[Nonviolenza] Le due Rose. 23



 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 23 del 15 gennaio 2016

 

In questo numero:

1. Con preghiera di ulteriore diffusione

2. Il crollo della diga. Un appello al presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2015

3. Presidente, non ci uccida. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica del 21 dicembre 2015

4. Al Ministro degli Affari Esteri affinche' si adoperi per impedire una nuova strage di Nassiriya ed altri orrori ancora. Una lettera del 27 dicembre 2015

5. Alla Ministra della Difesa. Una lettera del 29 dicembre 2015

6. Alla Presidente della Camera dei Deputati, affinche' si opponga alla sciagurata decisione governativa di inviare soldati a Mosul. Una lettera del 31 dicembre 2015

7. Al Ministro dell'Interno. Possa la sua coscienza essere illuminata. Una lettera del 4 gennaio 2016

8. Al Ministro della Giustizia per la revoca di una ingiusta e pericolosissima decisione annunciata dal governo. Una lettera del 7 gennaio 2016

9. Alla Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca. Una lettera del 12 gennaio 2016

10. Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"

 

1. UN APPELLO A CHI LEGGE. CON PREGHIERA DI ULTERIORE DIFFUSIONE

 

Preghiamo chi riceve il nostro foglio di voler ridiffondere questo fascicolo in cui abbiamo raccolto alcune lettere indirizzate ad alcune figure istituzionali per la revoca della insensata e illegale decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.

E' possibile ed e' necessario far recedere il governo da quella decisione sciagurata e funesta.

Chiediamo ad ogni persona, ad ogni associazione, ad ogni istituzione impegnata per la pace e i diritti umani un impegno ora.

Facciamo sentire la nostra voce.

Salvare le vite e' il primo dovere.

La nonviolenza e' in cammino.

 

2. REPETITA IUVANT. IL CROLLO DELLA DIGA. UN APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 18 DICEMBRE 2015

 

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

receda immediatamente dalla decisione dell'invio di truppe italiane alla diga di Mosul, decisione le cui conseguenze possono essere funeste e fin catastrofiche.

Non commetta l'errore piu' grave dell'intera sua vita.

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

nelle scorse settimane, mentre alcuni suoi ministri deliravano, lei e' apparso essere consapevole degli enormi rischi che una ulteriore escalation dell'intervento bellico euroamericano nel Vicino e nel Medio Oriente avrebbe comportato, con l'esito sia di un'ulteriore estensione delle stragi cola', sia di una ulteriore espansione del terrorismo su scala planetaria. In queste settimane lei e' apparso essere consapevole dei risultati disastrosi delle guerre cui dagli anni Novanta l'Italia ha partecipato (violando la sua stessa legge fondamentale), ed ha piu' volte ricordato la guerra libica del 2011 come esempio di tragico errore da non ripetere.

Ebbene, la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul contraddice la prudenza e la ragionevolezza che informavano quelle sue precedenti dichiarazioni.

Questa decisione di dispiegare truppe italiane sul terreno, nel cuore del conflitto in corso nell'area tra Iraq e Siria che - destrutturati gli ordinamenti giuridici di quei paesi dalle guerre euroamericane degli scorsi decenni - e' divenuta base territoriale dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis,  puo' avere conseguenze tremende.

Una presenza militare italiana alla diga di Mosul rendera' sia quel luogo e le persone li' schierate, sia l'Italia intera, un primario bersaglio dell'azione stragista dell'organizzazione terroristica.

Come chiunque, immagino facilmente le pressioni che possono avere indotto il suo governo a questa stoltissima e sciaguratissima decisione; ma voglio sperare che lei abbia sufficiente buon senso per capire che deve revocarla immediatamente.

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

l'Italia ha gia' dato un enorme, scellerato contributo al trionfo dello stragismo e del terrorismo (tanto dei poteri dichiaratamente criminali, quanto degli stati) con la partecipazione alle guerre del Golfo, alla guerra dei Balcani, alla guerra afgana, alla guerra libica; con la fornitura di armi a regimi assassini; con la partecipazione a coalizioni internazionali e organizzazioni armate responsabili di crimini di guerra e contro l'umanita'; con l'abominevole politica razzista che impedendo l'ingresso legale a chi fugge da fame e guerre e dittature ha provocato l'immane strage nel Mediterraneo; con lo sperpero di risorse ingentissime per le spese militari costitutivamente finalizzate alla preparazione ed all'esecuzione della guerra e delle uccisioni di cui essa consiste. L'Italia ha molto da farsi perdonare dai popoli del sud del mondo, di tante stragi e' corresponsabile.

In relazione alla Libia l'Italia sembra ora finalmente seguire una politica ragionevole: di azione diplomatica orientata a far cessare i conflitti e le stragi, a promuovere dialogo e legalita', a salvare le vite e a contrastare il potere delle organizzazioni criminali attraverso la ricostruzione di un ordinamento giuridico che si impegni nella direzione del rispetto e della promozione dei diritti di tutti; perche' non seguire la stessa politica ragionevole anche in relazione all'Iraq e alla Siria?

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

due sono le dighe di cui deve tener conto nel valutare la situazione.

Vi e' una diga a Mosul da mettere in sicurezza, ma la presenza di soldati italiani ottiene proprio l'effetto contrario.

E vi e' una diga in Italia e in Europa: la diga della civilta' che si oppone all'irruzione della barbarie, del razzismo e del fascismo. Che possa l'ordinamento giuridico costituzionale e democratico italiano resistere a chi vuole trasformarci in mostri, a chi vuole renderci ad un tempo vittime e ausiliari delle sua apocalittica brama di sterminio.

Receda da quella sconsiderata decisione ed impegni piuttosto il nostro paese anche in quell'area ad un'azione diplomatica come quella dispiegata in Libia.

Lei sa che l'azione di polizia necessaria contro i terroristi dell'Isis sara' resa possibile solo dalla fine della guerra in corso, ovvero solo dalla fine della destrutturazione dell'Iraq e della Siria con la ricostituzione in entrambi i paesi di un ordinamento giuridico che si impegni alla ricostruzione dei servizi, delle infrastrutture e dell'amministrazione nella legalita', nella direzione della democrazia e del rispetto dei diritti umani. A tal fine occorre promuovere il dialogo, occorre recare aiuti umanitari, occorre sostenere le esperienze nonviolente di convivenza e di solidarieta', occorre tagliare ai terroristi le fonti di finanziamento, di armamento, di reclutamento - innanzitutto costringendo i governi loro complici (in primo luogo la Turchia e l'Arabia Saudita, il Kuwait e il Qatar) a recedere dalla loro criminale politica.

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

tragga ispirazione dalla memoria di Giorgio La Pira, faccia della nonviolenza la vera, grande, necessaria, urgente trasformazione - evoluzione, progresso - di cui la politica, non solo italiana ma dell'umanita' intera, ha assoluto bisogno.

 

3. REPETITA IUVANT. PRESIDENTE, NON CI UCCIDA. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL 21 DICEMBRE 2015

 

Egregio Presidente della Repubblica,

come gia' sa, il governo italiano ha annunciato la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul, nel cuore del sanguinario conflitto mediorientale.

Questa decisione dissennata espone quei soldati, quella diga e l'Italia intera ad essere bersaglio privilegiato di attentati terroristici.

Questa decisione dissennata e' del tutto illegale.

Questa decisione dissennata e' del tutto immorale.

Questa decisione dissennata rischia di dar luogo a nuove stragi.

Questa decisione dissennata rischia di promuovere una ulteriore escalation di violenza i cui esiti possono essere apocalittici.

Il governo non puo' prendere questa decisione.

Il governo deve recedere immediatamente da questa decisione.

*

Presidente, richiami il governo alla ragione, alla legalita' costituzionale, al comune sentire morale, al primo dovere che e' quello di non uccidere, di non mandare nessuno incontro alla morte, di salvare le vite.

Presidente, faccia sapere al governo che lei non puo' e non intende ratificare una scelta nefasta che puo' provocare innumerevoli vittime.

Presidente, non ci uccida.

 

4. REPETITA IUVANT. AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AFFINCHE' SI ADOPERI PER IMPEDIRE UNA NUOVA STRAGE DI NASSIRIYA ED ALTRI ORRORI ANCORA. UNA LETTERA DEL 27 DICEMBRE 2015

 

Egregio Ministro degli Affari Esteri,

credo che non le possa sfuggire l'estrema pericolosita' dell'assurda decisione del governo italiano annunciata pochi giorni fa di inviare in Iraq centinaia di soldati.

Lei sa quanto me che il dispiegamento di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul verra' percepito come un atto di occupazione militare da parte di uno degli stati occidentali che gia' prese parte alla prima guerra del Golfo ed all'occupazione militare seguita alla seconda: ovvero uno degli stati della coalizione euroamericana che ha commesso in Iraq mostruosi crimini di guerra e contro l'umanita', crimini che hanno favorito la nascita dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis.

Lei sa quanto me che questa decisione fornira' all'Isis un eccellente bersaglio per la sua azione stragista, per la sua propaganda assassina; sa che l'invio cola' dei soldati italiani espone agli attentati dell'Isis quei soldati, i lavoratori della diga, le popolazioni nei dintorni ed a valle della diga, e l'intero popolo italiano.

Lei sa quanto me che ben altro occorre per contrastare efficacemente l'Isis, mettere fine ai suoi abominevoli crimini ed assicurare alla giustizia i suoi membri, come e' doveroso, necessario ed urgente: la via e' quella indicata dall'Onu; occorre un'operazione di polizia internazionale, la cessazione degli atti di guerra, il disarmo e la smilitarizzazione; ed insieme un'azione costruttiva di ricostituzione degli ordinamenti giuridici legittimi, delle infrastrutture, dei servizi e della pubblica amministrazione; un'iniziativa umanitaria di soccorso immediato alle popolazioni vittime della guerra, del terrorismo, della persecuzione, della riduzione in schiavitu', della violenza dittatoriale; la fine del conflitto in Siria come in Libia attraverso un'azione diplomatica adeguata. Lei sa quanto me che il terrorismo non si contrasta con la guerra, ma con la democrazia, la legalita', la giustizia sociale, la pace che salva le vite.

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Egregio Ministro,

si adoperi affinche' il governo receda da quell'insensata e pericolosissima decisione.

Sotto ogni profilo e' una follia ed un crimine esporre gratuitamente alla morte tanti esseri umani.

Sotto ogni profilo e' assurdo e scellerato compiere un atto che con tutta evidenza e con estrema probabilita' puo' favorire di fatto l'esecuzione di nuove stragi.

Si adoperi per impedire una nuova strage di Nassiriya ed altri orrori ancora.

Receda il governo da una scelta sconsiderata e funesta.

 

5. REPETITA IUVANT. ALLA MINISTRA DELLA DIFESA. UNA LETTERA DEL 29 DICEMBRE 2015

 

Gentile Ministra della Difesa,

mi permetto di scriverle per esortare lei e tramite lei l'intero Consiglio dei Ministri a voler riconsiderare e quindi revocare l'annunciata decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

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E' una decisione non meditata che puo' avere tragiche conseguenze.

Lei sa che l'Italia in Iraq e' ricordata come uno dei paesi che ha preso parte ai bombardamenti nella prima guerra del Golfo e all'occupazione militare successiva alla seconda; lei sa che i soldati italiani in Iraq sono gia' stati vittime di un attentato stragista a Nassiriya; lei sa che Mosul e' nelle mani dell'Isis e che l'Isis non perdera' l'occasione che gli si offre di poter far strage di soldati italiani ricavandone anche propaganda e consenso tra quanti ci vedono come "invasori crociati"o "occupanti colonialisti ed imperialisti, razzisti e rapinatori, stragisti e torturatori" (naturalmente noi crediamo bene di non esserlo affatto, ma in Iraq purtroppo siamo stati parte di una coalizione bellica e di occupazione che ha commesso atroci ed infami crimini di guerra e crimini contro l'umanita', e quindi inevitabilmente da molte, moltissime persone veniamo percepiti cosi').

Lei sa quindi che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul espone gratuitamente ed assurdamente a un enorme rischio i nostri soldati, e con essi i lavoratori della diga e le popolazioni nei dintorni e a valle della diga, e finanche i cittadini italiani nel nostro stesso paese poiche' la presenza di soldati italiani a Mosul rendera' anche il nostro paese bersaglio privilegiato di attentati dei terroristi dell'Isis o che all'Isis si richiamano.

Per tutto cio' e' necessario recedere al piu' presto dalla decisione del dispiegamento di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, che lungi dal garantire adeguata protezione alle maestranze civili, le espone vieppiu' alla furia omicida dei terroristi che in tutti i modi cercheranno di fare strage dei nostri soldati, dei nostri connazionali, di quanti si troveranno nelle nostre vicinanze.

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L'Italia puo' e deve contribuire a contrastare il terrorismo, ma inviare truppe italiane in Iraq e' assolutamente irragionevole ed effettualmente controproducente; la nostra presenza militare invece di contrastarli favorira' gli apocalittici disegni, gli scellerate crimini e l'abominevole propaganda degli assassini dell'Isis; e mettera' in pericolo, in estremo pericolo, le vite di tanti innocenti, militari e civili.

Altro e' cio' che possiamo e dobbiamo fare: non atti di guerra o percepiti come tali, non l'insensata esposizione di altre persone al massacro, ma il sostegno a un'azione di polizia internazionale adeguata, un indispensabile aiuto umanitario alle popolazioni vittime dell'organizazzione terrorista e schiavista dell'Isis, un contributo economico e politico alla ricostruzione in Iraq come in Siria come in Libia di infrastrutture e servizi sociali fondamentali nel quadro di ordinamenti giuridici legittimi, democratici, rispettosi dei diritti umani.

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Gentile Ministra,

la prego di farsi promotrice nel Consiglio dei Ministri di una riconsiderazione e della conseguente revoca della non meditata e pericolosissima decisione gia' annunciata.

Non e' disonorevole, non e' disdicevole, non e' un male recedere da una decisione quando ci si avvede che essa e' sbagliata: male e' perseverare nell'errore; male e' esporre insensatamente degli esseri umani alla morte. Il Consiglio dei Ministri e' ancora in tempo per tornare sui suoi passi, ad evitare una tragedia. Salvare le vite e' il primo dovere.

 

6. REPETITA IUVANT. ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, AFFINCHE' SI OPPONGA ALLA SCIAGURATA DECISIONE GOVERNATIVA DI INVIARE SOLDATI A MOSUL. UNA LETTERA DEL 31 DICEMBRE 2015

 

Egregia Presidente della Camera dei Deputati,

ritengo pericolosissima, assolutamente irrazionale e patentemente illegittima la decisione annunciata dal governo di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul.

E vorrei pregare lei, terza carica istituzionale dello stato, presidente di uno dei rami del parlamento, autorevole figura dell'impegno umanitario, di invitare il governo a recedere da essa.

Quella inopinata ed irresponsabile decisione infatti e' gravida di conseguenze funeste: espone quei soldati al massacro; ed espone al massacro con essi anche i lavoratori della diga e le popolazioni che vivono nei pressi ed a valle di essa; ed espone al massacro altresi' chi vive in Italia e che a seguito di questa decisione diverra' parimenti bersaglio privilegiato di prevedibilissimi attentati.

Non dubito che lei abbia piena contezza del fatto che Mosul e' in mano all'Isis, che i soldati italiani in Iraq sono gia' stati vittima della strage di Nassiriya, che la loro presenza li' offrirebbe ai terroristi l'occasione di commettere agevolmente una strage e di trarre da questo efferato crimine (che presenterebbero al loro uditorio come un atto di guerra contro "truppe di occupazione crociate") anche un vantaggio propagandistico che incrementera' il loro consenso, il loro reclutamento, la loro espansione.

Sic stantibus rebus, quella stoltissima decisione del governo italiano si configura come un atto mortifero e costituira' paradossalmente un effettuale favoreggiamento dell'Isis; quella decisione e' quindi palesemente illegale, immorale, insensata.

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Egregia Presidente della Camera dei Deputati,

so bene che il suo ruolo istituzionale richiede da lei prudenza e saggezza, ma proprio a un atto di prudenza e di saggezza la esorto: la esorto a richiamare il governo alla ragione, la esorto a impedire che un crimine sia commesso (poiche' quella decisione del governo crea appunto le condizioni che consentiranno una strage altrimenti evitabile).

Si adoperi per salvare delle vite.

Si adoperi affinche' il governo non esponga - gratuitamente, assurdamente, atrocemente - degli esseri umani alla morte.

 

7. REPETITA IUVANT. AL MINISTRO DELL'INTERNO. POSSA LA SUA COSCIENZA ESSERE ILLUMINATA. UNA LETTERA DEL 4 GENNAIO 2016

 

Oggetto: richiesta di un urgente impegno per la revoca dell'annunciata decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani a Mosul.

Egregio Ministro dell'Interno,

credo che lei si renda ben conto del fatto che la politica estera di un paese in un mondo globalizzato ha immediate ricadute sulla politica interna.

Basti pensare a come le guerre e le occupazioni militari scatenate ed imposte da statisti folli e criminali ed alle quali purtroppo anche l'Italia ha assurdamente e tragicamente preso parte (dall'Iraq all'Afghanistan alla Libia) hanno destabilizzato intere regioni, disfatto ordinamenti giuridici statuali, suscitato ed alimentato guerre civili e terrorismo, e provocato innumerevoli vittime e costretto milioni di esseri umani a migrazioni bibliche per salvare le propria vite.

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E credo che lei si renda conto altresi' che il pericolo del terrorismo non si contrasta con altro terrore, ma con la democrazia e la difesa nitida e intransigente dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Lei e' molto piu' giovane di me, ma comunque sapra' che negli anni terribili in cui in Italia il terrorismo politico e quello mafioso infuriavano, il popolo italiano e le sue istituzioni democratiche hanno saputo resistere a quell'ondata di orrore proprio con la forza della legalita' che salva le vite, della democrazia che rispetta i diritti; ci sono certo stati episodi tremendi, aberranti e fin abominevoli, ma nell'insieme e finalmente la repubblica democratica ed antifascista, la repubblica dei cittadini, ha prevalso con la forza del diritto.

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E credo anche che lei si renda conto che in uno stato di diritto, costituzionale, democratico, e' cura primaria del potere esecutivo fare quanto e' in proprio potere per difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutte le persone che si trovano nella giurisdizione in cui esercita le funzioni di governo secondo il mandato e nel rispetto delle guarentigie costituzionali.

Ed alla difesa delle liberta' condivise e delle istituzioni democratiche, ed innanzitutto della vita e della sicurezza degli esseri umani, e' preposto il suo ministero.

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Orbene, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha annunciato alcune settimane fa la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, che si trova a breve distanza da una delle principali citta' irachene controllate dall'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis.

Questa decisione, mi permetta di dichiararlo in tutta franchezza, e' irrazionale, illegittima, controproducente, e puo' avere conseguenze funeste sia per i giovani militari che verranno dispiegati cola', sia per le maestranze civili della diga, sia per le popolazioni che vivono nei dintorni e a valle della diga, sia per l'intera popolazione italiana.

Non solo: questa decisione avra' come effetto certo di essere enormemente vantaggiosa per gli scellerati assassini dell'Isis.

E valga il vero.

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In primo luogo sara' assai agevole per i terroristi dell'Isis aggredire i nostri soldati li', a brevissima distanza da uno dei loro capisaldi.

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In secondo luogo sara' assai efficace la loro callida propaganda nel presentare i nostri soldati come "occupanti crociati" e il nostro paese come avanguardia "sul terreno" della coalizione internazionale che tante stragi ha commesso in Iraq durante la prima e la seconda guerra del Golfo e tanti crimini contro l'umanita' durante l'occupazione militare seguita alla sconfitta della scellerata dittatura di Saddam Hussein.

Tragicamente noi italiani abbiamo effettivamente preso parte ai bombardamenti durante la prima guerra del Golfo; tragicamente noi italiani abbiamo gia' subito un attentato stragista a Nassiriya durante l'occupazione militare dell'Iraq. E paesi nostri alleati come gli Usa e la Francia continuano a bombardare le aree controllate dall'Isis tra Siria ed Iraq, ed i loro bombardamenti continuano a provocare vittime tra la popolazione civile, che e' vittima sia dell'efferata dittatura terrorista e schiavista dell'Isis, sia dei bombardamenti dei nostri alleati.

Inviando i nostri soldati a Mosul il governo li e ci espone agli attentati dei terroristi, ma anche all'odio - e forse alle vendette - di tutti coloro che ci percepiranno come parte della coalizione responsabile della distruzione del paese e della nascita dell'Isis, come "truppe di terra" dell'alleanza euroamericana che li bombarda.

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In terzo luogo questa situazione, questa propaganda, questa percezione, renderanno anche il nostro stesso paese bersaglio privilegiato di attentati stragisti.

Un'analisi rigorosa di quanto e' accaduto in questi ultimi anni e della situazione attuale porta a questa ineludibile conclusione: che l'invio di soldati italiani a Mosul espone l'Italia ad un elevatissimo rischio di attentati terroristici.

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In quarto luogo la decisione presa dal nostro governo di inviare centinaia di soldati alla diga di Mosul esponendoli a un enorme pericolo non solo non sara' efficiente ai fini della lotta contro il terrorismo dell'Isis, ma crea le condizioni per un ulteriore rafforzamento dell'Isis, che si avvantaggera' di questa situazione per pianificare e mettere facilmente a segno altri sanguinari attentati stragisti.

Quella decisione quindi non e' utile alla necessaria lotta contro il terrorismo, ma favoreggera' de facto il terrorismo. E' doloroso dirlo, ma questa e' l'inconfutabile verita'. Ne consegue che sotto ogni profilo, non solo morale e civile, ma anche strategico e tattico, quella decisione e' errata e foriera di male.

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Lei sa bene che per contrastare il terrorismo occorre non la guerra, ma un'azione di polizia e un'azione politica.

Un'azione di polizia che contrasti il crimine e reprima i criminali. Un'azione politica che sostenga le popolazioni e le istituzioni intese a garantire il civile convivere, il benessere comune, i servizi sociali, la pubblica amministrazione. E nell'immediato un'azione umanitaria che fornisca alle popolazioni il necessario per poter vivere.

Ordunque, lei sa bene quanto me che tra guerra ed azione di polizia internazionale vi e' un abisso, e una flagrante opposizione.

La guerra e' essa stessa terrore e uccisioni; la guerra suscita e alimenta il terrorismo essendo terrorismo essa stessa; ed infatti lo scopo che i terroristi si prefiggono con i loro attentati e' di spingerci nella spirale di una escalation bellica e stragista.

L'operazione di polizia mira invece a contrastare i crimini e ad assicurare alla giustizia i criminali.

Nelle regioni africane ed asiatiche in cui operano le organizzazioni terroristiche occorre intervenire secondo le indicazioni di recente espresse dall'Onu. Occorre far cessare le guerre in corso e ricostituire gli ordinamenti giuridici per poter contrastare il terrorismo in modo adeguato. Le azioni belliche, le occupazioni militari, il riarmo e la militarizzazione, effettualmente impediscono la realizzazione delle operazioni di polizia necessarie che sole possono sconfiggere il terrorismo. La cessazione delle guerre e' il prerequisito indispensabile per avviare l'iniziativa adeguata che tutti invocano.

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Ho riassunto - in forma certo troppo cursoria, ma un appello in forma di lettera deve essere per quanto possibile conciso - alcuni pensieri che credo anche lei condivida, come ogni persona di buon senso, come ogni persona sollecita del pubblico bene, come ogni persona preoccupata per i prevedibilissimi esiti nefasti di una decisione che il governo ha preso senza averla sufficientemente ponderata.

Forse alcuni suoi colleghi nei mesi scorsi si sono lasciati trasportare da una retorica tanto roboante quanto vacua, o peggio hanno dato ascolto e credito a non innocenti consigli, a interessi non limpidi, e quindi sventuratamente non hanno saputo vedere la drammatica realta', e a quali inquietanti, sciagurati, tragici sviluppi una decisione improvvida puo' dar luogo.

Forse alcuni suoi colleghi non si sono resi conto che qui sono in gioco delle vite umane, e che una decisione che gratuitamente ed insensatamente espone alla morte tanti esseri umani non solo e' irragionevole, non solo e' immorale, ma e' anche illegale, e malefica.

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Egregio Ministro dell'Interno,

per la sua funzione e per le sue competenze istituzionali lei forse meglio di altri membri del Consiglio dei Ministri puo' rendersi conto degli inammissibili rischi cui quella scelta ci espone, del fatto che essa puo' far morire innumerevoli esseri umani innocenti, del fatto che essa - per una sorta di paradossale, crudele eterogenesi dei fini - finisce per aiutare l'organizzazione criminale dell'Isis, finisce per assecondare i suoi piani di sterminio.

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Egregio Ministro dell'Interno,

in poche, nette parole: le chiedo di farsi promotore in seno al Consiglio dei Ministri della revoca di quella decisione.

Le chiedo di impegnarvisi subito, le chiedo di impegnarvisi con piena contezza e persuasa coscienza.

Si adoperi affinche' il governo receda immediatamente da quella decisione stolta, illecita, sciagurata.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Possa la sua coscienza essere illuminata.

 

8. REPETITA IUVANT. AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA PER LA REVOCA DI UNA INGIUSTA E PERICOLOSISSIMA DECISIONE ANNUNCIATA DAL GOVERNO. UNA LETTERA DEL 7 GENNAIO 2016

 

Egregio Ministro della Giustizia,

alcune settimane fa il presidente del Consiglio dei Ministri ha sorprendentemente annunciato in un programma televisivo l'incredibile decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, in Iraq, in funzione di "security" di un'impresa italiana vincitrice di un appalto cola'.

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Credo che a lei non possa sfuggire l'enormita' della cosa: Mosul e' una roccaforte dell'Isis e la diga e' a breve distanza: inviare li' dei soldati italiani significa esporli ad un elevatissimo rischio di essere fatti bersaglio di un attentato terrorista, significa quasi invitare l'Isis a commettere un'agevole strage.

In Iraq l'Italia ha gia' pagato un elevato tributo di sangue alla politica degli interventi bellici e delle occupazioni militari: nessuno puo' dimenticare la strage di Nassiriya.

E nessuno puo' dimenticare neppure che l'Italia assurdamente prese parte ai bombardamenti della prima guerra del Golfo, e che prese parte all'occupazione militare seguita alla seconda guerra del Golfo (occupazione durante la quale da parte di soldati di altri paesi occupanti nostri alleati furono commessi gravissimi crimini contro l'umanita').

Il pericolo per i nostri soldati alla diga di Mosul e' immenso; esporveli e' insensato e inammissibile.

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Peraltro la presenza dei nostri soldati li' mette in pericolo non solo le loro stesse vite (e sarebbe gia' del tutto inaccettabile), ma anche quelle delle maestranze che in teoria essi dovrebbero proteggere; cosi' come delle popolazioni residenti nei dintorni ed a valle della diga, poiche' se l'Isis volesse commettere un attentato stragista contro i nostri soldati - come e' purtroppo e sciaguratamente prevedibilissimo -  verosimilmente provocherebbe la morte anche dei lavoratori civili li' presenti, e se l'attentato fosse di considerevoli dimensioni potrebbe danneggiare la diga con esiti apocalittici per le popolazioni a valle dell'impianto.

Il pericolo di un immane massacro conseguente all'annunciata decisione e' enorme; esporre tante persone a un cosi' grave pericolo di morte e' insensato e inammissibile.

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E c'e' dell'altro ancora da considerare: poiche' la propaganda dell'Isis rappresenterebbe la nostra presenza militare li' nei termini (tipici del suo stereotipato e dereistico linguaggio) di una "invasione crociata", ne conseguirebbe che - nella logica aberrante che muove quell'organizzazione criminale - l'Italia intera diverrebbe primario obiettivo di attentati terroristici, poiche' in quella scellerata logica assassinare persone in Italia sarebbe una efficace forma di "propaganda del fatto".

Il pericolo di attentati in Italia, oggi invero astratto e remoto, a seguito dell'invio di centinaia di nostri soldati a Mosul diventerebbe prossimo e concreto; ed esporre - peraltro del tutto gratuitamente, senza alcuna necessita' ne' utilita' - il nostro paese a un simile gravissimo pericolo e' ancora una volta insensato e inammissibile.

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Infine: il dispiegamento dei nostri soldati a Mosul non solo non sara' utile alla necessaria  e doverosa lotta dell'intero mondo civile, dell'umanita' intera, contro la scellerata follia dell'Isis, ma si risolvera' addirittura in un vantaggio per l'Isis: poiche' la sua capacita' di colpirci ne verra' agevolata, e poiche' la sua propaganda ne verra' enormemente rafforzata. Mentre alcuni nostri tradizionali alleati continuano nei loro bombardamenti aerei (mietendo anche numerose vittime civili e rendendo ancor piu' disperata la vita delle popolazioni che gia' subiscono la dittatura schiavista dell'organizzazione mafiosa e nazista dell'Isis), i nostri soldati dislocati sul terreno diverranno vittime sacrificali della furia dell'Isis e la loro uccisione sara' percepita dall'immenso uditorio cui l'organizzazione terrorista si rivolge come l'uccisione di appartenenti alla coalizione che distrusse l'Iraq con due guerre, un decennale embargo e una feroce occupazione militare, alla coalizione che occupa l'Afghanistan in fiamme da decenni, alla coalizione che ha gettato la Libia nel disastro (e a quell'uditorio i crimini di Saddam Hussein o di Gheddafi o di altri sanguinari dittatori regionali sembreranno comunque poca cosa rispetto alla brutalita' del dominio imperialista, coloniale e razzista che le potenze occidentali hanno lungamente esercitato in Africa e in Asia, e rispetto all'orrore delle guerre infinite degli ultimi decenni).

La decisione del governo rende possibili e fin agevoli gli attentati dell'Isis contro i nostri soldati e i nostri connazionali, e con cio' stesso favoreggera' la propaganda dell'Isis e quindi il suo rafforzamento, la sua espansione, il suo reclutamento; rendere facilmente possibile all'Isis di far morire degli innocenti e di ottenere anche un osceno ed infame vantaggio propagandistico da questo sterminio e' un orrore abominevole; la decisione governativa che apre la via a questo orrore e' pertanto anche per questo una decisione insensata e inammissibile, immorale e illegale.

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E se posso introdurre un argomento apparentemente marginale, ma che marginale non e', questo improprio ed improvvido utilizzo dei soldati italiani come "security" di imprese private e' anch'esso del tutto inammissibile ed espone a rischi sproporzionati, insostenibili, disastrosi; vi e' peraltro del metodo in questa follia: risorse pubbliche vengono asservite a interessi privati, le forze armate dello stato diventano una sorta di milizia privata al servizio di interessi economici non generali ma particolari, al servizio del profitto di alcuni esponendo a un grave rischio tutti i cittadini.

Abbiamo gia' una tragica esperienza al riguardo: la tristissima vicenda dei pescatori indiani uccisi dai soldati imbarcati su una petroliera: due vittime innocenti sono morte assassinate non solo per un tremendo, funesto abbaglio di quei soldati, ma per una scelta sconsiderata e malefica di chi li aveva imbarcati in un servizio che in nessun caso doveva competere ad essi; e questa vicenda ha dato inoltre luogo non solo a un contenzioso internazionale che molto ha danneggiato il nostro paese, ma anche alla vicenda certo meno tragica della morte dei due innocenti pescatori, ma anch'essa assurda e dolorosa, dei due giovani militari che da anni subiscono una condizione di grande sofferenza, due giovani che secondo il diritto vanno ritenuti innocenti fino all'accertamento della eventuale colpevolezza (se loro colpevolezza vi fu, non essendo ancora stato dimostrato in una corte di giustizia che siano stati loro a uccidere le vittime) con sentenza definitiva in un regolare processo. E' una penosa vicenda che dovrebbe pur insegnare qualcosa.

Anche alla luce di questa esperienza la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul si conferma insensata e inammissibile.

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Ne' si puo' sottovalutare un ultimo inquietante argomento: l'escalation ulteriore che potrebbe seguire a un attacco letale - alla diga o in Italia - da parte dell'Isis.

Cosa fara' il governo italiano al verificarsi di quel tragico scenario? Sara' capace di fermarsi e non commettere altri catastrofici errori, o sara' cosi' grottescamente subalterno alla volonta' dei terroristi da contribuire all'escalation di guerra e di stragi che i terroristi desiderano provocare con i crimini, gli orrori e i massacri che commettono?

Ha detto bene il pontefice cattolico che stiamo assistendo alla "terza guerra mondiale a pezzi"; l'Italia dovrebbe - glielo prescrivono la nostra Costituzione repubblicana, la Carta delle Nazioni Unite, il comune sentire dell'umanita' - impegnarsi per la pace, ed invece qui si rischia di precipitare in una spirale di violenze crescenti, in un gorgo di orrori e follie.

Anche alla luce di questa considerazione la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul si conferma insensata e inammissibile.

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Egregio Ministro della Giustizia,

credo sia inconfutabilmente dimostrato che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' un errore logico, etico, giuridico, politico, strategico e tattico. Per dirla in una parola: una decisione palesemente non meditata, del tutto insostenibile sotto ogni profilo, e quindi da revocare al piu' presto.

Quello che invece occorre fare e' cio' che propone l'Onu, ed e' coerente con la nostra Costituzione:

- sul piano della repressione del crimine occorre un'operazione di polizia, per la cui realizzazione indispensabile prerequisito e' la cessazione di atti di guerra e di occupazione militare straniera e l'avvio del disarmo e della smilitarizzazione dei conflitti regionali;

- sul piano politico e diplomatico occorre fermare la dissoluzione degli ordinamenti giuridici legittimi ed avviare una loro adeguata ricostituzione e sovranita' territoriale, un ripristino della legalita' attraverso processi di pace e di dialogo tra le componenti delle popolazioni e delle societa', con l'obiettivo di promuovere ovunque un'organizzazione sociale e istituzionale finalmente adeguatamente democratica e rispettosa dei diritti umani;

- sul piano economico occorre un forte, generoso aiuto umanitario internazionale a sostegno della ricostruzione delle infrastrutture civili, delle funzioni amministrative, dei servizi sociali, della risposta ai bisogni primari della popolazione;

- sul piano umanitario oltre quanto gia' detto occorre hic et nunc altresi' soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra; occorre far cessare l'afflusso di armi ed armati nelle aree di crisi; occorre fare dell'obiettivo di salvare le vite lo scopo primo e assoluto; ed a tal fine sembra essere giunta l'ora di sperimentare con adeguato impegno da parte degli stati le forme di difesa civile non armata e nonviolenta gia' introdotte de jure nel nostro corpus legislativo ma de facto ancora tutte da realizzare.

Per contrastare il terrorismo in modo adeguato occorre inoltre ed infine far tesoro delle esperienze del passato: come le dolorose esperienze che in Italia abbiamo vissuto in decenni non lontani, esperienze dalle quali il nostro paese e' uscito non con atti di guerra e imposizioni autoritarie, ma grazie alla forza della legalita' che salva le vite, grazie alla democrazia che riconosce la dignita' di ogni persona e tutte soccorre nell'ora del bisogno, grazie al vivo riconoscimento e alla persuasa promozione dei diritti di tutti gli esseri umani, grazie alla partecipazione politica del popolo italiano nel comune impegno di condivisione, di responsabilita', di solidarieta'.

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Egregio Ministro della Giustizia,

ci rivolgiamo a lei affinche' si faccia promotore in seno al Consiglio dei Ministri di una riconsiderazione di quella errata, inammissibile, gravissima e pericolosissima decisione, una riconsiderazione che metta capo ad una revoca di essa.

Lo ripetiamo ancora una volta: quella decisione con tutta probabilita' provocherebbe un corso di eventi che porterebbe alla morte di numerosi e forse innumerevoli esseri umani innocenti, quella decisione recherebbe effettuale vantaggio ad una efferata e sanguinaria organizzazione terrorista e schiavista, quella decisione va rigettata senza esitazione.

Per il bene comune. Per salvare le vite.

Non si lasci offuscare e traviare il Consiglio dei Ministri da uno stolto incaponimento nell'errore; riconoscere gli errori e porvi rimedio e' qualita' eminente dell'intelletto umano, dell'umana dignita'. Resosi conto del rischio cui stava esponendo il nostro paese, la nostra gente, tanti innocenti, il Governo sarebbe saggio a recedere da un passo palesemente non meditato. Salvare le vite e' il primo dovere.

 

9. REPETITA IUVANT. ALLA MINISTRA DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA. UNA LETTERA DEL 12 GENNAIO 2016

 

Gentilissima Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca,

le scrivo nella convinzione erasmiana che l'educazione sia in re ipsa impegno per la pace, azione per salvare le vite, inveramento dell'umana dignita'. Ed infatti in cosa consiste l'educazione se non nell'opporsi alla barbarie, nel rendere consapevoli dell'unita' del genere umano e compartecipi della cultura, della civilta' come movimento storico che tutti ci comprende e libera nel riconoscimento delle differenze e nell'eguaglianza dei diritti? L'educazione e' quell'uscita dallo stato di minorita' e dipendenza che ogni essere umano rende libero e responsabile, e' quell'opera comune dell'avanzamento del sapere cui ogni essere umano e' chiamato a partecipare come creatore e come beneficiario, e' quell'impegno di convivenza e di solidarieta' che ogni essere umano coinvolge in un'unica rete sociale di reciproco sostegno e  comune difesa contro il male e la morte. Con parole indimenticabili seppe dirlo Immanuel Kant, seppe dirlo Giacomo Leopardi.

L'educazione e' l'opposto della guerra, l'opposto del terrore, l'opposto della menzogna e della violenza.

Sono cose ovvie, sono cose che tuttavia e' bene ripetere.

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Lei sa che lo scorso mese il presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato la decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

E' una decisione non meditata, non ammissibile, che puo' avere tragiche conseguenze. E vorrei quindi esortarla, gentilissima ministra, a farsi promotrice di un ripensamento da parte dell'esecutivo di cui anche lei fa parte.

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Quella decisione espone assurdamente e gratuitamente a un reale, concreto, immediato pericolo di morte sia quelle centinaia di soldati, sia le maestranze della diga, sia la popolazione residente nelle vicinanze ed a valle dell'impianto, sia anche la popolazione che vive in Italia.

Poiche' la diga e' a brevissima distanza da Mosul, uno dei bastioni della scellerata organizzazione criminale terrorista e schiavista dell'Isis, e quindi la presenza di quelli che nel suo allucinato e narcotico linguaggio definira' "invasori crociati" a pochi chilometri da una delle loro principale roccheforti favorira' l'ideazione, la preparazione e l'esecuzione di attentati stragisti con cui l'Isis peraltro alimentera' la sua sanguinaria propaganda.

L'invio dei nostri soldati a Mosul prepara le condizioni per una nuova orribile strage di Nassiriya.

Gentilissima ministra, dissuada l'esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e' fin troppo palese il probabilissimo rischio di conseguenze funeste.

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Prenda atto il governo della realta' fattuale: il dispiegamento di truppe italiane in Iraq non solo esporra' esse ed il nostro paese a divenire ipso facto primario bersaglio di attentati, ma favoreggera' la propaganda dell'Isis che le rappresentera' come "truppe d'occupazione" della coalizione responsabile delle stragi e delle distruzioni della prima e della seconda guerra del Golfo, dell'occupazione militare successiva in cui furono commessi gravissimi crimini contro l'umanita', dei bombardamenti attuali da parte di paesi nostri alleati che stanno distruggendo non solo sedi, strutture e materiali dell'Isis ma anche abitazioni e infrastrutture civili, che stanno uccidendo non solo i responsabili di crimini efferati ma anche civili innocenti vittime sia della violenza terrorista e schiavista dell'Isis sia delle bombe che non distinguono tra vittime e carnefici.

La presenza dei nostri soldati alla diga di Mosul offrira' all'Isis un facile bersaglio per le stragi che l'Isis commette anche a fini propagandistici; il massacro dei nostri soldati non sara' in alcun modo utile alla lotta contro l'Isis ma anzi paradossalmente, assurdamente, abominevolmente ne favorira' la propaganda presso l'uditorio cui l'Isis si rivolge, ne favorira' il reclutamento, ne favorira' il potenziamento.

Gentilissima ministra, dissuada l'esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e' fin troppo palese un sanguinario esito - certo inintenzionale ma nondimeno effettuale - a tutto vantaggio dei criminali assassini dell'Isis.

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Tralascio altre considerazioni che mi sembrano di minore momento (l'improprieta' dell'uso delle forze armate in funzione di "polizia privata" di private imprese; la sensazione che quella decisione sia stata determinata non da una valutazione oggettiva dei pro e dei contro in funzione del bene comune ma da interessi faziosi e pressioni inconfessabili; il danno che il prevedibile tragico risultato di questa iniziativa rechera' alla necessaria e doverosa lotta contro il terrorismo; la contraddizione flagrante con una illuminata ed urgente politica di pace e di risoluzione dei conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente cosi' come richiesto dall'Onu); il nocciolo della questione e' il seguente: non mandare delle vite umane al macello; non commettere un atto che favorisce le stragi e avvantaggia il terrorismo.

Gentilissima ministra, dissuada l'esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e' fin troppo palese non solo l'abissale erroneita' politica, strategica e tattica, ma anche e soprattutto l'irragionevolezza, l'immoralita', l'illegittimita'.

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Gentilissima Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca,

sia promotrice di un ripensamento da parte dell'esecutivo di cui anche lei fa parte; dissuada i suoi colleghi dal persistere in un errore catastrofico, irrimediabile ed irredimibile; si adoperi affinche' il governo receda dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.

Sono certo che tutti i ministri ed il presidente del consiglio, richiamati a una piu' meditata considerazione della grave questione, vorranno in scienza e coscienza scegliere di salvare delle vite anziche' correre il rischio di farle sopprimere, vorranno revocare quella decisione sotto ogni profilo sbagliata e foriera di gravi, di tragiche conseguenze.

Siamo esseri umani: tutti possiamo sbagliare; e tutti possiamo riconoscere i nostri errori e rimediare ad essi: in questo frangente il governo fortunatamente e' ancora in tempo.

Si adoperi pertanto affinche' il Consiglio dei ministri torni immediatamente alla ragione, al bene, alla politica che salva le vite, alla legalita' che salva le vite.

 

10. RIFERIMENTI. IL "COMITATO NONVIOLENTO PER LA REVOCA DELLA DECISIONE GOVERNATIVA DI INVIARE CENTINAIA DI SOLDATI ITALIANI ALLA DIGA DI MOSUL"

 

Si e' costituito il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul".

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Il comitato si prefigge di:

1. opporsi all'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, e quindi interloquire con il Governo, il Parlamento e il Presidente della Repubblica affinche' la decisione annunciata dal Presidente del Consiglio dei Ministri sia revocata dallo stesso governo, ovvero respinta dal parlamento, ovvero non ratificata e quindi vietata dal capo dello stato;

2. esprimere questa opposizione con l'unico scopo di salvare vite umane;

3. agire unicamente in forme e con metodi rigorosamente nonviolenti, assolutamente rispettosi della dignita' e dell'incolumita' di tutte le persone;

4. riaffermare l'opposizione a tutte le guerre e a tutte le uccisioni;

5. riaffermare l'impegno a difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

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Alle persone ed alle associazioni che vogliono impegnarsi in questa iniziativa per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, il comitato propone:

a) di scrivere al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri, ai Parlamentari, al Presidente della Repubblica per chiedere che il governo receda da quella decisione;

b) di invitare altre istituzioni, associazioni, persone, mezzi d'informazione ad impegnarsi al medesimo fine;

c) di promuovere incontri ed iniziative di informazione e coscientizzazione al medesimo fine;

d) di esprimersi e di agire in modi esclusivamente nonviolenti, nel rispetto della verita' e della dignita' umana di tutti gli interlocutori;

e) di essere sempre assolutamente chiari nell'opposizione a tutte le guerre, a tutte le uccisioni, a tutte le violazioni dei diritti umani.

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Il comitato non prevede formali adesioni e si configura come mero movimento d'opinione inteso allo scopo di far revocare l'irragionevole, illegittima e pericolosissima decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Il comitato auspica che in ogni provincia d'Italia si costituiscano altri comitati nonviolenti per lo stesso fine e con le stesse modalita' di azione.

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Per contatti: il Comitato ha sede presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: comitatononviolento at gmail.com; comitatononviolento at outlook.it; comitato_nonviolento at libero.it

 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 23 del 15 gennaio 2016