[Nonviolenza] Il nostro otto marzo di felicita' e di lotta. Un incontro di riflessione e undici proposizioni



 

IL NOSTRO OTTO MARZO DI FELICITA' E DI LOTTA. UN INCONTRO DI RIFLESSIONE E UNDICI PROPOSIZIONI

 

Si e' svolto la sera di mercoledi' 8 marzo 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sulla giornata internazionale di lotta contro la violenza sulle donne.

Le persone partecipanti hanno espresso viva gioia per la grande partecipazione allo sciopero generale globale contro la violenza maschilista, sciopero che si e' svolto con grandi e diffuse manifestazioni in oltre quaranta paesi del mondo; e sincera gratitudine al movimento "Non una di meno" che ha promosso e organizzato la giornata di sciopero in Italia.

Con questa iniziativa l'8 marzo ha ripreso il suo reale significato e la sua autentica finalita' di appello alla lotta di liberazione delle donne e quindi dell'umanita' intera dalla violenza maschilista che e' la prima radice di ogni violenza.

Nel corso dell'incontro e' stato messo a disposizione delle persone partecipanti il testo di undici proposizioni in cui la struttura nonviolenta viterbese nel corso di questi ultimi anni ha sintetizzato alcune riflessioni condivise in occasione di alcune iniziative di lotta contro la violenza maschilista.

Come di consueto al termine dell'incontro le persone partecipanti hanno riconfermato il loro sostegno all'appello al Parlamento per due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

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Contro la guerra e tutte le uccisioni.

Contro il razzismo e tutte le persecuzioni.

Contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

In difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

In difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

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Grazie di cuore alle donne che hanno scioperato in tutto il mondo.

Grazie di cuore alle donne di "Non una di meno" per quanto stanno facendo in tutta Italia e a Viterbo.

Grazie di cuore alle donne del centro antiviolenza "Erinna", a Viterbo fondamentale punto di riferimento per ogni persona impegnata contro ogni violenza.

Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.

 

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

 

Viterbo, 8 marzo 2017

 

Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, centropaceviterbo at outlook.it

 

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UNDICI PROPOSIZIONI

 

I. La prima radice

La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.

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II. Non solo l'8 marzo e' l'8 marzo

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicita' con la violenza e tutte le ideologie della violenza.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' la prima radice di ogni altra violenza.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' il primo nemico dell'umanita'.

Vi e' questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.

La lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.

Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.

Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno e' l'8 marzo.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

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III. Dal femminismo molti doni

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.

Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.

Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.

Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.

E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.

Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.

Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.

In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

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IV. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento

Se la viva commozione non m'inganna, mi sembra che l'iniziativa One Billion Rising del 14 febbraio 2013 contro la violenza sulle donne sia stata - per estensione planetaria, ma anche per chiarezza di contenuti, adeguatezza delle forme, capacita' di favorire la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole, mobilitando teste e cuori, pensieri e passioni, menti e corpi - la piu' grande manifestazione nonviolenta globale nel corso dell'intera storia umana.

Ancora una volta il movimento delle donne, la sapienza delle donne, il coraggio delle donne, la lotta delle donne si conferma essere la corrente calda della nonviolenza, si conferma essere l'esperienza storica decisiva nel cammino di liberazione dell'umanita'.

Ed ancora una volta si conferma questa cruciale verita': che solo se si riuscira' a contrastare, sconfiggere, abolire la violenza maschile, e l'ideologia e le strutture e le prassi della violenza maschilista e patriarcale, solo allora si riuscira' a difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, a realizzare pace e giustizia, civile convivenza responsabile e solidale tra tutti gli esseri umani e tra gli esseri umani e l'intero mondo vivente.

La nonviolenza e' in cammino con volto e con voce di donna, con passo lieve di danza, in profonda schiudente armonia, in una trama relazionale che unisce in piena coerenza mezzi e fini, che avvicina persona a persona e l'umanita' intera raggiunge, riconosce, libera.

E che in questa luminosa giornata anche non pochi uomini mettendosi alla scuola e all'ascolto delle donne abbiano saputo cogliere l'occasione per esprimere la volonta' di rompere ogni omerta' e complicita' col femminicidio, col maschilismo, col patriarcato, per esprimere la scelta di opporsi alla violenza maschile, ebbene, anche questo e' un dono e un frutto dell'iniziativa delle donne, del pensiero e del movimento delle donne, di cui anche il vecchio che scrive queste righe ad esse e' grato con tutto il cuore.

E che dopo il 14 febbraio ogni giorno continui e si estenda ed ovunque si inveri quel che il 14 febbraio e' accaduto: il manifestarsi dell'impegno dell'umanita' affinche' cessi la violenza maschile sulle donne.

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V. E quindi

Occorre opporsi al maschilismo e al patriarcato, ed opponendosi al maschilismo e al patriarcato ci si oppone anche al razzismo, alla guerra, alla devastazione dell'ecosistema, a tutti i poteri criminali, a tutte le forme di sfruttamento ed oppressione.

Occorre riconoscere, difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.

E quindi: occorre sostenere i centri antiviolenza e le case delle donne.

E quindi: occorre la parita' di rappresentanza di genere ovunque si decide cio' che tutte e tutti riguarda.

E quindi: occorre applicare subito pienamente la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Vi e' una sola umanita'.

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VI. Ancora sulla prima radice di ogni violenza

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

E' la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni.

E' la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni.

E' la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica.

E' la prima radice dell'oppressione ideologica.

E' la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema.

E' la prima radice perche' e' la violenza la piu' intima e la piu' contagiosa, la piu' elaborata e la piu' distruttiva, la piu' primordiale e la piu' celebrata, la piu' diretta e la piu' organizzata, la piu' vile e la piu' feroce.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza concretamente agita.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza strutturalmente imposta.

E' la prima radice perche' e' l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignita'.

E' la prima radice perche' e' fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione cosi' antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e societa'.

E' la prima radice perche' e' cosi' violenta che gia' il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

Come e' possibile che l'umanita' si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza?

E come e' possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanita' ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza?

E come e' possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra?

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare per la pace e i diritti umani.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro tutti i poteri criminali.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare in difesa della biosfera.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanita' spaccando in due, rendendone meta' vittima e meta' carnefice.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la societa' sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralita' degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanita', nega alla radice la giustizia e la solidarieta' universale.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignita' umana delle persone che il potere opprime.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanita' propria e dell'altrui.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Una sola umanita', di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignita'.

Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci richiama a questa consapevolezza, a questo impegno, a questa urgente necessita': opporsi all'oppressione maschilista e patriarcale, e cosi' difendere i diritti di tutti gli esseri umani, e cosi' costruire la pace e la convivenza, la giustizia e la liberazione.

Con volto e con voce di donna, la nonviolenza e' in cammino.

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VII. Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta'

Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta' la violenza maschilista e' il primo oppressore dell'umanita', la prima radice di ogni altra violenza, il primo facitore di male.

E contrastare la violenza maschilista e' quindi il primo impegno, il primo dovere, la prima vitale necessita' di ogni persona di volonta' buona.

Solo se si contrasta la violenza maschilista si puo' costruire la pace, la giustizia, la solidarieta' che riconosce ed invera l'infinito valore di ogni umana esistenza, la piena dignita' di tutti gli esseri umani.

Due sono le storiche e fondamentali esperienze novecentesche della nonviolenza in Europa: la resistenza antifascista e il movimento femminista; nella preziosa continuita' con esse oggi il primo nostro dovere e' la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale, la lotta che fonda e s'intreccia con tutte le resistenze a tutte le menzogne e le oppressioni, con tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, con tutti i movimenti impegnati per salvare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.

Non sara' possibile contrastare la guerra e tutte le uccisioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare il razzismo e tutte le persecuzioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare le ingiustizie sociali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la guarigione dalle piu' profonde e dolorose e spaventose occlusioni e repressioni e mutilazioni psicologiche e culturali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la liberazione delle oppresse e degli oppressi se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile difendere la biosfera nel suo insieme e nell'infinita varieta' delle forme di vita se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile un'umanita' di persone libere e solidali, eguali in diritti e dignita', tutte responsabili del bene comune, se non si sconfigge la violenza maschilista.

Sconfiggere nelle culture e nelle societa' la violenza maschilista, sconficcare dal cuore degli uomini e del mondo la violenza maschilista, liberarsene tutti e tutte, e' il primo passo per restituire umanita' all'umanita', per rendere il mondo abitabile ad ogni persona, per poter vivere un'esistenza degna e solidale, limpidamente conscia della natura relazionale ed empatica della nostra esperienza vitale, del nostro stare in un mondo plurale e condiviso.

Io che scrivo queste righe sono un uomo. Cui il movimento femminista apri' gli occhi e il cuore e la testa molti anni fa. Al militante politico leopardiano e marxista che ero gia', il femminismo insegno' verita' ineludibili sul piano della ragion pura e della ragion pratica, e una percezione, una facolta' di comprensione e giudizio, un sguardo sul mondo, sulle persone e su me stesso persona nel mondo, nella concreta coscienza del partire da se', che i corpi contano, che il personale e' politico, che l'umanita' e' plurale, che ogni relazione e' dialogica, che la lotta per la liberazione delle oppresse e degli oppressi da tutte le menzogne e da tutte le violenze richiede una concreta coerenza, una rigorizzazione dei ragionamenti e delle condotte, un impegno che comincia dal rispetto, dall'accudimento, dall'amore per chi ti e' piu' vicino e solo cosi' l'umanita' intera idealmente connette e raggiunge.

So che la prima lotta che in quanto uomo devo condurre e' quella contro il fascista che e' in me.

So che la violenza sulle donne e' un problema degli uomini.

So che ogni giorno e' da praticare sia il conflitto contro l'iniquita' che la comunicazione con l'umanita', uscendo dal silenzio e disponendosi all'ascolto, abbattendo il muro delle imposte diseguaglianze e delle materiali e immateriali alienazioni che pietrificano; agendo con la fermezza ma anche con la delicatezza della nonviolenza, con la persuasa tenacia e l'avvolgente tenerezza di chi lotta per salvare le vite, di chi lotta per condividere il mondo e la sobria felicita' che nel mondo e' possibile, e possibile solo se condivisa fra tutte e tutti.

Si avvicina il 14 febbraio: e' il giorno in cui le donne di tutto il mondo sfidano la violenza maschilista e patriarcale manifestando in tutte le citta', i paesi, i villaggi nella forma che piu' intensamente afferma il valore, la dignita' dei nostri stessi corpi di esseri fatti di carne che sentono e pensano: danzando.

Si avvicina il 14 febbraio, e poi l'8 marzo. Ma ogni giorno deve essere il 14 febbraio del miliardo di donne che si sollevano, dell'umanita' intera che si solleva con esse dalla barbarie all'umanita'; ogni giorno deve essere l'8 marzo dell'internazionale futura umanita' che Clara Zetkin e Rosa Luxemburg - ed infinite altre - chiamarono alla lotta affinche' la liberazione fosse dell'umanita' intera; ogni giorno e' il giorno in cui devi contrastare la violenza maschilista. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che a tutte le violenze e le menzogne si oppone, con l'amore per il mondo. Vivendo un'esistenza che sappiamo finira', vivendo un'esistenza che possiamo e dobbiamo rendere degna, vivendo un'esistenza che ad ogni esistenza riconosca valore, e speranza di liberazione, e condivisa felicita'.

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VIII. Non passa giorno

Non passa giorno senza che nel nostro paese un marito, un fidanzato, o un ex tale, uccida la donna che sosteneva di amare, e che invece evidentemente riteneva un oggetto di sua proprieta' del quale disporre fino alla distruzione. Non passa giorno.

E' il maschilismo la prima radice di ogni altra violenza.

E' la lotta contro il maschilismo il primo dovere di ogni persona decente.

E' la lotta contro il maschilismo l'indispensabile premessa che fonda la lotta contro la guerra e contro il razzismo, contro ogni oppressione, contro ogni violenza.

Se non si lotta contro il maschilismo, tutto il resto e' vano.

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IX. Alcuni nostri intimi convincimenti

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne sabato 26 novembre si svolgera' a Roma una manifestazione nazionale promossa dai movimenti delle donne.

Nell'esprimere gratitudine, apprezzamento, sostegno e adesione all'iniziativa riaffermiamo ancora una volta alcuni nostri intimi convincimenti.

1. Ogni persona, associazione o istituzione che voglia essere impegnata per la pace e i diritti umani deve porsi all'ascolto e alla scuola del movimento di liberazione delle donne;

2. nulla e' piu' necessario ed urgente che contrastare il maschilismo, che e' la prima radice e il primo modello di ogni violenza;

3. per contrastare la violenza maschile occorre innanzitutto sostenere i centri antiviolenza promossi dai movimenti delle donne;

4. urge altresi' ottenere la piena attuazione dei provvedimenti disposti dalla Convenzione di Istanbul (che e' anche legge dello stato italiano) contro la violenza sulle donne;

5. il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda e l'esperienza storica concreta decisiva della nonviolenza in cammino;

6. se non si lotta contro la violenza maschile, le sue pratiche, le sue ideologie, le sue strutture, non c'e' speranza alcuna di poter contrastare e sconfiggere la guerra e il militarismo, il razzismo e le persecuzioni, la schiavitu' e la devastazione della biosfera.

7. Solo la vittoria del movimento di liberazione delle donne apre la via alla liberazione dell'umanita' da ogni oppressione; solo la vittoria del movimento di liberazione delle donne apre la via a una societa' di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e solidali, una societa' della convivenza e della condivisione, del bene comune e dell'aiuto reciproco, in cui da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

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X. Questo otto marzo

Non passa giorno senza avere notizia di donne torturate e uccise: torturate e uccise dai mariti, dai fidanzati, dagli ex-compagni, dagli acquirenti e dagli imprenditori del mercato schiavista di carne umana, dal maschilismo che e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, di ogni potere criminale, di ogni relazione di dominio e di sfruttamento, di ogni barbarie, di ogni pulsione e ideologia e condotta e struttura onnidistruttiva.

Non passa giorno senza avere notizia di donne, uomini, bambine e bambini migranti vittime di abominevoli violenze e tratti a morte: in mare, nei ghetti, per le strade, nei campi, nei lager, uccisi dalle mafie, dagli schiavisti, dal "disordine costituito" economico e politico internazionale, dalle dittature di ogni ordine e grado, dal razzismo della teppa fascista, dal razzismo padronale e di stato.

Non passa giorno senza che la guerra - quella degli eserciti e quella delle milizie, quella degli stati e quella delle mafie, quella dei gruppi armati e quella degli individui - nuove stragi esegua.

Fermare questo triplice orrore e' il primo diritto e il primo dovere di ogni essere umano.

Non essere ucciso e' il primo diritto di ogni essere umano.

Salvare le vite e' il primo dovere di ogni persona e di ogni umano istituto.

Per salvare l'umanita' dall'incombente catastrofe e' responsabilita' e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni.

Per salvare l'umanita' dall'incombente catastrofe e' responsabilita' e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto impegnarsi in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, in difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

I movimenti delle donne che per l'imminente otto marzo hanno promosso lo sciopero generale di tutte le donne riproponendo cosi', con lucidita' e coraggio, il significato e il fine originario e fondamentale dell'istituzione della Giornata internazionale per la liberazione delle donne - e  con esse dell'intera umanita' - da ogni violenza e da ogni oppressione, convocano l'umanita' intera alla lotta nonviolenta piu' necessaria e piu' urgente.

Ad esse ed all'iniziativa da esse promossa, lo sciopero delle donne questo 8 marzo 2017, esprimiamo gratitudine e sostegno.

Ancora una volta all'ascolto di Clara Zetkin e di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Hannah Arendt e di Carla Lonzi, di Franca Ongaro Basaglia e di Luce Fabbri, di Laura Conti e di Wangari Maathai, di Adrienne Rich e di Germaine Tillion, all'ascolto della teoria e delle prassi dei movimenti femministi, all'ascolto delle infinite vittime della violenza maschilista, razzista, militarista, mafiosa, schiavista, totalitaria.

Ancora una volta nella consapevolezza che solo sconfiggendo il maschilismo si costruisce l'eguaglianza di diritti e la solidarieta' che ogni persona riconosce e raggiunge, si costruisce la pace che salva le vite, si invera la sobria e condivisa felicita' possibile agli esseri umani, si adempie il bene comune nella comune responsabilita'.

La giornata dell'otto marzo ci convoca ancora tutte e tutti alla lotta comune per la comune liberazione.

Figura dell'umanita' come dovrebbe essere, invito al pensiero e all'azione, movimento di riconoscimento, principio speranza e miracolo della nascita, l'iniziativa dello sciopero delle donne promosso per l'otto marzo da "Non una di meno" e dai movimenti che in quell'appello si riconoscono, chiama a un agire persuaso e generoso che dall'8 marzo si protenda, si sviluppi e si realizzi in ogni giorno successivo.

Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.

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XI. Riconoscenza

Siamo riconoscenti al movimento "Non una di meno" per aver promosso questo otto marzo lo sciopero delle donne contro la violenza maschile.

Questa necessaria iniziativa merita il persuaso sostegno di ogni persona di volonta' buona, di ogni movimento democratico, di ogni umano istituto che abbia per fine la difesa e la promozione della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, la civile convivenza, il bene comune, la comune liberazione da rapporti di dominazione, sfruttamento, sopraffazione, denegazione.

Nella lotta del movimento delle donne contro la violenza maschile noi riconosciamo la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della nonviolenza in cammino.

Noi crediamo che essendo la violenza maschilista e patriarcale la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, la lotta di liberazione delle donne e' la lotta decisiva per la liberazione dell'umanita' da ogni violenza; solo contrastando e sconfiggendo la violenza maschilista e patriarcale e' possibile contrastare e sconfiggere la guerra e tutte le dittature, il razzismo e tutte le persecuzioni, la schiavitu' e la segregazione, lo sfruttamento e la mercificazione delle persone, la devastazione della biosfera.

L'otto marzo, giornata internazionale di lotta per la liberazione delle donne, e' ipso facto giornata di lotta per la liberazione dell'intera umanita'.

Proprio perche' la violenza maschilista e patriarcale spezza in due l'umanita', a meta' di essa imponendo la condizione di vittime ed all'altra meta' il ruolo di carnefici, solo sconfiggendo nella societa' e nella cultura questa violenza, solo sconficcando dai corpi e dalle menti e dai cuori questa violenza, solo cosi' e' possibile la liberazione comune, e' possibile ricomporre l'umanita' lacerata, e' possibile che tutti gli esseri umani si riconoscano finalmente umani, uguali in diritti, ciascuna persona diversa di ogni altra e tutte unite dalla solidarieta' che tutte le abbraccia, dalla comune responsabilita' e dalla comune condivisione dei beni comuni.

 

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