[Nonviolenza] Telegrammi. 2131
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- Date: Thu, 8 Oct 2015 20:56:07 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2131 del 9 ottobre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Annamaria Rivera: Il cupo scenario dell'Europa-fortezza
2. Hic et nunc, quid agendum
3. Vito Ferrante: Una lettera ai sindaci della provincia di Viterbo
4. "Diritto all'ambiente, diritto alla salute, diritto alla pace, diritto alla dignita' umana". Un incontro di riflessione con la dottoressa Antonella Litta a Viterbo
5. Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
6. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre
7. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
8. In memoria di Anna Freud, di Raniero Panzieri, di Mary Ann Shadd Cary
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. ANNAMARIA RIVERA: IL CUPO SCENARIO DELL'EUROPA-FORTEZZA
[Dal sito di "Micromega-online" riprendiamo il seguente articolo del 5 ottobre 2015 dal titolo completo "Il cupo scenario dell'Europa-Fortezza, la mimesi del passato piu' turpe" (una versione piu' breve di questo articolo e' stata pubblicata sul quotidiano "Il manifesto" il 3 ottobre 2015).
Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010; Il fuoco della rivolta. Torce umane dal Maghreb all'Europa, Dedalo, Bari 2012]
Il 3 ottobre scorso si e' commemorato il secondo anniversario della strage di Lampedusa, una delle piu' gravi nella storia degli esodi attraverso il Mediterraneo: almeno 368 morti annegati, in massima parte eritrei in fuga dalla feroce dittatura di Isaias Afewerki. A quell'eccidio segui' un corale quanto retorico "Mai piu'", tradito appena otto giorni dopo. L'11 ottobre successivo, infatti, non meno di 268 persone di nazionalita' siriana, tra le quali molti bambini, morirono a sessanta miglia a sud di Lampedusa, per il mancato soccorso delle autorita' italiane.
Gia' allora la commozione non fu affatto pari a quella di otto giorni prima e piu' fievole sarebbe stata in occasione delle stragi ulteriori, ancor piu' gravi di quella di Lampedusa: quest'anno, tra il 14 e il 18 aprile, almeno 1.200 migranti diretti verso le coste italiane sono morti in due distinti naufragi, il secondo dei quali e' considerato la piu' grave sciagura del mare nel dopoguerra.
Insomma, nel corso del tempo le stragi di migranti e profughi si sono moltiplicate con ritmo incalzante e progressione geometrica: la Fortezza Europa ha fatto quasi trentamila vittime negli ultimi quindici anni e almeno tremila nel breve periodo che va da gennaio a oggi. "Quantite' negligeable", di cui neppure si sa calcolare il numero esatto. In certi casi, deliberatamente, le salme non vengono recuperate; oppure non possono essere contate, ridotte come sono a "poltiglia di cadaveri": mi riferisco ai settanta fuggitivi, o forse piu', trovati a fine agosto scorso, morti asfissiati, in un camion abbandonato lungo l'autostrada A4, tra il Burgenland Neusiedl e Parndorf.
Rispetto a due anni fa e' subentrata non solo "assuefazione", come si dice banalmente. In realta', ristagna in Europa una certa aria di negazionismo, a rendere ancor piu' cupo uno scenario in cui si moltiplicano confini corazzati, vagoni blindati, campi d'internamento, deportazioni, violenze poliziesche contro inermi. Per suscitare pietas ormai non bastano piu' neanche le immagini atroci di cadaveri d'infanti uccisi dal proibizionismo.
Certo, vi sono anche tendenze opposte: in Austria, in Germania, in Croazia e altrove in Europa, migliaia di volontari e attivisti garantiscono ai profughi conforto, assistenza, solidarieta' concreta. In molti casi sfidando la legge, ne organizzano anche la fuga tra confini piu' o meno sorvegliati o blindati. Ma a quest'ampio movimento solidale fa da contraltare un'opinione pubblica che nega o minimizza lo sterminio dei nuovi reietti, oppure ne allontana il pensiero come fosse una zanzara molesta.
Basta ascoltare le chiacchiere di persone comuni o leggere le chiose ad articoli di giornali online. Esemplari, per putrido cinismo, i commenti alla notizia riportata dall'Ansa, il 21 settembre passato, dell'ennesimo naufragio al largo della Grecia e della morte conseguente di una bimba siriana di cinque anni. Si va dalle lodi di Orban al "Se ne poteva restare a casa sua", fino a un terribile "Morto fulminato nel tunnel? Se l'e' cercata, poche storie", a proposito di un siriano folgorato all'imbocco del tunnel della Manica: uno dei tanti che perdono la vita li', uccisi dalle ruote ferrate o dall'alta tensione.
Non c'e' solo il negazionismo a comporre quella che in un articolo precedente ho definito semiotica del genocidio.
Per coglierne un altro segno, basta soffermarsi sull'istantanea, divulgata dai media a settembre scorso, che fissa una folla di donne e bambini assiepata dietro il reticolato del "muro della vergogna", al confine tra l'Ungheria e la Serbia. A rendere l'immagine ancor piu' insostenibile, in prima fila ci sono alcuni bambini che, stretti contro la barriera, le volute di filo spinato incombenti sulle loro teste, stringono tra le mani dei peluche ricevuti in dono da qualche anima buona.
Altrettanto intollerabile e' l'idea che piu' tardi almeno quattro bambini, perduti dai genitori il 16 settembre a Horgos durante le cariche brutali della polizia ungherese, sarebbero stati trattenuti per essere affidati a "strutture specializzate". Ricordo che in quella occasione la polizia aveva fatto uso di cannoni ad acqua, lacrimogeni, proiettili al sale, anche contro donne e minori, e poi arrestato un buon numero di profughi.
La crudelta' anche verso i fanciulli non e' la sola traccia a indicare l'allarmante mimesi di un turpe passato che, evidentemente, non e' passato affatto poiche' mai elaborato e trasceso. Un passato che anzi, come ha scritto recentemente Barbara Spinelli, "si banalizza e rivive" grazie al "patto dell'oblio" che vige, di fatto, nell'Unione Europea.
Il 23 settembre degli attivisti ungheresi denunciano all'Ansa che a Zakany, vicino al confine tra Ungheria e Croazia, centinaia di migranti sono stati caricati su carri-merci chiusi, senz'acqua ne' cibo, per essere trasferiti verso il confine austriaco.
Non e' la prima volta che le autorita' magiare compiono, senza alcun pudore, atti che ricordano la deportazione degli stessi ebrei ungheresi nel 1944. Infatti, gia' nel luglio scorso, a un treno che partiva da Pecs diretto a Budapest era stato aggiunto un vagone-merci chiuso, stipato di profughi, perlopiu' siriani e afghani, donne e bambini compresi. "Questo vagone viaggia con le porte chiuse", avvertiva un cartello appeso a un finestrino.
Per parafrasare Hannah Arendt (Le origini del totalitarismo, 1951), ogni infamia e' consentita pur di ridurre il fardello degli indesiderabili.
Scene di tal genere sono destinate a moltiplicarsi dopo che il piu' recente vertice dei leader dell'Unione Europea ha approvato un pacchetto che ripropone "una strategia fallimentare", per citare il giudizio di Amnesty International: nessuna misura a garantire percorsi sicuri e legali per i rifugiati, nessuna per riformare il sistema di asilo europeo. Tutto quel che si e' deciso va nella direzione opposta: controlli piu' ferrei delle frontiere; strategie di esternalizzazione per tenere migranti e profughi fuori dal territorio europeo; rigida distinzione tra migranti "economici" e profughi, a loro volta discriminati secondo la nazionalita'. E cio' in barba al principio, sancito dalla Convenzione di Ginevra e dalla nostra stessa Costituzione, per il quale il diritto alla protezione internazionale riguarda chiunque abbia fondato motivo per temere d'essere perseguitato nel Paese d'origine.
Si aggiunga il lancio della seconda fase della missione navale EunavForMed contro gli "scafisti", che prevede l'abbordaggio e l'affondamento in mare aperto dei "barconi" dei profughi, in realta' sempre piu' spesso null'altro che gommoni auto-governati. In assenza di corridoi umanitari e di operazioni efficaci per il salvataggio in mare - dopo che quella di Mare Nostrum e' stata chiusa in favore di Frontex, il cui scopo precipuo e' il contrasto dell'immigrazione "clandestina", una tal missione si configura come atto di guerra contro la moltitudine in fuga.
Altrettanto perversa e' l'istituzione degli hotspots, finalizzati a identificare, registrare e foto-segnalare i migranti, con lo scopo, in definitiva, d'incrementare i rimpatri. Cosa che entusiasma il nostro Matteo Renzi: non possiamo mica "aver paura del concetto di rimpatrio", che' questo sarebbe "buonismo", ha dichiarato di recente in una prosa sgangherata quanto il suo pensiero politico.
E' giusto l'isola di Lampedusa che, invece di ricevere il Nobel per la pace, ha il "privilegio" di ospitare il primo hotspot. Chi si rifiutera' di farsi identificare finira' in centri d'internamento e, in Italia, nei Cie: strutture sigillate da piu' ordini di sbarre, la cui routine e' costellata da pestaggi e altre violenze delle forze dell'ordine, da conseguenti proteste degli internati fino a gravi atti d'autolesionismo, da insufficienza di cibo e di assistenza medica, dalla totale assenza di strumenti (dai televisori alle biblioteche) per riempire il vuoto angoscioso della prigionia.
Come negli anni di cui parlava Hannah Arendt, il campo d'internamento, qualunque sia oggi la sigla con cui e' nominato, torna a essere "la soluzione corrente del problema della residenza delle displaced persons". Fra le quali numerose sono attualmente le persone con figli: dunque, anche i bambini finirebbero nei Cie se i loro genitori rifiutassero d'essere identificati? O saranno anch'essi affidati a "strutture specializzate"?
Insomma, "gli espulsi dalla vecchia trinita' Stato-popolo-territorio" (Arendt) approdano, paradossalmente, in un mondo disseminato di muri e barriere di filo spinato, ove risorgono nazionalismi aggressivi, ove a difesa del proprio territorio si arriva a schierare gli eserciti, ove si compete per respingere il massimo possibile di migranti verso il territorio del confederato piu' vicino.
I nazionalismi, a loro volta, sono il prodotto secondario del sovra-nazionalismo armato a difesa delle frontiere, praticato pervicacemente dall'Unione Europea. E' dunque sul versante delle migrazioni e degli esodi che oggi si decide del destino dell'Europa unita, che nel dopoguerra fu progettata proprio per sconfiggere il nazionalismo, la crisi economica, il colonialismo: i tre grandi mali che avevano prodotto il fascismo, per citare ancora Barbara Spinelli. Nonostante la controtendenza rappresentata dal vasto movimento di solidarieta' attiva, le prove date finora dalle autorita' nazionali e comunitarie, la fragilita' delle istituzioni dell'Unione Europea, la mediocrita' delle elite dirigenti non inducono affatto all'ottimismo.
2. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM
[Riproponiamo ancora una volta]
Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.
L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
3. INIZIATIVE. VITO FERRANTE: UNA LETTERA AI SINDACI DELLA PROVINCIA DI VITERBO
[Dall'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" (Afesopsit) (per contatti: strada Tuscanese 20, 01100 Viterbo, tel. 3332056497, e-mail: afesopsit at libero.it) riceviamo e diffondiamo.
Vito Ferrante, persona di straordinario rigore morale e di sconfinata generosita', e' il presidente e l'anima dell'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" (Afesopsit), una fondamentale esperienza di solidarieta', di partecipazione, di democrazia, di difesa nitida e intransigente dei diritti umani. Gia' consigliere comunale di Viterbo, apprezzatissimo scultore, presidente della Consulta dipartimentale per la salute mentale della Asl di Viterbo, Vito Ferrante e' una delle personalita' piu' stimate nell'ambito del volontariato e dell'impegno sociale e civile, promotore di innumerevoli iniziative di solidarieta' concreta, diuturnamente impegnato nel recare aiuto a chi piu' ne ha bisogno; e' a Viterbo un luminoso punto di riferimento per la societa' civile, per le esperienze di solidarieta' e di liberazione, per i movimenti democratici, per i servizi pubblici impegnati nell'assistenza rispettosa e promotrice della dignita' e dei diritti umani]
Ai Sindaci dei Comuni della provincia di Viterbo
Oggetto: invio per conoscenza della lettera inviata a fine agosto 2015 dall'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" (Afesopsit) alla Asl di Viterbo in relazione ai Trattamenti sanitari obbligatori (in sigla: Tso) recante due proposte per buone pratiche terapeutiche, senza violenze ne' umiliazioni
Egregi Sindaci,
vi inviamo per opportuna conoscenza la lettera che abbiamo indirizzato alla Direttrice generale della Asl di Viterbo e ad altri destinatari, ritenendo che essa possa essere altresi' di vostro particolare interesse. La lettera infatti concerne la cruciale questione del rispetto dei diritti umani delle persone sofferenti sottoposte a Trattamento sanitario obbligatorio, procedura d'intervento che attribuisce una decisiva responsabilita' alla figura del Sindaco in quanto massima autorita' sanitaria locale nel territorio comunale.
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Come vi e' ben noto, la legge 833/1978 di Riforma sanitaria, recependo quanto gia' stabilito in materia nella legge 180/1978, agli artt. 33-35 disciplina l'istituto del Trattamento sanitario obbligatorio (Tso), e pone in capo al sindaco (art. 33, comma 3) la potesta' di disporli; recita testualmente il comma citato: "Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari obbligatori sono disposti con provvedimento del Sindaco nella sua qualita' di autorita' sanitaria, su proposta motivata di un medico". Lo stesso articolo 33 della legge 833/1978 nel comma precedente esplicitamente richiama l'art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana, e ribadisce che tali interventi devono svolgersi "nel rispetto della dignita' della persona e dei diritti civili e politici, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura".
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Vi e' anche noto che sovente l'esecuzione di Tso ha dato luogo a violenze ed abusi nei confronti della persona destinataria dell'intervento terapeutico, con esiti in alcuni casi tragicamente letali.
Così come vi e' noto che interventi inappropriati o addirittura illegittimi hanno successivamente dato luogo a procedimenti giudiziari.
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Proprio in considerazione del fatto che cosi' rilevante e' la vostra responsabilita' in merito, e proprio alla luce sia del dibattito giurisprudenziale (la "dottrina", in senso tecnico), sia dei concreti pronunciamenti della magistratura (la "giurisprudenza", in senso tecnico) nei casi di ricorso avverso l'atto sindacale de quo come nei procedimenti occasionati da ulteriori eventi dagli esiti talora non solo civilmente ma anche penalmente rilevanti, ed anche e soprattutto alla luce delle inequivocabili guarentigie in pro della dignita' e dell'incolumita' delle persone destinatarie dei trattamenti sanitari, garanzie stabilite in primis nella Carta Costituzionale ed anche nella stessa legge 833/1978 e ulteriori disposizioni in materia, ci sembra opportuno sollecitare la vostra attenzione affinche' in tale ambito vi sia da parte vostra la massima prudenza e sollecitudine per i diritti delle persone destinatarie del provvedimento, e che tale prudenza e sollecitudine si estrinsechi anche nell'adozione di provvedimenti finalizzati ad una adeguata formazione teorica e pratica, interpretativa e metodologica, degli operatori incaricati di dare adempimento all'atto dal Sindaco disposto, ovvero in primo luogo i membri del Corpo di polizia comunale incaricati dell'esecuzione del provvedimento che dispone il Tso (ovvero anche, in secondo luogo e piu' in generale, gli appartenenti alle forze dell'ordine o ad altre pubbliche istituzioni comunque incaricati di dar seguito al provvedimento).
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Ci sembra pertanto che possa essere particolarmente utile che prendiate parte ad iniziative di riflessione e di studio per la miglior gestione della procedura relativa ai Tso e per la piu' chiara intellezione e coscienza delle relative implicazioni; e che soprattutto promuoviate la formazione dei membri del Corpo di polizia comunale incaricati di dare esecuzione al provvedimento.
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A tal fine alleghiamo quindi copia della lettera indirizzata alla Direttrice generale della Asl che alleghiamo in calce.
E sollecitiamo che nelle more di un'attivita' formativa ad hoc di dimensioni provinciali (essendo l'area di competenza della Asl di Viterbo coincidente con il territorio della provincia) vogliate promuovere motu proprio attivita' formative per i vostri vigili urbani a livello comunale ovvero intercomunale, d'intesa - laddove possibile - con gli altri soggetti istituzionali interessati.
Distinti saluti,
per l'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" il presidente Vito Ferrante
Viterbo, 6 ottobre 2015
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Allegato: L'Afesopsit formula due proposte alla Asl di Viterbo per buone pratiche terapeutiche, senza violenze ne' umiliazioni
Alla Direttrice generale della Asl di Viterbo, al Direttore amministrativo della Asl di Viterbo, al Direttore sanitario della Asl di Viterbo, al Direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl di Viterbo, al Sindaco del Comune di Viterbo, al Presidente della Provincia di Viterbo, al Prefetto di Viterbo, al Presidente della Regione Lazio e Commissario regionale alla Sanita', al Presidente della Commissione Sanita' della Regione Lazio, alla Ministra della Salute, al Presidente della Commissione Igiene e Sanita' del Senato della Repubblica, al Presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati
e per conoscenza: alla Consulta regionale per la salute mentale del Lazio, alla Consulta dipartimentale per la salute mentale della Asl di Viterbo, ai mezzi d'informazione
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Una tragica vicenda
La tragica vicenda della morte di una persona con disagio psichico avvenuta a Torino durante un Trattamento sanitario obbligatorio (in sigla: Tso) a seguito delle lesioni provocate da un intervento condotto con modalita' violente, vicenda sulla quale e' in corso un'indagine della competente magistratura, costituisce un monito a cui non si puo' restare indifferenti.
L'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" (Afesopsit), nell'esprimere il suo dolore per la morte di un essere umano, e riconoscendo che questa vicenda ne richiama alla mente molte, troppe altre, ed interpella quindi all'impegno perche' simili tragedie e analoghi lutti non accadano mai piu', propone una riflessione e avanza una proposta.
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Ogni essere umano ha diritto al rispetto della sua dignita' ed incolumita'
Come stabilisce anche la Costituzione della Repubblica Italiana, le persone bisognose di cure non possono essere sottoposte a trattamenti degradanti o violenti, ma devono essere assistite nel rispetto dei loro diritti umani, della loro dignita' e della loro incolumita'.
Purtroppo non sempre questo accade, e sono numerosi gli episodi in cui interventi che dovrebbero essere caratterizzati da finalita' terapeutica si trasformano nell'esatto contrario: occasioni di gravi lesioni alle malcapitate vittime.
In particolare gli interventi connessi ai Trattamenti sanitari obbligatori richiedono una particolare attenzione, prudenza, sollecitudine: persone che gia' soffrono di un disagio psichico non possono essere "punite" per questo, ma devono essere aiutate ed assistite in modo appropriato e secondo i principi deontologici propri dell'attivita' terapeutica oltre che dell'etica generale e della basilare giurisprudenza che riconosce che ogni essere umano ha diritto alla vita, al rispetto della dignita' e dell'incolumita' personale, alla solidarieta' della comunita' civile in cui la sua esistenza si svolge, all'assistenza da parte delle istituzioni preposte alla tutela e promozione della salute.
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A Viterbo
E' per noi particolarmente doloroso dover constatare che anche a Viterbo, nel corso degli anni, in relazione agli interventi di Trattamento sanitario obbligatorio si sono verificati episodi di incuria, disprezzo e maltrattamento, con esiti talora drammatici.
Tali maltrattamenti sono immorali e illegali, essi non possono essere tollerati e non possono restare impuniti: se si consente che una persona in condizioni di fragilita', di sofferenza, di smarrimento, di paura, possa essere sottoposta a trattamenti crudeli e degradanti, viene meno la civile convivenza cosi' come viene meno il senso di umanita' che sempre deve ispirare la condotta degli esseri umani nei confronti dei loro simili, e prevale invece l'ingiustizia, la violenza, la barbarie.
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Denunciare le violenze, operare perche' non si ripetano
Naturalmente non si tratta solo di denunciare le violenze, bisogna anche intervenire perche' esse non si ripetano.
Ed a tal fine e' sicuramente necessario avviare un'adeguata opera di coscientizzazione e di formazione del personale delle pubbliche istituzioni che interviene nelle situazioni di emergenza come nel caso dei Tso.
In particolare da anni sollecitiamo una adeguata formazione sia degli operatori del settore psichiatrico, medico ed assistenziale, sia degli operatori delle forze dell'ordine coinvolti negli interventi in esecuzione di Trattamenti sanitari obbligatori.
Ci sembra non solo opportuno, ma indispensabile, socializzare le profonde conoscenze e le "buone pratiche" di cui molti operatori istituzionali sono portatori, ma di cui sono portatrici anche molte associazioni di volontariato e di solidarieta' che in variegate forme e con autentica passione morale e civile operano "sul campo" per aiutare chi ne ha bisogno in forme rispettose della dignita' umana e dell'incolumita' personale.
Potrebbe essere assai utile avviare un percorso di studio, di confronto e di formazione in cui operatori psichiatrici, medici ed assistenziali, operatori delle forze dell'ordine (a cominciare dalla polizia municipale), associazione di volontariato, possano incontrarsi e scambiarsi esperienze e riflessioni nella prospettiva di un agire condiviso atto a tutelare nel modo migliore la sicurezza e la dignita' delle persone bisognose di assistenza.
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Per buone pratiche terapeutiche, senza violenze ne' umiliazioni
I trattamenti sanitari obbligatori in se stessi costituiscono un'esperienza traumatica che si aggiunge di solito a una crisi - o quantomeno a un disagio - gia' in corso: e' bene che questi interventi siano i meno traumatici possibile, e che si adottino le modalita' d'intervento migliori per rassicurare e sostenere la persona destinataria dell'intervento.
E' evidente che occorre agire favorendo la comprensione, l'ascolto reciproco, l'attenzione alle emozioni e ai bisogni espressi ed impliciti, l'empatia; che occorre costruire una relazione di fiducia e non di paura; che una buona padronanza delle migliori tecniche d'intervento deve sempre associarsi alla consapevolezza che trattandosi di un intervento terapeutico il cuore della questione sono i diritti, la dignita', la salute e il benessere della persona destinataria dell'intervento stesso.
Ne consegue ad esempio che occorre adoperare strategie collaborative anziché mere meccaniche contenitive che provocano ulteriore sofferenza, paura e disperazione; che occorre utilizzare l'ascolto, la presenza personale accudente, l'espressione del sentimento di umana affinità degli operatori con la persona destinataria dell'intervento, piuttosto che dinamiche autoritarie incontrollabili che provocano sovente un'escalation dell'incomprensione, della paura e della violenza; che i modi dell'intervento cosi' come l'ambiente in cui esso si svolge - la stessa struttura logistica ed organizzazione funzionale del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, ad esempio - devono essere mirati a favorire relazioni umane centrate sulla costruzione della fiducia, il rispetto reciproco, la lealta', cosicche' la "presa in carico" della sofferenza si faccia autentico processo terapeutico nel pieno rispetto dell'umanita' della persona sofferente.
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Due proposte alla Asl di Viterbo
L'Afesopsit, pertanto, mentre continuera' a svolgere - tra gli altri suoi compiti - anche un ruolo di vigilanza a tutela dei diritti e della dignita' delle persone con disagio psichico affinche' non subiscano trattamenti offensivi ed inique violenze, si fa promotrice - ancora una volta - delle seguenti proposte:
1. che la Asl di Viterbo promuova un percorso di formazione per operatori psichiatrici, medici ed assistenziali, per operatori delle forze dell'ordine, per operatori del volontariato e della solidarieta', finalizzato alla conoscenza ed all'acquisizione delle buone pratiche e delle tecniche adeguate di intervento in relazione ai Trattamenti sanitari obbligatori attuati con metodi non contenitivi ne' aggressivi, bensi' rispettosi della dignita' e dell'incolumita' personale degli assistiti;
2. che la Asl di Viterbo promuova occasioni di confronto, di socializzazione di riflessioni e di esperienze, di collaborazione efficace ed adeguata tra operatori delle istituzioni preposte alla salute, all'assistenza e alla sicurezza, e l'associazionismo democratico che opera nel campo della salute mentale.
per l'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" il presidente Vito Ferrante
Viterbo, 18 agosto 2015
4. INCONTRI. "DIRITTO ALL'AMBIENTE, DIRITTO ALLA SALUTE, DIRITTO ALLA PACE, DIRITTO ALLA DIGNITA' UMANA". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE CON LA DOTTORESSA ANTONELLA LITTA A VITERBO
Si e' svolto giovedi' 8 ottobre 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione con la dottoressa Antonella Litta sul tema "Diritto all'ambiente, diritto alla salute, diritto alla pace, diritto alla dignita' umana".
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Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. E' impegnata nell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio e il diritto all'abitare con iniziative di solidarieta' concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si e' opposto vittoriosamente all'insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione. Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e' stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai" con la motivazione: "per l'impegno a tutela della salute dei cittadini e della salubrita' del territorio". Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l'ambiente" le e' stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione: "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l'attenzione alla formazione e all'informazione sulle principali problematiche nell'ambito dell'ambiente e della salute". Il 25 novembre 2013 a Salerno le e' stato attribuito il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero".
5. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"
[Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"]
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Movimento Nonviolento, per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Peacelink, per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, per contatti: e-mail: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
6. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE
Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".
Ovunque si realizzino iniziative.
Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.
Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.
Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.
7. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
8. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI ANNA FRED, DI RANIERO PANZIERI, DI MARY ANN SHADD CARY
Ricorre oggi, 9 ottobre, l'anniversario della scomparsa di Anna Freud (Vienna, 3 dicembre 1895 - Londra, 9 ottobre 1982), della scomparsa di Raniero Panzieri (Roma, 14 febbraio 1921 - Torino, 9 ottobre 1964), della nascita di Mary Ann Shadd Cary (Wilmington, 9 ottobre 1823 - Washington, 5 giugno 1893).
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Anche nel ricordo di Anna Freud, di Raniero Panzieri, di Mary Ann Shadd Cary, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Gaston Bachelard, Psicanalisi dell'aria, Red edizioni, Como 1988, pp. 278.
- Gaston Bachelard, Psicanalisi delle acque, Red edizioni, Como 1987, 1992, pp. 232.
- Gaston Bachelard, La terra e le forze. Le immagini della volonta', Red edizioni, Como 1989, pp. 360.
- Gaston Bachelard, La terra e il riposo. Le immagini dell'intimita', Red edizioni, Como 1994, pp. 278.
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2131 del 9 ottobre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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