[Nonviolenza] Telegrammi. 2466
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- Date: Thu, 8 Sep 2016 20:15:38 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2466 del 9 settembre 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Un enorme pericolo alla diga di Mosul. Siano ritirate le truppe italiane
2. Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"
3. Dieci semplici ragioni per impedire una criminale follia (2 gennaio 2016)
4. Il crollo della diga. Un appello al presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2015
5. Presidente, non ci uccida. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica del 21 dicembre 2015
6. Alcuni testi del mese di aprile 2016 (parte prima)
7. Regime della corruzione e lobby del petrolio
8. A Viterbo nel quartiere di Santa Barbara diffusione di materiale informativo sul referendum del 17 aprile
9. Iniziativa odierna d'informazione all'Ellera (Viterbo). Diffusi tre documenti per il si' al referendum del 17 aprile
10. No allo stravolgimento della Costituzione: al referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco
11. Una lettera agli amici torinesi che oggi ricordano Renato Solmi
12. Per le vie del centro storico di Viterbo le ragioni del si' al referendum del 17 aprile
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'
1. REPETITA IUVANT. UN ENORME PERICOLO ALLA DIGA DI MOSUL. SIANO RITIRATE LE TRUPPE ITALIANE
[Riproponiamo il seguente appello che abbiamo diffuso ieri]
Le principali agenzie di stampa diffondono oggi la notizia (lanciata da un sito giornalistico che sembra avere come fonti servizi segreti e comandi militari) che i terroristi dell'Isis starebbero preparando un attacco alla diga di Mosul dove per folle e illegale decisione del governo italiano sembra prosegua il dispiegamento di centinaia di soldati del nostro paese.
Ignoriamo ovviamente quale sia il livello di attendibilita' della notizia, e quali siano i fini di coloro che dall'interno delle forze armate e/o dei servizi segreti l'hanno diffusa ai mass-media con molti dettagli - veri o falsi che siano -.
Quel che e' certo e' che da mesi i mass-media internazionali riferiscono come sia imminente una cruciale iniziativa dell'esercito iracheno e dei peshmerga curdi per liberare la citta' di Mosul, da anni occupata dai terroristi dell'Isis. Ed e' probabile che l'organizzazione terrorista prima di abbandonare la citta' possa tentare un attentato alla diga. La presenza dei soldati italiani alla diga di Mosul purtroppo favoreggia di fatto la propaganda dell'organizzazione terrorista (che puo' presentarli come truppe occupanti di un paese straniero gia' partecipe della prima guerra del Golfo e dell'occupazione militare seguita alla seconda) ed espone pertanto ancor piu' quell'impianto ad essere bersaglio di un attentato che potrebbe avere esiti fin apocalittici sia per quanti si trovano in loco, maestranze e difensori, sia per le popolazioni a valle della diga.
Per l'ennesima volta chiediamo quindi che le truppe italiane li' dislocate siano immediatamente ritirate e che per la sicurezza dell'impianto e delle maestranze provveda personale dello stato iracheno, come e' logico e legittimo.
Il terrorismo va contrastato e sconfitto con mezzi adeguati; le guerre e le occupazioni militari straniere invece lo alimentano.
La presenza militare italiana in Iraq, come in Libia, non solo non e' utile, ma e' assolutamente nociva, ed anziche' garantire protezione ai civili in realta' mette gratuitamente ed assurdamente in pericolo innumerevoli vite umane.
L'Italia torni al rispetto della sua Costituzione che ripudia la guerra.
Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"
Viterbo, 8 settembre 2016
2. RIFERIMENTI. IL "COMITATO NONVIOLENTO PER LA REVOCA DELLA DECISIONE GOVERNATIVA DI INVIARE CENTINAIA DI SOLDATI ITALIANI ALLA DIGA DI MOSUL"
Si e' costituito il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul".
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Il comitato si prefigge di:
1. opporsi all'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, e quindi interloquire con il Governo, il Parlamento e il Presidente della Repubblica affinche' la decisione annunciata dal Presidente del Consiglio dei Ministri sia revocata dallo stesso governo, ovvero respinta dal parlamento, ovvero non ratificata e quindi vietata dal capo dello stato;
2. esprimere questa opposizione con l'unico scopo di salvare vite umane;
3. agire unicamente in forme e con metodi rigorosamente nonviolenti, assolutamente rispettosi della dignita' e dell'incolumita' di tutte le persone;
4. riaffermare l'opposizione a tutte le guerre e a tutte le uccisioni;
5. riaffermare l'impegno a difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
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Alle persone ed alle associazioni che vogliono impegnarsi in questa iniziativa per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, il comitato propone:
a) di scrivere al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri, ai Parlamentari, al Presidente della Repubblica per chiedere che il governo receda da quella decisione;
b) di invitare altre istituzioni, associazioni, persone, mezzi d'informazione ad impegnarsi al medesimo fine;
c) di promuovere incontri ed iniziative di informazione e coscientizzazione al medesimo fine;
d) di esprimersi e di agire in modi esclusivamente nonviolenti, nel rispetto della verita' e della dignita' umana di tutti gli interlocutori;
e) di essere sempre assolutamente chiari nell'opposizione a tutte le guerre, a tutte le uccisioni, a tutte le violazioni dei diritti umani.
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Il comitato non prevede formali adesioni e si configura come mero movimento d'opinione inteso allo scopo di far revocare l'irragionevole, illegittima e pericolosissima decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
Il comitato auspica che in ogni provincia d'Italia si costituiscano altri comitati nonviolenti per lo stesso fine e con le stesse modalita' di azione.
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Per contatti: il Comitato ha sede presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: comitatononviolento at gmail.com; comitatononviolento at outlook.it; comitato_nonviolento at libero.it
3. REPETITA IUVANT. DIECI SEMPLICI RAGIONI PER IMPEDIRE UNA CRIMINALE FOLLIA (2 GENNAIO 2016)
La decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' una criminale follia.
Occorre persuadere il governo a revocarla immediatamente.
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1. La diga di Mosul e' a pochi chilometri dalla citta' che e' sotto il controllo dell'Isis: sara' facilissimo per l'Isis organizzare un attentato stragista.
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2. La presenza di soldati italiani alla diga di Mosul verra' percepita come occupazione militare straniera da parte di uno dei paesi che presero parte alla prima guerra del Golfo (nel corso della quale anche l'Italia partecipo' ai bombardamenti stragisti), e che gia' occuparono il paese dopo la seconda guerra del Golfo (occupazione nel corso della quale le truppe di altri paesi della coalizione di cui anche l'Italia faceva parte commisero mostruosi crimini contro l'umanita'); cosicche' presso un vastissimo uditorio trovera' ascolto la propaganda dell'Isis che definira' la presenza dei soldati italiani come "invasione crociata" e fara' di quei soldati e dell'Italia primari bersagli di attentati stragisti.
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3. E' quindi evidente che lungi dal proteggere l'impianto e le maestranze, la presenza dei soldati italiani alla diga di Mosul esporra' l'uno e le altre agli attentati stragisti; ed esporra' ad attentati anche la popolazione italiana tutta indifferenziatamente; cosi' come esporra' a conseguenze letali le popolazioni abitanti nei dintorni della diga ed a valle di essa (un folle attentato che sciaguratamente provocasse la distruzione della diga avrebbe come esito un immane massacro, una catastrofe indicibile).
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4. Dalla presenza dei soldati italiani e dalla concreta ed agevole possibilita' di colpirli con attentati stragisti l'Isis ricavera' anche un enorme vantaggio propagandistico, e da questo vantaggio deriveranno per l'organizzazione terrorista ulteriore consenso, ulteriore espansione, ulteriori reclutamenti; cosicche' e' del tutto evidente che quella improvvida e insensata presenza militare italiana raggiungera' il solo risultato di favoreggiare l'organizzazione terrorista, e tanto sangue di innocenti sara' sparso assurdamente per questo esito scellerato.
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5. Tutti sanno che il terrorismo va contrastato con un'operazione di polizia internazionale, che ha come indispensabile prerequisito la cessazione delle guerre in corso e quindi degli interventi militari europei ed americani che l'Isis hanno fatto nascere e crescere fino alle attuali dimensioni.
L'invio di soldati italiani a Mosul e' del tutto controproducente: poiche' di fatto contribuira' a far morire altri innocenti e con cio' rafforzera' ed estendera' il potere dell'Isis e prolunghera' la schiavitu' delle persone che vivono nelle zone sottoposte alla sua infame e bestiale dittatura mafiosa e nazista.
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6. Occorre inoltre dire che dispiegare soldati come "security" di imprese private e' un uso inammissibile, un uso inammissibile che ha gia' provocato delle vittime, come i pescatori indiani uccisi perche' ritenuti pirati (ed un conseguente gravissimo contenzioso internazionale che tuttora perdura, nel quale sono anche state intrappolate le esistenze di due persone che potrebbero essere del tutto innocenti - e tali vanno comunque considerate fino all'emissione di una sentenza definitiva - e che da anni stanno subendo una condizione di sofferenza assolutamente ingiusta in assenza di un regolare giudizio).
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7. Ne' si puo' tacere che mentre vari paesi, dagli Stati Uniti d'America alla Russia, alla Francia, a molti altri, stanno eseguendo in Iraq e in Siria una campagna di bombardamenti aerei che hanno provocato molte vittime civili - vittime due volte: della sanguinaria dittatura dell'Isis e dei bombardamenti stragisti -, inviare sul terreno soldati italiani che di alcuni di quei paesi che bombardano si presentano come alleati li espone vieppiu' ad essere vittime non solo degli attentati dell'Isis ma anche della vendetta di disperati sopravvissuti ai bombardamenti dei nostri alleati.
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8. Il disegno dei terroristi e' persuaderci ad assecondare i loro piani sanguinari: a rispondere ai loro attentati con atti di guerra contribuendo cosi' ad una spirale distruttiva e onnicida, ad una escalation apocalittica che e' il perno della loro retorica nichilista e della loro disumanata ideologia. Ogni intervento militare, ogni azione bellica, e' un atto di folle complicita' con la criminale follia dell'Isis.
In Italia abbiamo conosciuto tremende stagioni di violenza terroristica - fascista, nichilista, mafiosa - e sappiamo che il terrorismo si puo' e si deve contrastare con la legalita' che salva le vite, con la democrazia che rispetta e promuove i diritti umani, e non con la guerra e la dittatura: la guerra e la dittatura - di cui il militarismo e' elemento strutturale - sono gia' terrorismo, sono l'oscena vittoria del terrorismo.
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9. L'Isis e' stato creato dalle nostre guerre; proseguire sulla strada dell'intervento militare euroamericano avra' come risultato di rafforzarlo, e di far morire o ridurre in schiavitu' tanti altri innocenti.
Tutti gli studiosi, gli osservatori, gli operatori istituzionali onesti lo sanno e lo dicono da tempo, e chiunque puo' averne piena contezza se solo leggesse gli studi e i documenti degli esperti che sono ampiamente disponibili.
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10. Gia' anni fa un altro governo mando' al massacro altri soldati italiani in Iraq, le vittime della strage di Nassiriya. Il governo attuale non ripeta quel tragico errore.
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La decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' una criminale follia.
Occorre persuadere il governo a revocarla immediatamente.
4. REPETITA IUVANT. IL CROLLO DELLA DIGA. UN APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 18 DICEMBRE 2015
Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
receda immediatamente dalla decisione dell'invio di truppe italiane alla diga di Mosul, decisione le cui conseguenze possono essere funeste e fin catastrofiche.
Non commetta l'errore piu' grave dell'intera sua vita.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
nelle scorse settimane, mentre alcuni suoi ministri deliravano, lei e' apparso essere consapevole degli enormi rischi che una ulteriore escalation dell'intervento bellico euroamericano nel Vicino e nel Medio Oriente avrebbe comportato, con l'esito sia di un'ulteriore estensione delle stragi cola', sia di una ulteriore espansione del terrorismo su scala planetaria. In queste settimane lei e' apparso essere consapevole dei risultati disastrosi delle guerre cui dagli anni Novanta l'Italia ha partecipato (violando la sua stessa legge fondamentale), ed ha piu' volte ricordato la guerra libica del 2011 come esempio di tragico errore da non ripetere.
Ebbene, la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul contraddice la prudenza e la ragionevolezza che informavano quelle sue precedenti dichiarazioni.
Questa decisione di dispiegare truppe italiane sul terreno, nel cuore del conflitto in corso nell'area tra Iraq e Siria che - destrutturati gli ordinamenti giuridici di quei paesi dalle guerre euroamericane degli scorsi decenni - e' divenuta base territoriale dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis, puo' avere conseguenze tremende.
Una presenza militare italiana alla diga di Mosul rendera' sia quel luogo e le persone li' schierate, sia l'Italia intera, un primario bersaglio dell'azione stragista dell'organizzazione terroristica.
Come chiunque, immagino facilmente le pressioni che possono avere indotto il suo governo a questa stoltissima e sciaguratissima decisione; ma voglio sperare che lei abbia sufficiente buon senso per capire che deve revocarla immediatamente.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
l'Italia ha gia' dato un enorme, scellerato contributo al trionfo dello stragismo e del terrorismo (tanto dei poteri dichiaratamente criminali, quanto degli stati) con la partecipazione alle guerre del Golfo, alla guerra dei Balcani, alla guerra afgana, alla guerra libica; con la fornitura di armi a regimi assassini; con la partecipazione a coalizioni internazionali e organizzazioni armate responsabili di crimini di guerra e contro l'umanita'; con l'abominevole politica razzista che impedendo l'ingresso legale a chi fugge da fame e guerre e dittature ha provocato l'immane strage nel Mediterraneo; con lo sperpero di risorse ingentissime per le spese militari costitutivamente finalizzate alla preparazione ed all'esecuzione della guerra e delle uccisioni di cui essa consiste. L'Italia ha molto da farsi perdonare dai popoli del sud del mondo, di tante stragi e' corresponsabile.
In relazione alla Libia l'Italia sembra ora finalmente seguire una politica ragionevole: di azione diplomatica orientata a far cessare i conflitti e le stragi, a promuovere dialogo e legalita', a salvare le vite e a contrastare il potere delle organizzazioni criminali attraverso la ricostruzione di un ordinamento giuridico che si impegni nella direzione del rispetto e della promozione dei diritti di tutti; perche' non seguire la stessa politica ragionevole anche in relazione all'Iraq e alla Siria?
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
due sono le dighe di cui deve tener conto nel valutare la situazione.
Vi e' una diga a Mosul da mettere in sicurezza, ma la presenza di soldati italiani ottiene proprio l'effetto contrario.
E vi e' una diga in Italia e in Europa: la diga della civilta' che si oppone all'irruzione della barbarie, del razzismo e del fascismo. Che possa l'ordinamento giuridico costituzionale e democratico italiano resistere a chi vuole trasformarci in mostri, a chi vuole renderci ad un tempo vittime e ausiliari delle sua apocalittica brama di sterminio.
Receda da quella sconsiderata decisione ed impegni piuttosto il nostro paese anche in quell'area ad un'azione diplomatica come quella dispiegata in Libia.
Lei sa che l'azione di polizia necessaria contro i terroristi dell'Isis sara' resa possibile solo dalla fine della guerra in corso, ovvero solo dalla fine della destrutturazione dell'Iraq e della Siria con la ricostituzione in entrambi i paesi di un ordinamento giuridico che si impegni alla ricostruzione dei servizi, delle infrastrutture e dell'amministrazione nella legalita', nella direzione della democrazia e del rispetto dei diritti umani. A tal fine occorre promuovere il dialogo, occorre recare aiuti umanitari, occorre sostenere le esperienze nonviolente di convivenza e di solidarieta', occorre tagliare ai terroristi le fonti di finanziamento, di armamento, di reclutamento - innanzitutto costringendo i governi loro complici (in primo luogo la Turchia e l'Arabia Saudita, il Kuwait e il Qatar) a recedere dalla loro criminale politica.
*
Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
tragga ispirazione dalla memoria di Giorgio La Pira, faccia della nonviolenza la vera, grande, necessaria, urgente trasformazione - evoluzione, progresso - di cui la politica, non solo italiana ma dell'umanita' intera, ha assoluto bisogno.
5. REPETITA IUVANT. PRESIDENTE, NON CI UCCIDA. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL 21 DICEMBRE 2015
Egregio Presidente della Repubblica,
come gia' sa, il governo italiano ha annunciato la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul, nel cuore del sanguinario conflitto mediorientale.
Questa decisione dissennata espone quei soldati, quella diga e l'Italia intera ad essere bersaglio privilegiato di attentati terroristici.
Questa decisione dissennata e' del tutto illegale.
Questa decisione dissennata e' del tutto immorale.
Questa decisione dissennata rischia di dar luogo a nuove stragi.
Questa decisione dissennata rischia di promuovere una ulteriore escalation di violenza i cui esiti possono essere apocalittici.
Il governo non puo' prendere questa decisione.
Il governo deve recedere immediatamente da questa decisione.
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Presidente, richiami il governo alla ragione, alla legalita' costituzionale, al comune sentire morale, al primo dovere che e' quello di non uccidere, di non mandare nessuno incontro alla morte, di salvare le vite.
Presidente, faccia sapere al governo che lei non puo' e non intende ratificare una scelta nefasta che puo' provocare innumerevoli vittime.
Presidente, non ci uccida.
6. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2016 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2016.
7. REGIME DELLA CORRUZIONE E LOBBY DEL PETROLIO
Benedetta magistratura. Benedetta separazione dei poteri. Benedetto stato di diritto.
8. A VITERBO NEL QUARTIERE DI SANTA BARBARA DIFFUSIONE DI MATERIALE INFORMATIVO SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE
Per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolta giovedi' 31 marzo 2016 a Viterbo, nel quartiere di Santa Barbara, una diffusione di materiale informativo sul referendum che si svolgera' il 17 aprile per fermare la devastazione dell'ambiente marino in prossimita' delle coste italiane provocata dalle trivellazioni.
La struttura nonviolenta viterbese ha diffuso un documento recante le ragioni puntuali e di prospettiva per votare si' al referendum.
Si' in difesa di ambiente e salute.
Si' in difesa della democrazia e dei diritti umani anche delle generazioni future.
Si' per passare dalle fonti energetiche fossili altamente inquinanti ed in via di esaurimento alle fonti energetiche pulite e rinnovabili, in primo luogo il solare.
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Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, conversando con i cittadini che hanno accolto l'iniziativa informativa con vivo apprezzamento, ha sottolineato che "difendere l'ambiente marino e le coste italiane dalla devastazione delle trivellazioni e' diritto, interesse e bisogno non solo dell'intero popolo italiano ma dell'umanita' intera: ovunque si tutela un ecosistema si lotta per difendere l'intera biosfera; il mondo vivente e' unico e interconnesso; se si vuole fermare la catastrofe ambientale gia' in corso occorre iniziare a contrastarla in tutti i suoi aspetti; il referendum permette di fermare uno scempio specifico e di indicare al parlamento e al governo quale sia la via da percorrere in materia di approvvigionamento energetico e di modello di sviluppo: fonti rinnovabili e tecnologie pulite, risanamento ambientale e scelte sostenibili, consumi etici e stili di vita responsabili, verso una societa' del rispetto per la vita, della sobrieta' e della condivisione".
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha anche evidenziato la coerenza dell'impegno referendario con altre iniziative su cui nell'Alto Lazio negli ultimi decenni vi sono state esperienze di mobilitazione civica significative, dall'opposizione al nucleare, alla lotta per il diritto all'acqua potabile, dall'opposizione vittoriosa al farneticante progetto della Supercassia che avrebbe devastato irreversibilmente il bosco di Monte Fogliano, all'opposizione altrettanto vittoriosa all'altrettanto farneticante progetto del mega-aeroporto che avrebbe devastato irreversibilmente la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame.
L'animatore e memoria storica di tante esperienze di difesa dei beni comuni e dei diritti di tutti nel territorio viterbese ha rimarcato inoltre la coerenza tra l'impegno per difendere la natura e l'impegno per i diritti di tutti gli esseri umani, e quindi tra impegno per ambiente e salute, ed impegno contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Infine Peppe Sini ha denunciato la gravita' della condotta di importanti personalita' del governo e della maggioranza politica e parlamentare che lo sostiene, le quali propalando squallide menzogne stanno cercando di indurre la popolazione a non partecipare al voto, favoreggiando cosi' la lobby devastatrice che vorrebbe far fallire il referendum (che per essere valido deve ottenere la partecipazione almeno della meta' piu' uno degli aventi diritto al voto). "E' penoso constatare come personalita' eminenti del governo e della coalizione politica che lo sostiene cerchino con la frode di indurre la popolazione a rinunciare al diritto democratico di esprimere la propria volonta' su una questione che riguarda la vita di tutti; e' scandaloso che chi governa faccia propaganda contro l'esercizio del diritto di voto. Opporsi a questa ennesima soperchieria, e contrastare questa flagrante deriva autoritaria, costituiscono ulteriori motivi per andare a votare, ed a votare si', domenica 17 aprile".
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Nei prossimi giorni il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" proseguira' nella sua iniziativa di informazione, documentazione e coscientizzazione con la diffusione di materiale informativo negli altri quartieri viterbesi.
9. INIZIATIVA ODIERNA D'INFORMAZIONE ALL'ELLERA (VITERBO). DIFFUSI TRE DOCUMENTI PER IL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE
Venerdi' primo aprile 2016 a Viterbo, nel quartiere dell'Ellera, sono stati diffusi ai cittadini tre documenti informativi sul referendum che si svolgera' il 17 aprile per fermare la devastazione dell'ambiente marino in prossimita' delle coste italiane provocata dalle trivellazioni. L'iniziativa e' stata realizzata dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani".
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Interloquendo con i cittadini del quartiere nel corso della diffusione dei testi informativi, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha dato chiarimenti utili per comprendere adeguatamente sia i termini specifici della questione oggetto del referendum che gli effetti tanto cogenti quanto ad ampio raggio dell'esito del voto.
Nelle conversazioni estemporanee nel corso del volantinaggio particolar cura e' stata posta nello smascherare le subdole menzogne e le flagranti sciocchezze che la propaganda fraudolenta della lobby dei devastatori e degli inquinatori sta propalando per tentar di convincere con l'inganno la popolazione ad astenersi dal voto (cosi' mirando a vanificare il referendum per negare efficacia all'espressione democratica della volonta' popolare). L'indagine della magistratura che ha costretto alle dimissioni una ministra favoreggiatrice di un personaggio della lobby del petrolio, indagato per gravi reati, ha reso a tutti evidente la necessita' di non delegare le decisioni che riguardano il bene comune a occulti comitati d'affari, a imprese speculatrici ed avvelenatrici, a personaggi criminali e corrotti.
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha soprattutto invitato le persone ad approfondire autonomamente l'informazione e la riflessione sul referendum del 17 aprile, segnalando anche che molti utili materiali sono accessibili a tutte le persone interessate sui siti internet www.fermaletrivelle.it e www.notriv.com, ma anche invitando ad una piu' nitida e rigorosa presa di coscienza personale e collettiva e ad uno studio diretto della ormai vastissima letteratura scientifica e filosofica disponibile che documenta incontrovertibilmente come sia necessario ed urgente contrastare l'inquinamento e la devastazione della natura (tra i lavori suggeriti alcuni fondamentali studi di prestigiosi istituti di ricerca, ma anche le opere di autori ed autrici particolarmente rilevanti nel promuovere una coscienza ecologica all'altezza della drammatica situazione presente dell'umanita', come ad esempio il grande filosofo del "principio responsabilita'" Hans Jonas, il sociologo ed economista promotore del movimento della necessaria "decrescita" Serge Latouche, l'illustre scienziata indiana Vandana Shiva). "L'intera storia del pensiero umano - dai presocratici a oggi - ci convoca ad aver cura del mondo vivente, che e' la casa comune dell'umanita' e di cui noi stessi siamo parte: alla biosfera ci lega un unico destino di vita o di morte; distruggendo la natura si distrugge il futuro dell'umanita'. Con questo referendum non solo si vuole difendere l'ecosistema marino delle coste italiana, ma si propone di passare da fonti energetiche esauribili, tecnologie inquinanti e un modello di sviluppo insostenibile, a fonti energetiche pulite e rinnovabili, tecnologie appropriate, una societa' della sobrieta', della responsabilita', della solidarieta', della comprensione e della condivisione, rispettosa del mondo vivente e dei diritti dell'umanita' presente e avvenire", ha concluso Peppe Sini.
Il 17 aprile votiamo si' per il bene comune dell'umanita'.
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Allegati in calce i testi dei tre volantini diffusi: il primo recante un appello a firma di Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi e Peppe Sini; il secondo che elenca undici motivi a sostegno del referendum; il terzo con una sintetica riflessione su quanto emerso grazie all'indagine della magistratura che ha gia' costretto la ministra dello sviluppo economico alle dimissioni.
Di seguito un breve profilo dei cinque firmatari dell'allegato appello per il si'.
Osvaldo Ercoli
Osvaldo Ercoli, gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia' consigliere comunale e provinciale, impegnato nel volontariato, nella difesa dell'ambiente, per la pace e i diritti di tutti, e' per unanime consenso nel viterbese una delle piu' prestigiose autorita' morali. Il suo rigore etico e la sua limpida generosita' a Viterbo sono proverbiali. E' stato tra gli animatori del comitato che ha salvato l'area archeologica, naturalistica e termale del Bulicame dalla devastazione. E' stato scritto di lui: "Il professor Osvaldo Ercoli e' stato per decenni docente di matematica e fisica a Viterbo, citta' in cui e' da sempre un simbolo di rigore morale e civile, di impegno educativo, di sollecitudine per il pubblico bene, di sconfinata generosita'. Gia' pubblico amministratore comunale e provinciale di adamantina virtu', sono innumerevoli le iniziative in difesa dei diritti umani e dell'ambiente di cui e' stato protagonista; tuttora impegnato nel volontariato a sostegno di chi ha piu' bisogno di aiuto, e' altresi' impegnato in prima persona ovunque vi sia necessita' di smascherare e contrastare menzogne, ingiustizie, violenze... Avendo avuto il privilegio immenso di averlo come amico, come maestro di impegno civile, come compagno di tante lotte nonviolente, vorremmo cogliere questa occasione per esprimergli ancora una volta il nostro affetto, la nostra ammirazione, la nostra gratitudine; affetto, ammirazione e gratitudine che sappiamo essere condivise da tutte le persone di Viterbo e dell'Alto Lazio, da tutte le persone che hanno avuto l'onore di conoscerlo e che hanno a cuore la dignita' umana di tutti e di ognuno, la civilta' come legame comune e comune impegno dell'intero genere umano, la biosfera casa comune dell'umanita' intera". Ed e' stato scritto anche: "Ascoltare il professor Ercoli e' sempre straordinariamente educativo, e di grande conforto: poiche' significa mettersi alla scuola di una persona che unisce il rigore del ragionamento logico all'affermazione del dovere morale e all'intransigenza dell'impegno civile, con una sobrieta', una mitezza ed una saggezza che rendono ogni sua parola, ogni sua argomentazione, non solo un dono prezioso per il pensiero e per l'azione, ma anche un autentico gesto di amicizia che nel suo stesso darsi - in squisita cortesia ed insieme in assoluta chiarezza e onesta' - degnifica gli interlocutori tutti invitandoli ad esser parte del bene, del giusto, del vero". Il 2 ottobre 2014, in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza, la Citta' di Viterbo, nella solenne cornice della Sala Regia di Palazzo dei Priori, sede del Comune, gli ha tributato un riconoscimento in segno della gratitudine dell'intera popolazione viterbese per il suo magistero di uomo di pace: dinanzi a un uditorio commosso che aveva gremito la storica sala, il sindaco ha consegnato al professor Ercoli un attestato della riconoscenza della citta' tutta; nella motivazione del riconoscimento di cui e' stata data lettura era scritto: "Al professor Osvaldo Ercoli, gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia' pubblico amministratore di adamantino rigore morale e di strenua dedizione al bene comune, impegnato nel volontariato e nella difesa dell'ambiente e dei diritti di tutti gli esseri umani, animatore di molteplici iniziative di pace e di solidarieta', generoso educatore attraverso la parola e l'esempio al ragionamento logico come al dovere morale e all'impegno civile, di saggezza e mitezza maestro, testimone fedele dell'amore per il vero ed il giusto, amico della nonviolenza, sollecito sempre nel recare aiuto a chiunque ne avesse bisogno come nel contrastare menzogne e violenze, sempre avendo a cuore la dignita' umana di tutti e di ognuno, la civilta' come legame comune e comune impegno dell'intero genere umano, la biosfera casa comune dell'umanita' intera, la citta' di Viterbo grata per il suo impegno di pace".
Antonella Litta
Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. E' impegnata nell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio e il diritto all'abitare con iniziative di solidarieta' concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si e' opposto vittoriosamente all'insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione. Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e' stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai" con la motivazione: "per l'impegno a tutela della salute dei cittadini e della salubrita' del territorio". Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l'ambiente" le e' stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione: "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l'attenzione alla formazione e all'informazione sulle principali problematiche nell'ambito dell'ambiente e della salute". Il 25 novembre 2013 a Salerno le e' stato attribuito il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero".
Emanuele Petriglia
Emanuele Petriglia vive a Viterbo e lavora a Roma; laureato in Scienze Forestali e Ambientali presso la facolta' di Agraria dell'Universita' degli Studi della Tuscia con una tesi su "Applicazione di un sistema di gestione ambientale secondo la norma ISO 14001 ad uno stabilimento industriale nella provincia di Roma", ha successivamente svolto ulteriori studi e ricerche di ecologia e di economia. Da sempre impegnato in difesa della natura, ha fatto parte del coordinamento "Salviamo l'Arcionello" e del Comitato che si oppose vittoriosamente al mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame da un'irreversibile devastazione; collabora con il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ed ha preso parte a rilevanti iniziative e campagne per la legalita', di solidarieta', in difesa dei diritti di tutti e dei beni comuni.
Alessandro Pizzi
Alessandro Pizzi, professore di matematica e fisica, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza. Ha promosso l'esperienza del corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte. Ha partecipato nel 2001 con i Beati i Costruttori di Pace ad una azione nonviolenta nel Kivu nella Repubblica Democratica del Congo. Ha partecipato all'azione nonviolenta delle "mongolfiere della pace" ideata e organizzata dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo in occasione della guerra nella ex Jugoslavia. Dal 2005 e' assistente volontario nel carcere di Viterbo. E' stato uno dei principali animatori del comitato che ha condotto la vittoriosa campagna in difesa della preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame minacciata da un nocivo, illecito e insensato mega-aeroporto; su sua iniziativa nel 2007 il congresso nazionale del Movimento Nonviolento ha approvato all'unanimita' una mozione per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio; e rilevanti relazioni ha tenuto in vari convegni scientifici sui temi della sostenibilita' ambientale, delle scelte economiche ecocompatibili, dell'energia, della giustizia globale. E' stato tra i promotori degli incontri di accostamento alla nonviolenza che si sono svolti a Soriano nel Cimino nel 2011-2012. Fa parte del "Comitato No biogas e per la difesa del territorio e dei cittadini" di Soriano nel Cimino. Cura il prezioso sito http://bioidee.it/
Peppe Sini
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, gia' consigliere comunale e provinciale, e' stato dagli anni '70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitu' energetiche e militari nell'Alto Lazio (ha preso parte al movimento antinucleare fin dalla prima iniziativa a Montalto di Castro); dalla meta' degli anni Settanta e' stato uno dei principali animatori della sinistra antitotalitaria a Viterbo; negli anni '90 ha preso parte all'esperienza del "Movimento per la democrazia - la Rete", rappresentativa del movimento antimafia nelle istituzioni; obiettore di coscienza al servizio militare, dagli anni Settanta e' persona amica della nonviolenza (condividendo la formulazione di Aldo Capitini); nel 1979 ha fondato il "Comitato democratico contro l'emarginazione" che ha condotto rilevanti lotte contro le istituzioni totali e per i diritti umani e rilevanti campagne di solidarieta' concreta; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l'opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1991 e' stato processato ed assolto per la sua azione contro la guerra del Golfo; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l'esperienza delle "mongolfiere della pace" con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia (anche per questa iniziativa ha subito un processo conclusosi con l'archiviazione delle accuse nei suoi confronti); nel 2001 e' stato l'animatore dell'iniziativa che - dopo la tragedia di Genova - ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza; e' stato dagli anni '80 il principale animatore dell'attivita' di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio - e negli anni '90 ha presieduto la Commissione d'inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; ha ideato e animato due delle piu' importanti e vittoriose campagne ambientaliste nell'Alto Lazio: quella contro la realizzazione della devastante Supercassia negli anni '80-'90, e quella contro la realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo (che avrebbe devastato irreversibilmente la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame) dal 2007; negli anni '80 e '90 e' stato tra i principali redattori del settimanale "Sotto voce" che a Viterbo condusse fondamentali inchieste contro i poteri criminali e il regime della corruzione; dal 2000 e' direttore del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", che ogni giorno diffonde materiali di studio e di riflessione e sostiene e promuove iniziative nonviolente per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani. Ha ideato e realizzato dal 2002 a Viterbo le commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre il 4 novembre col motto "Ogni vittima ha il volto di Abele" e promosso la campagna a livello nazionale con questa denominazione. Nel gennaio del 2015 un suo scambio di lettere con il Presidente del Consiglio dei Ministri sulle iniziative necessarie per promuovere la pace ha dato luogo a un vivace dibattito. All'inizio del 2016 ha promosso la costituzione del "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul".
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Allegato primo: Al referendum del 17 aprile voteremo si'
Al referendum del 17 aprile voteremo si'.
Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni.
Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita.
Per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre.
Per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile.
Per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile.
Per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili.
Per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali.
Per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'.
Con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune.
Al referendum del 17 aprile voteremo si'.
Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi, Peppe Sini
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Allegato secondo: Dieci ragioni piu' una per il si' al referendum del 17 aprile
La prima ragione
La prima ragione e' quasi ovvia: con il referendum si chiede che le concessioni a trivellare in mare nei pressi delle coste italiane in cerca di combustibili fossili non abbiano di fatto una durata pressoche' illimitata, ma limiti certi e insormontabili, come ogni legittimo negozio giuridico.
Votare si' a regole certe e limiti rigorosi e' quindi un atto di puro e semplice buon senso.
La seconda ragione
La seconda ragione e' che l'unico quesito referendario su cui si vota (gli altri proposti - e proposti non solo da movimenti di cittadini, ma da istituzioni dello stato italiano come le Regioni che si affacciano su ambienti marini devastati dagli impianti di trivellazione) assume obiettivamente un significato piu' ampio: esso ha infatti il valore di difesa dell'ecosistema marino, delle coste italiane, dei legittimi interessi e dei diritti soggettivi delle popolazioni (e delle istituzioni di esse rappresentative) che nelle aree immediatamente interessate dalle conseguenze delle trivellazioni vivono e lavorano.
Votare si' per difendere legittimi diritti e interessi collettivi di primaria rilevanza e' un dovere ineludibile di impegno per la legalita', per la civilta' giuridica, per il bene comune della popolazione (e delle istituzioni democratiche) del nostro paese.
La terza ragione
La terza ragione e' che il referendum pone in termini stringenti un caso concreto di difesa dell'ambiente, e quindi del diritto degli esseri umani a un ambiente vivibile, non inquinato, non devastato.
Votare si' per proteggere la natura, il mondo vivente che e' la casa comune dell'umanita', e' un diritto e un dovere di tutte le persone ragionevoli e responsabili.
La quarta ragione
La quarta ragione e' che il referendum pone quindi anche - per il medesimo motivo - un caso concreto di difesa della salute, ovvero del diritto di tutti gli esseri umani a vivere in un ambiente salubre, ergo non inquinato e non devastato; giacche' il benessere psicofisico delle persone e' ovviamente correlato all'ambiente in cui vivono.
Votare si' significa quindi difendere il diritto di tutti alla salute e al benessere.
La quinta ragione
La quinta ragione e' che su cio' che tutti riguarda - le questioni concernenti l'ambiente, la salute, la civile convivenza, la sicurezza comune - e' giusto e necessario che tutti possano e debbano esprimersi; e che se devono essere prese delle decisioni importanti e impegnative, esse siano prese da tutti insieme: e' la democrazia come metodo e come sistema, e' la democrazia come potere del popolo. Chi invita a non votare, ad astenersi, in realta' vuole che decisioni che riguardano tutti siano prese solo da pochi avidi potentati economici e politici a danno della stragrande maggioranza della popolazione.
Votare al referendum e' quindi un atto di democrazia e di difesa della democrazia.
La sesta ragione
La sesta ragione e' che le trivellazioni sono finalizzate ad estrarre fonti energetiche fossili. Ma l'umanita' ormai sa che le fonti energetiche fossili non solo sono perlopiu' altamente inquinanti ma anche esauribili, e sa anche che tanta parte della crisi ambientale globale che minaccia l'intera umanita' e' legata a un'economia fondata sulle fonti fossili; e sa quindi che e' necessario ed urgente passare a fonti pulite e rinnovabili, in primis l'energia solare.
Votare si' al referendum e' un modo concreto per sostenere il passaggio da un modello di approvvigionamento energetico - e da un modello di sviluppo - ecologicamente insostenibile a uno sostenibile, da una societa' dell'avvelenamento e della devastazione della biosfera ad una societa' solidale e responsabile.
La settima ragione
La settima ragione e' che la scelta referendaria implica anche una scelta su quale modello di economia debba presiedere al presente e al futuro dell'umanita': se si debba perseverare in un'economia predatoria, dello sfruttamento fino all'esaurimento delle risorse, dell'avvelenamento del mondo vivente fino alla desertificazione, della violenza dell'uomo sull'uomo per l'accaparramento di beni che dovrebbero essere e restare comuni, del primato dell'arricchimento individuale ai danni della vita, della dignita' e dei diritti della generalita' degli esseri umani viventi, o se invece si debba finalmente uscire da questa preistoria e sviluppare la civilta' umana nella direzione di una economia (etimologicamente: le regole condivise della casa comune) - ovvero ecologia (etimologicamente: la conoscenza condivisa della casa comune) - della solidarieta', della responsabilita', dell'eguaglianza di diritti, della condivisione dei doveri, della cura reciproca, del rispetto per il mondo vivente, del bene comune.
Votare si' al referendum significa impegnarsi per far cessare l'economia della rapina, della sopraffazione e della devastazione, e per costruire insieme l'economia della condivisione, del rispetto, della responsabilita'.
L'ottava ragione
L'ottava ragione e' la difesa dei diritti delle generazioni future: poiche' decederemo noi se lasciare loro un mondo vivibile o irreversibilmente devastato; giacche' le generazioni future ancora non esistono, non hanno potere di voto: cosicche' ogni volta che si vota per decisioni pubbliche di interesse collettivo dobbiamo saperci porre anche dal punto di vista dei loro diritti e dei loro interessi: dobbiamo essere noi oggi a rappresentare e salvaguardare i diritti e gli interessi degli esseri umani che verranno. E ponendoci la domanda di come difendere i diritti dell'umanita' futura noi in realta' ci poniamo anche la domanda su come essere fedeli all'umanita' passata: poiche' se noi lasceremo un mondo vivibile all'umanita' futura allora un'umanita' futura vi sara', e l'esistenza delle generazioni passate avra' ancora un senso e un valore nell'impresa comune dell'umanita'; ma se noi distruggiamo oggi il mondo vivente cosi' da mettere a rischio non solo il benessere ma la vita stessa dell'umanita' futura, allora con la fine dell'umanita' futura sara' annichilita per sempre tutta la storia, tutta la memoria, tutta la civilta' umana dalle sue origini.
Votare si' al referendum significa agire nell'interesse delle generazioni future, e quindi nell'interesse dell'umanita' intera: siamo una sola famiglia umana, ogni persona si senta quindi responsabile per l'umanita' intera ed agisca di conseguenza.
La nona ragione
La nona ragione e' che ogni essere umano in quanto capace di pensare ha il dovere di dire la verita'. Coloro che stanno cercando di indurre la popolazione a non partecipare al referendum mentono sapendo di mentire, e con la loro menzogna offendono e umiliano l'intelligenza e quindi la dignita' delle persone a cui si rivolgono, delle persone che vogliono ingannare per meglio sottometterle ai loro voleri. Ci indigna un governo che mente alla popolazione. Dire la verita' e' la condotta indispensabile per la civile convivenza.
Votiamo si' al referendum anche per questo: per affermare il diritto alla verita', per opporci a chi ci mente e pretende ingannarci, ed ingannandoci vuole aggredire e diminuire la nostra umana dignita'.
La decima ragione
La decima ragione e' relativa a quel criterio epistemologico noto come principio di precauzione, che afferma che anche se non si avesse certezza che un'attivita' provochera' dei danni, e' sufficiente il dubbio che essa possa provocarli per opporvisi. Noi sappiamo che le trivellazioni marine producono gravi danni; noi sappiamo che l'utilizzo delle fonti fossili produce gravi danni; noi sappiamo che il modello di sviluppo fondato sul profitto privato a detrimento del bene comune dell'umanita' e della biosfera produce gravi danni; noi sappiamo che questa logica predatrice, questo sistema di potere sfruttatore e devastatore, sono la stessa e lo stesso che presiedono alle guerre (e non solo a quelle per il petrolio), all'ecocidio (fino al disastro ambientale globale che ormai tutti i governi sono costretti a riconoscere), alla riduzione alla fame e alla schiavitu' di tanta parte dell'umanita': ed a questa logica e a questo sistema dobbiamo e vogliamo opporci in difesa dell'umanita' e del mondo vivente. Ma anche se non sapessimo tutto cio', ed avessimo solo il fondato dubbio che queste attivita' estrattive, questo modello di sviluppo, questa logica di dominio e questo sistema di sopraffazione possano essere - come in effetti sono - dannosi per l'umanita', ebbene, basterebbe questo ragionevole dubbio a persuaderci all'impegno per contrastare queste attivita', questo modello, questa logica e questo sistema in nome del principio di precauzione che convoca ogni essere umano a fare e permettere solo quello che non danneggia gli esseri umani.
Votiamo si' al referendum anche per questo: per il principio di precauzione, per esercitare la virtu' della prudenza, per l'amore e il rispetto che dobbiamo all'umanita' e al mondo, per il principio responsabilita'.
L'undicesima ragione
L'undicesima ragione e' che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza e' un bene comune e tanta parte della felicita' accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civilta' umana - in questo senso "la bellezza salvera' il mondo".
Votiamo si' al referendum anche per difendere la bellezza e quindi l'esistenza del mondo vivente e dell'umanita' in esso.
Ergo
Votiamo si' al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.
Votiamo si' al referendum del 17 aprile perche' vi e' una sola umanita' in unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Votiamo si' al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verita', con la forza della ragione, con la forza della democrazia.
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Allegato terzo: Una ragione in piu' per votare si' al referendum del 17 aprile
L'indagine della magistratura che ha rivelato come personaggi della lobby del petrolio commettessero gravi reati, e come per i loro interessi godessero di scandalosi sostegni fin nel governo, dimostra una volta di piu' la necessita' di contrastare i poteri inquinatori e devastatori e il regime della corruzione con la scelta e gli strumenti della legalita' e della democrazia.
Anche per questo il 17 aprile votiamo si' al referendum contro le trivellazioni.
Si' alla difesa dell'ambiente.
Si' alla difesa della salute.
Si' alla difesa della verita'.
Si' alla difesa dei diritti di tutti gli esseri umani, comprese le generazioni future.
10. NO ALLO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE: AL REFERENDUM DI OTTOBRE VOTIAMO NO AL GOLPE BIANCO
In tutta Italia si stanno costituendo i comitati locali per la democrazia costituzionale in vista del referendum che si svolgera' in ottobre.
Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco, votiamo no allo stravolgimento della Costituzione, votiamo no alla deriva autoritaria; difendiamo la democrazia, difendiamo l'ordinamento repubblicano nato dalla resistenza antifascista.
11. UNA LETTERA AGLI AMICI TORINESI CHE OGGI RICORDANO RENATO SOLMI
Carissimi amici,
vorrei esprimervi la mia gratitudine per il seminario di studi che realizzerete oggi presso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino in memoria del nostro comune amico - e maestro, e compagno di lotte - Renato Solmi, che un anno fa ci ha lasciato.
Credo che gli autorevoli interventi che in questa occasione verranno pronunciati contribuiranno a promuovere non solo il ricordo di quell'uomo grande e generoso, ma anche e soprattutto la riflessione sul suo pensiero e sulla sua azione.
Ed in verita' il contributo di Renato Solmi non solo alla cultura italiana del XX secolo, ma alla causa della liberazione dell'umanita' - e specificamente allo smascheramento e alla denuncia di ogni menzogna e oppressione, all'impegno per la pace, e alla teoria e alla prassi della nonviolenza - e' stato cospicuo e resta un'eredita' feconda, un dono frugifero per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
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Anche da questo convegno sono certo verra' espressa l'esigenza di promuovere la ripubblicazione degli scritti editi e dispersi che non furono recuperati nell'eccellente Autobiografia documentaria, e soprattutto l'esigenza di promuovere la pubblicazione degli inediti (gli scritti e i discorsi, i carteggi e le traduzioni, le lezioni ed i materiali didattici), pubblicazione che costituira' l'avvio di un nuovo tempo della ricezione - e quindi dell'efficacia - dell'opera di Solmi, e che mettera' a disposizione della generalita' dei lettori e dei militanti la preziosa ricchezza del vasto e luminoso suo lavoro intellettuale e politico, gran parte del quale comunicato e condiviso fin qui perlopiu' nel rapporto personale e dialogico con gli interlocutori che gli furono compagni di scelte e di lotte, collaboratori nella ricerca e nell'azione, allievi nell'alacre suo impegno di educatore. Cosi' come sono certo verra' espressa l'esigenza di mettere al piu' presto a disposizione di tutti gli studiosi l'archivio di Solmi e di promuovere uno studio sistematico del suo concreto agire di filosofo, di filologo, di educatore, di intellettuale militante per il bene comune.
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Ma il modo migliore per ricordare Renato Solmi e' naturalmente proseguirne la lotta per la pace e la liberazione dell'umanita'.
La nonviolenza e' in cammino.
12. PER LE VIE DEL CENTRO STORICO DI VITERBO LE RAGIONI DEL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE
Per le vie del centro storico di Viterbo e' stato diffuso nella mattinata di sabato 2 aprile materiale informativo per il si' al referendum che si svolgera' tra due settimane. L'iniziativa e' stata realizzata dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che giorno dopo giorno e quartiere per quartiere sta promuovendo nel capoluogo altolaziale la conoscenza e la coscientizzazione affinche' il 17 aprile anche a Viterbo vi sia un pieno esercizio della democrazia da parte della cittadinanza con un voto consapevole e responsabile in difesa dell'ambiente, della salute, dei diritti dell'umanita' presente e delle generazioni future.
Il referendum per fermare le trivellazioni che devastano l'ambiente marino dinanzi alle coste italiane e' infatti coerente con i referendum degli scorsi anni contro la follia nucleare e in difesa dell'acqua come diritto umano e bene comune: ha come fine concreto la difesa della biosfera, dei diritti umani, della democrazia.
E le vicende giudiziarie degli ultimi giorni confermano la necessita' di un impegno corale della popolazione per la legalita' e per la democrazia; cosi' come gli incontri internazionali degli ultimi decenni - fino al piu' recente di Parigi - confermano la necessita' di fermare il disastro ambientale globale che un modello di sviluppo centrato sulla massimizzazione del profitto di ristrette oligarchie sta provocando ai danni della biosfera e dell'umanita' intera.
Nel corso dell'iniziativa itinerante per le vie del centro storico e' stato diffuso l'appello firmato da Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi e Peppe Sini, che da anni a Viterbo e nell'Alto Lazio sono tra i principali animatori di rilevanti iniziative per la legalita', in difesa dell'ambiente e del diritto alla salute, di solidarieta' e condivisione.
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L'appello diffuso recita:
"Al referendum del 17 aprile voteremo si'.
Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni.
Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita.
Per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre.
Per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile.
Per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile.
Per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili.
Per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali.
Per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'.
Con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune.
Al referendum del 17 aprile voteremo si'.
Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi, Peppe Sini"
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Conversando con i cittadini incontrati nel corso dell'iniziativa il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha ancora una volta argomentato le molte, forti ed inconfutabili ragioni per votare si' il 17 aprile, "un atto concreto di democrazia e di responsabilita': per difendere dall'avvelenamento e dalla devastazione l'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; per difendere il diritto di tutti gli esseri umani a una vita degna, solidale, sobria e felice; per contrastare poteri criminali e regime della corruzione; per muovere da una societa' del sopruso e dello spreco, della rapina e della distruzione, della menzogna e della violenza, verso una societa' della civile convivenza, del rispetto e della condivisione, del pieno riconoscimento del valore della vita e della dignita' di ogni essere umano".
13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
14. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2466 del 9 settembre 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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