[Nonviolenza] Telegrammi. 2163
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- Date: Mon, 9 Nov 2015 23:06:13 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2163 del 10 novembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Tonio Dell'Olio: La missione di Renzi in Arabia Saudita
2. Hic et nunc, quid agendum
3. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre
4. Movimento per la pace, un esame di coscienza (2006)
5. Puntuale come la morte (2006)
6. In memoria di Leon Brunschvicg, di Luigi Capriolo, di Bernhard Haering, di Richie Jean Jackson, di Virgilio Gozzoli, di Norman Mailer, di Russell Means, di Miklos Radnoti, di Natalino Sapegno, di Ken Saro-Wiwa, di Giacomo Ulivi
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. MONDO. TONIO DELL'OLIO: LA MISSIONE DI RENZI IN ARABIA SAUDITA
[Dalla newsletter quotidiana "Mosaico dei giorni".
Tonio Dell'Olio e' infaticabile animatore di tante iniziative nonviolente e prosecutore dell'opera di Tonino Bello. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Tonio Dell'Olio (Bisceglie, 6 febbraio 1960) e' un presbitero italiano. E' membro dell'ufficio di presidenza e responsabile del settore internazionale di Libera - associazioni nomi e numeri contro le mafie. Fa parte della Pro Civitate Christiana di Assisi. E' stato coordinatore nazionale (1993-2005) e membro del consiglio nazionale (1993-2009) di Pax Christi - movimento cattolico internazionale per la pace. Attualmente e' membro del direttivo del Cipax (Centro Interconfessionale per la pace). Suoi scritti sono apparsi su numerose testate, tra cui Jesus, Famiglia Cristiana, Micromega, Aggiornamenti Sociali, Carta, Confronti, Rinascita, Solidarieta' Internazionale. Per il quindicinale Rocca cura Camineiro. Ha scritto editoriali per il quotidiano Liberazione. E' redattore di Mosaico di Pace - rivista promossa da Pax Christi e fondata da don Tonino Bello, di cui e' stato direttore. Per questo mensile pubblica una rubrica quotidiana online dal titolo Mosaico dei giorni. Per la Emi (Editrice Missionaria Italiana) dirige la collana Zoom Italia. Sacerdote della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, fra il 1985 e il 1993 ha avuto modo di collaborare con Antonio Bello, meglio conosciuto come don Tonino (Alessano, 18 marzo 1935 - Molfetta, 20 aprile 1993), vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. E' stato cappellano del carcere di massima sicurezza di Trani (Ba) e in quel contesto ha approfondito sul campo le dinamiche legate alla cultura delinquenziale e alle grandi famiglie criminali. Ha operato in quartieri segnati da degrado e marginalita' come i Quartieri Spagnoli di Napoli, dedicandosi ai minori e al recupero dei tossicodipendenti, anche attraverso la fondazione del Centro Giovanile Metropolis a Bisceglie nel 1987. Diventato coordinatore di Pax Christi nel 1993, e' stato tra i promotori di molte campagne, attivita' e iniziative sui temi dell'economia di giustizia e del disarmo. Ha coordinato, tra le altre, la mobilitazione per la difesa della legge 185/90 per il controllo del commercio delle armi, e' stato portavoce della Campagna per la pace in Sudan, ha contribuito a costituire la Rete Disarmo ed e' stato tra i promotori della Campagna Italiana contro le Mine. Ha organizzato incontri e momenti di dialogo tra rappresentanti di diverse tradizioni religiose come contributo delle fedi alla costruzione della pace, fra cui il forum "Il cammino di liberazione delle fedi del Mediterraneo" tenutosi a Bari nel dicembre 2005. Ha contribuito all'organizzazione di molte mobilitazioni in difesa dei diritti umani, contro la guerra e per il disarmo. Come membro del direttivo della Tavola della Pace, ha contribuito a organizzare le edizioni dell'Assemblea dell'Onu dei popoli e la Marcia per la pace Perugia-Assisi dal 1993. Come responsabile dell'area internazionale di Libera, partecipa a incontri internazionali anche presso le istituzioni comunitarie europee e presso le Nazioni Unite (in particolare l'agenzia United Nations Office Drugs and Crime) dove a Libera e' riconosciuto lo status consultivo. In questo contesto nel 2007 ha tenuto una relazione sul contributo della societa' civile nel contrasto alla criminalita' organizzata. Ha contribuito a dar vita a Medlink, una rete di associazioni italiane impegnate nel tessere intrecci e reti di conoscenza, di scambio e di promozione dei diritti nel bacino del Mediterraneo con altre realta' della societa' civile. Ha promosso la costituzione di una rete europea di organizzazioni di societa' civile contro le mafie denominata Flare - Freedom Legality And Rights in Europe. Ha dato vita a una rete latinoamericana per la legalita' e contro la criminalita' organizzata denominata Alas - America Latina Alternativa Social. Attualmente il network comprende organizzazioni e coordinamenti di Argentina, Brasile, Ecuador, Colombia, Messico, Guatemala e Honduras. Libri: Dell'Olio ha pubblicato per le Edizioni Paoline Parola a rischio: alla scuola di Bartimeo (2005), pubblicato anche in Francia col titolo A l'ecole de Bartimee e per la Emi ha pubblicato Pace nella collana Le parole delle fedi (2009). Ha inoltre contribuito a Dizionario di teologia della pace (Edb 1997), New global (Zelig 2003), Il coraggio di cambiare (Cittadella 2004), No alla guerra (Piemme 2005), Quaderno africano (Frassinelli 2005), Strappare un abbraccio difficile (Cittadella 2006), Quando la coscienza non e' addormentata (Cittadella 2008), Chiesa del Concilio dove sei? (Cittadella 2009), Quale sicurezza nella citta' degli uomini (Cittadella 2010), e scritto le prefazioni di Profeta... abbastanza (di Tonino Bello, La Meridiana), Nei sandali degli ultimi (N. Capovilla ed E. Tusset, Paoline 2005), Per una solidarieta' intelligente (A. Sala, Emi 2007), Il fuoco della pace (T. Bello, Romena 2007), Gli Africani salveranno Rosarno (a cura di A. Mangano, Terrelibere.org 2009), Tutta colpa di Robben (N. Tanno, Ensemble 2012), Disturbare il manovratore (S. Magarelli, Emi 2013), Siciliani si diventa (U. Di Maggio, Coppola Ed. 2013), Marcelo di fronte ad un mondo di banchieri e guerrafondai (Wim Dierckxsens, ed. autorinediti, 2013), Anche Dio lavora e noi non gli mettiamo i contributi (A. Armenante, Areablu ed. 2014)"]
I dispacci di Palazzo Chigi in queste ore plaudono agli accordi commerciali che il Presidente del Consiglio sta favorendo nel corso della sua visita in Arabia Saudita. Segno che il tema della violazione dei diritti umani e dell'uso della forza che causa vittime nella guerra scatenata contro lo Yemen, non viene nemmeno sfiorato. Ancora una volta la vita delle persone viene sacrificata sull'altare del profitto.
Come si legge nel puntuale comunicato stampa della Rete italiana per il disarmo (www.disarmo.org) in Arabia Saudita "dal 1985 al 2005 sono state messe a morte oltre 2.200 persone e da gennaio ad ottobre 2015 le esecuzioni sono state almeno 138". L'ultima sentenza di morte in ordine di tempo e' stata emessa ai danni di Ali Mohammed Baqir al-Nimr dichiarato colpevole di "partecipazione a manifestazioni antigovernative" all'eta' di 17 anni. Il giovane ha confessato sotto torture e maltrattamenti.
Nelle stesse ore in cui Renzi rende omaggio ai principi sauditi, sono state "somministrate" le prime 50 frustate a Raif Badawi, il blogger che "per offesa all'Islam" e' stato condannato a dieci anni di prigione e a mille frustate in pubblico (50 ogni sei mesi). Ma l'Arabia Saudita e la sua politica di guerra stanno dando una mano all'Italia ad uscire dalla crisi.
Nei giorni scorsi dall'aeroporto di Cagliari Elmas e' partito un cargo Boeing 747 con tonnellate di bombe italiane destinate alla base militare della Royal Saudi Armed Forces di Taif. Serviranno per la guerra che, nel peggiore dei silenzi possibili, ha prodotto finora circa quattromila morti (di cui almeno 400 bambini) e duecentomila feriti, un milione di sfollati e un numero incalcolabile di persone che hanno bisogno di assistenza urgente. Una guerra condannata dall'Onu ma sostenuta dal nostro Paese.
2. I COMPITI DELL'ORA. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM
Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.
L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
3. INIZIATIVE. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE
Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".
Ovunque si realizzino iniziative.
Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.
Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.
Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.
4. HERI DICEBAMUS. MOVIMENTO PER LA PACE, UN ESAME DI COSCIENZA (2006)
Ci sara' pure un motivo per cui il movimento per la pace in questi anni ha contato meno del due di coppe nella politica mondiale (per non dire di quella italiana).
*
Senza perifrasi
Mentre e' continuato l'assalto alla diligenza dei pubblici erari da parte delle Ong per attivita' di cui sovente i maggiori beneficiari sono i membri delle ong stesse; mentre sono continuate le carriere di chi passando sui cadaveri degli assassinati e' assurto agli onori degli scranni e dei tubi catodici (dimenticando prontamente i giovanili ardori antimilitaristi e disarmisti appena messo piede nella stanza dei bottoni, o nelle coalizioni che si candidano al governo del rione o dello stato); mentre e' continuato il turismo convegnistico e festaiolo di chi ha il privilegio di poterselo permettere, e frattanto i poveri sono sempre piu' poveri, la natura sempre piu' devastata e i rapinatori sempre piu' ricchi e feroci; mentre e' continuata la sostituzione del mondo dei simulacri al mondo reale di chi puo' rifugiarsi e si perde nei paradisi artificiali delle diecimila cose in internet che da internet non escono e che sono quindi nulla piu' che brezza ed ebbrezza, evanescenti bolle di sapone, regno di Alcina e castelli di Atlante; mentre si continua a ripetere ecolalicamente la formula tanto ridicola quanto psicotica secondo cui il movimento per la pace sarebbe "la seconda superpotenza mondiale" (e qui non si tratta di reduplicare la stolta ironia di Stalin sulle armate del Vaticano: il Vaticano e' una potenza mondiale pur non disponendo di armate, il movimento per la pace no, se non nel mondo - fittizio, parassitario, cortigiano e complice degli assassini - dei talk-show e dei videofonini). Mentre tutto questo accade, i fatti sono ben diversi dalla rappresentazione che ne fanno i cantori del proprio ombelico in una retorica tanto alienata quanto perversa e corruttrice.
Ed i fatti sono che il movimento per la pace, che pure rappresenta gli interessi generali dell'umanita', che pure ha colto che la pace non e' un problema e un obiettivo tra tanti, ma la condizione stessa non solo della politica come civile convivenza, ma della sopravvivenza tout court dell'umanita', ebbene, con tutto cio' il movimento per la pace oggi non e' ancora un soggetto politico e culturale adeguato alla bisogna, tragica bisogna.
E non lo e' per responsabilita' nostre, di noi tutte e tutti che ad esso pur diamo vita.
Non lo e' per il semplice, banalissimo fatto che il movimento per la pace non ha ancora fatto la scelta della nonviolenza, e' ancora imprigionato in scandalose subalternita', ambiguita' e infine complicita' con le strutture, le culture e i poteri della violenza e della menzogna dominanti.
Subalternita', ambiguita' ed effettuale complicita' che occorre rompere una volta per tutte. E per romperle questo occorre: la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Ed anche oggi siamo riusciti a farci qualche nuovo amico.
*
Di sabbie e di struzzi
Sintomatico e' che anche la presa del movimento per la pace sulla sinistra italiana e' diventata nulla, anzi, peggio che nulla: i gruppi dirigenti di un partito o due addirittura si proclamano per la nonviolenza prostituendo questo nome a una prassi che della nonviolenza e' l'esatto contrario; altri dicono di essere per la pace "senza se e senza ma" (quest'altra formula nevrotica e totalitaria che la dice lunga sulla follia o la mascalzonaggine di chi la usa) e frattanto assumono posizioni piu' bushiste di Bush.
Questa e' la situazione. E' meglio tenere la testa sotto la sabbia, e fare gli indifferenti (magari in cambio un paio di seggi in parlamento - dacche' le vie della corruzione sono infinite)? Diremmo proprio di no.
*
Uscire dalle ambiguita'
Questo, questo occorre.
Farla finita, o Ermione, con la favola bella che ieri ti illuse: della violenza buona e della guerra giusta, dell'eterogenesi dei fini, del dialettico capriolare, della violenza forcipe della storia, della rivoluzione sulla canna del fucile, dell'assassino umano, troppo umano.
Basta con simili infamie. Nessuna violenza e' buona. Nessuna guerra e' giusta. Dal male non nasce il bene, chi uccide non libera, la civilta' e' il contrario della sopraffazione, ogni essere umano ha diritto a vivere, e solo se si riconosce a tutti ed ognuno il diritto a non essere ucciso si puo' stipulare un patto sociale che anche a te garantisca il tuo diritto a vivere: solo nel riconoscimento reciproco e comune di tutti i diritti umani per tuti gli esseri umani ogni essere umano e l'umanita' intera possono trovare la via per uscire da questa distretta, si puo' superare questa preistoria dell'umanita', si puo' costruire un mondo fondato sul diritto e la dignita'. Chiamiamo pace un mondo abitabile dagli esseri umani. Chiamiamo nonviolenza la scelta - la scelta di azione, la scelta di lotta, la scelta conflittuale e costruttiva a un tempo - che questo mondo consente, che questo mondo schiude.
Condannare la guerra e condannare il terrorismo devono essere una cosa sola.
Condannare gli eserciti regolari e condannare quelli irregolari devono essere una cosa sola. Uccidere e' il crimine dei crimini sia quando lo compie uno stato, sia quando lo compie una banda, sia quando lo compie un singolo. Uccidere e' un crimine sempre.
E lo squadrismo, l'autoritarismo, il totalitarismo, il maschilismo, il burocratismo che ancora opprimono il movimento per la pace e lo rendono incoerente e nemico a se stesso, anch'essi devono essere ripudiati e sconfitti. Senza esitazione alcuna.
E ugualmente occorre ripudiare l'uso della menzogna (e delle mezze verita', che sono gia' compiute menzogne), poiche' la menzogna e' gia' la violenza.
Dove si uccide la verita' poi si uccideranno le persone.
E' possibile essere per la pace ed ammettere gli eserciti? No.
E' possibile essere per la pace ed ammettere l'uso delle armi? No.
E se ci decidiamo a dire no agli eserciti e alle armi, gli eserciti occorre abolire, gli arsenali occore smantellare, il commercio e la produzione delle armi occorre proibire. Sara' un lungo cammino. Ragion di piu' per cominciare al piu' presto a percorrerlo.
Questa uscita dalle ambiguita', questa uscita dalla subalternita', questa uscita dalla soggezione, dalla complicita', noi la chiamiamo con una formula semplice e secca: e' la scelta della nonviolenza.
Occorre questo, questo.
*
Decisive tre eredita'
Si pone oggi, e' evidente, al movimento per la pace l'intero arco dei problemi che si posero e incessantemente si ripropongono al movimento operaio e socialista (non a caso una delle due piu' grandi esperienze storiche della nonviolenza in cammino). Abbiamo una storia: esperienze e riflessioni che occorre porre a verificare, ereditare, superare in quanto vi e' di caduco ed errato e fin tragicamente, orribilmente errato, e recare innanzi in quanto vi e' di vero, di buono, di giusto.
Si pone oggi, e' evidente, al movimento per la pace l'intero arco dei problemi che si posero e incessantemente si ripropongono al movimento delle donne (la piu' grande, e la decisiva, delle esperienze storiche della nonviolenza in cammino). Abbiamo una storia: esperienze e riflessioni alla cui scuola tutte e tutti collocarci.
Si pone oggi, e' evidente, al movimento per la pace l'intero arco dei problemi che si posero e incessantemente si ripropongono alla resistenza antifascista, antirazzista, anticoloniale, antitotalitaria. Abbiamo una storia: giacche' il cuore pulsante di tutte le resistenze dell'umano contro l'inumano e' la nonviolenza viva e in cammino.
*
Che fare?
Rispetto agli anni Sessanta, quando - nel contesto della guerra fredda - Capitini ritenne opportuno che vi fosse un movimento per la pace ampio e variegato nelle posizioni, e insieme che fosse necessario creare un piccolo nucleo, il Movimento Nonviolento appunto, che costruisse una piu' rigorosa e adeguata cultura e prassi di pace, oggi la situazione, anche grazie al lavoro di Capitini e dei suoi compagni e dei prosecutori della sua azione, la nonviolenza e' cresciuta, in termini oggettivi e in termini soggettivi: in termini oggettivi come necessita' storica e attore-chiave nel mutato contesto storico; in termini soggettivi come autocoscienza e capacita' di egemonia: oggi dunque - questa e' la nostra persuasione - occorre aprire esplicito il conflitto anche nel movimento per la pace affinche' la nonviolenza divenga koine', linguaggio comune; affinche' smascheri, contrasti e sconfigga subalternita' e ambiguita', rassegnazione e asservimenti; affinche' si faccia persuasione di tutte e tutti, divenga scelta condivisa e motrice.
E per farlo occorre uscire anche da un'ulteriore subalternita': non c'e' nessun motivo per credere che quattro burocrati e quattro ragazzini maneschi che abitano le capitali e le televisioni del nord del mondo siano piu' rappresentativi di chi vive nei villaggi e fila il cotone. E' vero il contrario: la nonviolenza e' anche la scelta di ripudiare strutture accentrate e tecnologie violente, sistemi gerarchici e metodologie autoritarie; la nonviolenza e' la scelta del potere di tutti, "omnicrazia" diceva Aldo Capitini. Certo, occorrera' pensare forme organizzative ed istituzionali adeguate, ma e' gia' un primo passo - un primo passo indispensabile - revocare ogni delega.
*
E per aggiungere cio' che piu' dispiace
Chi scrive queste righe della nonviolenza propone una nozione dialettica e contestuale, e sa che la nonviolenza esiste solo nel conflitto, nella lotta contro la violenza, che non si da' mai in condizioni asettiche, ma sempre nell'ingorgo storico ed esistenziale.
Chi scrive queste righe sostiene che la scelta della nonviolenza e' componibile con diverse tradizioni di pensiero, poiche' essa non e' ne' un'ideologia di ricambio ne' un repertorio di tecniche buone per ogni uso, ma una scelta ad un tempo epistemologica, assiologica, metodologica, operativa e progettuale; una guida per l'azione fondata sul rigore morale e intellettuale, sulla coerenza tra i mezzi e i fini, sulla scelta di lottare contro la violenza e la menzogna sempre.
La nonviolenza non ti chiede di cambiare le tue idee: ti chiede di pensarle piu' profondamente, piu' coerentemente, piu' rigorosamente, piu' limpidamente, piu' autenticamente.
Chi scrive queste righe pensa che pressoche' tutte le grandi tradizioni di pensiero orientate alla liberazione degli oppressi, alla civile convivenza, alla solidarieta' tra le persone e tra i popoli (e tra le persone, i popoli e la natura), alla degnificazione umana, sono componibili con la nonviolenza, sono suscettibili di approdare alla scelta della nonviolenza, possono valorizzare la nonviolenza e creativamente e maieuticamente intrecciarvisi, e originalmente svolgerla, svilupparla, coevolvendo.
Se fino a ieri anche illustri e longeve tradizioni di pensiero pensavano di dover rendere omaggio alla violenza, e con cio' stesso se ne lasciavano infeudare, oggi e' giunta l'ora, il kairos, in cui tutte le grandi tradizioni di pensiero possono - e quindi devono - fare la scelta della nonviolenza, e cosi' aprire un varco all'umanita' verso un futuro in cui l'essere umano cessi di essere un lupo per l'essere umano.
Siamo giunti al paragone.
*
Prima che ci uccidano
O l'umanita' riuscira' ad abolire la guerra, o la guerra estinguera' l'umanita'. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. Qui e' Rodi, qui devi fare il salto.
5. HERI DICEBAMUS. PUNTUALE COME LA MORTE (2006)
Puntuale come la morte
la morte arriva
finche' tu non capisci che fermarla
non possono ne' fosforo ne' schioppi
ne' daghe ne' alabarde ne' muraglie
ne' i carri da guerra dell'imperatore
ne' sparsi nel gorgo i brandelli
di carne che gia' furono persona.
Come la morte arriva la morte, puntuale
a questa stazione di pali obliqui e rotti
di fischi senza volti nella notte.
E tu non altrimenti puoi fermarla
che costruendo un ponte di parole,
che abbracciandolo il giovane assassino
prima che il vortice gli spezzi l'anima
che la disperazione lo divori.
Non con gli eserciti. Contro gli eserciti.
Non col fucile. Spezzando i fucili.
Non col ricatto delle sanzioni:
ma con il dono che salva le vite.
Non con la forza che trasforma in drago.
Non con i ceppi e col filo spinato.
Ma con la scelta dell'umanita'.
Ma con la forza della nonviolenza.
6. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI LEON BRUNSCHVICG, DI LUIGI CAPRIOLO, DI BERNHARD HAERING, DI RICHIE JEAN JACKSON, DI VIRGILIO GOZZOLI, DI NORMAN MAILER, DI RUSSELL MEANS, DI MIKLOS RADNOTI, DI NATALINO SAPEGNO, DI KEN SARO-WIWA, DI GIACOMO ULIVI
Ricorre oggi, 10 novembre, l'anniversario della nascita di Leon Brunschvicg (Parigi, 10 novembre 1869 - Aix-les-Bains, 18 gennaio 1944), della nascita di Luigi Capriolo (Cinzano, 10 novembre 1902 - Villafranca d'Asti, 3 agosto 1944), della nascita di Bernhard Haering (Boettingen, 10 novembre 1912 - Gars am Inn, 3 luglio 1966), della scomparsa di Richie Jean Jackson (Mobile, 30 agosto 1932 - 10 novembre 2013), della nascita di Virgilio Gozzoli (Pistoia, 10 novembre 1886 - 24 agosto 1964), della morte di Norman Mailer (Long Branch, 31 gennaio 1923 - New York, 10 novembre 2007), della nascita di Russell Means (Wanblee, 10 novembre 1939 - Porcupine, 22 ottobre 2012), della morte di Miklos Radnoti (Budapest, 5 maggio 1909 - Abda, 10 novembre 1944), della nascita di Natalino Sapegno (Aosta, 10 novembre 1901 - Roma, 11 aprile 1990), della morte di Ken Saro-Wiwa (Bori, 10 ottobre 1941 - Port Harcourt, 10 novembre 1995), della morte di Giacomo Ulivi (Parma, 29 ottobre 1925 - Modena, 10 novembre 1944).
*
Anche nel ricordo di Leon Brunschvicg, di Luigi Capriolo, di Bernhard Haering, di Richie Jean Jackson, di Virgilio Gozzoli, di Norman Mailer, di Russell Means, di Miklos Radnoti, di Natalino Sapegno, di Ken Saro-Wiwa, di Giacomo Ulivi, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Umberto Eco e Riccardo Fedriga (a cura di), Storia della filosofia. Testi, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2015, vol. 9. Grecia e Roma, pp. 406, euro 9,90.
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Riletture
- Elias Canetti, Massa e potere, Adelphi, Milano 1981, Bompiani, Milano 1988, pp. 624.
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2163 del 10 novembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
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