[Nonviolenza] Telegrammi. 2488



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2488 del primo ottobre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Centro antiviolenza "Erinna": Tre ghinee

2. Peppe Sini: Il 2 ottobre e' la Giornata internazionale della nonviolenza. Breve una meditazione

3. Campagna "Un'altra difesa e' possibile": Se vuoi la pace prepara la pace, con la difesa nonviolenta

4. Alcuni testi del mese di settembre 2015 (parte seconda)

5. "Viterbo oltre il muro" solidale con i migranti e contro la guerra

6. Il momento e' ora

7. Adesione alla "marcia delle donne e degli uomini scalzi" dell'11 settembre

8. Anche a Viterbo la "marcia delle donne e degli uomini scalzi"

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA": TRE GHINEE

[Dal Centro antiviolenza "Erinna" riceviamo e diffondiamo.

L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

"Tre anni sono tanti, per rispondere ad una lettera...".

Sono ancora di piu' per scrivere una breve nota stampa.

Eppure tre anni sono passati dall'ultimo finanziamento che il Centro antiviolenza Erinna ha ricevuto dalle istituzioni. Tre anni, senza una risposta degna.

Nella giornata del due ottobre, giornata internazionale della nonviolenza, potrebbe sembrare arbitrario parlare di questo, potrebbe sembrare ininfluente e fuorviante.

Potrebbe sembrare una richiesta di attenzione decisamente eccessiva.

Ma tre anni passati a lottare perche' le donne avessero un luogo in cui incontrarsi e riconoscersi in altre donne, un luogo in cui reinventarsi, un luogo per immaginare ancora e progettare una vita diversa da quella in cui le confina la violenza del partner, del gruppo, o della societa' tutta in cui viviamo, ci raccontano una storia diversa.

Tre anni di coraggio, di condivisione, di fatica; di parole nuove, di prassi nuove, di conoscenze nuove. Tre anni di forza, di tenacia, di passione.

Tre anni che sono stati insieme problema e prospettiva.

Tre anni di reti intrecciate, di pensieri condivisi, di pratiche di relazione, nella considerazione profonda e vicina delle tante persone che ci hanno sostenuto, nell'indifferenza di coloro che hanno preferito colpevolmente ignorare, anche questa volta, che il nesso tra la liberta' tutta e la liberta' delle donne e' fondante. Imprescindibile.

Le donne tutte, quelle che arrivano da noi al centro e quelle che non lo fanno, quelle che attraversano deserti e mari e quelle che non ci riescono, quelle che perdono il lavoro e quelle che lo reinventano. Quelle che pensano con noi, che danzano con noi, e che tra loro si organizzano, con coraggio. Quelle che con noi non parlano.

Nell'inverno del 1937-38 Virginia Woolf scriveva "Le tre ghinee", e la sua lucida consapevolezza dell'intreccio colpevole tra alta cultura, violenza e poverta' - oltre che, naturalmente, la sottovalutazione di quella che viene storicamente definita "la questione femminile" -  parla ancora con chiarezza.

Con la stessa chiarezza diciamo che, se oggi, 2 ottobre, avessimo tre ghinee da donare "per prevenire la guerra" ancora ad Erinna - e ai luoghi con corpi, cuori e menti di donne come questo - le daremmo.

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL 2 OTTOBRE E' LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA. BREVE UNA MEDITAZIONE

 

Per iniziativa dell'Onu il 2 ottobre, anniversario della nascita di Mohandas Gandhi, e' stato dichiarato "Giornata internazionale della nonviolenza".

In questo giorno ogni persona, ogni associazione, ogni istituzione e' invitata a promuovere iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza, di azione, ispirate alla nonviolenza gandhiana.

La nonviolenza non e' affatto una mera astensione dal commettere violenze, essa e' molto di piu': e' la lotta concreta e coerente, nitida e intransigente, contro tutte le violenze.

La nonviolenza e' l'inveramento del principio che fonda la civilta' umana: la responsabilita', la solidarieta', l'impegno per il bene comune; il fermo ristare nella coscienza che il primo diritto e' il diritto alla vita, e quindi il primo dovere e' il dovere di rispettare, sostenere, salvare le vite.

La nonviolenza e' la consapevolezza che solo facendo il bene si contrasta il male.

*

Ma erra chi crede che la nonviolenza sia cosa ingenua e banale; essa invece e' complessa e pluridimensionale, in ricerca e creativa, all'ascolto e sperimentale, scienza e sapienza; la nonviolenza e' un insieme di insiemi.

Lungi dall'essere un mero catalogo di tecniche essa e' innanzitutto un appello: l'appello alla tua dignita' di essere umano tra esseri umani, l'appello alla tua responsabilita' per gli altri - le altre persone, l'umanita' che e' una e plurale, il mondo vivente.

E lungi dall'essere un'ideologia essa e' componibile con diverse visioni del mondo: si potrebbe anzi dire che essa e' implicata - e invocata - da tutte le grandi tradizioni di pensiero e di azione dell'umanita'.

Ci piace dire che la nonviolenza e' innanzitutto una guida per l'azione, ma anche un criterio di valutazione; che essa e' fallibilista e contestuale, relazionale e sperimentale, dialettica e dialogica, nutrita del principio speranza come del principio disperazione come del principio responsabilita'. Nutrita di tutto il grande pensiero del Novecento: da Rosa Luxemburg a Virginia Woolf, da Simone Weil a Hannah Arendt, da Franca Ongaro Basaglia a Wangari Maathai. Ma nutrita altresi' di tutte le grandi esperienze storiche di pace e di solidarieta', di resistenza all'inumano e di costruzione della convivenza nel corso dell'intera storia dell'umanita'.

Come ha scritto Giuliano Pontara essa e' l'antibarbarie, ovvero l'antifascismo pienamente autocosciente. Come ha scritto Martin Luther King essa e' la forza dell'amore. Come ha scritto Albert Schweitzer essa e' il rispetto per la vita.

Da Lev Tolstoj a Mohandas Gandhi, da Germaine Tillion alle Madri di plaza de Mayo, da Edith Stein a Etty Hillesum, da Aldo Capitini a Danilo Dolci, da Emmanuel Levinas a Nelson Mandela, da Assia Djebar a Laura Conti, da Ginetta Sagan a Luce Fabbri, dai martiri della Resistenza al movimento femminista, la nonviolenza e' la civilta' umana in cammino, l'etica fondamentale e la politica prima.

Insieme di insiemi, all'ascolto e alla scuola dell'epistemologia e dell'antropologia contemporanee ed incessantemente rimeditando le vicende storiche, la nonviolenza e' un insieme di criteri assiologici, un insieme di strumenti ermeneutici, un insieme di tecniche deliberative, un insieme di tecniche operative, una metodologia di trasformazione positiva delle relazioni, un progetto-processo di cambiamento sociale e culturale. Essa richiede studio e testimonianza, conoscenza e verifica, nel circolo virtuoso tra teoria e prassi, tra pensiero ed azione. S'illude chi crede che la scelta della nonviolenza sia cosa semplice ed irriflessa; al contrario essa richiede un impegno arduo e tenace. S'illude chi crede che la scelta della nonviolenza occulti od eluda le aporie e i conflitti; al contrario essa e' eminentemente scienza del conflitto (e promozione del conflitto ove regna ingiustizia), disvelamento di cio' che e' celato, affrontamento delle aporie, coscienza dei limiti; e pertanto ricerca e proposta e discussione e adozione di risoluzioni possibili, condivise e adeguate ai problemi presenti con sguardo lungimirante e prudenza che sa che ogni azione ha molti effetti, e che anche ogni omissione e' un'azione, e mai la rassegnazione a un male puo' essere una buona cosa, e insieme sempre vale il principio che "in dubio, contra projectum".

La nonviolenza e' vasto e complesso un insieme di insiemi, ma innanzitutto e' lotta contro la violenza, aiuto alle vittime, innocenza che agisce, opposizione attiva alle menzogne e alle iniquita', impegno a salvare le vite.

*

Il 2 ottobre la Giornata internazionale della nonviolenza non e' quindi un giorno di astratta e distratta celebrazione intrisa di vacua ed inerte retorica; ma il giorno in cui meditiamo sul nostro comune diritto a una vita degna e buona, consapevole e solidale, riconosciuta e riconoscente; e sui nostri comuni doveri: a rispettare e aiutare ogni altra persona e la biosfera tutta, a preservare e condividere i beni comuni.

In un mondo sempre piu' minacciato dalla guerra onnicida e dal terrorismo dei potenti e dei miseri loro imitatori, dal razzismo e dallo schiavismo, da un sistema di potere e un modello di sviluppo che tutto divora, dal maschilismo che tutto distrugge ed e' prima radice e primo paradigma di ogni violenza, solo la nonviolenza si oppone alla violenza in modo adeguato, solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Vi e' una sola umanita'.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

La nonviolenza e' in cammino.

 

3. RIFLESSIONE. CAMPAGNA "UN'ALTRA DIFESA E' POSSIBILE": SE VUOI LA PACE PREPARA LA PACE, CON LA DIFESA NONVIOLENTA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

2 ottobre 2016: Se vuoi la pace prepara la pace, con la difesa nonviolenta

Cresce la Campagna "Un'altra difesa e' possibile" che convoca a Trento gli Stati Generali della Difesa civile non armata e nonviolenta

Il 2 ottobre e' la Giornata Internazionale della Nonviolenza (indetta dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite). In questa data, infatti, si celebra l'anniversario della nascita di Gandhi, ispiratore dei movimenti per la pace, la giustizia, la liberta' di tutto il mondo. E' con Gandhi che nasce la nonviolenza moderna. Il Mahatma e' il profeta della politica nonviolenta, strumento collettivo di liberazione, metodo di lotta alternativo alla guerra.

La crisi generale che stiamo vivendo (economica, sociale, politica) e' sempre piu' forte.

Oggi la vita stessa del pianeta e' a rischio, crisi belliche e crisi ecologica e rendono il futuro incerto. Per uscirne c'e' bisogno di una nuova politica che Gandhi ci ha indicato, il disarmo: "O l'umanita' distruggera' gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno l'umanita'".

Ma oggi il tema del disarmo e' il grande rimosso dall'agenda politica. Anche per questo il 2 ottobre e' una nuova occasione di impegno per la nonviolenza, che vogliamo celebrare rilanciando la Campagna "Un'altra difesa e' possibile" per la Difesa civile non armata e nonviolenta.

Un'altra difesa e' possibile, e con il servizio civile, la protezione civile, i corpi civili di pace e' gia' in atto. Ora chiediamo anche il riconoscimento di legge, politico, giuridico, per poter stornare fondi dalla difesa armata e trasferirli al Dipartimento che proponiamo cosi' da attuare politiche di difesa nonviolenta del nostro Paese (difesa della liberta', dei diritti, del lavoro, del territorio, dei piu' svantaggiati, delle istituzioni, della solidarieta').

La proosta di legge "Istituzione e modalita' di fnanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta", ora all'attenzione delle Commissioni I e IV della Camera dei Deputati, vuole ofrire un quadro normativo e finanziario per implementare e coordinare una politica organica della Difesa nonviolenta anche nel nostro paese.

Per tutti questi motivi le sei reti nazionali promotrici di "Un'altra difesa e' possibile" hanno deciso di convocare a a Trento nei giorni 4 e 5 novembre gli Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta. Grazie alla collaborazione con il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani avremo in quel contesto l'occasione di un inedito confronto nel nostro Paese tra due diverse concezioni di "difesa", come risposte diverse alle minacce reali attuali.

Un evento che fungera' da primo passo per coordinare e creare un confronto tra i diversi soggetti, istituzionali e sociali, che gia' ora agiscono nel settore della difesa civile: le Istituzioni preposte alla Difesa, la Protezione civile, il Servizio civile, la ricerca sulla risoluzione nonviolenta dei confitti, il volontariato e le organizzazioni non governative che lavorano per la pace e il disarmo.

La significativa data del 4 novembre, un secolo dopo, ci sfida a girare la pagina della Storia: dalla prima guerra mondiale alla ricerca di una pace quanto mai necessaria per il futuro di tutti. Da costruire con la nonviolenza.

*

Per ulteriori informazioni: e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org, tel. 0458009803, 3482863190

 

4. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2015 (PARTE SECONDA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2015.

 

5. "VITERBO OLTRE IL MURO" SOLIDALE CON I MIGRANTI E CONTRO LA GUERRA

 

Il gruppo di formazione e informazione nonviolenta "Viterbo oltre il muro" esprime ancora una volta la sua solidarieta' con i migranti e la sua opposizione alla guerra.

Esprime adesione e sostegno alla "marcia delle donne e degli uomini scalzi" che si svolgera' in molte citta' italiane l'11 settembre; ed esprime partecipazione ed impegno per la "Giornata internazionale della nonviolenza" promossa dall'Onu che si svolgera' il 2 ottobre nell'anniversario della nascita di Gandhi.

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Allegato primo: l'appello per l'iniziativa dell'11 settembre ed i primi firmatari, con un'aggiunta nonviolenta

1. L'appello

"E' arrivato il momento di decidere da che parte stare. E' vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo e' sempre piu' complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia e' necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorita' per poter prendere delle scelte.

Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E' difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo. Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identita' per poter sperare di trovarne un'altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di la', in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.

Sono questi gli uomini scalzi del XXI secolo e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma e' incivile e disumano non ascoltarle.

La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civilta'. E' l'inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non e' in alcun modo accettabile fermare e respingere chi e' vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano.

Non e' pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.

Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le liberta' di tutte e tutti.

Dare accoglienza a chi fugge dalla poverta', significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

Venerdi' 11 settembre lanciamo da Venezia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi. In centinaia cammineremo scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Ma invitiamo tutti ad organizzarne in altre citta' d'Italia e d'Europa.

Per chiedere con forza i primi tre necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:

- certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature;

- accoglienza degna e rispettosa per tutti;

- chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti;

- creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.

Perche' la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

L'appuntamento e' venerdi' 11 settembre alle 17 a Lido S. Maria Elisabetta a Venezia".

Primi firmatari: Lucia Annunziata, don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio Marcon, Valerio Mastrandrea, Grazia Naletto, Giusi Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele Vicari, don Armando Zappolini (Cnca)

2. Un'aggiunta nonviolenta

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

*

Allegato secondo: una breve definizione della nonviolenza

La nonviolenza e' esercizio della virtu' dell'attenzione, rispetto della dignita' altrui e propria

Per accostarsi degnamente alla nonviolenza occorre prendere sul serio i propri pensieri: pensarli profondamente e valutarne le conseguenze anche implicite; occorre porsi all'ascolto delle altre persone e non mentire mai ad esse: rispettarle nella loro integrale dignita' di persone, e quindi di esseri pensanti, capaci di comprendere e di comunicare, esposti alla sofferenza e bisognosi di verita' e di solidarieta'; occorre usare correttamente il linguaggio: essere consapevoli di cio' che si dice; occorre decidere di impegnarsi per salvare le vite, per recare soccorso a chi soffre, per rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

La nonviolenza e' l'opposizione alla violenza

Nonviolenza significa opposizione alla violenza, forza della verita', amore attivo, rispetto per la vita, armonia, ricomposizione, scelta di contrastare il male facendo il bene.

La nonviolenza e' complessa e pluridimensionale, un insieme di insiemi:

- un insieme di criteri assiologici (esemplificando: "tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che tra il seme e la pianta": fini buoni non possono essere ottenuti usando mezzi malvagi);

- un insieme di strumenti ermeneutici (esemplificando: l'analisi sociologica del potere che si regge sempre su due pilastri: la forza e il consenso; cosicche' si puo' contrastare ogni potere ingiusto iniziando col negargli il consenso);

- un insieme di tecniche deliberative (esemplificando: il "metodo del consenso", che prevede il diritto di veto da parte di ogni singola persona partecipante al processo decisionale, cosicche' si prendono solo le decisioni su cui vi e' l'accordo persuaso di tutte le persone; tutte garantendo del rispetto della loro dignita', e tutte impegnando a costruire insieme la volonta' comune);

- un insieme di tecniche operative (esemplificando: lo sciopero, il digiuno ed altre forme ancora);

- una metodologia di trasformazione positiva delle relazioni - interpersonali, sociali, politiche -;

- una progetto-processo di cambiamento sociale e culturale orientato all'affermazione dell'eguaglianza di diritti e di doveri di tutti gli esseri umani, al reciproco aiuto, alla condivisione dei beni, alla responsabilita' comune per gli altri esseri umani e per l'intero mondo vivente.

Qui ed ora, che fare

Siamo di fronte a una situazione che giustamente e' stata definita "terza guerra mondiale" condotta "a pezzi" per occultarne la natura globale e totalitaria di aggressione all'intera umanita'.

Siamo di fronte allo scandalo dei 72 milioni al giorno di denaro pubblico sperperato dallo stato italiano per spese militari e riarmo, mentre la popolazione si trova in crescenti difficolta' e servizi pubblici primari subiscono tagli insensati e sciagurati la cui conseguenza e' la negazione del diritto alla salute, all'assistenza, alla casa, allo studio, al lavoro, a un ambiente vivibile.

Scegliere la nonviolenza significa opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni: la guerra uccide gli esseri umani; salvare le vite e' il primo dovere di ogni persona. L'Italia deve cessare di partecipare alle guerre, di finanziare le guerre, di fabbricare e vendere armi assassine.

Scegliere la nonviolenza significa opporsi al razzismo ed a tutte le persecuzioni: tutti gli esseri umani sono eguali in diritti, tutti hanno diritto all'aiuto altrui. Occorre abolire immediatamente le scellerate misure razziste europee e italiane responsabili delle innumerevoli morti nel mar Mediterraneo e di violenza abominevoli nei confronti dei migranti (i campi di concentramento, le deportazioni, la riduzione in schiavitu', l'imposizione infame e scellerata di un regime di apartheid).

Scegliere la nonviolenza significa opporsi al maschilismo ed a tutte le oppressioni: la dominazione maschilista, di cui il femminicidio e' la manifestazione estrema, e' la prima radice di tutte le violenze; se non si sconfigge il maschilismo ogni impegno di pace, di giustizia e di solidarieta' restera' vano.

Scegliere la nonviolenza significa impegnarsi per i diritti di tutti gli esseri umani e per la difesa della biosfera, casa comune dell'umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

La nonviolenza e' pace, disarmo, smilitarizzazione.

La nonviolenza e' accoglienza, assistenza, aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno.

La nonviolenza ti chiede di esser tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.

*

"Viterbo oltre il muro", gruppo di formazione e informazione nonviolenta

Viterbo, 9 settembre 2015

Una minima notizia sul gruppo di formazione e informazione nonviolenta "Viterbo oltre il muro"

Il gruppo di formazione e informazione nonviolenta "Viterbo oltre il muro" ha realizzato tra il 2009 e il 2011 una intensa attivita' formativa, con una prolungata serie di incontri a cadenza settimanale presso il centro sociale autogestito "Valle Faul". Alla sua esperienza ha preso parte fino al termine della sua vita l'indimenticabile Alfio Pannega, figura esemplare della Viterbo popolare e antifascista. Alcuni degli animatori del gruppo di formazione e informazione nonviolenta "Viterbo oltre il muro" hanno realizzato nel 2010 una rilevante ricerca sulla situazione attuale della nonviolenza in Italia, con centinaia di interviste ai principali studiosi ed attivisti della nonviolenza nel nostro paese. Il gruppo ha sostenuto altre associazioni impegnate in iniziative di difesa dei diritti umani, per la pace, per la difesa della biosfera, sia partecipando ad incontri formativi, di studio e di riflessione, sia contribuendo a mobilitazioni civiche caratterizzate dalla scelta nitida e intransigente della democrazia, della solidarieta', della responsabilita' e della nonviolenza, sia collaborando attivamente col "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo che dagli anni Settanta del secolo scorso e' la memoria storica e il principale punto di riferimento dell'impegno pacifista, antimilitarista, ecologista e nonviolento nell'Alto Lazio e che da sedici anni pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

 

6. IL MOMENTO E' ORA

 

Accogliere tutti.

Opporsi alla guerra.

Salvare le vite.

Abolire tutte le infami misure razziste.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Vi e' una sola umanita'.

 

7. ADESIONE ALLA "MARCIA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI" DELL'11 SETTEMBRE

 

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" aderisce alla "marcia delle donne e degli uomini scalzi" in difesa del diritto di tutti gli esseri umani alla vita, alla dignita' e alla solidarieta'.

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla fame e dalla guerra.

Occorre abolire le guerre.

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La condizione umana e' tale che ogni essere umano ha bisogno dell'aiuto altrui; e quindi recare aiuto e' il primo dovere di ogni persona e il fondamento della societa'. La civilta' umana e' l'estrinsecazione storica del dovere della solidarieta': la politica, quando e' realmente tale ovvero impegno orientato al bene comune ed arte della regolazione dei conflitti in difesa dell'universale diritto alla vita e alla felicita', coincide con la scelta della nonviolenza, ovvero col ripudio della violenza, ovvero con l'inveramento del principio del mutuo soccorso, della responsabilita' per gli altri e per il mondo, della civile convivenza che nessuna persona esclude.

*

La radice strutturale delle migrazioni e' nella rapina plurisecolare e tuttora perdurante commessa dal Nord ai danni del Sud del mondo, commessa dalle classi dominanti ai danni delle classi sfruttate, e' nel nucleo criminale del sistema fondato sulla massimizzazione del profitto dei rapinatori ai danni dell'umanita' intera. Occorre far cessare guerre e rapina che causano fame, devastazioni e morti; occorre riconoscere che una e' l'umanita', che tutti gli esseri umani sono eguali in diritti.

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La strage in corso nel Mediterraneo e' provocata dalla scellerata decisione dei governi europei di impedire l'ingresso legale e sicuro nel nostro continente ad esseri umani in fuga dalla fame e dalla guerra. Questo ha creato il mercato illegale gestito dalle mafie dei trafficanti schiavisti e assassini. Questo provoca ogni giorno nuove morti in un'ecatombe senza limiti.

La strage in corso nel Mediterraneo puo' e deve cessare: e' sufficiente che l'Italia riconosca finalmente a tutti gli esseri umani in diritto ad entrare in Italia e quindi in Europa in modo legale e sicuro.

Il sanguinario business delle mafie dei trafficanti schiavisti e assassini puo' e deve cessare: e' sufficiente che l'Italia riconosca finalmente a tutti gli esseri umani il diritto ad entrare in Italia e quindi in Europa in modo legale e sicuro.

Orrori nazisti come i campi di concentramento e le deportazioni devono essere immediatamente aboliti.

*

In questi giorni finalmente anche numerosi statisti europei cominciano a riconoscere che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; cominciano a riconoscere che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; cominciano a riconoscere che ogni vittima ha il volto di Abele; cominciano a riconoscere che il primo dovere e' salvare le vite.

Si estenda questa consapevolezza, si traduca in atti concreti.

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla fame e dalla guerra.

Occorre abolire le guerre.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.

Solo la civilta' puo' sconfiggere la barbarie.

Solo il bene puo' sconfiggere il male.

Solo la nonviolenza puo' sconfiggere la violenza.

Solo l'umanita' puo' sconfiggere la disumanita'.

 

8. ANCHE A VITERBO LA "MARCIA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI"

 

In occasione della "Marcia delle donne e degli uomini scalzi" promossa per l'11 settembre 2015 a Venezia ed in molte altre citta' italiane, anche a Viterbo questa mattina e' stata realizzata un'iniziativa di testimonianza e di riflessione in solidarieta' con i migranti e contro tutte le uccisioni, le persecuzioni, le violenze.

Una delegazione del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha percorso silenziosamente un periplo sostando in meditazione in quattro punti della citta': in piazzale Gramsci dinanzi alla lapide che ricorda alcune vittime viterbesi del nazismo, in piazza del Sacrario dinanzi alla lapide che ricorda i martiri viterbesi della Resistenza, in via Carletti dinanzi alla lapide che ricorda il martire antifascista Mariano Buratti, in via della verita' dinanzi alla lapide e alle pietre d'inciampo che ricordano una famiglia di viterbesi deportati e uccisi nei campi di sterminio nazisti.

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All'inizio della camminata silenziosa e' stato letto l'appello delle personalita' che indiceva l'iniziativa odierna e l'"aggiunta nonviolenta" proposta dalla struttura viterbese, e sono state ricordate anche le vittime del colpo di stato in Cile dell'11 settembre 1973 e le vittime della strage delle torri gemelle di New York dell'11 settembre 2001.

Durante ogni sosta e' stato letto un testo di Primo Levi.

Al termine dell'iniziativa il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha tenuto un discorso conclusivo ricordando ancora una volta che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che il primo dovere e' salvare le vite; che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; che occorre opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni; che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni essere umano in pericolo; che ogni vittima ha il volto di Abele.

Ed in particolare ha rinnovato la richiesta che Il Parlamento italiano legiferi immediatamente il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani a giungere in modo legale e sicuro in Italia e quindi in Europa; abroghi tutte le antileggi razziste, incostituzionali, criminali e criminogene tragicamente e scelleratamente oggi vigenti in Italia; riconosca immediatamente il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

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In allegato:

1. L'appello per la "Marcia delle donne e degli uomini scalzi";

2. L'"aggiunta nonviolenta" proposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani";

3. I quattro testi di Primo Levi letti durante le soste;

4. Tre recenti discorsi in piazza a Viterbo.

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1. L'appello per la "Marcia delle donne e degli uomini scalzi"

"E' arrivato il momento di decidere da che parte stare. E' vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo e' sempre piu' complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia e' necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorita' per poter prendere delle scelte.

Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E' difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo. Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identita' per poter sperare di trovarne un'altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di la', in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.

Sono questi gli uomini scalzi del XXI secolo e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma e' incivile e disumano non ascoltarle.

La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civilta'. E' l'inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non e' in alcun modo accettabile fermare e respingere chi e' vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano.

Non e' pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.

Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le liberta' di tutte e tutti.

Dare accoglienza a chi fugge dalla poverta', significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

Venerdi' 11 settembre lanciamo da Venezia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi. In centinaia cammineremo scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Ma invitiamo tutti ad organizzarne in altre citta' d'Italia e d'Europa.

Per chiedere con forza i primi necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:

1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature;

2. accoglienza degna e rispettosa per tutti;

3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti;

4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.

Perche' la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

L'appuntamento e' venerdi' 11 settembre alle 17 a Lido S. Maria Elisabetta a Venezia".

Primi firmatari: Lucia Annunziata, don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio Marcon, Valerio Mastrandrea, Grazia Naletto, Giusi Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele Vicari, don Armando Zappolini (Cnca)

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2. L'"aggiunta nonviolenta" proposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

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3. I quattro testi di Primo Levi letti durante le soste

Primo Levi: Si immagini ora un uomo...

[Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 21]

Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sara' un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignita' e discernimento, poiche' accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potra' a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinita' umana; nel caso piu' fortunato, in base ad un puro giudizio di utilita'. Si comprendera' allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento"...

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Primo Levi: Non ci sono demoni...

[Da Primo Levi, La ricerca delle radici, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 1519]

Non ci sono demoni, gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano. Non hanno sangue diverso dal nostro, ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa, la strada dell'ossequio e del consenso, che e' senza ritorno.

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Primo Levi: La vergogna del mondo

[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1157-1158]

E c'e' un'altra vergogna piu' vasta, la vergogna del mondo. E' stato detto memorabilmente da John Donne, e citato innumerevoli volte, a proposito e non, che "nessun uomo e' un'isola", e che ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c'e' chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, cosi' da non vederla e non sentirsene toccato: cosi' hanno fatto la maggior parte dei tedeschi nei dodici anni hitleriani, nell'illusione che il non vedere fosse un non sapere, e che il non sapere li alleviasse dalla loro quota di complicita' o di connivenza. Ma a noi lo schermo dell'ignoranza voluta, il "partial shelter" di T. S. Eliot, e' stato negato: non abbiamo potuto non vedere. Il mare di dolore, passato e presente, ci circondava, ed il suo livello e' salito di anno in anno fino quasi a sommergerci. Era inutile chiudere gli occhi o volgergli le spalle, perche' era tutto intorno, in ogni direzione fino all'orizzonte. Non ci era possibile, ne' abbiamo voluto, essere isole; i giusti fra noi, non piu' ne' meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perche' sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed in loro presenza, e in loro, era irrevocabile. Non avrebbe potuto essere lavato mai piu'; avrebbe dimostrato che l'uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore e' la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare.

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Primo Levi: Il nocciolo di quanto abbiamo da dire

[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1149-1150]

L'esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti e' estranea alle nuove generazioni dell'Occidente, e sempre piu' estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni (...).

Per noi, parlare con i giovani e' sempre piu' difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perche' inaspettato, non previsto da nessuno. E' avvenuto contro ogni previsione; e' avvenuto in Europa; incredibilmente, e' avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler e' stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo: questo e' il nocciolo di quanto abbiamo da dire.

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4. Tre recenti discorsi in piazza a Viterbo

Peppe Sini: Dinanzi alla prefettura. Parole dette in piazza a Viterbo la sera del 21 aprile 2015

Cinque storie io so.

Nella prima un uomo nudo e coperto di sale giunge naufrago in un'isola, ed il re di quell'isola non lo fa uccidere, non lo fa imprigionare, non lo fa torturare, non lo fa ricacciare in mare, ma lo ospita nella sua casa, gli dona i suoi vestiti, lo invita alla sua mensa, e dopo la cena gli fa ascoltare un cantore che racconta la storia di un uomo che e' tutti gli uomini, la storia di un uomo che e' Ulisse. E quel naufrago e' Ulisse.

Nella seconda storia un prigioniero condannato a morte mentre gia' e' nella fila dei destinati al carnefice si rivolge al re che assiste alle esecuzioni e gli dice: "Potente re, luce delle genti, siamo tuoi prigionieri, destinati a morte sicura, ma prima di farci uccidere di' ai tuoi servitori che ci diano da bere; abbiamo sete, non negarci questo estremo sollievo". Ed il re acconsente. Dissetatisi il prigioniero e i suoi compagni di sventura, egli ancora apostrofa il re: "Potente re, luce delle genti, ci hai dissetato, sazia anche la nostra fame, facci dare da mangiare". Ed il re dispone che i condannati a morte siano anche sfamati. Ed allora il prigioniero: "Potente re, luce delle genti, prima eravamo tuoi prigionieri ma ora tu ci hai dissetato e ci hai sfamato, e quindi siamo ormai tuoi ospiti; ed essendo tuoi ospiti, salva dunque le nostre vite". Ed il re salva loro la vita.

La terza storia e' quella di un professore tedesco che con teutonica regolarita' e cronometrica precisione ogni giorno alla stessa ora si reca da casa all'universita' e dall'universita' a casa. E mentre cammina per le strade di Koenigsberg Herr Professor Immanuel Kant pensa a come si possa realizzare la pace perpetua tra gli esseri umani, e questo ragionamento svolge: se la Terra fosse una distesa piatta e infinita, all'essere umano costretto dalla sofferenza e dalla persecuzione ad abbandonare la sua casa e il suo paese che si presentasse in un luogo ove altri esseri umani vivono, costoro potrebbero dire: qui ci siamo insediati gia' noi, ma la Terra e' infinita, spostati dunque ancora oltre e troverai dove abitare. Ma la forma della Terra e' invece sferica, e se quel sofferente, perseguitato fuggiasco trovasse solo persone che gli negassero solidarieta' e gli imponessero di proseguire il suo viaggio per trovare un luogo ove abitare, finirebbe per tornare al punto di partenza, dove vivere non puo': ed allora, conclude il professore, quell'essere umano ha diritto di essere accolto dagli altri esseri umani e vivere con loro, e cosi' salvare la propria vita. Pensa questo pensiero il professor Kant, e continua la sua passeggiata: e senza parere ha dato il suo contributo a rendere l'umanita' piu' libera, piu' giusta, piu' umana.

La quarta storia e' di uomini e donne usciti di pianto in ragione che scrivono insieme una legge che valga per sempre. Ed essendo uomini e donne che hanno conosciuto la persecuzione, la dittatura e la guerra, essendo donne e uomini che hanno conosciuto le bastonature delle squadracce e gli agguati dei sicari, le carceri e l'esilio, la deportazione e il Lager, essendo le donne e gli uomini della Resistenza al fascismo, queste donne e questi uomini scrivono nella legge della loro Repubblica che "L'Italia ripudia la guerra"; scrivono nella legge della loro Repubblica che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo"; scrivono nella legge della loro Repubblica che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". E quella legge che quelle donne e quegli uomini hanno scritto e' la Costituzione della Repubblica Italiana, alla quale tutte le altre leggi italiane devono adeguarsi, e che e' una buona legge, una legge buona. E quella legge dice: salva tutte le vite, nessun essere umano ti e' estraneo, salva tutte le vite.

La quinta storia e' la storia di un saggio cinese, di un sapiente ebreo, di un condannato a morte dall'imperialismo romano, e di innumerevoli altri uomini, di innumerevoli altre donne, che in tempi e luoghi infinitamente distanti tutte e tutti affermano questa medesima massima morale, questa stessa regola di condotta: "Tratta le altre persone come vorresti essere trattato tu; salva le altrui vite in pericolo come vorresti fosse salvata la tua; rispetta l'altrui dignita' come vorresti lo fosse la tua; reca soccorso alle altre persone nel bisogno come vorresti che a te nel bisogno soccorso fosse recato".

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Il primo dovere di ogni persona decente, ed a maggior ragione di ogni civile istituzione, e' quello di salvare le vite.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, consenta a tutti gli esseri umani in fuga dalla fame, dalla guerra, dall'orrore e dalla morte di giungere in modo legale e sicuro ove trovare scampo, accoglienza e assistenza.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, metta a disposizione degli innocenti in pericolo mezzi di trasporto pubblici e gratuiti che li traggano in salvo.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, permetta a tutti gli esseri umani costretti a lasciare le loro case e le loro terre di poter giungere in modo legale e sicuro ove siano accolti ed assistiti, con mezzi di trasporto pubblici, legali, idonei, e trovando infine soccorso, accoglienza, assistenza e rispetto nel nostro continente, nel nostro paese.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto alla vita; soccorrendo ed accogliendo gli innocenti in fuga, ed insieme cessando di fare le guerre, cessando di rapinare interi continenti, cessando di alimentare dittature, mafie e terrorismi, cessando di praticare razzismo, colonialismo e imperialismo, cessando di devastare la biosfera.

Fermare la strage nel Mediterraneo e' possibile. Annientare le mafie dei trafficanti e' possibile. Salvare tutte le vite a rischio di naufragio e' possibile.

E' sufficiente che l'Unione Europea o almeno l'Italia consentano l'ingresso legale e sicuro nel nostro continente e nel nostro paese, viaggiando con mezzi di trasporto pubblici e idonei, a tutte le persone in fuga dalla fame, dalla guerra, dall'orrore, dalla morte.

E' sufficiente che l'Unione Europea o almeno l'Italia rispettino quanto e' proclamato solennemente nella Costituzione della Repubblica Italiana, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

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Peppe Sini: Noi clandestini. Parole dette in piazza a Viterbo la mattina del 20 giugno 2015

Tutti gli esseri umani

Tutti gli esseri umani sono esseri umani.

Solo i nazisti distinguono tra esseri umani "regolari" ed esseri umani "irregolari".

Chi stigmatizza degli esseri umani innocenti con la parola "clandestini" ha gia' costruito i Lager, ha gia' dato il consenso alle stragi, coopera gia' all'orrore.

Finche' una sola persona innocente e' dichiarata "clandestina" e per questo subisce minacce e violenze, l'intera umanita' subisce minacce e violenze.

E tutti noi esseri umani, in quanto non disumani, siamo "clandestini" per la barbarie nazista.

* Noi clandestini, o dell'umanita'

Noi clandestini siamo nati nudi, ed anche senza documenti siamo nati esseri umani, e in quanto tali titolari di tutti i diritti umani.

Noi clandestini siamo nati su questo pianeta che chiamiamo Terra, ed anche senza documenti essa e' la nostra casa e la casa di tutti gli esseri viventi che in essa sono nati.

Noi clandestini sappiamo che tutti gli esseri umani sono un'unica famiglia, ed anche senza documenti sappiamo riconoscere tutte le nostre sorelle, tutti i nostri fratelli.

Noi clandestini sappiamo che tutti gli esseri umani sono esposti al dolore e alla morte, ed anche senza documenti sappiamo riconoscere che il primo nostro dovere e' recare soccorso, salvare le vite.

Noi clandestini ricordiamo tutte le vittime di tutte le guerre e di tutte le persecuzioni, di tutte le stragi e di tutte le devastazioni, ed anche senza documenti ci battiamo perche' non ci siano piu' vittime.

Noi clandestini presagiamo le generazioni future, ed anche senza documenti ci battiamo perche' possano vivere in armonia e condivisione in una societa' solidale, in un mondo abitabile.

Noi clandestini, noi viandanti, noi nativi: ogni persona diversa da ogni altra, ogni persona uguale ad ogni altra in diritti e dignita'.

* Oggi, nella Giornata internazionale delle rifugiate e dei rifugiati

Oggi, nella Giornata internazionale delle rifugiate e dei rifugiati, ancora una volta affermiamo che vi e' una sola umanita'; che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che il primo dovere e' salvare le vite; che ogni vittima ha il volto di Abele.

Cessi il massacro nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, o almeno l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro in questo paese, in questo continente.

Cessino le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani: e per far cessare le guerre occorre abolire le armi e gli eserciti.

Cessi la distruzione della natura: distrutto il mondo vivente, l'umanita' si estingue.

Cessi l'antipolitica della rapina, della sopraffazione, della violenza: cominci la politica dell'umanita', la politica della nonviolenza.

* Al governo e al parlamento italiano chiediamo

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; chiediamo di legiferare affinche' ogni essere umano possa vivere nel nostro paese una vita degna; chiediamo di impegnarsi altresi' affinche' in modo altrettanto legale e sicuro dall'Italia tutti possano recarsi liberamente altrove.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di soccorrere, accogliere ed assistere tutte le persone nel bisogno e in pericolo; e di allestire un servizio di trasporto pubblico e gratuito per salvare chi e' in fuga dalla fame e dalla guerra, dalle persecuzioni e dalle devastazioni.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di cessare di partecipare alle guerre, di far cessare la produzione e il commercio di armi assassine, di abolire le scellerate e insensate spese militari in cui attualmente lo stato italiano sperpera 72 milioni di euro al giorno, denari che potrebbero essere utilizzati per salvare ed assistere innumerevoli persone.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi di abolire tutte le criminali e criminogene misure razziste che favoreggiano le mafie e la schiavitu', che denegano alla radice i fondamentali diritti umani.

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi il riconoscimento del diritto di voto nel nostro paese per tutte le persone che risiedono nel nostro paese: "una persona, un voto".

Al governo e al parlamento italiano chiediamo quindi una politica internazionale di pace e di cooperazione, di giustizia e di solidarieta', di autentico aiuto umanitario nelle aree di crisi, una politica concretamente coerente con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con la Dichiarazione universale dei diritti umani.

* Oggi siamo in piazza

Oggi siamo in piazza contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni, per la difesa del mondo vivente, per il bene comune dell'umanita' intera.

Oggi siamo in piazza per la pace, la giustizia, la solidarieta', la condivisione.

Oggi siamo in piazza contro tutti i poteri assassini.

Non piu' spade, ma aratri. Non piu' arsenali, ma granai.

Non occorrono documenti per sapere quale e' il tuo dovere.

Non occorrono documenti per fare il bene.

Non occorrono documenti per riconoscersi esseri umani.

Chi aiuta una persona, aiuta l'umanita'.

Chi salva una vita, salva il mondo.

*

Peppe Sini: Ogni vittima ha il volto di Abele. Parole dette in piazza a Viterbo la mattina del 3 settembre 2015

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Il primo dovere e' salvare le vite. Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

La strage nel Mediterraneo ha responsabili precisi: i governi europei che, impedendo a chi e' in fuga dalla fame e dalle guerre di giungere in Europa in modo legale e sicuro, hanno creato il mercato illegale gestito da trafficanti mafiosi, schiavisti e assassini, ed hanno provocato l'ecatombe che tuttora continua.

Per far cessare la strage e' sufficiente che almeno uno stato europeo, ad esempio l'Italia, riconosca il diritto di tutti gli esseri umani ad entrare in modo legale e sicuro in Europa.

Per far cessare le migrazioni occorre far cessare le guerre e la rapina delle risorse del Sud del mondo da parte dei poteri dominanti del Nord e dei loro complici.

Il nostro paese sta precipitando nel razzismo e nello schiavismo: l'esistenza di luoghi orribili come i campi di concentramento, e di pratiche abominevoli come le deportazioni, dimostra quanto grave sia la violazione dei diritti umani fondamentali in Italia; ed il razzismo istituzionale promuove e favoreggia la riduzione in schiavitu' e i pogrom.

Il Comune di Viterbo dia adempimento agli impegni che anche il sindaco dichiaro' pubblicamente di sostenere oltre un anno fa in un incontro con il "Tavolo per la pace" cittadino: l'istituzione della consulta comunale delle persone immigrate; la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini stranieri che vivono a Viterbo; atti amministrativi intesi a difendere e promuovere la vita, il rispetto della dignita' e i diritti democratici di tutte le persone che vivono a Viterbo.

Il Parlamento italiano legiferi immediatamente il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani a giungere in modo legale e sicuro in Italia e quindi in Europa; abroghi tutte le antileggi razziste, incostituzionali, criminali e criminogene tragicamente e scelleratamente oggi vigenti in Italia; riconosca immediatamente il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

Chi propone, sostiene e propaganda la violenza razzista commette un crimine. Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.

Noi che siamo su questa piazza siamo esseri umani che testimoniamo la nostra fedelta' all'umanita', la nostra solidarieta' con le vittime; siamo esseri umani che ci impegnamo per evitare altre vittime. Siamo qui a testimoniare e lottare per la legalita' che salva le vite, per la democrazia che salva le vite, per la civilta' che salva le vite.

Oggi su questa piazza c'e' con il cuore tutta la Viterbo popolare e antifascista, democratica e civile, la Viterbo che vuole salvare le vite di tutti gli esseri umani, la Viterbo responsabile e solidale che ama il bene e quindi vuole il bene e quindi agisce contro la violenza e in difesa dei diritti umani. Invece chi ospita e omaggia i propagandisti del razzismo non rappresenta degnamente la citta', ma si fa complice - consapevolmente o meno - di un'ideologia e un agire malvagi e criminali.

Questo incontro non vuole restare l'iniziativa di un giorno, ma essere un passo di un cammino che prosegue: per ottenere dal Comune provvedimenti che riconoscano e promuovano giustizia, dignita' e solidarieta'; per ottenere dal Parlamento leggi che salvino le vite e promuovano la condivisione, la convivenza e il bene comune.

Questo incontro in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e' quindi anche un incontro contro la guerra e tutte le uccisioni; contro il razzismo e tutte le persecuzioni; contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Prepariamo fin d'ora la Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu per il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Lelio Basso, Socialismo e rivoluzione, Feltrinelli, Milano 1980, pp. 368.

- Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, pp. 708.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2488 del primo ottobre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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