[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 787
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- Date: Fri, 3 Jun 2016 13:45:01 +0200 (CEST)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)
Numero 787 del 3 giugno 2016
In questo numero:
1. Umberto Santino: L'antimafia e gli imprenditori morali. Da "I cento passi" a "Felicia"
2. La Carta di Lampedusa
3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
1. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: L'ANTIMAFIA E GLi IMPRENDITORI MORALI. DA "I CENTO PASSI" A "FELICIA"
[Ringraziamo di cuore Umberto Santino per averci messo a disposizione questo intervento.
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com
Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato che lo ha sostenuto nella sua lotta, lotta che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio; e' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Tra le opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; cfr. anche il profilo scritto da Anna Puglisi per l'Enciclopedia delle donne e ripubblicato anche in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311 e successivamente ne "La domenica della nonviolenza" n. 315.
Giuseppe Impastato, nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile"; fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Tra le raccolte di scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2002, 2008. Tra le opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994; AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo); Umberto Santino (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato. Le sentenze di condanna dei mandanti del delitto Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2008; Giovanni Impastato e Franco Vassia, Resistere a mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato, Stampa Alternativa, Viterbo 2009]
Il criminologo americano Howard Becker in un saggio pubblicato negli anni '60 sottolineava il ruolo che hanno alcuni personaggi, definiti "imprenditori morali", nel produrre e diffondere idee sulla criminalita', nel suscitare attenzione verso fenomeni classificabili come delittuosi, nell'elaborare progetti e strategie di intervento.
Questo ruolo possono averlo le istituzioni, in primo luogo lo Stato (Pierre Bourdieu parlava di un "pensiero di Stato", nel senso che lo Stato produce le categorie di pensiero che applichiamo a qualunque cosa), i cultori delle scienze sociali, gli scrittori e i giornalisti, i personaggi pubblici che hanno una certa reputazione e un seguito consistente.
In Italia sono ben noti i casi di scrittori come Pasolini e Sciascia, considerati protagonisti del pensiero critico e rimpianti dopo la loro morte perche' non sarebbero stati adeguatamente sostituiti nella loro funzione di segnalatori dei mali sociali e di maestri di moralita'.
Questa funzione da tempo e' esercitata dal cinema e dalla televisione. Sono loro gli attori principali della "societa' dello spettacolo", i creatori del cosiddetto "immaginario collettivo" e su questo terreno spesso i luoghi comuni la fanno da padroni ispirando le narrazioni, sotto forma di film o di telefilm.
Facciamo qualche esempio. Il film "In nome della legge", del 1949, tratto dal romanzo di Guido Loschiavo, dava l'immagine di una mafia che considera le sue leggi come leggi di natura, ma e' pronta a riconoscere lo Stato e a collaborare con esso. Erano gli anni in cui la mafia uccideva dirigenti e militanti delle lotte contadine, ma questi delitti non facevano parte del copione.
Molti anni dopo, lo sceneggiato televisivo "La Piovra" rappresentava una mafia onnipresente e onnipotente, che veniva affrontata da un singolo personaggio, prima un commissario, poi una magistrata, che sopravvivevano solo per esigenze di copione. Il messaggio era: contro una mafia-piovra universale puo' solo lottare un antagonista che non puo' che essere un eroe, un san Giorgio contro il drago. Una storia dimenticata ci dice che contro la mafia hanno lottato centinaia di migliaia di contadini, guidati da dirigenti che non giocavano a fare l'eroe.
Si dice che cinema e televisione hanno un loro linguaggio, richiedono obbligatoriamente un protagonista che riassume in se' una storia esemplare, degna di essere rappresentata. Questo protagonista puo' essere l'eroe antimafia ma puo' anche essere il boss mafioso. Nonostante le considerazioni di Hannah Arendt sulla "banalita' del male", il Male e' piu' fotogenico e attrattivo del Bene. E questo vale tanto per la Bibbia che per la tragedia greca, tanto per Shakespeare che per il piu' modesto sceneggiatore. In ogni caso, l'icona mediatica sostituisce la realta', la piega alle sue esigenze, diventa verita' e luogo comune, gia' per la semplice ragione che raggiunge e forma milioni di spettatori, che difficilmente puo' raggiungere un libro, tranne che non sia un bestseller, che per diventare tale segue le leggi del mercato, molto simili a quelli degli altri media.
Anche per Peppino Impastato e per la madre Felicia il film di Giordana e il telefilm di Albano hanno ricreato la realta' e hanno partita vinta su di essa. Peppino ormai e' identificato come il percorritore-numeratore dei cento passi, il predicatore della "mafia montagna di merda" e della bellezza che spodesta la lotta di classe. E si puo' essere certi che tanti vanno a Cinisi per incontrare quel personaggio piu' che il Peppino reale. Ora il telefilm su Felicia l'ha rappresentata come una sorta di Giovanna d'Arco settantenne, che e' continuamente per strada o altrove per condurre la sua battaglia. Felicia usciva di casa rarissimamente, ma il 14 maggio, pochi giorni dopo l'assassinio, si e' recata al seggio elettorale per votare per suo figlio e i presenti la guardavano con tanto d'occhi. Gli sceneggiatori hanno costruito un personaggio diversissimo dall'originale e questo personaggio sostituira' per tantissimi (si parla di sette milioni di telespettatori, un successo insperato) la Felicia reale. Anche il boss Gaetano Badalamenti e' stato rimodellato secondo i dettami del mafioso da rappresentazione: un essere mostruoso. Al processo nell'aula bunker, Badalamenti dal teleschermo diceva che era stato amico della famiglia Impastato e non ha mosso ciglio davanti al dito puntato di Felicia che lo indicava come assassino del figlio.
In un incontro con il regista mi diceva che la televisione ha le sue regole che non possono essere disattese. Ho fatto i complimenti a Gianfranco Albano per il successo del filmato, ma non ho potuto fare a meno di ribadire quello che avevo detto agli sceneggiatori: Felicia, interpretata da una bravissima Lunetta Savino, era molto diversa da quella che abbiamo visto sugli schermi televisivi. E che io faccio cose che non ho mai fatto e non faccio quelle che ho fatto. Licenze mediatiche piu' forti e suadenti di quelle poetiche.
2. REPETITA IUVANT. LA CARTA DI LAMPEDUSA
[Nuovamente diffondiamo]
La Carta di Lampedusa. Testo approvato a Lampedusa il primo febbraio 2014
Preambolo
La Carta di Lampedusa e' un patto che unisce tutte le realta' e le persone che la sottoscrivono nell'impegno di affermare, praticare e difendere i principi in essa contenuti, nei modi, nei linguaggi e con le azioni che ogni firmatario/a riterra' opportuno utilizzare e mettere in atto.
La Carta di Lampedusa e' il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si e' articolato attraverso l'incontro di molteplici realta' e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014, dopo la morte di piu' di 600 donne, uomini e bambini nei naufragi del 3 e dell'11 ottobre 2013, ultimi episodi di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilita' delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni.
La Carta di Lampedusa non e' una proposta di legge o una richiesta agli stati e ai governi.
Da molti anni le politiche di governo e di controllo dei movimenti delle persone, elemento funzionale alle politiche economiche contemporanee, promuovono la disuguaglianza e lo sfruttamento, fenomeni che si sono acuiti nella crisi economica e finanziaria di questi primi anni del nuovo millennio. L'Unione Europea, in particolare, anche attraverso le sue scelte nelle politiche migratorie, sta disegnando una geografia politica, territoriale ed esistenziale per noi del tutto inaccettabile, basata su percorsi di esclusione e confinamento della mobilita', attraverso la separazione tra persone che hanno il diritto di muoversi liberamente e altre che per poterlo fare devono attraversare infiniti ostacoli, non ultimo quello del rischio della propria vita. La Carta di Lampedusa afferma come indispensabile una radicale trasformazione dei rapporti sociali, economici, politici, culturali e giuridici - che caratterizzano l'attuale sistema e che sono a fondamento dell'ingiustizia globale subita da milioni di persone - a partire dalla costruzione di un'alternativa fondata sulla liberta' e sulle possibilita' di vita di tutte e tutti senza preclusione alcuna che si basi sulla nazionalita', cittadinanza e/o luogo di nascita.
La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilita' e mai strumentalizzate per costruire delle barriere.
La Carta di Lampedusa assume l'intero pianeta come spazio di applicazione di quanto sancisce, il Mediterraneo come suo luogo di origine e, al centro del Mediterraneo, l'isola di Lampedusa. Le politiche di governo e di controllo delle migrazioni hanno imposto a quest'isola il ruolo di frontiera e confine, di spazio di attraversamento obbligato, fino a causare la morte di decine di migliaia di persone nel tentativo di raggiungerla. Con la Carta di Lampedusa si vuole, invece, restituire il destino dell'isola a se stessa e a chi la abita. E' a partire da questo primo rovesciamento dei percorsi fino ad oggi costruiti dalle regole politiche ed economiche predominanti, che la Carta di Lampedusa vuole muoversi nel mondo.
Indipendentemente dal fatto che il diritto dal basso proclamato dalla Carta di Lampedusa venga riconosciuto dalle attuali forme istituzionali, statali e/o sovrastatali, ci impegniamo, sottoscrivendola, ad affermarla e a metterla in atto ovunque nelle nostre pratiche di lotta politica, sociale e culturale.
La Carta di Lampedusa e' divisa in due parti che rispecchiano la tensione tra i nostri desideri e le nostre convinzioni e la realta' del mondo che abitiamo. La Parte Prima elenca i nostri principi di fondo da cui muoveranno tutte le lotte e le battaglie che si svilupperanno a partire dalla Carta di Lampedusa. La Parte Seconda risponde invece alla necessita' di confrontarsi con la realta' disegnata dalle attuali politiche migratorie e di militarizzazione dei confini, con il razzismo, le discriminazioni, lo sfruttamento, le diseguaglianze, i confinamenti e la morte degli esseri umani che esse producono, affermando, rispetto a tale realta', i punti necessari per un suo complessivo cambiamento.
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Parte prima
Liberta' di movimento
La Carta di Lampedusa afferma la liberta' di movimento di tutte e tutti.
Riconoscendo che la storia umana e' storia di migrazioni, ma che le migrazioni sono oggi anche elemento essenziale del neoliberismo e del sistema economico capitalista; riconoscendo che le politiche migratorie sono oggi tra i meccanismi principali attraverso cui si ridefiniscono le divisioni di classe e riemergono i rapporti e le asimmetrie coloniali tra gli stati; affermando l'ipocrisia di ogni retorica politica che promuove l'obiettivo dichiarato di arrestare la mobilita' dei e delle migranti; consapevoli che il diktat di muoversi nel mondo seguendo le necessita' dell'economia globale e' un imperativo che riguarda una grande parte degli esseri umani, mentre la liberta' di farlo seguendo un proprio progetto di vita e' un privilegio a cui ha accesso una parte minoritaria della popolazione mondiale; riconoscendo che il modo in cui vengono regolati i percorsi migratori crea forme di inclusione e di esclusione che producono condizioni giuridiche, sociali ed economiche gerarchicamente diversificate per milioni di persone che si muovono nel mondo, ma alle quali e' preclusa la liberta' di determinare i propri percorsi,
La carta di Lampedusa afferma che non puo' essere accettata nessuna divisione tra gli esseri umani tesa a stabilire, di volta in volta, chi, a seconda del suo luogo di nascita e/o della sua cittadinanza, della sua condizione economica, giuridica e sociale, nonche' delle necessita' dei territori di arrivo, sia libero di spostarsi in base ai propri desideri e bisogni, chi possa farlo soltanto in base a un'autorizzazione, e chi, infine, per poter compiere quello stesso percorso, debba accettare di subire pratiche di discriminazione, di sfruttamento e violenza anche sessuali, di disumanizzazione e mercificazione, di confinamento della propria liberta' personale, e di rischiare di perdere la propria vita.
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Liberta' di scelta
Osservando come le politiche di governo e di controllo delle migrazioni funzionino anche attraverso dispositivi volti a incanalare il percorso migratorio delle singole persone, bloccandole in alcuni paesi, respingendole nei paesi di attraversamento, o riportandole nei paesi di primo arrivo, e condizionino in questo modo le loro possibilita' di scegliere liberamente il loro percorso, il loro luogo di residenza e/o di modificare in qualsiasi momento tale scelta,
La Carta di Lampedusa, slegando il concetto di spazio da ogni logica di proprieta' e privatizzazione, inclusa quella propria della tradizione degli stati nazionali, afferma la liberta' di ogni essere umano di scegliere il luogo in cui abitare e la conseguente liberta' di opporsi e battersi per rimuovere gli ostacoli che a essa si frappongono. Tale liberta' si riferisce anche ai/alle minorenni adolescenti che vanno considerati/e in quanto persone consapevoli, pur nella necessita' di garantire per essi/e ogni forma di tutela legata alla loro minore eta'.
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Liberta' di restare
Dichiarando che i conflitti armati, le catastrofi climatiche e l'ingiustizia globale che devastano gran parte del pianeta sono fenomeni connessi all'attuale modello economico; osservando come, in nome di una crescita economica che non tiene conto della preservazione ambientale e del futuro di tutte le persone, la produzione e' delocalizzata dove il profitto puo' sfuggire ad ogni regola, le risorse sono sfruttate e redistribuite in modo sempre piu' iniquo; affermando che, anche quando migrare appare una scelta intimamente connessa alla vita privata delle persone, essa non e' mai del tutto scindibile dal contesto ambientale e sociale in cui matura; constatando che le diseguaglianze e le ingiustizie economiche violano la liberta' di restare anche di milioni di genitori cui viene di fatto impedito di crescere i/le propri/e figli/e, anche bambini e minori adolescenti, in una condizione di prossimita' perche' la migrazione della madre, del padre o di entrambi, o dei minori da soli, diventa a volte il solo modo di garantire per essi/e le condizioni di vita a cui aspirano;
A. La Carta di Lampedusa afferma la liberta' di restare come liberta' di tutti/e di non essere costretti/e ad abbandonare il paese in cui si nasce o che si abita quando non si sceglie di farlo. La Carta di Lampedusa afferma altresi' la liberta' di lottare, promuovere, costruire tutte le iniziative necessarie a rimuovere ogni forma di sfruttamento, assoggettamento economico, politico, militare e culturale che impedisca l'esistenza autonoma, libera, indipendente e pacifica di tutte le persone che abitano il mondo.
Osservando come i dispositivi di respingimento formali e informali, le pratiche di identificazione, detenzione e confinamento, i percorsi autorizzati ma condizionati, e l'attribuzione di status differenziati, impediscano a chi migra di farlo con la liberta' di scegliere dove arrivare e dove restare,
B. La Carta di Lampedusa afferma la liberta' di restare come liberta' di abitare qualsiasi luogo, diverso da quello di nascita e/o di cittadinanza, anche una volta che le persone abbiano lasciato il proprio paese, e di costruire in tale luogo il proprio progetto di vita.
Riconoscendo nelle norme che oggi condizionano il diritto di soggiorno al possesso di riconoscimenti formali di produttivita' economica uno strumento di ricatto e differenziazione degli status giuridici e delle possibilita' di vita delle persone,
La Carta di Lampedusa afferma che la liberta' di restare nel paese che si e' scelto una volta che si e' lasciato il proprio non puo' in alcun modo essere subordinata allo svolgimento di attivita' lavorativa riconosciuta e autorizzata sulla base delle necessita' del mercato del lavoro dei luoghi di arrivo. La Carta di Lampedusa afferma inoltre che la liberta' di restare e di costruire il proprio progetto di vita nel luogo in cui si e' scelto di abitare implica l'assenza di ogni sfruttamento e un accesso alla salute, alla casa, al lavoro e all'istruzione, alla comunicazione e all'informazione, anche e soprattutto giuridica, senza nessuna discriminazione, cosi' come la rimozione di ogni ostacolo, in ogni ambito dell'esistenza, che possa impedire l'esercizio di tale liberta'.
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Liberta' di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessita' di movimento
Riconoscendo che la produzione cronica e strutturale di conflitti, nonche' delle catastrofi climatiche e ambientali, cosi' come economiche e sociali, determina l'immediata necessita' di abbandonare il luogo in cui essi si sviluppano,
La Carta di Lampedusa afferma che ogni essere umano che si trovi nella necessita' di muoversi dal suo paese di nascita e/o di cittadinanza, o dal paese in cui ha scelto di vivere, in ragione di ogni tipo di persecuzioni individuali e/o collettive, gia' avvenute o potenziali, ha la liberta' di scegliere il luogo in cui stabilirsi e di ricongiungersi in tale luogo con le persone che appartengono al proprio nucleo affettivo. Cio' non deve in alcun modo essere messo in contrapposizione con la liberta' di movimento, di restare e di scelta del luogo in cui abitare delle persone che non vivono tali condizioni.
La Carta di Lampedusa afferma che in tali casi a tutte e tutti deve essere riconosciuta e garantita immediatamente la possibilita' di potersi muovere in sicurezza, senza condizionamenti e impedimenti.
La Carta di Lampedusa afferma inoltre che in tali casi a tutte e tutti devono essere garantite tutele giuridiche, economiche, sociali, culturali ed esistenziali lungo tutti i paesi attraversati nel loro percorso. Le stesse tutele, nonche' l'accesso alla condivisione dello spazio e delle risorse, vanno garantiti nei luoghi in cui le persone avranno scelto di stabilirsi affinche' possano costruire e realizzare il loro progetto di vita. Tali tutele dovranno essere loro garantite anche nel caso in cui decidano di cambiare il luogo in cui abitare.
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Liberta' personale
La Carta di Lampedusa afferma che nessun essere umano, in nessun caso, puo' essere privato della liberta' personale, e quindi confinato o detenuto, per il fatto di esercitare la liberta' di muoversi dal luogo di nascita e/o di cittadinanza, o la liberta' di vivere e di restare nel luogo in cui ha scelto di stabilirsi.
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Liberta' di resistenza
La Carta di Lampedusa afferma la Liberta' di tutte e di tutti di resistere a politiche tese a creare divisione, discriminazione, sfruttamento e precarieta' degli esseri umani, e che generano diseguaglianza e disparita'.
Constatando inoltre come le attuali politiche di governo e di controllo delle migrazioni siano uno dei principali strumenti per creare tali condizioni,
La Carta di Lampedusa afferma la Liberta' di tutti e di tutte di resistere a tali politiche nella loro complessita', cosi' come nei loro specifici meccanismi di funzionamento, che si tratti dell'istituto dei campi di contenimento e/o detenzione, dei confini, dei permessi di soggiorno legati ai contratti di lavoro, delle pratiche di deportazione, espulsione e respingimento, di non parita' nell'accesso al lavoro e alla casa, di sfruttamento della forza lavoro migrante, di precarizzazione delle condizioni di vita e di lavoro, delle politiche di selezione e contenimento della mobilita' in base all'economia di mercato, delle politiche dei visti, delle politiche delle quote, delle pratiche di militarizzazione dei territori e del mare per controllare e impedire la mobilita' degli esseri umani.
La Carta di Lampedusa afferma inoltre la liberta' e il dovere di disobbedire a ordini ingiusti.
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Parte seconda
Smilitarizzazione dei confini
Considerando che, tra i paesi dell'Unione Europea, Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia, Spagna e Svezia, sono tra i dieci maggiori esportatori di armi nel mondo; che un'altissima percentuale di queste viene importata proprio da quei paesi in situazioni di conflitto e/o accusati di violare diritti umani e liberta' democratiche, dai quali le persone fuggono; riconoscendo che le attuali politiche di governo e controllo delle migrazioni comportano un processo di militarizzazione dei territori interni e delle zone di confine degli stati, inclusi quelli da cui si vogliono bloccare o filtrare le partenze, spesso mascherato dalla retorica dell'umanitario o fatto passare per un semplice dispositivo di sicurezza o di vigilanza; riconoscendo che l'isola di Lampedusa ha assunto un ruolo centrale in questo processo e che la militarizzazione tesa al controllo dei confini e delle migrazioni si intreccia con la militarizzazione dei territori a scopi bellici e di difesa degli interessi economici predominanti; constatando che la militarizzazione cosi' intesa comporta specifiche forme di violenza aggiuntiva sui corpi, tra cui la violenza sessuale, in particolare sui corpi delle donne, e osservando come la militarizzazione, producendo morte, comporti spesso la sparizione dei corpi, imponendo forme di affetto e lutto dimezzate per parenti e amici,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' dell'immediata abolizione di tutte le operazioni legate alla militarizzazione dei territori e alla gestione dei dispositivi di controllo dei confini, sia militari che civili, incluso l'addestramento militare ai respingimenti e al controllo della mobilita' delle persone in territorio internazionale.
La Carta di Lampedusa afferma quindi la necessita' della completa riconversione delle risorse sino ad oggi investite e stanziate in tal campo per assicurare percorsi di arrivo garantito delle persone che migrano per necessita', nonche' per scopi sociali rivolti a tutte e tutti.
Considerando che il nesso umanitario-securitario attraverso il quale gli stati impediscono ai e alle migranti di arrivare nello spazio europeo, o intervengono nelle modalita' del loro arrivo, e' uno dei meccanismi fondamentali della militarizzazione dei territori interni e delle zone di confine degli stati, inclusi quelli da cui si vogliono bloccare o filtrare le partenze,
La Carta di Lampedusa afferma l'immediata necessita' di abolire:
- il sistema Eurosur, appositamente concepito per implementare i meccanismi di controllo atti a impedire l'accesso dei e delle migranti nei territori degli stati dell'Unione Europea;
- l'agenzia europea Frontex, appositamente concepita per contrastare l'arrivo delle e dei migranti nei territori degli stati dell'Unione Europea, e le sue missioni attualmente in corso;
- tutte le operazioni dell'Unione Europea e dei suoi stati membri, sia che si svolgano in zone di confine (come l'operazione italiana Mare Nostrum iniziata nel 2013) sia che prevedano l'intervento in stati non membri dell'Unione Europea (come l'operazione Eubam avviata in Libia nel 2013);
- tutti i sistemi di controllo, comunicazione e gli apparati bellici (sistemi elettronici e satellitari, radar, droni, sistemi di controllo biometrico, mezzi aeronavali) volti al controllo delle migrazioni e/o alla militarizzazione dei territori con scopi di guerra e affermazione degli interessi economici dominanti;
- tutte le barriere materiali, con particolare riferimento ai muri e alle barriere fisiche che attorniano l'Unione Europea e che si espandono nei territori degli stati confinanti con il fine di impedire la liberta' di movimento.
Inoltre, per il ruolo che la militarizzazione assume nello specifico contesto siciliano, La Carta di Lampedusa esige la cessazione immediata:
- dell'uso della base di Sigonella per il transito di reparti specializzati delle forze armate Usa utilizzati per l'addestramento delle forze di polizia e armate dei regimi africani;
- del ruolo strategico della base Sigonella per il comando e la gestione di droni di proprieta' delle forze armate Usa e Nato anche in funzione di vigilanza e sostegno alle operazioni di controllo e contrasto delle migrazioni;
- delle procedure per l'installazione di una delle stazioni terrestri del Muos a Niscemi che avra', tra gli altri, il compito strategico di coordinare gli utenti mobili, tra cui droni, nelle operazioni di sorveglianza del Mediterraneo e respingimento dei e delle migranti in regime di extraterritorialita'.
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Liberta' di movimento II
Riaffermando la Liberta' di movimento cosi' come definita nella Prima parte,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di abolire immediatamente il sistema dei Visti che, impedendo a una parte della popolazione mondiale di muoversi liberamente, e istituendo una mobilita' selettiva, costringe tutti/e coloro che non possono ottenere un visto a rischiare la vita nel tentativo di attraversare le frontiere, o ad attraversarle con modalita' che comportano forme di discriminazione nell'accesso ai diritti una volta raggiunto lo spazio europeo.
Constatando che negli accordi economici e di aiuto allo sviluppo l'Unione Europea impone ai paesi considerati a rischio migratorio il controllo e la militarizzazione dei loro confini, cosi' come la riammissione dei e delle migranti espulsi/e dall'Unione Europea e che abbiano transitato sul loro territorio; considerando che tale imposizione diviene criterio di negoziazione delle quote di ingresso dei loro cittadini sul territorio dell'Unione Europea,
La Carta di Lampedusa afferma l'esigenza di eliminare il principio delle clausole migratorie da tutti gli accordi e che i paesi a cui esso viene imposto rifiutino tale principio nelle negoziazioni, nonche' di contrastare le attuali politiche europee di vicinato, liberando le relazioni tra i popoli e tra gli stati da ogni forma di strumentalizzazione ai fini del controllo delle migrazioni.
Rilevando come le attuali politiche migratorie dell'Unione Europea tendano a legare la possibilita' del soggiorno legale delle persone nei suoi stati membri alle esigenze del mercato del lavoro, sino a prevedere un nesso inscindibile tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro; individuando in questo legame l'origine di ogni possibilita' di ricatto sui lavoratori e le lavoratrici migranti da parte dei datori di lavoro, possibilita' questa che comporta la limitazione dei diritti e delle tutele per tutti/e i lavoratori e le lavoratrici,
La Carta di Lampedusa afferma l'immediata necessita' di svincolare definitivamente il diritto di ingresso, di soggiorno e di permanenza sui territori degli stati membri al possesso di un rapporto di lavoro.
Rilevando come il sistema delle quote di ingresso, adottato dagli stati membri dell'Unione Europea e stabilito prevalentemente sulla base delle loro necessita' economiche, sia uno dei principali meccanismi di clandestinizzazione delle persone,
La Carta di Lampedusa afferma l'immediata necessita' di abolire il sistema delle quote, nonche' la necessita' di riconoscere il diritto al soggiorno a tutti e tutte coloro che abbiano gia' fatto ingresso sul territorio europeo, superando definitivamente la logica delle sanatorie.
La Carta di Lampedusa afferma inoltre la necessita' di abrogare i limiti qualitativi (legati a criteri di reddito e di abitazione) e quantitativi (legati al numero e all'eta' delle persone da ricongiungere) attualmente imposti al ricongiungimento familiare.
Rispetto alle persone minorenni la Carta di Lampedusa sostiene il principio dell'interesse prevalente del/della minorenne relativamente a qualunque scelta o decisione lo/la riguardi; sostiene la presunzione della minore eta' e la necessita' di eliminare l'utilizzo di pratiche mediche invasive volte all'accertamento della stessa; promuove l'attivazione immediata della tutela e di tutti gli strumenti tesi a garantire alla/al minorenne l'esercizio di ogni diritto. In tutti i momenti del percorso migratorio delle persone minorenni, inoltre, le operazioni di assistenza e di accompagnamento non devono essere espletate dalle forze militari o di polizia, bensi' da personale qualificato e competente. In tutti i momenti del percorso migratorio ogni persona, se posta di fronte ai rappresentanti di qualsiasi ente o istituzione deve essere messa nelle condizioni effettive di comprendere quello che gli sta accadendo, di essere informata dei propri diritti, di essere ascoltata, di farsi comprendere nella propria lingua e di partecipare alle decisioni che la riguardano.
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' dell'immediata abrogazione delle norme che direttamente o indirettamente configurano come reato l'ingresso e/o il soggiorno qualificato come irregolare, nonche' dell'immediata abrogazione delle figure di reato che direttamente o indirettamente criminalizzano il soccorso, l'accoglienza e l'ospitalita' dei migranti a prescindere dalla regolarita' del loro ingresso e del loro soggiorno.
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Liberta' di scelta II
Riaffermando la Liberta' di scelta cosi' come definita nella Prima parte,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di abrogare tutte le norme nazionali e internazionali, con particolare riferimento alla normativa europea che discende dal trattato di Schengen, che limitano la liberta' di movimento, di restare e di scegliere dove vivere dei cittadini europei e di quelli provenienti dai cosiddetti paesi terzi, anche nella loro specificita' di richiedenti protezione internazionale.
La Carta di Lampedusa afferma in particolare la necessita' dell'immediata abrogazione del Regolamento di Dublino, e di tutte le sue successive modifiche, che impone alle e ai migranti di fare richiesta di protezione internazionale nel primo stato membro in cui fanno ingresso, impedendo in tal modo alle persone di portare a compimento il proprio progetto di vita. In questo senso si ribadisce la liberta' di scelta delle e dei richiedenti protezione internazionale in ordine al paese presso cui chiederla, posta la necessita' che tutti gli stati raggiungano standard parimenti elevati di protezione e accoglienza con sanzioni tempestive ed efficaci a carico degli stati membri che non ottemperino agli standard.
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Liberta' di restare II
Riaffermando la liberta' di restare come definita dalla Prima parte,
Rilevando come uno dei principali strumenti di subordinazione e di controllo dei e delle migranti sia lo stretto legame tra il diritto di soggiorno e l'espletamento di piu' o meno complessi adempimenti burocratici; rilevando come le norme che regolano tali adempimenti rappresentino in diversi paesi una vera e propria legislazione separata e differenziata che costruisce figure giuridiche a diritti ridotti e sempre subordinati alla tutela dei confini delle nazioni e degli interessi degli stati suddetti,
La Carta di Lampedusa afferma l'immediata necessita' di eliminare ogni presupposto che, nelle norme o nelle prassi, renda ineguale l'accesso ai diritti riconosciuti sulla base della cittadinanza, sia per cio' che concerne l'accesso al welfare, sia per quanto riguarda i meccanismi che regolano l'accesso al lavoro, sia per cio' che concerne i diritti politici, compreso il diritto di voto cosi' come gli atti di stato civile. Ritiene altresi' immediata la necessita' di ridurre gli adempimenti richiesti per formalizzare la presenza in un determinato luogo a un mero accertamento, qualunque sia la propria cittadinanza, e la necessita' di sottrarre tali funzioni al Ministero dell'Interno ed alle forze di Polizia.
A. Diritto al lavoro:
Sottolineando come interi settori del mercato del lavoro in Europa si basino sullo sfruttamento della manodopera migrante e che, come nel caso del lavoro domestico e di cura prestato soprattutto da donne migranti, la sua disponibilita' a basso costo e a diritti ridotti contribuisca a superare i deficit delle istituzioni pubbliche, ma anche a permettere la loro deresponsabilizzazione; affermando come le forme di sfruttamento neoschiavistico generalizzate nei confronti delle e dei migranti implichino anche forme di ricatto e violenza, sia fisica che psicologica, inclusa quella di genere e sessuale; constatando come venga costantemente precluso l'accesso a numerose professioni per donne e uomini a partire da una segmentazione del mercato del lavoro sulla base dell'origine e/o della cittadinanza; rilevando come a tali aspetti si aggiunga in molti casi il mancato riconoscimento dei titoli di studio posseduti e delle competenze acquisite (siano esse documentate o meno) e quindi di fatto la cancellazione e la negazione di percorsi di vita personali e professionali,
La Carta di Lampedusa afferma che il diritto all'accesso a tutte le professioni e a un lavoro libero da ogni sfruttamento, da svolgersi in condizioni di sicurezza e rispetto della persona in tutte le sue dimensioni, debba essere garantito a tutti e a tutte senza discriminazione alcuna. Tale diritto va garantito a parita' di salario e nel rispetto delle norme contrattuali - costantemente violate anche dalla delocalizzazione strumentale della produzione e della forza lavoro - soprattutto laddove cio' implichi una revisione del sistema economico e sociale dei paesi interessati nella direzione di una piu' equa redistribuzione delle risorse e dei servizi.
B. Diritto all'abitare:
Rilevando come l'esercizio del diritto ad abitare sia oggi compromesso per una parte significativa della popolazione e si riveli quindi stratificato sulla base del reddito e spesso discriminatorio rispetto alla cittadinanza delle persone; considerando come il pieno esercizio del diritto all'abitare sia preliminare alla possibilita' di esercitare altri diritti come quelli politici e altre liberta' come quella di costruire il proprio progetto di vita nel territorio in cui si vive; rilevando come nel caso di alcune minoranze e di alcuni gruppi definiti su base nazionale, religiosa, sociale e/o economica, il diritto all'abitare sia costantemente violato dal loro confinamento in determinati spazi e luoghi separati dal resto del contesto urbano e designati a questo scopo sulla base di pregiudizi discriminatori che costringono spesso i membri di queste minoranze e di questi gruppi a modificare il proprio stile e il proprio progetto di vita; constatando l'accertata disponibilita' di un numero considerevole di immobili, di proprieta' sia pubblica che privata, lasciati in abbandono, inutilizzati o sottoutilizzati, e non destinati al soddisfacimento del diritto all'abitare,
La Carta di Lampedusa afferma il diritto di ogni essere umano di ottenere, conquistare e costruire la possibilita' di abitare in un luogo adeguato al proprio progetto di vita e rispettoso di tutte le dimensioni, sempre sociali e relazionali, in cui possa realizzarsi la sua esistenza.
C. Diritto di cura e di accesso al welfare
Affermando come la piena realizzazione delle persone e dei loro progetti di vita non puo' che avvenire all'interno di un sistema di interdipendenze con gli/le altri/e e con la societa' tutta, e che tali interdipendenze divengono piu' significative in alcune fasi della vita, come la gravidanza, la genitorialita', l'infanzia o la vecchiaia, nonche' in alcune condizioni dell'esistenza, come la malattia o la disabilita'; constatando come l'attuale accesso alle politiche pubbliche e sociali che garantiscono la sostenibilita' di queste interdipendenze discrimini sulla base della cittadinanza, del genere, e dello status sociale, economico e giuridico delle persone,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di garantire un accesso senza discriminazioni alle strutture sanitarie, alle cure mediche, e alle prestazioni monetarie e in termini di servizi, compresi quelli per la maternita' e per l'infanzia, indispensabili per il pieno esercizio del diritto di ogni persona a ricevere e a dare cura.
D. Diritto all'istruzione
Affermando come un accesso non discriminatorio ai saperi, alla conoscenza e all'istruzione attraverso percorsi di apprendimento garantiti per tutti e tutte sia alla base della possibilita' di costruire il proprio progetto di vita e della realizzazione delle persone in tutte le loro dimensioni; constatando come le politiche attuali ostacolino in alcuni paesi questo accesso, sulla base di prassi e normative che lo subordinano al possesso di determinati status giuridici, economici e sociali; affermando come l'apprendimento della lingua del paese in cui si sceglie di vivere sia un diritto fondamentale di ognuno/a in quanto condizione essenziale per poter realizzare il proprio progetto di vita; affermando che, in ogni caso, l'apprendimento e la conoscenza della lingua del paese in cui si sceglie di vivere non debbano mai essere adottati a livello istituzionale come criteri selettivi e come requisiti per l'ottenimento e il rinnovo dei permessi di soggiorno,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di rimuovere tutti gli ostacoli che discriminano rispetto all'accesso ai saperi, alla conoscenza, all'istruzione, e all'apprendimento delle lingue del paese in cui si vive e delle lingue materne, nonche' ai contesti relazionali in cui questo accesso puo' avvenire e arricchirsi, di assicurare il riconoscimento dei titoli di studio e della qualita' dei percorsi formativi e professionali, ove necessario integrandoli, e di cancellare tutte le prassi e le normative che nei diversi paesi creano percorsi di istruzione separati e differenziati sulla base della cittadinanza o dello status giuridico, sociale ed economico.
E. Diritto alla preservazione e alla costruzione del proprio nucleo familiare e affettivo
Affermando la liberta' di ciascun essere umano di costituire un nucleo familiare e/o affettivo con le persone con cui sceglie di farlo, nel rispetto della loro liberta', a prescindere dalla loro cittadinanza e dal loro status giuridico, economico e sociale, nonche' dall'orientamento sessuale; rilevando come la possibilita' di costruire o preservare il proprio nucleo familiare e affettivo sia spesso subordinata alle condizioni economiche e sociali delle persone, che si rivelano ancora piu' significative nel caso dei e delle migranti, solitamente inclusi a diritti ridotti nel mercato del lavoro e nel sistema sociale delle politiche pubbliche,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di cancellare tutte le ingerenze istituzionali che, attraverso la produzione di prassi, dispositivi di controllo e normative, limitano e/o inibiscono la liberta' delle persone di preservare e costruire il proprio nucleo familiare e affettivo, e che introducono all'interno di quest'ultimo differenze di status, giuridico e non solo, specie nel caso dei matrimoni tra cittadini o cittadine di uno stato membro dell'Unione Europea e persone che non lo sono, o di matrimoni tra persone entrambe non cittadine di stati membri.
La Carta di Lampedusa afferma inoltre la necessita' di riconoscere ai fini del rispetto dell'unita' familiare e affettiva e anche per cio' che riguarda le procedure amministrative di ingresso e soggiorno, le unioni di fatto tra cittadini o cittadine di uno stato membro dell'Unione Europea e persone che non lo sono, o tra persone entrambe non cittadine di stati membri.
F. Diritto alla partecipazione sociale e politica
Considerando come ad oggi milioni di persone vivano stabilmente sul territorio del paese che abitano senza avere accesso alla vita politica e sociale dello stesso, a causa di ostacoli normativi e burocratici, nonche' di condizioni economiche, ambientali e abitative,
La Carta di Lampedusa afferma che ogni persona, indipendentemente dalla sua cittadinanza, dal suo status giuridico, sociale o economico, deve potere, se lo desidera, partecipare pienamente allo spazio pubblico e sociale del luogo in cui vive, e avere pieno accesso agli ambiti in cui tale partecipazione si manifesta, inclusi quelli elettorali e rappresentativi delle istituzioni democratiche ai livelli locali, nazionali e sovranazionali.
G. Affermazione di un linguaggio della non discriminazione nel rispetto di tutte e tutti
Constatando come ad oggi la retorica xenofoba e apertamente razzista, che trova ampia diffusione nello spazio pubblico e nei media di tutte le categorie, nonche' quella propria del razzismo differenziale che guarda alle culture come forme statiche e immutabili, favoriscano le discriminazioni giuridiche, economiche e sociali; affermando come le numerose forme con cui si manifesta il razzismo mediatico siano strettamente connesse con le forme di razzismo istituzionale che limitano, attraverso normative e prassi, l'accesso ai diritti sulla base dell'origine e/o della cittadinanza delle persone; constatando l'uso ormai diffuso e normalizzato anche nei testi di legge di termini come "clandestino", che rinviano a stereotipi e pregiudizi criminalizzanti e, in generale, l'utilizzo di espressioni e toni stigmatizzanti e discriminatori nei confronti di persone in base alla loro reale o presunta origine e/o appartenenza sociale, culturale o religiosa; rilevando come tali processi di criminalizzazione e stigmatizzazione vengano messi in atto attraverso la costante negazione del diritto di parola e del diritto all'auto-rappresentazione e all'auto-narrazione dei migranti all'interno dei media e degli spazi pubblici, producendo di conseguenza un'informazione parziale e unilaterale; ribadendo come la spettacolarizzazione del momento dell'arrivo dei migranti, sull'isola di Lampedusa come in molte altre frontiere d'Europa, con l'utilizzo di un linguaggio allarmistico e securitario - che travisa la realta' dei fenomeni e cancella le storie delle persone - contribuisca ad acuire fenomeni di razzismo e di discriminazione,
La Carta di Lampedusa esprime una visione politica di relazione tra le persone che non dipenda in alcun modo dalla loro origine e/o cittadinanza, nonche' dalla loro reale o presunta appartenenza culturale o religiosa, e la necessita' di combattere ogni linguaggio fondato su pregiudizi, discriminazioni e razzismo, comunque si manifesti, in ogni contesto e in ogni luogo.
Rilevando come le risorse pubbliche per la fruizione e la produzione dell'arte e della cultura sono di fatto spesso non accessibili, la Carta di Lampedusa afferma inoltre il diritto di tutte e tutti ad accedere alle risorse pubbliche, ai fondi e agli spazi pubblici per l'arte e la cultura.
H. Nuove forme di cittadinanza
Constatando come l'istituto della cittadinanza si sia rivelato dalla nascita degli stati-nazione un meccanismo inclusivo ma, al contempo, fortemente esclusivo, tanto da trasformare l'accesso ai diritti, anche a quelli sanciti come universali, in un privilegio legato allo status giuridico; constatando come ad oggi l'Unione Europea non abbia introdotto alcun criterio innovativo nell'accesso alla cittadinanza europea che potesse dare a essa una portata inclusiva, ma abbia limitato la sua attribuzione ai soli individui che gia' possedevano una delle cittadinanze degli stati membri; considerando altresi' come nel processo di allargamento dell'Unione Europea si sia costituita una gerarchia interna alle diverse cittadinanze in base agli stati membri di appartenenza,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di riconoscere l'esercizio pieno di pari diritti a chiunque si trovi nello spazio europeo a prescindere dalla sua cittadinanza, e la necessita' immediata del riconoscimento di una cittadinanza europea basata sullo ius soli.
La Carta di Lampedusa afferma in ogni caso la necessita' di elaborare nuove modalita' di relazione tra istituzioni e persone, basandole sulla residenza e non piu' sull'appartenenza nazionale.
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Liberta' di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessita' di movimento II
Ribadendo la Liberta' di movimento, di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessita' di movimento cosi' come affermato nella Prima parte,
Rifiutando le politiche umanitarie messe in atto dalle strutture statali, sovrastatali e dalle organizzazioni internazionali, in quanto politiche che si fondano sul presupposto di riconoscere a una parte degli esseri umani una ridotta possibilita' di movimento; bloccano le persone che si muovono per necessita' nelle zone di prima sicurezza, o comunque condizionano i loro percorsi, con il risultato di costringere migliaia di esseri umani a condizioni di vita precarie e di sussistenza nei campi per lunghi periodi o in modo permanente; favoriscono le scelte dell'Unione Europea in materia di asilo tese a delocalizzare o esternalizzare la protezione trasferendo le persone su base selettiva (resettlement) o impedendo il loro arrivo in Europa (regional protection program); si configurano come il risvolto delle politiche di guerra, di militarizzazione e di sfruttamento economico dei territori,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di costruire percorsi di arrivo garantito immediato per chi lascia il territorio di nascita e/o di cittadinanza e/o di residenza, per sfuggire a guerre, persecuzioni individuali o collettive, catastrofi climatiche e ambientali, cosi' come economiche e sociali, senza che cio' in alcun modo venga messo in contrapposizione con la liberta' di movimento delle persone che non vivono tali condizioni. La Carta di Lampedusa afferma che nel periodo necessario a costruire tali percorsi occorre che tutti rispettino in modo assoluto gli obblighi di soccorso sanciti a livello internazionale, senza conflitti di competenza geografica e senza quei ritardi che nel tempo hanno prodotto migliaia di morti; deve essere inoltre garantita l'immediata tutela delle e dei richiedenti protezione internazionale, sin dal primo contatto con le autorita' dello stato membro a prescindere da dove e come tale contatto si determina (anche nelle acque o nelle aree internazionali).
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di sospendere immediatamente ogni pratica di respingimento formale e informale alle frontiere interne ed esterne dell'Unione Europea.
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di mettere fine alle politiche di esternalizzazione dell'asilo, con cui l'Unione Europea demanda la competenza della protezione internazionale agli stati di transito delle persone che si muovono per necessita'. In questa prospettiva anche nelle situazioni di emergenza sopra elencate deve essere garantito alle persone il diritto di scelta per come e' definito in questa Carta.
Pur riconoscendo la specificita' dei percorsi di chi si muove per necessita', la Carta di Lampedusa rifiuta i criteri che regolano le verifiche di status e che, nella prassi, impongono alle persone di dimostrare le ragioni della loro migrazione al fine di potere accedere a determinati diritti.
La Carta di Lampedusa afferma inoltre la necessita' che nei territori di arrivo siano messe in campo tutte le iniziative necessarie ad assicurare la possibilita' di inserimento immediato dei e delle richiedenti protezione internazionale e dei e delle rifugiati/e nel tessuto economico e sociale.
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' di mettere fine al sistema di accoglienza basato su campi e centri per costruire invece un sistema condiviso nei diversi territori coinvolti, del Mediterraneo e oltre, basato sulla predisposizione, in ogni luogo, di attivita' di accoglienza diffusa, decentrata e fondata sulla valorizzazione dei percorsi personali, promuovendo esperienze di accoglienza auto-gestionaria e auto-organizzata, anche al fine di evitare il formarsi di monopoli speculativi sull'accoglienza e la separazione dell'accoglienza dalla sua dimensione sociale. La programmazione degli interventi sociali di prima accoglienza, successivi all'arrivo, deve tenere conto della costituzione familiare e parentale, preservando in ogni condizione la continuita' delle relazioni genitoriali, di parentela e affettive.
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Liberta' personale II
Riaffermando la Liberta' personale come definita dalla Prima parte,
Rilevando come le politiche migratorie impongano, all'interno dei territori degli stati membri dell'Unione Europea e ai loro confini, il sistema della detenzione amministrativa dei e delle migranti privi/e di permesso di soggiorno, cosi' come il sistema di confinamento diffuso per i/le richiedenti protezione internazionale in spazi che presentano tutte le caratteristiche di luoghi di detenzione per i periodi di espletamento delle pratiche volte all'ottenimento dello status di rifugiato/a; constatando come le politiche di governo e di controllo delle migrazioni dell'Unione Europea siano riuscite a diramare la pratica della detenzione e del confinamento delle e dei migranti e delle e dei richiedenti protezione internazionale anche negli stati non membri dell'Ue;
Denunciando tutte le morti e le violenze avvenute all'interno dei centri di detenzione e confinamento su tutto il territorio dell'Unione Europea e dei paesi in cui e' esternalizzato il controllo delle frontiere; morti e violenze su cui non e' mai stata fatta chiarezza e che sono rimaste impunite;
Ribadendo l'impossibilita' di qualunque riforma di tali luoghi, constatando le loro funzioni simboliche e poliziesche di criminalizzazione, cosi' come di costruzione dell'inferiorizzazione giuridica, economica e sociale dei e delle migranti, e rilevando altresi' l'ingente dispendio di risorse pubbliche destinate a tale sistema, ed erogate a soggetti che speculano sulle vite dei e delle migranti,
La Carta di Lampedusa afferma la necessita' dell'immediata abrogazione dell'istituto della detenzione amministrativa e la chiusura di tutti i centri, comunque denominati o configurati, e delle strutture di accoglienza contenitiva - siano essi legalmente istituiti secondo leggi vigenti, o semplici decreti e regolamenti, o informalmente preposti alla detenzione e al confinamento delle persone - e la conversione delle risorse fino ad ora destinate a questi luoghi a scopi sociali rivolti a tutti e a tutte.
3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 787 del 3 giugno 2016
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