[Nonviolenza] Telegrammi. 2300



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2300 del 27 marzo 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. E' deceduto Fulvio Cesare Manara

2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Fulvio Cesare Manara (in appendice: Fulvio Cesare Manara: Letture che ci muovono alla nonviolenza. Otto libri da non perdere) (2010)

3. Segnalazioni librarie

4. La "Carta" del Movimento Nonviolento

5. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. E' DECEDUTO FULVIO CESARE MANARA

[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo.

Fulvio Cesare Manara e' nato a Bergamo nel 1958, coniugato con tre figli, laureato in filosofia presso l'Universita' degli studi di Milano, ha frequentato seminari di ricerca e studio negli Stati Uniti. Perfezionatosi a Padova in didattica della filosofia, e' stato professore aggregato presso la Facolta' di Scienze della Formazione dell'Universita' di Bergamo, dove si e' occupato di educazione al pensare e comunita' di ricerca filosofica, di educazione alla nonviolenza e di formazione alla trasformazione nonviolenta dei conflitti. Ha operato quale formatore di formatori ed e' intervenuto in corsi di formazione in molti enti ed agenzie sia pubblici che del privato sociale in varie parti d'Italia. Ha collaborato in qualita' di redattore a "Comunicazione filosofica. Rivista telematica di ricerca e didattica filosofica". Nel settore disciplinare della didattica della filosofia ha pubblicato una quindicina di saggi e alcune recensioni, oltre al volume Comunita' di ricerca e iniziazione al filosofare. Appunti per una nuova didattica della filosofia, Lampi di Stampa, Milano 2004. Nel settore degli studi sulla nonviolenza si e' occupato continuativamente di etica della nonviolenza e di educazione alla nonviolenza (sia individuandone le sorgenti tanto nella dimensione teoretica quanto in quella pratica, sia, piu' in particolare, studiando le dinamiche della trasformazione nonviolenta dei conflitti), in questo campo di tematiche ha scritto una ventina tra saggi e articoli, ed ha pubblicato il volume Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006. Ha operato quale formatore con esperienza di metodologia attiva: addestrato nelle competenze dell'ascolto attivo e della gestione del lavoro di gruppo, grazie ad una esperienza ventennale di animazione e facilitazione di gruppi, ha animato a sua volta all'ascolto attivo, alla comunicazione dialogale, al pensare insieme, ad una gestione di gruppo centrata sulla leadership partecipativa ed alla trasformazione nonviolenta dei conflitti. E' deceduto nel 2016. Tra le opere di Fulvio Cesare Manara: Scritti vari sulla nonviolenza, l'obiezione di coscienza e l'educazione alla pace, Eirene, Bergamo 1990; Comunita' di ricerca e iniziazione al filosofare. Appunti per una nuova didattica della filosofia, Lampi di Stampa, Milano 2004; Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006"]

 

Cari tutti,

abbiamo avuto notizia che ieri ci ha lasciati il nostro amico Fulvio Cesare Manara.

Con grande tristezza, queste sono le poche righe che abbiamo affidato poco fa alla pagina facebook del Movimento Nonviolento.

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In questo "annus horribilis" per la nonviolenza italiana, dopo Nanni Salio, ieri pomeriggio ci ha lasciati improvvisamente anche Fulvio Cesare Manara, instancabile ricercatore ed educatore di nonviolenza.

Docente dell'Universita' di Bergamo e amico del Movimento Nonviolento. Ha dato molto della nonviolenza italiana, in particolare sul piano dello studio, della formazione e della didattica, con uno sguardo lucido e appassionato. Non ha mai fatto mancare il suo contributo di pensiero alla nostra rivista "Azione nonviolenta".

Siamo vicini al dolore della sua famiglia. E lascia anche in tutti noi un grande vuoto.

Ciao, Fulvio!

 

2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO FULVIO CESARE MANARA (IN APPENDICE: FULVIO CESARE MANARA: LETTURE CHE CI MUOVONO ALLA NONVIOLENZA. OTTO LIBRI DA NON PERDERE) (2010)

[Riproponiamo la seguente intervista a Fulvio Cesare Manara gia' pubblicata nel supplemento "Coi piedi per terra" n. 401 del 31 ottobre 2010.

Per un breve profilo di Fulvio Cesare Manara si veda la risposta alla penultima domanda di questa intervista]

 

- Fulvio Cesare Manara: Quello che segue non è l'elenco delle mie opinioni, suscitate dalle vostre domande, ma il tentativo di proporre in modo stringato un punto di vista, nel quale spero si comprenda che le domande che a me avete fatto sorgere e che mi pongo, alla fine, hanno in realta' un posto centrale, piu' delle risposte che balbetto.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Fulvio Cesare Manara: Le prime scoperte e riflessioni le ho compiute durante la formazione secondaria, quando ci si interrogava su questioni del tipo "rivoluzione e nonviolenza", o anche "fede e nonviolenza", e facevamo i primi incontri con i protagonisti di una storia che cominciava a venire alla luce, sia pure molto cautamente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Fulvio Cesare Manara: Penso di aver "attinto" e di "attingere" alla testimonianza degli "amici della nonviolenza" senza alcuna restrizione. Ci sono grandi figure che ispirano, come sicuramente Gandhi, Martin Luther King, Capitini, Lanza del Vasto, e molti altri, ben noti, che ho studiato e studio con attenzione. Ma ci sono anche le esperienze di molte donne ed uomini nella storia, persone cosiddette "comuni", che hanno saputo compiere scelte ispirate al principio nonviolenza con radicalita' e leggerezza, e su di me hanno la stessa forza ispiratrice, quando se ne viene a conoscenza, delle grandi testimonianze predette. Una grande fiducia mi viene dai piccoli passi che si scopre di poter compiere nella propria personale esistenza ed esperienza, soprattutto grazie al comportamento di persone vicine ed amiche che mostrano questa fiducia e questa nuova forza. Sono troppi i nomi che dovrei menzionare. Ma non posso non fare memoria di uno in particolare. In questi ultimi anni grande ispirazione e motivazione mi ha dato la frequentazione dell'amico e maestro Raimon Panikkar, scomparso alla fine di quest'estate, ma per me vivo e vitale quant'altri mai.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Fulvio Cesare Manara: Mi occupo anche professionalmente di ricerca, e quindi posso dire che questa indagine nel mondo dei libri la compio quotidianamente da molti anni. Tanti libri che mi hanno fatto riflettere purtroppo non sono disponibili nella nostra lingua, come, ad esempio, alcuni classici del tipo dei saggi della Bondurant, di Marsh Case, di Boserup & Mack, Naess, Gregg e molti altri... Tempo fa mi hanno chiesto di redigere una lista essenziale di otto libri "da non perdere", per i giovani del nostro territorio. Ve la allego, perche' ancora mi pare possa ispirare... Credo comunque ci sia un gran bisogno di potenziare l'indagine bibliografica, di tradurre e far conoscere, di far incontrare per far riflettere... Ci son piu' cose nelle biblioteche di quante stanno nella nostra povera filosofia, per parafrasare umoristicamente un famoso motto shakespeariano.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Fulvio Cesare Manara: Quanto avviene con la No-Tav in Piemonte, e la resistenza contro l'allargamento della base militare Usa Ederle di Vicenza, per quanto riguarda il nostro paese, sono sicuramente esempi di lotta e non solo di mobilitazione. Anche le lotte di coloro che stanno per perdere o hanno perso il lavoro potrebbero trarre enorme vantaggio dal conoscere le tecniche di azione e lotta nonviolenta. E' molto difficile riassumere gli esempi, e per fortuna ne abbiamo molti in ogni parte del mondo. Non fanno molto rumore magari, ma occorre appunto che aguzziamo la nostra vista. Anche qui, una sfida non solo informativa, ma di conoscenza. Nel mondo sono molte e spesso i media se ne occupano marginalmente, e soprattutto, quando lo fanno, senza avere nemmeno i linguaggi adeguati a descrivere e comprendere i fenomeni di cui parlano, per cui non mi stupisce che continui la predominante attenzione al modo violento e distruttivo di gestire i conflitti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Fulvio Cesare Manara: Siccome mi pare che sia una questione di trasformazione radicale (una metanoia, soprattutto) credo che non ci sia un campo privilegiato, e che si possa (e si debba) cominciare la' dove ci si trova, nel mezzo della propria esperienza, sia pure senza centrare tutto sul proprio punto di vista, ovviamente. Di recente mi sto rendendo sempre piu' conto che e' essenziale una trasformazione del nostro modo di pensare, di costruire e condividere conoscenza. Ci sono infatti una scienza ed un modo di conoscere che sono scesi a patti con la violenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Fulvio Cesare Manara: Nonviolenza e' "innocenza" o "nuova innocenza": capacita' di ritrovare un modo di essere che trascenda l'esperienza della violenza, e ridia possibilita' alla vita. Nonviolenza e' amore per la vita. Definirla e' quindi un compito infinito, direi, ed e' per questo che pensiamo che "nonviolenza" sia una parola positiva, e non solo negativa. Non si tratta solo di "contrastare" la violenza, di non commetterla. Si tratta piuttosto di operare per la vita, di lasciar fiorire l'amore per la vita, contro una cultura di morte che si ripresenta ramificata e pervasiva nel nostro tempo, come in ogni altro. Questo presuppone certo che siamo capaci di identificare e far venire alla luce ogni forma di violenza, anche strutturale. E che siamo capaci di riflettere su come agire in un contesto di necessaria trasformazione. Infatti, oltre alla predetta prospettiva "di principio", c'e' anche da definire l'"azione nonviolenta", e la "lotta nonviolenta", cosi' come una possibile "difesa nonviolenta". Su un piano pragmatico, questi termini richiamano tutti i mezzi, le tecniche, i comportamenti e le dinamiche che possiamo mettere in opera e in atto per trasformare in modo non distruttivo i conflitti, in ogni dimensione (da quella personale e interpersonale a quella internazionale).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Fulvio Cesare Manara: In generale, sono molto scettico verso ogni "ismo", quindi anche questo. E' facile notare comunque, e ben lo sappiamo, che la differenza di genere (o le differenze di genere e sessuali) siano uno dei territori in cui il sistema violento di vivere ha segnato e segna la vita degli esseri umani. Per me la questione delle differenze non si limita al solo problema del maschile - femminile, per quanto questo sia fondante e originario.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Fulvio Cesare Manara: Nessuno. Credo infatti che l'ecologia sia una visione ristretta e molto parziale della questione ambientale. Sono convinto che serva non solo passare ad una "ecologia profonda" ma che sia necessaria una trasformazione radicale anche del nostro modo di pensare ed elaborare conoscenze. Della nostra visione del mondo. Mi ispira e convince molto di piu' l'approccio cosiddetto "ecosofico", ispirato da Naess e Panikkar. Con Panikkar, in particolare, l'ecosofia, nuova saggezza della terra, apre ad una coscienza non solo cosmica, ma anche cosmoteandrica, ed e' radicalmente innestata su una visione centrata sulla "nuova innocenza" ossia la comprensione nonviolenta e  l'azione nonviolenta. Credo che il principio sia connesso alla comprensione di un nuovo comandamento morale, che radicalizza il "non uccidere" per comprendere entro quel principio non solo gli esseri umani, ma ogni essere vivente...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Fulvio Cesare Manara: Credo che ogni atteggiamento semplicemente "anti" sia molto limitato, e comunque compromesso con un approccio fondamentalmente antagonistico che mi lascia perplesso. Sulla lotta per i diritti umani, dico solo che mi sembra che attualmente la cultura dei diritti sia fortemente deficitaria, inefficace e ambigua. Si giunge infatti a fare dei diritti umani e della democrazia delle bandiere per giustificare nuove guerre. Non solo, la cultura solo liberistica dei diritti ha ignorato la domanda fondamentale gia' posta peraltro da alcuni intellettuali o pensatori del novecento (Peguy, o la Weil, ad esempio). Ci si e' dimenticati che ogniqualvolta ci si appella a un diritto (o ai diritti, anche quelli umani) si fa appello anche alla forza. Dietro ogni punto di diritto, come diceva Peguy, c'e' un punto di forza. E se non ci fosse la possibilita' di fare appello alla forza della nonviolenza, alla forza della lotta e dell'azione nonviolenta, la cultura dei diritti sarebbe semplicemente un appello all'aumento della distruttivita' tra gli esseri umani. Ma appunto, mi pare evidente una radicale disattenzione per la nonviolenza concreta ed operativa nei discorsi della stragrande maggioranza di quelli che parlano di "diritti umani"... Gandhi ci invitava a pensare, prima che ai diritti, ai nostri doveri, ossia alla radicale responsabilita', all'obbligo incondizionato che abbiamo verso ogni essere umano (Weil). Questo e' il vero cuore di una educazione dell'umanita' ai diritti. Il rispetto integrale, l'obbligo incondizionato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Fulvio Cesare Manara: Non ho molti elementi in merito, ed alcuna esperienza diretta, quindi preferisco non parlare a vanvera.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Fulvio Cesare Manara: Una relazione diretta e necessaria. Occorre che gli oppressi possano prendere consapevolezza della forza nella loro debolezza, ed escano dal gioco dualistico e distruttivo della violenza. Credo ci possa ispirare molto al riguardo il pensiero di Freire, ma anche l'esperienza di Gandhi, pur con tutti i suoi limiti, e in generale dalla educazione alla trasformazione nonviolenta dei conflitti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Fulvio Cesare Manara: Una relazione diretta e necessaria, come ho detto nella risposta precedente. Non puo' esserci liberazione se i mezzi che noi usiamo sono segnati da un compromesso con la distruttivita' e la violenza. Non possiamo aspettarci che da lotte violente possa uscire un mondo nuovo. Cio' vale sul piano dei principi, come su quello della scelta dei mezzi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Fulvio Cesare Manara: Diciamo che la penso come Gandhi e anche come Simone Weil. Il pacifista e' uno che si ispira ad una nonviolenza generica e superficiale: semplicemente non vuole uccidere, e non vuole essere ucciso. A volte l'azione nonviolenta ci chiede invece che si abbia il coraggio stesso dei terroristi suicidi, sia pure di segno opposto: ossia occorre che oltre che a rinunciare ad uccidere, siamo disposti anche a mettere in gioco la nostra stessa vita... Il pacifismo non ha fermato le guerre. Forse una educazione nonviolenta dell'umanita' lo potra' fare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Fulvio Cesare Manara: Ho detto sopra che sono molto scettico su ogni "anti".  Anche con questo, sicuramente. Penso che il militarismo rappresenti una cultura compromessa radicalmente con il patriarcato e la violenza. Ma penso anche che ogni militare sia un essere umano che ha capacita' di scoprire la nonviolenza e l'azione nonviolenta. Apprezzo dei militari la capacita' di impegno e di servizio, ma ovviamente credo che questi aspetti positivi del loro modo di essere ed agire siano inquinati radicalmente dal ricorso alla violenza ed alla logica di potenza, che non hanno nulla a che vedere con la concezione nonviolenta della vita e della politica. Credo che oggi come oggi una capacita' di dialogo e di "inquinamento" tra chi si ispira alla nonviolenza ed il mondo militare sia sempre piu' necessaria. Ovviamente penso alla necessita' di inquinare il mondo militare con la critica del pensiero e dell'azione nonviolenta, non viceversa. Il loro mondo e' un sistema chiuso (il noto sistema economico-industriale-politico-militare) che e' gia' divenuto una macchina cieca e molto potente, monoculturale e inascoltante, che rischia di travolgerci tutti. Non possiamo lasciar loro in mano il destino della nostra terra e della nostra specie.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Fulvio Cesare Manara: Penso che l'azione nonviolenta e la lotta nonviolenta non possano limitarsi a predicare il disarmo. L'esigenza di difesa non e' una sciocchezza. Ovviamente, fuori da qualsiasi logica di demonizzazione dell'altro, da qualsiasi logica di identificazione di "nemici" e via dicendo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Fulvio Cesare Manara: Dipende da cosa intendiamo con "informazione". Se si pensa al mondo dei media, ho poca fiducia che ci possa essere una relazione finche' le persone che scrivono sui giornali o fanno informazione di massa non si siano come dire convertite ad una comunicazione nonviolenta... L'informazione e' solo un momento ed una dimensione della comunicazione, infatti. La "conversione" cui ho fatto riferimento mi sembra molto lontana da quanto oggi avviene. Puo' anche essere che certi mezzi impediscano strutturalmente una comunicazione nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Fulvio Cesare Manara: Non penso sia una "aggiunta". Sono convinto, con molti filosofi peraltro, e con pensatori di altre culture, che la buona filosofia (che e' eminentemente attiva e pratica di per se') sia strutturalmente nonviolenta. Fare filosofia, esercitare pratiche filosofiche, e' di per se' un atto nonviolento, se e' dialogale, non dogmatico, e non speculativo. Se e' ricerca aperta e interrogare radicale capace di ascolto dell'altro. Certo, e' anche vero che molte filosofie (e soprattutto molti filosofi) nella storia hanno rinnegato questo modo di essere...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Fulvio Cesare Manara: Le religioni mostrano nella loro storia e nei loro modi di essere ed operare una radicale ambiguita': da una parte conservano e preservano formalmente il principio del "tu non uccidere" (o quello della cosiddetta "regola d'oro", su cui ci sarebbe molto da riflettere), ma dall'altra, tutte hanno accettato ed accettano compromessi con il sistema della distruttivita' e con la cultura di violenza. In termini radicali e, se volete, estremi, credo che l'approccio nonviolento esiga che la religiosita', la vita spirituale, sia intesa come pratica di liberta', ma le religioni spesso soffocano la liberta' spirituale e religiosa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Fulvio Cesare Manara: Credo, anche qui, che non si tratti di una "aggiunta" o di un "apporto esterno"... O l'educazione e' nonviolenta, o non e' buona educazione. Penso ad esempio al contributo di Alice Miller che ha identificato la cultura di violenza nei modelli e paradigmi della genitorialita'... ecc.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Fulvio Cesare Manara: Sempre oltre l'approccio dell'"aggiunta", direi che la vera economia e' un'economia che sa coltivare il nostro mondo per sostentarci e condividere, senza distruggere. La vera economia e' ispirata alla nonviolenza. Ma e' questa, come sappiamo, una concezione di un'altra economia, rispetto a quella dominante, la quale e' un'ideologia compromessa con un pensiero calcolante e semplicemente utilitaristico ed e' divenuta una monoideologia violenta e di morte.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?

- Fulvio Cesare Manara: A questo proposito citerei la distinzione tra diritto e giustizia proposta da Simone Weil nel suo testo "La personne et le sacre'". Il diritto e le leggi non sono un bene in se', perche' possono essere anche non buone, cattive, e distruttive. Occorre passare da una concezione puramente retributiva della giustizia (rappresentata dal termine equita' e dall'immagine della bilancia) ad una idea altra e piu' profonda della giustizia. Anziche' pensare alla giustizia che si chiede "perche' lui ha piu' di me?" dovremmo riconoscere la giustizia che si fonda sulla domanda radicale dell'oppresso e della vittima, "perche' mi fai male?". La giustizia e' l'esercizio del riconoscere e identificare ogni violenza, e nel porre come risposta un comportamento integralmente rispettoso dell'essere umano, un comportamento nonviolento. La giustizia ha la sua radice nel principio nonviolenza (in-nocenza), e non nel diritto che si impone con la violenza e la spada.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?

- Fulvio Cesare Manara: Non so. Non amo i "discorsi sull'etica" e men che meno le disquisizioni sulla bioetica... Credo che avesse ragione Kierkegaard quando diceva che piu' parliamo di etica meno la mettiamo in opera.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?

- Fulvio Cesare Manara: Il "sistema scientifico" e l'attuale sistema tecnologico ad esso connesso sono molto compromessi con un sistema di violenza strutturale. Occorre pensare ad una scienza capace di affrontare l'appello nonviolento. Secondo me un pensiero ispirato alla nonviolenza mette radicalmente in discussione la nostra diffusa credenza dogmatica nella scienza. Nel senso che restituisce la ricerca scientifica alla sua limitatezza umana, troppo umana. E la tecnologia, in particolare, e' ad alto rischio perche' tendenzialmente monoculturale e sradicante. La tecnica, che e' una delle radici di ogni cultura, e' tutt'altra cosa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?

- Fulvio Cesare Manara: Credo che ci sia un punto su cui possiamo riflettere: se l'umanita' nella sua storia (che e' molto piu' lunga dei seimila anni che noi veneriamo come tali) non avesse fatto riferimento al principio nonviolenza, non esisterebbe piu' da un pezzo. Occorre riscoprire e far conoscere la lunga storia di nonviolenza della nostra specie. A questo proposito potrei caldamente suggerire la lettura (e lo studio attento) dell'opera dell'amico Piero Giorgi, La violenza inevitabile: una menzogna moderna, Jaca Book, 2009.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Fulvio Cesare Manara: Credo sia una pratica importante quando un gruppo deve compiere un lavoro di "pensiero convergente", per decidere, appunto, qualcosa insieme, con l'accordo di tutti. La questione in gioco non e' l'azione da compiere e da mettere al centro, intesa in modo reificato - essa puo' venire definita, modificata e trasformata in itinere -, ma e' piuttosto l'accordo su come agire (creativamente) che possa mettere tutti d'accordo. Ci sono pero' molti altri "metodi" perche' un gruppo ha anche l'esigenza di accogliere le differenze al suo interno, e di lasciarle essere e fiorire. Ha anche bisogno, in altre parole, di un pensiero divergente, di una armonia di differenze da costituire o mettere in essere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Fulvio Cesare Manara: Prima di tutto non parlerei proprio piu' di "risoluzione" dei conflitti, e nemmeno di "gestione"... Secondo me i conflitti vanno trasformati, e ovviamente trasformati secondo un imperativo semplice che e' quello di cercare di ridurre la distruttivita' il piu' possibile. Per questo non credo ci sia una tecnica privilegiata. Non e' questione di "addestramento" ma di trasformazione in continuo movimento. Si tratta di comprendere che e' una ricerca aperta. Assieme alle tecniche e i comportamento possibili, che non credo sia possibile enumerare compiutamente perche' forse infinite, ci sono pero' alcune dimensioni essenziali della trasformazione nonviolenta dei conflitti, e queste secondo me sono la comunicazione empatica e nonviolenta, l'ascolto attivo, l'alfabetizzazione emozionale e l'exotopia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Fulvio Cesare Manara: E' una questione enorme, se la consideriamo nel senso ristretto di "formazione alla trasformazione nonviolenta dei conflitti". Ed e' ancora piu' enorme se la intendiamo come "educazione alla nonviolenza", o come esigenza di una "educazione nonviolenta", come ho gia' detto... Non e' possibile in alcun modo semplificare perche' sono coinvolti gli stili di vita e relazionali, le visioni del mondo...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Fulvio Cesare Manara: Come alla precedente domanda...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Fulvio Cesare Manara: Penso, come mi pare di aver gia' in parte accennato, non sia questione di semplice informazione. Promuovere la nonviolenza non puo' essere solo un problema informativo, una questione di editoria e di pubblicazioni. Certo, anche questa e' una dimensione utile, ma non la primaria.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Fulvio Cesare Manara: Ogni esperienza che nella didattica compia la radicale trasformazione di metodo dal vecchio approccio informativo/frontale (la didattica trasmissiva, o il metodo "bancario", come lo chiamava Freire) a metodi attivi, partecipativi. Occorre una trasformazione complessiva dell'approccio ai saperi ed al cosiddetto "insegnamento". Credo in proposito che l'apprendimento cooperativo, e soprattutto le esperienze di comunita' di ricerca (e di comunita' di ricerca filosofica) siano la frontiera da esplorare e il metodo da operare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Fulvio Cesare Manara: Si tratta di una valutazione di cui comprendo forse bene l'esigenza, ma che mi risulta difficile da fornire. Per quanto ci sia la spinta a pensare che e' necessario "salvare il mondo" credo sia altrettanto essenziale comprendere ed accettare la relativita' e la finitudine di ogni nostra capacita' e possibilita'. Mi inquieterebbe peraltro qualsiasi movimento nonviolento che avesse successo in questo mondo, che fosse influente e in qualche modo "vincente", egemone e "culturalmente dominante"... Ci sarebbe qualcosa che non funziona, mi sa... Forse, a quel punto, sentirei l'esigenza di abbandonarlo...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?

- Fulvio Cesare Manara: Bene, questa domanda mi permette di precisare quello che ho detto gia' nella precedente, per evitare ogni equivoco. La cooperazione e' sempre la piu' difficile delle forme organizzative, e credo che vada perseguita cercandola sempre, anche se costa parecchio. Ma penso piu' che altro che quello di cui c'e' bisogno e' che ciascuno snodo della rete sia significativo, creativo e attivo, interindipendente. Che esplori con radicalita' e creativita' le possibilita' dell'azione nonviolenta e della costituzione di comunita' in cui le pratiche si radichino e si esplorino costantemente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Fulvio Cesare Manara: La comunicazione migliore non ha di per se' bisogno di strumenti, ha bisogno di esseri umani trasformati, o capaci di accettare la propria trasformazione continua.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Fulvio Cesare Manara: Una domanda impossibile: dipende da quali movimenti sociali. In generale, tutti i movimenti sociali possono scoprire di per se' l'esigenza di nonviolenza, e bene sarebbe che tutti lo facessero. D'altra parte, non sono le collettivita' ad essere in primis il referente e il centro per l'esercizio dell'azione nonviolenta. Lo sono i piccoli gruppi e le piccole comunita' a misura d'essere umano.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Fulvio Cesare Manara: Non ne ho idea, e in ogni caso non mi sembra proprio una questione determinante. Faccio fatica a dare un contenuto a cio' cui si riferisce l'espressione "istituzione nonviolenta"...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Fulvio Cesare Manara: Dipende dal significato che diamo al termine "cultura"... La "cultura" in senso tradizionale ed umanistico e' ambigua, perche' si e' costituita senza sciogliere radicalmente il nodo con la distruttivita' e la violenza. Occorre peraltro discernere con attenzione e studio i lasciti della nostra tradizione umanistica per cogliere ogni proposta che mostri un chiaro orientamento in senso nonviolento. D'altra parte, se intendiamo invece "cultura" in senso antropologico, la questione e' difficile, ma va posta con decisione. Per molti versi le scienze umane ci dicono che ogni cattiva antropologia filosofica va esclusa, cosi' dev'essere per entrambe quelle fondate sulle opposte affermazioni "l'uomo e' un essere nonviolento" e "l'uomo e' un essere violento". Ma occorre porre tutte le domande conoscitive ed avviare una ricerca per una possibile "antropologia comparata della violenza", allo scopo di comprendere meglio appunto le possibilita' e le esperienze umane che gia' costituiscono una base per una "antropologia comparata della nonviolenza".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Fulvio Cesare Manara: Molti dei discorsi che ho sentito fare da politici o da forze politiche negli anni recenti e che hanno fatto appello alla nonviolenza mi hanno lasciato decisamente insoddisfatto... Forse aveva ragione Simone Weil nel proporre l'abrogazione dei partiti politici.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Fulvio Cesare Manara: Un poco ho gia' risposto rispondendo alla seconda domanda di questa intervista. Credo che sia necessario riprendere la centralita' dell'amicizia politica, cosi' come la intendeva ad esempio Aristotele. E naturalmente se ne possono esplorare le piu' ricche e nuove possibilita'. Per me personalmente questo e' in gioco nell'esperienza della comunita' di ricerca, come spazio in cui co-costruire saperi ed esplorare la conoscenza, ma anche costruire comunita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?

- Fulvio Cesare Manara: Al momento penso esattamente che sia meglio non pensare all'unita' dell'umanita', ma alla sua pluralita', al suo pluriverso di differenze. La distruzione della Torre di Babele, in effetti, fu una benedizione. Credo che sia molto importante evitare qualsiasi monismo o monoculturalismo. In effetti, credo che i monismi o i monoculturalismi rappresentino sempre chiaramente una tendenza affatto violenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: Non ci puo' essere buona politica se non nell'azione nonviolenta e nell'ispirazione nonviolenta. La politica non deve piu' essere la continuazione della guerra in tempo di pace e con altri mezzi... Piu' che scontro tra amico e nemico credo che la politica sia l'arte infinita della riconciliazione e della coesistenza tra differenze. Nella ricerca di condizioni di vita possibili e buone per ciascuno e per tutti. Queste parole, mi rendo conto, suonano straniere al nostro tempo ed al presente clima politico. Ma spero ci si renda conto della loro in-nocenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: Ciascuno di noi come essere umano compie direi inevitabilmente l'esperienza dell'incontro con la violenza. Con la violenza che altri compiono, anche su di lui, e con la violenza che lui stesso si mostra capace di compiere ad altri. E' li' che puo' nascere, se vogliamo e se possibile, l'esigenza di nonviolenza. Non c'e' luogo piu' centrale ed importante per comprendere la nonviolenza e l'agire nonviolento delle nostre pratiche di vita quotidiana. E' un "luogo" educativo generativo e centrale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: In questo spazio, non credo di aver molto da aggiungere alle note che ho fatto sul tema dell'ambiente, della natura e dell'approccio ecosofico. E' evidente che un nuovo legame con la terra passa attraverso la trasformazione del nostro modo di relazionarci al cosiddetto "territorio".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: L'atteggiamento nonviolento e' l'unica disposizione che permetta di vivere relazioni rispettose dell'alterita' dell'altro. Non c'e' cura senza un preventivo atteggiamento nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Fulvio Cesare Manara: Un tema centrale, credo, sul quale pero' e' per me meglio, ora come ora, orientare al silenzio.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Fulvio Cesare Manara: Sarebbe veramente pretenzioso illudersi di fare un elenco selettivo. Le esperienze storiche significative sono talmente tante - e' un campo di studio e ricerca aperto e molto vasto.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Fulvio Cesare Manara: Sarebbe un interessante titolo per un seminario o un convegno dialogale con esponenti di piu' continenti. Fu esattamente questo il titolo di un importante seminario del Center for Non-violent Sanctions di Harvard, cui ebbi la fortuna di partecipare molti anni fa. Ora bisognerebbe aggiornare l'incontro.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Fulvio Cesare Manara: Avremmo voluto, anni fa, con il Centro Eirene di Bergamo, realizzare anche da noi un evento riflessivo su questo tema. Perche' non pensarci invece ora, e farne un esempio di indagine aperta e di ricerca partecipativa?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Fulvio Cesare Manara: Non ho esperienza sufficiente per rispondere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Fulvio Cesare Manara: E' solo la mia modesta prospettiva, ma ho idea che per la stragrande maggioranza "nonviolenza" sia ancora una parola nuova. E che peraltro sia comunque intesa in modo estremamente riduttivo e insufficiente. Ci sono anche tendenze culturali piu' elaborate che manifestano un atteggiamento riduttivo piu' sofisticato (come ad es. nel recente volume di Domenico Losurdo, La nonviolenza. Una storia fuori dal mito), ma altrettanto insufficiente. Con queste ultime posizioni intellettuali sono portato piu' spontaneamente a discutere e interagire. Si fa un esercizio di demitizzazione della nonviolenza, e va anche bene. Ma a vantaggio di quali altri miti alternativi si opera questa demitizzazione? "Fuori dal mito" e "dentro" che cosa?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Fulvio Cesare Manara: Cominciare a parlarne con chiarezza, almeno... Ma dubito che quella che noi chiamiamo "opinione pubblica" sia il target adeguato cui dobbiamo rivolgerci per questa trasformazione di mentalita'. E, in ogni caso, i linguaggi dei media sono inadeguati e non attenti, come ho gia' detto.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: Una relazione costitutiva. Tra l'altro l'intercultura e', esattamente come la nonviolenza, qualcosa di indefinibile e inappropriabile. Non mi pare possibile pensare alla convivenza pacifica delle culture, che lasci spazio alla interfecondazione e alla trasformazione di ciascuno, senza un atteggiamento nonviolento. Appunto, intercultura e' una possibilita' aperta, per l'incontro, la coesistenza, la convivenza nella differenza e nella libera possibilita' di trasformarsi. Una nozione rigida e reificata dell'identita' assomiglia alle posizioni monistiche di cui ho detto poc'anzi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: Non credo ci sia soluzione di continuita' tra i conflitti esteriori e quelli interiori. C'e' un gioco aperto e complesso nel quale siamo intricati e non e' possibile rivolgersi all'interno senza mettere in gioco l'esterno, e viceversa... Inoltre, per gli antichi il "gnothi seauton" significava qualcosa del tipo: abbi coscienza dei tuoi limiti. E, infine, e' proprio quello il luogo o il momento dell'incontro con le possibilita' e la forza della propria debolezza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: Credo che dopo il famoso "manifesto di Siviglia", del 1986, ci sia stata una scarsa attenzione alle esigenze da esso emerse, e che sia necessario invece riprendere le indagini e continuare ad interrogarsi in proposito.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: Ho fatto menzione poco sopra all'exotopia come atteggiamento determinante nella trasformazione nonviolenta dei conflitti. Credo che occorra una educazione al pensiero ed al linguaggio in cui ci sia spazio per l'esplorazione di forme noetiche e di coscienza piu' raffinate. Cio' si e' rivelato possibile ad esempio alla luce delle migliori pratiche fenomenologiche, che permettono di compiere una "crescita di consapevolezza" del proprio modo di elaborare linguisticamente gli stati del mondo... Chi ritiene che le proprie percezioni e le proprie parole abbiano uno e un solo significato non puo' entrare in relazione creativa con il mondo... Occorre un esercizio educativo fondamentale per permettere a ciascuna persona di compiere questo percorso evolutivo. Ed e' una esplorazione fondamentale per trasformare creativamente e nonviolentemente le persone che poi si occupano di filosofia, di scienza, di insegnamento...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Fulvio Cesare Manara: Direi che qualche accenno su questo tema e' distribuito nelle altre domande. Penso che basti per dare un'idea di come la vedo...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Fulvio Cesare Manara: La tradizione gandhiana di ripensamento dell'industria non ha trovato molti seguaci, nemmeno in India. E' chiaro altresi' che nell'industrialismo ci sono elementi connessi alla cultura dell'oppressione dell'uomo sull'uomo e della distruzione della natura e dell'ambiente. Continuiamo a pensare al lavoro come a una maledizione, o ci rassegnamo che assuma forme decisamente violente, quando forse l'opera delle mani e dell'intelligenza dell'uomo puo' essere compresa altrimenti e dare origine a un'altra economia, appunto.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?

- Fulvio Cesare Manara: Il "rispetto" e' la parola che sempre tiriamo in ballo quando dobbiamo stabilire qual e' il "contenuto" della nonviolenza. Ma poi ci fermiamo e in genere non siamo capaci di declinare e individuare i "contenuti del rispetto", in termini anche solo comportamentali. E cio' contribuisce a fare dell'appello alla nonviolenza un appello moralistico. Il rispetto e' il nome che diamo agli atteggiamenti nonviolenti, che non solo si astengono dal commettere violenza, ma rendono possibile una qualsiasi interazione generativa, viva, libera e vitale per ciascuno degli interagenti. Riprendo quello che ho detto poco sopra riguardo all'ecosofia. Occorre trascendere ogni antropomorfismo, dopo aver trasceso ogni teismo, ma non per escludere e cancellare l'essere umano e il divino dalle dimensioni dell'esperienza umana. E questo e', precisamente, il problema di questa metanoia di cui abbiamo bisogno.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?

- Fulvio Cesare Manara: Anche qui, rinvierei ad alcuni passi di altre "risposte"...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?

- Fulvio Cesare Manara: Sono perlomeno parole che si richiamano e si associano, si connettono e interconnettono... Oggetto per ben altre riflessioni di quelle che possono stare racchiuse in questo "formato".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Fulvio Cesare Manara: Vedi qualche cenno nella risposta alla domanda sulla relazione tra nonviolenza e conoscenza di se'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Fulvio Cesare Manara: Direi con Machado che il cammino si fa camminando. E l'apertura nonviolenta e' gia' senso e direzione. Dove ci condurra' effettivamente, importa meno. Penso che sia importante la relativizzazione dei fini. Ossia l'esercizio della loro riconduzione ai semplici mezzi. Disponiamo solo dei mezzi, e quindi del presente. Se nei mezzi non ci sta il fine, ossia la meta, il nostro cammino e' gia' disorientato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Fulvio Cesare Manara: Richiamando quel che conta la "persona" nel senso della Weil, si può anche fare... Mi sono laureato in filosofia presso l'Universita' degli studi di Milano, ho frequentato seminari di ricerca e studio negli Stati Uniti. Perfezionatomi poi a Padova in didattica della filosofia, sono attualmente Ricercatore presso la Facolta' di Scienze della Formazione dell'Universita' di Bergamo, dove mi occupo di educazione al pensare e comunita' di ricerca filosofica, di educazione alla nonviolenza e di formazione alla trasformazione nonviolenta dei conflitti. In qualita' di Professore Aggregato insegno "Pedagogia dei Diritti Umani". Opero anche quale formatore di formatori e intervengo in corsi di formazione in molti enti ed agenzie sia pubblici che del privato-sociale, in varie parti d'Italia. Nel settore disciplinare della didattica della filosofia ho pubblicato una quindicina di saggi e alcune recensioni, oltre al volume "Comunita' di ricerca e iniziazione al filosofare. Appunti per una nuova didattica della filosofia", Lampi di Stampa, Milano 2004. Nel settore degli studi sulla nonviolenza mi occupo continuativamente di etica della nonviolenza, settore in cui ho scritto una ventina tra saggi e articoli, ed ho pubblicato nel 2006 "Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi", Milano, Unicopli. Credo molto nei metodi attivi e nella esigenza di un sapere esperienziale, e cerco di mettere in opera esperienze di metodologia attiva: mi impegno in una formazione nelle competenze dell'ascolto attivo e della gestione del lavoro di gruppo, ed animo a mia volta all'ascolto attivo, alla comunicazione dialogale, al pensare insieme, ad una gestione di gruppo centrata sulla leadership partecipativa ed alla trasformazione nonviolenta dei conflitti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Fulvio Cesare Manara: Grazie.

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Appendice. Fulvio Cesare Manara: Letture che ci muovono alla nonviolenza. Otto libri da non perdere

1. Primo Mazzolari, Tu non uccidere, Vicenza, La Locusta, 1955, 141 pp. (piu' volte ristampato). Dalla voce di un profeta un piccolo opuscolo dalla forza dirompente, voce di un cristiano che sa con precisione come rispondere all'invito del suo maestro "Porgi l'altra guancia". Parole che gridano dai tetti con la stessa forza di cinquant'anni fa.

2. Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Firenze, Lef, 82 pp. (una edizione riveduta a cura di C. Galeotti presso Stampa Alternativa, 1998). I famosissimi "atti" del processo a don Milani per apologia di reato: aveva difeso dagli insulti di alcuni cappellani militari gli obiettori di coscienza, che a quei tempi erano ancora destinati alla carcerazione...

3. Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Milano, Feltrinelli, s.d., ma 1967, 200 pp. (poi ristampato da Linea d'Ombra, Milano, 1989). Il primo testo che in italiano affronto', nel lontano 1967, le questioni poste dalla nonviolenza intesa come "azione" e come forma di lotta capace di gestire i conflitti. Si parla del "metodo nonviolento" e delle tecniche individuali e collettive della nonviolenza.

4. Jean-Marie Muller, Lessico della nonviolenza, Torino, Satyagraha, 1992, 166 pp. Sessantotto voci di un piccolo, lucido, "vocabolario della nonviolenza": non solo "pace" e "pacifismo", ma anche "difesa civile nonviolenta", "azione diretta", "conflitto", "disarmo", "transarmo", "potere", "lotta" e "nonviolenza", "sicurezza collettiva" e "violenza", e molte altre. Per far entrare la nonviolenza fra le parole cui far ricorso in modo non equivoco.

5. Henry David Thoreau, La disobbedienza civile, Milano, SE, 1992, 103 pp. Un famoso pamphlet che insiste sulla responsabilita' personale dei cittadini di fronte ai comportamenti illegittimi dei propri governi. Contro ogni atteggiamento che ci riconduca alla posizione di timidi sudditi: senza una fattiva disobbedienza dei cittadini e' difficile che i governi diventino migliori. La pace si costruisce pagando di persona le proprie lotte.

6. Martin Luther King, Io ho un sogno. Scritti e discorsi che hanno cambiato il mondo, Torino, Sei, 1993, 207 pp. Venti dei piu' memorabili scritti e discorsi del noto pastore battista statunitense, divenuto per tutti i popoli della Terra un paladino e un simbolo della lotta per i diritti civili, della nonviolenza e della lotta per la giustizia sociale.

7. Mohandas Karamchand Gandhi, Sulla violenza, Milano, Linea d'Ombra, 1992, 171 pp. Piccola raccolta curata da Giuliano Pontara, filosofo e noto conoscitore del pensiero gandhiano in Italia, che ha trascelto dal piu' ampio volume Teoria e pratica della nonviolenza, edito da Einaudi, una serie di scritti gandhiani che affrontano lo specifico problema posto nel titolo. Leggendo le parole che Gandhi dedico' al problema della violenza siamo portati ad uscire da atteggiamenti mentali stereotipati e preconfezionati, a "muovere il nostro pensiero", a discutere luoghi comuni e frettolose prese di posizione.

8. Franco Fornari, Psicoanalisi e cultura di pace. Antologia di scritti sulla guerra e sulla pace, Firenze, Edizioni Cultura della Pace, 1992, 176 pp. Dagli scritti del  noto maestro italiano di psicoanalisi, un percorso stimolante e ancora di vivissima attualita' sui temi della pace e della guerra: con lo sguardo critico e l'occhio disincantato di un intellettuale impegnato e consapevole.

 

3. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Lanfranco Caretti, Manzoni. Ideologia e stile, Einaudi, Torino 1972, 1974, pp. X + 120.

- Giovanni Macchia, Manzoni e la via del romanzo, Adelphi, Milano 1994, pp. 204.

- Salvatore S. Nigro, Manzoni, Laterza, Roma-Bari 1978, 1985, pp. VI + 224.

- Giorgio Petrocchi, Manzoni. Letteratura e vita, Rizzoli, Milano 1971, pp. 280.

- Luigi Russo, Personaggi dei Promessi sposi, Edizioni italiane, Roma 1945, Laterza, Bari 1952, 1965, pp. 392.

- Natalino Sapegno, Ritratto di Manzoni, Laterza, Roma-Bari 1961, 1974, pp. VIII + 288.

- Ferruccio Ulivi, Il Romanticismo e Alessandro Manzoni, Cappelli, Bologna 1965, 1970, pp. 224.

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Riedizioni

- Gino Tellini, Manzoni, Salerno, Roma 2007, Rcs, Milano 2016, pp. 384, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

5. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2300 del 27 marzo 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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