[Nonviolenza] Telegrammi. 2109



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2109 del 17 settembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Giobbe Santabarbara: Il primo assioma

2. Ancora una volta minimo un programma nonviolento per salvare le vite

3. L'associazione "Respirare" ricorda Alfio Pannega, nell'imminenza del XC genetliaco

4. Verso la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre

5. Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

6. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

7. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

8. In memoria di Ruth Benedict

9. Maria Muti presenta "Le tre ghinee" di Virginia Woolf

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: IL PRIMO ASSIOMA

 

La prima cosa da fare per salvare le vite e' cessare di sopprimerle.

E quindi cessare di fare le guerre, cessare di organizzare eserciti, cessare di produrre armi.

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Di ogni essere umano questo tu sai: che non deve essere ucciso. Ed in due modi si uccide una persona: colpendolo a morte o negandogli soccorso quando di soccorso ha estremo bisogno.

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Quando sento l'infame distinguo tra noi indigeni e loro migranti mi chiedo come si possa negare la flagrante evidenza che tutti siamo esseri umani. Ed essendo esseri umani abbiamo tutti il medesimo diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

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I sostenitori dei lager e delle deportazioni hanno una genealogia: hitleriana.

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I sostenitori delle "missioni di pace" a suon di bombardamenti quando dicono di voler fare la pace intendono dire fare un deserto, sterminare tutti.

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Appresi a lezione di retorica che ogni essere umano fa parte dell'unica umanita'. L'intera scienza morale e' uno svolgimento di questo primo assioma.

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Cessare di uccidere.

Salvare le vite.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni essere umano in pericolo.

Alla barbarie opporre la civilta'.

Alla violenza opporre la nonviolenza.

Al male opporre il bene.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

2. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA MINIMO UN PROGRAMMA NONVIOLENTO PER SALVARE LE VITE

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

3. MAESTRI E COMPAGNI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" RICORDA ALFIO PANNEGA, NELL'IMMINENZA DEL XC GENETLIACO

[Riceviamo e diffondiamo]

 

L'associazione "Respirare" ricorda Alfio Pannega (Viterbo, 21 settembre 1925 - 30 aprile 2010), di cui il prossimo 21 settembre ricorre il novantesimo genetliaco.

Con Alfio Pannega abbiamo fondato il comitato e condotto la lotta che salvo' la preziosa area termale del Bullicame, un bene naturalistico, storico e terapeutico di immenso valore, che uno scellerato e dissennato progetto mega-aeroportuale avrebbe devastato per sempre.

Con Alfio Pannega abbiamo condiviso esperienze e riflessioni, momenti di convivialita' e iniziative di lotta per la pace, la giustizia sociale, la difesa della natura, i diritti di tutti gli esseri umani.

Da Alfio Pannega abbiamo ricevuto il dono della sua profonda saggezza e sottile sapienza, della sua generosa ospitalita', della sua incondizionata bonta', della sua capacita' di ascolto e di accudimento, del suo incitamento costante ai degni pensieri e alle opere buone attraverso l'esempio.

In Alfio Pannega abbiamo trovato un compagno e un maestro, un testimone e un esempio di antifascismo e di nonviolenza.

Fedeli alla memoria di Alfio Pannega continuiamo la lotta contro ogni oppressione, contro ogni menzogna, contro ogni violenza; continuiamo la lotta per il bene comune; continuiamo la lotta per la liberta', l'eguaglianza di diritti e la fraternita' e sororita' fra tutti gli esseri umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; per non lasciar distruggere il mondo vivente e gli esseri viventi tutti.

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Una breve notizia su Alfio Pannega

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i  motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.

Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622, 1623, 1624, 1763, 1971, 2108, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" n. 687-691 (tutti disponibili dalla pagina web http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ ).

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L'associazione "Respirare"

Viterbo, 16 settembre 2015

L'associazione "Respirare" e' stata promossa da persone, associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

 

4. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA" DEL 2 OTTOBRE

 

Occorre fare del 2 ottobre una manifestazione mondiale contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni.

La Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi, e' infatti la migliore delle occasioni per far emergere nitida e forte la volonta' dell'umanita' cosciente che chiede pace, disarmo, smilitarizzazione, democrazia, giustizia, solidarieta', rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, tutela dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

La nonviolenza ci convoca ad assumerci le nostre responsabilita'.

In ogni citta', in ogni paese, in ogni consesso civile, in ogni scuola, il 2 ottobre si celebri la Giornata internazionale della nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

5. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

[Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Movimento Nonviolento, per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink, per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, per contatti: e-mail: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

6. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

7. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

8. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI RUTH BENEDICT

 

Ricorre oggi, 17 settembre, l'anniversario della scomparsa di Ruth Benedict (New York, 5 giugno 1887 - 17 settembre 1948).

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Anche nel ricordo di Ruth Benedict proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

9. LIBRI. MARIA MUTI PRESENTA "LE TRE GHINEE" DI VIRGINIA WOOLF

[Ringraziamo Maria Muti per questo articolo.

Maria Muti e' una collaboratrice del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo.

Virginia Woolf, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, nacque a Londra nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande rilievo, oltre alle sue splendide opere narrative scrisse molti acuti saggi, di cui alcuni fondamentali anche per una cultura della pace. Mori' suicida nel 1941. E' uno dei punti di riferimento della riflessione dei movimenti delle donne, di liberazione, per la pace. Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari editori, un'edizione di Tutti i romanzi (in due volumi, comprendenti La crociera, Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) e' stata qualche anno fa pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma; una pregevolissima edizione sia delle opere narrative che della saggistica e' stata curata da Nadia Fusini nei volumi dei Meridiani Mondadori alle opere di Virginia Woolf dedicati (ai quali rinviamo anche per la bibliografia). Tra i saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della pace: Una stanza tutta per se', Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987 (ma ambedue sono disponibili anche in varie altre edizioni). Numerosissime sono le opere su Virginia Woolf: segnaliamo almeno Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974; Mirella Mancioli Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975; Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980; Nadia Fusini, Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf, Mondadori, Milano 2006; Liliana Rampello, Il canto del mondo reale. Virginia Woolf, la vita nella scrittura, Il Saggiatore, Milano 2005. Segnaliamo anche almeno le pagine di Erich Auerbach, "Il calzerotto marrone", in Mimesis, Einaudi, Torino 1977]

 

L'autrice

Figlia di Leslie Stephen, celebre critico letterario dell'epoca, e Julia Jackson, donna di singolare bellezza che morira' appena tre anni dopo la nascita della bambina, Virginia Adeline Stephen nasce a Londra nel 1882. Virginia restera' sempre profondamente legata a sua sorella Vanessa e a suo fratello Jacob e fin da piccola - merito certamente dell'ambiente culturale in cui e' cresciuta, di un padre illustre studioso - lesse tantissimi libri e scrisse molto. Non frequento' l'universita'. Era d'indole autonoma e indipendente, ma anche fragile e sensibile. Tratti distintivi che riversera' con impegno nei suoi scritti.

Nel 1906 muore il padre, evento che la colpisce duramente. Poco tempo dopo tenta il suicidio per due volte. Inizia a registrare regolarmente i fatti che caratterizzano le sue giornate, scrivere e' la sua vocazione e il suo modo di concentrarsi - forse pure per vivere il dolore, per elaborarlo.

Virginia Woolf e' ricordata anche per la sua appartenenza al "Bloomsbury Group", un circolo di artisti e intellettuali che prende il nome del quartiere dove si trovava la vecchia casa paterna dove Virginia era tornata a vivere dopo la scomparsa di Mr. Stephen. Poco inclini alla morale vittoriana, curiosi della vita in tutte le sue sfumature, questi pensatori riflettono molto con sguardo laico sul senso dell'esistenza, sui valori umani, sull'importanza del rispetto di tutti gli uomini, sull'oppressione di genere, sulle difficolta' che impediscono alla societa' di progredire. Tra i partecipanti, intorno a Virginia e a suo marito Leonard Woolf, sua sorella Vanessa e Clive Bell che diventera' poi suo marito, il saggista Lytton Strachey, l'economista John Maynard Keynes, lo scrittore Edward Morgan Forster, il critico d'arte Roger Fry.

Nel 1917 Virginia fonda con Leonard Woolf la casa editrice "Hogarth Press": vi pubblicheranno testi fondamentali del Novecento come La terra desolata di Thomas S. Eliot, testi dell'avanguardia letteraria e artistica, saggi di Sigmund Freud, traduzioni di classici della letteratura e di recenti opere di psicologia. La Hogarth Press permetteva a Virginia Woolf di pubblicare le sue opere senza subire manipolazioni editoriali, ma l'azione principale della casa editrice fu quella di garantire ai lettori la conoscenza di un ampio spettro del panorama letterario e culturale internazionale dell'epoca.

Nel 1915 pubblica il suo primo romanzo, The Voyage Out (La Crociera); cui seguiranno nel 1919 Night and Day (Giorno e Notte); nel 1922 Jacob's Room (La camera di Giacobbe); nel 1925 Mrs Dalloway (La signora Dalloway); due anni dopo scrive To the Lighthouse (Gita al Faro); nel 1928 Orlando: A Biography (Orlando); nel 1931 The Waves (Le Onde); nel 1937 The Years (Gli anni); nel 1941 Between the Act (Tra un atto e l'altro).

Nell'ambito della narrativa breve nel 1919 pubblica il racconto "New Gardens"; nel 1921 pubblica una raccolta di racconti, Monday or Tuesday (Lunedi' o martedi').

Sul versante saggistico scrive articoli su riviste letterarie del tempo - si ricordano in particolare le sue collaborazioni con il "Times Literary Supplement"; nel 1925 pubblica in volume The Common Reader; nel 1929 A Room of One's Own; nel 1932 A Letter to a young poet e The Common Reader: second series; nel 1933 Flush: A Biography; nel 1938 Three Guineas; nel 1940 Roger Fry: A Biography.

Uno stile asciutto, privo di fronzoli. Riprende la tecnica del "flusso di coscienza" da James Joyce. E' facile allora intuire che per lei la realta' si compone di tanti piccoli e significativi istanti, ed e' piuttosto semplice comprendere che non esiste una realta' compatta. In questa direzione affiora l'interiorita' dei personaggi veicolata dalle sensazioni, scelte stilistiche e contenutistiche che pongono i protagonisti dei suoi scritti in una relazione di reciprocita' con il lettore, umani e quindi credibili.

Si toglie la vita il 28 marzo 1941.

*

Il libro

L'anno e' il 1938. L'Europa si sta piegando sotto l'aggressione del nazismo. Dopo Mussolini in Italia, anche Hitler ha instaurato in Germania il suo regime totalitario dando l'avvio al momento piu' tragico della storia dell'umanita'. Dura e spietata la persecuzione e la repressione; sono costruiti i primi campi di concentramento, si pianifica la morte di interi gruppi umani, il genocidio. La Francia e la Gran Bretagna, per eludere un'offensiva imminente, firmano il trattato che permette alla Germania di impossessarsi anche della regione dei Sudeti.

Questo lo scacchiere internazionale che si presenta agli occhi di Virginia Woolf quando risponde al responsabile di un'associazione pacifista, un avvocato, che le chiede "cosa, secondo Lei, si deve fare per prevenire la guerra?" (p. 21), aggiungendo la richiesta di un contributo in denaro, una ghinea appunto, a sostegno della sua associazione. Propone altresi' tre strategie per coinvolgere attivamente le donne nel suo intento: le suggerisce di "sottoscrivere una lettera ai giornali; diventare membri di tale associazione; dare un contributo in denaro a quell'associazione" (p. 31), ma Virginia Woolf non ne e' convinta e gli spiega con chiarezza le sue ragioni.

Virginia Woolf dichiara di mettere a disposizione non una ma tre ghinee per garantire a tutte le donne di ogni estrazione sociale una completa indipendenza sul piano culturale, economico e politico. Tre ghinee affinche' le donne possano studiare, lavorare, vivere libere. Tre ghinee affinche' le donne possano collaborare per un fine comune, la pace, ottenendola tuttavia con mezzi differenti rispetto alla prassi e all'ideologia maschile.

Nella lunga e articolata risposta l'autrice spiega al dirigente dell'associazione pacifista che sosterra' innanzitutto un fondo per la costruzione di college femminili e un'associazione impegnata per l'accesso delle donne alle libere professioni. Non usa mezzi termini nell'argomentare le sue tesi, e presenta dati inoppugnabili. Le donne subiscono gravi penalizzazioni dal punto di vista formativo come nell'accesso al lavoro.

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La prima ghinea

La prima ghinea la mette quindi a disposizione per la creazione di college femminili a patto che questi college siano diversi da quelli per gli uomini. Di nuovo - come gia' in "Una stanza tutta per se'" - prende spunto dalle biografie; e in una sorta di mosaico storico la Woolf dimostra che alle donne e' stata sempre riservata una parte minuscola di quello che e' il mondo dell'istruzione. Le donne lavorano in casa e per la casa senza mai ricevere un compenso, senza mai ricevere un riconoscimento pubblico, per permettere ai loro fratelli di poter accedere, un giorno, alle grandi universita'. Per i figli maschi si era disposti ad investire largamente in termini economici affinche' potessero studiare, imparare, apprendere e diventare un giorno un famoso avvocato, notaio, medico, e recare fama al nome della famiglia, sostenerla economicamente e governarla, e contribuire, infine, a riprodurre una visione del mondo che esclude le donne. Le donne sono state cresciute per definizione in maniera diversa rispetto ai loro fratelli. Le cose, scrive l'autrice, sono mutate nel 1919 con il diritto di voto esteso anche alle donne nonche' il loro accesso alle libere professioni. In merito a questo si puo' leggere: "non ha piu' bisogno di esercitare il suo fascino per ottenere quattrini dal padre o dal fratello - non deve piu' dire di si'; puo' discutere. Possiede finalmente un'influenza che non e' dettata dall'interesse" (p. 38).

L'autrice scardina l'istituzione culturale maschile: "la vostra classe viene educata in scuole private e nelle universita' da cinque o seicento anni, la nostra da sessanta" (p. 38). Questa e' gia' una diversificazione. Virginia Woolf afferma che l'educazione cosi' impostata produce effetti psicologici differenti tra donne e uomini e che in questi ultimi e' stata inculcata una formazione che - i fatti reali ce lo spiegano - conduce inevitabilmente ad un'indole irrequieta, propensa alla sfida, alla competizione e alla rivalsa personale. Specchio ne sono poi le maniere in cui le professioni sono svolte. Le cerimonie allontanano dalla conoscenza, cosi' come le uniformi creano una gerarchia. Elementi che se analizzati profondamente ci portano ad una considerazione inevitabile: l'istruzione maschile cosi' com'e' impostata non previene la guerra. Questo perche' fa leva su sentimenti inconsci difficili da gestire a cui raramente, se non mai, una donna sente di cedere poiche' non appartengono alla sua natura. Non e' lei che e' cresciuta in modo tale da dover "proteggere" la famiglia in caso di pericoli. Non e' a lei che e' stato detto piu' volte di mostrare forza, carattere. Le e' stato chiesto di badare ai vestiti sporchi, ai piatti da preparare, ad un matrimonio da vivere. Le e' stato chiesto di riconoscere un'autorita' che non solo le garantisse un'esistenza dignitosa, ma si arrogasse il diritto di gestire tutto il resto. Le sue finanze, tra l'altro. Il college e' il rifiuto di tutto questo. E' la via di fuga certa. La spiegazione va cercata, ancora una volta, in quel tipo di educazione. "Cosi' profondo era il disgusto della figlia dell'uomo colto per la casa paterna, con la sua crudelta', la sua grettezza, la sua ipocrisia, la sua immoralita', la sua vacuita', che era disposta a intraprendere qualunque lavoro, per servile che fosse, pur di sfuggirvi" (p. 64).

Nel donare una ghinea a sostegno della nascita dei college femminili, Virginia Woolf scrive alla promotrice di un'iniziativa in tal senso: "Lei deve riflettere molto attentamente prima di mettersi a ricostruire il Suo college; deve chiedersi quale e' lo scopo dell'istruzione universitaria, quale tipo di societa', di esseri umani deve proporsi di produrre" (p. 57). "Il Suo college va ricostruito su basi diverse. E' un college giovane e povero: che tragga dunque vantaggio da queste qualita' e sia fondato sulla poverta' e sulla gioventu'. Di conseguenza dovra' essere un college sperimentale, un college avventuroso. Diverso da tutti. Dovra' essere costruito non di pietra scolpita e di vani istoriati, bensi' di materiale economico, infiammabile, che non sia ricettacolo di polvere e culla di tradizioni. Non metteteci cappelle. Non metteteci musei e biblioteche con libri alla catena e prime edizioni in bacheche di vetro. Che libri e quadri siano nuovi e sempre diversi" (p 57).

Virginia Woolf continua interrogandosi su "cosa si dovra' insegnare nel college nuovo, nel college povero? Certo non l'arte di dominare sugli altri; non l'arte di governare, di uccidere, di accumulare terra e capitale" (p. 57). "Nel college povero si dovranno insegnare solo le arti che si possono insegnare con poca spesa e che possono essere esercitate da gente povera: la medicina, la matematica, la musica, la pittura, la letteratura. E l'arte dei rapporti umani; l'arte di comprendere la vita e la mente degli altri" (p. 58).

"Lo scopo del nuovo college, del college povero, dovrebbe essere non di segregare e di specializzare, ma di integrare. Dovra' inventare dei modi per far lavorare insieme la mente e il corpo; scoprire da quali nuove combinazioni possono nascere unita' che rendono buona la vita umana. E gli insegnanti saranno scelti tra coloro che sono bravi a vivere oltre che a pensare" (p. 58).

Nell'immaginare il nuovo college povero, non ci sono ostacoli di etichetta, ne' atteggiamenti di supremazia le une sulle altre. L'intento per cui si offre una ghinea e' quello di creare una societa' composta di individui che abbiano rispetto di tutti e di tutte le liberta', dove "si impara perche' e' bello imparare" (p. 59). Non essendoci gerarchie di alcun genere si cura la relazione umana, si e' di esempio, si cresce insieme, si fanno domande senza timore di essere inopportune.

*

La seconda ghinea

La seconda ghinea sara' donata ad un'associazione femminile che garantisca alle donne l'accesso a tutte le libere professioni. Indipendentemente dal fatto che queste siano lungamente state privilegio degli uomini. Esorta a questo anche per evitare che le donne siano costrette a dover chiedere sussidi economici per la sopravvivenza quotidiana, ma non solo. Dati alla mano, dimostra come alle "figlie degli uomini colti" non sia stato permesso di esercitare una professione. Scrive: "guadagnare 250 sterline e' un'impresa anche per una donna altamente qualificata e con anni di esperienza alle spalle" (p. 73).

Virginia Woolf nel secondo capitolo del libro e' molto chiara: alla donna deve essere garantito un posto di lavoro dignitoso che riconosca le sue capacita', che dia valore al suo sapere, che sia per lei motivo di crescita personale. Questo significa, in altre parole, che anche alle donne va riconosciuto un ruolo di leadership. Questo vuol dire che se una donna e' in grado, per qualifiche e studi fatti, di essere la principale responsabile di un'azienda, o di un ministero, deve poter adempiere a questa mansione.

Virginia Woolf amplia la sua visione asserendo che proprio perche' le donne hanno ricevuto una formazione differente non incline alla guerra, non incline al dominio, non incline alla violenza, e' di gran lunga auspicabile che siano messe nella possibilita' di esercitare ogni professione, poiche' contribuirebbero ad un miglioramento del tessuto sociale.

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La terza ghinea

La terza ghinea la dona si' all'associazione pacifista. Ma non manca tuttavia di spiegare di considerare primario, come forma di attivita' diretta volta a contrastare la guerra, creare e sostenere quella che lei chiama la "Societa' delle Estranee", un'associazione pacifista composta dalla "figlie degli uomini colti" non affine per mezzi a quella dell'avvocato, ma unita nell'intenzione di evitare la guerra.

A tal riguardo scrive all'interlocutore: "siamo convinte di aiutarla piu' efficacemente rifiutandoci di entrare nella Sua associazione; continuando a lavorare per i nostri fini comuni - la giustizia e l'uguaglianza e la liberta' per tutti gli uomini e tutte le donne - al di fuori della Sua associazione, non all'interno" (p. 144).

Disegna la sua associazione al femminile e prosegue: "In primo luogo questa nuova associazione, sara' per Lei un sollievo apprenderlo, non avra' alcun tesoriere onorario, perche' non avra' bisogno di fondi. Non avra' alcuna sede, alcun comitato, alcuna segreteria; non convochera' riunioni, non organizzerà convegni" (p. 144); e prosegue: "Sara' formata di figlie di uomini colti che lavorano all'interno della propria classe e con i propri metodi per la causa della liberta', dell'uguaglianza e per la pace" (p.144).

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L'invito

In questo saggio redatto in forma epistolare e dallo stile asciutto, brillante e diretto l'autrice analizza i fatti del suo tempo. Fare la differenza rispetto ad una societa' maschile costruita su basi inconsce di competizione e oppressione. Questo suo appello, che sviluppa il ragionamento di un scritto precedente, Una stanza tutta per se' (1929), in cui guidava le donne ad avere una propria dimensione intellettiva, lavorativa e creativa che fosse in armonia e non subalterna all'universo maschile, e' di un'acuta intelligenza. Riprende il tema a lei caro dell'istruzione, dello studiare, dello scrivere. E lo amplia ancora. Non si tratta solo di imparare a pensare. Si tratta di continuare a pensare scegliendo dove dirigersi, cosa cambiare e perche'. Optando per vivere una vita che si oppone alla guerra, che si oppone alla violenza, refrattaria ad una societa' che insegna a ragionare allo stesso modo di sempre (ossia gerarchico, dominante e maschile, creando quindi gli stessi atteggiamenti e modelli, gli stessi condizionamenti culturali, le stesse abitudini e riproponendo altresi' i medesimi errori: uno di questi, la guerra). Fare leva sulla differenza di genere per offrire una prospettiva altra, profonda e speculare rispetto agli uomini; nella coscienza che nella diversita' ci sono delle possibilita' in difesa della pace.

Non si tratta solo e tanto di "acquisire dei diritti" per ottenere l'uguaglianza con gli uomini. Si tratta di ribadire la propria opposizione alla guerra offrendo un'alternativa di pace. A tal proposito Franco Restaino scrive: "In questo libro, inoltre, Virginia Woolf va al di la' della tradizionale lotta emancipazionista del movimento femminista inglese, e scrive addirittura che si deve eliminare il termine 'femminista' per poter avviare un discorso, e una pratica, di tipo nuovo: un discorso e una pratica che non tendano piu' all'uguaglianza - di diritti, di condizioni e opportunita' materiali - tra uomini e donne, ma alla differenza, profondamente motivata con argomentazioni molto persuasive. Questi spunti costituiscono un motivo di grande valore teorico dello scritto, in quanto staranno alla base dei piu' avanzati filoni di pensiero delle donne degli ultimi decenni". E prosegue: "Virginia Woolf si sofferma con forza, nelle pagine successive, sul tema della necessita' di rivendicare e salvaguardare la differenza tra i valori e i comportamenti delle donne rispetto a quelli degli uomini. E' possibile, e' auspicabile, lottare insieme per fini comuni (la pace, la giustizia, la liberta'), ma non nascondendo o cancellando le differenze".

E' dovere morale di tutti, uomini e donne, opporsi in ogni modo possibile alla piu' grande come alla piu' piccola mole di odio e violenza. Uomini e donne hanno questo fine comune: di opporsi alla violenza; va loro riconosciuto, nel rispetto di tutte le opinioni considerate ragionevoli. Cio' che altresi' va ricordato e' che le donne per raggiungere tale obiettivo hanno mezzi differenti ugualmente - e ancor piu' - idonei e credibili.

Ricordarsi degli altri, di chi per mille motivi e' diverso da noi, ma costruisce la sua persona su valori fondamentali quali il rispetto reciproco, la pace, il confronto. Le idee che circolano. L'ascolto. L'impegno costante a ribadire un no persuaso a tutte le oppressioni. E questo bisogna farlo ogni giorno, tutti i giorni. Non dando per scontato che la pace sia un automatismo. Essa e' frutto della costanza e della responsabilita' personale che ognuna e ognuno di noi ha.

Risoluta Virginia Woolf conclude l'opera scrivendo: "il modo migliore per aiutarvi a prevenire la guerra non e' di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e di inventare nuovi metodi. Non e' di entrare nella vostra associazione, ma di rimanere fuori pur condividendone il fine. E il fine e' il medesimo: affermare il diritto di tutti - di tutti gli uomini e di tutte le donne - a vedere rispettati nella propria persona i grandi principi della Giustizia, dell'Uguaglianza e della Liberta'" (p. 188).

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Stefano Rodota', Il diritto di avere diritti, Laterza, Roma-Bari 2012, 2915, pp. X + 434.

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Riedizioni

- Roberto Spampinato, C'erano bei cani ma molto seri. Storia di mio fratello Giovanni ucciso per aver scritto troppo, 2009, Melampo, Milano 2014, Il sole 24 ore, Milano 2015, pp. 272, euro 8,90.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2109 del 17 settembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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