[Nonviolenza] Telegrammi. 2457
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- Date: Tue, 30 Aug 2016 23:12:12 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2457 del 31 agosto 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. "La letteratura dinanzi alla sofferenza. L'opera di Giovanni Verga". Un incontro di studio a Viterbo
2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
3. Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe
4. Lazzaro Casusceri: Il sapere
5. Alcuni testi del mese di luglio 2016 (parte quinta)
6. Il nostro orrore quotidiano
7. Hiroshima sul lungomare di Nizza. Breve discorso sul nostro orrore quotidano e sui compiti dell'ora
8. Cose turche
9. Frattanto nel Mediterraneo
10. Nello Scardani: Trinariciuto un passatista vota no al referendum
11. Malvolio Straccani: Un'avventura di Alarico Cortacara
12. Meno armi, meno uccisioni
13. Non passa piu' giorno
14. Un incontro di studio su Frantz Fanon nell'anniversario della nascita
15. Ogni vita umana
16. Briciole (inzuppate nel sangue)
17. Cessare di uccidere
18. Il mare di pietra
19. Meno armi, piu' vite salvate
20. Per fermare le uccisioni
21. Questo orrore
22. Pace, disarmo, smilitarizzazione
23. Segnalazioni librarie
24. La "Carta" del Movimento Nonviolento
25. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. "LA LETTERATURA DINANZI ALLA SOFFERENZA. L'OPERA DI GIOVANNI VERGA". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO
Si e' svolto la sera di martedi' 30 agosto 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "La letteratura dinanzi alla sofferenza. L'opera di Giovanni Verga".
L'incontro si e' aperto con un ricordo delle vittime del terremoto e con una riflessione sulla necessita' di recare il piu' tempestivo e adeguato soccorso ai superstiti, in particolare destinando all'assistenza alle persone e alla ricostruzione delle abitazioni le ingente risorse pubbliche che attualmente il governo sperpera follemente e criminalmente a vantaggio dei mercanti di morte dell'industria armiera e nella sciagurata e scellerata partecipazione alle guerre.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
*
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it
2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
3. REPETITA IUVANT. UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
Senza odio, senza violenza, senza paura.
*
Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.
Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.
Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.
*
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
Senza odio, senza violenza, senza paura.
4. RACCONTI PER L'ESTATE. LAZZARO CASUSCERI: IL SAPERE
Prego, prego, mettetevi pur comodi. Posso offrire loro un bicchier d'acqua, una limonata, un te' alle signore? Senza complimenti, senza complimenti, signore e signori.
E' una modesta magione, ma non sia mai detto che io venga meno ai sacri doveri dell'ospitalita'.
Di li' comincia la mia biblioteca, grazie, grazie, troppo buoni, ma quella e' solo la prima sala, se aguzzate lo sguardo vedrete quella porticina in fondo, che da' sulla seconda sala... se vi fa piacere piu' tardi avrete agio di visitarla tutta, la mia biblioteca, la mia consolazione.
Si', l'intera mia vita l'ho dedicata al sapere. C'e' forse qualcosa che non va bene in questo, signori miei?
Volevo ben dire. Cosa c'e' di piu' degno dell'uomo del sapere, e' nel sapere che virtu' e conoscenza si fanno tutt'uno, e' nel sapere che l'uomo s'eterna, e' nel sapere il tutto di questo tutto che e' nulla. Si', il sapere.
No che non e' uno sport facile. Proprio no, signori miei belli e mie gentilissime signore. Si comincia da piccoli, alti un soldo di cacio, e non si smette piu'. E veglie, e libri, e libri, e veglie. E impara tutte le lingue per leggere tutti i libri, e viaggia per tutti i paesi per visitare tutte le biblioteche, e le notti nel deserto? E il pericolo dei naufragi? No che non e' uno sport facile.
E poi le persone che incontri, le persone; che ve lo dico a fare? Cosa sono le persone? Basti questo: che e' meglio incontrarle nei libri, almeno li' non hanno la tentazione di estrarre il coltello, di saltarti alla gola, di derubarti di tutto. Le persone. Ve le raccomando, le persone.
E la paura di dimenticare tutto ogni volta che dimentichi qualcosa? Voi sorridete, ma sorridete perche' siete giovani, beati voi, ed io invece sono cosi' vecchio, vedete, ho un occhio solo, e sapete cosa vuol dire vederci da un occhio solo? Cosa credete che sogni tutte le notti? Che venga un signor nessuno e me lo cavi, questo sogno. Esistono forse incubi peggiori per uno studioso compito come me?
E il fatto che basta un incendio, ma che dico: un topo. Basta un topo e il distillato di tutti i tuoi sforzi deposto in gocce d'inchiostro sulle sudate carte, quello se le trangugia come niente e tutto torna nulla, sterco, humus, mondo. Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
Ma l'angoscia piu' grande e' quando ti sembra di essere li', proprio li', ad un passo, un passo solo dalla verita' e quella ti sfugge, fa la sua capriola e si dilegua. E tu con un palmo di naso, e la rabbia, la rabbia infinita.
Ho dedicato al sapere l'intera mia vita, si'.
E le spese, le spese che non vi dico. Gia' solo di corrispondenza con i librai di mezzo mondo. E per climatizzare la biblioteca? Non basta avere due scaffali, proprio no, la carta e' stanca, deperisce, vuole essere coccolata, la maledetta. Spese, spese su spese. La polvere, poi. La polvere che non vi dico. E' chiaro, vivo qui in questo mio modesto abituro lungi dal frastuono della citta' che impedirebbe di concentrarsi a Giobbe. La manutenzione, la servitu', e le tasse. Le tasse di quel maledetto stato ladrone che ti spella vivo ti spella. Spese, spese, spese. Uno studioso che e' uno studioso, come io lo sono, dovrebbe poter concentrarsi sui suoi studi, nevvero? Non dovrebbe perdere tempo in vili attivita' da uomini meccanici e di picciolo affare. C'e' la servitu' per questo, tra poco ve la faccio conoscere, ah si'. Una repubblica ben congegnata dovrebbe garantire a chi studia una vita consona, dico bene? E invece. Invece. Lo vedete anche voi. Io, per esempio, mi sono dovuto isolare dal mondo, non esco piu' neppure di casa, ma le spese, ah quelle non finiscono mai.
Come faccio? Come faccio, dite? Non c'e' bisogno che proviate a indovinare, tra un attimo lo saprete, oh se lo saprete. Sara' l'ultima cosa che saprete, ospiti graditissimi.
5. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI LUGLIO 2016 (PARTE QUINTA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di luglio 2016.
6. IL NOSTRO ORRORE QUOTIDIANO
Il dolore per le vittime, tutte le vittime, ovunque. Ogni vittima ha il volto di Abele.
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Questa e' la regola che riconosce l'esistenza dell'umanita' ed istituisce l'umana convivenza, la regola che salvaguarda l'esistenza di ogni persona e fonda la societa', la civilta': tu non uccidere, tu salva le vite.
*
Alla folle violenza assassina occorre opporre la razionale nonviolenza che si prende cura degli esseri umani e del mondo, ne riconosce, rispetta e difende la vita, la dignita' e i diritti.
Alla barbarie sterminatrice occorre opporre la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, conforta e sostiene, tutti unisce nella coscienza di essere una sola famiglia vivente, tutti aiuta nella coscienza che non vi e' bene se non e' condiviso, nella coscienza che il tuo proprio diritto e' inverato dal compimento del tuo proprio dovere, ed il primo dovere e' non uccidere, il primo dovere e' salvare le vite, il primo dovere e' soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Solo il bene puo' sconfiggere il male.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
7. HIROSHIMA SUL LUNGOMARE DI NIZZA. BREVE DISCORSO SUL NOSTRO ORRORE QUOTIDIANO E SUI COMPITI DELL'ORA
[Sintesi del discorso tenuto dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, la mattina di venerdi' 15 luglio 2016 nel piazzale di Santa Barbara a Viterbo]
1. Ovunque e' Hiroshima
In ogni luogo si puo' essere sterminati.
Esistono armi cui non si puo' sfuggire, e poteri assassini disposti ad usare quelle armi contro chiunque. L'umanita' e unificata nel segno del dolore e della paura.
E questa violenza che dall'alto incombe su tutti, tutti contagia, e dagli eserciti passa alle milizie, dalle milizie alle mafie, e dai criminali ai reietti, dagli emarginati senza speranza alle persone fino a ieri integrate o equilibrate che un giorno il delirio offusca o la sventura abbatte e precipita nella sofferenza piu' inesorabile e nel rancore che null'altro desidera se non che altri soffrano anch'essi, che anche ad altri sia strappato ogni bene, e di ogni bene il fondamento: la nuda vita.
E questa violenza trova sempre un'ideologia, infinite ideologie, che la giustifichino, che la glorifichino; e che effettualmente inducono esseri umani oppressi e infelici, o illusi e avidi, a farsi assassini.
I poteri imperiali hanno le atomiche, i proiettili a uranio impoverito, il fosforo bianco, i droni, gli equipaggiamenti robotici. Ma basta un mitra, una pistola, una daga. O anche: un aereo, un camion, un coltello per tagliare il pane che alla bisogna anche le gole squarcia, le nude mani del marito e del fidanzato.
*
2. La guerra ha raggiunto le nostre citta'
Fino a ieri i nostri governi - ed i potentati economici di cui sono asservita espressione - compivano o commissionavano stragi altrove, ma strage dopo strage la piena del fiume di sangue ha rotto gli argini dilagando ovunque, il massacro sta arrivando nei nostri quartieri, nei nostri bar, nella redazione del giornale da ridere, nel locale del concerto pop, nel ristorante degli imprenditori, sulla passeggiata della festa, e alle stazioni dei treni, negli aeroporti, dinanzi agli stadi.
Questo terrorismo cellulare e artigianale che raggiunge le nostre citta' e' il nostro terrorismo coloniale e imperiale che in un movimento pendolare ritorna e ci investe. Ne e' il prodotto diretto. Pochi giorni fa i mass-media davano notizia dell'uccisione di uno dei principali capi dell'Isis, detto "il ceceno", ed aggiungevano con noncuranza che era stato addestrato dagli americani. La carriera di terrorista di Bin Laden inizio' in Afghanistan finanziata dagli Usa. La nascita dell'Isis e il suo radicamento territoriale (con la sua enorme efficacia in termini propagandistici, di reclutamento e di possibilita' di addestramento e armamento) e' conseguenza diretta delle nostre infamissime e scelleratissime guerre che hanno destrutturato l'Iraq, la Siria, la Libia.
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3. Aprire gli occhi
Certo, noi vediamo solo le stragi che avvengono dove i nostri telefonini le riprendono, le nostre televisioni le trasmettono. E non vediamo il massacro quotidianamente eseguito dai nostri aerei, le nostre bombe, i nostri armamenti venduti ed usati nei continenti delle dittature e della fame, della schiavitu' e della desertificazione, della rapina imperialista e razzista.
Certo, noi ci sentiamo il cuore spaccato quando muore un nostro concittadino, e non vediamo le innumerevoli vittime delle nostre guerre, che consentiamo che siano chiamate "missioni di pace", che arricchiscono il "made in Italy" dei mercanti di morte, e neppure ci accorgiamo che i milioni di esseri umani in fuga dall'Africa e dall'Asia che muoiono nei lager turchi e libici, che muoiono nel braccio di mare tra l'Anatolia e Lesbo, che stanno colmando di cadaveri il Mediterraneo, sono i nostri governi a trucidarli, in una immane mattanza. L'orrore e' tale che non lo percepiamo piu'.
*
4. Tornare a sentire, tornare a pensare
Questo dovremmo innanzitutto fare: tornare a sentire, tornare a pensare.
Tornare a pensare alla condizione umana nell'eta' atomica con Guenther Anders, tornare a pensare alle tre verita' di Hiroshima di cui ci parlava Ernesto Balducci, tornare a pensare i nostri pensieri in dialogo con i pensieri di Mary Wollstonecraft, di Karl Marx, di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf, di Simone Weil, di Mohandas Gandhi, di Hannah Arendt, di Emmanuel Levinas, di Nelson Mandela, di Wangari Maathai, di Franca Ongaro Basaglia e di Luce Fabbri.
Riconoscere che ogni vittima ha il volto di Abele.
Riconoscere che vi e' una sola umanita', che esiste nella pluralita' di esseri umani tutti diversi e tutti eguali in dignita' e diritti, tutti ugualmente bisognosi di aiuto, tutti ugualmente viventi in quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita', tutti ugualmente esposti al dolore e alla morte e quindi tutti in diritto di ricevere aiuto e tutti in dovere di recarlo altrui.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni. Giacche' togliere la vita ad un essere umano (ovvero rapinarlo di quell'unico bene senza del quale nessun altro bene si da') significa ed implica negare l'umanita' di tutti e di ciascuno, anche la propria.
Opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni. Giacche' negare la dignita' umana di qualcuno significa ed implica estinguerla in tutti, innanzitutto in se stessi.
Opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni. Sapere che l'oppressione maschile che spacca in due l'umanita' e pretende ridurre meta' dell'umanita' a servo e merce e cosa e possesso - e che cosi' disumanizza l'umanita' intera, nelle vittime e nei carnefici - e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza.
Opporsi al totalitarismo e alla schiavitu', opporsi alla violenza non solo nei confronti degli altri esseri umani, ma anche nei confronti degli esseri viventi e del mondo vivente tutto, quest'unico mondo vivente di cui siamo parte, quest'unico mondo vivente in cui possiamo vivere.
Ricordarsi di essere fallibili.
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5. Cosa occorre fare subito
Abolire le armi.
Abolire gli eserciti.
Soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto.
Nei luoghi della sofferenza recare aiuti umanitari: tutto e' interconnesso, tutto e' interdipendente.
Del sapere e della tecnica fare uso non piu' per opprimere e rapinare e asservire altri, ma per recare assistenza e giovamento.
Educare al rispetto di se' e quindi al riconoscimento degli altri e quindi alla riconoscenza per gli altri, all'empatia ed alla responsabilita'. Educare alla consapevolezza che la civilta' umana e' un cammino unitario e un compito comune, che l'umanita' e' plurale e una, che ogni persona deve sentirsi responsabile di tutto.
Avere sempre come primo criterio di giudizio la liberta' delle donne: dove sono negati, misconosciuti o violati i diritti umani delle donne, li' e' gia' il fascismo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi su quest'unico mondo casa comune.
Prendere le decisioni che tutti riguardano sempre e solo col consenso di tutte le persone coinvolte.
Tutto cio' puo' esser detto con una sola parola: nonviolenza.
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6. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'
Chiamiamo nonviolenza la lotta che a tutte le violenze si oppone ed opera in modo concreto e coerente affinche' tutte le vite siano riconosciute, difese, salvate.
Chiamiamo nonviolenza la lotta delle oppresse e degli oppressi per la liberazione comune dell'umanita' e la preservazione della biosfera.
Chiamiamo nonviolenza la consapevolezza che solo facendo il bene ci si puo' opporre al male, solo salvando le vite si contrasta la morte, solo agendo umanamente si resta umani.
Trattare l'umanita' con umanita': tu sei il prossimo del tuo prossimo.
Questa e' la politica necessaria, la sola politica adeguata alla tragica ora presente dell'umanita'.
Questo e' l'unico modo per non dimenticare tutte le vittime.
Rispetto per la vita, forza della verita', amore per il mondo: solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. COSE TURCHE
Le notizie che giungono dalla Turchia mentre scriviamo sono ancora confuse e incerte. Sembrerebbe che il colpo di stato militare sia fallito e che Erdogan sia ancora al potere.
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Quello di Erdogan e' un regime sostanzialmente fascista, e il decisivo complice dell'Isis - decisivo perche' la Turchia, come sa chiunque abbia mai guardato una carta geografica, e' l'unica via di accesso al territorio controllato dall'organizzazione terrorista attraverso cui giungono tutti i rifornimenti, tutte le truppe e tutte le armi: senza la complicita' del regime di Erdogan l'Isis non avrebbe mai avuto un insediamento territoriale, ed oggi il mondo avrebbe certamente altri mille tragici problemi ma non questo.
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Ma un golpe e' un golpe, non un'insurrezione popolare per la laicita' e la democrazia. La Turchia non e' il Portogallo del 25 aprile 1974. E se Erdogan e' al potere e' (non solo, ma anche) perche' ha ripetutamente vinto le elezioni; forte non solo di metodi mafiosi di intimidazione ma anche del consenso reale di un elettorato sciovinista e fondamentalista, che non e' nato dal nulla.
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Le cancellerie dei poteri imperiali e satelliti sanno che se alla destrutturazione dell'Iraq, della Siria, della Libia, che essi stessi hanno follemente voluto, si aggiungesse anche quella dello stato turco, la situazione mediorientale potrebbe divenire ingestibile sotto ogni punto di vista, anche da quello dei loro interessi di internazionale dei grassatori e degli assassini, cosicche' cio' che avviene in Turchia non e' e non sara' privo di pesantissimi condizionamenti esterni - degli americani innanzitutto.
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Ci e' impossibile prevedere cosa' accadra' nelle prossime ore, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane; quel che e' certo e' che altri innocenti moriranno, che altri innocenti sono gia' morti in queste ultime ore.
*
La nonviolenza e' la via. Il disarmo e la smilitarizzazione.
La lezione del secolo breve e' che la liberazione dei popoli non potra' mai piu' avvenire per via militare: la via militare sappiamo gia' dove conduce, ad Auschwitz e a Hiroshima.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
9. FRATTANTO NEL MEDITERRANEO
"Ma come facevi a sapere che erano degli immigrati quando li hai fatti secchi?"
(Ernest Hemingway, I quarantanove racconti, VIII)
Il massacro a Dacca, la tragedia dei treni in Puglia, l'orrore di Nizza, il golpe in Turchia... frattanto continua la strage dei migranti nel Mediterraneo.
Una strage che sarebbe assai facile far cessare.
Basterebbe riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente su quest'unica Terra casa comune dell'umanita'. Basterebbe riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese, nel nostro continente: nessuno si getterebbe tra gli artigli delle mafie dei trafficanti, se potesse usare un mezzo di trasporto legale e sicuro, gli stessi che usano i nostri connazionali quando vanno in quei paesi e ne tornano.
Basterebbe questo, e innumerevoli vite umane sarebbero salvate. Basterebbe questo, e il lucroso mercato delle mafie dei trafficanti svanirebbe nel nulla. Basterebbe questo.
Sono i governi europei i primi complici delle mafie dei trafficanti e degli schiavisti.
Sono i governi europei i primi responsabili del massacro dei migranti in fuga dalle guerre e dalla fame.
Sono i governi europei che hanno ridotto il Mediterraneo a un enorme cimitero.
Sono i governi europei, e noi che non siamo capaci di imporre ad essi il rispetto delle leggi dell'umanita': ogni essere umano ha diritto alla vita; occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; il primo dovere e' salvare le vite.
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Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Far cessare la strage nel Mediterraneo.
Tornare umani.
10. NELLO SCARDANI: TRINARICIUTO UN PASSATISTA VOTA NO AL REFERENDUM
Agli amanti della velocita' andrebbe spiegato che la democrazia o e' lenta o non e'.
A chi vuole tutto e subito andrebbe ricordato che l'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re.
*
So bene che le mie opinioni sono quelle di una persona del secolo scorso, mi scuso di essere ancora vivo.
Non credo nel plebiscitarismo: e' la via regia che porta al fascismo.
So che la democrazia ha molti punti deboli, ma l'autoritarismo e' assai peggio.
Non scrivero' che gli attuali governanti sono degli imbecilli allo sbaraglio al servizio di emeriti mascalzoni, non voglio essere querelato da degli imbecilli allo sbaraglio al servizio di emeriti mascalzoni.
*
Parlo per fatto personale: in anni lontani sono stato militante e - ahime' - persino funzionario di un intelligente e generoso partito del movimento operaio, che nel contesto attuale non potrebbe piu' esistere; come accade a tutti i vecchi, quel che e' venuto dopo mi ripugna.
Sono del tutto favorevole all'esistenza dei partiti politici: gli oppressori non hanno bisogno dei partiti, le oppresse e gli oppressi si'.
Sono del tutto favorevole al sistema proporzionale: nelle istituzioni democratiche devono essere rappresentati tutti i soggetti sociali e politici, non solo le mafie e i padroni.
Sono del tutto favorevole al bicameralismo perfetto: i parlamentari non sono mai stati dotati dell'infallibilita'.
Ogni volta che si riducono le rappresentanze si fa un passo verso il fascismo.
Ogni volta che si riducono i controlli si fa un passo verso il fascismo.
Ogni volta che si manomette la Costituzione repubblicana scritta col sangue dei martiri della Resistenza si fa un passo verso il fascismo
*
Votero' quindi no al referendum.
Con osservanza,
Nello Scardani
11. MALVOLIO STRACCANI: UN'AVVENTURA DI ALARICO CORTACARA
Al mio paese c'erano poche case di signori, e pure quelle di aspetto modesto.
Ma avevamo anche noi i fantasmi. Solo che non ululavano, non passeggiavano sulle torri (che non c'erano) e non strascicavano catene. Vivevano di solito nei muri delle case, raramente ne uscivano fuori, come fanno gli scarafaggi di notte. Facevano rumori indecifrabili, come fossero scricchiolii di assestamento dei mattoni, raspare di insetti e di topi, talvolta brevi gorgoglii, qualcuno diceva di sentirli anche bisbigliare ma a me non e' mai capitato. In certe case davano colpi secchi, sordi, ripetuti, che sembravano una specie di alfabeto morse.
Mi e' capitato raramente di vederli, non ci ho mai parlato. Di solito ti guardavano e non dicevano niente. Se accendevi la luce sparivano. Anche al buio dopo un po' sparivano. Questi erano i fantasmi delle case.
Poi c'erano quelli per strada. Che apparivano anche di giorno.
Ma era raro incontrarli. Capito' a due miei zii (non insieme, in due diverse occasioni e a distanza di parecchio tempo), a uno gli vennero i capelli bianchi, di colpo; era giovane allora.
Io penso che in verita' non era raro incontrarli, era che non ci accorgevamo che erano fantasmi e li prendevamo per persone vive.
Coi fantasmi da strada ci potevi chiacchierare, ma dovevi essere solo, se si avvicinava qualcun altro si trasformavano in volpe, o in cane, o in serpe, e subito sparivano girando dietro una casa che se li seguivi non trovavi nessuno, o verso la macchia, dove era inutile inseguirli.
A me una volta e' capitato di incontrare mio padre (che era morto da molti anni), di giorno, sulla strada proprio appena fuori dal paese. Ci mettemmo seduti su un muretto basso a guardarci e a guardare le macchine che passavano, e a farci qualche cenno di reciproca comprensione. Ma non trovammo nulla da dirci. Non ricordo chi di noi si alzo' per primo. Neppure ci abbracciammo, i fantasmi non si possono abbracciare, dicono che se li abbracci svaniscono e tu ti trovi le maniche della camicia bagnate e maleodoranti.
Invece una notte, ma era una notte che avevo bevuto, mentre me ne tornavo a casa tra i campi - ero stato al paese vicino, che sara' mezz'ora di cammino con una buona andatura ma io quella notte ero parecchio rallentato dal vino - ne incontrai due che correvano, ma correvano lentissimi e leggerissimi, quasi non toccavano terra, erano argentei come la luna, pareva volassero e fossero felici, venivano verso di me, io mi fermai a guardarli. Si fermarono anche loro, sorrisero. Uno mi pareva di conoscerlo. Ma non mi venne niente da dire, e neanche a loro. Uno mi fece un cenno d'intesa, o di scusa, quello che mi pareva di riconoscere. Poi ripresero a correre, leggeri. Solo dopo, ma parecchio tempo dopo, mi ricordai che assomigliava a un amico di gioventu' che poi era morto di stenti o di solitudine, credo fosse lui.
Da noi i fantasmi non portavano messaggi dall'aldila', non facevano del male a nessuno, non davano i numeri del lotto (almeno che sappia io), ma c'era gente che se ne sentiva tormentata, non riusciva a dormire. Nel paese si diceva: e' la cattiva coscienza. Tutto questo prima della guerra.
Non sono piu' tornato al paese. Ma un cugino che e' tornato a viverci - adesso le case sono tutte nuove, ma gia' si rovinano perche' sono state costruite male - mi ha detto che i fantasmi non ci sono piu'. Strano, con tutta le gente che e' stata ammazzata. Ma forse pure i fantasmi non ne possono piu' di tanti massacri e se ne sono andati anche loro.
Dove abito adesso - sto in un condominio alla periferia della citta', in un quartiere di case popolari che chiamano l'alveare - se si sente qualche rumore nel muro chiamano l'idraulico. E un giorno si' e uno no la polizia arresta qualcuno.
12. MENO ARMI, MENO UCCISIONI
E' del tutto evidente che le armi uccidono.
Meno armi si fabbricano, meno armi circolano, meno armi vengono usate, meno persone verranno uccise.
Prima che sia troppo tardi, l'umanita' cominci il disarmo.
A tutti i livelli, in tutti gli ambiti.
Sostituendo alla folle adorazione delle armi la razionale fiducia nell'intelligenza e nella comprensione umana.
Uscire dalla preistoria della violenza ed entrare nella storia della nonviolenza: e' questo il compito, e' questa l'ora.
Dalla barbarie assassina alla civilta' che salva le vite.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Una sola umanita'.
Salvare le vite, il primo dovere.
13. NON PASSA PIU' GIORNO
Non passa piu' giorno senza essere raggiunti dalla notizia di nuove stragi.
Occorre fermare questo bagno di sangue.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
14. UN INCONTRO DI STUDIO SU FRANTZ FANON NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA
Mercoledi' 20 luglio 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolto un incontro di studio sulla figura, il pensiero, l'azione e l'opera di Franz Fanon, il grande pensatore, psichiatra e militante anticolonialista di cui ricorreva oggi l'anniversario della nascita.
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Nel corso dell'incontro sono state lette e commentate alcune pagine dalle opere principali di Fanon e se ne e' offerta un'interpretazione - concreta e contestuale, complessa e dialettica, dialogica e aperta - dal punto di vista della nonviolenza.
L'incontro e' stato anche occasione per riflettere sulla situazione attuale, e sulla necessita' di opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Dallo studio delle autrici e degli autori che con piu' chiarezza hanno smascherato e denunciato le strutture della violenza e della disumanizzazione ed hanno chiamato alla lotta per la liberazione dell'umanita' da tutte le violenze, emerge un appello ineludibile: l'appello ineludibile a proseguire la lotta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; l'appello ineludibile a rendere concreto e coerente il proprio impegno di solidarieta' con tutte le oppresse e tutti gli oppressi; l'appello ineludibile alla scelta della nonviolenza, la sola forma rigorosa e adeguata di lotta contro ogni menzogna, contro ogni oppressione, contro ogni violenza, contro ogni vilta'.
E qui ed ora scegliere la nonviolenza significa agire innanzitutto per soccorrere, accogliere e assistere tutte le persone che in fuga dalla guerra, dalle dittature e dalla fame cercano di giungere nel nostro paese per salvare le proprie vite; qui ed ora scegliere la nonviolenza significa agire innanzitutto per il disarmo e la smilitarizzazione; qui ed ora scegliere la nonviolenza significa agire innanzitutto per contrastare ogni ideologia, ogni prassi, ogni struttura ed ogni potere che negano il primo diritto di tutti gli esseri umani, il primo diritto di tutti gli esseri viventi, il primo diritto della biosfera: il diritto a non essere uccisi. Salvare le vite e' il primo dovere. Salvare le vite e' l'imperativo categorico che fonda la civilta' umana. Salvare le vite e' la politica prima dell'umanita'.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Anche nel ricordo di Frantz Fanon la nonviolenza e' in cammino.
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Frantz Fanon (Fort-de-France, 20 luglio 1925 - Bethesda, 6 dicembre 1961), psichiatra, pensatore, militante rivoluzionario anticolonialista, nato nel 1925 in Martinica, studi in Francia, eroico combattente nella guerra contro il nazismo, psichiatra in Algeria, figura simbolo della rivoluzione algerina e della lotta degli oppressi, colpito da leucemia muore nel 1961 in un ospedale degli Stati Uniti. Misconosciuto perche' sovente ridotto allo stereotipo con cui e' piu' noto - quello del teorico della violenza liberatrice dei colonizzati (stereotipo cui molto ha concorso la nota prefazione di Sartre a I dannati della terra), e' una figura ineludibile, da cui molto si apprende. E' a nostro avviso semplicemente indispensabile leggere le sue opere, conoscere la sua vicenda, la sua traiettoria esistenziale, di intellettuale europeo e del terzo mondo, di medico psichiatra, di militante rivoluzionario, di pensatore, di uomo che ha amato l'umanita' e ha lottato per la sua liberazione. Tra le opere di Frantz Fanon: Il negro e l'altro, Il Saggiatore, Milano 1965, 1972; Sociologia della rivoluzione algerina, Einaudi, Torino 1963; I dannati della terra, Einaudi, Torino 1962, 1976; Pour la revolution africaine, Maspero, Paris 1964; Opere scelte, 2 voll., Einaudi, Torino, 1971, 1976. Tra le opere su Frantz Fanon: Renate Zahar (Renate Siebert), Il pensiero di Frantz Fanon, Feltrinelli, Milano 1970; Pietro Clemente, Frantz Fanon tra esistenzialismo e rivoluzione, Laterza, Bari 1971; Alessandro Aruffo, Giovanni Pirelli, Fanon, Erre Emme, Roma 1994; Viola Carofalo, Frantz Fanon, Hachette, Milano 2016.
15. OGNI VITA UMANA
merita rispetto, merita aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
16. BRICIOLE (INZUPPATE NEL SANGUE)
Il secondo golpe
In Turchia il primo golpe del 2016 e' fallito, non il secondo.
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Psicopolizia
I terroristi dell'Isis hanno disturbi mentali, dice la signora Intelligence europea. Gli stragisti della Nato e i dittatori nostri amici invece stanno tutti bene, grazie.
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Il club degli amici della tortura
La maggioranza governativa ha deciso di rinviare sine die la norma che dichiara la tortura essere reato. Non in Turchia, in Italia.
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Per il dibattito sui sistemi elettorali
L'ascoltato consigliere del candidato repubblicano propone di fucilare l'avversaria democratica.
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Mare nostrum
Finalmente riempito di cadaveri, tra due o tre anni sara' uno scherzo asfaltarlo. Un altro grande successo dell'Unione Europea.
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Bombardamenti
Continuano, continuano.
E uccidono, uccidono, uccidono esseri umani.
17. CESSARE DI UCCIDERE
Cessare di uccidere.
Abolire le armi.
Opporsi al male facendo il bene.
Per fermare la violenza l'unica risorsa adeguata e' la nonviolenza.
18. PAROLE NECESSARIE. IL MARE DI PIETRA
[Sintesi di un discorso tenuto dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" venerdi' 22 luglio 2016 in piazzale Gramsci a Viterbo]
1. Questo dobbiamo dirci
Questo dobbiamo dirci: che la strage nel Mediterraneo e' conseguenza della decisione degli stati europei di impedire l'ingresso nei nostri paesi in modo legale e sicuro a chi cerca di entrare in Europa in fuga dalla guerra e dalle dittature, e da quella guerra e dittatura insieme che e' la fame. Questa politica e' assassina.
Questo dobbiamo dirci: che ci sembra normale che gli europei possano andare per il mondo dovunque vogliano; e ci sembra altrettanto normale che questo diritto sia invece negato a chi e' costretto ad abbandonare la sua casa, la sua famiglia, il suo paese perche' vittima di una violenza che minaccia la sua vita stessa. Questa percezione scissa e' gia' complice di un crimine.
Questo dobbiamo dirci: che nessuno si getterebbe volontariamente tra gli artigli delle mafie dei trafficanti e degli schiavisti se avesse la possibilita' di viaggiare in modo legale e sicuro dal luogo in cui la sua vita e' minacciata a un luogo in cui poter vivere in pace.
Questo dobbiamo dirci: che nessuno morirebbe nel Mediterraneo se ad ogni essere umano fosse riconosciuto il diritto a salvare la propria vita, il diritto a muoversi liberamente, il diritto a viaggiare in modo legale e sicuro.
Questo dobbiamo dirci: che sono i nostri stati che stanno facendo morire innumerevoli innocenti nel Mediterraneo; che sono i nostri stati che stanno facendo arricchire le mafie dei trafficanti e degli schiavisti.
Per salvare tutte le vite basterebbe riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere qui in modo legale e sicuro.
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2. Oltre lo specchio
La nostra percezione e' alterata, la nostra coscienza offuscata, la nostra mente inceppata. Torniamo a vedere la realta', a sentire l'empatia e la responsabilita', a pensare secondo logica, etica e politica.
E' certo meritoria l'azione di chi presta soccorso nel Mediterraneo, ma essa salva solo una parte delle vittime, quando una buona politica le salverebbe tutte.
E' certo meritoria l'azione di chi in Italia accoglie ed aiuta chi riesce ad arrivarci, ma essa salva solo una parte delle vittime, quando una buona politica le salverebbe tutte.
E' certo meritoria l'azione di chi si oppone alla deriva razzista e schiavista e nazista nel nostro paese, ma essa salva solo una parte delle vittime, quando una buona politica le salverebbe tutte.
Ogni buona azione e' benedetta: ma se si resta subalterni a una politica stragista, se non si lotta contro questa politica scellerata, nessuna limitata buona azione bastera' a fermare il massacro.
In verita', lo stato italiano non sta salvando le vite nel Mediterraneo: sta compiendo una strage.
In verita', l'Unione Europea non sta accogliendo i profughi: sta compiendo una strage.
In verita', noi indigeni dell'Europa occidentale non stiamo esprimendo solidarieta', stiamo assistendo sostanzialmente inerti a una strage che i nostri ordinamenti giuridici stanno compiendo col nostro effettuale quantunque passivo consenso.
Perche' sarebbe possibile far cessare il massacro nel Mediterraneo: semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di entrare in Europa in modo legale e sicuro.
Perche' sarebbe possibile annientare - letteralmente annientare - le mafie dei trafficanti: semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di entrare in Europa in modo legale e sicuro.
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3. A chi teme
A chi teme l'arrivo in Europa di milioni, di miliardi di esseri umani, nemesi di secoli di colonialismo e schiavismo e rapina e saccheggio che tuttora perdura, e' facile rispondere: se cessassimo di saccheggiare i loro paesi, se cessassimo di imporre loro le dittature nostre alleate, se cessassimo di fare le guerre, se finalmente riconoscessimo che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, se alla politica razzista e imperialista dei vampiri che oggi governano il mondo sostituissimo la politica della cooperazione e della condivisione, della cura comune per il bene comune, la politica della democrazia che ogni essere umano riconosce ed include come titolare degli stessi diritti di ogni altro essere umano, ebbene, ogni luogo del mondo abitato tornerebbe vivibile, e nessuno sarebbe costretto alla fuga.
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4. I compiti dell'ora
Innumerevoli esseri umani in questo momento stanno subendo persecuzioni e violenze indicibili, e le loro stesse vite sono in pericolo. E' compito dell'umanita' intera salvare le loro vite, e' compito dell'umanita' intera recare loro il necessario, il doveroso aiuto.
Occorrera' per questo rinunciare a giganteschi privilegi? Si', occorrera' rinunciare a giganteschi privilegi, che sono il frutto di secolare rapina, di inumano sfruttamento e brutale oppressione.
Occorrera' per questo rinunciare a montagne di beni superflui? Si', occorrera' rinunciare a montagne di beni superflui, ed alla narcosi ed alla dissipazione che essi consentono e impongono.
Occorrera' uscire dalla logica proprietaria e dalla menzogna egotista? Si', occorrera' uscirne riconoscendo la natura sociale e dialogica, plurale e interdipendente, empatica e bisognosa, limitata ed aperta della nostra umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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5. La svolta
E' questa la politica necessaria e urgente.
E nel programma minimo immediato di questa politica ci sono i seguenti provvedimenti che occorre proporre adesso al Parlamento affinche' divengano legge adesso:
- riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro;
- soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto;
- riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che si trovano nel nostro paese;
- avviare programmi costruttivi e partecipati per contrastare razzismo e schiavismo;
- avviare il disarmo e la smilitarizzazione;
- avviare un piano di aiuti rigorosamente umanitari nei paesi piu' bisognosi di soccorso;
- applicare la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, sostenere i centri antiviolenza promossi dai movimenti delle donne, finanziare la realizzazione di nuovi centri antiviolenza nei territori in cui mancano, fare del pieno riconoscimento dei diritti umani delle donne la condizione su cui fondare le relazioni bilaterali e multilaterali con altri paesi.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Fermare il massacro, opporsi al nazismo.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
19. MENO ARMI, PIU' VITE SALVATE
Meno armi, piu' vite salvate.
Vietare la produzione, il commercio, la detenzione, l'uso delle armi.
Sequestrare e distruggere le armi in circolazione.
Salvare le vite, il primo dovere.
20. PER FERMARE LE UCCISIONI
innanzitutto occorre cessare di uccidere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
La nonviolenza e' la politica necessaria.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
21. QUESTO ORRORE
Solo la nonviolenza puo' fermare questo orrore.
Solo il bene puo' sconfiggere il male.
Salvare le vite, il primo dovere.
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Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
22. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE
La guerra e' nemica dell'umanita'.
Le armi servono a uccidere.
Solo la nonviolenza si oppone alla violenza in modo adeguato, concreto, coerente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
23. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Rafael Alberti, La arboleda perdida, Alianza Editorial, Madrid 1998-1999, 3 voll. per pp. 368 + 464 + 232 (con tre inserti fotografici per complessive 24 pp.).
24. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
25. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2457 del 31 agosto 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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