[Nonviolenza] Telegrammi. 2436



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2436 del 10 agosto 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Fermare la guerra

2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

4. Una bozza di lettera da inviare ai parlamentari

5. Al sindaco di Viterbo, ancora una richiesta che torni visibile la lapide che ricorda Mariano Buratti

6. Malvolio Straccani: La morte del maggiordomo. Un racconto giallo

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. LE ULTIME COSE. FERMARE LA GUERRA

 

Fermare la guerra.

Salvare l'umanita'.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto.

 

2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

4. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA DA INVIARE AI PARLAMENTARI

 

Al/alla parlamentare ...

Oggetto: proposta di un impegno suo personale affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine

Gentile parlamentare ...,

le scriviamo per formularle la richiesta di un suo personale impegno affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine.

Come gia' sapra', dal 2014 sono state presentati sia al Senato che alla Camera vari disegni di legge che propongono la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza. Al Senato il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014; disegni di legge sottoscritti da numerosi senatori di varie forze politiche: Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe. Ed alla Camera il disegno di legge recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2698) presentato il 4 novembre 2014; e il disegno di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2706) presentato il 5 novembre 2014; disegni di legge sottoscritti da deputati di varie forze politiche: Arturo Scotto, Celeste Costantino, Donatella Duranti, Giulio Marcon, Michele Piras, Stefano Quaranta, Massimiliano Bernini.

Ricordera' anche che gia' nel 2001 fu presentato al medesimo fine di istituire la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza un disegno di legge sottoscritto da decine di senatori di tutte le forze politiche (ed in particolare i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan), sostenuto anche dall'attenzione e dall'apprezzamento di deputati e parlamentari europei (tra cui i deputati: Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante; tra i parlamentari europei: Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella); ma allora quel disegno di legge non giunse ad essere esaminato nelle competenti Commissioni parlamentari.

Le segnaliamo anche che vari altri senatori e deputati hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa legislativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; e che, sempre nel 2014, la stessa Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, trasmise alla competente Commissione Parlamentare, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la documentazione a tal fine predisposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che dal 2000 ha proposto al Parlamento di legiferare in tal senso.

Non vi e' bisogno di ripetere ancora una volta quanto sia opportuno che nel proprio percorso formativo e conseguentemente nella propria operativita' gli appartenenti alle forze dell'ordine possano disporre anche delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione di tutti gli attori sociali impegnati in situazione critiche per la sicurezza comune e la difesa dei diritti di tutti.

Con questa lettera vorremmo sollecitare il suo personale impegno affinche' quei disegni di legge giungano al piu' presto all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e possano avere esito in un disegno di legge unificato ampiamente meditato e condiviso che possa divenire nel piu' breve tempo possibile legge dello stato.

Distinti saluti,

FIRMA

LUOGO, DATA

INDIRIZZO COMPLETO DEL MITTENTE

 

5. LETTERE. AL SINDACO DI VITERBO, ANCORA UNA RICHIESTA CHE TORNI VISIBILE LA LAPIDE CHE RICORDA MARIANO BURATTI

 

Al Sindaco del Comune di Viterbo

e per opportuna conoscenza:

alle assessore ed agli assessori del Comune di Viterbo

alle consigliere ed ai consiglieri del Comune di Viterbo

Oggetto: ancora una richiesta che torni visibile la lapide che ricorda Mariano Buratti all'ingresso del liceo intitolato al martire della Resistenza

Egregio Sindaco,

sono anni che la lapide che ricorda Mariano Buratti, posta all'ingresso del liceo al martire antifascista intitolato, continua ad essere invisibile poiche' il colonnato dietro cui si trova e' inaccessibile e coperto da teli.

Ripetutamente nel corso degli anni sia io che altri abbiamo chiesto che quell'area di pochi metri quadrati venisse ripulita, i teli tolti, e la lapide di Mariano Buratti resa finalmente di nuovo visibile.

Lo chiedo ancora una volta.

Quella lapide che ricorda il docente e l'eroe torturato ed assassinato dai nazifascisti deve essere visibile, memoria viva della citta', pietra di paragone, luogo di meditazione, fonte preziosa di ispirazione ad ogni persona di retto sentire e di volonta' buona.

Distinti saluti,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Viterbo, 9 agosto 2016

 

6. RACCONTI PER L'ESTATE. MALVOLIO STRACCANI: LA MORTE DEL MAGGIORDOMO. UN RACCONTO GIALLO

[Dall'amico Malvolio Straccani riceviamo e pubblichiamo questo racconto]

 

Mi hanno raccontato questa storia e adesso ve la racconto cosi', nuda e cruda, esordi' Salvatore Falabemi dopo aver sorseggiato il caffe'.

I commensali sapevano che ci teneva e finsero se non entusiasmo almeno benevola attesa. Dopotutto era lui che aveva offerto la cena, altrimenti chi di loro poteva permetterselo quel ristorante? Ma Salvatore Falabemi era il padrone, e non solo di quello, va da se'.

Capita in una villa, di quelle belle, antiche, che adesso se le comprano i cinesi per investimento, comincio'.

All'epoca ci viveva la solita famiglia aristocratica, se in Italia si puo' dire che ci siano ancora famiglie aristocratiche; che naturalmente aveva casa in citta' e quando andava in campagna - in villa, appunto - mandava avanti la servitu' che aiutasse il guardiano-giardiniere e la sua famiglia a predisporre l'accoglienza.

Ed a capo della servitu' il maggiordomo, che chiameremo il signor Gaspare. Che era uno che sapeva il suo mestiere.

Perche' "sapeva"?, interruppe Luisella che e' sempre inopportuna.

Perche' e' lui che muore, disse freddo Salvatore.

Ma allora stiamo parlando di un delitto?, esclamo' Fiammetta.

Quando qualcuno muore ammazzato..., convenne l'anfitrione.

Quindi - intervenne Ruggero - una volta tanto il maggiordomo e' la vittima invece che l'assassino.

Piano, piano, andiamo per ordine, concluse Salvatore.

E dunque: la servitu' arriva di prima mattina, i padroni e i loro ospiti arriveranno la sera per la cena. Si comincia a dare aria alle stanze, spolverare, e tutte quelle attivita' che si fanno in questi casi.

Di cui tu te ne intendi poco, disse Ruggero.

E qui ti sbagli, replico' Salvatore piccato, io so fare tutto e m'intendo di tutto. Intorno a questa allegra tavolata di bella gente, amici cari, quanti ci sono che sanno usare una macchina da cucire? Su, su, alzate le manine: nessuno? Io si'. E quanti sanno attaccare un bottone? Le signore, vedo, brave, brave, ma anch'io. E chi mi sa dire come si lucida l'argenteria? Solo io, a quanto pare. Signori miei, siete proprio una congrega di viziati, sull'isola deserta non durereste una settimana.

E tu invece?, lo stuzzico' Franco.

Io si', saprei procurarmi la carne e mandarla giu', fosse anche carne di serpente o di rospo o di assalonni.

Franco fece una smorfia, Assalonne era il suo cognome.

Andiamo avanti?, suggeri' Ruggero.

Andiamo avanti, si', disse Salvatore mentre fingeva di masticare una libbra di Franco.

*

Siamo una compagnia stranamente assortita, ne faccio parte anch'io. Ci ha messo insieme Salvatore e non so in base a quali criteri e con quali fini (quando fa qualcosa ha sempre uno scopo). Io mi ci trovo perche' una volta ho fatto una cosa per lui, e lui dice che sono un amico. Ma credo che mi inviti anche perche' non vuole perdermi d'occhio, ovvero farmi sentire che mi tiene d'occhio e che e' meglio che di quell'affare io non ne parli mai, ma neppure io ho alcuna intenzione di parlarne. Io sono Marcello Brighenti, e chi legge queste righe dubito che abbia mai sentito parlare di me, anche perche' quando mi presento a qualcuno non dico mai il mio vero nome, e naturalmente neppure Marcello Brighenti lo e'.

Perche' scrivo questa storia? Un po' di pazienza e tutto sara' chiaro.

*

Salvatore quando lo ho conosciuto io era gia' ricco, ma mi hanno raccontato che lo era diventato. E sappiamo tutti come si diventa ricchi. Ha fama di essere un affarista senza scrupoli, il che e' una tautologia, e di non dormire mai. Non so quante case abbia, ma credo che nessuno mai sia stato invitato a visitarlo in casa sua; e se organizza questi banchetti credo sia proprio per evitare incontri piu' confidenziali, che non siano per ragioni d'ufficio e quelli li fa in ufficio.

L'ufficio di Salvatore e' l'esatto contrario di quello che vi aspettereste, non so se mi intendete. Non e' un avaraccio, ma ci tiene a tenere un profilo basso quando e' sul lavoro, a presentarsi come una persona che non ostenta, uno pratico, senza orpelli.

Una volta mi disse: tutto sta nel non lasciare tracce.

Non so quanta gente ha fatto ammazzare.

*

Allora, andiamo avanti. I lavori procedono, il signor Gaspare sovrintende. Ad ognuno da' un compito, calcola i tempi, risolve intoppi, ripara personalmente alle altrui sbadataggini. Tutti gli vogliono bene, e' il loro capo e sa sempre che fare, e quindi tutti lo detestano.

E Luisella, l'oca: Ma insomma gli vogliono bene o lo detestano?

Salvatore le sorride enfatico, e prosegue: Amo, adoro i maggiordomi, arrivano dappertutto, sanno tutto, sanno fare tutto e soprattutto comandare, e sanno cos'e' la discrezione, non li vedi e sono li', ti serve una cosa e te la porgono senza bisogno di un gesto, di una parola. Gli assassini perfetti. Ma quel giorno per il signor Gaspare fini' male.

Lo trovarono seduto su una esagerata poltrona settecentesca, con un esagerato lago di sangue ai piedi, ruscellato dalla sua gola esageratamente squarciata, l'abito scandalosamente imbrattato di sangue. Ed aveva ancora i guanti bianchi. Ne' rasoio ne' altra lama nei dintorni, non era un suicidio. E d'altronde se mai si fosse voluto suicidare non lo avrebbe certo fatto in modo cosi' chiassoso e nella biblioteca della villa di sua signoria, andiamo, i maggiordomi hanno un codice, e uno stile.

Il cameriere Rosselli, che era andato a chiedergli ordini, lo aveva trovato in cosi' inappropriata condizione, e disse poi di essersi molto stupito, e che subito era andato dalla signora Bianchini, la governante, per riferire e chiedere ordini a lei che era - come dire - la seconda in comando. La gerarchia e' l'anima della servitu'. La gerarchia, la sapeva lunga il duce.

Salvatore, ma fai ancora il fascista alla tua eta', non ti vergogni?, lo interruppe Ludovico, che parla proprio lui che tutti sanno chi e'.

Ah, non e' fascismo, la gerarchia e' la gerarchia, non lo avete mai letto Dionigi l'Areopagita, bifolchi che non siete altro?

Ecco, io conosco Salvatore da un pezzo, ma certe sue uscite mi lasciano sempre di stucco. Ma sentite il seguito.

Quella testa vuota di Luisella fa: Ma Salvatore, dovresti dire lo pseudo-Dionigi, tutti sanno...

E lui, interrompendola: quello che tutti sanno non c'e' bisogno di ripeterlo, ma la gerarchia e' la gerarchia, punto.

E che altro vuoi dire? Comunque mi dissi che dovevo ricordarmi di vedere su internet chi era questo Dionigi e perche' usasse uno pseudonimo, io sono un appassionato di pseudonimi.

Ma Salvatore aveva gia' ricominciato.

Qualuno aveva ammazzato il povero signor Gaspare. A proposito: Gaspare era il cognome. E di nome volete sapere come faceva? Gasparo. Gasparo Gaspare, ditemi se non e' una cosa da strozzare i genitori, che poi puo' darsi pure che lo avesse fatto non appena le forze o l'acume glielo avevano consentito.

La signora Bianchini, che sa il fatto suo, convoco' tutta la servitu', informo' tutti ed impose a tutti il silenzio, si fece consegnare tutti i cellulari ed interdisse a tutti l'uscita dalla villa. Sara' stata l'ora di pranzo. Attese l'ora in cui di solito i signori avevano gia' effettuato la siesta e telefono' a sua signoria. Che fu molto contrariato dal contrattempo, ma apprezzo' la discrezione della quale peraltro non aveva mai dubitato, approvo' le decisioni della signora Bianchini, sposto' la scampagnata con famiglia ed amici a un noto albergo veneziano con rinomato ristorante (di cui per avventura sono io il proprietario) e diede alcune sobrie disposizioni alla governante per il prosieguo della giornata in attesa che arrivassero alcuni suoi incaricati, le disse, "per le pulizie straordinarie". Quando si viene chiamati vostra signoria ogni nodo si scioglie d'incanto.

Saranno state le sei del pomeriggio quando arrivarono gli incaricati delle pulizie straordinarie, due auto e un furgone con tre squadre con distinte mansioni. La squadra del furgone prelevo' il signor Gaspare e lo infurgono', puli' tappeti e legni pregiati, raccolse e infurgono' altresi' ogni bene del defunto (il tutto era ancora in una valigia, oltre agli oggetti di sua pertinenza abitualmente nella stanza assegnatagli nella villa, stanza da cui tutti gli effetti personali furono asportati), ed in mezz'ora si dileguarono. La squadra della prima auto, cinque signori taciturni tutti di taglie forti, con l'auricolare d'ordinanza e coi prevedibili rigonfiamenti sotto l'ascella, si disposero uno nella stanza da cui si controllano tutte le videocamere di sorveglianza, uno all'ingresso principale della villa, uno all'ingresso di servizio e gli altri due all'unico cancello di accesso al parco che circondava la villa, naturalmente dopo aver acceso l'impianto di elettrificazione del recinto (elettrificazione peraltro esplicitamente dichiarata sui cartelli che ogni due metri sia all'esterno che all'esterno avvertivano del pericolo di morte con tanto di disegno di teschio e  tibie).

Che cosa pacchiana, interruppe Ludovico che non capiva mai quando era il momento di star zitto.

La morte non e' mai pacchiana, sibilo' il narratore, e prosegui'.

L'altra squadra, di quattro signori con gli occhiali scuri, si sistemo' nel salone delle feste, si fece portare comode sedie e un lungo tavolo, bevande e stuzzichini, e si predispose a fare il suo lavoro.

La prima persona che ascoltarono fu la signora Bianchini, che confermo' l'elenco di tutta la servitu' presente o recentemente estinta che il signore che faceva le domande aveva gia' sul suo tablet.

E l'elenco era questo: oltre il signor Gaspare, defunto, la signora Bianchini, governante; il custode e giardiniere della villa con sua moglie e i suoi figli (quattro, di cui due giovani donne di diciotto e vent'anni e due marmocchi di sedici e tredici); due camerieri e quattro cameriere; due cuoche e due inservienti; un tuttofare; un autista e meccanico; altri due autisti che all'occorrenza facevano anche da operai. La famiglia del custode risiedeva li', in una linda casina di marzapane di fianco alle stalle, tutti gli altri erano arrivati quella mattina con due auto, un pulmino e un fuoristrada. Il signor Gaspare aveva guidato una delle auto, su cui aveva viaggiato la signora Bianchini. Gli autisti avevano guidato gli altri mezzi. Il tuttofare aveva viaggiato sul fuoristrada che era stato utilizzato per trasportare bagagli personali e masserizie varie, gli altri dipendenti chi sull'altra auto e chi sul pulmino.

*

- Lo ha ucciso lei il signor Gaspare?

- Santo cielo, no.

- E chi e' stato allora?

- Mio Dio, non lo so.

- Lasci stare il suo dio e il santo cielo, risponda solo alla domanda: chi e' stato?

- Misericordia, non ne ho idea.

- Non ne ha idea, ma avra' dei sospetti.

- Non intendo parlarne se non con sua signoria.

- Non le conviene fare la reticente, sa? Fino a qui si era comportata bene, continui a farlo.

- Non capisco cosa intendiate dire, signore.

- Lo capira', lo capira'. Sappia comunque che il principe ha affidato a me questa faccenda e che prima di andare a letto si aspetta che io riferisca che tutto e' stato chiarito e risolto. Avra' gia' notato che il signor Gaspare non ha lasciato alcuna traccia, e potrei sostenere senza tema di smentita che non e' mai stato qui, e che anzi aveva dato le dimissioni gia' da una settimana - vi e' un documento di suo pugno che lo attesta - e in quella circostanza aveva detto che si recava all'estero per una lunga gita. Se occorresse, ho il potere di organizzare analoga gita per altri membri dell'allegra comitiva. Mi sono spiegato?

- Si', signore.

- Non ho sentito bene.

- Sissignore, si'.

- Sua signoria non deve piu' essere disturbato finche' il mio lavoro qui non sara' finito, le e' chiaro.

- Esattamente, signore.

- Ho i pieni poteri, e a sua signoria sara' grato sapere che lei ha collaborato con me al meglio.

- Senza dubbio, signore.

- Bene. E adesso che ci siamo capiti, chi ha ucciso il signor Gaspare?

*

La racconti come se tu fossi stato li', proruppe Franco.

So come si raccontano i racconti, rispose Salvatore.

Ma c'eri o no?, insistette quello. Cambierebbe forse qualcosa?, prosegui' Salvatore. Direi di si', disse Franco. Ruggero annui', io non mossi muscolo. Luisella e Fiammetta si guardarono con l'espressione che in tutto il mondo significa: ma guarda che paio di babbei.

Lasciatemi continuare, disse allora Salvatore.

La persona che conduceva l'interrogatorio e che per semplicita' chiameremo naturalmente Mister Wolf resto' in silenzio in attesa della risposta. La signora Bianchini disse soltanto: Il cadavere e' stato trovato dal signor Rosselli, che piu' volte in passato era stato redarguito dal signor Gaspare.

- Redarguito perche'?

- Per condotte inappropriate.

- Donne?

- Per rapporti non consoni alle responsabilita' della funzione, si'.

- Cuoca o cameriera?

- Cameriera.

- Pupilla del signor Gaspare?

- Come osa?

- Ho detto soltanto pupilla, devo usare una terminologia piu' esplicita?

- Aveva una particolare benevolenza paterna nei suoi confronti, si'.

Mister Wolf si rivolse agli altri tre che sedevano con lui dal lato giusto del tavolo: Cherchez la femme, come in tutti i romanzi d'appendice.

- Signore, non si permetta.

- E invece mi permetto, gentile signora, e mi permetto anche di dirle che non credo che le storie d'alcova c'entrino alcunche' in questa faccenda. Si decida a vuotare il sacco.

- Signore, non so altro.

- Lo vedremo, e lo vedremo presto, per ora abbia la compiacenza di sedersi al mio fianco, e procediamo ad ascoltare cosa ha da dire il resto della masnada.

- Signore!

- E la faccia finita, le sto facendo un favore, non se ne accorge?

*

Ma parlavano davvero cosi', senza turpiloquio e blasfemie?, interruppe Ludovico, che aggiunse: Non mi sembra proprio credibile.

Mio buon amico, gli rispose l'anfitrione, temo proprio che tu debba frequentare ambienti alquanto discutibili se pensi che ogni colloquio debba essere speziato d'improperi.

E Ludovico: Frequento te...

Per quanto fosse facile, touche', replico' Salvatore sorridendo, e aggiunse: Ma frequenti anche altri ambienti meno raccomandabili, e se mi si passa l'espressione meno eletti (e si riferiva al fatto che Ludovico era senatore, e ovviamente lo era anche grazie ai voti che Salvatore procurava a lui come ad altri onorevoli di tutte le casacche per averli al suo servizio). Poi prosegui' con tono monocorde, quasi in falsetto (ed era il tono con cui chiudeva le conversazioni e dava gli ordini): Ma non credo tu mi abbia mai sentito usare un lessico non adeguato alla bisogna. E riprese il racconto.

Tutti furono ascoltati uno per uno, separatamente; ognuno disse dove si trovava, nessuno volle esimersi dal tessere le piu' alte lodi del defunto, le donzelle anche irrorando il loro dire di calde lacrime e lievi tocchi di fazzolettino per non rovinare il trucco. Nessuno avanzo' il minimo sospetto sui colleghi, era chiaro che si erano messi d'accordo, gli stessi giri di frase e finanche le stesse parole ("una si' squisita persona", "era come un padre per noi tutti") si ripetevano con sistematica regolarita'. Mister Wolf non volle strapazzare nessuno.

Poi convocarono tutto il gregge insieme e Mister Wolf tenne questo discorsetto: signore e signori, garantendovi a nome di sua signoria la massima - e dico massima - discrezione, io e la signora Bianchini esamineremo ora il contenuto dei vostri telefoni cellulari per verificare se possa esservi qualcosa di utile ai fini dell'indagine privata e riservatissima che stiamo conducendo per conto del principe vostro datore di lavoro. Abbiate fiducia che nessun vostro segreto verra' carpito e nessun danno ne avrete. Del resto quando siete stati assunti avete tutti firmato quella lettera che certamente ricorderete. E oggi capite perche'. Debbo chiedervi di non uscire dalla villa e di non cercare di comunicare con nessuno all'esterno; i cellulari vi saranno riconsegnati domattina e a chi vi avesse cercato nel frattempo direte che per questioni atmosferiche quest'oggi e questa notte qui non c'era campo. Un'ultima cosa: il signor Gaspare non e' mai venuto qui, ha dato le dimissioni una settimana fa, ha salutato tutti ed e' andato a godersi la meritata pensione all'estero, e da allora naturalmente nessuno di voi lo ha piu' ne' visto ne' sentito. Sono anche autorizzato da sua signoria a dirvi che ha deciso di fare un bel regalo a tutti voi, e nessuno ignora che di questi tempi avere un gruzzolo in banca e' una delle poche sicurezze della vita. E' tutto chiaro?

Tuti assentirono. Ma Mister Wolf si fece poi ripetere da ognuno di loro personalmente la filastrocca, e finche' non la ripeterono tutti in modo perfetto ("il signor Gaspare ha dato le dimissioni una settimana fa, ha salutato tutti ed e' andato a godersi la meritata pensione all'estero") non li mise in liberta'. Poi li mando' a cena e a nanna. E comincio' l'esame dei telefonini.

*

Salvatore Falabemi adesso sorrideva placido, e taceva.

E allora?, chiese Ruggero.

Che e' successo dopo?, fece eco Franco.

Esaminarono i cellulari, poi sia la squadra diciamo cosi' inquirente (cui era stata aggregata la signora Bianchini), sia quella di sorveglianza, fecero una cena frugale con panini e bibite (la signora biscotti e te'). Poi Mister Wolf telefono' a sua signoria e gli disse che tutto era risolto. Lascio' alla signora Bianchini una busta per ogni dipendente, una gran bella busta, e le diede alcune semplici istruzioni: che il giorno dopo tutta la servitu' si godesse un di' di festa in villa, telefonassero a chi volessero, apprezzassero la munificenza di sua signoria e non sperperassero il principesco cadeau, e per qualche giorno ripetessero a se stessi ogni mattina in gusa di preghiera quella formula magica che preservava le loro vite.

Verso mezzanotte torno' il furgone. Mister Wolf fece chiamare il signor Rosselli e la signorina Turchesi, e li invito' a salirvi sopra. La squadra di sorveglianza prelevo' le videocassette, e le due auto e il furgone sparirono nella notte. La signora Bianchini fece un ultimo giro di controllo, finche' non veniva assunto un nuovo maggiordomo era lei l'ufficiale in comando.

*

Insomma erano stati il cameriere e la cameriera, proruppe Luisella.

Veramente no, rispose ineffabile Salvatore.

Ma allora?, sbotto' Franco. E subito Ruggero: ma insomma, facci capire qualcosa. E anche Ludovico penso' che doveva dire qualcosa per partecipare al momento ma non gli venne in mente niente di brillante e preferi' restarsene zitto e annuire. Anch'io restai zitto, e del resto non avevo detto una parola per tutta la serata, e' mia regola di non parlare mai in presenza di piu' di una persona.

Allora Salvatore: Ma il resto della storia - il prima e il dopo, e la polpa e il succo, se non il nocciolo - Marcello (ma lui non disse Marcello, disse il nome con cui gli altri della tavolata mi conoscevano) la sa meglio di me, e siccome e' un mio amico, e gli devo un favore, adesso siamo pari, e se fossi in lui non perderei altro tempo, e non userei la stessa macchina con cui e' arrivato qui. E mi allungo' le chiavi della sua.

Sapevo bene che non avevo tempo da perdere, e che non dovevo neppure usare la sua macchina, cosicche' le chiavi le lasciai alla guardarobiera con un biglietto per Salvatore su cui avevo scritto solo una parola: Grazie.

Sono passato da un centro commerciale li' vicino, ho comprato forbici, rasoio e tinta, un completo classico, due soprabiti uno chiaro e uno scuro, un cappello e un berretto, due belle cravatte, un borsone e una valigia di lusso, uno specchio, un set da cucina con un coltello che se lo sai manovrare ci puoi scuoiare un bisonte, una bottiglia di alcol medicinale. Ho pagato ed ho messo tutto nel borsone. E via. Un taxi fino a una desolata stazione ferroviaria di periferia. Nel cesso puzzolente ho rasato la barba e tinto baffi e capelli, ho indossato il primo completo e il soprabito chiaro e il cappello, ho messo tutto il resto nel borsone e il borsone nella valigia. Ho preso un altro taxi e sono andato a un'altra stazione ferroviaria altrettanto squallida e deserta all'altro capo della citta'. Al cesso mi sono rasato del tutto e baffi e capelli, ho cambiato cravatta, ho messo il soprabito scuro e il berretto, la valigia e tutto il resto dentro il borsone, sono andato al cassonetto piu' vicino e ci ho svuotato le cose di piccola dimensione che erano dentro la valigia - il set da cucina (ho tenuto solo il coltello de luxe infilandolo nella cinta dei pantaloni) e gli attrezzi di barberia; camminando al buio poco piu' in la' in un altro cassonetto ci ho ficcato il soprabito chiaro, dopo altri due minuti di cammino in un angolo ho buttato il borsone vuoto, e dopo un altro paio di isolati in un altro cassonetto i vestiti che avevo indossato per cena, ancora qualche minuto di cammino e ho piazzato la valigia vuota e ben aperta su un mucchio di cartoni di qualche negozio vicino, qualcuno se la godra'. Giunto al cassonetto successivo mi sono tolto il soprabito scuro e l'ho lasciato li'. Poco dopo ho tirato il berretto dentro un giardino. Dopo un po' ho piantato il coltello in un'aiuola, dopo averne ripulito il manico dalle impronte con un fazzoletto. Sic transit gloria mundi. Alla prima piazza illuminata ho chiamato un tassi' e mi sono fatto portare a un'altra stazione ancora. E da qui un'altro tassi' e un'altra stazione. Sono salito su questo treno.

*

E qui mi hanno trovato gli amici del principe, e di Salvatore. Mi hanno chiesto se avevo un ultimo desiderio. Si', di raccontare questa storia, ho sempre voluto fare lo scrittore.

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- AA. VV., Chi siamo?, "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 7, luglio 2016, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2016, pp. 264 (+ 12 tavole fuori testo), euro 14.

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Riletture

- George Orwell, Omaggio alla Catalogna, Il Saggiatore, Milano 1964, Mondadori, Milano 1982, 1985, pp. XVI + 288.

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Riedizioni

- Arthur C. Clarke, Le guide del tramonto (1953), Mondadori, Milano 2016, pp. 252, euro 6,90.

- Zane Gray, Il ranger del Texas, Rcs, Milano 2016, pp. 280, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

- John Le Carre', La talpa, Mondadori, Milano 2001, 2013, pp. IV + 416, euro 10.

- S. S. Van Dine, La strana morte del signor Benson, Mondadori, Milano 1988, 2016, pp. 280, euro 5,90.

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2436 del 10 agosto 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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