[Nonviolenza] Telegrammi. 2580
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- Date: Wed, 4 Jan 2017 21:36:25 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2580 del 5 gennaio 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. L'illustre storica Anna Bravo a sostegno dell'appello "Una persona, un voto"
2. Bozza di lettera alle ed ai parlamentari per il diritto di voto a milioni di persone fin qui escluse
3. Tre indirizzi utili
4. Anna Grazia Casieri: Il messaggio di Papa Francesco sulla nonviolenza
5. Papa Francesco: La nonviolenza: stile di una politica per la pace
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. L'ILLUSTRE STORICA ANNA BRAVO A SOSTEGNO DELL'APPELLO "UNA PERSONA, UN VOTO"
[Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita'. Tra le opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008; (con Federico Cereja), Intervista a Primo Levi, ex deportato, Einaudi, Torino 2011; La conta dei salvati, Laterza, Roma-Bari 2013; Raccontare per la storia, Einaudi, Torino 2014]
L'illustre storica Anna Bravo ha espresso il suo sostegno all'appello "Una persona, un voto", affinche' con la nuova legge elettorale il Parlamento italiano riconosca il diritto di voto a tutte le persone residenti nel nostro paese.
Ringraziamo Anna Bravo per il suo autorevole intervento ed auspichiamo che tutti i parlamentari ascoltino la sua voce, come quella di padre Alex Zanotelli e di innumerevoli altre persone di volonta' buona che ritengono inammissibile che in Italia siano ancora private del diritto di voto milioni di persone che qui vivono, lavorano, pagano le tasse, mandano a scuola i loro figli, rispettano le leggi, contribuiscono intensamente all'economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del paese, arrecano all'Italia ingenti benefici ma sono tuttora assurdamente private del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
2. MATERIALI. BOZZA DI LETTERA ALLE ED AI PARLAMENTARI PER IL DIRITTO DI VOTO A MILIONI DI PERSONE FIN QUI ESCLUSE
Gentile parlamentare,
poiche' nelle prossime settimane il Parlamento sara' impegnato nella definizione della nuova legge elettorale le saremmo assai grati se volesse adoperarsi affinche' nel dibattito che portera' ad essa sia introdotto il tema del riconoscimento del diritto di voto ai milioni di persone presenti in Italia cui attualmente tale diritto non e' riconosciuto essendo nate altrove.
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Come e' a tutti noto vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
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L'occasione e' propizia perche' si pervenga finalmente a riconoscere loro il diritto di voto:
a) con legge ordinaria per quanto concerne le elezioni amministrative (nelle quali peraltro fin dal secolo scorso il diritto di voto e' gia' riconosciuto agli stranieri provenienti da altri paesi dell'Unione Europea);
b) con legge costituzionale per quanto concerne le elezioni politiche.
Come e' noto, esistono gia' significative esperienze di altri paesi cui far riferimento, e in Italia un prezioso dibattito in materia (con particolar riferimento ai profili non solo giuridici, ma anche politici ed etici) e' iniziato negli ultimi decenni del Novecento, ovvero da quando l'Italia da paese di emigrazione si e' progressivamente trasformata in paese di crescente immigrazione.
E' ben noto che il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Peraltro non sfugge a nessuno che il riconoscimento dei diritti politici e' il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente il razzismo e lo schiavismo, due crimini da cui anche il nostro paese e' aggredito.
Last, but not least, il riconoscimento dei diritti politici e' il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente l'emarginazione e la disperazione di persone che private degli elementari diritti democratici divengono ipso facto vittime reali o potenziali di ogni sorta di abusi e umiliazioni; e quindi e' anche il modo migliore, la guarentigia indispensabile, per contrastare adeguatamente il conseguente montare dello smarrimento e del risentimento e con essi le possibili derive violente e criminali da parte di persone cosi' brutalmente sopraffatte e fin annichilite da perdere la cognizione del bene e del male e divenir preda di poteri mafiosi e terroristi, di farneticanti, sadici e necrofili criminali predicatori d'odio e seminatori di strage.
La barbarie si contrasta con il diritto, con la civilta', con l'umanita'.
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Le saremmo assai grati se lei volesse impegnarsi a promuovere tra i suoi colleghi parlamentari la consapevolezza dell'esigenza del riconoscimento del diritto di voto a milioni di persone che vivono con noi, lavorano con noi, sono i nostri vicini di casa, le persone con cui condividiamo la nostra quotidianita', e che tuttora sono paradossalmente e iniquamente prive del diritto a prendere parte alle decisioni pubbliche qui nel luogo in cui concretamente si svolge la loro esistenza.
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Ringraziandola per l'attenzione, auspicando un suo persuaso interessamento ed effettivo impegno, la salutiamo augurandole buone feste.
Firma
Luogo e data
Indirizzo del mittente
3. MATERIALI. TRE INDIRIZZI UTILI
Chi volesse comunicare ai Presidenti della Camera e del Senato (e per conoscenza al Presidente del Consiglio dei Ministri) il proprio sostegno all'appello "Una persona, un voto", affinche' sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia e che con la loro presenza ed il loro lavoro arrecano grande beneficio al paese, puo' scrivere ai seguenti indirizzi:
- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it
- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it
e per opportuna conoscenza:
- on. Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri: presidente at pec.governo.it (quest'ultimo indirizzo e' "pec", ma riceve anche da caselle di posta elettronica non certificate).
4. RIFLESSIONE. ANNA GRAZIA CASIERI: IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO SULLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo di cuore Anna Grazia Casieri per questo intervento.
Suor Anna Grazia Casieri, della congregazione delle murialdine (il cui apostolato si rivolge principalmente ai giovani e alle famiglie, soprattutto quelle piu' povere), dottoressa magistrale in scienze religiose, gia' missionaria in Messico, impegnata in attivita' educative, di formazione e di solidarieta', insegna nella scuola pubblica ed e' attualmente docente in un istituto professionale a Foggia. E' una delle principali collaboratrici del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo. Tra i suoi scritti: L'accompagnamento personale dei processi di crescita nella "Evangelii Gaudium"]
Leggendo il messaggio di Papa Francesco per la cinquantesima "Giornata mondiale della pace" dedicato alla nonviolenza hanno particolarmente richiamato la mia attenzione alcune sue considerazioni che cerco di evidenziare.
Mi sembra particolarmente rilevante che in un messaggio ufficiale il Papa proponga la nonviolenza, con tutto cio' che essa richiama.
Mi sembra significativo che unisca nonviolenza e carita' come stile che deve contraddistinguere i rapporti interpersonali, sociali e internazionali, uno stile che deve entrare in ogni relazione, ma anche in ogni decisione e azione dei singoli e dell'intera comunita' umana, al di la' di ogni appartenenza politica e/o religiosa.
La nonviolenza attiva non e' monopolio di pochi, ma puo' e deve diventare stile di vita perche' ciascuno riconosce l'altro come dono sacro dotato di una dignita' immensa. Non a caso Papa Francesco ricorda che ogni uomo e' immagine e somiglianza di Dio.
Mi chiedo quanto nella nostra quotidianita', uomini e donne, istituzioni e capi delle nazioni, ci siamo avvicinati all'altro, ad ogni altro, considerandolo terra sacra, luogo dinanzi al quale togliersi i sandali... o non piuttosto strumento per raggiungere i propri egoistici scopi ad ogni costo.
Convinto che il luogo da cui scaturiscono violenza o misericordia e' il cuore dell'uomo, Papa Francesco invita a percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo partendo dall'interno della famiglia quale crogiuolo in cui apprendere a superare i conflitti non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la misericordia. Niente di piu' reale nell'odierna realta' sociale.
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Dell'importanza della famiglia quale luogo in cui imparare a intraprendere il sentiero della nonviolenza il pontefice parla a lungo nella sua Esortazione Apostolica "Amoris Laetitia". In particolare desidero evidenziare l'importanza che egli attribuisce al fatto che l'essere umano senta da sempre il bisogno di uscire dalla primordiale solitudine per vivere nella comunione con altri suoi simili (12). Da cio' deriva il rapporto di armonia con il creato, con ogni fratello e sorella e con l'intera comunita' umana, un rapporto che corre il rischio di degenerare ogni qual volta l'essere umano si comporta in modo violento, come tiranno egoista e talvolta perfino brutale nei confronti del creato e dei propri simili (19 e 26). Esasperando la cultura individualistica del possesso e del godimento ci disponiamo, cosi', a generare dinamiche di insofferenza e aggressivita' (Relatio finalis 2015, 8). Una politica dell'usa e getta, dello sfruttare finche' serve (39) che finisce per amplificarsi nei rapporti tra i popoli e tra gli Stati.
Di fronte a tale situazione Papa Francesco invita a prendere come modello quelle caratteristiche dell'amore che ritroviamo nell'inno alla carita' di S. Paolo. Tra tutte ne ricordo due: la pazienza e la benevolenza. Se coltiviamo la pazienza diventeremo capaci di riconoscere che l'altro possiede il diritto a vivere su questa terra insieme a me, cosi' com'e', il che comporta che ciascuno riconosca il diritto alla felicita' di ogni essere umano, rifiutando l'ingiustizia e lottando per l'equita' (91-97).
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Guardiamo a Gesu', che riconoscendo come il primo luogo in cui violenza e pace si affrontano e' il cuore dell'uomo traccio' per quanti lo ascoltavano la via della nonviolenza che si radica nel sentirsi per primi amati e perdonati, pertanto capaci di amare, rispettare, perdonare...
E' significativo il richiamo a Papa Benedetto XVI che, a tale riguardo, in modo molto forte ricordava ai cristiani come essere autentici discepoli di Gesu' significa essere talmente convinti dell'amore di Dio da impegnarsi, nel vivere concreto, a superare la troppa violenza e la troppa ingiustizia presenti nel mondo con un surplus di amore. E in questo, onestamente, credo che tanta strada abbiamo ancora da compiere.
Troppo spesso, e con eccessiva superficialita', come singoli e come responsabili di istituzioni nazionali e internazionali, abbiamo fatto ricorso alla violenza e all'uso delle armi per combattere situazioni di conflitto, producendo solo una risoluzione superficiale e non duratura delle stesse, e piuttosto sottraendo risorse che avrebbero potuto rispondere alle esigenze di bene dell'umanita' intera.
Non dimentichiamo, invece, gli innumerevoli risultati che la pratica della nonviolenza, certo portata avanti dalla chiesa cattolica, ma non sua esclusiva, ha prodotto nei secoli e in ogni continente.
Nessuno e a nessun livello di responsabilita' si puo' sentire escluso da tale impegno.
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Accogliamo la sfida di Papa Francesco, rivolta ad ogni uomo, ad ogni donna, ad ogni responsabile e dirigente di istituzioni a livello mondiale, a fare delle Beatitudini che Gesu' presenta nel Discorso della montagna il programma che permetta di scegliere la solidarieta' e l'unita' come stile per fare una storia capace di costruire e generare nuova vita, di affrontare in modo positivo gli inevitabili conflitti, cosi' da essere comunita' rinnovate perche' capaci di uscire da se' per prendersi cura della casa comune.
5. DOCUMENTI. PAPA FRANCESCO: LA NONVIOLENZA: STILE DI UNA POLITICA PER LA PACE
[Riproponiamo il messaggio del pontefice cattolico per la celebrazione della cinquantesima Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2017]
1. All'inizio di questo nuovo anno porgo i miei sinceri auguri di pace ai popoli e alle nazioni del mondo, ai Capi di Stato e di Governo, nonche' ai responsabili delle comunita' religiose e delle varie espressioni della societa' civile. Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinche' l'immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignita' immensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto, rispettiamo questa "dignita' piu' profonda" (1) e facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita.
Questo e' il Messaggio per la cinquantesima Giornata Mondiale della Pace. Nel primo, il beato Papa Paolo VI si rivolse a tutti i popoli, non solo ai cattolici, con parole inequivocabili: "E' finalmente emerso chiarissimo che la pace e' l'unica e vera linea dell'umano progresso (non le tensioni di ambiziosi nazionalismi, non le conquiste violente, non le repressioni apportatrici di falso ordine civile)". Metteva in guardia dal "pericolo di credere che le controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione, cioe' delle trattative fondate sul diritto, la giustizia, l'equita', ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali". Al contrario, citando la Pacem in terris del suo predecessore san Giovanni XXIII, esaltava "il senso e l'amore della pace fondata sulla verita', sulla giustizia, sulla liberta', sull'amore" (2). Colpisce l'attualita' di queste parole, che oggi non sono meno importanti e pressanti di cinquant'anni fa.
In questa occasione desidero soffermarmi sulla nonviolenza come stile di una politica di pace e chiedo a Dio di aiutare tutti noi ad attingere alla nonviolenza nelle profondita' dei nostri sentimenti e valori personali. Che siano la carita' e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possono essere i protagonisti piu' credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell'ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme.
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Un mondo frantumato
2. Il secolo scorso e' stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non e' facile sapere se il mondo attualmente sia piu' o meno violento di quanto lo fosse ieri, ne' se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilita' che caratterizza la nostra epoca ci rendano piu' consapevoli della violenza o piu' assuefatti ad essa.
In ogni caso, questa violenza che si esercita "a pezzi", in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, criminalita' e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell'ambiente. A che scopo? La violenza permette di raggiungere obiettivi di valore duraturo? Tutto quello che ottiene non e' forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi "signori della guerra"?
La violenza non e' la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiche' grandi quantita' di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficolta', degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, puo' portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti.
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La Buona Notizia
3. Anche Gesu' visse in tempi di violenza. Egli insegno' che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, e' il cuore umano: "Dal di dentro infatti, cioe' dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive" (Mc 7,21). Ma il messaggio di Cristo, di fronte a questa realta', offre la risposta radicalmente positiva: Egli predico' instancabilmente l'amore incondizionato di Dio che accoglie e perdona e insegno' ai suoi discepoli ad amare i nemici (cfr Mt 5,44) e a porgere l'altra guancia (cfr Mt 5,39). Quando impedi' a coloro che accusavano l'adultera di lapidarla (cfr Gv 8,1-11) e quando, la notte prima di morire, disse a Pietro di rimettere la spada nel fodero (cfr Mt 26,52), Gesu' traccio' la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l'inimicizia (cfr Ef 2,14-16). Percio', chi accoglie la Buona Notizia di Gesu', sa riconoscere la violenza che porta in se' e si lascia guarire dalla misericordia di Dio, diventando cosi' a sua volta strumento di riconciliazione, secondo l'esortazione di san Francesco d'Assisi: "La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor piu' copiosa nei vostri cuori" (3).
Essere veri discepoli di Gesu' oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza. Essa - come ha affermato il mio predecessore Benedetto XVI - "e' realistica, perche' tiene conto che nel mondo c'e' troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si puo' superare questa situazione se non contrapponendo un di piu' di amore, un di piu' di bonta'. Questo 'di piu'' viene da Dio" (4). Ed egli aggiungeva con grande forza: "La nonviolenza per i cristiani non e' un mero comportamento tattico, bensi' un modo di essere della persona, l'atteggiamento di chi e' cosi' convinto dell'amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell'amore e della verita'. L'amore del nemico costituisce il nucleo della 'rivoluzione cristiana'" (5). Giustamente il vangelo dell'amate i vostri nemici (cfr Lc 6,27) viene considerato "la magna charta della nonviolenza cristiana": esso non consiste "nell'arrendersi al male [...] ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell'ingiustizia" (6).
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Piu' potente della violenza
4. La nonviolenza e' talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passivita', ma in realta' non e' cosi'. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiaro' chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: "Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri [...] E potremo superare tutto il male che c'e' nel mondo" (7). Perche' la forza delle armi e' ingannevole. "Mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro, ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un'altra, un'altra, un'altra, danno la vita"; per questi operatori di pace, Madre Teresa e' "un simbolo, un'icona dei nostri tempi" (8). Nello scorso mese di settembre ho avuto la grande gioia di proclamarla Santa. Ho elogiato la sua disponibilita' verso tutti attraverso "l'accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. [...] Si e' chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignita' che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perche' riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini - dinanzi ai crimini! - della poverta' creata da loro stessi" (9). In risposta, la sua missione - e in questo rappresenta migliaia, anzi milioni di persone - e' andare incontro alle vittime con generosita' e dedizione, toccando e fasciando ogni corpo ferito, guarendo ogni vita spezzata.
La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell'India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. Le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza, come, ad esempio, Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta (pray-ins) ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia.
Ne' possiamo dimenticare il decennio epocale conclusosi con la caduta dei regimi comunisti in Europa. Le comunita' cristiane hanno dato il loro contributo con la preghiera insistente e l'azione coraggiosa. Speciale influenza hanno esercitato il ministero e il magistero di san Giovanni Paolo II. Riflettendo sugli avvenimenti del 1989 nell'Enciclica Centesimus annus (1991), il mio predecessore evidenziava che un cambiamento epocale nella vita dei popoli, delle nazioni e degli Stati si realizza "mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verita' e della giustizia" (10). Questo percorso di transizione politica verso la pace e' stato reso possibile in parte "dall'impegno non violento di uomini che, mentre si sono sempre rifiutati di cedere al potere della forza, hanno saputo trovare di volta in volta forme efficaci per rendere testimonianza alla verita'". E concludeva: "Che gli uomini imparino a lottare per la giustizia senza violenza, rinunciando alla lotta di classe nelle controversie interne ed alla guerra in quelle internazionali" (11).
La Chiesa si e' impegnata per l'attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi, sollecitando persino gli attori piu' violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura.
Questo impegno a favore delle vittime dell'ingiustizia e della violenza non e' un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma e' proprio di molte tradizioni religiose, per le quali "la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita" (12). Lo ribadisco con forza: "Nessuna religione e' terrorista" (13). La violenza e' una profanazione del nome di Dio (14). Non stanchiamoci mai di ripeterlo: "Mai il nome di Dio puo' giustificare la violenza. Solo la pace e' santa. Solo la pace e' santa, non la guerra!" (15).
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La radice domestica di una politica nonviolenta
5. Se l'origine da cui scaturisce la violenza e' il cuore degli uomini, allora e' fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all'interno della famiglia. E' una componente di quella gioia dell'amore che ho presentato nello scorso marzo nell'Esortazione apostolica Amoris laetitia, a conclusione di due anni di riflessione da parte della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. La famiglia e' l'indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell'altro, la misericordia e il perdono (16). Dall'interno della famiglia la gioia dell'amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la societa' (17). D'altronde, un'etica di fraternita' e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non puo' basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilita', sul rispetto e sul dialogo sincero. In questo senso, rivolgo un appello in favore del disarmo, nonche' della proibizione e dell'abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica. (18). Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini.
Il Giubileo della Misericordia, conclusosi nel novembre scorso, e' stato un invito a guardare nelle profondita' del nostro cuore e a lasciarvi entrare la misericordia di Dio. L'anno giubilare ci ha fatto prendere coscienza di quanto numerosi e diversi siano le persone e i gruppi sociali che vengono trattati con indifferenza, sono vittime di ingiustizia e subiscono violenza. Essi fanno parte della nostra "famiglia", sono nostri fratelli e sorelle. Per questo le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all'intera famiglia umana. "L'esempio di santa Teresa di Gesu' Bambino ci invita alla pratica della piccola via dell'amore, a non perdere l'opportunita' di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Una ecologia integrale e' fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell'egoismo" (19).
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Il mio invito
6. La costruzione della pace mediante la nonviolenza attiva e' elemento necessario e coerente con i continui sforzi della Chiesa per limitare l'uso della forza attraverso le norme morali, mediante la sua partecipazione ai lavori delle istituzioni internazionali e grazie al contributo competente di tanti cristiani all'elaborazione della legislazione a tutti i livelli. Gesu' stesso ci offre un "manuale" di questa strategia di costruzione della pace nel cosiddetto Discorso della montagna. Le otto Beatitudini (cfr Mt 5,3-10) tracciano il profilo della persona che possiamo definire beata, buona e autentica. Beati i miti - dice Gesu' -, i misericordiosi, gli operatori di pace, i puri di cuore, coloro che hanno fame e sete di giustizia.
Questo e' anche un programma e una sfida per i leader politici e religiosi, per i responsabili delle istituzioni internazionali e i dirigenti delle imprese e dei media di tutto il mondo: applicare le Beatitudini nel modo in cui esercitano le proprie responsabilita'. Una sfida a costruire la societa', la comunita' o l'impresa di cui sono responsabili con lo stile degli operatori di pace; a dare prova di misericordia rifiutando di scartare le persone, danneggiare l'ambiente e voler vincere ad ogni costo. Questo richiede la disponibilita' "di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo" (20). Operare in questo modo significa scegliere la solidarieta' come stile per fare la storia e costruire l'amicizia sociale. La nonviolenza attiva e' un modo per mostrare che davvero l'unita' e' piu' potente e piu' feconda del conflitto. Tutto nel mondo e' intimamente connesso (21). Certo, puo' accadere che le differenze generino attriti: affrontiamoli in maniera costruttiva e nonviolenta, cosi' che "le tensioni e gli opposti [possano] raggiungere una pluriforme unita' che genera nuova vita", conservando "le preziose potenzialita' delle polarita' in contrasto" (22).
Assicuro che la Chiesa Cattolica accompagnera' ogni tentativo di costruzione della pace anche attraverso la nonviolenza attiva e creativa. Il primo gennaio 2017 vede la luce il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che aiutera' la Chiesa a promuovere in modo sempre piu' efficace "i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato" e della sollecitudine verso i migranti, "i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitu' e di tortura" (23). Ogni azione in questa direzione, per quanto modesta, contribuisce a costruire un mondo libero dalla violenza, primo passo verso la giustizia e la pace.
*
In conclusione
7. Come da tradizione, firmo questo Messaggio l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Maria e' la Regina della Pace. Alla nascita di suo Figlio, gli angeli glorificavano Dio e auguravano pace in terra agli uomini e donne di buona volonta' (cfr Lc 2,14). Chiediamo alla Vergine di farci da guida.
"Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti e molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla" (24). Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l'azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunita' nonviolente, che si prendono cura della casa comune. "Niente e' impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti possono essere artigiani di pace" (25).
Dal Vaticano, 8 dicembre 2016
Francesco
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Note
1. Esort. ap. Evangelii gaudium, 228.
2. Messaggio per la celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace, primo gennaio 1968.
3. "Leggenda dei tre compagni": Fonti Francescane, n. 1469.
4. Angelus, 18 febbraio 2007.
5. Ibid.
6. Ibid.
7. Madre Teresa, Discorso per il Premio Nobel, 11 dicembre 1979.
8. Meditazione "La strada della pace", Cappella della Domus Sanctae Marthae, 19 novembre 2015.
9. Omelia per la canonizzazione della Beata Madre Teresa di Calcutta, 4 settembre 2016.
10. N. 23.
11. Ibid.
12. Discorso nell'Udienza interreligiosa, 3 novembre 2016.
13. Discorso al terzo Incontro mondiale dei movimenti popolari, 5 novembre 2016.
14. Cfr Discorso nell'Incontro con lo Sceicco dei Musulmani del Caucaso e con Rappresentanti delle altre Comunita' religiose, Baku, 2 ottobre 2016.
15. Discorso, Assisi, 20 settembre 2016.
16. Cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 90-130.
17. Cfr ibid., 133.194.234.
18. Cfr Messaggio in occasione della Conferenza sull'impatto umanitario delle armi nucleari, 7 dicembre 2014.
19. Enc. Laudato si', 230.
20. Esort. ap. Evangelii gaudium, 227.
21. Cfr Enc. Laudato si', 16.117.138.
22. Esort. ap. Evangelii gaudium, 228.
23. Lettera apostolica in forma di "Motu proprio" con la quale si istituisce il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, 17 agosto 2016.
24. Regina Caeli, Betlemme, 25 maggio 2014.
25. Appello, Assisi, 20 settembre 2016.
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., Lawrence Kohlberg. Lo sviluppo morale, Hachette, Milano 2016, pp. 144, euro 9,99.
*
Riletture
- John Middleton Murry, Shakespeare, Einaudi, Torino 1953, 1977, pp. 444.
*
Riedizioni
- Aristofane, Le nuvole, Rcs, Milano 2001, 2016, pp. 272, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
8. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2580 del 5 gennaio 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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