[Nonviolenza] Telegrammi. 2596



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2596 del 21 gennaio 2017

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Legge elettorale. Presentato l'"Appello all'Italia civile"

2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

3. "Una persona, un voto". Un appello all'Italia civile

4. Quattro bozze di lettere: ai parlamentari, agli enti locali, ai mass-media, a movimenti e associazioni

5. Verso il 27 gennaio, Giorno della memoria

6. Alcuni testi di Primo Levi

7. "One Billion Rising": il 14 febbraio sta arrivando

8. "Viterbo oltre il muro": la nostra gratitudine per Riccardo Orioles

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. LEGGE ELETTORALE. PRESENTATO L'"APPELLO ALL'ITALIA CIVILE"

 

Con una conferenza presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e' stato presentato la mattina di venerdi' 20 gennaio 2017 l'"Appello all'Italia civile" che, sottoscritto da illustri personalita' della cultura, della riflessione morale e dell'impegno sociale e civile, richiede che nella prossima legge elettorale sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia.

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In un passo centrale dell'appello si ricorda che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E dopo aver sottolineato che il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'appello conclude che "l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui. Una persona, un voto. Il momento e' ora".

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L'"Appello all'Italia civile" ha gia' raccolto numerosissimi sostegni, e tra i primi quelli di padre Alex Zanotelli, Lidia Menapace, don Franco Barbero, don Gianni Bergamaschi, Michele Boato, Dario Borso, Anna Bravo, Giancarla Codrignani, don Franco Corbo, Francuccio Gesualdi, Carlo Gubitosa, Paolo Hutter, Francesca Koch, Alberto L'Abate, Antonella Litta, Daniele Lugli, Luisa Morgantini, Giorgio Nebbia, don Gianni Novelli, Enrico Peyretti, Rocco Pompeo, Giuliano Pontara, Annamaria Rivera, Adriano Sansa, don Alessandro Santoro, Giovanni Sarubbi, Pietro Soldini, Olivier Turquet, Mao Valpiana...

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Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese che coordina l'iniziativa dell'"Appello all'Italia civile: una persona, un voto", e che negli anni '80 del secolo scorso coordino' per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano, ha ringraziato le persone che hanno gia' aderito all'iniziativa ed invitato ad estenderla ulteriormente. Ha altresi' annunciato che dalla prossima settimana inizieranno incontri con i parlamentari a Roma (alcuni dei quali, di diverse forze politiche, hanno gia' aderito all'appello o espresso attenzione e disponibilita') per illustrare loro la proposta e le modalita' tecnico-giuridiche per la sua concreta realizzazione.

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La conferenza si e' aperta con un minuto di silenzio per le vittime del maltempo e del sisma, delle guerre e delle dittature, dei poteri criminali e dei mancati soccorsi; e si e' conclusa con l'invito a ricordare sempre che il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita, e che il primo dovere di ogni essere umano, ed a maggior ragione di ogni umano istituto, e' salvare le vite.

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Per adesioni all'"Appello all'Italia civile: una persona, un voto": centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

 

2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

3. INIZIATIVE. "UNA PERSONA, UN VOTO". UN APPELLO ALL'ITALIA CIVILE

 

Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e' ora.

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All'appello "Una persona, un voto" hanno gia' espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime:

padre Alex Zanotelli

Lidia Menapace, partigiana, femminista e senatrice emerita

Simonetta Astigiano, biologa e ricercatrice

Lino Balza, ecologista

don Franco Barbero

Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa"

Eleonora Bellini, bibliotecaria e scrittrice

Giuliana Beltrame, sociologa e attivista

don Gianni Bergamaschi

Ascanio Bernardeschi, saggista e militante

Massimiliano Bernini, deputato

Norma Bertullacelli, dell'"ora in silenzio per la pace" di Genova

Michele Boato, ecologista

Franco Borghi, attivista per la pace e la legalita'

Dario Borso, filosofo

Paolo Bosi, docente universitario

Silvio Bozzi, docente universitario

Anna Bravo, storica

Alberto Cacopardo, antropologo

Gennaro Carotenuto, storico

Maria Luigia Casieri, dirigente scolastica

Pilar Castel, autrice e attrice No War

Giancarla Codrignani, saggista e deputata emerita

Francesco Coletta, docente e coordinatore della Federazione Gilda-Unams di Viterbo

don Franco Corbo, parroco, presidente del gruppo di volontariato "Solidarieta'"

Giorgio Demurtas, docente universitario

Maria Rosa De Troia, attivista in difesa della Costituzione

Angela Dogliotti, peace-researcher

Massimo Duranti, giudice di pace emerito

Francuccio Gesualdi, animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo"

Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace e la nonviolenza

Carlo Gubitosa, saggista e mediattivista

Paolo Hutter, giornalista

Francesca Koch, presidente della "Casa Internazionale delle Donne" di Roma

Alberto L'Abate, presidente onorario dell'Ipri

Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente

Anna Lodeserto, internazionalista ed esperta di politiche migratorie, cittadinanza e mobilita'

Eugenio Longoni, militante antifascista

Daniele Lugli, presidente onorario del Movimento Nonviolento

Monica Luisoni, attivista

Alessandra Mecozzi, presidente di "Cultura e' liberta'. Una campagna per la Palestina"

Pierangelo Monti, del Mir di Ivrea

Luisa Morgantini, gia' vicepresidente del Parlamento Europeo

Alessandro Murgia, medico impegnato nella solidarieta'

Amalia Navoni, educatrice e attivista per i diritti umani e i beni comuni

Giorgio Nebbia, ecologista

Giovanna Niccoli, attivista

don Gianni Novelli, direttore emerito del Cipax

Enrico Peyretti, saggista e peace-researcher

Rocco Pompeo, presidente della "Fondazione Nesi"

Giuliano Pontara, filosofo

Franco Porcu, operaio

Alessandro Presicce, giurista

Andrea Pubusa, giurista

Laura Quagliuolo, redattrice e attivista del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane

Roberto Rampi, deputato

Annamaria Rivera, antropologa

Giorgio Roversi, pensionato

Vincenzo Sanfilippo, sociologo, della Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto

Lavinia Sangiorgi, volontaria di Focus - Casa dei diritti sociali di Roma

Adriano Sansa, magistrato e poeta

don Alessandro Santoro, della comunita' delle Piagge

Giovanni Sarubbi, direttore de "Il dialogo"

Giovanni Battista Sgritta, sociologo e docente universitario

Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil

Olivier Turquet, educatore ed editore

Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento

Antonio Vermigli, direttore di "In dialogo"

Giulio Vittorangeli, presidente dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo

Luciano Zambelli, della Lega per il disarmo unilaterale

Franco Zunino, ingegnere

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Per adesioni: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

Per dare notizia delle adesioni ai presidenti del Parlamento:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

 

4. MATERIALI. QUATTRO BOZZE DI LETTERE: AI PARLAMENTARI, AGLI ENTI LOCALI, AI MASS-MEDIA, A MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI

 

Vi mettiamo a disposizione quattro bozze di lettere che potreste inviare rispettivamente: 1) alle ed ai parlamentari; 2) agli enti locali; 3) ai mass-media; 4) a movimenti e associazioni, con cui chiedere il loro impegno.

Vi segnaliamo che e' possibile contattare tutti i parlamentari attraverso i siti della Camera e del Senato; a nostro avviso sarebbe opportuno scrivere anche almeno ai seguenti indirizzi:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

- e per opportuna conoscenza: on. Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri: presidente at pec.governo.it (quest'ultimo indirizzo e' "pec", ma riceve anche da caselle di posta elettronica non certificate).

Sperando che condividiate questa proposta, grazie fin d'ora per quanto vorrete fare.

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1) Bozza di lettera alle ed ai parlamentari

Gentile parlamentare,

poiche' nelle prossime settimane il Parlamento sara' impegnato nella definizione della nuova legge elettorale le saremmo assai grati se volesse adoperarsi affinche' nel dibattito che portera' ad essa sia introdotto il tema del riconoscimento del diritto di voto ai milioni di persone presenti in Italia cui attualmente tale diritto non e' riconosciuto essendo nate altrove.

Come e' a tutti noto vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

L'occasione e' propizia perche' si pervenga finalmente a riconoscere loro il diritto di voto:

a) con legge ordinaria per quanto concerne le elezioni amministrative (nelle quali peraltro fin dal secolo scorso il diritto di voto e' gia' riconosciuto agli stranieri provenienti da altri paesi dell'Unione Europea);

b) con legge costituzionale per quanto concerne le elezioni politiche.

Come e' noto, esistono gia' significative esperienze di altri paesi cui far riferimento, e in Italia un prezioso dibattito in materia (con particolar riferimento ai profili non solo giuridici, ma anche politici ed etici) e' iniziato negli ultimi decenni del Novecento, ovvero da quando l'Italia da paese di emigrazione si e' progressivamente trasformata in paese di crescente immigrazione.

E' ben noto che il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Peraltro non sfugge a nessuno che il riconoscimento dei diritti politici e' il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente il razzismo e lo schiavismo, due crimini da cui anche il nostro paese e' aggredito.

Last, but not least, il riconoscimento dei diritti politici e' il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente l'emarginazione e la disperazione di persone che private degli elementari diritti democratici divengono ipso facto vittime reali o potenziali di ogni sorta di abusi e umiliazioni; e quindi e' anche il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente il conseguente montare dello smarrimento e del risentimento e con essi le possibili derive violente e criminali da parte di persone cosi' brutalmente sopraffatte e fin annichilite da perdere la cognizione del bene e del male e divenir preda di poteri mafiosi e terroristi, di farneticanti, sadici e necrofili criminali predicatori d'odio e seminatori di strage.

La barbarie si contrasta con il diritto, con la civilta', con l'umanita'.

Le saremmo assai grati se lei volesse impegnarsi a promuovere tra i suoi colleghi parlamentari la consapevolezza dell'esigenza del riconoscimento del diritto di voto a milioni di persone che vivono con noi, lavorano con noi, sono i nostri vicini di casa, le persone con cui condividiamo la nostra quotidianita', e che tuttora sono paradossalmente e iniquamente prive del diritto a prendere parte alle decisioni pubbliche qui nel luogo in cui concretamente si svolge la loro esistenza.

Ringraziandola per l'attenzione, auspicando un suo persuaso interessamento ed effettivo impegno, la salutiamo cordialmente

Luogo, data, firma, indirizzo del mittente

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2) Bozza di lettera agli enti locali

Oggetto: Proposta di sostegno all'appello "Una persona, un voto"

Egregio Sindaco del Comune di ... / Egregio Presidente della Provincia di ... / Egregio Presidente della Regione ...,

vi proponiamo che l'ente locale da voi rappresentato esprima - attraverso un ordine del giorno, una mozione o un altro atto amministrativo che riterrete adeguato e opportuno - il vostro sostegno alla richiesta che il Parlamento nella nuova legge elettorale voglia finalmente riconoscere il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese, essendovi in Italia "oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

L'occasione e' propizia perche' si pervenga finalmente a riconoscere loro il diritto di voto:

a) con legge ordinaria per quanto concerne le elezioni amministrative (nelle quali peraltro fin dal secolo scorso il diritto di voto e' gia' riconosciuto agli stranieri provenienti da altri paesi dell'Unione Europea);

b) con legge costituzionale per quanto concerne le elezioni politiche.

Hanno gia' espresso tra i primi il loro sostegno a questa proposta illustri personalita' impegnate in difesa dei diritti umani e per il bene comune come padre Alex Zanotelli ed innumerevoli altre persone.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, un cordiale saluto

Luogo, data, firma, indirizzo del mittente

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3) Bozza di lettera ai mass-media

Oggetto: Un appello al Parlamento

Spettabile redazione / Egregia/o direttrice/direttore / Gentile giornalista,

sempre piu' numerose persone stanno sottoscrivendo la richiesta che il Parlamento italiano nella nuova legge elettorale voglia finalmente riconoscere il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese, essendovi in Italia "oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

L'occasione e' propizia perche' si pervenga finalmente a riconoscere loro il diritto di voto:

a) con legge ordinaria per quanto concerne le elezioni amministrative (nelle quali peraltro fin dal secolo scorso il diritto di voto e' gia' riconosciuto agli stranieri provenienti da altri paesi dell'Unione Europea);

b) con legge costituzionale per quanto concerne le elezioni politiche.

Hanno gia' espresso tra i primi il loro sostegno a questa proposta illustri personalita' impegnate in difesa dei diritti umani e per il bene comune come padre Alex Zanotelli.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vi saremmo assai grati se la vostra testata desse notizia dell'iniziativa e ancor piu' se volesse sostenerla.

Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, un cordiale saluto

Luogo, data, firma, indirizzo del mittente

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4) Bozza di lettera a movimenti e associazioni

Oggetto: Proposta di sostegno all'appello "Una persona, un voto"

Cari amici, egregi signori,

come forse gia' saprete sempre piu' numerose persone stanno sottoscrivendo la richiesta che il Parlamento italiano nella nuova legge elettorale voglia finalmente riconoscere il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese, essendovi in Italia "oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

L'occasione e' propizia perche' si pervenga finalmente a riconoscere loro il diritto di voto:

a) con legge ordinaria per quanto concerne le elezioni amministrative (nelle quali peraltro fin dal secolo scorso il diritto di voto e' gia' riconosciuto agli stranieri provenienti da altri paesi dell'Unione Europea);

b) con legge costituzionale per quanto concerne le elezioni politiche.

Hanno gia' espresso tra i primi il loro sostegno a questa proposta illustri personalita' impegnate in difesa dei diritti umani e per il bene comune come padre Alex Zanotelli.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vi saremmo assai grati se anche voi voleste condividere, sostenere e diffondere questa proposta.

Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, un cordiale saluto

Luogo, data, firma, indirizzo del mittente

 

5. ANNIVERSARI. VERSO IL 27 GENNAIO, GIORNO DELLA MEMORIA

 

Prepariamo ovunque iniziative per celebrare il Giorno della Memoria; diffondiamo la Legge 20 luglio 2000, n. 211: Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti; proseguiamo la lotta contro il fascismo, contro il razzismo, contro tutte le uccisioni e le oppressioni; proseguiamo la lotta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

*

Di seguito il testo della legge istitutiva.

Legge 20 luglio 2000, n. 211: Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177, 31 luglio 2000).

Art. 1.

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art. 2.

In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.

 

6. MAESTRI. ALCUNI TESTI DI PRIMO LEVI

[Ancora una volta riproponiamo alcuni testi di Primo Levi]

 

Primo Levi: Shema'

[Da Primo Levi, Ad ora incerta (ma e' anche l'epigrafe che apre Se questo e' un uomo), ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 525]

 

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

 

Considerate se questo e' un uomo,

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un si' o per un no.

Considerate se questa e' una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza piu' forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno.

 

Meditate che questo e' stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi:

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

 

10 gennaio 1946

 

*

 

Primo Levi: Alzarsi

[Da Primo Levi, Ad ora incerta (ma e' anche l'epigrafe che apre La tregua), ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 526]

 

Sognavamo nelle notti feroci

Sogni densi e violenti

Sognati con anima e corpo:

Tornare; mangiare; raccontare.

Finche' suonava breve sommesso

Il comando dell'alba:

"Wstawac":

E si spezzava in petto il cuore.

 

Ora abbiamo ritrovato la casa,

Il nostro ventre e' sazio,

Abbiamo finito di raccontare.

E' tempo. Presto udremo ancora

Il comando straniero:

"Wstawac".

 

11 gennaio 1946

 

*

 

Primo Levi: Si immagini ora un uomo...

[Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 21]

 

Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sara' un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignita' e discernimento, poiche' accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potra' a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinita' umana; nel caso piu' fortunato, in base ad un puro giudizio di utilita'. Si comprendera' allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento"...

 

*

 

Primo Levi: Che appunto perche'...

[Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 35]

 

Che appunto perche' il Lager e' una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si puo' sopravvivere, e percio' si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere e' importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l'impalcatura, la forma della civilta'. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facolta' ci e' rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perche' e' l'ultima: la facolta' di negare il nostro consenso.

 

*

 

Primo Levi: Verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945

[Da Primo Levi, La tregua, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, pp. 205-206]

 

La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla (...).

Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi (...).

Non salutavano, non sorridevano, apparivano oppressi, oltre che da pieta', da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volonta' buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.

 

*

 

Primo Levi: Hurbinek

[Da Primo Levi, La tregua, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 216]

 

Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all'ultimo respiro, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senzanome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek mori' ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non redento. Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole.

 

*

 

Primo Levi: Approdo

[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 542]

 

Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,

Che lascia dietro se' mari e tempeste,

I cui sogni sono morti o mai nati;

E siede e beve all'osteria di Brema,

Presso al camino, ed ha buona pace.

Felice l'uomo come una fiamma spenta,

Felice l'uomo come sabbia d'estuario,

Che ha deposto il carico e si e' tersa la fronte

E riposa al margine del cammino.

Non teme ne' spera ne' aspetta,

Ma guarda fisso il sole che tramonta.

 

10 settembre 1964

 

*

 

Primo Levi: La bambina di Pompei

[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 549]

 

Poiche' l'angoscia di ciascuno e' la nostra

Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna

Che ti sei stretta convulsamente a tua madre

Quasi volessi ripenetrare in lei

Quando al meriggio il cielo si e' fatto nero.

Invano, perche' l'aria volta in veleno

E' filtrata a cercarti per le finestre serrate

Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti

Lieta gia' del tuo canto e del tuo timido riso.

Sono passati i secoli, la cenere si e' pietrificata

A incarcerare per sempre codeste membra gentili.

Cosi' tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,

Agonia senza fine, terribile testimonianza

Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.

Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,

Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura

Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:

La sua cenere muta e' stata dispersa dal vento,

La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.

Nulla rimane della scolara di Hiroshima,

Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,

Vittima sacrificata sull'altare della paura.

Potenti della terra padroni di nuovi veleni,

Tristi custodi segreti del tuono definitivo,

Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo.

Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.

 

20 novembre 1978

 

*

 

Primo Levi: Non ci sono demoni...

[Da Primo Levi, La ricerca delle radici, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 1519]

 

Non ci sono demoni, gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano. Non hanno sangue diverso dal nostro, ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa, la strada dell'ossequio e del consenso, che e' senza ritorno.

 

*

 

Primo Levi: Partigia

[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 561]

 

Dove siete, partigia di tutte le valli,

Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?

Molti dormono in tombe decorose,

Quelli che restano hanno i capelli bianchi

E raccontano ai figli dei figli

Come, al tempo remoto delle certezze,

Hanno rotto l'assedio dei tedeschi

La' dove adesso sale la seggiovia.

Alcuni comprano e vendono terreni,

Altri rosicchiano la pensione dell'Inps

O si raggrinzano negli enti locali.

In piedi, vecchi: per noi non c'e' congedo.

Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,

Lenti, ansanti, con le ginocchia legate,

Con molti inverni nel filo della schiena.

Il pendio del sentiero ci sara' duro,

Ci sara' duro il giaciglio, duro il pane.

Ci guarderemo senza riconoscerci,

Diffidenti l'uno dell'altro, queruli, ombrosi.

Come allora, staremo di sentinella

Perche' nell'alba non ci sorprenda il nemico.

Quale nemico? Ognuno e' nemico di ognuno,

Spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,

La mano destra nemica della sinistra.

In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:

La nostra guerra non e' mai finita.

 

23 luglio 1981

 

*

 

Primo Levi: Il superstite

[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 576]

 

a B. V.

 

Since then, at an uncertain hour,

Dopo di allora, ad ora incerta,

Quella pena ritorna,

E se non trova chi lo ascolti

Gli brucia in petto il cuore.

Rivede i visi dei suoi compagni

Lividi nella prima luce,

Grigi di polvere di cemento,

Indistinti per nebbia,

Tinti di morte nei sonni inquieti:

A notte menano le mascelle

Sotto la mora greve dei sogni

Masticando una rapa che non c'e'.

"Indietro, via di qui, gente sommersa,

Andate. Non ho soppiantato nessuno,

Non ho usurpato il pane di nessuno,

Nessuno e' morto in vece mia. Nessuno.

Ritornate alla vostra nebbia.

Non e' mia colpa se vivo e respiro

E mangio e bevo e dormo e vesto panni".

 

4 febbraio 1984

 

*

 

Primo Levi: Contro il dolore

[Da Primo Levi, L'altrui mestiere, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 675]

 

E' difficile compito di ogni uomo diminuire per quanto puo' la tremenda mole di questa "sostanza" che inquina ogni vita, il dolore in tutte le sue forme; ed e' strano, ma bello, che a questo imperativo si giunga anche a partire da presupposti radicalmente diversi.

 

*

 

Primo Levi: Canto dei morti invano

[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 615]

 

Sedete e contrattate

A vostra voglia, vecchie volpi argentate.

Vi mureremo in un palazzo splendido

Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco

Purche' trattiate e contrattiate

Le vite dei vostri figli e le vostre.

Che tutta la sapienza del creato

Converga a benedire le vostre menti

E vi guidi nel labirinto.

Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,

L'esercito dei morti invano,

Noi della Marna e di Montecassino

Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:

E saranno con noi

I lebbrosi e i tracomatosi,

Gli scomparsi di Buenos Aires,

I morti di Cambogia e i morituri d'Etiopia,

I patteggiati di Praga,

Gli esangui di Calcutta,

Gl'innocenti straziati a Bologna.

Guai a voi se uscirete discordi:

Sarete stretti dal nostro abbraccio.

Siamo invincibili perche' siamo i vinti.

Invulnerabili perche' gia' spenti:

Noi ridiamo dei vostri missili.

Sedete e contrattate

Finche' la lingua vi si secchi:

Se dureranno il danno e la vergogna

Vi annegheremo nella nostra putredine.

 

14 gennaio 1985

 

*

 

Primo Levi: Agli amici

[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 623]

 

Cari amici, qui dico amici

Nel senso vasto della parola:

Moglie, sorella, sodali, parenti,

Compagne e compagni di scuola,

Persone viste una volta sola

O praticate per tutta la vita:

Purche' fra noi, per almeno un momento,

Sia stato teso un segmento,

Una corda ben definita.

 

Dico per voi, compagni d'un cammino

Folto, non privo di fatica,

E per voi pure, che avete perduto

L'anima, l'animo, la voglia di vita.

O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu

Che mi leggi: ricorda il tempo

Prima che s'indurisse la cera,

Quando ognuno era come un sigillo.

Di noi ciascuno reca l'impronta

Dell'amico incontrato per via;

In ognuno la traccia di ognuno.

Per il bene od il male

In saggezza o in follia

Ognuno stampato da ognuno.

 

Ora che il tempo urge da presso,

Che le imprese sono finite,

A voi tutti l'augurio sommesso

Che l'autunno sia lungo e mite.

 

16 dicembre 1985

 

*

 

Primo Levi: La vergogna del mondo

[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1157-1158]

 

E c'e' un'altra vergogna piu' vasta, la vergogna del mondo. E' stato detto memorabilmente da John Donne, e citato innumerevoli volte, a proposito e non, che "nessun uomo e' un'isola", e che ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c'e' chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, cosi' da non vederla e non sentirsene toccato: cosi' hanno fatto la maggior parte dei tedeschi nei dodici anni hitleriani, nell'illusione che il non vedere fosse un non sapere, e che il non sapere li alleviasse dalla loro quota di complicita' o di connivenza. Ma a noi lo schermo dell'ignoranza voluta, il "partial shelter" di T. S. Eliot, e' stato negato: non abbiamo potuto non vedere. Il mare di dolore, passato e presente, ci circondava, ed il suo livello e' salito di anno in anno fino quasi a sommergerci. Era inutile chiudere gli occhi o volgergli le spalle, perche' era tutto intorno, in ogni direzione fino all'orizzonte. Non ci era possibile, ne' abbiamo voluto, essere isole; i giusti fra noi, non piu' ne' meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perche' sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed in loro presenza, e in loro, era irrevocabile. Non avrebbe potuto essere lavato mai piu'; avrebbe dimostrato che l'uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore e' la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare.

 

*

 

Primo Levi: Il nocciolo di quanto abbiamo da dire

[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1149-1150]

 

L'esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti e' estranea alle nuove generazioni dell'Occidente, e sempre piu' estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni (...).

Per noi, parlare con i giovani e' sempre piu' difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perche' inaspettato, non previsto da nessuno. E' avvenuto contro ogni previsione; e' avvenuto in Europa; incredibilmente, e' avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler e' stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo: questo e' il nocciolo di quanto abbiamo da dire.

 

*

 

Primo Levi: Al visitatore

[Da Primo Levi, testo pubblicato per l'inaugurazione del Memorial in onore degli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti, ora in Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, pp. 1335-1336]

 

La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non puo' essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere del Lavoro nell'Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto. E' vecchia sapienza, e gia' cosi' aveva ammonito Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza e' un seme che non si estingue.

E' triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia e' nato in Italia. E' il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della "vittoria mutilata", ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estendera', il culto dell'uomo provvidenziale, l'entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all'arbitrio di un solo.

Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, e' nato in Italia, prima che altrove, l'antifascismo. Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall'invasore nazionalsocialista.

E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell'inganno. Sono anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli.

Noi non siamo stati inconsapevoli. Alcuni fra noi erano partigiani; combattenti politici; sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione cosi' vicina.

La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le citta' italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell'Italia fascista, costretta all'antisemitismo dalle leggi di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalita' del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.

C'erano bambini fra noi, molti, e c'erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, e' stata la stessa per tutti. Non era mai successo, neppure nei secoli piu' oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli di cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che e' stato civile, e che civile e' ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo.

In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si e' toccato il fondo delle barbarie. Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, ne' domani ne' mai.

 

7. REPETITA IUVANT. "ONE BILLION RISING": IL 14 FEBBRAIO STA ARRIVANDO

[Dal coordinamento One Billion Rising Italia (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

 

Carissime, carissimi,

il 14 febbraio sta arrivando e One Billion Rising si prepara ad una giornata di eventi, danze, letture e condivisione, che avranno luogo in Italia e in tutto il mondo, testimonianze del nostro comune obiettivo di sensibilizzare e porre fine al fenomeno delle violenze su donne e bambine.

Ancora una volta un sincero grazie per avere portato, nel 2016, nelle piazze, nelle strade, nei teatri e in tanti luoghi diversi il messaggio di One Billion Rising, colorando la quotidianita' di una giornata con partecipazione, energia e positivita'.

Ci fa molto piacere quindi condividere con voi anche quest'anno la call to action per la giornata del 14 febbraio 2017, con l'augurio di avervi con noi ancora una volta.

In questo link http://bit.ly/partecipa_a_OBR2017 troverete le indicazioni, i materiali da scaricare e alcuni suggerimenti per organizzare un evento One Billion Rising.

Potete sempre contare su di noi per chiarimenti, informazioni o comunicarci le vostre adesioni scrivendoci a obritalia at gmail.com

Grazie per la vostra attenzione, un caloroso saluto e... RiseInSolidarity!

Ascolta! Agisci! Partecipa! 14 Febbraio 2017

Il Coordinamento One Billion Rising Italia

Nicoletta B., Nicoletta C., Silvia, Elena

http://www.onebillionrising.org/

https://www.facebook.com/obritalia

http://onebillionrisingitalia.tumblr.com/

email: obritalia at gmail.com

twitter: @OBRItalia

#riseinsolidarity #1billionrising

 

8. REPETITA IUVANT. "VITERBO OLTRE IL MURO": LA NOSTRA GRATITUDINE PER RICCARDO ORIOLES

 

A Riccardo Orioles, l'illustre giornalista e militante antimafia, anche noi rinnoviamo la nostra gratitudine.

E ricordando con commozione l'incontro che avemmo alcuni anni fa a Viterbo, ma anche la solidarieta' che a lui gia' ci legava dal secolo scorso nel comune impegno contro i poteri criminali, contro il regime della corruzione, per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, riaffermiamo che in lui abbiamo riconosciuto un compagno di lotte e un maestro di vita e di impegno, di pensiero e di azione.

Ci uniamo quindi alle tante voci che hanno proposto che per Riccardo Orioles venga attivata la legge Bacchelli.

*

Anche noi pertanto invitiamo tutte le persone di volonta' buona, le organizzazioni della societa' civile, le istituzioni democratiche ad aderire alla proposta e quindi a comunicare il proprio sostegno ad essa:

- al Presidente del Consiglio dei Ministri: presidente at pec.governo.it (riceve anche da caselle di posta elettronica non certificate) - e' infatti il Presidente del Consiglio dei Ministri il soggetto istituzionale preposto all'attivazione della legge Bacchelli;

- e per opportuna conoscenza a Domenico Stimolo (uno dei giornalisti piu' impegnati nella promozione dell'iniziativa): dostimolo at tiscali.it

Si puo' aderire anche sottoscrivendo la petizione che si trova nel sito www.change.org

"Viterbo oltre il muro", gruppo di formazione e informazione nonviolenta

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Walter Laqueur (a cura di), Dizionario dell'Olocausto, Einaudi, Torino 2004, 2007, pp. XXXIV + 934.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2596 del 21 gennaio 2017

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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