[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 741
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- Date: Wed, 30 Dec 2015 06:48:20 +0100 (CET)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)
Numero 741 del 30 dicembre 2015
In questo numero:
1. Materiali utilizzabili
2. Un appello alle persone impegnate per salvare le vite
3. Il nocciolo della questione, ed il resto e' silenzio
4. Il crollo della diga. Un appello al presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2015
5. Presidente, non ci uccida. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica del 21 dicembre 2015
6. Al Ministro degli Affari Esteri affinche' si adoperi per impedire una nuova strage di Nassiriya ed altri orrori ancora. Una lettera del 27 dicembre 2015
7. Alla Ministra della Difesa. Una lettera del 29 dicembre 2015
1. INCIPIT. MATERIALI UTILIZZABILI
Ripubblichiamo di seguito alcuni materiali utilizzabili per promuovere un movimento che si opponga alla sciagurata decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
Ringraziamo fin d'ora chi si impegnera', nelle forme che riterra' opportune ma naturalmente sempre e solo con la forza della verita' e con la scelta della nonviolenza, per ottenere che il governo receda da quella stoltissima e scelleratissima decisione i cui possibili esiti funesti sono a tutti evidenti.
La nonviolenza e' in cammino.
2. L'ORA. UN APPELLO ALLE PERSONE IMPEGNATE PER SALVARE LE VITE
Receda il governo dalla decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul.
Receda il governo da una decisione insensata e illegale che puo' avere conseguenze catastrofiche.
Receda il governo dal commettere un tragico errore che puo' costare innumerevoli vite umane.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
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A chi condivide la persuasione che salvare le vite sia il primo dovere chiediamo di scrivere al presidente del Consiglio dei ministri per chiedere che il governo receda dall'annunciata decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul.
Si puo' scrivere agli indirizzi di posta elettronica: matteo at governo.it e segreteria.presidente.renzi at governo.it e per opportuna conoscenza ai presidenti del Senato e della Camera agli indirizzi di posta elettronica: pietro.grasso at senato.it e laura.boldrini at camera.it
3. L'ORA. IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE, ED IL RESTO E' SILENZIO
Senza reticenze, senza ipocrisie, senza eufemismi, il nocciolo della questione e' questo: che l'invio di 450 soldati italiani alla diga di Mosul verra' presentato dalla propaganda dell'Isis come "un'invasione crociata" delle truppe di uno degli stati che dagli anni Novanta ha preso parte alla guerra e alle stragi e successivamente all'occupazione militare neocoloniale, devastatrice, rapinatrice, imperialista e razzista dell'Iraq.
E questa propaganda sara' ovviamente svolta - come e' proprio della strategia terroristica - attraverso sanguinosi attentati che potranno essere diretti contro i soldati italiani, contro la diga, contro l'Italia.
Ogni persona ragionevole e' in grado di prevederlo.
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Cosi' come ogni persona ragionevole sa che l'indispensabile prerequisito per una adeguata operazione di polizia internazionale che contrasti realmente l'Isis in modo appropriato ed efficace e' la cessazione della guerra e di tutti gli atti alla modalita' della guerra riconducibili.
L'insediamento territoriale dell'Isis in una vasta area tra l'Iraq e la Siria e' principalmente la conseguenza delle guerre eseguite in proprio o attraverso mandatari dalle potenze euroamericane che hanno provocato - insieme alle stragi, le devastazioni, la disperazione e la barbarie che tutte le guerre implicano e disseminano - la destrutturazione degli ordinamenti giuridici in entrambi i paesi ed il riprodursi, l'imporsi e l'estendersi della violenza terrorista e schiavista su scala sempre piu' ampia, in forme sempre piu' pervasive.
Qualunque intervento militare europeo e americano nell'area in quanto prosegue la guerra e le stragi segna ipso facto il trionfo dell'Isis, lo rafforza nell'organizzazione e nell'ideologia, nella strategia e nella propaganda, e ne moltiplichera' il reclutamento e gli attentati li' e in tutto il mondo.
Per contrastare la barbarie dell'Isis lo strumento militare e' peggio che inadeguato, e' del tutto controproducente; la presenza in loco di truppe europee o americane, cosi' come la prosecuzione dei bombardamenti che provocano ulteriori stragi di civili, e' il piu' grande aiuto che i governi euroamericani forniscono all'Isis, la piu' sciagurata, infame e insensata forma di complicita' con il terrorismo.
La tragedia dell'Afghanistan dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.
La tragedia della Libia dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.
L'analisi razionale degli esiti dello scatenamento di tutte le guerre dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.
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Il nocciolo della questione e' questo: l'invio di soldati italiani alla diga di Mosul e' un ulteriore passo nell'escalation onnicida, e' un ulteriore passo verso l'estensione della catastrofe.
Occorre invece l'esatto contrario: immediate trattative di pace in Siria, come auspicato dall'Onu; immediate azioni di disarmo e di smilitarizzazione dei conflitti; avvio di un'operazione di polizia internazionale che innanzitutto tagli i rifornimenti all'Isis; immediati ingenti soccorsi umanitari alle popolazioni; azione diplomatica, politica, economica; interventi di pace con mezzi di pace; ricostruzione delle infrastrutture amministrative che forniscano i servizi essenziali alle popolazioni vittime di guerre e dittature, vittime di devastazioni e violenze inaudite, e vittime anche della cinica nostra politica.
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Il terrorismo non si sconfigge con le armi; le armi sono gia' il terrorismo.
Il terrorismo non si contrasta con la guerra; la guerra e' gia' il terrorismo.
L'organizzazione criminale dell'Isis va affrontata con gli interventi e gli strumenti civili e di polizia appropriati: il popolo italiano lo sa, poiche' della violenza terroristica neofascista, della violenza terroristica nichilista, della violenza terroristica mafiosa ha fatto dura esperienza nelle proprie carni; sa che alla mafia non ci si oppone bombardando Palermo o Roma; sa che al neofascismo non ci si oppone dispiegando truppe; sa che il primo dovere di un ordinamento giuridico costituzionale democratico e' operare per salvare le vite. E per salvare le vite non atti di guerra occorrono, ma di pace, di umanita', di civilta'.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Ed occorre che receda subito perche' nel perverso intreccio tra guerra asimmetrica, societa' dello spettacolo, terrorismo come propaganda e globalizzazione dei massacri, gli stessi proclami ad uso dei media, gli stessi annunci televisivi, generano immediatamente effetti letali nella realta': il semplice annuncio dell'invio dei soldati puo' gia' scatenare un'escalation, puo' gia' provocare attentati, puo' gia' portare a nuove stragi altrimenti evitabili.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Le stupefacenti motivazioni dell'insensata e inammissibile decisione cosi' come esposte dal presidente delle Consiglio dei ministri e dalla ministra della Difesa prostituiscono i soldati italiani (ripetiamolo: mettendo in gravissimo pericolo le vite loro, di ogni cittadino italiano, e di innumerevoli persone abitanti a valle della diga di Mosul) ad un'operazione di accaparramento di una commessa da parte di un'impresa privata: e non e' chi non veda la flagrante illegalita', immoralita' e follia di questa operazione in cui vite umane vengono messe a rischio dallo stato italiano a mero vantaggio dell'arricchimento di un soggetto privato.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Il governo deve revocare una decisione che fin d'ora mette in pericolo innumerevoli vite: in tanto un governo democratico in uno stato di diritto e' legittimato a governare in quanto la sua azione e' intesa a rispettare, difendere e salvare le vite; la decisione dell'invio dei soldati a Mosul e' palesemente fuorilegge, e' palesemente scellerata, e' palesemente assurda, e' palesemente in conflitto con il primo dovere del governo stesso: rispettare le leggi, rispettare le vite.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Il resto e' silenzio.
4. L'ORA. IL CROLLO DELLA DIGA. UN APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 18 DICEMBRE 2015
Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
receda immediatamente dalla decisione dell'invio di truppe italiane alla diga di Mosul, decisione le cui conseguenze possono essere funeste e fin catastrofiche.
Non commetta l'errore piu' grave dell'intera sua vita.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
nelle scorse settimane, mentre alcuni suoi ministri deliravano, lei e' apparso essere consapevole degli enormi rischi che una ulteriore escalation dell'intervento bellico euroamericano nel Vicino e nel Medio Oriente avrebbe comportato, con l'esito sia di un'ulteriore estensione delle stragi cola', sia di una ulteriore espansione del terrorismo su scala planetaria. In queste settimane lei e' apparso essere consapevole dei risultati disastrosi delle guerre cui dagli anni Novanta l'Italia ha partecipato (violando la sua stessa legge fondamentale), ed ha piu' volte ricordato la guerra libica del 2011 come esempio di tragico errore da non ripetere.
Ebbene, la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul contraddice la prudenza e la ragionevolezza che informavano quelle sue precedenti dichiarazioni.
Questa decisione di dispiegare truppe italiane sul terreno, nel cuore del conflitto in corso nell'area tra Iraq e Siria che - destrutturati gli ordinamenti giuridici di quei paesi dalle guerre euroamericane degli scorsi decenni - e' divenuta base territoriale dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis, puo' avere conseguenze tremende.
Una presenza militare italiana alla diga di Mosul rendera' sia quel luogo e le persone li' schierate, sia l'Italia intera, un primario bersaglio dell'azione stragista dell'organizzazione terroristica.
Come chiunque, immagino facilmente le pressioni che possono avere indotto il suo governo a questa stoltissima e sciaguratissima decisione; ma voglio sperare che lei abbia sufficiente buon senso per capire che deve revocarla immediatamente.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
l'Italia ha gia' dato un enorme, scellerato contributo al trionfo dello stragismo e del terrorismo (tanto dei poteri dichiaratamente criminali, quanto degli stati) con la partecipazione alle guerre del Golfo, alla guerra dei Balcani, alla guerra afgana, alla guerra libica; con la fornitura di armi a regimi assassini; con la partecipazione a coalizioni internazionali e organizzazioni armate responsabili di crimini di guerra e contro l'umanita'; con l'abominevole politica razzista che impedendo l'ingresso legale a chi fugge da fame e guerre e dittature ha provocato l'immane strage nel Mediterraneo; con lo sperpero di risorse ingentissime per le spese militari costitutivamente finalizzate alla preparazione ed all'esecuzione della guerra e delle uccisioni di cui essa consiste. L'Italia ha molto da farsi perdonare dai popoli del sud del mondo, di tante stragi e' corresponsabile.
In relazione alla Libia l'Italia sembra ora finalmente seguire una politica ragionevole: di azione diplomatica orientata a far cessare i conflitti e le stragi, a promuovere dialogo e legalita', a salvare le vite e a contrastare il potere delle organizzazioni criminali attraverso la ricostruzione di un ordinamento giuridico che si impegni nella direzione del rispetto e della promozione dei diritti di tutti; perche' non seguire la stessa politica ragionevole anche in relazione all'Iraq e alla Siria?
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
due sono le dighe di cui deve tener conto nel valutare la situazione.
Vi e' una diga a Mosul da mettere in sicurezza, ma la presenza di soldati italiani ottiene proprio l'effetto contrario.
E vi e' una diga in Italia e in Europa: la diga della civilta' che si oppone all'irruzione della barbarie, del razzismo e del fascismo. Che possa l'ordinamento giuridico costituzionale e democratico italiano resistere a chi vuole trasformarci in mostri, a chi vuole renderci ad un tempo vittime e ausiliari delle sua apocalittica brama di sterminio.
Receda da quella sconsiderata decisione ed impegni piuttosto il nostro paese anche in quell'area ad un'azione diplomatica come quella dispiegata in Libia.
Lei sa che l'azione di polizia necessaria contro i terroristi dell'Isis sara' resa possibile solo dalla fine della guerra in corso, ovvero solo dalla fine della destrutturazione dell'Iraq e della Siria con la ricostituzione in entrambi i paesi di un ordinamento giuridico che si impegni alla ricostruzione dei servizi, delle infrastrutture e dell'amministrazione nella legalita', nella direzione della democrazia e del rispetto dei diritti umani. A tal fine occorre promuovere il dialogo, occorre recare aiuti umanitari, occorre sostenere le esperienze nonviolente di convivenza e di solidarieta', occorre tagliare ai terroristi le fonti di finanziamento, di armamento, di reclutamento - innanzitutto costringendo i governi loro complici (in primo luogo la Turchia e l'Arabia Saudita, il Kuwait e il Qatar) a recedere dalla loro criminale politica.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
tragga ispirazione dalla memoria di Giorgio La Pira, faccia della nonviolenza la vera, grande, necessaria, urgente trasformazione - evoluzione, progresso - di cui la politica, non solo italiana ma dell'umanita' intera, ha assoluto bisogno.
5. L'ORA. PRESIDENTE, NON CI UCCIDA. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL 21 DICEMBRE 2015
Egregio Presidente della Repubblica,
come gia' sa, il governo italiano ha annunciato la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul, nel cuore del sanguinario conflitto mediorientale.
Questa decisione dissennata espone quei soldati, quella diga e l'Italia intera ad essere bersaglio privilegiato di attentati terroristici.
Questa decisione dissennata e' del tutto illegale.
Questa decisione dissennata e' del tutto immorale.
Questa decisione dissennata rischia di dar luogo a nuove stragi.
Questa decisione dissennata rischia di promuovere una ulteriore escalation di violenza i cui esiti possono essere apocalittici.
Il governo non puo' prendere questa decisione.
Il governo deve recedere immediatamente da questa decisione.
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Presidente, richiami il governo alla ragione, alla legalita' costituzionale, al comune sentire morale, al primo dovere che e' quello di non uccidere, di non mandare nessuno incontro alla morte, di salvare le vite.
Presidente, faccia sapere al governo che lei non puo' e non intende ratificare una scelta nefasta che puo' provocare innumerevoli vittime.
Presidente, non ci uccida.
6. L'ORA. AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AFFINCHE' SI ADOPERI PER IMPEDIRE UNA NUOVA STRAGE DI NASSIRIYA ED ALTRI ORRORI ANCORA. UNA LETTERA DEL 27 DICEMBRE 2015
Egregio Ministro degli Affari Esteri,
credo che non le possa sfuggire l'estrema pericolosita' dell'assurda decisione del governo italiano annunciata pochi giorni fa di inviare in Iraq centinaia di soldati.
Lei sa quanto me che il dispiegamento di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul verra' percepito come un atto di occupazione militare da parte di uno degli stati occidentali che gia' prese parte alla prima guerra del Golfo ed all'occupazione militare seguita alla seconda: ovvero uno degli stati della coalizione euroamericana che ha commesso in Iraq mostruosi crimini di guerra e contro l'umanita', crimini che hanno favorito la nascita dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis.
Lei sa quanto me che questa decisione fornira' all'Isis un eccellente bersaglio per la sua azione stragista, per la sua propaganda assassina; sa che l'invio cola' dei soldati italiani espone agli attentati dell'Isis quei soldati, i lavoratori della diga, le popolazioni nei dintorni ed a valle della diga, e l'intero popolo italiano.
Lei sa quanto me che ben altro occorre per contrastare efficacemente l'Isis, mettere fine ai suoi abominevoli crimini ed assicurare alla giustizia i suoi membri, come e' doveroso, necessario ed urgente: la via e' quella indicata dall'Onu; occorre un'operazione di polizia internazionale, la cessazione degli atti di guerra, il disarmo e la smilitarizzazione; ed insieme un'azione costruttiva di ricostituzione degli ordinamenti giuridici legittimi, delle infrastrutture, dei servizi e della pubblica amministrazione; un'iniziativa umanitaria di soccorso immediato alle popolazioni vittime della guerra, del terrorismo, della persecuzione, della riduzione in schiavitu', della violenza dittatoriale; la fine del conflitto in Siria come in Libia attraverso un'azione diplomatica adeguata. Lei sa quanto me che il terrorismo non si contrasta con la guerra, ma con la democrazia, la legalita', la giustizia sociale, la pace che salva le vite.
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Egregio Ministro,
si adoperi affinche' il governo receda da quell'insensata e pericolosissima decisione.
Sotto ogni profilo e' una follia ed un crimine esporre gratuitamente alla morte tanti esseri umani.
Sotto ogni profilo e' assurdo e scellerato compiere un atto che con tutta evidenza e con estrema probabilita' puo' favorire di fatto l'esecuzione di nuove stragi.
Si adoperi per impedire una nuova strage di Nassiriya ed altri orrori ancora.
Receda il governo da una scelta sconsiderata e funesta.
7. L'ORA. ALLA MINISTRA DELLA DIFESA. UNA LETTERA DEL 29 DICEMBRE 2015
Gentile Ministra della Difesa,
mi permetto di scriverle per esortare lei e tramite lei l'intero Consiglio dei Ministri a voler riconsiderare e quindi revocare l'annunciata decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
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E' una decisione non meditata che puo' avere tragiche conseguenze.
Lei sa che l'Italia in Iraq e' ricordata come uno dei paesi che ha preso parte ai bombardamenti nella prima guerra del Golfo e all'occupazione militare successiva alla seconda; lei sa che i soldati italiani in Iraq sono gia' stati vittime di un attentato stragista a Nassiriya; lei sa che Mosul e' nelle mani dell'Isis e che l'Isis non perdera' l'occasione che gli si offre di poter far strage di soldati italiani ricavandone anche propaganda e consenso tra quanti ci vedono come "invasori crociati"o "occupanti colonialisti ed imperialisti, razzisti e rapinatori, stragisti e torturatori" (naturalmente noi crediamo bene di non esserlo affatto, ma in Iraq purtroppo siamo stati parte di una coalizione bellica e di occupazione che ha commesso atroci ed infami crimini di guerra e crimini contro l'umanita', e quindi inevitabilmente da molte, moltissime persone veniamo percepiti cosi').
Lei sa quindi che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul espone gratuitamente ed assurdamente a un enorme rischio i nostri soldati, e con essi i lavoratori della diga e le popolazioni nei dintorni e a valle della diga, e finanche i cittadini italiani nel nostro stesso paese poiche' la presenza di soldati italiani a Mosul rendera' anche il nostro paese bersaglio privilegiato di attentati dei terroristi dell'Isis o che all'Isis si richiamano.
Per tutto cio' e' necessario recedere al piu' presto dalla decisione del dispiegamento di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, che lungi dal garantire adeguata protezione alle maestranze civili, le espone vieppiu' alla furia omicida dei terroristi che in tutti i modi cercheranno di fare strage dei nostri soldati, dei nostri connazionali, di quanti si troveranno nelle nostre vicinanze.
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L'Italia puo' e deve contribuire a contrastare il terrorismo, ma inviare truppe italiane in Iraq e' assolutamente irragionevole ed effettualmente controproducente; la nostra presenza militare invece di contrastarli favorira' gli apocalittici disegni, gli scellerate crimini e l'abominevole propaganda degli assassini dell'Isis; e mettera' in pericolo, in estremo pericolo, le vite di tanti innocenti, militari e civili.
Altro e' cio' che possiamo e dobbiamo fare: non atti di guerra o percepiti come tali, non l'insensata esposizione di altre persone al massacro, ma il sostegno a un'azione di polizia internazionale adeguata, un indispensabile aiuto umanitario alle popolazioni vittime dell'organizazzione terrorista e schiavista dell'Isis, un contributo economico e politico alla ricostruzione in Iraq come in Siria come in Libia di infrastrutture e servizi sociali fondamentali nel quadro di ordinamenti giuridici legittimi, democratici, rispettosi dei diritti umani.
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Gentile Ministra,
la prego di farsi promotrice nel Consiglio dei Ministri di una riconsiderazione e della conseguente revoca della non meditata e pericolosissima decisione gia' annunciata.
Non e' disonorevole, non e' disdicevole, non e' un male recedere da una decisione quando ci si avvede che essa e' sbagliata: male e' perseverare nell'errore; male e' esporre insensatamente degli esseri umani alla morte. Il Consiglio dei Ministri e' ancora in tempo per tornare sui suoi passi, ad evitare una tragedia. Salvare le vite e' il primo dovere.
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 741 del 30 dicembre 2015
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