[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 770



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 770 del 14 maggio 2016

 

In questo numero:

1. Luigi Mara

2. Luciana Castellina ricorda Luigi Mara

3. Medicina Democratica ricorda Luigi Mara

 

1. LUTTI. LUIGI MARA

 

E' deceduto Luigi Mara.

Il migliore dei maestri e dei compagni.

 

2. LUTTI. LUCIANA CASTELLINA RICORDA LUIGI MARA

 

Venerdi' scorso, solo una settimana fa, al circolo Arci di Varese dove come al solito parlavamo dei guai della sinistra l'abbiamo ricordato, come del resto sempre quando si doveva richiamare non solo una bella esperienza del passato, ma un esempio da poter seguire anche oggi, solo che si abbia l'ottimismo della volonta'. Perche' Luigi Mara non era mai diventato un "vecchio compagno d'armi", e' sempre rimasto - e da quando lo conobbi sono passati piu' di 40 anni - un riferimento essenziale per capire cosa vuol dire fare sinistra senza chiudersi in un imbelle identitarismo.

Mi era dispiaciuto che non fosse li' con noi, tanti ancora qui provenienti dal vecchio Pdup di questa provincia dove mi capito' (quasi per caso) di essere eletta per la prima volta in Parlamento, nel lontano 1976. Mi ripromettevo di vederlo qualche giorno dopo a Busto Arsizio, dove, vicino alla "sua" Montedison, uno dei luoghi sacri delle battaglie degli anni '70, a Castellanza, Luigi Mara ancora viveva e operava. Invece mi e' arrivata, tristissima e inattesa, una mail dei compagni Colombo, Medici, Rebellato, Cova, Maran, a nome del Gruppo di Prevenzione e Igiene Ambientale della Montedison di Castellanza, che da tre decenni ha dato vita al Centro per la salute Giulio Maccacaro. "Cara Luciana, ieri sera, a causa di una improvvisa emorragia cerebrale, e' mancato Luigi Mara. Non abbiamo parole". Non ne ho neppure io, per il dolore. Luigi e' uno dei tanti compagni che mi ha insegnato di piu' sul lavoro. Scusate il richiamo personale. Ma dovete capire che in quel decennio che segui' il '68 noi, che pure eravamo stati gia' cosi' a lungo nel Pci, scoprimmo una quantita' di cose nuove. Perche' non era mai capitato che la milizia politica ci portasse cosi' vicino alla fabbrica, dentro i suoi problemi. A chi non era operaio, prima, non capitava se non era sindacalista.

Luigi e' stato, ed e' rimasto, importantissimo. Perche' non fu solo l'ispiratore principale del Consiglio di fabbrica di questa grande (ormai quasi vuota) fabbrica lombarda, ma perche' fu il vero inventore di una dimensione politica piu' vasta e decisiva dei nuovi organismi che la lotta aveva creato nelle aziende: i Consigli di Zona. Aveva capito che le sorti della condizione operaia non si giocavano piu' solo nei reparti, ma fuori, nella citta' dove vivevano, e che dunque bisognava usare della forza operaia e del nuovo ruolo politico dei Consigli per investire anche le politiche della sanita', urbanistiche, scolastiche, tutto. Il suo incontro con un altro straordinario compagno, Giulio Maccacaro, creatore di Medicina Democratica, uno degli organismi piu' preziosi nella lotta per rendere vivibili le condizioni ambientali mortali allora per lo piu' ancora ignorate, fuori e dentro la fabbrica, fu per Mara (e reciprocamente per Maccacaro) importantissimo. Fu, si puo' ben dire, da Castellanza, che partirono le lotte per Scarlino e per tutti gli altri luoghi dove la produzione uccideva. E da Castellanza parti' l'azione che apri' le aziende fino ad allora affidate alle "cure" della proprieta', all'intervento delle Usl, l'unita' sanitaria locale pubblica. E proprio sull'esperienza pioniera di Castellanza si e' modellata in seguito la legge varata in Brasile. Luigi, sul tema della salute, e specificamente della sicurezza sul lavoro, aveva una dolorosa esperienza diretta: aveva perso alle macchine ambedue le braccia. Anziche' solo vittima, quella terribile mutilazione lo rese una intelligentissima bandiera.

Quando vi dico che il suo operare politico era tuttora cosi' importante e' perche' a me capita davvero di citarlo in ogni occasione quando dico che non bastano a salvare la democrazia nel nostro paese - e dunque la sinistra che della democrazia ha piu' bisogno - ne' il diritto a pronunciarsi ogni cinque anni per dire se ci e' piaciuto o meno quanto ha fatto il presidente del consiglio di turno, ma neppure limitarsi a costruire un partito decente. Che occorre anche, contemporaneamente, costruire forme di organizzazione della societa' in cui si possa esprimere direttamente la capacita' e volonta' dei cittadini di gestire la societa', riappropriandosi di funzioni che la burocrazia statale ha espropriato. Che, insomma, una democrazia organizzata, e' essenziale e che la sinistra non puo' essere tanto statalista da demandare il suo fare solo a quando conquistera' palazzo Chigi. Perche' anche conquistarlo non bastera' a cambiare la societa'. Luigi Mara questo lo aveva capito bene e anche se oggi la stessa parola Consigli di Zona la ricordano in pochi, quello che lui insieme agli altri compagni di Medicina Democratica hanno continuato a fare, e' a quel momento alto della nostra storia politica che ci rimanda. Mi piacerebbe che il nuovo soggetto politico che, fra molti travagli, e pero' suscitando grandi aspettative, stiamo costruendo, dedicasse all'esperienza di Luigi Mara molta e seria riflessione.

Alla moglie Antonia e alla figlia Laura che, come avvocato del lavoro, l'ha molto coadiuvato nelle sue battaglie, le affettuose condoglianze de "Il manifesto".

 

3. LUTTI. MEDICINA DEMOCRATICA RICORDA LUIGI MARA

 

Luigi Mara, fondatore di Medicina Democratica nel 1976 con Giulio A. Maccacaro, ci ha lasciato, inesorabilmente colpito da un improvviso malore nel pomeriggio del 12 maggio.

Impossibile, a caldo, esprimere oltre al dolore di tale perdita quanto Luigi rappresentasse per il nostro Movimento, per l'ambientalismo scientifico e il movimento operaio.

Un oramai raro esempio di intellettuale in cui il rigore scientifico e la chiarezza di intenti si univano a una integra (e integrale) scelta di classe.

Esigente in primo luogo con se stesso, instancabile e incredibilmente capace di lavorare contemporaneamente su molteplici argomenti ed iniziative, ha caratterizzato la storia quarantennale di Medicina Democratica con un autentico umanesimo: a favore dei piu' deboli affinche' si risvegliasse la coscienza e l'autoorganizzazione dal basso (la non delega).

Ha inoltre portato nelle aule dei tribunali la richiesta di giustizia e di riconoscimento della dignita' per le vittime dell'organizzazione capitalista dei luoghi di lavoro svelando la scienza (e gli scienziati) al servizio del profitto, si e' battuto per una giusta condanna dei responsabili dei tanti ecocidi sparsi per l'Italia e non solo (da Porto Marghera all'Eternit).

A tutti gli appartenenti a Medicina Democratica il compito di raccogliere il testimone e proseguire, a barra diritta, nella lotta per l'affermazione della salute a partire dal diritto ad un ambiente salubre.

Ci uniamo tutti nella vicinanza e nel sostegno ai familiari.

 

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Numero 770 del 14 maggio 2016

 

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