[Nonviolenza] Telegrammi. 2698



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2698 del 4 maggio 2017

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. La scelta

2. Con il diritto di voto fermare la guerra e le stragi, il razzismo e lo schiavismo. Un appello

3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

5. "Una persona, un voto". Un appello all'Italia civile

6. Contro la guerra, sostenere il Movimento Nonviolento

7. Franco Fortini: Canto degli ultimi partigiani

8. Franco Fortini: Complicita'

9. Franco Fortini: Per Serantini

10. Franco Fortini: Lontano lontano...

11. Franco Fortini: La lampadina fulminata

12. Franco Fortini: Marxismo

13. Franco Fortini: Comunismo

14. Segnalazioni librarie

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'

 

1. HIC ET NUNC. LA SCELTA

 

Non c'e' impegno per la pace senza la scelta della nonviolenza.

Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni; opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni; opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Difendere la vita, la dignita', i diritti di tutti gli esseri umani.

Difendere quest'unico mondo vivente casa comune dell'intera umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Il primo dovere e' salvare le vite.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione dell'umanita' da ogni violenza.

Non c'e' impegno per la pace senza la scelta della nonviolenza.

 

2. REPETITA IUVANT. CON IL DIRITTO DI VOTO FERMARE LA GUERRA E LE STRAGI, IL RAZZISMO E LO SCHIAVISMO. UN APPELLO

 

Come e' scritto nell'"appello all'Italia civile: una persona, un voto" promosso da padre Alessandro Zanotelli e dalla partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e sottoscritto da moltissime autorevoli personalita' dell'impegno culturale, morale e civile, "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

*

Due considerazioni vorremmo aggiungere, di semplice buon senso.

La prima: quando finalmente in Italia avranno il diritto di voto tutte le persone che in Italia vivono, sara' assai piu' difficile per i razzisti trovare consenso; e sara' assai piu' difficile per gli schiavisti trovare vittime costrette a subire ogni vessazione perche' effettualmente private di ogni diritto. E' con il diritto di voto che sconfiggeremo nel nostro paese razzismo e schiavismo.

La seconda: quando finalmente in Italia avranno il diritto di voto tutte le persone che in Italia vivono, e quindi tra esse anche quelle qui giunte in fuga dalla guerra e dalla fame, sara' assai piu' difficile che le politiche di guerra e di sfruttamento che stragi e devastazioni producono - le politiche oggi dominanti - trovino il consenso di cui godono oggi da parte di un'opinione pubblica e di un elettorato indifferenti per ipnosi o cinismo; e sara' assai piu' difficile ai governanti continuare nelle attuali assurde e turpi politiche che violano i diritti umani fondamentali ed impongono - infamia delle infamie - campi di concentramento, deportazioni ed altre vessazioni da regime di apartheid. E' con il diritto di voto che sconfiggeremo nel nostro paese le scellerate politiche di guerra e di violazione dei diritti umani fondamentali.

E' con il diritto di voto di tutte le persone che in Italia vivono che otterremo finalmente il rispetto e la piena applicazione della Costituzione repubblicana; e' con il diritto di voto di tutte le persone che in Italia vivono che otterremo finalmente l'inveramento della legalita' che salva le vite e rispetta e protegge la dignita' e i diritti di ogni persona; e' con il diritto di voto di tutte le persone che in Italia vivono che otterremo finalmente la pienezza della democrazia, il cui fondamento e' appunto il principio: "una persona, un voto".

*

Facciamo appello a tutte le persone di volonta' buona affinche' levino la loro voce e premano nonviolentemente sul Parlamento attualmente impegnato nell'elaborazione della nuova legge elettorale al fine di ottenere che cessi un'assurda ed ignobile discriminazione e sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

*

Preghiamo chiunque legga questo appello di farlo circolare ulteriormente e di scrivere ai Presidenti della Camera e del Senato affinche' coscientizzino tutti i parlamentari su questa ragionevole ed irrefutabile proposta di civilta': "sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese. Una persona, un voto".

*

Per scrivere ai presidenti del Parlamento:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

Per conferma dell'adesione a questo appello: centropacevt at gmail.com

 

3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

5. INIZIATIVE. "UNA PERSONA, UN VOTO". UN APPELLO ALL'ITALIA CIVILE

 

Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e' ora.

*

All'appello "Una persona, un voto" hanno gia' espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime:

padre Alex Zanotelli

Lidia Menapace, partigiana, femminista e senatrice emerita

Isa Alberti

Gianfranco Aldrovandi, del "Collettivo nonviolento uomo-ambiente"

Rocco Altieri, docente e saggista, direttore dei "Quaderni Satyagraha", Centro Gandhi di Pisa

Dino Angelini

Laura Arduni, impiegata

Simonetta Astigiano, biologa e ricercatrice

Lino Balza, ecologista

don Franco Barbero

Daniele Barbieri, blogger

Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio

Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa"

Eleonora Bellini, bibliotecaria e scrittrice

Giuliana Beltrame, sociologa e attivista

Maurizio Benazzi, quacchero, curatore della newsletter "Ecumenici"

don Gianni Bergamaschi

Ascanio Bernardeschi, saggista e militante

Massimiliano Bernini, deputato

Norma Bertullacelli, dell'"ora in silenzio per la pace" di Genova

Michele Boato, ecologista

Franco Borghi, attivista per la pace e la legalita'

Dario Borso, filosofo

Paolo Bosi, docente universitario

Donatella Botta, impegnata nella solidarieta'

Silvio Bozzi, docente universitario

Anna Bravo, storica

Valentina Bruno, docente, del centro antiviolenza "Erinna" di Viterbo

Giuseppe Burgio, pedagogista, Universita' di Enna

Alberto Cacopardo, antropologo

Alessandro Capuzzo, ecopacifista

Gennaro Carotenuto, storico

Giorgio Carpi, "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano (Pisa)

Claudio Carrara, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione - Italia

Maria Luigia Casieri, dirigente scolastica

Pilar Castel, autrice e attrice No War

Valeria Castelli

Marco Catarci, pedagogista e docente universitario

Nello Centomo

Olindo Cicchetti, figura storica dei movimenti ecopacifisti e per i diritti, narratore di comunita'

Michele Citoni, documentarista

Giancarla Codrignani, saggista e deputata emerita

Francesco Coletta, docente e coordinatore della Federazione Gilda-Unams di Viterbo

Antonio Corbeletti, presidente della sezione Anpi di Voghera

don Franco Corbo, parroco, presidente del gruppo di volontariato "Solidarieta'"

Lucia Cruschelli, associazione "Mestizaje" di Cecina

Pasquale D'Andretta, formatore

Massimo Dalla Giovanna, impiegato, delegato Rsu

Tiziana Dal Pra, presidente dell'associazione "Trama di terre" di Imola

Marianita De Ambrogio, Donne in Nero di Padova

Emanuela Dei, giornalista

Tonio Dell'Olio, presidente Pro Civitate Christiana di Assisi, gia' coordinatore nazionale di Pax Christi, gia' responsabile di Libera International

Giorgio Demurtas, docente universitario

Lucia De Sanctis, associazione "Mestizaje" di Cecina

Maria Rosa De Troia, attivista in difesa della Costituzione

Mario Di Marco, responsabile della formazione dei volontari in servizio civile della Caritas diocesana di Viterbo

Domenico Di Pietro, associazione "Mestizaje" di Cecina

Angela Dogliotti, peace-researcher

Luciano Dottarelli, docente e saggista, presidente Club Unesco Viterbo-Tuscia

Anna Draghetti, pensionata

Massimo Duranti, giudice di pace emerito

Osvaldo Ercoli, figura storica dell'impegno per la pace, i diritti umani, l'ambiente

Carla Ermoli, pensionata

Roberto Escobar, filosofo politico e critico cinematografico

suor Maria Stella Fabbri

Sergio Falcone, poeta

Maria Bernarda Forcella

Valentina Franchi, associazione "Mestizaje" di Cecina

Gabriele Gabrieli, del Gruppo "In silenzio per la pace" di Mantova

Sancia Gaetani, Wilfp Italia

Haidi Gaggio Giuliani, senatrice emerita

Elena Gajani Monguzzi, docente, poetessa, impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani

Daniele Gallo, giornalista, saggista, editore e docente universitario

Francuccio Gesualdi, animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo"

Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace e la nonviolenza

Miguel Gotor, senatore

Carmine Grassimo, docente, formatore, capo scout e barelliere a Lourdes

Celeste Grossi, figura storica dell'impegno di pace e solidarieta'

Carlo Gubitosa, saggista e mediattivista

Paolo Henrici De Angelis, architetto

Paolo Hutter, giornalista

Luca Kocci, docente, giornalista, saggista

Francesca Koch, presidente della "Casa Internazionale delle Donne" di Roma

Alberto L'Abate, presidente onorario dell'Ipri

Federico La Sala, docente di filosofia e saggista

Raniero La Valle, senatore emerito, direttore di "Vasti", presidente del Comitato per la democrazia internazionale

Paolo Limonta, maestro elementare e consigliere comunale

Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente

Anna Lodeserto, internazionalista ed esperta di politiche migratorie, cittadinanza e mobilita'

Pierpaolo Loi, maestro elementare

Eugenio Longoni, militante antifascista

Franco Lorenzoni, maestro elementare e coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci

Paolo Lucchesi, dal lungo curriculum d'impegno sociale

Daniele Lugli, presidente onorario del Movimento Nonviolento

Monica Luisoni, attivista

suor Monica Luparello, missionaria comboniana

Antonio Lupo, medico

Maria Immacolata Macioti, sociologa, docente universitaria

Agnese Manca, docente universitaria, impegnata in molte iniziative di solidarieta'

Giovanni Mandorino, del Centro Gandhi di Pisa

Fiorella Manzini, pensionata, gia' insegnante di educazione artistica, pittrice, presidente del Cdmpi

Cristina Maranesi, blogger

Luisa Marchini, operatrice culturale, saggista e narratrice

don Mario Marchiori

Alessandro Marescotti, fondatore e presidente di Peacelink

Gian Marco Martignoni, Cgil Varese

Rachele Matteucci, insegnante di lingua italiana per stranieri presso l'Associazione San Martino de Porres

Cristina Mattiello, insegnante, giornalista

Clementina Mazzucco, docente universitaria, saggista

Alessandra Mecozzi, presidente di "Cultura e' liberta'. Una campagna per la Palestina"

Rosa Mendes, bibliotecaria, presidente dell'Associazione donne brasiliane in Italia

Enrico Mezzetti, presidente dell'Anpi provinciale di Viterbo

Pierangelo Monti, del Mir di Ivrea

Luisa Morgantini, gia' vicepresidente del Parlamento Europeo

Rosangela Mura, attivista

Alessandro Murgia, medico impegnato nella solidarieta'

Loretta Mussi, Rete romana di solidarieta' con la Palestina

Amalia Navoni, educatrice e attivista per i diritti umani e i beni comuni

Giorgio Nebbia, ecologista

Giovanna Niccoli, attivista

don Gianni Novelli, direttore emerito del Cipax

Emilia Pacelli, casalinga

Giovanna Pagani, Wilpf Italia

Anselmo Palini, insegnante e saggista

Vittorio Pallotti, fondatore del Centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale

Eleonora Parlanti, ricercatrice

Maria Paola Patuelli, Comitato in difesa della Costituzione di Ravenna e Associazione femminile maschile plurale

Marisa Pedroncelli, volontaria nella solidarieta' internazionale

Giovanni Penzo, pensionato

Donato Perreca, pensionato

Enrico Peyretti, saggista e peace-researcher

Giorgio Piacentini, presidente emerito del Cipax

Leo Piacentini, pensionato

Piero Pinzauti

Rosanna Pirajno, architetta, presidente dell'associazione "Mezzocielo" di Palermo

Alessandro Pizzi, gia' sindaco di Soriano nel Cimino, docente di matematica e fisica, volontario nel carcere di Viterbo

Pier Paolo Poggio, storico, direttore della Fondazione "Luigi Micheletti"

Rocco Pompeo, presidente della "Fondazione Nesi"

Pier Paolo Poncia, geologo

Giuliano Pontara, filosofo

Franco Porcu, operaio

Alessandro Presicce, giurista

Andrea Pubusa, giurista

Pasquale Pugliese, segreteria nazionale del Movimento Nonviolento

Mauro Pugni, Cdb di Modena

Laura Quagliuolo, redattrice e attivista del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane

Fabio Ragaini, Gruppo Solidarieta'

Roberto Rampi, deputato

Massimo Ribelli, Universita' di Roma "La Sapienza"

Annamaria Rivera, antropologa

Giorgio Roversi, pensionato

Vincenzo Sanfilippo, sociologo, della Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto

Lavinia Sangiorgi, volontaria di Focus - Casa dei diritti sociali di Roma

Antonia Sani, Wilpf Italia

Adriano Sansa, magistrato e poeta

Delfino Santaniello, figura storica dell'impegno per la legalita' e la democrazia

Eugenio Santi, presidente del Gavci

don Alessandro Santoro, della comunita' delle Piagge

padre Pietro Sartorel, sacerdote, missionario in Brasile

Giovanni Sarubbi, direttore de "Il dialogo"

Renato Sasdelli, docente universitario e saggista

Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico

Manlio Schiavo, docente, referente del Comitato cittadino di Bagheria per la Costituzione

Marco Scipioni, presidente del Centro studi e documentazione "Don Pietro Innocenti"

Rosa Scognamiglio, docente impegnata in difesa dei diritti umani e della Costituzione

Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati

Bruno Segre, organizzatore e ricercatore culturale indipendente

Giovanni Battista Sgritta, sociologo e docente universitario

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Matteo Soccio, "Casa per la Pace" di Vicenza

Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil

Marilena Spriano

Irene Starace, Wilpf Italia

Marco Trotta, consigliere di quartiere a Bologna per Coalizione Civica

Michelangelo Tumini, dei "Cantieri di pace" di Osimo, Offagna, Castelfidardo e Loreto

Olivier Turquet, educatore ed editore, coordinatore di "Pressenza"

Laura Tussi, giornalista e scrittrice

Fabio Vaccari

Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento

Leonardo Varvaro, docente universitario

Antonio Vermigli, direttore di "In dialogo"

Salvatore Vitale, divulgatore agricolo

Giulio Vittorangeli, presidente dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo

Luciano Zambelli, della Lega per il disarmo unilaterale

Lorenzo Zaniboni

Rina Zardetto, presidente dell'Associazione Reggiana per la Costituzione

Franco Zunino, ingegnere

*

Per adesioni: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

Per dare notizia delle adesioni ai presidenti del Parlamento:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

 

6. QUID AGENDUM. CONTRO LA GUERRA, SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Tra le molte cose da fare per opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, di particolare utilita' e' sostenere il Movimento Nonviolento.

Per informazioni e contatti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it

 

7. MAESTRI. FRANCO FORTINI: CANTO DEGLI ULTIMI PARTIGIANI

[Da Franco Fortini, Foglio di via, Einaudi, Torino 1946, 1999, p. 32, riprendiamo questo notissimo testo del 1945 (da ultimo ristampato anche in Franco Fortini, Versi scelti. 1939-1989, Einaudi, Torino 1990, p. 15).

Franco Fortini (all'anagrafe Franco Lattes, Fortini e' il cognome della madre assunto come nom de plume) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista, partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina" ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante. E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu' isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. E' disponibile ora la raccolta di Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2014. Testi narrativi sono Agonia di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso Pasolini, Einaudi; e adesso il postumo incompiuto Un giorno o l'altro, Quodlibet, Macerata 2006. Si veda anche l'antologia fortiniana curata da Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti; la recente bella raccolta di interviste, Un dialogo ininterrotto, Bollati Boringhieri; e la raccolta di Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003. Tra le opere su Franco Fortini in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri, Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974; Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988; Daniele Balicco, Non parlo a tutti. Franco Fortini intellettuale politico, Manifestolibri, Roma 2006. Su Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo; la bibliogafia generale degli scritti di Franco Fortini e' in corso di stampa presso le edizioni Quodlibet a cura del Centro studi Franco Fortini; una bibliografia essenziale della critica e' nel succitato "Meridiano" mondadoriano pubblicato nel 2003]

 

Sulla spalletta del ponte

Le teste degli impiccati

Nell'acqua della fonte

La bava degli impiccati.

 

Sul lastrico del mercato

Le unghie dei fucilati

Sull'erba secca del prato

I denti dei fucilati.

 

Mordere l'aria mordere i sassi

La nostra carne non e' piu' d'uomini

Mordere l'aria mordere i sassi

Il nostro cuore non e' piu' d'uomini.

 

Ma noi s'e' letta negli occhi dei morti

E sulla terra faremo liberta'

Ma l'hanno scritta i pugni dei morti

La giustizia che si fara'.

 

8. MAESTRI. FRANCO FORTINI: COMPLICITA'

[Da Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Einaudi, Torino 1978, 1987, p. 151. E' un testo del 1955, apparso dapprima in Poesia e errore (ed ora anche in Versi scelti. 1939-1989). In una nota a questa poesia Fortini scriveva: "Notizia giornalistica. Nella Ruhr, non pochi operai reduci dai campi di concentramento nazisti cercavano di farsi cancellare il tatuaggio del numero allora impresso sul loro braccio, per non essere identificati, sul luogo di lavoro, come ex resistenti e antifascisti"]

 

Per ognuno di noi che dimentica

c'e' un operaio della Ruhr che cancella

lentamente se stesso e le cifre

che gli incisero sul braccio

i suoi signori e nostri.

 

Per ognuno di noi che rinuncia

un minatore delle Asturie dovra' credere

a una seta di viola e d'argento

e una donna d'Algeri sognera'

d'essere vile e felice.

 

Per ognuno di noi che acconsente

vive un ragazzo triste che ancora non sa

quanto odiera' di esistere.

 

9. MAESTRI. FRANCO FORTINI: PER SERANTINI

[Da Franco Fortini, L'ospite ingrato. Primo e secondo, Marietti, Casale Monferrato (Al) 1985, p. 153. E' un testo del 1972. Ora anche in Versi scelti. 1939-1989, Einaudi, Torino 1990 (con due minime varianti); Non solo oggi, Editori Riuniti, Roma 1991; Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003.

Su Franco Serantini, militante libertario, nato a Cagliari nel 1951 ed ucciso a Pisa nel 1972, cfr. Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini, Einaudi, Torino 1975, Bfs, Pisa 2002; AA. VV., Franco Serantini. Storia di un sovversivo (e di un assassinio di Stato), suppl. ad "A. rivista anarchica", n. 28, maggio 2002]

 

Il cinque di maggio del Settantadue nella citta'

di Pisa in Italia in mezzo alla citta'

alcuni miei concittadini armati

agenti della polizia repubblicana scatenati

coi fucili rompendogli le ossa del cranio hanno ammazzato

e a calci un giovane manifestante chiamato

Franco Serantini. A quelli che lo hanno ucciso

il governo ha benedette le mani con un sorriso.

Alla radio hanno parlato dei nostri doveri.

La gente ha altri pensieri.

Negli anni della mia vita le vittime innocenti

hanno coperto di corpi i continenti

e ogni giorno il potere squarcia e distrugge chi non

accetta chi non acconsente chi non si consuma con

rabbia o devozione. Lo so perche' io

guardo dalle due parti come un ridicolo iddio.

Non voglio impietosire, non lo mostro denudato

con la fronte nera che i grandi gli hanno spezzato.

E potrei farvi piangere saprei farvi gridare

ma non serve al difficile lavoro che abbiamo da fare.

Per questo queste parole non sono poesia

se non per una rima debole che va via

di riga in riga sibilo e memoria

o augurio o rimorso di qualcosa che fu gloria

o pieta' per nostra storia feroce

canto che serbo' un nome voce che amo' una croce.

Non c'e' ragione che valga il male ne' vittoria una vita.

La mia lo sa che fra poco sara' finita.

Ma se tutto e' un segno solo e diventano i destini

uno solo e noi portiamo Serantini

finche' possiamo.

 

10. MAESTRI. FRANCO FORTINI: LONTANO LONTANO...

[Da Franco Fortini, Composita solvantur, Einaudi, Torino 1994, p. 32. E' una delle "Sette canzonette del Golfo"]

 

Lontano lontano si fanno la guerra.

Il sangue degli altri si sparge per terra.

 

Io questa mattina mi sono ferito

a un gambo di rosa, pungendomi un dito.

 

Succhiando quel dito, pensavo alla guerra.

Oh povera gente, che triste e' la terra!

 

Non posso giovare, non posso parlare,

non posso partire per cielo o per mare.

 

E se anche potessi, o genti indifese,

ho l'arabo nullo! Ho scarso l'inglese!

 

Potrei sotto il capo dei corpi riversi

posare un mio fitto volume di versi?

 

Non credo. Cessiamo la mesta ironia.

Mettiamo una maglia, che il sole va via.

 

11. MAESTRI. FRANCO FORTINI: LA LAMPADINA FULMINATA

[Da Franco Fortini, Poesie inedite, Einaudi, Torino 1995, 1997, p. 12]

 

Qualcosa tintinna

nel vuoto, qualcosa

si e' rotto.

 

Il filo rovente

che spento ora oscilla

non vedi

 

ma senti e un ronzio

si ostina se scuoto

nel buio

 

quel filo che piu'

non brilla e che fu

tuo, mio.

 

12. MAESTRI. FRANCO FORTINI: MARXISMO

[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo, da Franco Fortini, Non solo oggi, Editori Riuniti, Roma 1991 (una bella raccolta di testi brevi e dispersi curata da Paolo Jachia, qui fine editore ma anche autore di egregi studi - vedi ad esempio le sue belle monografie laterziane su Bachtin e De Sanctis). Li' il testo che riportiamo e' alle pp. 145-149. Era primieramente apparso sul "Corriere della sera" del 29 marzo 1983]

 

Quelli che hanno la mia eta' Marx l'hanno letto alla luce delle nostre guerre. Hanno sempre sentito chiamare marxista chi le potenze delle armi, del profitto o del potere avevano voluto ridurre al silenzio. "E tu come li chiami i popoli oppressi o uccisi in nome di Marx?", mi si chiedera' ora; forse supponendo che non abbia trovato il tempo, finora, di chiedermelo. Rispondo che sono dalla mia parte. Li conto insieme a quelli che dal Diciassette, quando sono nato, sono nemici dei miei nemici, a Madrid come a Shanghai, a Leningrado come a Roma, a Hanoi, a Santiago, a Beirut... I cacciatori di "bestie marxiste" (cosi' si esprimono) devono sempre aver avuto difficolta' ad apprezzare le differenze teoriche fra marxiano, marxista, socialista, comunista, bolscevico e cosi' via.

Mi spieghero' meglio, per loro beneficio. C'e' una foto russa, del tempo della guerra civile: un plotone di morti di fame, in panni ridicoli, cappellucci alla Charlot in testa, scarpe slabbrate; e a spall'arm i fucili dello zar. Questo e' marxismo. C'e' un'altra foto, Varsavia 1956, un giovane magro, impermeabile addosso, sta dicendo nel microfono, a una sterminata folla operaia che il giorno dopo l'Armata rossa, come a Budapest, puo' volerli morti o deportati. Anche questo e' marxismo. Con chi queste cose dice di non capirle, di marxismo e' meglio non parlare neanche.

Un certo numero di italiani miei coetanei sparve anzitempo dalla faccia della terra, combattendo borghesi e fascisti. Grazie a loro se le forze dell'ordine volessero perquisirmi, potrei mostrare che sul miei scaffali invecchiano le opere di Marx, di Lenin e di Mao, senza temere, ancora, di venire trascinato alla tortura e alla fossa com'e' accaduto e ogni giorno accade a poche ore di aereo da casa nostra. Dieci o quindici anni fa poco e' mancato che la civica arena o il catino di San Siro non accogliessero, come lo stadio di Santiago del Cile, le "bestie marxiste". So chi mi avrebbe aiutato, in quel caso: non sarebbero stati davvero quelli che mi conoscono perche' hanno letto i miei libri. E ora approfitto di queste righe per salutare Alaide Foppa, mia collega di letteratura italiana a Citta' di Messico. La conobbi anni fa. In questi giorni ho saputo chi l'ha ammazzata, in Guatemala. Anche questo e' marxismo.

Cominciai nel 1940 col Manifesto, per consiglio di Giacomo Noventa e Giampiero Carocci; senza alcun entusiasmo. Capii poi qualcosa da Trockij e Sorel. Durante la guerra vissi in fanteria un buon corso di marxismo pratico. A Zurigo, nell'inverno 1943-44, non so quanti libri lessi, riassunsi e annotai, che parlavano di socialismo e di materialismo storico. Si faceva fuoco di ogni frasca, allora. Un opuscolo in francese, ricordo, mi fu molto utile; l'aveva scritto un tale che firmava con lo pseudonimo, seppi poi, di Saragat. L'apprendistato comprendeva testi anche troppo disparati: Malraux e Rosselli, Victor Serge e Silone, Mondolfo e Eluard...

A guerra finita vennero letture meno selvagge: le opere storiche (Le lotte di classe in Francia, Il diciotto brumaio, La guerra civile in Francia), parte della Sacra famiglia, i primi capitoli, splendidi di genio e forza sintetica, della Ideologia tedesca, i due volumi del primo libro del Capitale, e a partire dal 1949 quei Manoscitti economico-filosofici del 1844 oggi tanto derisi e che mai hanno cessato di stupirmi per la loro capacita' di guidarci da Hegel fino ai giorni che ancora ci aspettano; e di dirci parole di incredibile attualita'. E altro ancora.

Dopo vent'anni di diatribe storico-filologiche sul primo e il secondo Marx; dopo Lukacs e Sartre, Bloch e Sohn-Rethel, Adorno e Althusser, Mao e gli amici torinesi di "Quaderni rossi", a quelle pagine non ho piu' sentito il bisogno di tornare se non nei termini di cui parla Brecht in una poesia intitolata, appunto, "Il pensiero nelle opere dei classici":

 

Non si cura

che tu gia' lo conosca; gli basta

che tu l'abbia dimenticato...

senza l'insegnamento

di chi ieri ancora non sapeva

perderebbe presto la sua forza rapido decadendo.

 

Non stiamo commemorando la nostra giovinezza. Anche se fondamentale, quel pensiero non e' se non un passaggio dell'ininterrotto processo che porta da luce a oscurita' poi ad altra luce, e dal credere di sapere al sapere di credere. Se ne compone (come quella di chiunque) la nostra esistenza. O per la gioia dei piu' sciocchi dovremmo ripetere qual che ci sembra di aver detto sempre e cioe' di non aver creduto mai che il pensiero di Marx potesse fungere da chiave interpretativa del mondo piu' o meglio di quanto lo faccia, ad esempio, la poesia dell'Alighieri? Una educazione alla storia ci faceva almeno intravvedere quel che era stato detto e fatto ben prima e sarebbe stato detto e patito molto dopo di noi.

Quando, per l'Italia, almeno dal 1900, data del libro di Croce, ci viene ogni qualche anno ripetuto che quella di Marx e' filosofia superata, non ho difficolta' ad ammetterlo; sebbene subito dopo domandi che cosa significa superare la filosofia di Platone o di Kant. Quando ci viene spiegato che la teoria marxiana del valore o quella sulla caduta tendenziale del saggio di profitto sono manifestamente errate, non ho difficolta' ad ammetterlo; anche perche' mai l'ho impiegata per capire come vadano le cose di questo mondo. Quando mi si dimostra che l'idea, certo marxiana, di un passaggio dalla preistoria umana alla storia mediante la fine della proprieta' privata, dello Stato e del lavoro alienato, si fonda su di una antropologia fallace e senz'altro smentita dai "socialismi reali", apertamente lo riconosco; anche perche' ho sempre attribuita la figura d'un progresso illimitato all'errore che afferma la indefinita perfettibilita' dell'uomo, un errore illuministico-borghese che Marx ebbe a ereditare.

Ma quando mi si dice che la teoria delle ideologie e' falsa, che la lotta delle classi e' una favola e che il socialismo e' una utopia senza neanche l'utilita' pragmatica delle utopie, chiedo allora un supplemento di istruttoria. Primo, perche' il pensiero epistemologico contemporaneo, dalla critica psicanalitica del soggetto fino alla semiologia, conferma la fine d'ogni immediata coerenza fra parola, coscienza e realta', come fra mondo e concezioni del mondo; secondo, perche' a tutt'oggi e' difficile negare - e lo si sapeva ben prima di Marx - l'esistenza di ininterrotti conflitti di interessi fra gruppi umani per il possesso dei mezzi di produzione e la ripartizione del prodotto sociale; conflitti determinati dai modi del produrre e determinanti l'assetto, o lo sconvolgimento, dell'intera societa'. Per quanto e' del terzo ed ultimo punto, convengo volentieri che esso rinvia ad una persuasione indimostrabile.

La volonta' di eguaglianza e giustizia pertiene alla politica solo grazie alla mediazione dell'etica e della religione. Marx non ne ha data nessuna ragione migliore. Indipendentemente da ogni mito perfezionista, credo si debba continuare a volere (un volere che implica lotta) una sempre piu' sapiente gestione delle conoscenze e delle esistenze. Il "sogno di una cosa" e' la realizzata capacita' dei singoli e delle collettivita' di operare sul rapporto fra necessita' e liberta', fra destino e scelta, fra tempo e attimo.

Il movimento socialista e comunista si e' fondato per cent'anni su quel che si chiamava l'insegnamento di Marx. Ne era parte maggiore l'idea che il passaggio al comunismo dovesse essere conseguenza dello sviluppo delle forze produttive, della industrializzazione e della crescita della classe operaia; e compiersi con una pianificazione centralizzata. In questi nodi di verita' e di errore si e' legato il "socialismo reale". Oggi gli esiti del passato ci impediscono di guardare al futuro. Sono esiti tragici non solo per cadute politiche, economiche o culturali ne' solo per costi umani; ma perche', anche al di fuori dei paesi comunisti, il "marxismo reale" ha accettato il quadro mentale del suo antagonista: primato della tecnologia, etica della efficienza, sfruttamento dei piu' deboli. Sembrano falliti tutti i tentativi per uscire da questa logica: massimo quello cinese. Eppure, Bloch dice, non e' stata data nessuna prova che quella uscita sia impossibile. L'eredita' marxiana e' divisa: una meta' e' ancora nostra, l'altra e' dei nemici del socialismo e comunismo, sotto ogni bandiera, anche rossa.

Quanto alla mente geniale morta cent'anni fa, e' anche grazie ad essa che e' stato ridimensionato il ruolo delle grandi personalita' e dei loro sepolcri. Pero' ho visitato con commozione a Parigi il Muro dei Federati, a Nanchino la Terrazza della Pioggia di Fiori o dei Centomila Fucilati; mi fosse possibile, andrei a onorare i morti dei Gulag: sono tutti di una medesima parte, tuttavia parte; non ipocrita bacio tra vittime e carnefici. Marx ci ha infatti insegnato a capire una volta per sempre quale opera implacabile gli ignoti, gli infiniti vinti vincitori, compiano entro le societa' che preferirebbero ignorarli ed entro di noi; quali cunicoli scavino, quali fornelli di mina preparino anche in coloro che li odiano per aver voluto qualcosa che interi popoli oppressi continuano, morti e vivi, a volere. Tutta la storia umana, ci dice, deve essere ancora adempiuta, interpretata, "salvata". E o lo sara' o non ci sara' piu' - sappiamo che e' possibile - nessuna storia. O ti interpreti, ti oltrepassi, ti "salvi" o non sarai esistito mai.

L'amico di Federico Engels non e' stato davvero il primo a dircelo. L'ultimo si'. E meglio ancora ogni giorno lo dice, oscuro a se stesso, "il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" (Ideologia tedesca, 1845-46, I, a). Anche questo e' marxismo.

 

13. MAESTRI. FRANCO FORTINI: COMUNISMO

[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo, da Franco Fortini, Extrema ratio, Garzanti, Milano 1990, pp. 99-101; era stato pubblicato per la prima volta nell'inserto settimanale satirico "Cuore" del quotidiano "L'Unita'" del 16 gennaio 1989. Dopo la pubblicazione in Extrema ratio, questo testo e' stato ristampato anche nell'opuscolo Una voce: comunismo, Edizioni del Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1990; in Non solo oggi, Editori Riuniti, Roma 1991; in Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003]

 

"Termine con cui si designano dottrine che propugnano e descrivono una societa' basata su forme comunitarie di produzione ovvero di produzione e consumo, in alternativa a societa' basate su forme di proprieta' privata ovvero di distribuzione e di consumo diseguali. Possesso comune della terra e dei mezzi di produzione, lavoro per tutti, regolazione pianificatrice dei bisogni e delle funzioni (...) parte integrante di tali dottrine e' l'educazione comune, pubblica, di tutti gli individui" (Enciclopedia Garzanti).

 

Il combattimento per il comunismo e' gia' il comunismo. E' la possibilita' (quindi scelta e rischio, in nome di valori non dimostrabili) che il maggior numero di esseri umani - e, in prospettiva, la loro totalita' - pervenga a vivere in una contraddizione diversa da quella oggi dominante. Unico progresso, ma reale, e' e sara' il raggiungimento di un luogo piu' alto, visibile e veggente, dove sia possibile promuovere i poteri e la qualita' di ogni singola esistenza. Riconoscere e promuovere la lotta delle classi e' condizione perche' ogni singola vittoria tenda ad estinguere la forma presente di quello scontro e apra altro fronte, di altra lotta, rifiutando ogni favola di progresso lineare e senza conflitti.

Meno consapevole di se' quanto piu' lacerante e reale, il conflitto e' fra classi di individui dotati di diseguali gradi e facolta' di gestione della propria vita. Oppressori e sfruttatori (in Occidente, quasi tutti; differenziati solo dal grado di potere che ne deriviamo) con la non-liberta' di altri uomini si pagano l'illusione di poter scegliere e regolare la propria individuale esistenza. Quel che sta oltre la frontiera di tale loro "liberta'" non lo vivono essi come positivo confine della condizione umana, come limite da riconoscere e usare, ma come un nero Nulla divoratore. Per dimenticarlo o per rimuoverlo gli sacrificano quote sempre maggiori di liberta', cioe' di vita, altrui; e, indirettamente, di quella propria. Oppressi e sfruttati (e tutti, in qualche misura, lo siamo; differenziati solo dal grado di impotenza che ne deriviamo) vivono inguaribilita' e miseria di una vita incontrollabile, dissolta ora nella precarieta' e nella paura della morte ora nella insensatezza e non-liberta' della produzione e dei consumi. Ne' gli oppressi e sfruttati sono migliori, fintanto che ingannano se stessi con la speranza di trasformarsi, a loro volta, in oppressori e sfruttatori di altri uomini. Migliori cominciano ad esserlo invece da quando assumono la via della lotta per il comunismo; che comporta durezza e odio per tutto quel che, dentro e fuori degli individui, si oppone alla gestione sovraindividuale delle esistenze; ma anche flessibilita' e amore per tutto quel che la promuove e la fa fiorire.

Il comunismo in cammino (un altro non esiste) e' dunque un percorso che passa anche attraverso errori e violenze, tanto piu' avvertiti come intollerabili quanto piu' chiara si faccia la consapevolezza di che cosa gli altri siano, di che cosa noi si sia e di quanta parte di noi costituisca anche gli altri; e viceversa. Il comunismo in cammino comporta che uomini siano usati come mezzi per un fine che nulla garantisce invece che, come oggi avviene, per un fine che non e' mai la loro vita. Usati, ma sempre meno, come mezzi per un fine, un fine che sempre piu' dovra' coincidere con loro stessi. Ma chi dalla lotta sia costretto ad usare altri uomini come mezzi (e anche chi accetti volontariamente di venir usato cosi') mai potra' concedersi buona coscienza o scarico di responsabilita' sulle spalle della necessita' o della storia.

Chi quella lotta accetta si fa dunque, e nel medesimo tempo, amico e nemico degli uomini. Non solo amico di quelli in cui si riconosce e ai quali, come a se stesso, indirizza la propria azione; e non solo nemico di quanti riconosce, di quel fine, nemici. Ma anche nemico, sebbene in altro modo e misura, anche dei propri fratelli e compagni e di se stesso; perche' non dara' requie ne' a se' medesimo ne' a loro, per strappare essi e se stesso agli inganni della dimenticanza, delle apparenze e del sempreuguale.

Dovra' evitare l'errore di credere in un perfezionamento illimitato; ossia che l'uomo possa uscire dai propri limiti biologici e temporali. Questo errore, con le piu' varie manipolazioni, ha gia' prodotto, e puo' produrre, dei sottouomini o dei sovrauomini; egualmente negatori degli uomini in cui ci riconosciamo. Ereditato dall'Illuminismo e dallo scientismo, depositato dalla cultura faustiana della borghesia vittoriosa dell'Ottocento, quell'errore ottimistico fu presente anche in Marx e in Lenin e oggi trionfa nella maschera tecnocratica del capitale. Quando si parla di un al di la' dell'uomo, e' dunque necessario intendere un al di la' dell'uomo presente, non un al di la' della specie. Comunismo e' rifiutare anche ogni sorta di mutanti per preservare la capacita' di riconoscersi nei passati e nei venturi.

Il comunismo in cammino adempie l'unita' tendenziale tanto di eguaglianza, fraternita' e condivisione quanto quella di sapere scientifico e di sapienza etico-religiosa. La gestione individuale, di gruppo e internazionale, dell'esistenza (con i suoi insuperabili nessi di liberta' e necessita', di certezza e rischio) implica la conoscenza delle frontiere della specie umana e quindi della sua infermita' radicale (anche nel senso leopardiano). Quella umana e' una specie che si definisce dalla capacita' (o dalla speranza) di conoscere e dirigere se stessa e di avere pieta' di se'. In essa, identificarsi con le miriadi scomparse e con quelle non ancora nate e' un atto di rivolgimento amoroso verso i vicini e i prossimi; ed e' allegoria e figura di coloro che saranno.

Il comunismo e' il processo materiale che vuol rendere sensibile e intellettuale la materialita' delle cose dette spirituali. Fino al punto di sapere leggere nel libro del nostro medesimo corpo tutto quel che gli uomini fecero e furono sotto la sovranita' del tempo; e interpretarvi le tracce del passaggio della specie umana sopra una terra che non lascera' traccia.

 

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Andrea Camilleri, Gli arancini di Montalbano, Mondadori, Milano 1999, Mondolibri, Milano 2000, pp. 344.

- Giovanni Verga, Teatro, Mondadori, Milano 1952, 1966, pp. 302.

 

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

16. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2698 del 4 maggio 2017

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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