[Nonviolenza] Ogni vittima ha il volto di Abele. 172
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- Date: Sat, 24 Sep 2016 11:55:14 +0200 (CEST)
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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 172 del 24 settembre 2016
In questo numero:
1. Alcune parole dette a Viterbo la sera del 23 settembre 2016
2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. Preparare la Giornata internazionale della nonviolenza e la marcia Perugia-Assisi
5. Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
6. Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe
7. Una bozza di lettera da inviare ai parlamentari
8. Lucio Emilio Piegapini: Il gruppo di studio
1. INIZIATIVE. ALCUNE PAROLE DETTE A VITERBO LA SERA DEL 23 SETTEMBRE 2016
[Ricostruite a memoria queste sono le cose dette dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" in piazza della Repubblica a Viterbo la sera del 23 settembre 2016 nell'intervento svolto alla conclusione del corteo promosso dal Comitato per il No alla riforma costituzionale. Prima di lui erano intervenuti Maria Immordino a nome del Comitato provinciale per il No, una rappresentante del mondo della scuola, il presidente provinciale dell'Anpi Enrico Mezzetti, un consigliere comunale del M5S]
La riforma costituzionale voluta da un governo di apprendisti stregoni e' un golpe, perche' aggredisce e devasta due elementi basilari della democrazia e dello stato di diritto.
Non e' solo un caotico e grottesco cumulo di insensate e nocive modifiche; e' assai peggio: e' un consapevole scellerato attacco frontale a elementi decisivi della Costituzione repubblicana e antifascista, ai fondamenti stessi dell'ordinamento democratico e del sistema giuridico dello stato di diritto. E' il tentativo di sostituire alla democrazia l'autocrazia.
Questo golpe puo' e deve essere respinto votando No al referendum: cosi' come le nostre sorelle e i nostri fratelli che in Cile nel 1988 votando No al referendum abbatterono la dittatura fascista di Pinochet. Come loro dobbiamo vincere il referendum facendo nostro il loro motto: "Senza odio, senza violenza, senza paura".
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La riforma costituzionale voluta dal governo degli apprendisti stregoni riducendo il Senato a una comitiva in gita aziendale umilia e mutila il Parlamento: con essa una delle due Camere che fanno le leggi non e' piu' eletta dai cittadini, cosicche' il Parlamento cessa di essere espressione della sovranita' popolare.
Con la riforma elettorale - che fa corpo con la riforma costituzionale - si annienta poi del tutto il principio della sovranita' popolare consentendo ad una "minoranza organizzata" di appropriarsi della maggioranza assoluta dei seggi della residua Camera elettiva pur avendo quella "minoranza organizzata" ottenuto soltanto una parte minoritaria e fin esigua dei voti espressi: cosi' il principio per cui la maggioranza parlamentare riflette e rappresenta la volonta' della maggioranza del popolo italiano e' distrutto e sostituito da un potere oligarchico e anomico.
La violazione della democrazia non potrebbe essere piu' flagrante.
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Il combinato disposto della riforma costituzionale e della riforma elettorale ad essa coerente infine mette interamente nelle mani del governo, che gia' detiene il potere esecutivo, anche il potere legislativo, esautorando de facto e finanche de jure il Parlamento e facendo venir meno quella separazione dei poteri e quel sistema di controlli che e' alla base dello stato di diritto.
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Ad un ordinamento democratico si sostituisce un regime autocratico. Al principio del governo della maggioranza si sostituisce un'oligarchia. Alla partecipazione politica di tutti i cittadini per il bene comune si sostituisce la dominazione di un gruppo di potere che con metodi autoritari impone decisioni a proprio esclusivo vantaggio e a danno dei diritti di tutti. Al governo delle leggi si sostituisce il governo di una cricca. Alla repubblica costituzionale, democratica e antifascista si sostituisce un'altra cosa, una cosa indicibile e oscena.
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Se una riforma costituzionale ed elettorale in Italia e' necessaria ed urgente, e' quella che abolisca l'apartheid di cui sono vittima nel nostro paese oltre cinque milioni di persone che qui vivono e lavorano e pagano le tassa ma alle quali e' negato il diritto di voto. Questa e' l'unica riforma veramente necessaria e urgente, quella che inveri il principio "una persona, un voto", il principio dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani che vivono insieme nel medesimo luogo.
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Per il resto non di modificare, ma di rispettare e applicare finalmente la Costituzione della Repubblica italiana vi e' necessita' ed urgenza.
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Rispettare e applicare l'articolo 10 che afferma che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica"; e quindi soccorrere, accogliere, assistere tutte - tutte - le persone in fuga dalla fame e dalla guerra, dalle dittature e dai disastri ambientali, dall'orrore provocato anche da chi ci governa in tanta parte del Sud del mondo. L'ecatombe dei migranti nel Mediterraneo e' causata dalla decisione dei governi europei di impedire a chi e' costretto a fuggire dal suo paese di farlo con mezzi di trasporto legali e sicuri; salvare innumerevoli vite sarebbe assai semplice: basterebbe riconoscere ad ogni essere umano il diritto di spostarsi liberamente su tutto il pianeta casa comune dell'umanita'; basterebbe permettere ad ogni essere umano di utilizzare mezzi di trasporto legali e sicuri. Sono i governi europei i mandanti delle mafie schiaviste, i macellai di carne umana del Mediterraneo.
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Rispettare e applicare l'art. 11 che stabilisce che "L'Italia ripudia la guerra". E quindi imporre a chi ci governa di cessare di violare la legge, di cessare di partecipare alle guerre in corso, di cessare di inviare spedizioni militari dove occorrerebbe invece agire per la pace con mezzi di pace per salvare innumerevoli vite in pericolo, di cessare di armare regimi e poteri assassini, di cessare di far parte di alleanze terroriste e stragiste come la Nato, di cessare di produrre armi che servono solo ad uccidere gli esseri umani.
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Rispettare ed applicare la Costituzione tutta, a cominciare dai principi fondamentali tutti, e tra essi il diritto al lavoro, la sovranita' che appartiene al popolo, i diritti inviolabili di ogni essere umano, quel meraviglioso articolo 3 che riconosce la dignita' e l'eguaglianza di ogni essere umano e sancisce che "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
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Il popolo italiano votando No al referendum puo' respingere il golpe degli apprendisti stregoni e difendere la Costituzione repubblicana presidio delle nostre liberta'. Dobbiamo farlo. Dobbiamo vincere. Per il bene di tutti. Per il bene comune.
Senza odio, senza violenza, senza paura.
2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
4. REPETITA IUVANT. PREPARARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA E LA MARCIA PERUGIA-ASSISI
Come ogni anno ricorre il 2 ottobre la Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi.
E quest'anno il 9 ottobre si svolgera' la marcia della pace Perugia-Assisi, la piu' importante iniziativa di pace nel nostro paese ideata da Aldo Capitini, l'apostolo della nonviolenza in Italia.
Occorre che le istituzioni, le associazioni, i movimenti, le persone che vogliono contribuire a fermare l'orrore della "terza guerra mondiale a pezzi" in corso, che vogliono salvare le vite, che vogliono costruire la pace, si adoperino fin d'ora a preparare la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole possibile a queste due iniziative.
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo rinnova l'invito a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni fedeli alla Costituzione repubblicana che ripudia la guerra, ad un impegno immediato e comune contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Facciamo del 2 e del 9 ottobre occasioni corali e persuase d'impegno comune per la salvezza dell'umanita'.
E fin d'ora adoperiamoci ovunque, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione; per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Vi e' una sola umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.
5. REPETITA IUVANT. UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
6. REPETITA IUVANT. UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
Senza odio, senza violenza, senza paura.
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Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.
Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.
Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.
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Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
Senza odio, senza violenza, senza paura.
7. REPETITA IUVANT. UNA BOZZA DI LETTERA DA INVIARE AI PARLAMENTARI
Al/alla parlamentare ...
Oggetto: proposta di un impegno suo personale affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine
Gentile parlamentare ...,
le scriviamo per formularle la richiesta di un suo personale impegno affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine.
Come gia' sapra', dal 2014 sono state presentati sia al Senato che alla Camera vari disegni di legge che propongono la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza. Al Senato il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014; disegni di legge sottoscritti da numerosi senatori di varie forze politiche: Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe. Ed alla Camera il disegno di legge recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2698) presentato il 4 novembre 2014; e il disegno di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2706) presentato il 5 novembre 2014; disegni di legge sottoscritti da deputati di varie forze politiche: Arturo Scotto, Celeste Costantino, Donatella Duranti, Giulio Marcon, Michele Piras, Stefano Quaranta, Massimiliano Bernini.
Ricordera' anche che gia' nel 2001 fu presentato al medesimo fine di istituire la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza un disegno di legge sottoscritto da decine di senatori di tutte le forze politiche (ed in particolare i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan), sostenuto anche dall'attenzione e dall'apprezzamento di deputati e parlamentari europei (tra cui i deputati: Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante; tra i parlamentari europei: Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella); ma allora quel disegno di legge non giunse ad essere esaminato nelle competenti Commissioni parlamentari.
Le segnaliamo anche che vari altri senatori e deputati hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa legislativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; e che, sempre nel 2014, la stessa Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, trasmise alla competente Commissione Parlamentare, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la documentazione a tal fine predisposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che dal 2000 ha proposto al Parlamento di legiferare in tal senso.
Non vi e' bisogno di ripetere ancora una volta quanto sia opportuno che nel proprio percorso formativo e conseguentemente nella propria operativita' gli appartenenti alle forze dell'ordine possano disporre anche delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione di tutti gli attori sociali impegnati in situazione critiche per la sicurezza comune e la difesa dei diritti di tutti.
Con questa lettera vorremmo sollecitare il suo personale impegno affinche' quei disegni di legge giungano al piu' presto all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e possano avere esito in un disegno di legge unificato ampiamente meditato e condiviso che possa divenire nel piu' breve tempo possibile legge dello stato.
Distinti saluti,
Firma, luogo e data, recapito del mittente
8. RACCONTI AUTUNNALI. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: IL GRUPPO DI STUDIO
Con Pippetto, Generoso e Penzaperte' avevamo costituito un gruppo di studio.
A quel tempo andavano di moda e cosi' ne costituimmo uno pure noi, che di passare tutte le serate al bar del sor Augusto a giocare a briscola e tressette dopo un po' annoierebbe pure i santi stilisti, quelli che ci avevano lo stile di stare sempre sulle colonne che gli portavano da mangiare e loro lo tiravano su con un cestino con lo spago.
Poi bisognava decidere che si studiava, e noi decidemmo che avremmo letto Il Capitale di Carlo Marx.
Siccome nessuno di noi ce l'aveva, che era un librone grosso come tre vocabolari, lo andavamo a leggere in biblioteca. Pero' c'era un problema, che il sor Gesualdo non voleva che lo leggevamo ad alta voce perche' diceva che disturbavamo gli altri lettori, che invece in biblioteca non c'era mai nessuno a parte noi quattro che era la prima volta che ci andavamo, ma lui intignava che non ci andava nessuno proprio perche' si sapeva che noi leggevamo ad alta voce Il Capitale di Carlo Marx, che invece ancora dovevamo cominciare e lo avevamo detto solo a lui cinque minuti prima.
Insomma dovemmo decidere di cambiare posto e libro.
In sezione c'era Stato e rivoluzione del compagno Lenin, che era pure parecchio piu' corto.
Pero' si ripresento' lo stesso problema, perche' pure il segretario della sezione, 'l zi' Rodolfo detto Foffo, ci disse che sembrava che venivamo in sezione a dire il rosario, e che certi compagni (me li immagino quali, quelli che stavano sempre a strillare che ci facevamo le canne) dicevano che non stava bene, che sembrava il culto della personalita', e insomma non ci fu verso. E neppure ci volle dare il libro per andarcelo a leggere da un'altra parte, perche' doveva restare nella biblioteca della sezione - che poi la biblioteca della sezione era solo quel libro, un paio di gialli mondadori, le istruzioni per i rappresentanti di lista, il Breve corso, due volumi delle opere del compagno Kim Il Sung e una Settimana enigmistica che 'l zi' Rodolfo ci faceva le parole crociate da due anni (le faceva con la matita, poi le cancellava e qualche settimana dopo le rifaceva, e mai una volta che riuscisse a finirne una).
Ma siccome noi eravamo un gruppo di studio - e marxista, oltretutto - non ci arrendevamo.
Decidemmo di comprarci un libro e di leggercelo seduti su una panchina ai giardinetti pubblici. Ma di libri da comprare al paese c'erano solo quelli che vendeva l'edicola, e il meglio che riuscimmo a trovare fu Perche' non sono cristiano di Bertrand Russell, che non era del partito, pero' era sempre un pacifista e un libero pensatore.
Ma ci eravamo appena sistemati sulla panchina e avevamo levato la plastica dal libro (e non l'avevamo buttata per terra, no) che subito arrivano i carabinieri che ci volevano multare per atti osceni, vilipendio alla religione di stato e blasfemia, che poi significherebbe quando uno bestemmia. Noi cominciammo a spiegargli che Bertrand Russell era un Lord inglese (non lo avessimo mai detto: "Lordi ci sarete voi e Fido Castro e Cecco Vara!", replico' furioso il maresciallo), che quel libro era regolarmente in commercio, che ancora non avevamo letto manco una riga, e irre e orre, ma non ci fu verso. E ci sequestrarono pure il libro che era meglio se coi soldi c'eravamo comprati quattro alfa che almeno ci fumavamo una sigaretta per uno.
Per i militanti della classe operaia appropriarsi della cultura e' un dovere, come diceva il compagno Gramsci. Ma e' pure una faticaccia boia. Eppero' qui non si arrende nessuno. No pasaran.
C'era un prete beat a quel tempo, lo sapete, no, i preti beat, quelli che volevano fa' la messa co' la chitarra; 'sto prete beat sotto sotto era uno dei nostri, lo dicevano tutti. Insomma, siccome Penzaperte' lo conosceva, gli chiedemmo se poteva prestarci qualche libro per fare il gruppo di studio, e quello ci presta il Vangelo, anzi, ce ne presta quattro copie, che cosi' era piu' facile seguire quando uno leggeva e quegli altri invece di sentire solo leggevano pure loro ma a bocca chiusa. Era uno gajardo 'sto prete beat, si chiamava don Ildebrando (ma tutti lo chiamavano Armando). Pensate, ci disse che se volevamo potevamo fare il gruppo di studio in sacrestia. Non l'avesse mai detto. Prima ancora che noi potessimo fare il primo incontro di studio lo denunciarono a non so quale tribunale dei preti e lo mandarono a fare il missionario. Poi ho saputo che era diventato guerrigliero in America Latina. Era uno gajardo, m'e' sempre dispiaciuto che non lo avevo potuto conosce mejo, ma io in chiesa non ci andavo, noi militanti della classe operaia marxisti-leninisti (io sono ancora per il trattino, voi no? siete di quelli che si deve scrivere senza trattino? Fate come vi pare, che me ne frega a me) siamo ateisti scientifici siamo, mica chiacchiere. Pero' m'e' dispiaciuto, si'. Comunque i Vangeli ce li tenemmo.
No che non era facile a quei tempi fare un gruppo di studio, non era facile per nente.
Mo' c'era il barbiere che ci aveva tutta la collezione di Tex, Tex Willer, si', ma proprio tutta. E siccome era l'unico barbiere del paese e ci tagliavamo tutti i capelli da lui, lo sapevamo tutti che ci aveva la collezione in-te-gra-le di Tex. Cosi' ci venne l'idea che potevamo andare dal barbiere e leggere Tex. Pero' il sor Criterio (lo chiamavano tutti cosi', ma il nome completo era Cristoforo Eleuterio, che io mi sono sempre chiesto che gli dicesse la capoccia al padre quando gli mise quel nome) ci disse che non si poteva, perche' nel retrobottega in quattro non ci si entrava, e nella bottega oltre i due sediloni davanti agli specchi e i rubinetti c'erano solo tre sedie e non e' che uno di noi poteva occupare uno dei sediloni, era brutto, e poi se arrivava un cliente che doveva aspettare dove si metteva seduto, per terra? Non dico che non avesse ragione, dico solo che la bottega era sempre piena di gente sia seduta che in piedi perche' a quel tempo si andava dal barbiere mica solo per barba e capelli ma pure per sentire due sfitti sulla vita paesana; le donne andavano al lavatoio, ma gli uomini dove potevano andare? Per forza dal barbiere, che poi c'erano pure quei calendarietti profumati che chi lasciava una bella mancia il sor Criterio gli regalava il calendarietto, che lo chiamavano calendarietto ma erano tutte fotografie di donne gnude. A quei tempi ci si divertiva cosi'.
Per farla corta e commovente: avviare un gruppo di studio marxista non era certo impresa facile. Cosi' decidemmo che a mali estremi estremi rimedi. Generoso disse: "Ah rega', famo cosi': se vedemo la sera a la stalla del mi ba'. Tanto lui a le nove gia' sornaca".
E cosi' ci organizzammo, mettendo un po' di soldi per uno comprammo "Rinascita", che era il settimanale del partito che c'erano certi articoli che erano scritti difficile che parevano un libro (pero' di tre o quattro pagine solo), e la sera dopo aver fatto un paio di giri di bicchierini al bar andiamo tutti e quattro insieme al podere del padre di Generoso.
E per fortuna che sornacava: la prima sera, dico la prima sera, con tutto che c'era Generoso, Mio Mao, che sarebbe il cane lupo che ci avevano al casale, prima ancora che arriviamo comincia ad abbaiare che se per caso nel raggio di dieci chilometri qualcuno dormiva con quel casino dopo cinque minuti s'era gia' svegliato, quasi non facciamo in tempo a entrare nella stalla che si presenta il padre di Generoso cogli scarponi, i mutandoni di lana, la maglietta della salute e col quintone puntato gia' carico che adesso che ci si era dovuto alzare dal letto a qualcuno bisognava proprio che gli sparava.
Nella fuga precipitosa il fascicolo di "Rinascita" non si seppe a chi cadde per terra e la mattina dopo lo ritrovo' Generoso tutto impiastrato di merda di vacca e ormai inutilizzabile a fini di studio.
Ma adesso fare 'sto gruppo di studio era diventata una sfida e vedremo chi la vince. Perche' si sa, chi la dura la vince.
Non mi ricordo piu' se l'idea venne a me o a Penzaperte', ma venne fuori che si poteva fare il gruppo di studio nell'officina dove lavoravamo noi due. Noi staccavamo alle sette, le otto, verso le dieci di sera il principale chiudeva, e poi era via libera: e Penzaperte' ci aveva pure le chiavi perche' la mattina alle sei era lui che apriva la bottega. E' vero che il sor Giulio, il principale, era uno da prendere con le pinze, pero' se noi andavamo tardi e non facevamo casini lui non se ne accorgeva (abitava dall'altra parte del paese) e la cosa passava inosservata, bastava che dopo entrati abbassavamo la saracinesca e da fuori nessuno si accorgeva di niente. Non era male come idea. E poi il sor Giulio era un caratteraccio ma non era uno che sarebbe venuto con la carabina a tirarci addosso.
Ammaestrati dalla precedenti esperienze decidemmo di fare una prima prova per vedere come buttava. Pippetto aveva ancora a casa il libro sussidiario di terza elementare, si decise di usare quello. La sera giusta restammo al bar a giocare a carte fino a verso mezzanotte, poi andiamo all'officina. Ve la ricordate l'officina del sor Giulio, no? Aveva l'ingresso grosso su via Venezia e l'ingresso piccolo nel vicoletto del Rospo (mi saro' chiesto mille volte perche' si chiamava vicoletto del Rospo). Pero' Penzaperte' aveva solo la chiave della saracinesca dell'ingresso grosso, per cui un po' di rumore lo dovemmo fare prima per tirarla su e dopo entrati per tirarla giu'. Perdemmo un po' di tempo per decidere se era meglio che ci mettevamo seduti sui sedili di una macchina in riparazione o se era meglio prendere le due sedie che c'erano nell'ufficetto del principale (che era una cabina di compensato in fondo all'officina, di fianco alla stanza del cesso), uno sgabelletto e un bidone e metterci seduti in circolo li' in mezzo. Avevamo appena deciso questa sistemazione che sentiamo bussare forte sulla saracinesca, che col rimbombo metallico faceva un fracasso della malora. Vado ad aprire e chi ti trovo? Aurelio, la guardia notturna, che mi fa: "Che facete qui?". Io: "Come che facemo? Ce lavoramo, ce lo sai. Che nun me riconosci?". E lui "A 'st'ora lavorate?". E io: "No, a 'st'ora famo 'l gruppo de studio". E lui: "E 'l sor Giuglio ce lo sa o nun ce lo sa?". E io: "De che?". e Lui: "Che facete 'l gruppo de studio ne la bottega sua". E io: "Intanto nun e' 'na bottega ma 'n officina". Ma lui: "Nun ce prova' a fregamme co' le chiacchiere, Lazzaro' (Lazzaro' sarei io, che il mio vero nome e' Lazzaro ma tutti mi chiamano Lazzarone, per via che da giovane, vabbe', lassamo perde), ce lo sa o nun ce lo sa?". E io: "In che senso?". E lui: "Nel senso del colpo che te se pija. Ce lo sa o nun ce lo sa?". Allora io: "No cche nun ce lo sa". E lui: "Eh". E io: "Eh". E lui: "Eh". E io: "Eh". Allora lui: "A mme perche' me pagheno seconno te?". E io: "Pe' ffa' la spia ar sor Giujo?". E lui: "Mo' m'offenni pure?". E io: "Vabbe', lassamo perde". E lui: "Vabbe' lassamo perde lo dico io, lo dico". E io: "Sine". E lui: "Allora sentite come famo". E io: "Sine". E lui: "Famo che io nun je dico gnente, famo ch'emo scherzato, famo che nun e' successo gnente. Ma mmo' voi ve n'annate e senza fa' casino co' 'sta saracinesca che domani mettetece 'n po' d'ojo. E ffinisce qui. Semo d'accordo?". E io: "Sine". E lui: "None. Sine lo dovete da di' tutt'e cquattro". E noi tutt'e quattro: "Sine". E fini' cosi'.
Ma mentre uscivamo ci dicemmo che il primo che s'arrendeva era cornuto, oramai era una questione di punto d'onore riuscire a farlo il gruppo di studio, porca la paletta.
Pippetto lavorava al bar del sor Augusto Mozzicone (che lo chiamavano mozzicone per via del padre che lo chiamavano Mozzicone pure a lui per via del nonno che l'avevano chiamato Mozzicone perche' quando c'era la luna piena la notte si mozzicava dappertutto sui bracci e dicevano che era un lupo mannaro e che si mozzicava le braccia sue perche' non voleva rischiare di mozzicare la moglie, che tanto poi l'aveva lasciato lo stesso e allora lui le aveva tirato una schioppettata e non fini' in galera perche' era delitto d'onore pero' lo chiusero in manicomio e buttarono la chiave. La gente diceva pure che pure il figlio era un lupo mannaro pero' piu' civile, e che era lupo mannaro pure il figlio del figlio, cioe' il sor Augusto, io pero' a fare il lupo mannaro non ce l'ho visto mai. Bella lunga 'sta parentesi, eh? E tutta in italiano schietto).
E che ti s'inventa Pippetto? Chiede al sor Augusto se a una cert'ora della notte, visto che il bar non chiudeva mai ma dopo le due e fino a verso le quattro i clienti erano pochi e niente, potevamo usare la sala del biliardo per farci il gruppo di studio se nessuno giocava a biliardo. Il sor Augusto, che Dio lo benedica, disse di si'.
Ma quando ci provammo, alle due, due e mezza, eravamo tutti troppo stanchi per fare il gruppo di studio, cosi' decidemmo di giocare una partita a biliardo e di non pensarci piu' per quella notte. Ci riprovammo altre due volte, ma fini' come la prima volta, solo che una volta giocammo a tressette e un'altra stavamo giocando a morra quando ti si presenta Giggetto la guardia (la guardia del Comune, non la guardia notturna che e' un'altra cosa) che l'aveva svegliato il sindaco perche' c'erano gli schiamazzi notturni e allora smettemmo di giocare a morra e andammo a dormire. Era stata una buona idea quella del bar, ma non aveva funzionato.
Cosi' alla fine dovemmo rinunciare, e continuammo a leggere ognuno per conto suo il Corriere dello sport, Satanik, Caballero e Le ore, e il massimo della socializzazione delle conoscenze era che ce li scambiavamo dopo averli letti (e delle ultime due testate anche dopo averne fatto qualche altro uso, e chi capisce capisce e chi non capisce e' meglio cosi').
E' una storia vera, e come tutte le storie vere e' una storia istruttiva, dimostra che la lotta del proletariato non e' un continuo di vittorie, magari, ma si conoscono anche sconfitte e arretramenti. Dolorose sconfitte e gravi arretramenti. Ma non si ferma la lotta del proletariato, e un giorno l'umanita' sara' libera, e allora quell'umanita' finalmente felice, giusta, fraterna, si ricordera' di tutti i compagni che nei tempi passati si sono battuti per il comunismo e la liberta', si ricorderanno di noi, delle nostre lotte, e quando ci penso mi sento contento, contento per loro, che saranno liberi e felici grazie alla dittatura del proletariato, e mi sento contento pure per me che mi sembra di aver sprecato la vita e invece non e' stata tutta sprecata, no, perche' si ricorderanno di noi e allora tutti questi patimenti che ho sofferto - che abbiamo sofferto, tutti noi oppressi dall'inizio dei tempi fino a quel giorno - allora avranno un senso. E ci penso e sono cosi' contento che me metto a piagne. A piagne da solo. Si puo' essere piu' scemi di cosi'?
E questa era la storia di quando facemmo il gruppo di studio.
Proletari di tutti i paesi, unitevi!
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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)
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