[Nonviolenza] Telegrammi. 2440



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2440 del 14 agosto 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Senza odio, senza violenza, senza paura. Al referendum votero' no

2. Come fermare le stragi?

3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

5. Malvolio Straccani: Tipi da spiaggia

6. Malvolio Straccani: Dell'utilita' della televisione

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA. AL REFERENDUM VOTERO' NO

 

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Al referendum votero' NO.

*

Votero' NO al referendum sulla riforma costituzionale decisa dal governo.

Votero' NO perche' quella riforma porta a compimento un golpe che fa strame della democrazia e dello stato di diritto nel nostro paese.

Votero' NO perche' quella riforma finisce di ridurre il parlamento, detentore della funzione legislativa, a marionetta nelle mani del governo, che dovrebbe avere il solo potere esecutivo.

Votero' NO perche' il parlamento deve essere eletto dai cittadini, e deve essere una cosa seria, non la meta per la frettolosa gita di fine settimana di qualche sindaco o consigliere regionale che di sabato farebbe il senatore per passatempo.

Votero' NO perche' sono favorevole alla separazione dei poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario; senza separazione dei poteri la democrazia e' morta.

Votero' NO perche' sono favorevole al bicameralismo perfetto: quando si fanno le leggi non si discute mai abbastanza.

Votero' NO perche' sono favorevole a un sistema elettorale rigorosamente proporzionale in cui tutti possano essere rappresentati: e' il cuore della democrazia rappresentativa.

Votero' NO perche' sono favorevole alla lentezza e alla pazienza quando si decidono cose che riguardano la vita di tutti: la retorica della velocita' e della semplificazione e' gia' l'inizio della dittatura.

Votero' NO perche' non posso accettare che sia devastata a colpi di scure la Costituzione repubblicana scritta col sangue dei martiri della Resistenza, presidio primo ed ultima difesa della liberta' mia e di chiunque nel mio paese vive.

*

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Al referendum votero' NO.

 

2. SCORCIATOIE. COME FERMARE LE STRAGI?

 

Come fermare le stragi?

Cessando di usare le armi.

*

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

 

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

5. RACCONTI PER L'ESTATE. MALVOLIO STRACCANI: TIPI DA SPIAGGIA

[Dall'amico Malvolio Straccani riceviamo e pubblichiamo questo nuovo racconto]

 

Io il mare non lo posso sopportare. Anzi: il mare mi piace pure, ma la sabbia, gli ombrelloni, tutta quella gente spogliata che sembrano un branco di schifosi maiali in un porcile. E le radioline, poi. E i ragazzini che li vorresti abbattere a colpi di scimitarra. A me il mare mi fa venire i nervi.

Dice: e allora perche' ci vai? Bravo. Non ci vado mica per divertimento. Io per divertimento resterei a casa mia a dormire. Ci vado per lavoro. Se non lavoro me la fai tu la spesa?

Sentite questa. Era domenica verso l'ora di pranzo, che e' l'ora peggiore. E io sto sul trespolo come sempre. Quando arriva trafelato il solito imbecille che non si fa mai gli affaracci suoi e mi fa: "Bagnino, bagnino, guardi, c'e' una bagnante in difficolta', bisogna soccorrerla".

E col dito indica verso il largo. E aggiunge: "L'ho vista col binocolo, la', la'". Il rompiscatole infatti ci ha pure il binocolo. Se lo e' portato da casa per venire a rompere le scatole a me, il rompiscatole.

Ce l'ho pure io il binocolo, ma io lo porto per lavoro, non per spiare le bagnanti e per scocciare il bagnino, che poi sarei io.

Insomma mi tocca guardare dove dice quello, e naturalmente non vedo niente. Prendo il binocolo (il mio) e non vedo niente lo stesso. E l'imbecille che sta ancora sotto 'l mi' trespolo e continua a frignare: "Andiamo, andiamo, prenda il pattino, la guido io". Giuro che se ci arrivavo gli davo un calcio sui denti.

Cerco di assumere un tono professionale: E' sicuro di aver visto bene? Io non ho visto niente".

E quello: "Si', si', adesso sara' sott'acqua, se no ci sbrighiamo affoga".

Ed io: "Lo sa che esiste il reato di procurato allarme?". Di solito funziona e gli scocciatori se ne vanno, ma questo non c'e' verso di levarselo di torno: "Dobbiamo andare, dobbiamo andare, sara' gia' in fin di vita". Allora alzo la voce: "Dobbiamo? E che e' bagnino lei? La pianti di intralciarmi, che ho in corso un'operazione di soccorso!". E quello, piagnucoloso: "Mi scusi, mi scusi, ma si affretti, si affretti, la', la'. Corra" e continua a indicare il nulla assoluto.

Scendo dal trespolo con la rabbia di un cane idrofobo (un cane idrofobo sarebbe un cane che ci ha la rabbia), tiro fuori una birra dalla sacca e vado verso il pattino, e quello dietro come un cagnolino, "La', la', guardi, la', presto, presto, la'". Se dice "la'" un'altra volta gli svito la testa e gliela ficco dove dico io. Per non sentirlo piu' zompo sul pattino e comincio a remare, che e' una cosa che non mi piace per niente. E quello sulla spiaggia che continua a saltellare e a farmi segno della direzione da prendere. Quando torno lo ammazzo, giuro su dio che lo ammazzo, dovessi perderci il lavoro.

E poi che succede? Non ci credereste mai, c'era veramente una che stava annegando, ed era pure una bella figliola che salvarla e' un piacere, un vero piacere. Mi hanno dato una medaglia e hanno messo la fotografia sul "Messaggero", di lei e di me che la tengo in braccio e sorrido, una bella fotografia, e mi hanno pure intervistato. "E' il nostro dovere", ho detto al giornalista, "Siamo qui per salvare delle vite umane, anche a costo della nostra". L'ha pubblicata tutta l'intervista e ci ha aggiunto altre due o tre frasi che io non avevo neppure detto ma che ci stavano proprio bene. Il giornalista, quello e' un mestiere gajardo.

Ho comprato cinque copie del giornale, una l'ho portata dal sor Gregorio per falla 'ncornicia' che la vojo mette nel salotto de casa mia. Un'altra l'ho portata a casa di mia madre che ha sempre pensato che sono un lazzarone solo perche' da pischello facevo gli appartamenti col Roscetto e Mannama' fino a che ci hanno pizzicato e dopo la galera ho smesso. Gliel'ho fatta vedere la fotografia, ma lei gia' sapeva tutto perche' nella borgata non si parlava d'altro e m'ha detto che mi voleva bene e che ero sempre stato un bravo figlio. Un'altra l'ho portata al bar de Giggetto perche' li' comprano il "Tempo", perche' so' tutti fascisti, anzi clericofascisti che e' pure peggio, ma quel giorno ci avevano il "Messaggero" in bella vista, cosi' la copia che avevo comprato pe' lascialla li' me la so' potuta riporta' via, una risparmiata che po' sempre da servi'. Un'altra l'ho portata a casa de Susannetta, cosi' lo vedono chi so', che nun m'hanno mai potuto vede, e invece sul giornale c'e' scritto chiaro: "l'eroico bagnino", l'eroico, ce sentite? e sarei io. Vojo vede mo' si nun me la posso pija' pe' moje a Susannetta. Pero' nun c'era nessuno e de lassallo ne la cassetta de la posta nun m'annava, me tocca ripassa'. L'ultima l'ho portata in sezione: il partito e' contento quando un comunista si fa onore e io modestamente me lo so' fatto. Ce credereste? La sera c'era l'attivo della sezione e hanno comprato le paste e lo spumante e m'hanno fatto festa, proprio a me, a Ruggeretto lo Scalcagnato.

 

6. RACCONTI PER L'ESTATE. MALVOLIO STRACCANI: DELL'UTILITA' DELLA TELEVISIONE

[Dall'amico Malvolio Straccani riceviamo e pubblichiamo questo nuovo racconto]

 

Diciamo le cose come stanno: la televisione e' la piu' bella invenzione del mondo, non c'e' niente da dire.

Io l'ho imparato cosi' il mestiere, guardando la televisione.

Mio padre me lo diceva sempre che andare a scuola non serviva a niente, ma io a quel tempo pensavo che lo diceva perche' gli serviva il garzone gratis all'officina. Invece ci aveva ragione lui. E' morto di cirrosi, era ancora giovane. L'officina se l'e' presa la banca che era il piu' grosso dei creditori. Ancora mi chiedo che ci faceva con tutti i soldi che prendeva in prestito, a casa non si vedeva mai una lira e mia madre e' morta di crepacuore quando hanno arrestato mio fratello Giuliano e sui giornali c'era la fotografia e dicevano che era lui lo spacciatore che aveva fatto morire tutti quei regazzini. Ma secondo me quei regazzini sono morti perche' l'hanno scelto loro di farsi, e quel fesso di mio fratello era l'ultimo anello della catena della distribuzione, come quello che sta alla cassa del supermercato, che il supermercato mica e' il suo. E cosi' Giuliano, che se era veramente il boss della droga che diceva il giornale allora perche' abitava ancora con la mamma e le mi' du' sorelle nella casa popolare che se veniva a trovarci un parente bisognava che qualcuno di noi usciva di fuori che non ci si entrava piu'? Eh? Adesso non dite piu' niente, eh? Intanto saranno dieci anni che Giuliano e' morto pure lui, mentre stava al gabbio, e ci fosse stato uno che ha detto una buona parola. E che non era un cristiano pure lui? La pieta' per i defunti solo quanno ve pare a voi, eh? Certe volte, mannaggia, farei 'na pazzia...

Le mie sorelle? Non c'entrano niente, lasciatele fuori. La vita non e' stata buona con loro. Io avrei voluto aiutarle, ma una si mise con un pappone e si sa come va a finire. L'altra e' in convento da qualche parte, io non la sono mai andata a trovare. Contenta lei.

A me mi ha salvato la televisione.

Da giovinotto stavo tutto il giorno all'officina, la sera andavo o in sezione o al bar. In sezione c'era il bigliardino che si giocava gratis e ero pure forte sia in difesa che all'attacco, pero' io ci andavo soprattutto per farmi una coscienza di classe, e a quel tempo ci credevo nella missione storica del proletariato che avrebbe liberato l'umanita' dallo sfruttamento capitalista e realizzato la societa' di eguali in cui da ciascuno secondo le sue capacita' ed a ciascuno secondo i suoi bisogni. Ancora me lo ricordo, con tutto che sono un sacco d'anni che non ci vado piu' in sezione, da quando ho smesso di sta' a fa' la muffa e a crepa' de fatica all'officina e mi sono messo in proprio col lavoro che faccio ancora e di cui sono piu' che soddisfatto. Pero' nel cuore sono restato comunista, eh, se resta comunisti per sempre. Ma il piu' delle volte la sera andavo al bar di Rodolfo Senzapanza (che invece ci aveva una panza che camminava col deambulatore per reggersi in piedi) e li' m'ha detto bene che a Foffo (che sarebbe come chiamavamo Rodolfo pe' fa' prima) gli piacevano i film americani e tutte le sere quando staccavo c'era quella serie di poliziotti de 'na citta' mericana che il nome adesso non me lo ricordo, e ogni volta catturavano qualcuno che aveva fatto qualche delitto. Ma la cosa bella de 'sti film era che te spiegavano come si fanno le rapine, i furti con scasso, i rapimenti dei ricconi, le truffe agli imbecilli, tutte quelle cose li', poi nel film sbagliavano sempre qualche cosa e arrivava la polizia e se li beveva (erano sempre una donna e due uomini che vincevano, un poliziotto vecchio e uno giovane, e la poliziotta pareva Brigi' Bardo'), ma se tu eri sveglio capivi quale era l'errore commesso nell'esecuzione del lavoretto (il poliziotto vecchio alla fine lo spiegava) e imparavi sia le cose da fare sia gli sbagli da non fare. Io ho imparato cosi' a fare le rapine.

Faccio solo le rapine perche' i rapimenti non mi piacciono, ti devi portare appresso l'ostaggio, e cominciano subito le rogne: se per esempio deve andare al gabinetto che fai? E poi dove lo nascondi? Non e' che lo sotterri sotto un cerro, cioe', per sotterrarlo devi prima ammazzarlo, e e' un'altra rogna e poi non si sa se pagano lo stesso se tu non gli dimostri che l'ostaggio e' vivo, insomma un gran casino, io invece voglio lavorare tranquillo. Prendi i furti, per esempio: ci vuole un sacco di tempo, rimediare gli attrezzi che poi all'ultimo momento manca sempre qualche cosa, e quando sembra che tutto e' andato bene te casca un portacenere sul piede, tu strilli dal dolore, si svegliano tutti, e che fai? Mezzogiorno di fuoco? E di notte, poi? No, i furti non fanno per me, io sono per le cose semplici, svelte, tradizionali. Sono uno all'antica. La rapina e' la cosa migliore.

L'attrezzatura e' minima, le mosse sono sempre quelle, non devi sta' ogni volta a spiegare a tutti che succede, tu entri, tiri fuori il pezzo e tutti capiscono. L'unica complicazione e' dopo, non la fuga li' per li' che e' una fesseria, quelli che stanno dentro la scena del delitto (mi piace parlare preciso: il posto dove fai la rapina si chiama "scena del delitto") lo sanno che ci hai il pezzo e se ne guardano bene dal venirti appresso, quelli di fuori non gliene frega niente, ti vedono passare e sei l'uomo invisibile. No, il problema vero e' dopo. Perche' e' logico che ti cercano, e tu ti devi nascondere. Ma questo non c'entra niente con la rapina in se'. Lo so, lo so che c'e' l'aspetto della violenza. Neppure a me mi piace la violenza, infatti io preferisco sempre che quando lavoro i clienti, diciamo cosi', siano tutte persone intelligenti che se ne stanno buone, ferme e zitte. Ma devi mettere nel conto che l'imbecille puo' capitare sempre, e allora devi essere pronto. E' la cosa che non mi piace, ma devi essere pronto. Essere pronto e' tutto. Io, per dire, avro' sparato quattro volte in tutto, ma quando cominci a sparare devi sparare sul serio. Di quelle tre o quattro volte che ho sparato, almeno un paio di volte ho dovuto sparare dentro qualcuno. M'avete capito. E li' non e' che puoi scegliere, devi sparare sempre a quello piu' vicino che sei sicuro di colpirlo, perche' si spara per questo, non per fare rumore, fare rumore e' controproducente, e siccome quando spari rumore lo fai, allora devi ridurre il danno del rumore usando bene i colpi, che significa che devi bucare qualcuno, e se buchi qualcuno allora a quel punto piu' ne buchi e meglio e'. E poi se stanno dentro una banca sono capitalisti. Io un conto in banca non ce l'ho mai avuto. Come diceva Bertoldo Brecche? Rapinare una banca e' niente rispetto al crimine di fondarla. Diceva cosi', me l'ha detto uno che aveva studiato e che stavamo in cella insieme (Brecche e' un grande poeta, e pure comunista. Mo' e' morto - Brecche, non quello che ci stavo al gabbio insieme, quello non lo so che fine ha fatto, non l'ho visto puo' da allora). Io lo dico sempre: se ci hai la pistola la usi, e' inutile che te credi furbo, la baiaffa e' piu' furba de te, te la trovi in mano senza accorgete e comincia a spara' prima che tu fai in tempo a chiedete che stai a fa'. Vale pe' le rivoltelle, pe' i coltelli, pe' li mitra, pe' le bombe atomiche: si ce ll'hai, le usi. Apposta ce so' le guerre mondiali, che se guardi nessuno dice che le vole e sembra che se fanno da se', poi certo c'e' chi ce s'arricchisce, eccome.

No, io non la cerco la pubblicita', lo dicono i giornali che faccio le stragi per il gusto di non so che, ma quale gusto, quello e' uno scarto di produzione. Bisogna essere un mostro per averci gusto a fare le stragi, che poi c'e' sempre il rischio che un colpo di rimbalzo colpisce pure a te. No, i giornali scrivono solo fesserie. Io non li leggo, guardo la televisione che e' cento volte meglio.

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Moses Finley, Schiavitu' antica e ideologie moderne, Laterza, Roma-Bari 1981, pp. XII + 276.

*

Riedizioni

- Stephane Mallarme', Racconti indiani, Passigli, Firenze-Antella 1996, Il sole 24 ore, Milano 2016, pp. 80, euro 0,50 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore").

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2440 del 14 agosto 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

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