[Nonviolenza] Telegrammi. 2581



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2581 del 6 gennaio 2017

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Il grande filosofo della nonviolenza Giuliano Pontara a sostegno dell'appello "Una persona, un voto"

2. Bozza di lettera alle ed ai parlamentari per il diritto di voto a milioni di persone fin qui escluse

3. Tre indirizzi utili

4. Tullio De Mauro

5. Annibale Cetrocenzi: Leggendo il messaggio del papa su "La nonviolenza: stile di una politica per la pace"

6. Segnalazioni librarie

7. La "Carta" del Movimento Nonviolento

8. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. IL GRANDE FILOSOFO DELLA NONVIOLENZA GIULIANO PONTARA A SOSTEGNO DELL'APPELLO "UNA PERSONA, UN VOTO"

 

Il grande filosofo della nonviolenza Giuliano Pontara, docente emerito dell'Universita' di Stoccolma, curatore della fondamentale edizione italiana degli scritti di Gandhi (Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973 e successive riedizioni) ed autore di volumi di filosofia morale e politica che sono gia' dei classici, ha espresso il suo sostegno all'appello "Una persona, un voto", affinche' con la nuova legge elettorale il Parlamento italiano riconosca il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese.

Ringraziamo di cuore Giuliano Pontara per il suo autorevole intervento ed auspichiamo che tutti i parlamentari ascoltino la sua voce, come quella di padre Alex Zanotelli, della storica Anna Bravo e di innumerevoli altre persone di volonta' buona che ritengono inammissibile che in Italia siano ancora private del diritto di voto milioni di persone che qui vivono, lavorano, pagano le tasse, mandano a scuola i loro figli, rispettano le leggi, contribuiscono intensamente all'economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del paese, arrecano all'Italia ingenti benefici ma sono tuttora assurdamente private del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

 

2. MATERIALI. BOZZA DI LETTERA ALLE ED AI PARLAMENTARI PER IL DIRITTO DI VOTO A MILIONI DI PERSONE FIN QUI ESCLUSE

 

Gentile parlamentare,

poiche' nelle prossime settimane il Parlamento sara' impegnato nella definizione della nuova legge elettorale le saremmo assai grati se volesse adoperarsi affinche' nel dibattito che portera' ad essa sia introdotto il tema del riconoscimento del diritto di voto ai milioni di persone presenti in Italia cui attualmente tale diritto non e' riconosciuto essendo nate altrove.

*

Come e' a tutti noto vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

*

L'occasione e' propizia perche' si pervenga finalmente a riconoscere loro il diritto di voto:

a) con legge ordinaria per quanto concerne le elezioni amministrative (nelle quali peraltro fin dal secolo scorso il diritto di voto e' gia' riconosciuto agli stranieri provenienti da altri paesi dell'Unione Europea);

b) con legge costituzionale per quanto concerne le elezioni politiche.

Come e' noto, esistono gia' significative esperienze di altri paesi cui far riferimento, e in Italia un prezioso dibattito in materia (con particolar riferimento ai profili non solo giuridici, ma anche politici ed etici) e' iniziato negli ultimi decenni del Novecento, ovvero da quando l'Italia da paese di emigrazione si e' progressivamente trasformata in paese di crescente immigrazione.

E' ben noto che il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Peraltro non sfugge a nessuno che il riconoscimento dei diritti politici e' il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente il razzismo e lo schiavismo, due crimini da cui anche il nostro paese e' aggredito.

Last, but not least, il riconoscimento dei diritti politici e' il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente l'emarginazione e la disperazione di persone che private degli elementari diritti democratici divengono ipso facto vittime reali o potenziali di ogni sorta di abusi e umiliazioni; e quindi e' anche il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente il conseguente montare dello smarrimento e del risentimento e con essi le possibili derive violente e criminali da parte di persone cosi' brutalmente sopraffatte e fin annichilite da perdere la cognizione del bene e del male e divenir preda di poteri mafiosi e terroristi, di farneticanti, sadici e necrofili criminali predicatori d'odio e seminatori di strage.

La barbarie si contrasta con il diritto, con la civilta', con l'umanita'.

*

Le saremmo assai grati se lei volesse impegnarsi a promuovere tra i suoi colleghi parlamentari la consapevolezza dell'esigenza del riconoscimento del diritto di voto a milioni di persone che vivono con noi, lavorano con noi, sono i nostri vicini di casa, le persone con cui condividiamo la nostra quotidianita', e che tuttora sono paradossalmente e iniquamente prive del diritto a prendere parte alle decisioni pubbliche qui nel luogo in cui concretamente si svolge la loro esistenza.

*

Ringraziandola per l'attenzione, auspicando un suo persuaso interessamento ed effettivo impegno, la salutiamo cordialmente.

Firma

Luogo e data

Indirizzo del mittente

 

3. MATERIALI. TRE INDIRIZZI UTILI

 

Chi volesse comunicare ai Presidenti della Camera e del Senato (e per conoscenza al Presidente del Consiglio dei Ministri) il proprio sostegno all'appello "Una persona, un voto", affinche' sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia e che con la loro presenza ed il loro lavoro arrecano grande beneficio al paese, puo' scrivere ai seguenti indirizzi:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

e per opportuna conoscenza:

- on. Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri: presidente at pec.governo.it (quest'ultimo indirizzo e' "pec", ma riceve anche da caselle di posta elettronica non certificate).

 

4. LUTTI. TULLIO DE MAURO

 

E' deceduto Tullio De Mauro.

Un maestro.

 

5. RIFLESSIONE. ANNIBALE CETROCENZI: LEGGENDO IL MESSAGGIO DEL PAPA SU "LA NONVIOLENZA: STILE DI UNA POLITICA PER LA PACE"

[Ringraziamo Annibale Cetrocenzi, vecchio amico di questo foglio e "vecchio militante del movimento operaio ed amico della nonviolenza, materialista leopardiano e marxista", per il seguente intervento]

 

Il messaggio di papa Bergoglio per la cinquantesima "Giornata mondiale della pace" del primo gennaio 2017, messaggio che ha per titolo e tema "La nonviolenza: stile di una politica per la pace", costituisce un contributo di grande importanza alla diffusione della nonviolenza, diffusione di cui vi e' enorme necessita' ed urgenza in un mondo caratterizzato da una situazione che piu' volte il papa ha giustamente definito come "guerra mondiale a pezzi".

*

La "guerra mondiale a pezzi"

Scrive infatti anche in questo documento: "Il secolo scorso e' stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non e' facile sapere se il mondo attualmente sia piu' o meno violento di quanto lo fosse ieri, ne' se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilita' che caratterizza la nostra epoca ci rendano piu' consapevoli della violenza o piu' assuefatti ad essa. In ogni caso, questa violenza che si esercita 'a pezzi', in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, criminalita' e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell'ambiente".

E denuncia con fermezza che tutto quello che si ottiene con la violenza e' "di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi 'signori della guerra'".

Concludendo la sua analisi della situazione presente con queste energiche parole: "La violenza non e' la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiche' grandi quantita' di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficolta', degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, puo' portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti".

Questo messaggio per la Giornata mondiale della pace centrato sulla proposta della nonviolenza e' pienamente coerente con l'impegno dispiegato da Bergoglio fin dall'inizio del suo pontificato contro la guerra e tutte le uccisioni, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani cosi' come in difesa dell'intero mondo vivente. La nonviolenza e' il cuore della sua proposta all'umanita', e la nitida prova della sua appassionata fedelta' all'insegnamento del figlio di Maria.

*

Scegliere la nonviolenza

In primo luogo e' gia' di enorme importanza che il papa abbia dedicato il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2017 alla nonviolenza.

Ed il fatto stesso di usare la grafia "nonviolenza" dissipa ogni equivoco su cio' di cui stiamo parlando: la nonviolenza non e' il mero astenersi dalla violenza, bensi' la lotta la piu' nitida e intransigente contro tutte le violenze, la lotta piu' concreta e coerente, la lotta che della violenza tutto rifiuta e respinge e contrasta e che quindi in nessun modo la violenza riproduce o alimenta. La nonviolenza, per usare la formula di King, e' la "forza dell'amore"; e per usare la formula di Schweitzer e' il "rispetto per la vita"; e' la nonviolenza specificamente gandhiana: ahimsa e satyagraha, ovvero opposizione integrale alla violenza e adesione alla verita' che riconosce e salva e protegge e risana.

Ancora pochi mesi fa molte persone amiche della nonviolenza dovevano impegnarsi qui in Italia in un appello pubblico affinche' anche in sedi autorevoli e fin normative nel campo della lingua - specificamente lessicografiche e piu' in generale accademiche ed editoriali - si dismettesse l'equivoca formulazione "non violenza" e si adottasse la giusta grafia - ovvero l'adeguata concettualizzazione - su cui insisteva Aldo Capitini: "nonviolenza", appunto, scritto tutto attaccato, come unica parola, per metterne in rilievo la positiva consistenza e reale primazia.

E lo stesso papa Francesco chiarisce in un sapido passo di questo forte messaggio che "la nonviolenza e' talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passivita', ma in realta' non e' cosi'". Molto ben detto: quante volte tutte le persone amiche della nonviolenza hanno dovuto smentire il mendace stereotipo che i violenti e gli arresi pretendono di spacciare per nonviolenza, uno stereotipo ovviamente del tutto falso, che la nonviolenza pretende ridurre a pusillanimita' - ovvero al suo esatto opposto -; la nonviolenza e' il contrario della vilta', e' il contrario della rassegnazione, e' il contrario della subalternita' e della fuga: la nonviolenza e' la lotta contro la violenza, la lotta che salva le vite, la lotta che sostiene e libera, la lotta che unisce nella condivisione e nella convivenza.

Come e' stato tante volte scritto su questo foglio, "La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza. Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, 'vittoria al mondo'; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: 'potere al popolo'); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere. Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo. Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire). Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi. Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto".

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La scelta della nonviolenza come compito non piu' eludibile

In secondo luogo e' di enorme importanza il fatto che il papa indichi la scelta della nonviolenza come compito non piu' eludibile da parte di ogni persona di volonta' buona in ogni ambito dell'umana esperienza.

Scrive Bergoglio: "soprattutto nelle situazioni di conflitto... facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita".

E ancora: "Che siano la carita' e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali".

E ancora: "Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell'ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme".

E decisivamente: "Essere veri discepoli di Gesu' oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza". E' una espressione, e un'indicazione, inequivocabile: il papa chiama tutti i cristiani - e non solo i cristiani - alla scelta della nonviolenza.

E poco oltre scrive: "Gesu' stesso ci offre un 'manuale' di questa strategia di costruzione della pace ["La costruzione della pace mediante la nonviolenza attiva"] nel cosiddetto Discorso della montagna. Le otto Beatitudini (cfr Mt 5, 3-10) tracciano il profilo della persona che possiamo definire beata, buona e autentica".

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Uomini e donne che lottano contro la violenza scegliendo la nonviolenza

Scrive il papa: "La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell'India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. Le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza, come, ad esempio, Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta (pray-ins) ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia".

E' di straordinario significato che dopo aver ampiamente citato Madre Teresa di Calcutta riportandone le parole e ricordando ancora una volta come ella si sia "chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignita' che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perche' riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini - dinanzi ai crimini! - della poverta' creata da loro stessi", il papa indicando alcuni altri uomini e donne che hanno lottato contro la violenza scegliendo la nonviolenza ricordi non solo riferimenti a tutti noti, come Mohandas Gandhi e Martin Luther King, ma anche Abdul Gaffar Khan, il grande nonviolento musulmano, e "Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane", e soprattutto che scriva che "le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza". E' anche la nostra opinione: la lotta dei movimenti delle donne e' la corrente calda e l'esperienza storica decisiva di cio' che su questo foglio viene chiamato "nonviolenza in cammino" e che il papa nel suo messaggio chiama "nonviolenza attiva", ovvero la nonviolenza tout court se intesa nella sua verita' e pienezza, poiche' la nonviolenza e' in se stessa attiva, la nonviolenza e' sempre in cammino: una nonviolenza statica o passiva non esiste.

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"Tutto nel mondo e' intimamente connesso"

Scrive ancora Bergoglio: "La nonviolenza attiva e' un modo per mostrare che davvero l'unita' e' piu' potente e piu' feconda del conflitto. Tutto nel mondo e' intimamente connesso. Certo, puo' accadere che le differenze generino attriti: affrontiamoli in maniera costruttiva e nonviolenta, cosi' che le tensioni e gli opposti possano raggiungere una pluriforme unita' che genera nuova vita, conservando le preziose potenzialita' delle polarita' in contrasto".

Questa visione dialogica e dialettica, olistica e plurale, relazionale e comunicativa, empatica e aperta, e' di straordinaria efficacia e coglie il cuore stesso della nonviolenza come teoria e come pratica. Il mio orecchio vi avverte consonanze profonde con le meditazioni e le testimonianze di Martin Buber e di Emmanuel Levinas, di Simone Weil e di Hannah Arendt, di Ernst Bloch e di Paul Ricoeur, di Juergen Moltmann e di Gustavo Gutierrez, di Ernesto Balducci e di David Maria Turoldo, di Edith Stein e di Etty Hillesum, di Virginia Woolf e di Maria Zambrano, di Rosa Luxemburg e di Laura Conti, e di Aldo Capitini e di Danilo Dolci, di Gregory Bateson e di Franca Ongaro Basaglia, di Adrienne Rich e di Wangari Maathai, e decisivamente delle culture e delle pratiche femministe, e tra le persone viventi di Luce Irigaray e di Vandana Shiva.

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Un impegno: abbracciare la nonviolenza

Il messaggio si conclude con un impegno nitido: "Assicuro che la Chiesa Cattolica accompagnera' ogni tentativo di costruzione della pace anche attraverso la nonviolenza attiva e creativa".

Da tutto il documento emerge come la nonviolenza sia abbracciata in modo esplicito e senza riserve; ed a conferma di questa scelta si leggano le parole di netta condanna delle armi e di ogni violenza.

Ad esempio il passo che abbiamo gia' citato sopra: "La violenza non e' la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiche' grandi quantita' di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficolta', degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, puo' portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti".

Ma anche questa appassionata esortazione: "rivolgo un appello in favore del disarmo, nonche' della proibizione e dell'abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica. Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini".

Qui con grande efficacia l'impegno per il disarmo e' unito all'impegno contro la violenza di genere e sui bambini. Si respira in questo documento la stessa convinzione che su questo foglio sovente si ripropone: ovvero che il nostro impegno debba essere allo stesso tempo contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; per la difesa dei diritti umani e la difesa della biosfera; per salvare le vite abolendo le guerre, gli eserciti e le armi; per salvare le vite soccorrendo, accogliendo e assistendo ogni persona bisognosa di aiuto. Ogni vittima ha il volto di Abele.

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Dalla "Pacem in Terris" a noi

E ancora e' di grande efficacia in questo documento il riferimento all'Angelus del 18 febbraio 2007 di Ratzinger: "Essa [la nonviolenza] - come ha affermato il mio predecessore Benedetto XVI - e' realistica, perche' tiene conto che nel mondo c'e' troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si puo' superare questa situazione se non contrapponendo un di piu' di amore, un di piu' di bonta'. Questo di piu' viene da Dio. Ed egli [Benedetto XVI] aggiungeva con grande forza: La nonviolenza per i cristiani non e' un mero comportamento tattico, bensi' un modo di essere della persona, l'atteggiamento di chi e' cosi' convinto dell'amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell'amore e della verita'. L'amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana. Giustamente il vangelo dell'amate i vostri nemici (cfr Lc 6, 27) viene considerato la magna charta della nonviolenza cristiana: esso non consiste nell'arrendersi al male [...] ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12, 17-21), spezzando in tal modo la catena dell'ingiustizia".

Cosi' come sono cospicui i riferimenti a Giovanni XXIII ed alla sua "Pacem in Terris", a Paolo VI, a Giovanni Paolo II.

Riferimenti che confermano la coerenza e la saldezza della scelta della nonviolenza non solo alla luce del fondamento stesso della religione cristiana, ma anche alla luce dei segni dei tempi e delle espressioni del magistero puntualmente rievocate.

La rottura - e verrebbe da dire: la rottura epistemologica - avviata con la "Pacem in Terris" trova nella testimonianza e nella predicazione di Bergoglio un coerente svolgimento, e questo svolgimento e' anche un ritorno al messaggio originario dell'uomo che si oppose a tutte le uccisioni, a tutte le violenze.

*

Per non concludere

E' ovvio che questo documento pontificio di poche pagine non e' e non poteva essere un trattato teorico esaustivo sulla nonviolenza.

Per questo ci sono i lavori di Giuliano Pontara, di Enrico Peyretti, di Alberto L'Abate, di Anna Bravo, e degli indimenticabili Nanni Salio, di Fulvio Cesare Manara, che ci hanno lasciato nei mesi scorsi, e la testimonianza di pensiero e di azione di Pietro Pinna, che anch'egli ci ha lasciato mesi fa. E le ricerche, gli studi, le esperienze, gli "esperimenti con la verita'" di innumerevoli altre ed altri maestri e compagni, viventi o scomparsi ma tutti vivi e presenti nella capitiniana compresenza. Da Lorenzo Milani a Simone de Beauvoir, da Andre' Chouraqui a Germaine Tillion, da Milena Jesenska' a Lelio Basso, da Margarete Buber Neumann a Varlam Salamov, da Franco Basaglia a Bianca Guidetti Serra, da Giulio Girardi a Luce Fabbri.

Ed e' ovvio che, come spesso e' stato ripetuto su questo foglio, della nonviolenza possono darsi molte diverse definizioni, poiche' - cito da uno dei tanti editoriali di analogo contenuto - "esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'".

Ed e' altrettanto ovvio che le sottolineature proposte da questo messaggio si pongono in relazione di reciproco arricchimento e per cosi' dire di verifica critica e di effettuale cooperazione con le sottolineature da altre persone proposte, e ad esempio qui ne citiamo un'altra piu' volte apparsa anch'essa su questo medesimo foglio: "1. La nonviolenza e' l'opposizione alla violenza, ovvero 'ahimsa' e 'satyagraha' (i due termini gandhiani che il termine italiano 'nonviolenza' coniato da Aldo Capitini traduce e unifica): nonviolenza significa opposizione alla violenza, forza della verita', amore attivo, rispetto per la vita, armonia, ricomposizione, scelta di contrastare il male facendo il bene; 2. La nonviolenza e' complessa  e pluridimensionale, un insieme di insiemi: a) un insieme di criteri assiologici (esemplificando con l'esempio per cui 'tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che tra il seme e la pianta': fini buoni non possono essere ottenuti usando mezzi malvagi); b) un insieme di strumenti ermeneutici (esemplificando con l'analisi sociologica del potere che si regge sempre su due pilastri: la forza e il consenso; cosicche' si puo' contrastare ogni potere ingiusto iniziando col negargli il consenso); c) un insieme di tecniche deliberative (esemplificando con il 'metodo del consenso', che prevede il diritto di veto da parte di ogni singola persona partecipante al processo decisionale, cosicche' si prendono solo le decisioni su cui vi e' l'accordo persuaso di tutte le persone; tutte garantendo del rispetto della loro dignita', e tutte impegnando a costruire insieme la volonta' comune); d) un insieme di tecniche operative (esemplificando con lo sciopero, il digiuno ed altre forme ancora); e) una metodologia di trasformazione positiva delle relazioni - interpersonali, sociali, politiche -; f) una progetto-processo di cambiamento sociale e culturale orientato all'affermazione dell'eguaglianza di diritti e di doveri di tutti gli esseri umani, al reciproco aiuto, alla condivisione dei beni, alla responsabilita' comune per gli altri esseri umani e per l'intero mondo vivente".

Ma il punto che qui ci premeva sottolineare e' che in questi tempi di morte e dolore e paura e vergogna questo prezioso testo di papa Francesco e' una vera boccata d'ossigeno, un sorso di limpida acqua - e chiara, e fresca, e dolce -, un dono nutriente, e sara' seme di ulteriori frutti, soprattutto se sapremo adeguatamente valorizzarlo.

Sia quindi consentito a un vecchio militante del movimento operaio ed amico della nonviolenza, materialista leopardiano e marxista, ringraziare il papa venuto dalla fine del mondo per questo messaggio, per questa testimonianza, per il suo contributo alla lotta comune per la liberazione dell'umanita' da ogni violenza.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

La nonviolenza e' in cammino.

 

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- AA. VV., Jacques Lacan. La psicoanalisi del linguaggio e dell'immaginario, Hachette, Milano 2016, pp. 144, euro 9,99.

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Riletture

- Giorgio Melchiori, L'uomo e il potere. Indagine sulle strutture profonde dei "Sonetti" di Shakespeare, Einaudi, Torino 1973, pp. XII + 242.

 

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

8. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2581 del 6 gennaio 2017

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