimere pubblicamente il proprio convincimento, far circolare l'appello, promuovere altre adesioni, scrivere ai parlamentari... l'impegno nonviolento per la democrazia e i diritti umani ha infinite risorse.

Ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" sosteniamo anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

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Allego in calce:

1. l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto";

2. una minima notizia su chi scrive queste righe.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Viterbo, 8 maggio 2017

 

4. REPETITA IUVANT. LA DEMOCRAZIA SALVA LE VITE (UNA RUMINAZIONE AL SECONDO GIORNO DI DIGIUNO AFFINCHE' ANCHE IN ITALIA VALGA IL PRINCIPIO "UNA PERSONA, UN VOTO")

 

Dopo settimane di discussioni astratte e talora grottesche sulla qualita' morale e il ruolo sociale di chi salva le vite dei naufraghi (quasi dimenticando che l'omissione di soccorso da piu' parti sgangheratamente predicata e' un reato) l'ennesima strage di migranti nel Mediterraneo richiama tutti alla realta' del massacro in corso (in realta' ogni giorno continua lo stillicidio, ma sembra ormai che se i morti non sono centinaia in un sol colpo non fanno notizia e non toccano le coscienze).

E' una strage tremenda, che potrebbe cessare di colpo se anche uno solo dei governi europei - e perche' non l'Italia? - riconoscesse finalmente il diritto di ogni essere umano a salvare e migliorare la propria vita, e quindi il diritto di tutti gli esseri umani a muoversi liberamente su quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita', e quindi riconoscesse il diritto di tutti a giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro.

Cesserebbe di colpo la strage e cesserebbe l'infame business dei trafficanti mafiosi e schiavisti, poiche' e' la protervia e l'ignavia dei governi europei (e anche la loro effettuale complicita' con le dittature, le guerre, lo sfruttamento e la devastazione ambientale in tanta parte del mondo) che ha contribuito in decisiva misura a creare le condizioni di esistenza di quel florido e abominevole mercato criminale di carne umana.

Lo so che riconoscere il diritto di tutti gli esseri umani a giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro non sarebbe la soluzione di tutti i problemi del mondo, ma intanto innumerevoli vite sarebbero salvate e i governi europei si deciderebbero finalmente anche a una politica di cooperazione internazionale di pace e di solidarieta', poiche' l'esodo dai paesi della guerra e della fame cessera' solo quando in quei paesi cesseranno le guerre e non ci sara' piu' la fame.

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Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, contribuirebbero ad eleggere nelle istituzioni persone migliori, piu' sollecite del bene comune, piu' consapevoli del fatto che salvare le vite e' il primo dovere.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, contribuirebbero ad eleggere nelle istituzioni persone persuase a riconoscere il diritto di chiunque a giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro, salvando cosi' innumerevoli vite ed in questo modo altresi' annientando le mafie dei trafficanti schiavisti.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, tanti innocenti nel nostro paese non verrebbero piu' vessati come oggi avviene: vessati da chi illegalmente li sfrutta e vessati sovente finanche da quei pubblici poteri che invece di difenderli si accaniscono vieppiu' sulle vittime innocenti in forza di misure imposte da governi ciechi e peggio che ciechi (misure scellerate che i posteri non ci perdoneranno, giacche' le future generazioni si chiederanno perche' noi nativi non insorgemmo contro i campi di concentramento, contro le deportazioni, contro i tribunali speciali e la negazione di fondamentali guarentigie giuridiche, contro l'introduzione di elementi di apartheid nell'ordinamento di un paese democratico, contro le piu' flagranti ed infami violazioni della Costituzione repubblicana).

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, cesserebbe questa folle e delittuosa corsa al razzismo da parte di tutti i principali partiti.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, finalmente tutti aprirebbero gli occhi e ci si vergognerebbe anche solo di sentire gli infami sproloqui dei demagoghi neonazisti che i mass-media pervasivamente diffondono senza rendersi conto che quei proclami sono gia' una violenza, che altra violenza genera.

Io credo che se i milioni di persone che vivono in Italia ma per il mero accidente di essere nate altrove ancora assurdamente non hanno il diritto di voto quel diritto finalmente lo avessero, ebbene, orienterebbero la politica italiana verso un piu' umano sentire: loro che conoscono per esperienza la sofferenza del migrante e le infinite vessazioni subite dal debole da parte del forte, si batterebbero in tutte le istituzioni per la stessa politica che volevano i resistenti al fascismo che scrissero la Costituzione repubblicana.

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La democrazia salva le vite.

E' con il diritto di voto che si invera la democrazia.

E' con il diritto di voto che si contrasta la violenza.

Ricordava Guido Calogero che la democrazia e' la scelta e il sistema di contare le teste invece di romperle.

L'Italia e' una repubblica democratica, ergo: tutti coloro che ci vivono devono avere diritto di voto nelle decisioni che le vite di tutti riguardano.

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La proposta del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia, formulata nell'appello all'Italia civile "Una persona, un voto", appello di cui sono primi firmatari personalita' illustri come padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace, sia finalmente recepita e tradotta in legge dello stato.

In essa si sottolinea che vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Occorre che i parlamentari che in queste settimane dovranno elaborare la nuova legge elettorale prendano atto della realta' della presenza in Italia di milioni di persone che ancora attendono il riconoscimento del primo diritto democratico, ed occorre quindi che pongano mano a far cessare un'esclusione che ogni persona ragionevole sente come iniqua e vergognosa.

Ed occorre che ogni persona di volonta' buona faccia quanto in suo potere per sostenere questa scelta di civilta': esprimendo il proprio parere, facendo sentire la propria voce, sollecitando i parlamentari, contribuendo cosi' alla predisposizione di una buona legge, di una legge necessaria che finalmente inveri il criterio "una persona, un voto".

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Ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

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Allego in calce l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al secondo giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 9 maggio 2017

 

5. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DA UNA PERSONA CHE STA DIGIUNANDO

 

Egregio Presidente della Repubblica,

chi le scrive queste righe in questi giorni sta digiunando per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono.

Vorrei innanzitutto esprimerle il mio plauso per il suo discorso di ieri che ha messo in opportuno rilievo la dignita' umana e i grandi meriti dei migranti.

Ho sovente apprezzato le sue parole di riconoscimento della dignita' e in difesa dei diritti umani dei migranti, e con questa lettera vorrei sollecitare la sua attenzione sul fatto che - come e' scritto in un appello (che allego in calce) di cui sono primi firmatari figure autorevoli come la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario comboniano padre Alessandro Zanotelli - "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E pertanto - conclude quell'appello con logica che a me sembra stringente ed irrefutabile - poiche' il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", "l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Credo che una sua parola su questo tema sarebbe di grande importanza, e potrebbe non solo aprire gli occhi a tante persone native che hanno una visione astratta e stereotipata dei nostri vicini di casa e colleghi di lavoro qui giunti da altri paesi ed ormai effettualmente pienamente parte della nostra comunita', e li riveli loro per quello che concretamente sono nella loro generalita': persone oneste e generose che sovente svolgono con grande dedizione i lavori piu' faticosi e si prendono cura con grande sollecitudine dei nostri parenti piu' fragili e bisognosi di assistenza, persone che fanno del bene al nostro paese, persone purtroppo non di rado vittime di pregiudizi e vessazioni abominevoli.

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Egregio Presidente della Repubblica,

non c'e' bisogno che ricordi a lei, che ne ha piena contezza come si evince da tante sue dichiarazioni, il bene che il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono farebbe all'Italia e a tutti gli italiani: cesserebbe lo scandalo di un diritto democratico negato; si attiverebbe una grande risorsa democratica gia' presente ma fin qui ancora non valorizzata (chiunque comprende che nello spazio politico ed istituzionale la presenza, le esperienze, la sensibilita', il sapere e il discernimento di questi nostri conterranei porterebbero benefici grandi); sarebbe di grande efficacia nel contrastare il razzismo, lo sfruttamento illegale e le vessazioni che attualmente tante persone subiscono; inoltre con tutta evidenza migliorerebbe moralmente e culturalmente anche i nativi; ed infine costituirebbe un luminoso esempio di civilta', e un invito all'umanita' intera a riconoscersi come un'unica famiglia in un unico mondo vivente casa comune di tutti.

Ne' occorre aggiungere che la ripugnante deriva razzista della propaganda e dell'azione di talune forze politiche, essendo palesemente motivata dal solo intento di acquisire consenso elettorale (giacche' nessuna persona dotata del ben dell'intelletto puo' dichiararsi razzista ovvero propugnare politiche razziste senza provarne profonda vergogna e sentirsi intimamente ridicola e grottesca, ne' c'e' bisogno di ricordare che il razzismo e' un crimine contro l'umanita'), sarebbe dai suoi stessi promotori e seguaci se non rovesciata almeno dismessa una volta che nella platea degli elettori vi fossero anche milioni di persone che oggi sono invece mero bersaglio indifeso di quelle violenze verbali e non solo verbali.

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Ovviamente oltre alla proposta contenuta nell'appello "Una persona, un voto" summenzionata meritano apprezzamento, condivisione e sostegno anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che potrebbe essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (con modifiche) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari.

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Egregio Presidente della Repubblica,

su sua sollecitazione il Parlamento ha deciso di accelerare i lavori per la definizione della nuova legge elettorale; e' ovvio che questa accelerazione non deve andare a detrimento di una discussione che e' necessario sia ampia e adeguatamente approfondita. A me sembra che in questa discussione debba essere posto anche il tema del riconoscimento del diritto di voto a tutti i residenti. Una sua pubblica riflessione su questo argomento - nel pieno rispetto delle competenze di ogni articolazione dell'ordinamento istituzionale - potrebbe essere assai giovevole non solo alla crescita della consapevolezza dell'intero popolo italiano in generale ma anche specificamente ai legislatori impegnati nell'elaborazione della legge elettorale.

Vorrei quindi pregarla di considerare questo invito.

*

Augurandole ogni bene,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al terzo giorno di digiuno per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia stabilmente vivono

Viterbo, 10 maggio 2017

In guisa di poscritto ed a scanso di equivoci: in questa lettera ho fatto cenno al mio digiuno; vorrei chiarire che esso non intende essere una forma di pressione su chicchessia, ma solo un momento di chiarificazione interiore e personale assunzione di responsabilita': come chiunque sento il peso di una situazione iniqua in cui fondamentali diritti di tante persone sono negletti, compressi e talora negati tout court, cosa che espone quelle persone innocenti e sovente gia' vittima di violenze estreme a ulteriori gravi sofferenze, abusi e pericoli - finanche di morte; so che come cittadino italiano e' anche mia responsabilita' se questo accade nel nostro paese, e quindi e' anche mia responsabilita' contribuire a porvi rimedio. Questa consapevolezza significa e testimonia il mio digiuno in questi giorni.

 

6. REPETITA IUVANT. "VERRA' UN GIORNO CHE CI CHIEDERANNO...". UNA MEDITAZIONE AL QUARTO GIORNO DI DIGIUNO AFFINCHE' IN ITALIA VALGA IL PRINCIPIO "UNA PERSONA, UN VOTO"

 

Verra' un giorno che ci chiederanno come potessimo accettare che milioni di persone nel nostro paese fossero vittime di tali e tante vessazioni: come potessimo accettare i campi di concentramento, le deportazioni, la flagrante riduzione in schiavitu' nei campi e sui margini delle strade, gli elementi di apartheid che governi insipienti e sciagurati introdussero e mantennero nell'ordinamento.

E ci chiederanno come potessimo accettare che a milioni di persone stabilmente residenti nel nostro paese venisse negato il diritto di voto, che e' il primo diritto democratico.

E ci chiederanno come potessimo accettare che l'Italia al pari degli altri paesi europei, ma degli altri paesi europei ancor piu' colpevolmente data la sua collocazione geografica e la sua storia, continuasse a negare alle vittime delle guerre e della fame la possibilita' di ingresso legale e sicuro nel nostro paese e nel nostro continente, con questa negazione alimentando il florido e infame mercato dei trafficanti mafiosi e schiavisti, infliggendo alle vittime di tante sofferenze altre sofferenze ancora, provocando la morte di molti lungo il tragitto.

E noi cosa potremo rispondere?

Come potremo giustificare il fatto che non insorgemmo nonviolentemente per ripristinare nel nostro paese la morale e il diritto, le virtu' repubblicane, la legalita' costituzionale, la civilta', l'umanita'?

*

Vi e' un appello, "Una persona, un voto", primi firmatari la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli, che chiede che sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese.

Vi e' scritto: "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

Vi e' scritto: "il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Sono parole che ogni persona ragionevole condivide.

Sia ascoltato, accolto, condiviso questo appello da tutte le persone di volonta' buona, e soprattutto sia ascoltato, accolto, condiviso dai legislatori impegnati in queste settimane nella stesura della nuova legge elettorale.

E attraverso il diritto di voto si inveri la democrazia nel suo fondamento: una persona, un voto; e si giunga ad abrogare tutte le anomiche e scellerate misure che hanno creato la situazione di violenza razzista oggi imperversante; si abbatta la schiavitu' ed ogni altra vessazione; si faccia valere il diritto di ogni persona alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; si salvino innumerevoli vite che oggi vengono abbandonate nella fauci della morte.

*

Ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre altresi' sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

*

Allego in calce l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al quarto giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 11 maggio 2017

 

7. REPETITA IUVANT. DA SEMPLICE "QUIDAM DE POPULO" ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ED AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

 

Alla Presidente della Camera dei Deputati

al Presidente del Senato della Repubblica

Gentilissimi Presidenti,

vorrei innanzitutto ringraziarvi per quanto gia' in piu' occasioni avete detto e fatto in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e del vostro operato in difesa della democrazia e della legalita'.

E da semplice "quidam de populo" (in questi giorni peraltro impegnato in un digiuno con riferimento al tema medesimo di questa lettera) vorrei chiedervi un impegno ancora.

*

Sapete gia' che da mesi alcune autorevoli personalita' della vita culturale, morale e civile del nostro paese, e con essi innumerevoli altri cittadini, hanno promosso un "appello all'Italia civile: una persona, un voto" (il cui testo e le cui prime sottoscrizioni allego in calce a questa lettera) affinche' sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che in Italia effettualmente vivono.

In quell'appello, di cui primi firmatari sono la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli, si constata che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano"; e si evidenzia quindi che poiche' "il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

*

Mi sembra che sarebbe necessario che nell'elaborazione della nuova legge elettorale il Parlamento tenesse conto di questa proposta, e vorrei dire di questa esigenza: di giustizia, di civilta'.

La Presidente della Camera, e di questo le sono particolarmente grato, gia' a suo tempo ha trasmesso questa proposta alla competente commissione parlamentare ed ha avuto altresi' la squisita cortesia di darne notizia ai promotori.

Ieri, con la presentazione del testo base elaborato dal relatore incaricato, sono di fatto iniziati i lavori della Commissione Affari Costituzionale della Camera, ma credo sia a tutti evidente che l'interlocuzione e la polemica tra i vertici nazionali dei partiti politici (e l'abuso del latino maccheronico e' sintomo di quanto ambigue, astratte ed autoreferenziali siano certe formulazioni e quanto rozze, speciose e sofistiche le relative argomentazioni) rischi di sovrastare, comprimere ed infine impedire un adeguato dibattito parlamentare (in commissione prima ed in aula poi) precostituendo schieramenti ed imponendo scelte che eludono ovvero inibiscono una riflessione complessa e adeguata su decisive questioni, e tra queste decisive questioni mi sembra non si possa ignorare il fatto che milioni di persone che vivono con noi e con noi lavorano in questo paese - e che in questo paese subiscono tuttora grandi torti e fin vessazioni inaudite - ancora sono private del primo diritto democratico, il diritto di voto.

*

Gentilissimi Presidenti,

credo sarebbe di grande utilita' un vostro intervento che evidenzi come la riforma della legge elettorale sia atto di tale importanza da richiedere la discussione piu' approfondita e partecipata possibile, e come tra i temi da non eludere - ed anzi da ritenere di primaria importanza - vi sia anche quello proposto dall'appello "Una persona, un voto".

*

Ovviamente oltre alla proposta contenuta nell'appello "Una persona, un voto" meritano attenzione e sostegno anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari.

*

Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e augurandovi ogni bene,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al quinto giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 12 maggio 2017

 

8. REPETITA IUVANT. "FAME DI GIUSTIZIA, FAME DI DEMOCRAZIA". AL SESTO GIORNO DI DIGIUNO UNA LETTERA AD ALCUNI AMICI APPRENSIVI, E A TUTTI GLI ALTRI

 

"Ho a parlare di tante malinconie..."

(Domenico Settembrini, incipit delle Ricordanze)

 

Alcuni ottimi amici, alquanto apprensivi, avendo saputo che in questi giorni sto digiunando a sostegno della proposta di riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono (e ve ne sono oltre cinque milioni cui tale diritto e' assurdamente negato), mi hanno detto di lasciar perdere, che non ne vale la pena, che tanto non c'e' nulla da fare, che e' meglio tacere e far finta di niente. Che tanto il ceto politico e' asservito a vertici sordi e ciechi a loro volta asserviti a - o integrati in - potentati economici ipso facto antidemocratici, che le principali rappresentanze parlamentari sono prive di ogni autonomia e il loro voto e' deciso da quattro sole persone nessuna delle quali siede in parlamento (e una e' anche interdetta dai pubblici uffici) e che tutte hanno dimostrato coi fatti di esser consenzienti con la persecuzione razzista degli immigrati. E quindi che questa iniziativa dell'appello "Una persona, un voto" e' sicuramente buona e giusta, ma e' destinata a soccombere alla gelida indifferenza dei legislatori. E che a maggior ragione questo digiuno - di quell'appello a sostegno - e' solo un atto di autolesionismo di un povero vecchio (anzi: di un vecchio povero) che ancora non ha capito come va il mondo.

Parlano cosi' perche' mi vogliono bene, lo so, e il loro affetto mi commuove e mi e' grato. Ma cosi' dicono. E il loro dire sembra buonsenso. E non e'.

Non e', e dico perche'.

*

Primo: milioni di persone in Italia attendono ancora il riconoscimento del diritto di voto, senza del quale continueranno a vivere in un regime di assoluta soggezione, di esposizione all'altrui arbitrio, che si concretizza in infinite vessazioni e in costante paura (e innanzitutto paura di rivolgersi alle pubbliche istituzioni poiche' esse si presentano loro come incombenti e incomprensibili poteri alieni e non come espressione di una comunita' di cui loro stessi sono parte con piena dignita' e pieni diritti).

Queste persone - milioni di persone - hanno gia' sofferto fin troppo: hanno diritto di essere riconosciute come esseri umani dotati di tutti i diritti ad ogni essere umano inerenti. Ed in un paese democratico il primo diritto nella sfera pubblica con specifico riferimento ai processi decisionali che si svolgono negli organi amministrativi elettivi le cui deliberazioni poi valgono erga omnes e' il diritto di voto. "Una persona, un voto" e' il motto e la bandiera della democrazia, e' il fondamento stesso della democrazia.

Almeno noi, ottimi amici, non possiamo essere ciechi dinanzi alla realta' che ci circonda: e la realta' e' quella di milioni di persone private del primo diritto democratico nell'unico luogo in cui realmente vivono la loro unica vita in questo mondo, persone talora sottoposte a selvaggio sfruttamento e infami umiliazioni per il solo fatto di non esser nate qui in Italia, in un paese in cui incredibilmente a tanti anni dalla vittoria della democrazia e la liberazione del paese dalla barbarie nazifascista sono stati scelleratamente ripristinati i campi di concentramento, le deportazioni, incredibili riduzioni e compressioni delle guarentigie giuridiche nei confronti dei non nativi, fino a configurare - come e' stato opportunamente rilevato - elementi di un regime di apartheid.

Questo noi lo vediamo, come vediamo la strage infinita nel Mediterraneo che si potrebbe far cessare con un semplice provvedimento legislativo che finalmente riconoscesse il diritto di ogni essere umano a entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro, cosi' d'un colpo annientando la mafia dei trafficanti mafiosi e schiavisti che gestisce il mercato illegale creato dalle politiche insensate e disumane dei paesi dell'Unione Europea.

Ed almeno noi, piu' che ottimi amici, non possiamo accettare che milioni di persone siano trattate nel migliore dei casi come oggetti di beneficenza e mai come titolari di diritti, come esseri umani in quanto tali portatori della medesima dignita' di tutte le altre persone; e piu' frequentemente siano vittime di asservimento e offese, fino alla riduzione in schiavitu' nei campi dell'agricoltura intensiva o sui cigli delle strade come carne da stupro.

Almeno noi dovremmo agire per far cessare le stragi, per far cessare la schiavitu'. Almeno noi che crediamo che ogni essere umano e' un essere umano con gli stessi diritti di tutti gli altri esseri umani, che ogni persona ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

*

Secondo: quanto al non valerne la pena e preferir tacere, e' l'esortazione e il comando che da sempre i poteri oppressivi ed i loro scagnozzi ci rivolgono con toni imperiosi o suadenti e sempre piu' o meno velatamente minacciando.

Invece ne vale sempre la pena di ribellarsi all'ingiustizia, di resistere alla violenza, di lottare per i diritti di tutti.

E non si deve mai tacere dinanzi all'iniquita', dinanzi al dolore, dinanzi al sopruso.

Dovremmo gridarlo dai tetti: ogni essere umano e' uguale a tutti gli altri in dignita' e diritti; il primo principio della democrazia e' che ogni persona ha diritto di esprimere la sua opinione e di partecipare alle decisioni che tutti riguardano.

*

Terzo: che l'appello "Una persona, un voto" possa non essere accolto dal Parlamento e' naturalmente nel novero delle possibilita', ne' stento a credere che le forze politiche razziste osteggerebbero in tutti i modi il riconoscimento del diritto di voto per tutti i residenti; ma se neppure ci battiamo perche' questa proposta sia almeno presente e discussa nel dibattito parlamentare, se noi stessi rinunciamo a sostenerla proprio adesso che il dibattito sulla nuova legge elettorale a Montecitorio si e' aperto (e come e' noto l'intento dichiarato dei gruppi parlamentari e' di concluderlo entro questo stesso mese), ebbene, allora nessuna possibilita' vi sara', per nostra defezione prima ancora che per altrui sordita'.

E quand'anche questa proposta di civilta' non trovasse ascolto in quel consesso, ebbene, che lo trovi almeno nella societa' civile; e se addirittura non lo trovasse neppure nell'opinione pubblica - largamente narcotizzata dalla propaganda sciovinista e razzista -, ebbene, resterebbe giusto comunque almeno enunciarla: dire la verita', denunciare un'oppressione in atto, avanzare una giusta proposta, tentare di fare del bene, e' gia' un bene in se'.

Peraltro alcuni deputati e senatori di varie forze politiche hanno gia' espresso la loro condivisione dell'appello: certo, per il momento sono pochi, ma ci sono; ed io credo che molti altri la pensino come loro e come noi anche se ancora non si sono espressi; e il loro numero puo' crescere se noi sapremo in questi giorni di maggio prima che sia troppo tardi continuare ad interloquire con chi siede in Parlamento e chiamarlo alla riflessione e all'impegno. Magari non riusciremo a persuaderne molti, ma sicuramente avremo fatto la cosa giusta e consentito ad altre persone di fare anch'esse la cosa giusta. Per poco che sia e' comunque qualcosa, e se non oggi servira' domani.

Last, but not least: facciamo sentire alle nostre sorelle ed ai nostri fratelli immigrati oggi esclusi dal diritto di voto la nostra solidarieta'. Facciamo sapere loro che almeno noi li consideriamo veramente nostri fratelli e nostre sorelle, con uguale dignita', con uguali diritti.

*

Quarto: quanto a questi miei pochi giorni di digiuno mi dispiacerebbe essere frainteso: esso non mira ad ottenere che altri faccia qualcosa ma a richiamare me stesso alle mie responsabilita'; quanto accade nel nostro paese e' anche mia responsabilita', il digiuno questo testimonia. Un digiuno, nella tradizione nonviolenta di Mohandas Gandhi e di Danilo Dolci, non e' uno strumento di ricatto psicologico, ma il suo contrario: richiamo a se stessi, illimpidimento e rigorizzazione del pensiero e dell'azione, accostamento empatico e accudente al dolore di chi soffre condividendone almeno una particola, persuasione che ogni soffio di bene alimenta l'umanita', certezza che nessuno strumento di lotta e' piu' forte dell'esempio, ed e' digiunando che si dichiara nel modo piu' nitido e intransigente la propria opposizione alla violenza dei poteri oppressivi e sfruttatori, la propria solidarieta' con tutte le vittime, e si tempra il cuore alla prosecuzione della lotta per la liberazione comune.

L'invito che rivolgo ad altri affinche' si impegnino per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia e' indipendente dal fatto che io stia digiunando; ed ogni persona che vorra' aggiungersi alle molte gia' impegnate per questo trovera' i modi adeguati: sottoscrivendo l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" di cui sono primi firmatari la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli; scrivendo ai parlamentari per convincerli a legiferare in tal senso; organizzando ogni sorta di iniziative nonviolente per questo inveramento della democrazia: la nonviolenza ha mille risorse.

Certo, io spero che questa testimonianza aiuti anche la riflessione e l'azione di altre persone, e peraltro da Torino a Foggia altri amici mi hanno informato delle iniziative che hanno intrapreso o stanno per intraprendere, ed a Viterbo - che e' la citta' in cui vivo - un'ampia solidarieta' viene ogni giorno espressa da tanti amici: iniziative e solidarieta' il cui fine e' appunto lo stesso del mio digiuno: denunciare una sesquipedale iniquita', chiedere subito il diritto di voto per tutti: "una persona, un voto", come voleva Nelson Mandela.

*

Quinto ed ultimo: e' vero, e' certo penoso lo spettacolo del dibattito tra i vertici delle forze politiche in merito alla nuova legge elettorale. Tutto autoreferenziale, tutto mirato a promuovere i propri interessi di partito o di fazione, tutto involgarito dalle reciproco ingiurie e da un argomentare specioso e incoerente.

Dalle dichiarazioni che appaiono sui mass-media sembra che persi nel labirinto del palazzo non abbiano nessuna consapevolezza della realta' che noi segnaliamo; che siano preda di una assoluta cecita' dinanzi al dramma di milioni di persone che evidentemente per lorsignori non sono esseri umani, ma un "problema di ordine pubblico", o nel migliore dei casi una plebe, "un volgo disperso che nome non ha", destinataria di un'arida, avara e pelosa beneficenza (in grandissima parte del resto rapinata da nativi che speculano sulla sofferenza dei piu' sofferenti) e del piu' profondo e ostentato disprezzo.

Ma arrendersi a questo non e' ammissibile. E delegare la gestione della cosa pubblica ai piu' egoisti e fin solipsisti, e pensare che non vi possa essere altra politica che quella dei vampiri, e' una sciocchezza e un delitto.

La politica noi la pensiamo come diritto e dovere di ogni persona; e la vita stessa la concepiamo come militanza per la buona causa, per il bene comune. E quindi non deleghiamo a nessuno i doveri che sono di tutti e ci assumiamo la nostra parte di responsabilita', con cio' stesso chiamando ciascuno a fare altrettanto. Cosicche' vogliamo esercitare fino in fondo questo nostro dovere di persone che in quanto senzienti, pensanti ed agenti, vivendo in una trama di relazioni sociali, sempre fanno politica e la prima politica e' il personale esempio di gratitudine e di solidarieta' verso l'umanita' intera che si da' con la propria condotta.

Rileggo in questi giorni le opere di don Milani (in questa recentissima, preziosa e tanto lungamente attesa edizione integrale e filologicamente curata) e mi commuove ancora una volta quella testimonianza e quella proposta di personale impegno, di azione diretta nonviolenta, di scelta senza riserve di condivisione della vita e della lotta delle oppresse e degli oppressi. Se il dolore e il diritto dell'altro ci tocca e ci sta a cuore, inerti non possiamo restare.

*

Cosi' riproponiamo l'appello di Lidia Menapace e di padre Alex Zanotelli e di tante e tanti altri: "una persona, un voto".

E con le parole li' contenute ancora una volta ricordiamo che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E poiche' il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", "l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Ed insistiamo dunque a chiedere a chi siede in Parlamento di far propria questa proposta, questa esigenza, e di tradurla in legge dello stato: adesso.

*

Ed ancora una volta sia detto che ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

*

E cosi', giunti al fin della licenza, anche se a taluno sembrasse l'azione ridicola di uno spirito bizzarro, il mio digiuno anche oggi continua, e poiche' ho l'immane privilegio di avere una casa ed in essa una dispensa colma di ogni bendidio la fame di alimenti che sento in questi giorni e' per me in realta' poca cosa (a differenza di chi provandola non sa se potra' soddisfarla, ed allora e' il piu' grande degli orrori, ed e' lo scandalo degli scandali che l'umanita' non l'abbia ancora vinta per sempre); mentre assai piu' grande sento e vieppiu' mi tormenta la fame di democrazia, la fame di giustizia, la fame di verita' e umanita'.

*

Allego in calce ancora una volta l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Ed ancora una volta tutte e tutti per l'attenzione ringrazio, ed a tutte e tutti rinnovo l'invito a perseverare, ciascuna e ciascuno nei modi che riterra' adeguati, nel sostenere l'appello all'Italia civile affinche' sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono. Facciamo sentire ai legislatori la nostra voce, e la voce del volto muto delle vittime dell'ingiustizia.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Siamo una sola umanita'. Salvare le vite e' il primo dovere. Contare le teste invece di romperle. Una persona, un voto.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al sesto giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 13 maggio 2017

 

9. REPETITA IUVANT. L'APPELLO ALL'ITALIA CIVILE "UNA PERSONA, UN VOTO"

 

Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e' ora.

*

All'appello "Una persona, un voto" hanno gia' espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime:

padre Alex Zanotelli

Lidia Menapace, partigiana, femminista e senatrice emerita

Isa Alberti

Gianfranco Aldrovandi, del "Collettivo nonviolento uomo-ambiente"

Rocco Altieri, docente e saggista, direttore dei "Quaderni Satyagraha", Centro Gandhi di Pisa

Dino Angelini

Pino Arancio, traduttore, impegnato nei movimenti per la pace e di solidarieta'

Piero Arcangeli, etnomusicologo e compositore

Laura Arduni, impiegata

Simonetta Astigiano, biologa e ricercatrice

Lino Balza, ecologista

don Franco Barbero

Daniele Barbieri, blogger

Raffaele Barbiero, operatore sociale

Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio

Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa"

Eleonora Bellini, bibliotecaria e scrittrice

Giuliana Beltrame, sociologa e attivista

Maurizio Benazzi, quacchero, curatore della newsletter "Ecumenici"

don Gianni Bergamaschi

Ascanio Bernardeschi, saggista e militante

Massimiliano Bernini, deputato

Norma Bertullacelli, dell'"ora in silenzio per la pace" di Genova

Michele Boato, ecologista

Franco Borghi, attivista per la pace e la legalita'

Dario Borso, filosofo

Giovanni Bosco

Paolo Bosi, docente universitario

Donatella Botta, impegnata nella solidarieta'

Silvio Bozzi, docente universitario

Anna Bravo, storica

Valentina Bruno, docente, del centro antiviolenza "Erinna" di Viterbo

Giuseppe Burgio, pedagogista, Universita' di Enna

Alberto Cacopardo, antropologo

Alessandro Capuzzo, ecopacifista

Gennaro Carotenuto, storico

Giorgio Carpi, "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano (Pisa)

Claudio Carrara, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione - Italia

Maria Luigia Casieri, dirigente scolastica

Francesco Cassotti

Pilar Castel, autrice e attrice No War

Valeria Castelli

Marco Catarci, pedagogista e docente universitario

Nello Centomo

Olindo Cicchetti, figura storica dei movimenti ecopacifisti e per i diritti, narratore di comunita'

Michele Citoni, documentarista

Giancarla Codrignani, saggista e deputata emerita

Francesco Coletta, docente e coordinatore della Federazione Gilda-Unams di Viterbo

Antonio Corbeletti, presidente della sezione Anpi di Voghera

don Franco Corbo, parroco, presidente del gruppo di volontariato "Solidarieta'"

Paolo Crocchiolo, medico, docente universitario

Lucia Cruschelli, associazione "Mestizaje" di Cecina

Pasquale D'Andretta, formatore

Massimo Dalla Giovanna, impiegato, delegato Rsu

Tiziana Dal Pra, presidente dell'associazione "Trama di terre" di Imola

Marianita De Ambrogio, Donne in Nero di Padova

Emanuela Dei, giornalista

Tonio Dell'Olio, presidente Pro Civitate Christiana di Assisi, gia' coordinatore nazionale di Pax Christi, gia' responsabile di Libera International

Giorgio Demurtas, docente universitario

Valerio De Nardo, dirigente pubblica amministrazione e scrittore

Lucia De Sanctis, associazione "Mestizaje" di Cecina

Maria Rosa De Troia, attivista in difesa della Costituzione

Mario Di Marco, responsabile della formazione dei volontari in servizio civile della Caritas diocesana di Viterbo

Domenico Di Pietro, associazione "Mestizaje" di Cecina

Angela Dogliotti, peace-researcher

Luciano Dottarelli, docente e saggista, presidente Club Unesco Viterbo-Tuscia

Anna Draghetti, pensionata

Massimo Duranti, giudice di pace emerito

Anna Maria Eramo

Osvaldo Ercoli, figura storica dell'impegno per la pace, i diritti umani, l'ambiente

Carla Ermoli, pensionata

Roberto Escobar, filosofo politico e critico cinematografico

suor Maria Stella Fabbri

Sergio Falcone, poeta

Maria Bernarda Forcella

Valentina Franchi, associazione "Mestizaje" di Cecina

Gabriele Gabrieli, del Gruppo "In silenzio per la pace" di Mantova

Sancia Gaetani, Wilfp Italia

Haidi Gaggio Giuliani, senatrice emerita

Elena Gajani Monguzzi, docente, poetessa, impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani

Daniele Gallo, giornalista, saggista, editore e docente universitario

Francuccio Gesualdi, animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo"

Giorgio Giannini, storico e saggista

Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace e la nonviolenza

Miguel Gotor, senatore

Carmine Grassimo, docente, formatore, capo scout e barelliere a Lourdes

Celeste Grossi, figura storica dell'impegno di pace e solidarieta'

Carlo Gubitosa, saggista e mediattivista

Paolo Henrici De Angelis, architetto

Paolo Hutter, giornalista

Luca Kocci, docente, giornalista, saggista

Francesca Koch, presidente della "Casa Internazionale delle Donne" di Roma

Alberto L'Abate, presidente onorario dell'Ipri

Eros Lamaida, sindaco di Castelnuovo Cilento

Teresa Lapis, giurista dei diritti umani, docente

Federico La Sala, docente di filosofia e saggista

Raniero La Valle, senatore emerito, direttore di "Vasti", presidente del Comitato per la democrazia internazionale

Paolo Limonta, maestro elementare e consigliere comunale

Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente

Anna Lodeserto, internazionalista ed esperta di politiche migratorie, cittadinanza e mobilita'

Pierpaolo Loi, maestro elementare

Eugenio Longoni, militante antifascista

Franco Lorenzoni, maestro elementare e coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci

Paolo Lucchesi, dal lungo curriculum d'impegno sociale

Daniele Lugli, presidente onorario del Movimento Nonviolento

Monica Luisoni, attivista

suor Monica Luparello, missionaria comboniana

Antonio Lupo, medico

Maria Immacolata Macioti, sociologa, docente universitaria

Agnese Manca, docente universitaria, impegnata in molte iniziative di solidarieta'

Giovanni Mandorino, del Centro Gandhi di Pisa

Fiorella Manzini, pensionata, gia' insegnante di educazione artistica, pittrice, presidente del Cdmpi

Cristina Maranesi, blogger

Luisa Marchini, operatrice culturale, saggista e narratrice

don Mario Marchiori

Alessandro Marescotti, fondatore e presidente di Peacelink

Gian Marco Martignoni, Cgil Varese

Rachele Matteucci, insegnante di lingua italiana per stranieri presso l'Associazione San Martino de Porres

Cristina Mattiello, insegnante, giornalista

Clementina Mazzucco, docente universitaria, saggista

Alessandra Mecozzi, presidente di "Cultura e' liberta'. Una campagna per la Palestina"

Rosa Mendes, bibliotecaria, presidente dell'Associazione donne brasiliane in Italia

Enrico Mezzetti, presidente dell'Anpi provinciale di Viterbo

Pierangelo Monti, del Mir di Ivrea

Luisa Morgantini, gia' vicepresidente del Parlamento Europeo

Rosangela Mura, attivista

Alessandro Murgia, medico impegnato nella solidarieta'

Loretta Mussi, Rete romana di solidarieta' con la Palestina

Amalia Navoni, educatrice e attivista per i diritti umani e i beni comuni

Giorgio Nebbia, ecologista

Giovanna Niccoli, attivista

don Gianni Novelli, direttore emerito del Cipax

Emilia Pacelli, casalinga

Giovanna Pagani, Wilpf Italia

Anselmo Palini, insegnante e saggista

Vittorio Pallotti, fondatore del Centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale

Marco Palombo, figura storica dei movimenti per la pace

Eleonora Parlanti, ricercatrice

Maria Paola Patuelli, Comitato in difesa della Costituzione di Ravenna e Associazione femminile maschile plurale

Marisa Pedroncelli, volontaria nella solidarieta' internazionale

Giovanni Penzo, pensionato

Donato Perreca, pensionato

Gianpaolo Petrucci, presidente del Gruppo Educhiamoci alla Pace di Bari

Enrico Peyretti, saggista e peace-researcher

Fiora Pezzoli, psicoterapeuta

Giorgio Piacentini, presidente emerito del Cipax

Leo Piacentini, pensionato

Piero Pinzauti

Rosanna Pirajno, architetta, presidente dell'associazione "Mezzocielo" di Palermo

Alessandro Pizzi, gia' sindaco di Soriano nel Cimino, docente di matematica e fisica, volontario nel carcere di Viterbo

Pier Paolo Poggio, storico, direttore della Fondazione "Luigi Micheletti"

Rocco Pompeo, presidente della "Fondazione Nesi"

Pier Paolo Poncia, geologo

Giuliano Pontara, filosofo

Franco Porcu, operaio

Alessandro Presicce, giurista

Andrea Pubusa, giurista

Pasquale Pugliese, segreteria nazionale del Movimento Nonviolento

Mauro Pugni, Cdb di Modena

Laura Quagliuolo, redattrice e attivista del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane

Fabio Ragaini, Gruppo Solidarieta'

Margherita Rambaldi

Roberto Rampi, deputato

Massimo Ribelli, Universita' di Roma "La Sapienza"

Annamaria Rivera, antropologa

padre Agostino Rota Martir, campo Rom di Coltano

Giorgio Roversi, pensionato

Enrica Salvatori, docente universitaria

Vincenzo Sanfilippo, sociologo, della Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto

Lavinia Sangiorgi, volontaria di Focus - Casa dei diritti sociali di Roma

Antonia Sani, Wilpf Italia

Adriano Sansa, magistrato e poeta

Carlo Sansonetti, figura storica dell'impegno di pace e solidarieta'

Delfino Santaniello, figura storica dell'impegno per la legalita' e la democrazia

Eugenio Santi, presidente del Gavci

don Alessandro Santoro, della comunita' delle Piagge

Mauro Sarnari, dell'Unicef di Viterbo

padre Pietro Sartorel, sacerdote, missionario in Brasile

Giovanni Sarubbi, direttore de "Il dialogo"

Renato Sasdelli, docente universitario e saggista

Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico

Manlio Schiavo, docente, referente del Comitato cittadino di Bagheria per la Costituzione

Marco Scipioni, presidente del Centro studi e documentazione "Don Pietro Innocenti"

Rosa Scognamiglio, docente impegnata in difesa dei diritti umani e della Costituzione

Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati

Bruno Segre, organizzatore e ricercatore culturale indipendente

Giovanni Battista Sgritta, sociologo e docente universitario

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Matteo Soccio, "Casa per la Pace" di Vicenza

Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil

Gabriele Spallone

Marilena Spriano

Irene Starace, Wilpf Italia

Ada Tomasello, Usb immigrazione Viterbo

Marco Trotta, consigliere di quartiere a Bologna per Coalizione Civica

Michelangelo Tumini, dei "Cantieri di pace" di Osimo, Offagna, Castelfidardo e Loreto

Olivier Turquet, educatore ed editore, coordinatore di "Pressenza"

Laura Tussi, giornalista e scrittrice

Fabio Vaccari

Nicola Vallinoto, informatico, dirigente nazionale del Movimento Federalista Europeo

Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento

Leonardo Varvaro, docente universitario

Antonio Vermigli, direttore di "In dialogo"

Salvatore Vitale, divulgatore agricolo

Giulio Vittorangeli, presidente dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo

Luciano Zambelli, della Lega per il disarmo unilaterale

Lorenzo Zaniboni

Giorgio Zanin, deputato

Rina Zardetto, presidente dell'Associazione Reggiana per la Costituzione

Franco Zunino, ingegnere

*

Per adesioni: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

Per dare notizia delle adesioni ai presidenti del Parlamento:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 422 del 14 maggio 2017

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