[Nonviolenza] Telegrammi. 2298
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- Date: Fri, 25 Mar 2016 00:03:15 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2298 del 25 marzo 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra e le stragi, alla scuola di Renato Solmi
2. Il 2 aprile a Torino un seminario in omaggio a Renato Solmi
3. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre
4. Hic et nunc, quid agendum
5. Al referendum del 17 aprile voteremo si'
6. Costituito il Comitato nazionale "Vota si' per fermare le trivelle"
7. No allo stravolgimento della Costituzione: al referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco
8. Il sito del Coordinamento per la democrazia costituzionale
9. Luisa Muraro: L'indisponibile
10. Benedetta Centovalli ricorda Grazia Cherchi
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA E LE STRAGI, ALLA SCUOLA DI RENATO SOLMI
[Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale; impegnato nel Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta, e' deceduto il 25 marzo 2015. Dal risvolto di copertina del recente volume in cui sono raccolti taluni dei frutti mggiori del suo magistero riprendiamo la seguente scheda: "Renato Solmi (Aosta 1927) ha studiato a Milano, dove si e' laureato in storia greca con una tesi su Platone in Sicilia. Dopo aver trascorso un anno a Napoli presso l'Istituto italiano per gli studi storici di Benedetto Croce, ha lavorato dal 1951 al 1963 nella redazione della casa editrice Einaudi. A meta' degli anni '50 ha passato un periodo di studio a Francoforte per seguire i corsi e l'insegnamento di Theodor W. Adorno, da lui per primo introdotto e tradotto in Italia. Dopo l'allontanamento dall'Einaudi, ha insegnato per circa trent'anni storia e filosofia nei licei di Torino e di Aosta. E' impegnato da tempo, sul piano teorico, e da un decennio anche su quello della militanza attiva, nei movimenti nonviolenti e pacifisti torinesi e nazionali. Ha collaborato a numerosi periodici culturali e politici ("Il pensiero critico", "Paideia", "Lo Spettatore italiano", "Il Mulino", "Notiziario Einaudi", "Nuovi Argomenti", "Passato e presente", "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Il manifesto", "L'Indice dei libri del mese" e altri). Fra le sue traduzioni - oltre a quelle di Adorno, Benjamin, Brecht (L'abici' della guerra, Einaudi, Torino 1975) e Marcuse (Il "romanzo dell'artista" nella letteratura tedesca, ivi, 1985), che sono in realta' edizioni di riferimento - si segnalano: Gyorgy Lukacs, Il significato attuale del realismo critico (ivi, 1957) e Il giovane Hegel e i problemi della societa' capitalistica (ivi, 1960); Guenther Anders, Essere o non essere (ivi, 1961) e La coscienza al bando (ivi, 1962); Max Horkheimer e Th. W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo (ivi, 1966 e 1980); Seymour Melman, Capitalismo militare (ivi, 1972); Paul A. Baran, Saggi marxisti (ivi, 1976); Leo Spitzer, Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918 (Boringhieri, Torino 1976)". Opere di Renato Solmi: segnaliamo particolarmente la sua recente straordinaria Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, Quodlibet, Macerata 2007]
Se appena si aprono gli occhi, subito si colmano di lacrime.
Ma se appena tu apri i tuoi occhi, subito sai quale sia il tuo dovere: opporti alla guerra e a tutte le uccisioni; salvare le vite.
E per opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, per opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, per opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni, per difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, per difendere l'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera - le generazioni future comprese -, tu senti, tu sai che occorre la scelta della nonviolenza.
Solo con la scelta della nonviolenza si puo' contrastare e sconfiggere questo inumano orrore.
Solo con la scelta della nonviolenza puo' vincere la lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione comune, per la salvezza dell'umanita'.
Solo con la scelta della nonviolenza.
*
Siamo esseri pensanti.
E pensare e' pensare il dolore. Il dolore del pensare la vita che soffre e il dolore del pensare il nulla impensabile.
Pensare e' quindi anche pensare il dovere di opporsi al dolore e al nulla, di contrastare la violenza, di lenire la sofferenza. Pensare e' pensare il dono ricevuto nel pensare, pensare e' pensare il dono da rendere, da moltiplicare.
Pensare e' riconoscere riconoscente il debito con gli altri pensanti del cui lascito e del cui dialogo e del cui avvenire si beneficia. Si pensa pensando di essere umani tra umani, si pensa pensando di essere parte di un'impresa comune: l'autodisvelamento e l'autorealizzazione dell'umanita'.
Anche nella solitudine piu' ardua, e piu' disperata, si pensa con e per gli altri.
Siamo esseri pensanti: quindi dialogici, quindi responsabili.
Pensare e' pertanto pratica prima di radicale opposizione a tutte le uccisioni. Pensare e' pensare il dovere di salvare le vite.
*
Fermare la guerra e' non solo necessario, ma possibile: con il disarmo e la smilitarizzazione, con la scelta della nonviolenza.
Far cessare le stragi e' non solo necessario, ma possibile: con il disarmo e la smilitarizzazione, con la scelta della nonviolenza.
Abbattere le dittature e' non solo necessario, ma possibile: con il disarmo e la smilitarizzazione, con la scelta della nonviolenza.
Abolire la schiavitu' e' non solo necessario, ma possibile: con il disarmo e la smilitarizzazione, con la scelta della nonviolenza.
E' con la scelta della nonviolenza che si puo' sconfiggere il fascismo, il razzismo, il militarismo, l'imperialismo, lo sfruttamento, l'ecocidio, il maschilismo (il maschilismo, che di ogni altra violenza e' fondamento e modello e radice).
*
La scelta della nonviolenza e' azione concreta e coerente: e' la lotta delle oppresse e degli oppressi da condurre qui ed ora contro tutte le oppressioni. E' l'azione diretta che salva le vite e ad ogni potere oppressivo resiste. E' la forza della verita', e' il principio responsabilita'.
Scegliere la nonviolenza occorre.
Il movimento per la pace, il movimento per la socializzazione dei mezzi di produzione e l'eguaglianza di diritti, il movimento per la difesa dei beni comuni e la solidarieta' che ogni essere umano riconosca e raggiunga e sostenga, puo' affrontare e sconfiggere i poteri criminali, le strutture e le ideologie della violenza e della menzogna, della rapina e della devastazione, l'oppressione di classe, razzista e di genere solo facendo la scelta della nonviolenza.
*
Un anno fa moriva Renato Solmi. Il migliore dei maestri, il migliore dei compagni di lotta.
Si sappia noi esser capaci di continuare la sua azione per la pace e la liberazione dell'umanita'.
2. INCONTRI. IL 2 APRILE A TORINO UN SEMINARIO IN OMAGGIO A RENATO SOLMI
Centro Studi Sereno Regis, Fondazione Luigi Micheletti e Centro Studi Piero Gobetti, in collaborazione con Cittacomune (Piacenza), Giulio Einaudi editore, "Indice dei libri del mese", Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, Quodlibet Edizioni (Macerata), rivista "Lo Straniero" (Roma), Unione Culturale Franco Antonicelli, presentano "Il vento della storia. Seminario in omaggio a Renato Solmi".
Sabato 2 aprile 2016, ore 15-18,30, sala Gabriella Poli, Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi 13, Torino.
Ingresso libero.
Programma
ore 15.00: Introduzione di Enzo Ferrara e Massimo Cappitti;
ore 15.15: saluto di Luca Baranelli;
ore 15.30: Tommaso Munari, Il lavoro editoriale;
ore 16.00: Simone Scala, Storia di una mediazione culturale;
ore 16.30: tavola rotonda con interventi di Francesco Ciafaloni, Giovanni Ramella, Cesare Pianciola, Enrico Peyretti;
ore 18.00: dibattito e interventi liberi;
ore 18.30: chiusura.
Renato Solmi (1927-2015) e' stato filosofo, militante politico, pacifista, consulente editoriale, insegnante di liceo attento alla laicita' della scuola e dello Stato, collaboratore di numerose riviste, curatore e traduttore di Minima Moralia di Theodor Adorno, Angelus Novus di Walter Benjamin ed Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki di Guenther Anders. La sua opera e' raccolta nella Autobiografia documentaria, Scritti 1950-2004 (Quodlibet 2007), interventi pubblicati nell'arco di oltre cinquant'anni, testimonianze di un impegno intellettuale che, dal lavoro con la scuola di Francoforte, ha attraversato gli anni del conflitto sociale, il Movimento studentesco, l'antipsichiatria, il pacifismo, l'ecologismo. Un percorso contrassegnato da profonde riflessioni su avvenimenti che hanno coinvolto piu' generazioni e da insegnamenti che restano validi e attuali, importanti per comprendere il presente e per tornare a immaginare il futuro senza farsi intimorire dagli sbalzi a volte si' improvvisi, ma non sempre imprevedibili, del vento della storia.
Per informazioni: Centro Studi Sereno Regis: 011532824, Enzo Ferrara: 3398555744 enzoferrara at serenoregis.org
3. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni uccisione e' un crimine.
Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.
Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.
A tutti i terrorismi occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.
Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.
La guerra e' un crimine contro l'umanita'.
Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.
Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.
A tutte le guerre occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.
La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.
Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.
Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.
Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
La violenza assassina si contrasta salvando le vite.
La pace si costruisce abolendo la guerra.
La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.
La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Cominci l'Italia.
Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.
Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.
Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.
Cominci l'Italia cessando di produrre armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.
Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.
Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.
Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.
Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Ogni vittima ha il voto di Abele.
Alla barbarie occorre opporre la civilta'.
Alla violenza occorre opporre il diritto.
Alla distruzione occorre opporre la convivenza.
Al male occorre opporre il bene.
Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM
Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.
L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
5. REPETITA IUVANT. AL REFERENDUM DEL 17 APRILE VOTEREMO SI'
Al referendum del 17 aprile voteremo si'.
Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni.
Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita.
Per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre.
Per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile.
Per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile.
Per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili.
Per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali.
Per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'.
Con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune.
Al referendum del 17 aprile voteremo si'.
*
Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi, Peppe Sini
6. REPETITA IUVANT. COSTITUITO IL COMITATO NAZIONALE "VOTA SI' PER FERMARE LE TRIVELLE"
E' stato costituito il Comitato nazionale "Vota si' per fermare le trivelle".
Per informazioni cfr. il sito del "Coordinamento nazionale No Triv": www.notriv.com
Attenzione: al referendum del 17 aprile per votare contro le trivellazioni occorre votare si'.
7. REPETITA IUVANT. NO ALLO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE: AL REFERENDUM DI OTTOBRE VOTIAMO NO AL GOLPE BIANCO
In tutta Italia si stanno costituendo i comitati locali per la democrazia costituzionale in vista del referendum che si svolgera' in ottobre.
Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco, votiamo no allo stravolgimento della Costituzione, votiamo no alla deriva autoritaria; difendiamo la democrazia, difendiamo l'ordinamento repubblicano nato dalla resistenza antifascista.
8. REPETITA IUVANT. IL SITO DEL COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE
No allo stravolgimento della Costituzione.
Informazioni e materiali utili per il referendum di ottobre per impedire lo stravolgimento della Costituzione sono nel sito del Coordinamento per la democrazia costituzionale: http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net
9. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: L'INDISPONIBILE
[Dal sito www.libreriadelledonne.it riprendiamo l'introduzione di Luisa Muraro all'incontro della redazione allargata di "Via Dogana" del 13 marzo 2016 sul tema "L'indisponibile. Il corpo femminile fecondo"; nella presentazione dell'incontro leggiamo: "Prima era la reclusione domestica, adesso e' il mercato, prima erano le leggi, adesso sono i soldi, prima era competizione fra i maschi, adesso e' mentalita' aperta delle femmine... cambia la strada per arrivarci, cambia anche il risultato? Dedichiamo la redazione allargata di "Via Dogana" a quest'antica questione nei termini che sta prendendo oggi. Il femminismo e' un campo di battaglia, abbiamo detto, e ne abbiamo oggi una conferma. Che sia anche un'occasione per entrare nei cambiamenti in corso con nuove idee".
Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici femministe, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997". Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica aggiornata "Luisa Muraro, profonda conoscitrice del femminismo delle origini, e' tra le fondatrici della Libreria delle Donne di Milano (1975) e nel 1984 della Comunita' filosofica Diotima. Ha lavorato al concetto della differenza, favorendone la divulgazione e contribuendo a renderlo imprescindibile anche nel dibattito politico e filosofico italiano. Autrice di molte monografie, ha pubblicato numerosi saggi e articoli, ospitati in riviste accademiche, ma anche in quotidiani e riviste indirizzate al grande pubblico. Tra le sue pubblicazioni: La signora del gioco. Episodi della caccia alle streghe, Milano, Feltrinelli, 1976; Maglia o uncinetto. Racconto linguistico-politico sulla inimicizia tra metafora e metonimia, Milano, Feltrinelli, 1981; L'ordine simbolico della madre, Roma, Editori Riuniti, 1991; Lingua materna, scienza divina. Scritti sulla filosofia mistica di Margherita Porete, Napoli, D'Auria, 1995; Le amiche di Dio, Napoli, D'Auria, 2001; Il Dio delle donne, Milano, Mondadori, 2003; Guglielma e Maifreda, Milano, La Tartaruga, 1985, 2003; Al mercato della felicita'. La forza irrinunciabile del desiderio, Milano, Mondadori, 2009; Hipatia de Alejandria, Sabina Editorial, 2010". Per un accostamento all'opera di Luisa Muraro segnaliamo l'utile saggio bibliografico a cura di Clara Jourdan, con la collaborazione di Franca Cleis, Luisa Muraro. Bibliografia degli anni 1963-2009, Libreria delle donne di Milano, 2010 (richiedibile gratuitamente a: info at libreriadelledonne.it)]
Il corpo femminile fecondo sul quale l'umanita' maschile ha cercato di mettere le mani con tutti i mezzi, legge, scienza e filosofia comprese, e' tornato in primo piano con la fine del patriarcato. Spicca la pratica della procreazione per interposta persona (una femmina sana piu' materiale genetico di varia provenienza).
I modi e le circostanze dell'appropriazione sono in parte gli stessi di sempre (violenza, complicita' tra uomini, contratto sessuale, il bene del minore...) e in parte sono nuovi, come questa nuova pratica, che ha tanti nomi. Tra i fattori che l'hanno resa possibile, ci sono le tecnologie procreative e il mercato globale. L'accordo che alcune donne non desiderose di maternita' per se' ma semplicemente liberali, puo' essere visto come un fattore nuovo. O, viceversa, come il corrispondente di una spontanea, antica rispondenza ai desideri altrui.
L'indisponibile del titolo segnala l'esigenza di una nuova coscienza evolutiva che ci renda piu' consapevoli che la vita stessa e la ricerca della nostra felicita' pongono delle barriere simboliche all'esercizio della padronanza sulle cose, sui corpi e sulle persone, compresa la propria. Questo processo e' gia' cominciato; si tratta di svilupparlo mettendo risolutamente fine alla discontinuita' traumatica tra natura e cultura in cui viviamo. In cio' l'umanita' femminile ha un ruolo maggiore che la chiama ad assumere un'autorita' anche pubblica e non soltanto famigliare.
L'indisponibile e' primariamente il corpo femminile fecondo con il suo frutto. In tempi recenti alcune giuriste hanno proposto che l'inviolabilita' del corpo femminile sia tra i principi costituzionali. Il matrimonio patriarcale altera quello che doveva essere il rito con cui la madre consentiva, a un uomo, di avere accesso a una sua figlia.
Consideriamo le conseguenze di cio' nel caso dell'interruzione volontaria della gravidanza. Nel linguaggio corrente se ne parla come di un diritto, ma non e' esatto: il diritto riguarda semmai la salute della donna, non altro. La fine traumatica di una gravidanza indesiderata, e' la conseguenza di una sessualita' umana non libera. L'aborto di suo sarebbe nella sfera del non disponibile. Tuttavia molte di noi hanno difeso che la donna possa farlo e abbia diritto all'assistenza medica. Lo abbiamo fatto per ristabilire un principio di liberta': non si puo' obbligare una donna a diventare madre, e di maternita' si puo' parlare a partire dal consenso libero della donna.
Ma non e' questa la ragione della legge italiana in materia. In un'intervista a "Una citta'" n. 227, il giurista Stefano Canestrari (autore di Principi di biodiritto penale, Il Mulino 2015) loda la 194 che basa su un principio diverso. Si tratta della tutela prioritaria della salute psicofisica della donna rispetto al concepito. In questa concezione, la donna resta quindi sotto tutela di un'autorita' patriarcale che separa e confronta lei e il nascituro, e si da' il compito di giudicare sullo stato della sua salute. Di fatto sappiamo che non va piu' cosi', per cui il principio invocato finisce per essere una finzione legale. Segno che c'e' una forzatura.
Fra noi molte pensano che la forzatura colpisca l'ordine simbolico della madre e segnalano il permanere di una morta autorita' patriarcale in un ordinamento che non prevede la presenza di autorita' femminile nemmeno in questo ambito di competenza squisitamente femminile.
Il "non" dell'indisponibile non e' dunque il proibito e neanche il non negoziabile del diritto. Appartiene alla qualificazione delle possibilita' concretamente presenti, e disegna nelle civilta' storiche una linea dinamica. Si tratta di seguire l'accrescimento delle possibilita' avendo come criterio che non s'impoverisca l'essere di ogni cosa che e'. Nel caso dell'essere umano, che non si perda di vista la sua destinazione libera alla felicita'.
10. MAESTRE. BENEDETTA CENTOVALLI RICORDA GRAZIA CHERCHI
[Dal sito www.libreriadelledonne.it riprendiamo il seguente intervento apparso su www.lindiceonline.com col titolo "Armata di sigaretta, matita e carta" e il sommario "Grazia Cherchi: ritratto di un'intellettuale militante".
Benedetta Centovalli e' stata direttore letterario Rizzoli dal 1996 al 2005 e direttore editoriale Sansoni dal 2002 al 2005; dal 2006 al 2007 direttore editoriale della padovana Alet; e dal 2007 al 2011 di Cairo Editore. Ha diretto la narrativa italiana e straniera della casa editrice romana Nutrimenti, e dal 2012 lavora per Giunti dove ha ideato Italiana, una nuova collana di narratori italiani. Si e' occupata di studi novecenteschi di poesia e prosa (Cristina Campo, Alda Merini, Camillo Sbarbaro, Luigi Baldacci, Elio Vittorini, Giorgio Bassani, Manlio Cancogni, Maria Corti...). Specialista di Romano Bilenchi, ne ha curato le opere singole e l'edizione delle Opere complete per la Bur. Ha inoltre pubblicato Un uomo contro. Romano Bilenchi. Biografia per immagini, con Effigie. Ha collaborato con quotidiani e riviste tra cui "Autografo", "Strumenti Critici", "Nuovi Argomenti", "Il Caffe' Illustrato", "L'Indice dei Libri del Mese". E' stata tra i fondatori dei siti-rivista "Nazione indiana" e "Primo amore". Ha tenuto una rubrica su "Stilos" dal 2001 al 2007. Nella collana di narrativa italiana "Sintonie", da lei diretta per Rizzoli, ha progettato e allestito l'antologia di autori italiani contemporanei: Patrie impure. Italia autoritratto a piu' voci, 2003. Da molti anni fa conferenze di storia della letteratura italiana contemporanea e di editoria, insegna scrittura creativa, e tiene laboratori all'Universita' Statale di Milano, nel Master per redattori editoriali della Statale organizzato dalla Fondazione Mondadori e in quello del Collegio Universitario di Santa Caterina da Siena con l'Universita' degli Studi di Pavia. E' stata docente presso Yale e la New York University di narrativa italiana contemporanea.
Grazia Cherchi, giornalista, consulente editoriale, saggista, narratrice; splendida figura ad un tempo ironica e carismatica della cultura democratica italiana dagli anni Sessanta agli anni Novanta; e' scomparsa nel 1995. Opere di Granzia Cherchi: la gran parte della sua opera e' dispersa in giornali e riviste e in testi legati all'attivita' editoriale mai pubblicati; una sua raccolta di racconti brevi e' Basta poco per sentirsi soli, e/o, Roma 1991; il suo unico romanzo e' Fatiche d'amore perdute, Longanesi, Milano 1993; una bella, vivace e rappresentativa raccolta di articoli, ritratti e interviste e' Scompartimento per lettori e taciturni, Feltrineli, Milano 1997]
"Nei giorni successivi alla sua morte, non si fece che pensare ai libri: come quando una persona se ne va e si lascia alle spalle qualcosa di non autonomo, qualcosa di dipendente da se', e allora si dicono quelle frasi, E adesso con chi staranno, i figli? Chi si porta a casa le piante? E il gatto, chi si prendera' cura di questo gatto?". Solo che nel caso di Grazia Cherchi non c'erano figli o piante o animali, c'erano solo i libri, i libri degli altri, quei libri che a pensarci bene non sono solo degli autori, non bastano gli autori a prendersene cura. Cosi' sono rimasti soli, abbandonati al loro destino. I libri e i loro autori. E' uscito da poco il libro Grazia Cherchi di Michela Monferrini (pp. 126, euro 12, Ali&no editrice, Perugia 2015), nella collana "Le farfalle" diretta da Clara Sereni, con fotografie di Vincenzo Cottinelli e un puzzle di voci autorevoli e amiche per ricordare la grande Grazia (1937-1995) a vent'anni dalla sua morte ("Non durano eterni / neanche i Quaderni / ma eterna si spazia / la gloria di Grazia", scriveva Franco Fortini). Un ritratto vivo e parlante - a noi smemorati operatori del mondo del libro - sul suo lavoro culturale in decenni difficili e densi di trasformazioni, dai sessanta ai novanta, lavoro caduto in ombra, sommerso, dimenticato, cancellato (introvabili la sua raccolta di racconti, Basta poco per sentirsi soli, Tringale, Catania 1986; E/o, Roma 1991, con prefazione di Alfonso Berardinelli, e il romanzo Fatiche d'amore perdute, Longanesi, Milano 1993), mentre e' indispensabile recuperare la sua militanza nella letteratura contemporanea, e ricordare che ci sono state intellettuali ed editor donna, letterate editrici, di capacita' e di valore che hanno fatto scelte consapevoli e indipendenti rispetto al mainstream della carriera e del potere, e che hanno contribuito in modo significativo alla crescita del discorso culturale nel nostro paese.
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Un viaggio nel mondo di Grazia
Michela Monferrini ci guida con mano ispirata e leggera alla scoperta del mondo di Grazia: libri e sigarette, treni autobus e taxi, caffe' e redazioni, Milano di pioggia e di sole, viaggi e incontri, amici e politica. Amava le scritture irregolari, cercava sempre in un libro stile (sobrio, magro) e contenuti, sapendo quanto fossero un pieno a perdere. Odiava gli aggettivi ridondanti e gli avverbi in "-mente". Appassionata e brusca, "romantica" e zarina, incurante di se' e dedita alla cura degli altri, priva di spirito pratico e schierata contro i conformismi di ogni specie, Grazia Cherchi rivive in questo racconto costellato di memorie di chi le e' stato vicino con la sua "faccia bellissima un po' sarda un po' da india amazzonica" (Stefano Benni) e i gesti di una intellettuale fuoricentro, eretica e ironica, per la quale proviamo un'acuta nostalgia.
E' indispensabile ricordare che ci sono state intellettuali ed editor donna, letterate editrici che hanno fatto scelte consapevoli e indipendenti, contribuendo in modo significativo alla crescita del discorso culturale italiano.
Ha lavorato con tanti autori: da Sandro Onofri a Maurizio Maggiani e Massimo Carlotto, da Clara Sereni a Lalla Romano, da Franco Fortini a Giovanni Giudici, da Gianni Riotta a Oreste Pivetta e Enrico Franceschini, da Paolo Di Stefano a Enrico Deaglio e Gad Lerner. Ha contribuito alla scoperta di nuovi talenti (Alessandro Baricco, Stefano Benni, Gianfranco Bettin, Claudio Piersanti, Dario Voltolini), e' stata amica di Camilla Cederna, Vincenzo Consolo, Silvana Mauri Ottieri, Valentina Fortichiari, e si e' mossa con intelligenza tra la piccola e la grande editoria (ha collaborato con Feltrinelli, Garzanti, Rizzoli, e/o, Manni). Tante di queste voci prendono la parola in questo volume polifonico.
Venerava come maestri Bilenchi, Morante, Volponi, Sereni. Ho incontrato negli anni ottanta il nome di Grazia Cherchi proprio a casa di Romano Bilenchi, scrittore che lei considerava uno dei maggiori del Novecento anche se tra i meno riconosciuti, il cui stile e' stato guida e modello non solo nella formazione del gusto di Grazia ma anche per il suo lavoro di selezione e riscrittura dei testi. Scrivere tutto e togliere quasi tutto, diceva Bilenchi, citando Cechov. Insieme a quel non avere paura di nessuno, che era stato il suo modo di diventare adulto nonostante la continua enigmatica attrazione per il tempo bambino, e che lo aveva reso testimone scomodo, a orologi spenti, controtempo. Quel non avere paura in cui Grazia si era riconosciuta appieno. Per piu' generazioni Grazia Cherchi e' stata un punto di riferimento con la sua attivita' di intellettuale militante, libera e intransigente, con la passione del minoritario, prima sulla rivista "Quaderni piacentini", che ideo' e diresse con Bellocchio e Fofi, poi sulle testate a cui collaboro' ("Linus", "Linea d'ombra", "L'Indice", "Panorama", "Il Manifesto", "Il Secolo XIX", "L'Unita'"), e nelle rubriche affilate e provocatorie che tenne (Da leggere e da non leggere, Consigli/Sconsigli, Letture, Vistosistampi, Polemiche, Un po' per celia). Si puo' consultare (si fa per dire perche' anche questo libro non e' stato piu' ristampato) una scelta dei suoi articoli, recensioni, ritratti e interviste a partire dagli anni ottanta in Scompartimento per lettori e taciturni, uscito postumo nel 1997, a cura di Roberto Rossi, testi introduttivi di Giovanni Giudici e Piergiorgio Bellocchio, presso Feltrinelli.
Lettrice accanita e appassionata, Grazia considerava la narrativa contemporanea un nutrimento necessario per comprendere quello che la circondava, il filtro personale di uno scrittore erano gli occhiali speciali con cui osservare il mondo. Nel lavoro culturale il suo metro era la responsabilita' di abitare il proprio tempo, di stare nella societa' e nel discorso civile, di fare reagire la tensione morale con l'intelligenza del cuore perche' il mondo potesse cambiare in meglio: "Era il secondo tempo della sua vita: dopo aver fondato e diretto riviste, fatto la giornalista, la redattrice, dopo e contemporaneamente alla critica letteraria", scrive Monferrini, ecco che quella passione principale - la lettura - prende una nuova forma di impegno lavorativo, quella dell'editing-editing, occuparsi in buona sostanza e dal di dentro dei libri degli altri.
Nel lavoro culturale il suo metro era la responsabilita' di abitare il proprio tempo, di stare nella societa', di far reagire la tensione morale con l'intelligenza del cuore perche' il mondo potesse cambiare in meglio.
Ma forse c'e' di piu', si tratta sempre della vocazione di Grazia a interpretare il lavoro culturale come progetto collettivo, piuttosto che assecondare la componente individualistico-narcisistica dello scrittore (Piergiorgio Bellocchio). Come era avvenuto ai tempi dei "Quaderni", dai sessanta ai settanta, quando l'attivita' di coordinamento redazionale aveva preso il sopravvento sulla stesura in proprio di interventi, dagli anni ottanta in avanti cresce, accanto alla scrittura pubblica, il lavoro di lettrice-consulente editoriale e di editor. Un destino in ombra fatto di accudimento, di sollecitazione, di messa a punto, che fu anche il suo modo di eludere e resistere alla patina corrosiva degli anni ottanta. Era "un certo modo di stare al mondo", che secondo la testimonianza di Baricco e' la sua eredita' piu' grande. Cosi' per chi meditava di intraprendere o aveva intrapreso la strada del lavoro editoriale, Grazia era diventata un esempio per il puntiglio, la precisione, l'etica sempre sorvegliata, la capacita' di capire un testo in profondita', mettendo a nudo funzioni e artifici.
Grazie a questo piccolo e prezioso libro su Cherchi torniamo a indagare quell'anonimato, quell'iceberg che e' il lavoro editoriale e in particolare il versante oscuro dell'editing, la cui parte visibile e' di gran lunga meno imponente di quella che non si vede. Argomento per catacombe, di frequentazione rapsodica, di cui restano aneddoti, ricordi e auspicate ricerche di archivio (segnalo la documentata tesi di laurea magistrale di Giulia Tettamanti appena discussa alla Statale di Milano). Tra le ragioni di quest'ombra che avvolge il mestiere di editor c'e' senz'altro l'incerto riconoscimento del lavoro editoriale come lavoro a pieno diritto culturale: perche' e' fatto in squadra, e' condizionato dalla casa editrice, dal profitto, dal mercato, perche' e' un lavoro di mediazione. Una delle foto di Cottinelli racconta con precisione la relazione autore-editor, ci sono lei e il giovane Baricco, e proiettata sul muro alle spalle di Baricco l'ombra ingrandita di Grazia. Dicevamo incerto riconoscimento intellettuale. Come se fare editing non riguardasse una scelta di postura nel mondo, di orientamento dello sguardo. Come se fosse un mestiere privo di direzione e di possibilita' di direzioni diverse. Come se quello sguardo non potesse essere orientato verso l'autore o verso il lettore e cio' non facesse la differenza.
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Apologia dell'editor
"Personalmente, fare editing e' il lavoro che preferisco in campo editoriale". E quasi trent'anni fa su "Panorama" scriveva: "L'editing e' un lavoro che richiede una forte dose di masochismo. Bisogna infatti tuffarsi nell'altrui personalita' (anche stilistica) abdicando alla propria; (...) e' un lavoro che resta rigorosamente anonimo, di cui si e' ringraziati solo verbalmente". Fatti e questioni, oggetto d'ironia, rimasti tali e quali. Nessuna novita' sostanziale. Se non in peggio. Un editor e' un lettore competente al servizio dell'autore e non dell'editore, spiega Grazia, pur sapendo che gia' tirava un vento opposto nel mondo editoriale destinato a capovolgere il senso di questa relazione. Aveva gia' registrato le prime avvisaglie della piu' recente trasformazione antropologica dei funzionari editoriali in procuratori di calciatori. Nella forbice tra narrativa d'intrattenimento e narrativa letteraria, il ruolo dell'editor e' una lama sottile che rischia di invadere un terreno non suo, tagliando la polpa troppo vicino o lontano dal cuore di chi scrive.
Grazia Cherchi riflette a piu' riprese nei suoi interventi sul valore e sul significato della riscrittura (quasi tutti gli scrittori hanno bisogno di editing, cioe' di suggerimenti e consigli, si tratta di sapere esercitare un "potere affettuoso" come lo aveva definito l'amico Berardinelli), si impegna per il riconoscimento aperto di questa professione, lavora per la chiarezza e la comprensibilita' dei testi come etica necessaria per il lettore, oppone alla casualita' e alla sciatteria la disciplina quotidiana di letture e revisioni. Che cosa fa un editor quando lavora su un testo? Ieri come oggi: taglia, sfoltisce, sfronda, asciuga, ricuce, rattoppa, aggiusta con la finalita' sempre di portare a maggior nitore e coesione la storia e lo stile dell'autore. Ma non omologa, non uniforma, non appiattisce, non livella, e' pronto ad accogliere lo straniero (Antoine Berman), l'altro da se', dato che "la lingua degli altri ci mette regolarmente in crisi, perche' collide con la nostra, la scuote, prende a ceffoni le nostre inclinazioni e le nostre certezze" (dall'introduzione di Giorgio Pinotti a Editori e filologi. Per una filologia editoriale, a cura sua e di Paola Italia, Bulzoni, Roma 2014). Prendersi cura dei testi, accordarli, vuol dire mettersi in ascolto e aprirsi all'altro, fare entrare lo straniero, e' abitare una terra senza frontiere.
E cosa resta di questo viaggio senza approdo? Cosa resta di tutto quello che si fa intorno a un libro, con uno scrittore? Domanda di necessita' pensando al lavoro di Cherchi, di cui cospicua parte resta nascosta dentro le pagine delle riviste, nei progetti, nei libri degli altri. Lavorare sui testi e' come viaggiare in compagnia dell'autore, vale il viaggio piu' della destinazione, e un testo non e' un porto ma e' una nave che affronta il mare aperto, la lettura un viaggio senza sosta. Cosa resta di una vita spesa sui libri e per i libri degli altri? Una risposta ce la offrono le parole affettuose di Maggiani, "puntualmente litigavamo perche' io per principio accettavo cinque correzioni ogni dieci proposte, non di piu'...", "Grazie a lei io ho visto come si lavora: io che pensavo di fare la rivoluzione, negli anni settanta, la rivoluzione con le idee (...) ma la rivoluzione l'ha fatta meglio lei, e in tutt'altro modo". Restano - oltre le pagine scritte e pubblicate - quelle diventate un campo di battaglia, tutte cancellature e segni, suggerimenti e lampi, generosita' e talento, amicizia dolcissima e severa.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Arturo Leyte, Heidegger. L'oblio dell'essere, Hachette, Milano 2015, pp. 142, euro 9,99.
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Riletture
- Costantino Esposito (a cura di), Heidegger, Rcs, Milano 2014, pp. 166.
- Umberto Galimberti, Invito al pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986, 1998, pp. 166.
- Antonio Gnoli, Franco Volpi, L'ultimo sciamano. Conversazioni su Heidegger, Bompiani, Milano 2006, pp. 144.
- Karl Loewith, Saggi su Heidegger, Einaudi, Torino 1966, 1974, pp. XVI + 144.
- Giorgio Penzo (a cura di), Heidegger, Morcelliana, Brescia 1990, pp. 200.
- George Steiner, Heidegger, Garzanti, Milano 2002, pp. 200.
- Gianni Vattimo, Introduzione a Heidegger, Laterza, Roma-Bari 1971, 1989, pp. IV + 204.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2298 del 25 marzo 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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